il Papa – immagine di oggi

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Pope Benedict XVI acknowledges faithful and pilgrims at an audience with Italian Artisans Association (Confartigianato) in the Paul VI Hall at the Vatican Saturday, March 31, 2007. In the background is a Vatican Swiss Guard. (AP Photo/Pier Paolo Cito)

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Il racconto di suor Marie Simon-Pierre, guarita dal Parkinson per intercessione di Wojtyla

 dal sito del giornale « Avvenire »:

VERSO GLI ALTARI 

«Scrissi il suo nome. E il tremito si fermò» 

Il racconto di suor Marie Simon-Pierre, guarita dal Parkinson per intercessione di Wojtyla «È stato il Papa della mia generazione Vederlo in tv mi dava la forza di andare avanti nonostante il dolore» 

Dal Nostro Inviato Ad Aix-En-Provence
Paolo Viana  

Il sorriso di suor Marie Simon-Pierre è di una dolcezza toccante e non indulge alla meraviglia. Questa religiosa francese conserva lo stesso sorriso sereno di chi è consapevole che «niente è impossibile a Dio» mentre rievoca i giorni della malattia, quando il morbo di Parkinson non la lasciava dormire; quando ringrazia le consorelle per aver chiesto senza requie l’intercessione di Giovanni Paolo II; allorché torna con la memoria al mattino della guarigione, «inspiegabile» per la Chiesa ma anche per i neurologi che l’hanno esaminata senza sconti; quando, infine, parla della sua devozione per la Vergine, dei bimbi che aiuta a nascere nelle maternità gestite dalle Piccole Sorelle delle Maternità cattoliche e della sua famiglia di Cambrai, che vuole tenere al riparo dai media. «Ho letto diversi libri sul Papa e si parlava anche molto di voi» commenta la religiosa quarantaseienne, con una punta di timidezza, di fronte ai giornalisti di tutto il mondo che affollano la sala della casa della diocesi di Aix-en-Provence.
L’occasione è il primo e unico incontro pubblico sulla «guarigione di una religiosa in rapporto all’intercessione del servo di Dio Giovanni Paolo II», come recita la nota della diocesi di Aix e Arles. La conferenza stampa, organizzata ieri, è stata voluta dall’arcivescovo Claude Feidt per disinnescare la curiosità globale che si è addensata intorno a questa suora vestita di bianco. Lei non chiede altro che di poter continuare a lavorare tra i suoi malati e pregare per la vita e per la famiglia, secondo il carisma della sua congregazione. Ma per i media di tutto il mondo suor Marie Simon-Pierre è già il primo «miracolo» di Wojtyla, il cui processo di beatificazione vedrà la conclusione della fase diocesana lunedì a Roma.
Secondo l’arcivescovo francese, che ha promosso l’inchiesta diocesana, per ora si può parlare solo di una «guarigione legata alla preghiera e all’intercessione di Giovanni Paolo II»: che il caso di Marie Simon-Pierre debba entrare o meno nella causa di canonizzazione di Karol Wojtyla può stabilirlo solo la Congregazione romana per le cause dei santi, che in queste ore riceverà il dossier francese e deciderà se proporlo o meno a Benedetto XVI. Sarà sua l’ultima parola sul «miracolo».
Per suor Marie, invece, il caso si è chiuso il 2 giugno di due anni fa, quando il suo braccio sinistro ha cessato di tremare, i muscoli l’hanno rialzata senza problemi dal letto, la mano ha ripreso a correre sul foglio, spinta da una forza che lei stessa definisce «misteriosa». A chi le chiede se lei si consideri protagonista di un evento soprannaturale, risponde parafrasando le parole evangeliche del cieco nato: «Ero malata e ora mi vedete, sono guarita. Guarita dal Parkinson».
