Archive pour la catégorie 'ZENITH'

I Vescovi devono essere “angeli” per gli altri, spiega il Papa

dal sito:

http://www.zenit.org/article-12045?l=italian

 I Vescovi devono essere “angeli” per gli altri, spiega il Papa 

Nella messa di ordinazione di sei nuovi presuli 

 

CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 30 settembre 2007 (ZENIT.org).- I Vescovi devono essere degli “angeli” per gli altri, ha spiegato Benedetto XVI sabato, nella messa di ordinazione di sei nuovi successori degli apostoli.

In una Basilica di San Pietro gremita di fedeli ha imposto, per la prima volta come Papa le mani a sei presuli, cinque italiani ed un polacco: monsignor Mieczysław Mokrzycki, già secondo Segretario di Giovanni Paolo II e dello stesso Papa Joseph Ratzinger, che sarà Arcivescovo coadiutore del Cardinale Marian Jaworski, nell’arcidiocesi ucraina di Leopoli dei Latini.

Gli altri consacrati sono l’Arcivescovo Gianfranco Ravasi, nuovo Presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura; l’Arcivecovo Tommaso Caputo, Nunzio apostolico a Malta e in Libia; l’Arcivescovo Francesco Giovanni Brugnaro, Pastore dell’arcidiocesi italiana di Camerino-San Severino Marche; il Vescovo Sergio Pagano, neo Prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano; e il Vescovo Vincenzo Di Mauro, Segretario della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede.

Nella Festa dei Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, Benedetto XVI ha ricordato come nella Chiesa antica i Vescovi venivano “qualificati come angeli”, perché il loro servizio richiama la natura stessa di queste creature celesti.

“Essi sono messaggeri di Dio. Portano Dio agli uomini, aprono il cielo e così aprono la terra”, ha detto.

“Proprio perché sono presso Dio, possono essere anche molto vicini all’uomo. Dio, infatti, è più intimo a ciascuno di noi di quanto non lo siamo noi stessi”, ha aggiunto.

“Gli Angeli parlano all’uomo di ciò che costituisce il suo vero essere, di ciò che nella sua vita tanto spesso è coperto e sepolto. Essi lo chiamano a rientrare in se stesso, toccandolo da parte di Dio”.

“In questo senso anche noi esseri umani dovremmo sempre di nuovo diventare angeli gli uni per gli altri – angeli che ci distolgono da vie sbagliate e ci orientano sempre di nuovo verso Dio”, ha sottolineato.

Tuttavia, secondo il Santo Padre, i Vescovi in particolare “devono essere uomini di Dio, devono vivere orientati verso Dio”.

“Il Vescovo deve essere un orante, uno che intercede per gli uomini presso Dio. Più lo fa, più comprende anche le persone che gli sono affidate e può diventare per loro un angelo – un messaggero di Dio, che le aiuta a trovare la loro vera natura, se stesse, e a vivere l’idea che Dio ha di loro”.

I due Vescovi conconsacranti sono stati il Cardinale Tarcisio Bertone, S.D.B., Segretario di Stato, e il Cardinale Jaworski. 

 

Publié dans:ZENITH |on 1 octobre, 2007 |Pas de commentaires »

La Chiesa in Birmania in preghiera per la pace nel Paese

 dal sito:

http://www.zenit.org/article-12006?l=italian

La Chiesa in Birmania in preghiera per la pace nel Paese

Le autorità reprimono violentemente le proteste pacifiche dei monaci buddistiRANGOON (YANGON), giovedì, 27 settembre 2007 (ZENIT.org ).- Nella tensione per la violenta repressione delle manifestazioni pacifiche a favore della democrazia, la Chiesa in Birmania sta pregando per la pace e lo sviluppo del Paese, un impegno che tutte le parrocchie hanno già assunto l’anno scorso.

« Specialmente in questo difficile momento tutti i cattolici sono impegnati nella preghiera e nell’offerta di Messe speciali », ha confermato questo mercoledì alla « Radio Vaticana » l’Arcivescovo di Rangoon (Yangon) e segretario generale della Conferenza Episcopale della Birmania (chiamata dalle autorità Myanmar), monsignor Charles Maung Bo.

« In linea con il Codice di Diritto Canonico e la Dottrina Sociale della Chiesa, i sacerdoti e i religiosi non sono coinvolti nelle attuali proteste e non fanno parte di alcun partito politico », ha spiegato.

« I cattolici, come cittadini, sono liberi di agire secondo coscienza. I sacerdoti e i religiosi possono offrire linee guida appropriate », ha aggiunto il presule.

Dieci giorni fa i monaci buddisti birmani sono scesi nelle strade dell’ex Rangoon per manifestare pacificamente contro il regime militare – al potere da 45 anni -. Sostenuti dalla folla – decine di migliaia di persone -, marciano al grido « democrazia, democrazia ».

