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PAPA GIOVANNI PAOLO II E MADRE TERESA DI CALCUTTA (M. 5 SETTEMBRE)
Esempi di vera missione apostolica
Sonia Andreoli
L’Immagine di Cristo sofferente
Il Papa Giovanni Paolo II ha lasciato un « segno » nella storia, non solo in chi crede in Dio, o in chi è cattolico convinto, ma anche in chi l’ha apprezzato come uomo « coerente » con le sue idee e la sua scelta di fede. Il suo lungo pontificato ha dato testimonianza del suo reale voler seguire Cristo in tutto, e questo si evidenzia anche nel precedente corso della sua esistenza, di cui si è tanto parlato grazie ai media.
Il particolare che ha indotto molti a riflettere è come sia stato apprezzato anche dai non credenti o dagli appartenenti ad altre religioni: chiunque l’abbia anche solo guardato non poteva non percepire in lui una particolare « luce » che traspariva non solo dal suo sguardo, ma da ogni suo gesto.
Ognuno di noi ha in sè una « scintilla divina », ma figure come Giovanni Paolo II – o come Madre Teresa di Calcutta – si sono resi talmente strumenti di Dio da far sì che quella « scintilla » divenisse sempre più grande, visibile, feconda. Questo ha permesso, e ancora permette a noi che consideriamo la loro vita, di comprendere e si può dire « toccare con mano » che il Signore ha un « grande progetto » per ognuno di noi. Dio attende e desidera solo che liberamente gli apriamo la porta del nostro cuore…
Se impariamo a considerare i santi, o chi si sforza di tendere alla santità tramite una vita vissuta nell’amore di Dio e nel servizio del prossimo, non come « esseri speciali » o dotati di qualche « potere straordinario », ma come nostri fratelli, che hanno la stessa nostra natura, non ci daremmo comode « attenuanti » quando non riusciamo a seguire il loro esempio.
Si tende sempre a voler evitare la sofferenza, a leggerla come una condanna, e spesso ci si accosta alla preghiera, e si chiede l’intercessione dei santi, solo per esserne « risparmiati ». Chi di noi può considerarsi immune dal pensiero di domandare a Dio che ci risparmi i mali fisici…?! In quanto creature umane siamo limitate e fragili, ma proprio per questo è necessario nutrire – con la grazia di Dio – una salda Fede, che ci consenta, dopo aver detto come Gesù nel Getsemani di « allontanare da noi il calice amaro », di ricordare come anche allora Gesù si affidò nelle mani del Padre, accettando la dolorissima passione e la ignominosa morte…
Quando si è indotti erroneamente a pensare: « Sì, ma Lui era il Figlio di Dio… noi siamo invece dei semplici esseri umani… », è il momento di ricordare che Gesù, avendo anche la natura umana oltre quella divina, ha sofferto pene indicibili come accadrebbe per ognuno di noi nella stessa situazione, con la differenza che l’ha patito per amor nostro ed offrendosi a subire quel martirio per la nostra salvezza…
I miracoli che più « colpiscono » l’opinione pubblica sono le guarigioni miracolose. Queste ovviamente rivestono un ruolo importante, però sono « segni » di un orizzonte più vasto che solo lo Spirito Santo ci permette di scorgere… Tornando a considerare la figura di Papa Giovanni Paolo II, possiamo pensare: se la Vergine Maria ha deviato il proiettile che avrebbe dovuto indurlo alla morte fisica, non avrebbe anche potuto evitargli le innumerevoli altre patologie che l’hanno condotto a lasciare questa dimensione terrena dopo tanto patire…? Sicuramente sì…
Ma evidentemente non era quella la missione che il Signore aveva affidato a questo grande Papa: Giovanni Paolo II doveva rappresentare sulla terra anche l’immagine del volto di Cristo sofferente… Come evitare di notare la sofferenza del non poter riuscire a parlare nei suoi « ultimi tempi » trascorsi qui tra noi? Era stato sempre un uomo molto attivo, ma alla fine si è trovato costretto all’invalidità… Ma la « luce » che sempre lo aveva accompagnato non appariva certo « spenta », anzi: dal suo sguardo traspariva un grande amore, quello stesso amore che non era altro che il « riflesso » della sua consacrazione a Cristo e del sul « affidamento » a Maria Santissima, espresso dal suo « motto »: « Totus tuus ».
