29 dicembre: Re Davide (mf)

dal sito:
http://www.ildialogo.org/parola/Approfondimenti_1229338537.htm
Alcune riflessioni sui Salmi
di D.Bonhoeffer
Da Dietrich Bonhoeffer,
I Salmi, il libro di preghiere della Bibbia, Paoline 2001
GLI ORANTI DEI SALMI
Dei 150 Salmi, settantatré sono attribuiti al re Davide, dodici al maestro cantore nominato da Davide, Asaf, dodici ai figli di Core, una famiglia di cantori leviti operanti sotto Davide, due al re Salomone, e uno ciascuno ai maestri di musica Heman ed Etan che operarono presumibilmente al tempo di Davide e di Salomone. E quindi comprensibile che il nome di Davide sia particolarmente legato al Salterio.
Di Davide si narra che, dopo la sua segreta unzione a re, fosse stato convocato dal re Saul, ripudiato da Dio e tormentato da uno spirito maligno, perché gli suonasse l’arpa. «Quando dunque lo spirito sovrumano investiva Saul, Davide prendeva in mano la cetra e suonava: Saul si calmava e si sentiva meglio e lo spirito cattivo si ritirava da lui» (1Sam 16,23).
Così potrebbe essere iniziata l’attività di Davide come compositore di salmi. In forza dello Spirito di Dio, disceso su di lui con l’unzione a re, scacciava con il canto lo spirito maligno. Non ci è giunto alcun salmo precedente la sua unzione. Soltanto quando fu chiamato a essere il re messianico dalla cui discendenza sarebbe nato il re promesso, Gesù Cristo, intonò i canti che in seguito sarebbero stati accolti nel canone delle sacre Scritture.
Secondo la testimonianza della Bibbia, Davide, in quanto re consacrato del popolo eletto da Dio, prefigura Gesù Cristo. Ciò che gli accade avviene per mezzo di colui che è in lui e da lui discenderà: Gesù Cristo; e Davide non ne è ignaro, anzi: «Poiché era profeta e sapeva che Dio gli aveva giurato solennemente di far sedere sul suo trono un suo discendente, previde la risurrezione di Cristo e ne parlò» (At 2,30-31).
Davide fu un testimone di Cristo nella sua funzione, nella sua vita e nelle sue parole. Anzi, il Nuovo Testamento ci dice ancora di più. Nei Salmi di Davide parla già lo stesso Cristo promesso (Eb 2,12; 10,5), o, per dirla in altri termini, lo Spirito santo (Eb 3,7). Le stesse parole pronunciate da Davide le pronunciava dunque in lui il futuro Messia. Le preghiere di Davide erano recitate anche dal Cristo o, meglio, Cristo stesso pregava nel suo precursore Davide.
Questa breve osservazione contenuta nel Nuovo Testamento getta una luce particolare sull’intero Salterio. Lo collega a Cristo. Ci sarà ancora da riflettere sui particolari, ma ciò che conta è che neppure Davide pregava per lo slancio personale del suo cuore, bensì spinto dal Cristo che dimorava in lui. È sì Davide a intonare i propri salmi, ma in lui e con lui Cristo. Ciò è espresso in modo misterioso nelle ultime parole di Davide ormai vecchio: «Oracolo di Davide, figlio di lesse, oracolo dell’uomo che l’Altissimo ha innalzato, del consacrato del Dio di Giacobbe, del soave cantore d’Israele. Lo spirito del Signore parla in me, la sua parola è sulla mia lingua» (2Sam 23,1-2). Segue poi un’ultima profezia circa il futuro re di giustizia, Gesù Cristo.
E con ciò torniamo a quanto avevamo già compreso. Certo, non tutti i Salmi sono di Davide né il Nuovo Testamento mette in bocca al Cristo l’intero Salterio. Ciò nonostante, dobbiamo tenere conto di questi accenni per l’intero libro, che è comunque legato al nome di Davide; lo stesso Gesù, inoltre, dice dei Salmi nel loro insieme che hanno annunciato la sua morte, la sua risurrezione e la predicazione del Vangelo (Lc 24,44).