Questo mercoledì le forze dell’ordine hanno caricato i manifestanti; il risultato, per ora, è di nove morti, tra cui un fotoreporter giapponese, e numerosi feriti tra i monaci. Gli arrestati sono centinaia.

Nella notte tra mercoledì e giovedì, circa duecento religiosi sono stati arrestati in una serie di raid compiuti nei monasteri di Rangoon. Le truppe hanno fatto irruzione anche in alcuni monasteri nella parte nordorientale della Birmania.

Secondo alcuni testimoni, 500 monaci sarebbero stati arrestati al monastero di Mogaung nel distretto di Yankin e altri 150 al monastero di Ngwe Kyaryan, nella circoscrizione di South Okkalapa.

I sessanta giorni di coprifuoco decretati dalle autorità non avevano scoraggiato i manifestanti pacifici; l’iniziativa ha ricevuto violenza come risposta.

L’emittente pontificia si è fatta eco del fatto che non è servito a niente l’avvertimento che la presidenza dell’UE aveva rivolto alle autorità birmane circa l’uso della « massima moderazione », sotto la pena di maggiori sanzioni.

La Giunta Militare birmana ha commesso « l’errore peggiore e più irreparabile della storia », considera il partito dissidente guidato dal Premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, da anni agli arresti domiciliari. Si chiede ora « l’apertura di un dialogo per risolvere pacificamente tutti i problemi della Nazione ».

I manifestanti continuano a formare una catena umana per le vie della capitale, dove i monaci, con le loro tuniche rosse, marciano al centro e i cittadini comuni al loro fianco, « in una alleanza di cuori e di menti », sottolinea l’emittente pontificia. Si stanno unendo al movimento anche molti musulmani.

Sacerdote del Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME) ed esperto della regione, padre Piero Gheddo ritiene questo movimento civile molto positivo per l’ingresso sulla scena dei monaci e per la risposta dei cittadini che li accompagnano.

« Penso che in questa situazione così difficile per quel popolo di 50 milioni di abitanti – non è un popolo di poco conto! – i Governi occidentali dovrebbero fare molta più pressione! (…) La Birmania ha un esercito di 500 mila militari, dicono che sia il secondo dell’Asia. [La manifestazione] sarà una situazione molto, ma molto positiva se sbocca nella libertà. Negativa se provoca una repressione autentica », ha detto alla « Radio Vaticana ».

Il fatto che siano i monaci ad essere scesi in strada deriva dall’inesistenza di una forza popolare. Prescindendo dall’esercito e dal partito dominante, infatti, non c’è altro. « Hanno abolito partiti, sindacati, stampa libera, associazioni, anche associazioni che non avevano nulla di politico … – ricorda padre Gheddo – Chi governa, in Birmania, chi domina tutta la situazione è solo, solo, solo il Governo e chi sta con il Governo! ».

Aung San Suu Kyi ha vinto le elezioni del 1989-90 con l’82% dei voti, mentre il partito socialista del Governo ha ottenuto il 10%. « Penso che tutto il popolo, praticamente tutto il popolo, si sta ribellando perché la Birmania – ricordiamolo – nell’ultimo dopoguerra, nel ’46 – ’48, quando è arrivata l’indipendenza, era il Paese più evoluto e più ricco di risorse naturali del Sudest asiatico. Oggi è l’ultimo Paese in tutti i sensi », ha concluso il missionario.

Testimonianze raccolte dall’agenzia del PIME « AsiaNews.it » affermano che esiste una paura palpabile perché è ancora viva la profonda ferita per le manifestazioni del 1988, culminate con la morte di almeno 3.000 persone.

Nel Rapporto 2006 sulla Situazione della Libertà Religiosa nel Mondo – redatto dall’associazione internazionale di Diritto Pontificio « Aiuto alla Chiesa che Soffre » -, l’Asia appare come il continente in cui la condizione di questo diritto fondamentale è più preoccupante. La Birmania viene citata tra i Paesi con restrizioni di diversa gravità, legale o di fatto, in questo campo.

Publié dans:ZENITH |on 27 septembre, 2007 |Pas de commentaires »

L’Anno Santo Compostelano 2010 avrà un carattere ecumenico

dal sito:

http://www.zenit.org/article-11991?l=italian

 

L’Anno Santo Compostelano 2010 avrà un carattere ecumenico

 SANTIAGO DE COMPOSTELA, mercoledì, 26 settembre 2007 (ZENIT.org).- L’Arcivescovado di Santiago de Compostela ha comunicato venerdì alcune novità sulla preparazione dell’Anno Santo Compostelano 2010, a cui questa Chiesa particolare sta già lavorando.

