Archive pour le 16 décembre, 2010

Natale

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Natale negli scritti dei Padri della Chiesa: Dai Discorsi di san Leone Magno, papa

dal sito:

http://santamargheritaalba.myblog.it/archive/2008/12/22/natale-negli-scritti-dei-padri-della-chiesa.html

Natale negli scritti dei Padri della Chiesa

Dai Discorsi di san Leone Magno, papa

Il nostro Salvatore, carissimi, oggi è nato: rallegriamoci! Non c’è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita, una vita che distrugge la paura della morte e dona la gioia delle promesse eterne. Nessuno è escluso da questa felicità: la causa della gioia è comune a tutti perché il nostro Signore, vincitore del peccato e della morte, non avendo trovato nessuno libero dalla colpa, è venuto per la liberazione di tutti.
Il Figlio di Dio infatti, giunta la pienezza dei tempi che l’impenetrabile disegno divino aveva disposto, volendo riconciliare con il suo Creatore la natura umana, l’assunse lui stesso
Deponiamo dunque «l’uomo vecchio con la condotta di prima» (Ef 4, 22) e, poiché siamo partecipi della generazione di Cristo, rinunziamo alle opere della carne. Riconosci, cristiano, la tua dignità e, reso partecipe della natura divina, non voler tornare all’abiezione di un tempo con una condotta indegna.
Ricòrdati chi è il tuo Capo e di quale Corpo sei membro.
Ricòrdati che, strappato al potere delle tenebre, sei stato trasferito nella luce del Regno di Dio. Con il sacramento del battesimo sei diventato tempio dello Spirito Santo! Non mettere in fuga un ospite così illustre con un comportamento riprovevole e non sottometterti di nuovo alla schiavitù del demonio. Ricorda che il prezzo pagato per il tuo riscatto è il sangue di Cristo.

Il sinassario bizantino nella quaresima di Natale : I profeti e i santi che annunciano l’Incarnazione di Cristo

dal sito:

http://freeforumzone.leonardo.it/lofi/Il-Natale-con-i-Padri-della-Chiesa-nella-Tradizione-Bizantina/D8975746.html

Il sinassario bizantino nella quaresima di Natale

I profeti e i santi che annunciano l’Incarnazione di Cristo

di Manuel Nin

Nella tradizione bizantina a metà novembre inizia la quaresima di Natale, una preparazione fatta in un modo discreto e umile. Diverse celebrazioni ne scandiscono il percorso:  il concepimento di sant’Anna; le commemorazioni di profeti, dottori, monaci, le due domeniche prima di Natale chiamate dei progenitori e dei santi Padri. La liturgia bizantina prepara l’umiliazione (kènosis) del Verbo di Dio nell’umiltà della liturgia. Nel sinassario di dicembre ricorrono la Madre di Dio, profeti, martiri, vescovi, monaci, come se la liturgia volesse radunare questi grandi cristiani – e noi con loro – per preparare e testimoniare il mistero dell’Incarnazione.
La Madre di Dio è presente nella festa del concepimento di sant’Anna, « madre della Madre di Dio », che contempla la benedizione di Dio verso Gioacchino e Anna, con la divina maternità di Maria:  « Una coppia di sposi produce la venerabile e divina giovenca dalla quale in modo inesprimibile procederà il vero vitello grasso, immolato per il mondo intero; lo straordinario mistero, profetizzato dall’eternità, si mostra oggi in un infante nei lombi della casta Anna:  è Maria, la bimba divina, preparata per divenire dimora dell’universale Re dei secoli e per riplasmare la nostra stirpe ».
Cinque profeti – Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Daniele – vengono celebrati con i tre fanciulli Anania, Azaria e Misaele come coloro che hanno preannunciato l’avvento di Cristo:  « Stando sulla sua divina vedetta, il venerabile Abacuc ha udito il mistero ineffabile del tuo avvento fra noi, o Cristo, e profetizza l’annuncio che si farà di te, poiché vede in anticipo i sapienti apostoli come cavalli che sconvolgono il mare delle genti numerose ». Daniele e i tre fanciulli sono presentati come modelli di vita integra e di virtù, « che, non d’oro per natura, si rivelano più provati dell’oro:  infatti, non li fuse il fuoco della fornace, ma li conservò illesi ». E Daniele è cantato come profeta della divinità di Cristo e della divina maternità di Maria:  « Si onori ora Daniele, sommo tra i profeti:  egli vide infatti il Cristo Dio nostro come pietra tagliata, non per mano d’uomo, dal monte che è la pura Madre di Dio ».
Quattro martiri – Barbara, Lucia, Sebastiano, Bonifacio – sono ricordati in dicembre. Per Barbara la liturgia bizantina sottolinea il ruolo della croce dove la martire, come Cristo, vince la morte. E di Lucia il tropario della festa mette in evidenza la dimensione sponsale della martire, della Chiesa e dell’anima di ogni cristiano:  « Te, mio sposo, io desidero, e per cercare te combatto, sono con te crocifissa e con te sepolta nel tuo battesimo; soffro con te, per poter regnare con te, e muoio per te, per vivere in te ».
Grandi vescovi e Padri della Chiesa – Giovanni Damasceno, Nicola di Mira, Ambrogio di Milano, Spiridione e Ignazio di Antiochia – sono radunati in questo periodo. Il Damasceno è presentato come teologo e cantore della fede:  « Sapientissimo padre Giovanni, hai fatto bella la Chiesa con inni, cantando con alta ispirazione, toccando la tua cetra, o padre, per l’energia dello Spirito, a imitazione di quella armoniosissima di Davide ». Di Nicola la tradizione bizantina mette in risalto la figura di taumaturgo e intercessore:  « Pastori e maestri, conveniamo insieme per lodare il pastore emulo del buon pastore; i malati facendo l’elogio del medico; quelli che sono nei pericoli, del liberatore; i peccatori, dell’avvocato; i poveri, del tesoro, gli afflitti, del conforto; i viaggiatori, del compagno di viaggio; quelli che sono in mare, del nocchiero ».
Ambrogio, uno dei pochi Padri latini presenti nel sinassario bizantino, è presentato come difensore della vera professione di fede della Chiesa:  « Padre santo, Ambrogio sacratissimo, lira che canta per tutti noi la melodia salvifica delle dottrine ortodosse, cetra sonora del divino Paraclito; grande strumento di Dio, tu proclami con chiarezza un unico Figlio in due nature, fatto carne, che si è manifestato a noi dall’ignara di nozze, e che è consustanziale al Padre, al Padre coeterno e a lui naturalmente unito; hai così represso con la potenza dello Spirito la blasfema loquacità di Ario ».
Ignazio di Antiochia viene celebrato alle porte del Natale con un intreccio di testi ispirati o presi dalle sue lettere:  « O ferito dalla carità perfetta, quando la folgorante passione infiammò la tua anima, o sacratissimo, affrettandoti, o padre, ad andare verso il Sovrano, gridasti quella parola degna d’esser celebrata:  Frumento del Creatore io sono, e bisogna che io sia macinato dai denti delle fiere, affinché io divenga purissimo pane per il Verbo Dio nostro ».
Tra i santi monaci di questo periodo – Saba, Patapio, Daniele Stilita – in modo speciale viene celebrato san Saba, « simile agli angeli, compagno dei santi, consorte dei profeti, coerede dei martiri e degli apostoli, lampada inestinguibile della continenza, tersissimo luminare dei monaci, risplendente per i fulgori della carità ». La Madre di Dio, i profeti, i martiri, i Padri e i monaci sono così i punti di riferimento verso la celebrazione e la contemplazione dell’Incarnazione del Verbo, il nuovo bambino e Dio prima dei secoli.