Ma com’è possibile che un uomo e Gesù recitino insieme i Salmi? È il Figlio di Dio fattosi uomo, che ha assunto nella propria carne tutte le debolezze umane, che qui apre a Dio il cuore dell’umanità intera, mettendosi al nostro posto e pregando per noi. Ha conosciuto più profondamente di noi la pena e la sofferenza, la colpa e la morte; perciò a presentarsi a Dio è la preghiera della natura umana da lui assunta. È davvero la nostra preghiera, ma poiché egli ci conosce meglio di noi stessi, essendosi fatto uomo per noi, è anche la sua preghiera, e può divenire la nostra proprio perché era la sua.
Chi prega i Salmi? Davide, Salomone, Asaf, Cristo, noi… Noi, l’intera comunità, in seno alla quale diviene possibile recitare i Salmi in tutta la loro ricchezza, ma anche ogni singolo uomo nella misura in cui partecipa a Cristo e alla sua comunità recitandone le preghiere. Davide, Cristo, la comunità, io stesso… e se ci riflettiamo insieme scopriremo il cammino meraviglioso percorso da Dio per insegnarci a pregare. (pp. 38-41)
dal sito:
http://www.santiebeati.it/dettaglio/83350
San Davide Re
29 dicembre
Davide è il personaggio che dominò la storia di Israele dalla prima metà dal X sec. a.C. Abbattè il gigante Golia, ridiede fiducia alle tribù d’Israele e le raccolse in un unico popolo forte e rispettato. Davide è l’uomo che peccò gravemente davanti al Signore, ma che seppe riconoscere le sue colpe e chiederne perdono. A lui il Signore assicurò una posterità eterna (2 Sam 23,5), perché dalla sua discendenza sarebbe nato il Salvatore , il vero Re che avrebbe portato la salvezza fino ai confini della terra, raccogliendo tutte le genti in un unico Israele. Gesù viene definito “figlio di David” (cfr. Mt 22,41-45), “nato dalla sua stirpe” (Lc 1,27; Rm 1,3). In Davide la promessa del Salvatore si storicizza progressivamente e l’Incarnazione del Verbo acquista tratti sempre più concreti.
Etimologia: Davide = diletto, dall’ebraico
Martirologio Romano: Commemorazione di san Davide, re e profeta, che, figlio di Iesse il Betlemita, trovò grazia presso Dio e fu unto con olio santo dal profeta Samuele, perché regnasse sul popolo d’Israele; trasportò nella città di Gerusalemme l’Arca dell’Alleanza del Signore e il Signore stesso gli giurò che la sua discendenza sarebbe rimasta in eterno, perché da essa sarebbe nato Gesù Cristo secondo la carne.
Davide era il più giovane dei sette figli di Isai, della tribù di Giuda. Era ancora giovanissimo quando Samuele fu mandato da Dio alla casa di suo padre per eonsacrarlo re in luogo di Saulle.
Chiamato dalla montagna dove pascolava il gregge paterno, venne alla presenza di Samuele che, con olio benedetto, lo consacrò re in mezzo ai suoi fratelli.
Da quel giorno lo spirito del Signore si posò in particolar maniera sopra Davide. Al contrario, Saulle fu assalito da uno spirito di tristezza e di malinconia che ben spesso lo faceva dare in furore.
Davide suonava l’arpa con grande maestria e cantava bene: fu quindi chiamato alla corte, fatto scudiere e con l’armonia del suono e con la melodia del canto dissipava la tristezza di Saulle.
Mentre Davide si trovava alla corte, ci fu guerra fra Israeliti e Filistei. Per evitare spargimento di sangue, un uomo filisteo, alto più di tre metri, chiamato il gigante Golia, avanzava verso gli Israeliti e diceva: “Se c’è qualcuno tra voi che voglia venir a battersi con me avanzi”.
Poi diceva: “Io oggi ho disprezzato le schiere del Dio d’Israele”. E così per 40 giorni.
Davide, uditolo, esclamò: “Chi è questo incirconciso che ardisce insultare il popolo del Signore? Io andrò a combattere contro di lui”. Prese la fionda e il bastone, andò incontro al gigante, e con la fionda scagliò una pietra che colpì Golia in fronte e lo fece stramazzare a terra. Davide gli fu sopra: gli sfoderò la spada e gli troncò il capo.
Saulle non si rallegrò per la vittoria, anzi, preso da invidia, cercava la morte di Davide, che per sfuggirla andò per i deserti esclamando: “Chi confida nell’Altissimo vive in sicurezza e nulla teme”.