Secondo quanto reso noto dall’Arcivescovado, “tenendo conto dell’attualità ecumenica che ha raggiunto il Cammino di Santiago, si è cominciato a compiere passi per un gemellaggio tra il Patriarcato Armeno di Gerusalemme – che possiede il luogo del martirio del nostro Apostolo – e l’Arcivescovado di Santiago. Si progetta anche un gemellaggio con il Patriarcato Ortodosso di Costantinopoli, dal quale dipende il santuario dedicato a San Giovanni Evangelista, fratello di San Giacomo, nell’isola di Patmos”.

José María Díaz, decano-presidente del Capitolo della Cattedrale, ha confermato a Veritas il desiderio della Chiesa di Santiago di “compiere passi” perché si realizzi questo gemellaggio e perché ci possa essere una rappresentanza di questi Patriarcati a Santiago de Compostela nell’Anno Santo del 2010.

Tra le novità per l’Anno Compostelano 2010, l’Arcivescovado crede che anziché una Messa del Pellegrino – in genere gremita – si potrebbero celebrare varie “Messe del pellegrino”, con lo stesso carattere solenne, ha confermato Díaz.

Un altro progetto che l’Arcivescovado spera di vedere realizzato per l’Anno Giubilare è la costruzione di “un nuovo altare”, che sia una “creazione artistica del XXI secolo perfettamente in armonia con l’ambito cattedralizio” e che sarebbe finanziato dai “modesti apporti di sacerdoti e fedeli della diocesi di Santiago”. Secondo Díaz, si potrebbe indire un concorso per scegliere il progetto.

Dal punto di vista artistico, l’Arcivescovado spera che per il 2010 sarà concluso il restauro del Portico della Gloria e dei dipinti delle volte della Cappella Maggiore. In questo senso, e in coincidenza con il restauro del Portico della Gloria, si programma la celebrazione di un Congresso interdisciplinare sul Portico e un’esposizione parallela sui Portici nell’Europa medievale.

Nel corso dell’Anno Santo ci saranno anche altre esposizioni, tra cui quelle dedicate a “Gli Armeni e Santiago”, “I Papi e Santiago”, “La collezione pittorica della Cattedrale” e “I tessuti della Cattedrale”.

Dall’altro lato, e come preparazione all’Anno Santo, nel 2009 ci sarà un grande Congresso Internazionale di Santuari, di carattere liturgico-pastorale, in cui si affronterà il problema del binomio pellegrinaggio e turismo.

Nella programmazione pastorale, infine, “si contempla la preparazione di un calendario liturgico, attento alle celebrazioni quotidiane e alle speciali solennità che scandiranno l’Anno Santo”. “Si comporranno nuovi testi liturgici per varie Messe votive dell’Apostolo Giacomo: per pellegrini in generale, per camminatori, per giovani, per malati, ecc.”.

“La Chiesa presterà speciale attenzione alle celebrazioni penitenziali, con la presenza di confessori in varie lingue, incrementando il numero di quelli attuali”. 

 

Publié dans:ZENITH |on 26 septembre, 2007 |Pas de commentaires »

Christopher Hitchens e la fine dell’evoluzionE

spero di non aver già messo questo articolo già da « Avvenire » perché mi sembra di ricordarlo, ma dato che mi sembra molto interessante lo posto comunque, dal sito: 

http://www.zenit.org/article-11952?l=italian

Christopher Hitchens e la fine dell’evoluzionE

 ROMA, sabato, 22 settembre 2007 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito un articolo scritto da padre Raniero Cantalamessa, OFM Cap., Predicatore della Casa Pontificia, e apparso sul quotidiano “Avvenire” il 18 settembre scorso. * * * Tempo fa un anonimo benefattore si è preoccupato di farmi inviare in omaggio dall’editore il saggio del noto giornalista anglo-americano Christopher Hitchens intitolato “Dio non è grande”, sottotitolo: “La religione avvelena ogni cosa” (Giulio Einaudi, Torino 2007, titolo originale: God is not great. How religion poisons everything, New York 2007). Penso che non l’ha fatto con intenzione polemica, ma nell’intento di aiutarmi a uscire dall’inganno in cui, secondo lui, mi trovo come credente e come commentatore del vangelo in televisione.

Dico subito che sono grato a questo amico sconosciuto. Molti rimproveri che Hitchens rivolge ai credenti di tutte le religioni (l’Islam non riceve nel libro un trattamento migliore del cristianesimo, ciò che rivela una buona dose di coraggio da parte dell’autore) sono fondati e vanno presi in considerazione per non ripetere gli stessi errori del passato. Il concilio Vaticano II afferma che la fede cristiana può e deve trarre profitto anche dalle critiche di coloro che la combattono, e questo è certamente uno dei casi.

