IL FRUTTO DELLO SPIRITO È…PAZIENZA
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IL FRUTTO DELLO SPIRITO È…PAZIENZA
Palermo, domenica 12 agosto 2007
Oratore: f.llo Giuseppe Machì
Redazione a cura di Caterina Di Miceli
È la volta della pazienza, quarta parte del frutto dello Spirito dopo l’amore, la gioia e la pace.
Galati 5:22 Ma il frutto dello Spirito è: amore, gioia, pace, pazienza, gentilezza, bontà, fede, mansuetudine, autocontrollo.
Prima di iniziare la trattazione dell’odierno tema, il fratello Giuseppe Machì chiarisce che la parola “Spirito” non deve trarre in errore, in quanto non si riferisce allo Spirito Santo, ma allo spirito umano, rigenerato per mezzo dello Spirito Santo. Precisa, inoltre, che l’attuale ciclo di predicazioni non ha lo scopo di offrire una semplice conoscenza mentale e teorica dell’argomento, ma di stimolarci a sviluppare in noi il frutto dello Spirito e a crescere in esso.
Premesso che nessuna delle nove parti che compongono il frutto esclude le altre, in quanto fondamentalmente sono tutte collegate tra loro, la pazienza, che più di tutte serve nella vita pratica, è legata all’amore. Non si può amare senza essere pazienti e non si può essere pazienti se non si ama. L’amore produce pazienza, si manifesta nella pazienza e, se a renderci capaci di amare è l’amore di Dio, a far crescere quest’amore è la pazienza.
Anche nella chiesa, oltre all’amore di Dio, si deve manifestare la pazienza, perché dove non c’è pazienza, non c’è neppure chiesa.
La pazienza può essere definita come:
la virtù di chi sa tollerare a lungo e serenamente tutto ciò che, in minore o maggior misura, risulta sgradevole, irritante, doloroso; l’abilità di saper attendere le cose a venire e di rimanere fermi durante l’avversità; la capacità di saper aspettare Dio nei Suoi tempi e nei Suoi piani.
La prima definizione trova chiara spiegazione nell’esempio della madre che sopporta con amore e tenerezza anche le cose meno gradevoli del proprio bebè, e ciò perché, quando si ama davvero si è pazienti, dove c’è amore c’è anche pazienza.
Nell’epistola ai Colossesi, l’apostolo Paolo ci esorta a rivestirci di pazienza.
Colossesi 3:12 Vestitevi dunque come eletti di Dio, santi e diletti, di viscere di misericordia, di benignità, di umiltà, di mansuetudine e di pazienza.
Spetta a noi, dunque, non a Dio, vestirci di pazienza; è nostra responsabilità farlo, perché da come ci vestiamo dipende ciò che ci accadrà in futuro e, come nel naturale ci vestiamo quotidianamente, così nello spirituale dobbiamo indossare l’abito della pazienza ogni giorno, non occasionalmente.
In cosa dobbiamo esercitare la nostra pazienza?
1. Innanzitutto nel nostro rapporto con Dio.
Salmi 37:7 Sta’ in silenzio davanti all’Eterno e aspettalo.
Quanti di noi sono abituati alle preghiere lampo? A porre al Signore un elenco di richieste, aspettandosi risposta immediata? Quando il frutto dello spirito cresce e si diventa più maturi, però, cresce anche la qualità del nostro rapporto con Dio, cessa il monologo e inizia l’ascolto. In preghiera, la fretta non permette una vera relazione. La Scrittura ci esorta a saper aspettare in silenzio e a porci in posizione di ascolto per potere cogliere il consiglio di Dio, ma solo chi è paziente sa ascoltare.
Nei giudizi.
Più volte Gesù manifestò la pazienza di Dio in ciò che diceva. Nel Vangelo di Luca leggiamo la parabola del fico, che ci insegna ad avere pazienza nei giudizi.
Luca 13:6 Or disse questa parabola: «Un uomo aveva un fico piantato nella sua vigna; venne a cercarvi del frutto ma non ne trovò. 7 Disse allora al vignaiolo: « Ecco, sono già tre anni che vengo a cercare frutto su questo fico, e non ne trovo; taglialo; perché deve occupare inutilmente il terreno? »8 Ma quegli gli rispose e disse: « Signore, lascialo ancora quest’anno; finché lo scalzi e gli metta de letame 9 e se fa frutto, bene, altrimenti in avvenire lo taglierai »».
In questa parabola si parla di un fico che da tre anni non dava frutto e del suo padrone che, dopo aver atteso pazientemente che desse frutto, ordinò a vignaiolo di tagliarlo. È chiaro che il fico rappresenta l’essere umano e il padrone Dio, che per la Sua stessa santità è costretto a pronunciare giudizi, ma non lo fa mai in modo affrettato. Da notare, in questa Scrittura, che il vignaiolo intercedette affinché il giudizio fosse ulteriormente ritardato, infatti suggerì di lasciarlo ancora per un anno, nella speranza che, lavorando bene il terreno circostante, avrebbe dato frutto.
