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FESTA DEL BATTESIMO DI GESÙ
mons. Antonio Riboldi
Vangelo: Lc 3,15-16.21-22
È bello ogni tanto frugare nei propri ricordi e trovare una memoria che forse oggi è stata cancellata, portandosi via i grandi valori ed i perché che conteneva. Piaceva a mia mamma raccontarmi la storia del mio battesimo. Lei era fermamente convinta che ogni figlio è una grande benedizioni di Dio. Si sentiva prediletta dal Signore per il numero di figli avuti in dono: sette.
Affermava: ‘Se i figli sono un dono, non possono essere considerati come una cosa propria’ quindi, ‘doveva essere Dio a chiamarli per nome, anzi a dar loro un nome’, un perché del dono, in sostanza, una vocazione. Per mamma l’essenziale era la fede. Fin quando un figlio non era battezzato lo considerava ‘un figlio senza nome’, quasi ‘senza Padre’. La sua premura era quindi di battezzarlo subito, non attendere più di qualche giorno.
Nacqui in gennaio, tempo di neve in Brianza. E così, il giorno dopo la mia nascita, presi gli accordi con il parroco, fui battezzato e mi fu dato il nome di Antonio, il santo la cui memoria si celebrava il giorno dopo il mio stesso battesimo. Finalmente mamma era sicura che, oltre ad avere il mio papà, ero ora figlio del Padre. Era come se ripetesse anche per me quello che racconta il Vangelo di oggi: « Una voce dal cielo disse: ‘Ecco il mio figlio diletto’. » Mamma trovò la sua gioia completa quando, battezzato, finalmente potè abbracciarmi non più solo come una creatura ‘qualunque’, figlio di questa terra, ma una creatura ‘che apparteneva al Cielo’.
Chiaro che poi il suo atteggiamento, la sua cura materna, sempre, era di totale rispetto, per cui nella sua ‘scaletta’ di amore e valori, metteva Dio sopra tutto e tutti, avviandoci quotidianamente alla conoscenza e all’amore del Padre. In mille modi poi vigilava che nei nostri comportamenti non venisse mai a mancare la coscienza della nostra dignità di uomo, che è nella nobiltà del cuore e nello sviluppo della nostra intelligenza, ma soprattutto della nostra fede.
Eravamo una famiglia che viveva nella povertà. Papà ebbe un incidente sul lavoro e fu licenziato. Una famiglia povera, quindi, ma dignitosa e soprattutto che viveva nella serenità della fede, che dona la certezza di una Provvidenza paterna che ci segue e sostiene, pur non togliendo le inevitabili difficoltà della vita.
Purtroppo oggi in troppi casi non è più così. Il giorno del battesimo si cerca spesso solo la festa e poi nella vita solo il benessere, e tutto finisce lì. Ed abbiamo così figli che si presentano per la Prima Comunione senza neppure sapere il Padre nostro.
Meditiamo insieme quello che diceva il grande Giovanni XXIII a proposito delle famiglie cristiane. Ne vale la pena per recuperare il grande valore di questo fondamentale Sacramento, su cui si fonda tutto il disegno della nostra esistenza. Quale spettacolo si apre allo sguardo, al contemplare il quadro meraviglioso di innumerevoli famiglie, gelose custodi delle virtù più genuine e schiettamente cristiane: ove il padre è erma e sicura guida, esempio di rettitudine, di laboriosità, di sacrificio; ove la madre, come ape industriosa, compie nel silenzio, sostenuta dalla fiducia in Dio, l’ardua missione di educatrice, di lavoratrice; ove i baldi giovani, resi più semplici e schietti al contatto con la natura, e più preservati dai pericoli, crescono puri e forti, speranza e consolazione dei genitori; ove i piccoli, come virgulti di olivo intorno alla mensa, allietano la casa, portando con sé le benedizioni del Signore. Non è un quadro immaginario, quello che abbiamo tracciato, ma una realtà, grazie a Dio tuttora viva; e di molti di questi esempi Noi medesimi ne siamo testimoni compiaciuti e commossi. »
Il Battesimo è quindi un dare senso vero al dono della vita.
Il Vangelo, oggi ci presenta Gesù che va al Giordano, per essere battezzato da Giovanni.
« In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti, dicendo: ‘Io vi battezzo con acqua, ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.’. ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: ‘Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento »..(Lc 3, 15-16,21-22)
Giovanni Battista, in attesa di Gesù, predicava un battesimo di penitenza: l’immergersi nelle acque del Giordano era come un voler morire per rinascere.
Anche Gesù, in quanto uomo, volle essere battezzato da Giovanni.
Oggi, quando battezziamo, normalmente si bagna lievemente il capo del battezzando con l’acqua, ma il significato è lo stesso di quella immersione: è il morire dell’uomo vecchio, per rinascere come figli di Dio. Grandissimo sacramento, che dovrebbe consapevolmente ispirare tutta la nostra vita, in quanto figli del Padre.
Giovanni Battista chiamava tutti ad un cambiamento radicale della vita, in attesa del nuovo che sarebbe iniziato con la venuta e l’opera redentrice di Gesù. Gesù è venuto, ci ha salvati ed ora tocca a noi vivere nella quotidianità il nostro battesimo.
Affermava il cardinal Ballestrero, arcivescovo di Torino, nel Sinodo su ‘Vocazione e missione dei laici nella Chiesa’:
« Punto di partenza per tutti, laici e ministri, è il Battesimo, fonte inesauribile che crea nuovi figli di Dio, nuovi fratelli di Cristo, nuove creature. Con il Battesimo e dal Battesimo nasce e si sviluppa la varietà delle vocazioni, dei ministeri e dei carismi al servizio del Regno di Dio. Dal Battesimo fruiscono le ricchezze mirabili della Chiesa ».
Il Concilio ha parole ancora più solenni, parlando di noi battezzati, che danno l’ampiezza di quanto il Padre disse a suo Figlio: ‘Questi è il mio Figlio, nel quale mi sono compiaciuto’
Afferma: ‘Uno è il popolo eletto di Dio, un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, comune a tutti e comune è la dignità dei membri per la loro rigenerazione in Cristo, comune è la grazia dei figli, comune è la vocazione alla speranza e indivisa carità… Nessuna disuguaglianza quindi in Cristo e nella Chiesa, per riguardo alla stirpe o nazione, alla condizione sociale e al sesso ». (L:G: 32)
Il cardinale poi aggiunge: ‘Molte volte chi si battezza non lo sa e chi lo chiede non è convinto… Come mai è tenuto in così poco conto questo valore da tanti battezzati che forse considerano il Battesimo solo un rito da compiersi, ma non una rigenerazione in Cristo?’.
Come mai, ci possiamo interrogare, non ci si sente addosso la luce dell’essere figli di Dio, che è il più bel vestito che possa coprire la povertà dell’uomo? Come mai non spunta sulle labbra la gioia di dire: ‘Io sono battezzato’, ossia uno che Dio ha voluto come figlio ed ama come solo un Padre sa amare?
Credo proprio che la Festività del Battesimo di Gesù, debba oggi risvegliare la nostra coscienza e ravvivare la gioia di essere divenuti figli del Padre, che appartengono al Suo Regno. Gesù ci aiuti allora a riscoprire la bellezza della nostra vera natura di figli, per viverla intensamente, sempre, in ogni pensiero, gesto e scelta della nostra vita.