Ma Hitchens fa di ogni erba un fascio. Dice di attenersi al criterio evangelico di giudicare l’albero dai frutti, ma dell’albero della religione egli considera solo i frutti marci, mai i frutti buoni. I santi, i geni e i benefattori dati all’umanità dalla fede, o nutriti da essa, non contano nulla. Con gli stessi criteri, cioè prendendo in considerazione solo il lato oscuro di una istituzione, si potrebbe scrivere un libro nero di tutte le grandi realtà umane: della famiglia, della medicina (si pensi a cosa serviva la medicina ad Auschwitz), della psicanalisi (un “libro nero” è stato scritto, di fatto, su di essa di recente!), della politica, della scienza (Hiroshima e Nagasaki!), dello stesso giornalismo professato dall’autore (quante volte è stato, ed è, a servizio dei tiranni e degli interessi di gruppi di potere”!).

La sua critica non risparmia nessuno. Francesco d’Assisi? “Un mammifero che credeva di parlare agli uccelli”! Madre Teresa di Calcutta? “Una ambiziosa monaca albanese”, resa famosa dal libro “Qualcosa di bello per Dio” scritto su di lei da Malcolm Muggeridge”. In altre parole, un prodotto come tanti dell’era mediatica!”

Pascal conclude il racconto della sua scoperta del Dio vivente con le parole: “Gioia, gioia, lacrime di gioia” e C. S. Lewis descrive la sua conversione come un essere “sorpreso dalla gioia”; ma per Hitchens “c’è qualcosa di cupo e di incongruo” in questi due autori, una fondamentale assenza di felicità come in tutti i credenti. (“Perché una tale credenza non rende felici i suoi seguaci?”).

Dostoevski è uno dei principali testimoni a carico della religione, ma di lui si prendono in considerazione molto più gli argomenti messi in bocca al ribelle e ateo Ivan, che non quelli del pio Alioscia che, come si sa, riflette assai più da vicino il pensiero dello scrittore.

Tertulliano diventa un “padre della Chiesa”, in modo che il suo credo quia absurdum, “credo perché è assurdo”, possa essere presentato come il pensiero dell’intero cristianesimo, mentre si sa che, quando scrive quelle parole (interpretate, oltre tutto, fuori del proprio contesto e in modo inesatto) Tertulliano è considerato dalla Chiesa un eretico. Strana, oltre tutto, questa critica a Tertulliano, perché se c’è un apologeta a cui Hitchens somiglia specularmente, dal versante opposto, è proprio l’Africano: la stessa verve dialettica, la stessa volontà di trionfare dell’avversario, seppellendolo sotto una massa di argomenti apparentemente -ma solo apparentemente – inoppugnabili: la quantità sostituita alla qualità degli argomenti.

Un recensore inglese ha paragonato l’autore del libro a uno sfidante pugile che nella palestra mena pugni furiosi contro un inerte sacco di sabbia, ignorando che il vero campione da abbattere è altrove. Egli non demolisce la vera fede, ma la sua caricatura. A me la lettura del libro ha fatto venire in mente lo sport del tiro al piattello: si scagliano in aria bersagli artificialmente confezionati che il tiratore, senza sforzo, manda in frantumi con tiri precisi.

Hitchens combatte i vari integralismi religiosi con un integralismo di segno opposto. “Quello di Hitchens – notava Renzo Guolo su “La Repubblica” – sembra il manifesto militante di un mondo che pare polarizzarsi tra gli inquietanti fautori del fondamentalismo, con i loro folli progetti di nuovi, totalitari, stati etici, e i sostenitori di un neosecolarismo integrale che sottovaluta la ricerca di senso di molti nel tempo della fine delle “grandi narrazioni”.

Hitchens da prova di integralismo anche in un altro senso. Anche se con intenti opposti, egli legge le Scritture esattamente come fanno certi rappresentanti del fondamentalismo biblico di matrice evangelica americana e cioè alla lettera, senza alcuno sforzo di contestualizzazione e di ermeneutica storica. Questo gli permette di parlare del “l’incubo dell’Antico Testamento”.

Ma Christopher Hitchens è una persona intelligente. Ha previsto che la religione sopravviverà anche al suo attacco, come è sopravvissuta ad infiniti altri che l’hanno preceduto, e si è preoccupato di dare una spiegazione di questo fatto imbarazzante: “La fede religiosa, scrive, è inestirpabile, perché siamo creature ancora in evoluzione. Non si estinguerà mai, o almeno non si estinguerà finché non vinceremo la paura della morte, del buio, dell’ignoto e degli altri”. La religione non è che uno stadio intermedio provvisorio, legato alla situazione dell’uomo che è un “essere in evoluzione”.

In questo modo l’autore si attribuisce tacitamente il ruolo di chi ha infranto tale barriera, anticipando solitariamente la fine dell’evoluzione e, al pari del Zaratustra nietzschiano, torna sulla terra per illuminare sulla realtà delle cose i poveri mortali.

Ripeto: non si può non ammirare la straordinaria cultura dell’autore e la pertinenza di certe sue critiche. Peccato che abbia voluto stravincere, rinunciando così a convincere, anche quando avrebbe potuto farlo, a vantaggio della società e della stessa religione. 

