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MARIA, MADRE E DISCEPOLA DEL FIGLIO E ICONA DELLA CHIESA (Novena)

dal sito:

http://www.zenit.org/article-28840?l=italian

MARIA, MADRE E DISCEPOLA DEL FIGLIO E ICONA DELLA CHIESA

La tradzionale Novena dell’Immacolata alla Basilica dei XII Apostoli:

di Maurizio Tripi

ROMA, mercoledì, 30 novembre 2011 (ZENIT.org).- Come ogni anno alla Basilica dei Santi XII Apostoli a Roma, si svolge la “novena dell’Immacolata”. Dal 29 novembre tutte le sere alle ore 18.30 la Santa Messa viene da un presieduta da un Cardinale. L’Omelia viene tenuta ogni sera da Monsignor Giancarlo Corsini Ministro Provinciale delle Marche.
Il servizio del canto “Tota Pulchra” del P. Alessandro Borroni viene svolto dai cantori della Cappella Costantiniana diretta da P. Gennaro Becchimanzi, Viceparroco dei SS. XII Apostoli.
La proclamazione del Dogma dell’Immacolata, fatta da Pio IX nel 1854, diede il via alla solenne “Novena” dell’Immacolata che ormai richiamava ai Santi Apostoli tutti i fedeli. Il Papa stesso, fino al 1969, veniva a presiedere la funzione la sera del 7 dicembre, mentre in ognuna delle altre sere era presieduta da un cardinale. Il Francescano Conventuale P. Borroni compose il celebre canto “Tota Pulchra”. Il tema della Novena 2011 è “Maria, madre e discepola del Figlio e icona della Chiesa”.
Abbiamo intervistato il parroco della Basilica XII Apostoli Padre Mario Peruzzo.

La Novena dell’Immacolata un incontro importante per i romani e non solo?
Padre Mario Peruzzo: Si, la Novena dell’Immacolata, proposta con grande solennità dai francescani conventuali, custodi della Basilica dei Santi XII Apostoli, è diventata sempre più un incontro importante per i romani e per molti turisti, che in questi giorni si trovano a Roma. Naturale conclusione della Novena è l’Omaggio Floreale all’Immacolata in Piazza di Spagna l’8 dicembre 2011, la cui animazione religiosa è stata affidata propria alla Basilica. Di fronte alle profonde trasformazioni già avvenute e a quelle che si profilano imminenti nella nostra società secolarizzata e frammentata, la via mariana sembra un cammino privilegiato e ancora percorribile per educare alla fede e annunciare Gesù Cristo. Parlando di Maria, si può esplorare tutto il mistero cristiano e in particolare, guidati da Maria, madre nostra, si può incontrare il Signore risorto, un incontro personale, come ha detto Benedetto XVI nel suo discorso all’assemblea del II Convegno di Aquileia (7 maggio 2011), « che svela pienamente a ogni uomo e a ogni donna il significato e la direzione del cammino della vita e della storia ».

Parliamo del tema di quest’anno « Maria, Madre e discepola del figlio e icona della Chiesa”.
Padre Mario Peruzzo: A quasi cinquant’anni dal Concilio Vaticano II (1962-2011), il predicatore il MRP. Giancarlo Corsini, OFM. Conv., riprenderà il messaggio conciliare, completando con qualche approfondimento ulteriore. Il Concilio ha privilegiato la via di una « mariologia narrativa », saldamente ancorata alla Parola biblica, offrendo quasi una sorta di breve, ma incisiva « lectio divina » del mistero di Maria, nella quale contemplare la bellezza della sua umanità, la peculiarità della sua esistenza di donna e di donna ebrea, la ricchezza esemplare della sua esperienza di fede, contribuendo non poco a far percepire il significato della sua vita per noi, nell’insieme del disegno di Dio. Il predicatore affronterà il vissuto della fede di Maria, discepola di suo Figlio, intimamente relazionata sia all’unicità del mistero di Cristo, come « una forma particolare dell’essere-in Cristo », sia alla vita della Chiesa, nell’ordine simbolico proprio di una « mariologia ecclesiotipica », (icona della Chiesa), recuperando così la grande tradizione patristica. In tal modo la Vergine appare come uno « specchio »che riflette il volto della sposa di Cristo, e nel quale la sposa-comunità contempla il suo mistero e il suo futuro eterno. Nella Madre di Gesù, infatti, questo nesso ecclesiologico fontamentale acquista una particolare rilevanza iconica, in cui si disvela pienamente, insegna il Concilio, il volto della Chiesa, perchè essa « riunisce in sè e riflette in piena luce i grandi valori della fede cristiana (Lg 65).