E’ dal vero amore verso Dio che deriva quella forza « positiva » che spinge ad amare gli altri, anche quando ci sembrano tanto diversi da noi. Molti hanno apprezzato il perdono che ha concesso a colui che lo poteva uccidere, ma non ci si dovrebbe sorprendere: come si può seguire Cristo senza applicare nella propria vita i suoi insegnamenti…? E’ lo stesso criterio che si dovrebbe applicare nella preghiera: è facile lodare Dio quando tutto « scorre » secondo i nostri voleri, anzi, forse, in questo caso ci si dimentica anche di ringraziarlo; invece è più semplice – e frequente! – « addossargli » la colpa dei nostri malcontenti, non comprendendo che non sempre i nostri « disegni » corrispondono ai Suoi e che spesso quello che può sembrare un male alla fine non lo è ma si rivela anzi una grazia.
Quanti di noi hanno attestato di essere « grati » di aver avuto alcune malattie perchè li hanno resi meno « ciechi »…? Talvolta proprio quello che in apparenza potrebbe sembrare un « lungo calvario » porta con sè una gran luce… Papa Giovanni Paolo II non si è tirato indietro dinanzi all’accettazione del suo « calvario personale », dandoci così una grande testimonianza di come si debba servire il Signore in tutte le circostanze e corrispondere sempre al suo amore, ricordando che su questa terra siamo solo di passaggio e che tutte le nostre sofferenze, se offerte a Lui, contribuiranno a farci « conquistare » il vero premio… la vera Vita dove non ci sarà più posto nè per il dolore nè per le malattie.
Questa dovrebbe essere la meta di ogni cristiano, e dovrebbe esserci d’aiuto per non sentirci sconfortati nei periodi « bui », ricordando che il Signore non ci abbandona mai, né è sordo alle nostre richieste di aiuto. Anzi, siamo noi che, talvolta, non comprendiamo fino a che punto ci ama e, presi dalle « faccende quotidiane » non ascoltiamo la Sua voce.
Servire il Signore, farsi suoi strumenti attivi, vedere la propria vita come una vera « missione », non è certo esclusiva di pochi, non è riservato solo a chi fa parte di ordini religiosi… Questa chiamata è infatti valida per tutti, e quando si incontra Cristo nella propria vita non si può evitare di seguirlo…
Madre Teresa di Calcutta: una vita spesa per il prossimo
Cosa accomuna la figura del Papa Giovanni Paolo II con la « piccola » grande Madre Teresa di Calcutta…? Entrambi hanno tratto la loro forza dalla Fede, dalla contemplazione meditativa di Dio, seguita dal dedicare la loro esistenza al bene del prossimo,e per « prossimo » hanno inteso prorio tutti: Madre Teresa, coadiuvata dalle sue consorelle, non domandava ai suoi « pazienti », cioè ai tanti malati che curava amorevolmente, quale fosse il loro « credo », ma si dedicava a tutti amorevolmente solo perchè erano creature di Dio.
Anche S.Francesco ebbe inizialmente delle reticenze dinanzi al lebbroso… Abbiamo sempre la nostra parte « umana » che reclama i suoi diritti, che è sensibile ai « cattivi odori », soggetta ad avere simpatie ed antipatie… Ma sentendoci forti nella nostra « debolezza », come dice S.Paolo, e cioè traendo la nostra forza solo da Colui che ce la può donare, si possono superare tanti limiti umani…
Ci fu chi criticò Madre Teresa quando seppe che aveva incontrato la Principessa Diana, ma lei, con il solito suo umorismo, rispose di non aver visto la « principessa » Diana, bensì, l’infelice Diana… Ecco un altro dono dello Spirito Santo: questo poter « leggere » nei cuori e vedere « al di là dei comuni occhi di carne », per poter regalare amore a chi si sente triste e sta facendo un cammino privo della luce divina.
Chi avrebbe potuto immaginare che una donna tanto profonda ed altruista provasse « aridità » spirituale e sentisse Dio come lontano da lei…? Eppure i suoi scritti ci confermano che era così, però nonostante questo ha continuato per anni ad amare e servire il Signore, non diminuendo le ore trascorse in contemplazione ed in preghiera.
Si racconta che – per attestare l’importanza che dava all’adorazione del Santissimo – quando accompagnò all’uscio un sacerdote che aveva detto, durante una catechesi fatta a lei ed alle sue consorelle, che non era « indispensabile » inginocchiarsi dinanzi al Santissimo, ma poteva bastare un semplice inchino, Madre Teresa gli disse come non fosse « indispensabile » che lui ritornasse da loro…
Le suore dell’ordine di Madre Teresa fanno sempre « coesistere » il loro apostolato con una vita contemplativa molto intensa, dando testimonianza di come non ci si possa « scusare » di pregare poco dietro la banale attenuante della mancanza di tempo: è ben noto come queste religiose impieghino il tempo prodigandosi nell’assistenza ai bisognosi, eppure non dimenticano mai Chi deve avere la supremazia su tutto: il Signore…!