Ripete spesso il nome del morbo, così, senz’astio, anche se si capisce che il ricordo della malattia le riesce di una pesantezza inaudita, sovrastato solo dalla gioia di una donna che oggi si definisce senza remore «trasformata». Ecco la sua testimonianza: «La malattia è evoluta molto dolcemente ma mi ha portato all’impossibilità di compiere gli atti normali della mia professione d’infermiera. Sono mancina e il morbo aveva colpito proprio la parte sinistra del corpo; eppure, malgrado questi problemi, malgrado i tremiti, la rigidità, il dolore, cercavo di proseguire il mio servizio. Anche Giovanni Paolo II era malato di Parkinson. Lui era il Papa della mia generazione e io gli volevo un gran bene come tutti noi, soprattutto noi suore che lo consideravamo l’apostolo della vita e della famiglia. In quegli anni, cioè dal 2001 al 2005, lo seguivo in televisione e il suo esempio mi dava la forza di proseguire». «Sarei voluta andare in pellegrinaggio con il Papa a Lourdes nel 2004 – racconta ancora suor Marie -, ma la salute non me lo permise. Ero arrivata al punto che non riuscivo neppure a guardare la tv, dovevo prepararmi per ore. Mi ero preparata anche il giorno in cui è morto e lì ho avuto l’impressione che non ce l’avrei fatta. Invece, q uando Benedetto XVI avviò la causa di beatificazione, la mia congregazione decise di iniziare a pregare per chiedere l’intercessione di Giovanni Paolo II per me». Una decisione, ci spiegano le consorelle, che Marie Simon-Pierre ha tentato di contrastare per quell’umiltà che la portava a trascinarsi per ore, in silenzio, pur di non far mancare il suo contributo alla maternità di Puyricard, a pochi chilometri da Aix.
Il 1° giugno 2005, tuttavia, la situazione si fa insostenibile e la scelta di abbandonare il lavoro improcrastinabile. Suor Marie rivive con queste parole l’incontro con la sua superiora: «Il 2 giugno capii che lavorare ancora significava danneggiare la Maternità e il lavoro delle mie consorelle, quindi andai da lei e le chiesi di esonerarmi. Lei mi rispose che Giovanni Paolo II doveva ancora dire l’ultima parola e mi esortò a scrivere il suo nome. Presi la stilo, scrivevo come se lo supplicassi. Alla fine, il nome del Papa era praticamente illeggibile. Ci guardammo e restammo entrambe in un lungo silenzio».
La guarigione in realtà era lontana solo poche ore. «La sera, sono andata in ufficio prima di tornare in camera – prosegue la religiosa – e lì ho avvertito una voce che mi diceva di scrivere di nuovo il nome di Giovanni Paolo II. Ci ho riprovato e, stranamente, questa volta era leggibile. Ancor più sorprendente: quella notte, i dolori non mi perseguitarono, riuscii a dormire bene e l’indomani mi alzai dal letto completamente trasformata. Sentivo che era una cosa grande, forte, misteriosa. Era il 3 giugno, festa del Sacro Cuore di Gesù. Ho raggiunto la cappella senza problemi, non tremavo più. Poco dopo l’incontro con l’Eucaristia, sentii chiaramente di essere guarita. Mi diressi verso una sorella e alzai la mano dicendo: « Giovanni Paolo II mi ha guarito ». Sono corsa a scrivere e la mia mano correva sulla carta. Quello stesso giorno, un impiegato dell’ospedale si è sentito male e io l’ho sostituito».
È una storia che mantiene la sua intensità anch e per la superiora di allora, suor Marie Thomas: «Fu anche per me uno shock – ricorda -; ero inquieta, incredula, come l’apostolo Tommaso, di cui porto il nome. Ma visto con il senno di poi, c’erano davvero molti segni». Da quel giorno, suor Marie Simon-Pierre non assume più farmaci ed è guarita anche secondo i medici. L’unico «trattamento» che le rimane si basa su preghiera, lavoro e questa sua radiosità che avvince. «Mi dicono che ho sempre questo sorriso» conferma lei. E subito parte una salva di flash, per catturarlo. 