Morto Saul, Davide, con grande zelo, condusse il popolo alla virtù e al timor di Dio. Diede splendore al culto divino; e, innalzato un magnifico padiglione sul monte Sion, vi fece trasportare l’Arca dell’Alleanza.
Peccò anche, ma pianse i suoi peccati, fece penitenza, rimproverato dal profeta Natan, detestò i suoi errori e accettò la punizione di Dio.
Vicino a morte chiamò il figlio Salomone e gli disse: “Mio caro, cammina nelle vie del Signore, osserva i suoi comandamenti ed egli ti concederà un felice successo nelle tue imprese”. Poco dopo finì in pace i suoi giorni.
Altissimo poeta, cantò, nei Salmi immortali il dolore, il pentimento, la speranza, la fede. Profeta, vide nell’alta mente illuminata da Dio il Giusto condannato, ucciso, trionfante, e mille anni prima narrò al mondo la passione e la risurrezione di Cristo.
Autore: Antonio Galuzzi
dal sito:
http://www.lachiesa.it/calendario/omelie/pages/Detailed/20826.html
Omelia (28-12-2010)
Movimento Apostolico – rito romano
Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande
Gesù è nato in Betlemme. Fin da subito lo si vuole eliminare. Lo si vede come persona scomoda. Erode è l’immagine, il simbolo perfetto della nostra umanità. Essa ha paura di Dio. Lo vede come un suo nemico. Non vuole però apparire senza Dio ed allora si costruisce una moltitudine di idoli. Apparentemente è con Dio. Realmente è senza Dio e contro Dio. Erode è però l’umanità grezza, barbara, incivile. È l’umanità che ancora non ha inventato la maschera dell’ipocrisia e delle belle maniere.
Questa umanità odia il vero Dio, non lo tollera, ne prende il posto, però vuole apparire pia, giusta, equa, religiosissima e per questo crea una moltitudine di idoli con sembianze ora del vero Dio e altre volte di dèi sconosciuti e stranieri. Appena nato Gesù dovette fuggire via da questa umanità rozza e rifugiarsi in Egitto. Alla fine della sua vita pubblica l’umanità evoluta, ipocrita, mascherata di sacro e di legalità gli tolse la vita appendendo al legno della croce.
Oggi esplode l’odio di questa umanità rozza e grezza, superba e arrogante, prepotente e risoluta a porre fine alla vita del Re di Israele appena nato. Per colpire Lui, non conoscendolo, fa uccidere tutti i bambini di Betlemme dai due anni in giù. Erode fa si e no quattro conti e per essere sicuro della sua impresa, ordina un massacro generale e ben oltre ogni ragionevole calcolo. Vuole essere certo. Non vuole fallire. Deve regnare sicuro, non solo lui, ma tutta la sua discendenza.
Dio però veglia sulla vita del suo Figlio Unigenito e lo salva. Manda un suo Angelo dal cielo a svegliare Giuseppe nel più profondo della notte con un ordine preciso. Lui si deve alzare, prendere il Bambino e sua Madre e fuggire in Egitto. Dovrà rimanere in terra straniera finché non avesse ricevuto l’ordine di tornare nuovamente in Giudea. L’obbedienza dell’uomo è sempre necessaria a Dio nell’opera di salvezza dei suoi amici. Senza l’obbedienza Dio può fare ben poche cose. Dovrebbe agire per miracolo. Dove però l’uomo è sufficiente, sempre il Signore agisce per mezzo di lui.
Giuseppe è obbedientissimo. È l’uomo che sa solo ascoltare e mettere in pratica quanto gli viene comandato. Per questa sua obbedienza Gesù nasce in una famiglia, viene salvato da sicura morte, viene custodito e aiutato a crescere. Per l’obbedienza di Giuseppe il Signore può realizzare la redenzione del mondo. I bambini di Betlemme uccisi con l’intento di colpire Gesù sono il primo sangue innocente versato per la causa della fede e della verità. Sono tutti veri martiri e la Chiesa li onora. Il loro è il primo sangue versato che si unisce al sangue di Cristo per lavare il mondo dal peccato, dall’incredulità, dall’idolatria, dall’empietà, dalla falsità della stessa religione.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, aiutaci a vivere di fede sempre limpida e pura. Angeli e Santi del Cielo, liberateci da ogni religione falsa, ipocrita, empia, idolatra.