Liberi dagli idoli: proposta ai pellegrini telematici della GMG di Sydney

dal sito:

http://www.zenit.org/article-11912?l=italian

Liberi dagli idoli: proposta ai pellegrini telematici della GMG di Sydney 

Il grande appuntamento del Papa con i giovani di tutto il mondo, in Australia nel 2008 

 

SYDNEY, martedì, 18 settembre 2007 (ZENIT.org).- Abbandonare gli “idoli” e adorare l’unico e vero Dio, in cui i cuori riposano al sicuro. E’ la proposta per quanti si trovano a peregrinare “virtualmente” verso Sydney (Australia), diocesi che ospiterà la Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) 2008.

Nuovo strumento delle GMG per arrivare ai giovani pellegrini e prepararli al grande incontro di fede e festa con il Papa, l’e-PELLEGRINAGGIO> (“e-PILGRIMAGE>”), o pellegrinaggio “on-line”, affronta questo mese la differenza tra adorazione e idolatria, approfondendo il Primo Comandamento della Legge di Dio.

Come osserva nel suo “Messaggio di Speranza” il Vescovo Anthony Fisher – coordinatore della GMG 2008 –, in qualche sito Internet si “accusava la Giornata Mondiale della Gioventù di idolatria” e si criticavano “azioni come inginocchiarsi o inchinarsi, toccare o baciare, pregare o piangere di fronte alla Croce della GMG”, definendole come “contrarie al Primo Comandamento”.

“Certo la venerazione dell’Icona della Madonna e del Bambin Gesù, le reliquie dei santi, o adorare il Santissimo Sacramento fuori dalla Santa Messa, sembreranno azioni strane a molte persone”, ma i cattolici credono “nell’unico e vero Dio”, ha risposto il presule australiano.

L’e-PELLEGRINAGGIO ruota intorno al tema “Io sono il Signore, tuo Dio” (Es 20,2).

“C’è solamente un Dio, la Santissima Trinità, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Nessun’altra persona, nessun’altra idea, nessun’altra cosa merita di essere adorata da noi. Nessun’altra persona, nessun’altra idea, nessun’altra cosa ha poteri divini”, ha sottolineato monsignor Fisher nella sua lettera ai giovani.

Il presule ha quindi spiegato il Primo Comandamento: “Non dobbiamo mettere niente innanzi all’unico Dio. Nessun idolo, nessuna superstizione o magia. Non denaro, carriera o ego. Non bellezza fisica, comodità o manie. Nemmeno le nostre relazioni umane o i nostri progetti. Dio dev’essere sempre al primo posto per noi”.

Il Vescovo conferma che, avendo chiaro questo comandamento, possiamo amare il coniuge, la famiglia, gli amici, la Chiesa, la Creazione, i progetti, insomma, tutte queste cose buone “più profondamente, perché comprendiamo che il Dio unico è dietro a tutto ciò. Che Egli è onnipotente,
onniscente e ama tutto”.

“E’ Lui a darci queste cose per farci felici e condurci a Lui”, ha sottolineato.

Monsignor Fisher avverte anche della facilità di uscire da questa via e “mettere altre cose al posto di quelle che sono veramente importanti”: “il piacere ci invita a prendere delle scorciatoie per la felicità”, o forse “il dolore ci fa venir voglia di fuggire”.

“La Croce e l’Icona servono proprio per richiamarci sulla retta via. Sono come il suono degli allarmi che irrompe nella nostra vita privata. ‘Ascolta’, dicono. Metti ordine tra le tue priorità: Dio prima di tutto”.

Nella sezione “I Fondamenti della Fede”, il bollettino sottolinea che gli “atti d’adorazione” assomigliano ai “gesti delle persone innamorate”: “ci portano alla presenza di Dio, a parlare con Dio attraverso la preghiera, attraverso il sacrificio personale, unendoci alla bellezza dell’adorazione liturgica e servendo il piano di Dio” per noi “con una vita di virtù, santità e carità verso gli altri”.

“E’ così che lasciamo che ‘Dio sia Dio’”, sintetizza.

Attualmente gli “idoli” – tradotti in “obiettivi personali come la carriera, ricchezza, proprietà, fama ed emozioni estreme” –, come gli idoli dei pagani, “possono prendere controllo delle nostre vite, lasciandoci a mani vuote, a cuore vuoto”.

“La nostra adorazione dell’unico Dio ci rende più umani e allo stesso tempo più divini, facendo cadere i falsi idoli che la nostra natura fallace tende a farci scegliere. Cristo è la nostra forza ed è in lui che i nostri cuori trovano pace”, ha concluso. 

 

Publié dans:ZENITH |on 18 septembre, 2007 |Pas de commentaires »

Programma del viaggio papale in Austria dal 7 al 9 settembre 2007

dal sito Zenith:

http://www.zenit.org/article-11594?l=italian

 

 

Programma del viaggio papale in Austria dal 7 al 9 settembre 2007

 CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 17 agosto 2007 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il programma del viaggio apostolico di Benedetto XVI in Austria in occasione dell’850° anniversario della fondazione del Santuario di Mariazell dal 7 al 9 settembre 2007.

