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(per il 2013 era il 13 e 14 settembre, si sono sovrapposte alla Festa della Santa Croce, il 14 ed alla domenica, quindi metto qualcosa oggi, articolo del 2008)
YOM KIPPUR
Testi biblici correlati: ES 29,36sES 30,1-10LV 4LV 23EB 13,10ss1GV 4,10
Le feste
Le feste, per il popolo ebraico, sono prevalentemente di carattere liturgico. Nulla, per il popolo eletto, è separato da Dio. Le feste spezzano il tempo ordinario, ed immergono l’uomo nella memoria del passato, perché non si deve dimenticare mai l’opera che Dio ha fatto e che continua a fare con il Suo popolo, la festa è un memoriale, non una semplice rievocazione di un evento, ma un ripetersi, un riattualizzarsi dell’evento, un nuovo passaggio di Dio. Le feste sono anche un ringraziamento a Dio creatore, per aver fatto l’uomo e il mondo come cosa buona (cfr. GN 1), in quanto sostenuti entrambi dal sacro, dal Qadosh, da Dio stesso. Ogni festa ha, implicitamente, 3 punti cardinali:
Rifiuto della morte. La fine dell’uomo non è in questo mondo austero, la realtà ultima non è il demonio e il male. La festa indica questa lotta.
Affermazione della vita. (cfr. DT 16,14). La felicità non è una cosa egoistica, ma si gioisce quando tutti stanno bene, grazie al reciproco aiuto. La festa ricostruisce in un certo senso, l’Eden originario, in cui Adamo ed Eva vivevano riconciliati col cosmo e con Dio perché il peccato non era entrato in loro.
Dio è fondamento di tutto. Si può vincere il demonio e godere in terra della felicità perché l’uomo non è solo nel suo combattimento, ma il suo fondamento ontologico sta in Dio stesso che crea l’uomo “a Sua immagine e somiglianza”. L’uomo è chiamato a rientrare, tramite la festa, in quel piano divino che Dio ha con lui.
Le feste d’Israele hanno origini agricole. Si vuol esprimere a Dio la gratitudine per i doni fatti durante l’anno, offrendo le primizie dei raccolti e del bestiame. Il popolo riconosce che nulla gli appartiene ma che tutto è dono di Dio. Poiché i dono vengono da Dio, nessuno se ne può impadronire ma tutti devino usufruirne secondo le proprie necessità. Proprio delle feste infatti è il provvedere ai bisognosi, in modo che tutti possano lodare Dio e far festa secondo le leggi prescritte. Le feste ricordano inoltre al popolo la stretta connessione che c’è tra l’abbondanza dei frutti e il rispetto della Torà ricevuta sul Sinai. (LV 26,3-6).
Yom Kippur
Introduzione
La festa di Kippur cade 9 giorni dopo il Rosh Ha Shanà (capo d’anno).La parola Kippur vuol dire espiazione, ed indica appunto il carattere penitenziale di tale festa. Il popolo di Israele, sentendosi peccatore, ha bisogno di essere perdonato da Dio. La caratteristica fondamentale di tale espiazione consiste nel fatto che vengono perdonati soltanto i peccati fatti contro Dio, per i peccati fatti contro un’ altra persona è necessario chiedere perdono direttamente al diretto interessato (cfr. MT 6,12-15). E’ un giorno di penitenza e digiuno. La Bibbia (LV 16) fa risalire questa festa alla lite tra i figli di Aronne, come necessità di riconciliazione. Lo Y. Kippur si celebrava al Tempio, ma dopo la sua distruzione avvenutanel 70 d.C., la liturgia della festa ha subito di conseguenza molte variazioni. Dobbiamo quindi distinguere il periodo pre e post tempio.
Problemi di datazione
Sebbene il testo del LV 16 metta l’origine dello Yom Kippur al tempo di Mosè e di Aronne. Dagli ultimi studi sappiamo che il testo del Levitico è di tradizione sacerdotale, quindi postesilico (dopo il VI sec. A.C.). Facendo l’analisi del testo di LV 16 possiamo distinguere 3 srati cronologici:
litigio tra i figli di Aronne, necessità di perdono (pre esilio)
purificazione del Tempio (post.esilio)
datazione e carattere penitenziale della festa (post.esilio)
Inoltre in nessun testo preesilico è menzionata tale festa. Ezechiele (Ez 45,18-25) parla di una festa con sacrifici per purificare il Tempio e per i peccati del popolo, che forse è un primordio dello Yom Kippur, infatti mancano molti elementi. Esdra e Neemia non ne fanno alcuna menzione. La situazione è complessa e richiederebbe una trattazione molto più lunga e dettagliata della mia, ho solo fatto qualche cenno.