Anche quando decise di distruggere Sodoma e Gomorra, Dio prima ne parlò ad Abrahamo, e questi intercedette con insistenza, confidando nella pazienza di Dio, affinché almeno i giusti di quelle città fossero preservati dalla distruzione. Pazienza e intercessione vanno di pari passo. Se noi siamo stati salvati e abbiamo evitato il giudizio che pendeva sul nostro capo, lo dobbiamo alla pazienza di qualcuno che ha interceduto pazientemente e con amore per noi.
3. Nel Corpo di Cristo.
Colossesi 3:13 Sopportandovi gli uni gli altri e perdonandovi, se uno ha qualche lamentela contro un altro; e come Cristo vi ha perdonato, così fate pure voi.
All’interno della Chiesa, i rapporti interpersonali devono essere caratterizzati da pazienza, sopportazione e perdono vicendevoli.
L’apostolo Paolo afferma che è un grande mistero il fatto che la Chiesa sia tutt’uno con Cristo. Essendo unica cosa con Lui, non possiamo considerarla come a sé stante, come fanno alcuni, che vedendone i difetti, dicono di amare Dio ma di non voler avere nulla a che fare con la Chiesa. Impossibile! Chi ama Cristo, non può limitarsi ad amare solo il Capo, deve amare anche il Suo Corpo, la Sua sposa, con cui Egli è fuso in modo indissolubile. Alcuni sono implacabili nel pronunciare giudizi, tengono i fratelli a distanza, ma la Parola di Dio comanda, senza mezzi termini, che ci si deve sopportare e perdonare vicendevolmente.
Nonostante le sue imperfezioni, Gesù vede la Chiesa perfetta, santa e irreprensibile, come sarà nel giorno delle nozze, e chi ne fa parte non deve mai parlare male degli altri ed evidenziarne i difetti, né annientarli con giudizi impietosi, ma prodigarsi nell’esortare e incoraggiare chi sbaglia.
Il Signore, che perdona e dimentica i peccati, che vede la Sua Chiesa pura e senza macchia, non permette che qualcuno la denigri, pertanto dobbiamo eliminare in noi l‘attitudine negativa di esaltare gli altrui difetti o di prestarci alle dicerie; piuttosto benediciamo chi sbaglia, se vogliamo essere benedetti dal Signore.
Per Dio, i peccati di omissione non sono meno gravi delle azioni peccaminose. Commettiamo peccato non amando il nostro prossimo o non avendo pazienza, visto che Dio ci comanda di amare e di essere pazienti, perché solo con l’amore e con la pazienza si può dare vita. Il Nuovo Testamento compendia i dieci comandamenti in uno solo, quello di amare, e chi vive nell’indifferenza, vive nel peccato.
Nel fare il bene.
Galati 6:9 Or non veniamo meno nell’animo facendo il bene; se infatti non ci stanchiamo, raccoglieremo a suo tempo.
Anche per fare il bene senza stancarsi occorre pazienza; la Scrittura afferma che un tal modo di vivere garantisce sempre un raccolto.
Il primo ad avere pazienza è Dio, il quale pazientemente attende che tutti giungano al ravvedimento, e la Chiesa deve seguire il Suo esempio, deve manifestare la Sua pazienza.
2Pietro 3:9 Il Signore non ritarda l’adempimento della sua promessa, come alcuni credono che egli faccia; ma è paziente verso di voi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti vengano a ravvedimento.
Anche l’apostolo Giacomo esalta il valore della pazienza. In questi versetti, con tono accorato, fa appello più volte alla pazienza.
Giacomo 5:7 Or dunque, fratelli, siate pazienti fino alla venuta del Signore; guardate come l’agricoltore aspetta il prezioso frutto della terra con pazienza, finché abbia ricevuto la pioggia della prima e dell’ultima stagione. 8 Siate pazienti anche voi; rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina. 9 Non lamentatevi gli uni degli altri, fratelli, affinché non siate giudicati; ecco, il giudice è alle porte. 10 Fratelli miei, prendete come modello di sofferenza e di pazienza i profeti, che hanno parlato nel nome del Signore. 11 Ecco, noi proclamiamo beati coloro che hanno perseverato; avete udito parlare della pazienza di Giobbe, e avete visto la sorte finale che il Signore gli riserbò, poiché il Signore è pieno di compassione e di misericordia.
Esaminiamoci, riconosciamo la nostra insufficienza in quest’area, impegniamoci a rivestirci di pazienza ed a fortificarci in essa. Riflettiamo sugli effetti negativi prodotti dalla nostra mancanza di pazienza e chiediamo a Dio di perdonarci per non averne avuta con i nostri figli, col nostro coniuge, sul posto di lavoro…; chiediamoGli perdono per le tensioni e i risentimenti che la sua mancanza in noi ha prodotto nella nostra vita; chiediamoGli di darci la pazienza necessaria per vivere distinguendoci nel generale andazzo della nostra società, in cui predominano l’impazienza, l’incapacità di sopportare gli atri e la mancanza di ascolto, e manifestando, con la nostra pazienza, l’amore di Dio.