Tra le altre cose, è previsto un omaggio alle vittime della Shoah. 

* * * 

Venerdì 7 settembre 2007 

09.30 Partenza in aereo dall’aeroporto di Roma/Ciampino per Wien/Schwechat.

11.15 Arrivo all’aeroporto internazionale di Wien/Schwechat. Cerimonia di benvenuto all’aeroporto e discorso del Santo Padre.

12.00 Trasferimento in auto dall’aeroporto internazionale di Wien/Schwechat alla Piazza « Am Hof » di Wien. Cambio in auto panoramica lungo il percorso.

12.45 arrivo alla Piazza « Am Hof » di Wien e preghiera di fronte alla Mariensäule. Saluto del Santo Padre.

13.30 Trasferimento in auto panoramica alla Juden Platz di Wien.

13.35 Sosta al Monumento per le vittime austriache della Shoah nella Juden Platz di Wien.

13.40 Trasferimento in auto panoramica dalla Juden Platz alla Nunziatura Apostolica di Wien.

13.50 Arrivo alla Nunziatura Apostolica di Wien.

17.15 Trasferimento in auto dalla Nunziatura Apostolica all’Hofburg di Wien.

17.30 Arrivo all’Hofburg di Wien per una visita di cortesia al Presidente della Repubblica. A seguire incontro con le autorità e il corpo diplomatico nella grande Sala dei Ricevimenti. Discorso del Santo Padre.

18.45 Trasferimento in auto dall’Hofburg alla Nunziatura Apostolica di Wien.

19.00 Arrivo alla Nunziatura Apostolica di Wien.

 

  

Sabato, 8 settembre 2007 


08.00 Trasferimento in auto dalla Nunziatura Apostolica alla Heldenplatz di Wien.

08.15 Partenza in elicottero dalla Heldenplatz di Wien per Mariazell.

09.15 Arrivo all’eliporto di Mariazell.

09.25 Trasferimento in auto panoramica dall’eliporto al Santuario di Mariazell.

09.45 Arrivo al Santuario di Mariazell.

10.30 Santa Messa per l’850° anniversario della fondazione del Santuario di Mariazell all’esterno della Basilica di Mariazell. Omelia del Santo Padre.

12.30 Ritorno in Sagrestia nella Basilica di Mariazell.

13.30 Pranzo con i Vescovi della Conferenza episcopale austriaca e con i Cardinali e Vescovi del Seguito papale nella Residenza pontificia a Mariazell.

16.40 Trasferimento a piedi dalla Residenza pontificia alla Basilica di Mariazell.

16.45 Vespri mariani con i sacerdoti, i religiosi, i diaconi e i seminaristi nella Basilica di Mariazell.
Discorso del Santo Padre.

18.00 Trasferimento in auto panoramica dalla Basilica all’eliporto di Mariazell.

18.20 Arrivo all’eliporto di Mariazell.

18.30 Partenza in elicottero dall’eliporto di Mariazell per Wien.

19.30 Arrivo all’eliporto nella Heldenplatz e trasferimento in auto alla Nunziatura Apostolica di Wien.

19.50 Arrivo alla Nunziatura Apostolica di Wien. 

  

  

Domenica 9 settembre 2007 


09.15 Trasferimento in auto dalla Nunziatura Apostolica al Palazzo Arcivescovile di Wien.

09.30 Arrivo al Palazzo Arcivescovile di Wien.

09.45 Processione dal Palazzo Arcivescovile al Duomo di Santo Stefano a Wien.

10.00 Santa Messa nel Duomo di Santo Stefano a Wien. Omelia del Santo Padre.

12.00 Recita dell’Angelus Domini nella Piazza del Duomo di Santo Stefano a Wien.
Parole del Santo Padre.

12.15 Trasferimento a piedi dal Duomo di Santo Stefano al Palazzo Arcivescovile di Wien.

14.00 Trasferimento in auto dal Palazzo Arcivescovile alla Nunziatura Apostolica di Wien.

16.00 Trasferimento in auto dalla Nunziatura Apostolica all’Abbazia di Heiligenkreuz.

16.30 Visita all’Abbazia di Heiligenkreuz. Discorso del Santo Padre.

17.00 Trasferimento in auto dall’Abbazia di Heiligenkreuz al Wiener Konzerthaus.

17.30 Arrivo al Wiener Konzerthaus per l’incontro con il mondo del volontariato. Discorso del Santo Padre.

18.45 Trasferimento in auto dal Wiener Konzerthaus all’aeroporto internazionale di Wien/Schwechat.

19.15 Arrivo all’aeroporto internazionale di Wien/Schwechat. Cerimonia di congedo e saluto del Santo Padre.

19.45 Partenza in aereo dall’aeroporto internazionale di Wien/Schwechat per Roma.

21.30 Arrivo all’aeroporto di Roma/Ciampino. 

 

© Innovative Media, Inc. 