Descrizione generale
Lo Yom Kippur è preceduto da un tempo di 10 giorni, detti anche “giorni tremendi », nei quali ognuno ha la possibilità di fare un esame di coscienza e riconciliarsi col prossimo. Qualora una persona non si riconcili col fratello, il giudizio di Dio su di lui sarà tremendo. Il giorno di Yom Kippur è di assoluta penitenza, assenza di lavoro e digiuno.
Prima del 70 d.C. Il Sommo Sacerdote offre un toro in olocausto per i propri peccati. Poi vengono presi due arieti, uno viene offerto in sacrificio per Dio. Col sangue del toro e dell’ariete immolati il S. Sacerdote asperge il propiziatorio, dopo aver offerto l’incenso nel S. dei Santi. Poi si asperge l’altare. A questo punto il Santuario del Tempio è purificato. L’altro ariete allora, dopo che il S. Sacerdote confessa i peccati sulla sua testa,viene portato nel deserto spinto giù da un dirupo. Il S. Sacerdote offre poi un olocausto per se stesso e per il popolo. Giunto il momento di chiudere le porte del tempio si recitava la Ne’ila, preghiera che sigillava i decreti di Dio.
Dopo la distruzione del Tempio. La sera prima dello Yom Kippur Tutti vanno in Sinagoga e si canta il Col Nidrè (preghiera che riguarda i voti fatti durante l’anno) e poi si fa la triplice confessione dei peccati (per sé, per la famiglia, per il popolo). Inoltre sempre la stessa sera, vengono uccisi un gallo ed una gallina. Il capofamiglia fa girare questi animali per 3 volte sulla testa di ognuno per prendere i loro peccati, durante questo rito (forse precedente al medioevo) si leggono alcuni brani della scrittura. Al giorno d’oggi lo Yom Kippur è una delle feste più importanti per Israele, la Mishnà lo chiama infatti “il giorno fra i giorni”, e viene celebrato il 10 di Tishri.
Il rituale del tempio
Il giorno di Yom Kippur, come già detto, è di non lavoro, penitenza e digiuno. Valgono tutte le prescrizioni in vigore del sabato. L’assemblea si reca al Tempio dove vengono effettuati i vari sacrifici. In questo giorno solo il S. Sacerdote può officiare. Un rituale è tipicamente levitico: il S. Sacerdote offre un toro per i suoi peccati e per quelli della sua casa (casta sacerdotale). Solo in questa festa egli può entrare nel S.dei Santi per incensare il propiziatorio (kapporet, cfr. ES 25,17-22; ES 37,6-9) dopo averlo asperso col sangue del toro. Lo stesso fa poi col sangue del capro immolato per i peccati del popolo. Queste espiazioni sono legate all’espiazione per l’altare e per il santuario (v 33).
Il capro per Azael
Oltre al capro offerto in sacrificio c’è un altro capro che fa parte del rito che viene tirato a sorte (uno per Dio, l’altro per Azael). Questo capo viene portato dinnanzi alla presenza di Dio, il S. Sacerdote gli impone le mani riversando su di lui tutti i peccati degli Israeliti. Un inserviente porta il capro nel deserto (forse vicino alla valle del Kedron, Bet Haddu o Bet Hardun, l’attuale Khirbet Khareidan, a 6 Km circa da Gerusalemme). Quest’uomo, resosi impuro, poteva rientrare in comunità solo dopo essersi purificato. Alcuni studiosi accostano un rito babilonese che si svolgeva il 5 di Nisan per la festa dell’anno nuovo. Un uomo purificava i templi di Bel e Nabu con acqua e aromi, poi un altro uomo uccideva un montone e fregava la carcassa sulle mura del tempio di Nabu per cancellare sue impurità. Poi la carcassa veniva gettata nell’Eufrate dai 2 uomini che non potevano rientrare prima della fine della festa cioè il 12 di Nisan. Non si sa bene cosa sia “Azael”, alcuni vedono semplicemente la parola “precipizio”, quindi solo la destinazione del capro. Ma è incongruente col testo che dice “destinato a”. E’ più plausibile che tale nome indichi un antico demone relegato nel deserto, come testimoniano anche il Targum, la versione siriaca e il Libro di Enoch. Dio stesso trasferisce i peccati sul capro, quando viene portato alla Sua presenza, il quale essendo impuro non serve come vittima sacrificale.