(L’Osservatore Romano – 13 dicembre 2009)

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buona notte

buona notte dans immagini buon...notte, giorno

Autumn color in Vermont

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Omelia (16-12-2010) : Ecco, dinanzi a te mando il mio messaggero

dal sito:

http://www.lachiesa.it/calendario/omelie/pages/Detailed/20814.html

link messa del giorno:

http://www.lachiesa.it/calendario/Detailed/20101216.shtml

Omelia (16-12-2010) 
Movimento Apostolico – rito romano

Ecco, dinanzi a te mando il mio messaggero

Gesù attesta l’elevata verità di Giovanni il Battista attraverso la sua altissima moralità. Più alta è la missione di una persona e più alta dovrà essere la sua moralità. Più vero è il suo ministero in mezzo agli uomini e più vera dovrà essere la sua vita. La sana moralità mai dovrà essere disgiunta dal ministero che siamo chiamati a realizzare. La vita è il nostro ministero e il ministero è la nostra vita. Santo è il mistero e santa dovrà essere la vita. Profetico è il ministero e profetica dovrà essere la nostra vita.
Oggi è proprio questo che è stato abolito nel discepolo di Gesù: l’unità inscindibile, inseparabile, eterna, per sempre che deve regnare tra ministero e vita, tra missione e vita, tra carisma e vita, tra grazia e vita, tra evangelizzazione e vita. Questa scissione è avvenuta perché ci si è dimenticati che è la vita il fondamento di verità del ministero, della missione, del carisma, dell’evangelizzazione. Senza la vita non vi è alcun fondamento di verità. Non possiamo più innalzare il ministero. Manchiamo del fondamento necessario, anzi indispensabile.
Giovanni è vero profeta perché tale è stato costituito da Dio. Su di lui però incombe l’obbligo di rendere credibile al mondo intero la verità della sua missione con una vita corrispondente alla parola che annunzia. Gesù è stato costituito il Santo di Dio. Su di Lui vige l’obbligo di attestare al mondo intero con la sua altissima santità della missione che il Padre gli ha affidato. Anche il cristiano è stato costituito testimone di Gesù. Anche lui è obbligato con la sua vita portata nella più alta e sana moralità ad attestare la verità della sua testimonianza. La santità di Cristo è santità visibile nella sua vita.
Il cristiano, che attesta con la sua vita, la verità del mistero che professa, è via perché il mondo giunga alla vera fede. Chi giunge alla fede attraverso questa via attesta che Dio è giusto. Perché Dio è giusto? Perché il cristiano ha rivelato al mondo la falsità della sua vita e il mondo ha riconosciuto la verità di questa rivelazione. La mia vita non era santa, non era vera, non era giusta. Dio dice il vero. Non ha detto il falso sulla mi vita.
Invece quanti non accolgono l’invito alla conversione e alla fede, rendono vano il disegno di Dio su di loro. Dio vuole che essi si salvino. Loro non accolgono questo invito e rimangono nel loro peccato. Si perdono nella loro vanità. Sciupano la vita in cose futili. Si immergono in carceri di falsità sempre più duri. Dio era stato giusto con loro, aveva manifestato la loro falsità nel cuore e nei pensieri, ma loro non hanno voluto salvarsi. Dinanzi a Dio non hanno più scuse. Il cristiano che rende onore al suo ministero è sempre un giustificatore di Dio, raccolga frutti o no. Ma lui non è mandato perché raccolga frutti, è invece mandato perché renda giusto e santo il suo Dio.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli e Santi, fate che Dio sia sempre giustificato per mezzo del nostro ministero e della nostra vita santa. 

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