Il 2011 è anche un anno importante poiché ricorrono sia i 29 anni dalla canonizzazione di San Massimiliano sia i 70 del suo martirio.
Padre Mario Peruzzo: La predicazione mariana, svolta in Basilica, non può ignorare il pensiero e la testimonianza di S. Massimiliano Kolbe. Tanto più che quest’anno si ricordano i 70 anni della sua morte eroica nel campo di sterminio di Auschwitz. S. Massimiliano è testimone coraggioso di amore nelle trame oscure della storia; è nello stesso tempo presenza amorosa di Dio nei lager della morte. In un’omelia il beato Giovanni Paolo II lo ha definito « patrono dei nostri difficili tempi ». Massimiliano stesso, conversando con i suoi confratelli, afferma che « l’odio distrugge, solo l’amore crea e costruisce ».
P. Kolbe (1894 – 1941), grande innamorato e apostolo dell’Immacolata, ci aiuti con la sua intercessione a lottare contro il male con le armi dell’amore e della preghiera; ci aiuti inoltre a incarnare la presenza di Maria Immacolata nella nostra quotidianità, accogliendola con amore filiale e piena disponibilità, come l’apostolo Giovanni sotto la croce, nella celebrazione della santa messa, memoria del sacrificio sul calvario.

La Basilica dei santi XII Apostoli quest’anno propone anche una particolare preparazione al Natale ce la può illustrare?
Padre Mario Peruzzo: In preparazione al Santo Natale la Basilica offre per il Centro storico della città quattro concerti spirituali che sono stati chiamati il Giardino Serafico. L’intento che ha guidato i francrescani conventuali, custodi dell’antico sacrario degli apostoli Filippo e Giacomo, è quello di favorire uno sguardo cristiano profondo e positivo sulla realtà per incoraggiarte uomini e donne di buona volontà a riappropriarsi di quello stato di creature, così umiliato nel nostro tempo, che ci fa essere fratelli e sorelle amati dall’ « altissimo onnipotente bon Signore ».
Il Giardino Serafico propone quattro concerti spirituale per il tempo d’Avvento, uno per ogni sabato alle ore 19,30. Ogni singolo concerto si muove da una provocazione, tratta dalla Parola di Dio della domenica successiva, per poi soffermarsi sul messaggio di un dipinto o di una scultura presente nella nostra Basilica.

Quale altre iniziative propone la vostra Basilica?
Padre Mario Peruzzo: Tra le numerose iniziative proposte dalla Basilica, desidero ricordare il mercatino dell’Immacolata, svolto in questi giorni dal Gruppo parrocchiale della San Vincenzo. E’ un’iniziativa che raccoglie mezzi economici e volontari per l’accoglienza dei poveri e dei senza tetto del Centro storico della città. E’ un’iniziativa, svolta all’inizio dell’Avvento, per sensibilizzare i parrocchiani al valore della solidarietà contro ogni forma di povertà e di emarginazione.

Publié dans:Maria Vergine, preghiere |on 30 novembre, 2011 |Pas de commentaires »

OMELIA DEL PAPA IN PREPARAZIONE ALLA GIORNATA DI PREGHIERA AD ASSISI

dal sito:

http://www.zenit.org/article-28465?l=italian

OMELIA DEL PAPA IN PREPARAZIONE ALLA GIORNATA DI PREGHIERA AD ASSISI

CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 26 ottobre 2011 (ZENIT.org).- Riportiamo l’omelia che Papa Benedetto XVI ha pronunciato questo mercoledì mattina in occasione dell’Udienza generale presiedendo una celebrazione della Parola in preparazione alla Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo “Pellegrini della verità, pellegrini della pace”, in programma questo giovedì ad Assisi.
* * *
Cari fratelli e sorelle,
oggi il consueto appuntamento dell’Udienza generale assume un carattere particolare, poiché siamo alla vigilia della Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo, che si terrà domani ad Assisi, a venticinque anni dal primo storico incontro convocato dal Beato Giovanni Paolo II. Ho voluto dare a questa giornata il titolo « Pellegrini della verità, pellegrini della pace », per significare l’impegno che vogliamo solennemente rinnovare, insieme con i membri di diverse religioni, e anche con uomini non credenti ma sinceramente in ricerca della verità, nella promozione del vero bene dell’umanità e nella costruzione della pace. Come ho già avuto modo di ricordare, « Chi è in cammino verso Dio non può non trasmettere pace, chi costruisce pace non può non avvicinarsi a Dio ».
Come cristiani, siamo convinti che il contributo più prezioso che possiamo dare alla causa della pace è quello della preghiera. Per questo motivo ci ritroviamo oggi, come Chiesa di Roma, insieme ai pellegrini presenti nell’Urbe, nell’ascolto della Parola di Dio, per invocare con fede il dono della pace. Il Signore può illuminare la nostra mente e i nostri cuori e guidarci ad essere costruttori di giustizia e di riconciliazione nelle nostre realtà quotidiane e nel mondo.
Nel brano del profeta Zaccaria che abbiamo appena ascoltato è risuonato un annuncio pieno di speranza e di luce (cfr Zc 9,10). Dio promette la salvezza, invita ad « esultare grandemente » perché questa salvezza si sta per concretizzare. Si parla di un re: « Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso » (v. 9), ma quello che viene annunciato non è un re che si presenta con la potenza umana, la forza delle armi; non è un re che domina con il potere politico e militare; è un re mansueto, che regna con l’umiltà e la mitezza di fronte a Dio e agli uomini, un re diverso rispetto ai grandi sovrani del mondo: « cavalca un asino, un puledro figlio d’asina », dice il profeta (ibidem). Egli si manifesta cavalcando l’animale della gente comune, del povero, in contrasto con i carri da guerra degli eserciti dei potenti della terra. Anzi, è un re che farà sparire questi carri, spezzerà gli archi di battaglia, annuncerà la pace alle nazioni (cfr v. 10).
Ma chi è questo re di cui parla il profeta Zaccaria? Andiamo per un momento a Betlemme e riascoltiamo ciò che l’Angelo dice ai pastori che vegliavano di notte facendo guardia al proprio gregge. L’Angelo annuncia una gioia che sarà di tutto il popolo, legata ad un segno povero: un bambino avvolto in fasce, posto in una mangiatoia (cfr Lc 2,8-12). E la moltitudine celeste canta « Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama » (v. 14), agli uomini di buona volontà. La nascita di quel bambino, che è Gesù, porta un annuncio di pace per tutto il mondo. Ma andiamo anche ai momenti finali della vita di Cristo, quando Egli entra in Gerusalemme accolto da una folla festante. L’annuncio del profeta Zaccaria dell’avvento di un re umile e mansueto tornò alla mente dei discepoli di Gesù in modo particolare dopo gli eventi della passione, morte e risurrezione, del Mistero pasquale, quando riandarono con gli occhi della fede a quel gioioso ingresso del Maestro nella Città Santa. Egli cavalca un asina, presa in prestito (cfr Mt 21,2-7): non è su di una ricca carrozza, non è a cavallo come i grandi. Non entra in Gerusalemme accompagnato da un potente esercito di carri e di cavalieri. Egli è un re povero, il re di coloro che sono i poveri di Dio. Nel testo greco appare il termine praeîs, che significa i mansueti, i miti; Gesù è il re degli anawim, di coloro che hanno il cuore libero