Preparazione allo Yom Kippur
Lo Yom Kippur, insieme al Rosh Ha Shanà, fa parte delle cosidette “feste austere”. Infatti sono di carattere penitenziale e non hanno origini agricole ne sono legate ad un evento storico particolare. Queste due feste entrano nell’ottica della Teshuvà (lett. Ritorno), cioè il popolo è cosciente di aver tradito la Torà e vuole rientrare in essa. Quando l’uomo pecca si allontana automaticamente da Dio, ed è chiamato ogni volta a rialzarsi, a rientrare nell’alleanza fatta con Dio.La Teshuvà è la speranza, per gli ebrei, che Dio non abbia chiuso totalmente le porte dell’Eden, ma che l’uomo possa rientrarvi. Queste porte per noi sono state aperte da Cristo quando è salito al Padre vincendo la morte, precedendoci in Galilea, inviandoci il Suo Spirito e restando con noi tutti i giorni. Lo Yom Kippur è il punto di arrivo, il culmine di una serie di eventi che preparano il popolo a riconciliarsi con Dio. Già dal 1 giorno del mese di Elul, che precede Tishri, inizia la preparazione di ogni uomo per ricevere il perdono, tramite preghiere aggiuntive chiamate Seliot. Secondo una tradizione Mosè salì sul Sinai il primo giorno di Elul per ricevere la Torà e tornò proprio nel giorno di K. Per questo si fa iniziare la Teshuvà col primo di Elul. Il popolo dichiarò dunque di abbandonare l’idolatria e ritornare a Dio (ES 34,6.9). I rabbini dicono infatti che il ritorno alla Torà apre le porte del perdono. Col Rosh Ha Shanà iniziano i “giorni tremendi” (yamim nora’im) perchè inzia il giudizio di Dio (EZ 33,11). In questo giorno, dicono gli ebrei, ogni uomo passa davanti a Dio, vengono aperti 3 libri in cui si legge la sorte del buono, delmalvagio e del tiepido. I giusti vengono scritti sul libro della Vita, i malvagi vengono cancellati, ai tiepidi si danno 10 giorni di tempo fino a Yom KippurQuindi in questi 10 giorni si decide il destino di tutta l’umanità. Già a R.H.S., che richiama l’inzio della creazione (bereshit) e l’inizio degli eventi salvifici (generazione di Isacco e Samuele), si suona lo Shofar, che richiama la voce di Dio sul Sinai. Il popolo si sente così chiamato a rinnovare l’alleanza, infatti quasi tutte le preghiere di questa festa sono di ringraziamento e di richiesta di perdono a Dio. Trascorsi 8 giorni, ai vespri del nono giorno inizia lo Yom Kippur, momento culmine dei giorni tremendi poichè è il giorno del giudizio divino. Per coloro che si rinnovano attraverso la teshuvà e il pentimento (EZ 18,21s), questo giorno diventa il “giorno del Grande Perdono” o il “Sabato dei Sabati”, perchè il popolo si sente purificato (IS 1,18). Il popolo è cosciente che tale perdono non è umano ma viene da Dio, il quale riprende la sua sposa che è stata infedele. Dio rinnova la promessa di creazione e di alleanza senza tener conto del male causato dall’uomo. Tale perdono è legato al perdono dei fratelli, ma non in un rapporto consequenziale. Se si perdona il fratello vuol dire che già si è entrati nel perdono di Dio. Col perdono Dio ridona l’Eden all’uomo, perchè il perdono ricrea, dona la vita.
Liturgia dello Yom Kippur
Gli elementi principali della festa sono:
“Kol Nidrè” cioè la confessione dei peccati,
le letture bibliche, Musaf
il rito di conclusione“Ne’ilah”.
