L’EVANGELISTA (Luca), MARIA E L’ARCANGELO
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L’EVANGELISTA (Luca), MARIA E L’ARCANGELO
Il pittore Benedetto Bonfigli (o Bonfiglio) nell’Annunciazione conservata nella Galleria d’arte di Perugia mette l’evangelista Luca tra l’Arcangelo Gabriele e la Madonna, intento a prendere appunti, per descrivere poi « accuratamente » il dialogo della salvezza. Il bue alato, simbolo dell’evangelista, lascia pazientemente che il rotolo dell’intervista scorra sul suo capo cooperando inconsapevolmente all’avvenimento evangelico.
Luca consultò gli apostoli e chi aveva visto e udito il Maestro, soprattutto la sua divina Madre.
IL TITOLO ufficiale che spetta a san Luca è quello di « evangelista », cioè trasmettitore di buone notizie. Ma siccome la Buona Notizia per eccellenza è il Vangelo, noi possiamo arricchire questo titolo aggiungendovi quello di san Luca « giornalista », il quale prende direttamente le informazioni alla fonte e le comunica ai destinatari del suo tempo ed a quelli che verranno nei secoli. Quando lo fa nello spirito cristiano, anche attualmente, il professionista comunicativo diventa un annunciatore del Vangelo. Ci induce ad accentuare questa identificazione una grandiosa tela del pittore Benedetto Bonfigli (o Bonfiglio) dedicata all’Annunciazione. Questo artista, nato nella metropoli umbra verso il 1420 e morto nel 1496, condivide con Pietro Vannucci (il Perugino) la palma del più illustre pittore di questa città, ed è uno dei più autorevoli rappresentanti dell’arte italiana del Quattrocento.
Da che mondo è mondo, si sa che dietro ogni artista, a parte la sua cultura personale, c’è uno o più ecclesiastici che lo ispirano e lo consigliano. Per comprendere a fondo il significato di questo dipinto, riprodotto nell’Enciclopedia Treccani e nella Cattolica, bisogna partire dal prologo del Vangelo di Luca, che contiene anche la dedica ad un non meglio identificato « illustre Teofilo ». Gli esperti considerano questa pagina come la più perfetta del Nuovo Testamento, anche sotto l’aspetto letterario. L’evangelista-giornalista scrive: « Molti hanno già cercato di mettere insieme un racconto degli avvenimenti verificatisi fra noi, così come ce li hanno trasmessi coloro che fin dall’inizio furono testimoni oculari e ministri della parola ». Nel prosieguo del discorso chiarisce ancora meglio il metodo che ha seguito: « Tuttavia anch’io, dopo aver indagato accuratamente ogni cosa fin dall’origine, mi sono deciso a scrivertene con ordine, egregio Teofilo, affinché tu abbia un’esatta conoscenza di quelle cose intorno alle quali sei stato catechizzato ».
Nessuna opera d’arte ha interpretato con più modernità la diligenza nella ricerca delle notizie relative al mistero rappresentato. Qui l’evangelista si immerge addirittura totalmente in esso, e l’impostazione « giornalistica » di questa immersione rende evidente il suo impegno « professionale ». Luca era originario di Antiochia di Siria, e si convertì al Cristianesimo verso l’anno 40 dopo Cristo, perciò non conobbe personalmente il Cristo, ma consultò gli apostoli e gli uomini e le donne che avevano visto e udito il Maestro, soprattutto la sua divina Madre.
Secondo una tradizione immemorabile, ascoltò personalmente i racconti della Madonna. I primi capitoli del suo Vangelo narrano i dettagli della nascita e dell’infanzia di Gesù. La narrazione è talmente particolareggiata e colorita che gli studiosi non dubitano che li apprese dalla viva voce della Madonna. La tela di cui stiamo parlando conferma in maniera indiscutibile la sua « curiosità » e l’impegno di apprendere le notizie dalla fonte più autorevole.
Anche la descrizione degli inizi della « Comunità post-pasquale », cioè della Chiesa, viene fatta da Luca sotto la dettatura di Maria. Come ben si sa, era lei che presiedeva questa comunità, quando gli Apostoli radunati nel Cenacolo erano ancora sotto shoc per la vergogna di essersi eclissati al momento della Passione e Morte del loro Maestro. La fede incrollabile di lei sostenne i primi cristiani. I dettagli relativi all’invocazione ed all’evento della Pentecoste glieli raccontò la Madre di Dio.
Le Madonne di San Luca
Un’altra conferma viene dal fatto che la tradizione unanime lo presenta come pittore non solo sotto l’aspetto letterario, ma proprio come genio del pennello e della tavolozza. Si tramanda che una ricca matrona gli affidò l’incarico di dipingere il ritratto della Madre di Dio, cosa che egli fece con brillantezza e genialità. Secondo una pia tradizione, la regina Eudossia (secolo V) da Gerusalemme inviò all’imperatrice bizantina Pulcheria un’icona col ritratto della Madonna dipinto dal terzo evangelista.