dalla brama di potere e di ricchezza materiale, dalla volontà e dalla ricerca di dominio sull’altro. Gesù è il re di quanti hanno quella libertà interiore che rende capaci di superare l’avidità, l’egoismo che c’è nel mondo, e sanno che Dio solo è la loro ricchezza. Gesù è re povero tra i poveri, mite tra quelli che vogliono essere miti. In questo modo Egli è re di pace, grazie alla potenza di Dio, che è la potenza del bene, la potenza dell’amore. E’ un re che farà sparire i carri e i cavalli da battaglia, che spezzerà gli archi da guerra; un re che realizza la pace sulla Croce, congiungendo la terra e il cielo e gettando un ponte fraterno tra tutti gli uomini. La Croce è il nuovo arco di pace, segno e strumento di riconciliazione, di perdono, di comprensione, segno che l’amore è più forte di ogni violenza e di ogni oppressione, più forte della morte: il male si vince con il bene, con l’amore.
E’ questo il nuovo regno di pace in cui Cristo è il re; ed è un regno che si estende su tutta la terra. Il profeta Zaccaria annuncia che questo re mansueto, pacifico, dominerà « da mare a mare e dal Fiume fino ai confini della terra » (Zc 9,10). Il regno che Cristo inaugura ha dimensioni universali. L’orizzonte di questo re povero, mite non è quello di un territorio, di uno Stato, ma sono i confini del mondo; al di là di ogni barriera di razza, di lingua, di cultura, Egli crea comunione, crea unità. E dove vediamo realizzarsi nell’oggi questo annuncio? Nella grande rete delle comunità eucaristiche che si estende su tutta la terra riemerge luminosa la profezia di Zaccaria. E’ un grande mosaico di comunità nelle quali si rende presente il sacrificio di amore di questo re mansueto e pacifico; è il grande mosaico che costituisce il « Regno di pace » di Gesù da mare a mare fino ai confini del mondo; è una moltitudine di « isole della pace », che irradiano pace. Dappertutto, in ogni realtà, in ogni cultura, dalle grandi città con i loro palazzi, fino ai piccoli villaggi con le umili dimore, dalle possenti cattedrali alle piccole cappelle, Egli viene, si rende presente; e nell’entrare in comunione con Lui anche gli uomini sono uniti tra di loro in un unico corpo, superando divisione, rivalità, rancori. Il Signore viene nell’Eucaristia per toglierci dal nostro individualismo, dai nostri particolarismi che escludono gli altri, per formare di noi un solo corpo, un solo regno di pace in un mondo diviso.
Ma come possiamo costruire questo regno di pace di cui Cristo è il re? Il comando che Egli lascia ai suoi Apostoli e, attraverso di loro, a tutti noi è: « Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli… Ed ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo » (Mt 28,19). Come Gesù, i messaggeri di pace del suo regno devono mettersi in cammino, devono rispondere al suo invito. Devono andare, ma non con la potenza della guerra o con la forza del potere. Nel brano del Vangelo che abbiamo ascoltato Gesù invia settantadue discepoli alla grande messe che è il mondo, invitandoli a pregare il Signore della messe perché non manchino mai operai nella sua messe (cfr Lc 10,1-3); ma non li invia con mezzi potenti, bensì « come agnelli in mezzo ai lupi » (v. 3), senza borsa, bisaccia, né sandali (cfr v. 4). San Giovanni Crisostomo, in una delle sue Omelie, commenta: « Finché saremo agnelli, vinceremo e, anche se saremo circondati da numerosi lupi, riusciremo a superarli. Ma se diventeremo lupi, saremo sconfitti, perché saremo privi dell’aiuto del pastore » (Omelia 33, 1: PG 57, 389). I cristiani non devono mai cedere alla tentazione di diventare lupi tra i lupi; non è con il potere, con la forza, con la violenza che il regno di pace di Cristo si estende, ma con il dono di sé, con l’amore portato all’estremo, anche verso i nemici. Gesù non vince il mondo con la forza delle armi, ma con la forza della Croce, che è la vera garanzia della vittoria. E questo ha come conseguenza per chi vuole essere discepolo del Signore, suo inviato, l’essere pronto anche alla passione e al martirio, a perdere la propria vita per Lui, perché nel mondo trionfino il bene, l’amore, la pace. E’ questa la condizione per poter dire, entrando in ogni realtà: « Pace a questa casa » (Lc 10,5).