Il Kol Nidrè (tutti i voti) è di origine sconosciuta. Tutti gli ebrei, prima dell’alba, vanno in sinagoga e confessano di annullare tutti i voti fatti. Tale professione viene cantata 3 volte. Per voti si intende solo quelli fatti con Dio (digiuno, astensione da qualcosa ecc.). Sciogliere i voti indica la gratuità del perdono che viene da Dio, il quale non si lega a vincoli e promesse umane. Il cuore dello Yom Kippur è la confessione dei peccati inserita nella Tefillà, che viene ripetuta 5 volte durante il giorno. Questa preghiera è composta da 2 parti: la prima parte ripete sempre “abbiamo peccato” e la seconda “per il peccato commesso…”. Tale supplica enumera 44 tipi di peccati che vengono confessati battendosi il petto, si parla sempre al prurale. Dopo la distruzione del tempio, la preghiera è divenuta sempre di pù la più alta espressione del legame tra uomo e Dio. Con la diaspora degli ebrei, la Tefillà sostituì il sacrificio del Tempio, divenendo il modo più idoneo per parlare con Dio. Altra caratteristica è la Tefillà di Musaf, che ricorda il rito della confessione pubblica fatta dal S. Sacerdote al Tempio. Tutt’oggi nelle sinagoge si legge LV 16 per ricordare la purificazione antica. Inoltre in questo giorno si legge anche il testo di IS 57,14-58, il popolo si ricorda che la purificazione ha le radici nel cuore, nell’intenzione del pentimento, non è solo un mero rito da compiere moralisticamente.Solo così si può digiunare veramente, anzi è così importante che è l’unica volta che si digiuna rigorosamente per 24 ore, da un vespro all’altro.ù Un altro testo che si legge è il libro di Giona, perchè ricorda che Dio ama tutte le nazioni, e che ogni popolo a modo poprio, ha la possibilità di pentirsi e convertirsi a Dio. L’ultimo elemento è la Ne’ilà, liturgia che ricorda la preghiera fatta al Tempio quando venivano chiuse le porte. Adesso tale chiusura è simbolica, poichè il Tempio non c’è. Questo rito ricorda al popolo che c’è un’urgenza nel rispondere a Dio, non si può rinviare la conversione. Tale rito viene fatto di sera, al tramonto del sole. Tutto finisce col suono dello Shoffar, che simboleggia il perdono di Dio grazie al quale il popolo è rinnovato per il nuovo anno. misna’ –ordine secondo (feste), yom hakippurim
CP1: 7 giorni prima dello Yom Kippur il S. Sacerdote veniva separato dalla famiglia e portato nella “camera dei consiglieri” per evitare che contraesse qualche impurità, non potendo così officiare nello Yom Kippur Per sicurezza viene designato un altro sacerdote che possa officiare al suo posto. In questi 7 giornideve preparare alcune cose del santuario e offrire sacrifici. Inoltre gli vengono affiancati 2 anziani che ogni giorno gli ripetono il rituale dello Yom Kippur affinchè lo impari. Siccome il S.Sacedote doveva perfettamente il sacrificio, alla vigilia di Yom Kippur gli portavano tori, arieti e agnelli per fargli fare pratica. In questi giorni i suoi pasti erano molto frugali, specialmente alla vigilia, affinchè egli non si addormentasse. Infatti nel sonno poteva venire una polluzione e renderlo impuro. In seguito gli anziani della classe sacerdotale incontrano il S. S. per ricordargli di non offrire l’incenso sulla paletta d’oro prima di entrare nel S. dei Santi, secondo l’opinione sadducea:
“mio signore, Sommo Sacerdote, siamo i delegati del tribunale e tu sei nostro emissario e delegato del tribunale. Ti supplichiamo (lett. Congiuriamo) per Colui del quale il nome abita in questa casa, che non muti nulla di ciò che ti abbiamo detto” (Mishnà, Yomà 1,5).
A questo punto si separano e ognuno va in luogo a piangere.Inoltre per evitare il sonno, se egli è istruito legge o commenta la Scrittura, altrimenti lo fa qualche saggio in sua presenza; se si addormenta va subito svegliato. Tutto questo dura fino all’ora del sacrificio. Nel giorno di Yom Kippur, si tolgono le ceneri dall’altare a mezzanotte, mentre normalmente nelle altre occasioni si fa di mattina al canto del gallo.