E poiché si trattava di un fatto oltremodo suggestivo, nel corso dei secoli le Madonne di San Luca spuntarono ovunque. In Italia si attribuisce all’evangelista la Madonna Salus populi romani di S. Maria Maggiore a Roma, ed altre si venerano a Tivoli, Messina, Venezia, Bari, e molte sono disseminate in Europa. A Costantinopoli c’è la basilica dell’Odegìtria, il titolo della Madonna, che significa Indicatrice della via della salvezza, che viene dato anche agli altri ritratti lucani. Un ricordo privilegiato merita poi la Madonna di S. Luca che domina la collina sovrastante la città di Bologna, ed è cara ai credenti ed agli atei; gli stessi comunisti, all’epoca della più feroce guerra fredda manifestavano pubblicamente la più fervida devozione verso quella effigie. Molti pittori si sono sentiti nobilitati dall’opera di questo loro antenato e lo hanno raffigurato mentre dinanzi al cavalletto traccia la fisionomia della SS. Vergine che posa dinanzi a lui sorreggendo teneramente il Figlio. Chiaro che la fantasia congiunge idealmente i fatti verificatisi in tempi inconciliabilmente distanti tra loro.
Il terzo evangelista era medico. Nel narrare i miracoli di Gesù fa una diagnostica rapida, ma precisa presentando spesso una descrizione dettagliata: nella guarigione dell’handicappato, mentre gli altri evangelisti si limitano a dire che si trattava della mano arida, egli precisa che si trattava della mano destra. Raccontando l’agonia di Gesù nel Giardino del Gethsemani precisa il dettaglio psicosomatico: l’angoscia era talmente devastante che il sudore di Gesù si trasformò in gocce di sangue così abbondanti che cadevano a terra.
Il « medico carissimo » di Paolo
Egli seguiva instancabilmente l’apostolo Paolo e lo soccorreva nei disturbi clinici che lo affliggevano. Nel corso dell’ultima prigionia l’Apostolo fa l’elenco dei suoi discepoli che sono dispersi per il mondo, e soggiunge: « solo Luca è con me ». Nella lettera ai Colossesi (4, 14) scrive: « Vi salutano Luca, il medico carissimo, e Dema » aggiungendo poi altri nomi di dolce memoria.
San Girolamo definisce Luca lo « scrivano della mansuetudine di Cristo ». La serie delle « parabole della misericordia » ha affascinato i secoli.
È poi appena il caso di accennare a tutto il libro degli Atti degli Apostoli, che presenta in maniera affascinante i primi passi della comunità cristiana, e la descrizione diligentissima dei viaggi dell’Apostolo, soprattutto quello della navigazione dall’Asia Minore a Pozzuoli, con l’episodio drammatico del naufragio di Malta. Gli storici della marina restano estasiati, perché lo ritengono il più perfetto diario di bordo dell’antichità.
Torniamo alla nostra tela perugina. Il Bonfigli traduce in immagini questa dimensione psicologica, spirituale, e – questo dev’essere accentuato – professionale del terzo evangelista, il quale, com’è noto, era nativo di Antiochia di Siria, ed aveva compiuto tutto il curriculum della formazione classica. L’artista nel delineare la scena evangelica dell’Annunciazione coniuga genialmente l’avvenimento reale con l’arricchimento surreale. In alto è rappresentato l’Eterno Padre circondato dagli angeli, che sorregge il globo terrestre di cui imposta la redenzione mediante l’Incarnazione del Verbo annunciata a Nazaret.
Lo scenario della casetta di Maria è idealizzato, come fanno i pittori di tutte le epoche, con un arredamento da favola e con evidenti reminiscenze classiche, mentre si sa che nella realtà si trattava di una casa povera di una popolana della Palestina di duemila anni fa.
L’evangelista-giornalista Luca è posto dal Bonfigli al centro dell’avvenimento salvifico, che porta a compimento il Protovangelo, cioè la promessa che il Signore aveva fatto a Eva nel paradiso terrestre. Rivolto al serpente tentatore, Dio aveva detto: « Porrò inimicizia tra te e la Donna, tra la tua progenie e la sua. Tu insidierai questo suo figlio, ma egli ti schiaccerà il capo ». Il ritratto lucano è realistico; Bonfigli non ne ingentilisce i tratti, ma li delinea dal vero, accentuando unicamente il senso di stupore del giornalista di fronte ad un dialogo che coinvolge il cielo e la terra. Egli segue con attenzione lo svolgimento dell’evento, prende gli appunti su un interminabile rotolo di papiro, che non si arrotola ordinatamente, ma si svolge capricciosamente, come se lo scrittore non avesse il tempo di ordinarlo, intento com’è a non perdere nemmeno una virgola dell’annuncio fatto a Maria.
Il « pio bove » alato, simbolo del Vangelo di Luca, accovacciato accanto al sacro scrittore, lascia, paziente ed attonito, che il rotolo gli passi sul capo e scenda ai suoi piedi, quasi voglia offrire la sua stupefatta collaborazione all’avvenimento centrale della storia della salvezza. L’avvenimento finale si verificherà nell’escatologia, cioè alla fine dei tempi, quando, ancora una volta, la Donna dell’Apocalisse, vestita di sole e con la luna sotto i piedi, riporterà la vittoria definitiva sul dragone, cioè sul demonio.
Sul ginocchio sinistro di Luca c’è un libro aperto, il Vangelo che egli si accinge a scrivere, quasi sotto la dettatura della Madre di Dio, che conservava nel suo cuore tutti gli avvenimenti della storia salvifica e quello che aveva visto e udito durante le vita del Figlio divino. La pittura diventa strumento di comunicazione, e continua anche oggi a predicare con la bellezza l’intervento di Dio nella storia, ordinato ad effettuare la salvezza dell’umanità.
Rosario F. Esposito