Davanti alla Basilica di San Pietro, si trovano due grandi statue dei santi Pietro e Paolo, facilmente identificabili: san Pietro tiene in mano le chiavi, san Paolo invece tiene nelle mani una spada. Per chi non conosce la storia di quest’ultimo potrebbe pensare che si tratti di un grande condottiero che ha guidato possenti eserciti e con la spada ha sottomesso popoli e nazioni, procurandosi fama e ricchezza con il sangue altrui. Invece è esattamente il contrario: la spada che tiene tra le mani è lo strumento con cui Paolo venne messo a morte, con cui subì il martirio e sparse il suo proprio sangue. La sua battaglia non fu quella della violenza, della guerra, ma quella del martirio per Cristo. La sua unica arma fu proprio l’annuncio di « Gesù Cristo e Cristo crocifisso » (1Cor 2,2). La sua predicazione non si basò « su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza » (v. 4). Dedicò la sua vita a portare il messaggio di riconciliazione e di pace del Vangelo, spendendo ogni sua energia per farlo risuonare fino ai confini della terra. E questa è stata la sua forza: non ha cercato una vita tranquilla, comoda, lontana dalle difficoltà, dalle contrarietà, ma si è consumato per il Vangelo, ha dato tutto se stesso senza riserve, e così è diventato il grande messaggero della pace e della riconciliazione di Cristo. La spada che san Paolo tiene nelle mani richiama anche la potenza della verità, che spesso può ferire, può far male; l’Apostolo è rimasto fedele fino in fondo a questa verità, l’ha servita, ha sofferto per essa, ha consegnato la sua vita per essa. Questa stessa logica vale anche per noi, se vogliamo essere portatori del regno di pace annunciato dal profeta Zaccaria e realizzato da Cristo: dobbiamo essere disposti a pagare di persona, a soffrire in prima persona l’incomprensione, il rifiuto, la persecuzione. Non è la spada del conquistatore che costruisce la pace, ma la spada del sofferente, di chi sa donare la propria vita.
Cari fratelli e sorelle, come cristiani vogliamo invocare da Dio il dono della pace, vogliamo pregarlo che ci renda strumenti della sua pace in un mondo ancora lacerato da odio, da divisioni, da egoismi, da guerre, vogliamo chiedergli che l’incontro di domani ad Assisi favorisca il dialogo tra persone di diversa appartenenza religiosa e porti un raggio di luce capace di illuminare la mente e il cuore di tutti gli uomini, perché il rancore ceda il posto al perdono, la divisione alla riconciliazione, l’odio all’amore, la violenza alla mitezza, e nel mondo regni la pace. Amen.
[Dopo la catechesi, il Pontefice ha rivolto un appello per le popolazioni della Turchia:]
Cari fratelli e sorelle, prima di salutarvi nelle diverse lingue, comincio con un appello. In questo momento, il pensiero va alle popolazioni della Turchia duramente colpite dal terremoto, che ha causato gravi perdite di vite umane, numerosi dispersi e ingenti danni. Vi invito ad unirvi a me nella preghiera per coloro che hanno perso la vita e ad essere spiritualmente vicini a tante persone così duramente provate. L’Altissimo dia sostegno a tutti coloro che sono impegnati nell’opera di soccorso. Adesso saluto nelle diverse lingue.
[Il Papa ha poi salutato i pellegrini in diverse lingue. In Italiano ha detto:]
E infine rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i giovani dell’Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie, accompagnati dal loro Pastore Mons. Giovan Battista Pichierri, e gli alunni della scuola « Sacro Cuore » di Roma. Su tutti invoco, per intercessione della Vergine Maria, ogni desiderato bene e formulo fervidi voti che ciascuno possa rendere una generosa testimonianza cristiana.
Saluto, infine, i giovani, i malati e gli sposi novelli. L’esempio di San Francesco d’Assisi, sulla cui tomba sosterò domani in preghiera, sostenga voi, cari giovani, nell’impegno di quotidiana fedeltà a Cristo; incoraggi voi, cari ammalati, a seguire sempre Gesù nel cammino della prova e della sofferenza; aiuti voi, cari sposi novelli, a fare della vostra famiglia il luogo del costante incontro con l’amore di Dio e dei fratelli. Grazie a voi tutti. Buona giornata.