CP2: precisazioni liturgiche sui vari sacrifici dell’anno.
CP3: Non si può entrare nello spazio del Tempio per fare i riti, senza aver fatto il bagno rituale (migvè) anche se già si è puri. In Yom Kippur il S. Sacerdote fa cinque immersioni e 10 santificazioni (LV 16,4b) in una parte del santuario, la Parvà (stanza adibita per salare le pelli degli animali sacrificati. Nel tetto c’era la migvà usata in Yom Kippur per il S.Sacerdote). Infatti viene posto tra lui e i presenti un lenzuolo di lino. Il S. Sacerdote si purifica e poi gli vengono portate le vesti d’oro, dopo essersi vestito santifica mani e piedi (GV 13,8-10). Dopodichè fa il sacrificio e i vari riti quotidiani. Finiti questi riti tornava alla Parvà, si spogliava, si purificava e si metteva le vesti di lino bianco. A questo punto viene portato il toro del sacrificio addizionale e collocato tra il portico e l’altare con la faccia volta a oriente. Il S. Sacerdote stava sull’altare, (accanto a lui stavano il prefetto e il capo della casa di suo padre) rivolto verso occidente, poggiava le mani sul toro e faceva la confessione:
“Oh Dio, ho offeso, trasgredito, ho peccato innanzi a Te, io e la mia famiglia; Oh Dio, perdona le colpe, le trasgressioni e i peccati coi quali ti ho offeso, che ho commesso, coi quali ho peccato innanzi a Te, io e la mia famiglia, come sta scritto nella legge di Mosè tuo sevo. Perchè in questo giorno si fa l’espiazione per voi (LV 16,30)”.
Tutti rispondono benedicendo il nome di Dio. Poi si andava al lato nord dell’altare, dove c’erano i 2 capri e la cassa con le due sorti.
CP4: Vengono tirate le sorti dalla cassa, una “per Dio” e l’altra “per Azael”. Allora il S. Sacerdote pone la sorte “per Dio” sopra la testa del capro e dice “per il Signore, come sacrificio per il peccato” e qui appunto si pronuncia il nome di Dio secondo il tetragramma sacro. Poi lega un filo di lana color poropora sulle corna dell’altro capro “per Azael”. Ogni capro viene in seguito posto verso la direzione a cui è destinato. Il S. Sacerdote si riavvicina al toro e imponendogli le mani fa un’altra confessione dei suoi peccati e di tutti i sacerdoti. Sacrifica l’animale e raccoglie il sangue in un calice. Un uomo si occupa di mescolare questo sangue per non farlo coagulare. Il S. Sacerdote prende il braciere sale sull’altare, rimuove le ceneri più consumate, poi sale sulla quarta terrazza dell’atrio e pone li il braciere.
CP5: portano la pala d’oro e il braciere al Sacerdote, che riempie la pala d’incenso. Col braciere nella mano destra e la pala nella sinistra va davanti alla tenda S. dei Santi. Arrivando davanti all’Arca, pone il bracere tra i due cherubini e gli mette l’incenso in modo che tutto il SS. sia pieno di fumo. Quando non c’era più l’arca il braciere veniva posto su una pietra “fondamento” che si staccava di 3 dita dal suolo. Esce facendo una preghiera e rientra nel SS. Dopo l’orazione riesce e torna sulla terrazza bagnandosi le mani col sangue e torna al SS e asperge una volta verso l’alto e 7 volte verso il basso. Esce, sacrifica il capro “per Dio” e ne raccoglie il sangue, ritorna nel SS. e rifà le 8 aspersioni allo stesso modo di prima. Poi riprende il sangue del toro e asperge 8 volte dall’esterno la tenda davanti all’Arca, poi fa lo stesso col sangue del capro. Poi mescola il sangue dei due animali in un solo recipiente, va nell’altare del Signore (quello interno d’oro, dove si bruciava l’incenso ES 30,1ss) e lo purifica aspergendo tale sangue, iniziando dal lato nord orientale in senso orario.