 

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Il Papa invita a recuperare la dimensione umana del lavoro

dal sito Zenith: 

Data pubblicazione: 2007-03-30 

Il Papa invita a recuperare la dimensione umana del lavoro 

In un messaggio al Forum internazionale dei Giovani organizzato dal Vaticano 

CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 30 marzo 2007 (ZENIT.org).- Tra le difficoltà lavorative che sperimenta la gioventù in questo periodo di globalizzazione, Benedetto XVI ha rivolto un appello a recuperare la dimensione umana del lavoro.

La proposta del Santo Padre fa parte del messaggio che ha inviato ai partecipanti al IX Forum internazionale dei Giovani, organizzato dal Pontificio Consiglio per i Laici sul tema « Testimoni di Cristo nel mondo del lavoro », a Rocca di Papa (Roma).

All’incontro, che culminerà con la Giornata Mondiale della Gioventù, che quest’anno si celebra a livello diocesano il 1° aprile, Domenica delle Palme, partecipano circa 300 giovani tra i 20 e i 35 anni, impegnati nella Chiesa e nel mondo del lavoro, provenienti da un centinaio di Paesi e da differenti esperienze lavorative ed ecclesiali.

“Il processo di globalizzazione in atto nel mondo ha recato con sé un’esigenza di mobilità che obbliga numerosi giovani a emigrare e a vivere lontano dal Paese d’origine e dalla propria famiglia”, constata il Papa nel suo messaggio.

“E questo ingenera in tanti un inquietante senso di insicurezza, con indubbie ripercussioni sulla capacità non solo di immaginare e di mettere in atto un progetto per il futuro, ma persino di impegnarsi concretamente nel matrimonio e nella formazione di una famiglia”, ha spiegato.

“In un contesto di liberalismo economico condizionato dalle pressioni del mercato, dalla concorrenza e dalla competitività”, il Papa ha sottolineato “la necessità di valorizzare la dimensione umana del lavoro e di tutelare la dignità della persona”.

“Il riferimento ultimo di ogni attività umana non può che essere l’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio”, ha indicato.

“Il lavoro rientra nel progetto di Dio sull’uomo” ed “è partecipazione alla sua opera creatrice e redentrice”.

“Pertanto, ogni attività umana dovrebbe essere occasione e luogo di crescita degli individui e della società, sviluppo dei ‘talenti’ personali da valorizzare e porre al servizio ordinato del bene comune, in spirito di giustizia e di solidarietà”.

“Per i credenti, poi, la finalità ultima del lavoro è la costruzione del Regno di Dio”, ha aggiunto.

Per affrontare queste “problematiche complesse”, il Papa propone ai giovani di prendere come punto di riferimento la Dottrina sociale, “della quale è offerta un’adeguata presentazione nel Catechismo della Chiesa Cattolica e soprattutto nel Compendio della Dottrina sociale della Chiesa”.

“Oggi, più che mai, è necessario e urgente proclamare ‘il Vangelo del lavoro’, vivere da cristiani nel mondo del lavoro e diventare apostoli fra i lavoratori”, ha assicurato il Papa.

“Ma per compiere questa missione occorre restare uniti a Cristo con la preghiera e un’intensa vita sacramentale, valorizzando a tale scopo in maniera speciale la Domenica, che è Giorno dedicato al Signore”, ha aggiunto.

Con questo spirito, il Pontefice incoraggia “i giovani a non perdersi d’animo dinanzi alle difficoltà”.

 

 

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“Sono stata guarita” dal morbo di Parkinson per intercessione di Giovanni Paolo II

da sito Zenith:

Data pubblicazione: 2007-03-30 “Sono stata guarita” dal morbo di Parkinson per intercessione di Giovanni Paolo II 

Il racconto di suor Marie-Simon-Pierre AIX-EN-PROVENCE, venerdì, 30 marzo 2007 (ZENIT.org).- Col sorriso sulle labbra, suor Marie-Simon-Pierre, 46 anni, ha affermato questo venerdì davanti alla stampa di essere guarita dal morbo di Parkinson in modo inspiegabile grazie all’intercessione di Giovanni Paolo II.“Tutto ciò che posso dirvi è che ero malata e ora sono guarita. Ora spetta alla Chiesa pronunciarsi e riconoscere se è un miracolo”, ha affermato davanti a circa sessanta giornalisti nel corso di una conferenza stampa concessa nella casa diocesana della città francese di Aix-en-Provence.