La riproduzione dei Servizi di ZENIT richiede il permesso espresso dell’editore

Publié dans:ZENITH |on 6 septembre, 2007 |Pas de commentaires »

Rappresentante vaticano in Russia premiato da Alessio II

dal sito:

http://www.zenit.org/article-11764?l=italian

 

Rappresentante vaticano in Russia premiato da Alessio II

 Per l’impegno nel rafforzamento delle relazioni cattolico-ortodosse 

 

MOSCA, martedì, 4 settembre 2007 (ZENIT.org).- Il Patriarca Alessio II di Mosca e di tutta la Russia ha conferito all’Arcivescovo Antonio Mennini, rappresentante della Santa Sede in Russia, l’Ordine del Santo Principe Daniele di Mosca, terzo grado.

L’Arcivescovo Mennini viene premiato “in riconoscimento dei suoi sforzi per stabilire buone relazioni tra la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa cattolica romana e in occasione del suo 60° compleanno”, ha riportato il sito ufficiale del Patriarcato di Mosca questo martedì, secondo l’agenzia Interfax.

Il riconoscimento è stato conferito all’Arcivescovo il 3 settembre alla nunziatura apostolica di Mosca dall’Arciprete Vsevolod Chaplin, vicepresidente del dipartimento del Patriarcato di Mosca per le relazioni esterne, e dal reverendo Igor Vyzhanov, segretario per le relazioni intercristiane.

Monsignor Mennini è stato nominato rappresentante vaticano in Russia nel novembre 2002 da Papa Giovanni Paolo II.

E’ nato il 2 settembre 1947 a Roma. Il 14 dicembre 1974 è stato ordinato sacerdote, e nell’aprile 1981 è entrato nel corpo diplomatico della Santa Sede.

Ha servito nelle ambasciate vaticane in Uganda e Turchia e in seguito nella Segreteria di Stato vaticana. Il 1° luglio 2000 il Papa lo ha nominato suo rappresentante in Bulgaria, e nel settembre dello stesso anno è stato elevato al rango di Arcivescovo.

 

 

Publié dans:ZENITH |on 5 septembre, 2007 |Pas de commentaires »

Cardinale Schönborn: Intervista sulla visita di Benedetto XVI in Austria

dal sito:

http://www.zenit.org/article-11755?l=italian

 Cardinale Schönborn: il cristianesimo, la via del futuro (II) 

Intervista sulla visita di Benedetto XVI in Austria 

 

VIENNA, lunedì, 3 settembre 2007 (ZENIT.org).- L’Arcivescovo di Vienna, il Cardinale Christoph Schönborn, propone la sfida di vivere la fede cristiana come “un’alternativa”. In un ambiente secolarizzato, osserva, è necessario “offrire la fede quale autentica alternativa per la società odierna”.

In vista dell’imminente visita di Papa Benedetto XVI a Vienna, Mariazell e Heiligenkreuz (7-9 settembre), ZENIT ha intervistato il presidente della Conferenza Episcopale Austriaca, che ha parlato del ministero petrino e del lato umano di Benedetto XVI, dell’importanza vitale delle famiglie numerose per il futuro dell’Austria e dell’Europa e della presenza di Gesù nei cristiani.

Pubblichiamo di seguito la seconda parte dell’intervista al Cardinale Schönborn. La prima parte è stata pubblicata questo lunedì.

Il Santo Padre non viene prima di tutto in Austria, ma compie un pellegrinaggio a Mariazell. Quale importanza ha Maria nella vita cristiana?

Cardinale Schönborn: Il motto “Volgere lo sguardo verso Cristo” è in effetti ispirato profondamente da Mariazell. Se si osserva la statua piena di grazia di Mariazell, la piccola vecchia statua di legno di tiglio antica di 850 anni, senza i paramenti festivi, senza le vesti sfarzose con le quali abitualmente è abbigliata, allora si vede una semplice figura di questa sorridente misteriosa madre di Dio e sul suo grembo un bambino con una mela in mano, il simbolo del regno del potere divino. E Maria indica chiaramente con la mano il bambino. Ciò significa, Ella ci dice, ciò che ha detto a Cana – “Fate ciò che Egli vi dirà” – e ci insegna a guardare verso Cristo.

Ella ci guarda, ma ci indica Cristo. In un certo senso si appella a noi: “Guardate lì, guardate mio figlio”. Ed io penso che questo è il motto che Papa Giovanni II ha scelto veramente per tutta la sua vita e specialmente per la sua carica di Papa. Il “Totus tuus” vuol dire a Cristo attraverso Maria. Ella ci indica la via. Perciò iniziamo il pellegrinaggio del Santo Padre e con il Santo Padre a Mariazell e anche nella piazza presso la colonna di Maria.