CP6: i due capri scelti per Yom Kippur devono essere preferibilmente uguali d’aspetto e di peso, vanno comprati insieme. Se uno dei 2 capri muore dopo aver tirato le sorti, bisogna portare un altra coppia di capri e ritirare le sorti. Il S.Sacerdote si avvicina al capro espiatorio, gli impone le mani e recita la confessione:
“Oh Dio, ti ha offeso, ha trasgredito, peccò innanzi a Te il Tuo popolo, Israele. Oh Dio, perdona le colpe, le trasgressioni, i peccati coi quali ti ha offeso, commise azioni illecite, peccò il Tuo popolo, Israele, come sta scritto nella Legge di Mosè tuo servo. Perchè in questo giorno vi perdonerà purificandovi da tutti i vostri peccati, davanti al Signore sarete purificati.”.
I sacerdoti e il popolo stavano nell’atrio del Tempio e quando ascoltavano il nome di Dio (si pronuncia il nome di Dio secondo il tetragramma sacro per la seconda volta) si inginocchiavano, si prostravano e dicevano con la faccia a terra “benedetto il nome della gloria del Suo regno per sempre”. Il capro veniva consegnato dunque all’addetto per condurlo al deserto (poteva essere chiunque sebbene si preferisse un sacerdote). Lungo il tragitto c’erano delle postazioni in cui l’addetto si fermava per far rifocillare il capro affinchè non morisse prima di arrivare al deserto. Inoltre alcuni accompagnavano l’addetto e il capro fino all’ultimo punto di ristoro. Giunto al punto stabilito, l’addetto legava una parte del filo rosso ad una roccia e l’altra parte tra le corna del capro, poi lo spingeva indietro e cadeva rotolando. L’addetto si rendeva impuro appena usciva dalle mura della città. Il S. Sacerdote sventrava il toro e il capro, ne prelevava le parti sacrificali e le bruciava sull’altare. Anche egli appena usciva dall’atrio del Santo era considerato impuro. Il S.Sacerdote sapeva che il capro era giunto al deserto perchè lungo il percorso venivano collocate alcune torrette che facevano dei segnali con la tela. Da Gerusalemme a Bet Horon ci sono 3 miglia di distanza. Alcuni Rabbi dicono che c’era un altro modo per saperlo. Un altro filo di porpora veniva collocato nell’entrata del Tempio e quando il capro arrivava al deserto il filo iniziava ad impallidire (IS 1,18).
CP7: Dunque il S.Sacerdote va all’atrio delle donne per fare la lettura. Un inserviente gli porta il libro della Torà, legge LV 16 e LV 23,26-32 e recita a memoria NM 29,7-11.Poi chiude il rotolo, lo avvicina al petto e dice “molte altre cose di quelle che vi ho letto sono scritte quì”.Poi pronuncia otto benedizioni:
per la Torà
per il culto
per l’azione di grazie
per il perdono dei peccati
per il Tempio
per Israele
per i sacerdoti
per le altre necessità (fa una preghiera)
Mentre il S. Sacerdote legge, vengono bruciate le parti del toro e del capro, quindi o si vede il Sacerdote o il sacrificio. Poi torna a rifarsi la migvè, si mette le vesti d’oro, si purifica mani e piedi e offre un giovenco per lui, un giovenco per il popolo e 7 agnelli senza macchia di un anno. Dopo questo si ripurifica tutto e si veste di bianco, entra nel SS per togliere il braciere e la pala . Poi si purifica totalmente un’altra volta, si riveste d’oro, ritorna al SS per bruciare l’incenso vespertino (ES 30,8) e per alimentare le lampade. Si ripurifica, si mette i suoi abiti e viena accompagnato a casa dove fa una festa coi suoi familiari.
CP8: nello Yom Kippur è proibito mangiare, bere, lavarsi, ungersi, calzare sandali e avere rapporti sessuali. Alcuni Rabbi concedono delle eccezioni. I bambini non hanno l’obbligo del digiuno ma vanno educati ai comandamenti già 2 anni prima di entrare a far parte della comunità. Le donne gravide e i malati possono mangiare, secondo giudizio dei medici o proprio. In caso di morte si può lavorare per salvare un uomo. I peccati e le trasgressioni commesse possono essere espiate coi sacrifici prestabiliti (LV 4,27-35; LV 5,15; LV 6,6). Ma in Yom Kippur e in stato di morte basta il sincero pentimento per espiare. Infatti i peccati più gravi vengono perdonati solo in Yom Kippur
Lo Yom Kippur non perdona i peccati contro il prossimo.