Accompagnata dal Vescovo della diocesi, monsignor Claude Feidt, senza nascondere la sua emozione, ha riconosciuto che per lei non ci sono dubbi: “Sono stata guarita, è l’opera di Dio per intercessione di Giovanni Paolo II”.

“E’ una cosa molto forte, difficile da spiegare a parole”, ha detto la religiosa, che appartiene alla Congregazione delle Piccole sorelle delle Maternità Cattoliche.

Ricordando l’effetto del Parkinson, la stessa malattia di cui soffriva Karol Wojtyla, ha osservato: “Il mio corpo non era più lo stesso e io non ero la stessa”.

“Dalla morte del nostro Santo Padre Giovanni Paolo II, i sintomi della malattia si sono accentuati e aggravati”, ha spiegato, ricordando due mesi durissimi, fino al 2 giugno 2005, quando ha chiesto di non lavorare più nella Maternité de l’Étoile, a Puyricard, vicino Aix-en-Provence.

La sua superiora le ha chiesto di scrivere il nome di Giovanni Paolo II, compito quasi impossibile viste le sue condizioni. Dopo aver scritto alcuni caratteri quasi irriconoscibili, è andata in camera a riposare.

“E lì, quando sono entrata nella mia camera, ho avuto voglia di scrivere, anche se per me era difficile. Ho avuto l’impressione di ascoltare una voce che mi diceva: ‘prendi la penna e scrivi’. Ho scritto un po’”. Poi è andata a dormire, svegliandosi alle 4.30 della mattina dopo.

“Mi sono alzata con un balzo dal letto, nonostante alzarmi fosse diventato per me qualcosa di veramente duro e pesante”, ha ricordato.

“Mi sono sentita totalmente trasformata, interiormente non ero più la stessa”, ha affermato. “Qualcosa che mi risulta difficile spiegare a parole”. “Era troppo forte, troppo grande. Un mistero”.

“Da quel giorno ho smesso di sottopormi a ogni cura”. “Per me è come una seconda nascita, ho avuto l’impressione di riscoprire il mio corpo, di riscoprire le mie membra”, ha confidato.

Il 3 giugno 2005 ha iniziato la giornata con un’indimenticabile Eucaristia come rendimento di grazie.

In questo momento la religiosa svolge il suo servizio in un reparto maternità di Parigi. “Lavoro come infermiera con mamme e bambini della maternità Saint-Félicité. E svolgo tutti i miei compiti”.

La sua guarigione senza spiegazioni scientifiche verrà presentata dal postulatore della causa di beatificazione, monsignor Slawomir Oder, nella fase romana, che ha luogo nella Congregazione per le Cause dei Santi.

Inizierà dopo la conclusione del processo diocesano, il 2 aprile nella Basilica vaticana, alla quale prenderà parte anche la religiosa.

In alcune dichiarazioni recenti, monsignor Oder aveva constatato due elementi in questo caso: la religiosa è stata curata dal Parkinson, la stessa malattia di Giovanni Paolo II, e come lui ha dedicato tutta la sua esistenza alla causa della vita.

 

 

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un’immagine prima di postare qualcosa

prima di cominciare a postare qualcosa desidero mettere un immagine sacra che mi aiuti a mettermi nello spirito del Signore, nel suo amore,

fraangelicojesusestclouesurlacroixbisjpeg.jpg

l’immagine è di frate Angelico

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questo blog sostituisce quello italiano su Leonardo

è, naturalmente, in costruzione, piano piano ricomincio a metterci i posto e tutto quello che stavo curando sul blog italiano, il sito è dedicato a Papa Benedetto XVI e vuole essere, sia una sequela del suo magistero e della sua fede, sia un coinvolgimento personale della mia fede nella fede del Papa, insomma la mia storia di fede si « ricostruisce » dietro il suo insegnamento, dietro la sua capacità di amare e dietro la sua umiltà, a prestissimo

Gabriella

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