L’8 dicembre 2006, festa dell’Immacolata, della Vergine, abbiamo iniziato la grande novena che ci accompagna fino all’8 settembre, novena della preparazione al patrocinio, alla festa di Mariazell e alla visita del Santo Padre.

Recentemente lei ha accennato che la scarsità di bambini rappresenta un problema. Come potrebbe la società essere più favorevole all’infanzia?

Cardinale Schönborn: E’ innanzitutto un problema enorme di una società che compromette il suo futuro non avendo un numero sufficiente di bambini. Lo sappiamo bene: quasi tutta l’Europa deve confrontarsi col problema del calo demografico, che viene compensato grazie a una forte immigrazione. E’ una decisione che riguarda l’intera società che deve affrontare già oggi il problema “No Future”.

Perché siamo a questo punto, proprio oggi che in Austria la situazione è così positiva e ci sono misure a sostegno delle famiglie come mai prima. In nessun momento della storia vi è mai stata una carenza di regole come oggi. E ciononostante una volta le famiglie avevano molto più figli di oggi.

Certamente il dramma dell’aborto svolge un ruolo importante, ma a ciò si aggiunge il fatto di non volere bambini, il “no” ai bambini, con la contraccezione.

Negli ultimi 40 anni l’Europa ha detto tre volte “No” al suo futuro: la prima volta con la pillola, la seconda volta con l’aborto e la terza volta con il matrimonio omosessuale. A prescindere dal giudizio morale di tutti questi fenomeni, è semplicemente de facto un “No” al futuro.

Il “Sì” al futuro può solo significare un sì ai bambini. E io penso che inizi gradualmente ad affermarsi per molti uomini in Europa la consapevolezza che sia necessaria una decisione. Il “Sì” al futuro è già una cosa bella, se si crede che il futuro abbia una speranza.

Nell’Arcidiocesi di Colonia vi è da qualche tempo il cosiddetto “Centro per le Famiglie”. Quali sono le iniziative concrete nell’Arcidiocesi di Vienna per il sostegno alle famiglie?

Cardinale Schönborn: Naturalmente esistono molte iniziative a favore delle famiglie, come ad esempio l’associazione delle famiglie o l’opera familiare. Diversi movimenti religiosi hanno organizzazioni familiari, come il movimento di Schönstatt. Anche tutti i movimenti religiosi di rinnovamento sono fortemente rivolti alle famiglie. Ma io credo che si tratti di qualcos’altro. Si tratta di vedere.

Gesù ha detto ai primi discepoli: “Venite e vedete!” Bisogna vedere, bisogna poter toccare – altrimenti non lo si vive.

Ho trascorso alcuni giorni delle mie vacanze con una giovane famiglia che ha avuto ora il sesto figlio. Naturalmente è una vita che comporta molte rinunce, ma è incomparabilmente più vitale di quanto accade se si ha paura di ogni nuova vita. Penso che occorra il vissuto di simili famiglie, che consapevolmente dicono “Sì”, anche se ciò è legato ad enormi resistenze da parte di chi le circonda. Con la vita testimoniano che è bello, che è un bene avere bambini.

Naturalmente è faticoso. Ma è appagante, gratificante. Ed io penso che la vita di simili famiglie incoraggi altre a tentare vicende analoghe. E stranamente, non si tratta di un problema finanziario, di possibilità finanziarie.

Naturalmente è difficile con sei bambini. Ma ringraziando Dio vi è in Austria un buon sostegno alle famiglie. Alcune cose potrebbero andare meglio, in modo più costruttivo, ma è fondamentale viverlo e renderlo possibile per gli altri. “Venite e vedete!”

Io lo osservo in molte giovani famiglie che hanno tre, quattro, cinque, sei e più bambini . E l’impressione che si ricava è: qui è il futuro, qui è la speranza, qui è la vita. Questo è l’atteggiamento di cui vive la società: solidarietà, reciproco rispetto, reciproco aiuto; la logica esperienza che bisogna rinunciare a qualcosa.

Tutti i valori di cui abbiamo assolutamente bisogno, affinché una società sia una società degna di vita e di amore, è lì che li troviamo. E’ qui che impariamo! E guai ad una società nella quale questi valori vanno perduti, perché sarà una società cattiva, spietata.

Cosa si aspetta dalla visita del Papa?

Cardinale Schönborn: Rafforzamento della fede, gioia nella fede, incoraggiamento nel percorrere la via della fede con la Chiesa e nella Chiesa, e non in un sentiero che ci si costruisce da soli. 

 

Publié dans:ZENITH |on 4 septembre, 2007 |Pas de commentaires »
1...1617181920

PUERI CANTORES SACRE' ... |
FIER D'ÊTRE CHRETIEN EN 2010 |
Annonce des évènements à ve... |
Unblog.fr | Annuaire | Signaler un abus | Vie et Bible
| Free Life
| elmuslima31