Publié dans:Papa Benedetto XVI, preghiere |on 26 octobre, 2011 |Pas de commentaires »

Le preghiere del medico (Da Ippocrate a Giovanni Paolo II)

dal sito:

http://www.vatican.va/news_services/or/or_quo/commenti/2011/018q01b1.html

Da Ippocrate a Giovanni Paolo II

Le preghiere del medico

di José María Simón Castellví

Presidente della Federazione internazionale
delle associazioni mediche cattoliche
Il giuramento di Ippocrate è un documento, noto non solo nel campo della medicina, che in alcune università i nuovi medici leggono solennemente durante una cerimonia al termine della carriera universitaria. Si tratta di un testo molto valido dal punto di vista dell’etica professionale, salvo in alcune versioni che in malafede eliminano la tutela della vita nascente:  il non dover dare prodotti abortivi scompare o viene sostituito con una frase anodina, a discapito della professione o della verità storica.
Tuttavia l’invocazione di Apollo, Asclepio, Igea, Panacea e di altre divinità, nonostante sia suggestiva e non comporti un grande pericolo di politeismo in occidente, non mi convince del tutto. Il Signore è l’unico Dio. Ma esistono tre preghiere specifiche che il medico cristiano può recitare, e che richiamano prepotentemente la mia attenzione per la loro bellezza, devozione e dottrina.
La prima è un giuramento anonimo cristiano dei primi secoli, scritto in greco e conservato in un manoscritto vaticano medievale, ma il cui uso è attestato sin dal IV secolo. Il testo inizia con una benedizione a Dio, Padre, e continua affermando che il medico non macchierà la sua scienza, che a nessuno somministrerà un veleno anche se ne sarà richiesto, che non provocherà mai un aborto, che agirà secondo scienza e coscienza sempre a favore dei malati, in santità, evitando l’erotismo, custodendo il segreto (« come un segreto sacro »). La preghiera si conclude invocando l’aiuto di Dio e il rispetto degli uomini, con un monito:  il medico non si salverà se giurerà il falso. Si tratta di uno stupendo compendio dei comandamenti e della legge naturale per l’esercizio della professione medica.
Un’altra preghiera che mi colpisce sempre è quella attribuita a Mosè Maimonide, il medico ebreo nato a Córdoba, in Spagna, nel XII secolo. In essa chiede a Dio che ci riempia di amore per l’arte medica e per tutte le creature, che ci allontani dalla sete di guadagno e dal desiderio di gloria, che ci dia forza per servire il povero e il ricco, l’amico e il nemico, il buono e il cattivo, che non ci faccia distrarre, che ci faccia apprezzare il progresso della medicina e che i pazienti abbiano fiducia in noi.
Contiene quindi alcune parole che suonano decisamente attuali, applicabili al campo medico e a quasi ogni altro ambito, e specialmente alla cosiddetta tv spazzatura:  « Allontana dai miei pazienti i ciarlatani, l’esercito di parenti che danno mille consigli e portano molte volte alla morte. Se gli ignoranti mi scherniscono, concedimi, Signore, la corazza dell’amore della mia arte. Dammi pazienza dinanzi ai maleducati e agli appassionati ». Si vede da queste espressioni che l’homo sapiens è lo stesso in ogni epoca.
Nella preghiera si chiedono anche forza di volontà e l’opportunità di ampliare sempre più le proprie conoscenze, cioè l’equivalente attuale della formazione permanente, tanto elogiata dalla comunità internazionale. Non posso non ricordare l’opera che per secoli gli ebrei sefarditi hanno realizzato per la diffusione della lingua spagnola e della medicina su base scientifica.
La terza grande preghiera del medico è quella che Giovanni Paolo II, prossimo alla beatificazione, scrisse il 29 giugno del 2000 ai medici cattolici, consegnata alla Federazione internazionale delle associazioni mediche cattoliche. Si tratta di un vero e proprio gioiello che in molti recitiamo spesso, in diverse lingue.
Papa Wojtyla inizia con un’invocazione al Signore Gesù, medico divino, che nella sua vita terrena ha prediletto quanti soffrono e ha affidato ai suoi discepoli il ministero della guarigione. Parla poi della nostra grande missione, del servizio quotidiano, dello strumento dell’amore di Dio. Ci chiede di saper scoprire negli altri il volto di Cristo. Parla della verità, della sapienza, della scienza, delle cause e dei rimedi, della verità e della vita:  che l’annuncio, la testimonianza, l’impegno a favore di quanti hanno più bisogno, sull’esempio dei santi medici, ci aiutino a rinnovare le strutture sanitarie. Che Dio benedica il nostro studio, illumini la nostra ricerca e i nostri insegnamenti. E « che al termine del nostro pellegrinaggio terreno possiamo contemplare il tuo volto glorioso e provare la gioia dell’incontro con te nel tuo regno di gioia e di pace infinite ».

(L’Osservatore Romano 23 gennaio 2011)

Publié dans:preghiere |on 13 octobre, 2011 |Pas de commentaires »

(S. Gregorio di Nissa « Vita di S. Macrina ») Non ricordare più i miei peccati…

dal sito:

http://www.gregoriopalamas.it/Preghiere.htm

(S. Gregorio di Nissa « Vita di S. Macrina »)

Non ricordare più i miei peccati;

se ho mancato,
per la debolezza della mia natura,
in parole, opere e pensieri, tu perdonami,
tu che hai il potere di rimettere i peccati.
Deponendo l’abito del corpo,
la mia anima sia trovata senza colpa.
Più ancora: degnati, o mio Dio,
di ricevere nelle tue mani l’anima mia
senza colpa e senza macchia
quale una gradita offerta.

Publié dans:Padri della Chiesa e Dottori, preghiere |on 10 septembre, 2011 |Pas de commentaires »

Giovanni Paolo II, preghiera per la festa della Natività di Maria (1980)

dal sito:

http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/prayers/documents/hf_jp-ii_19800908_prayer-nascita-maria_it.html

PREGHIERA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II

IN OCCASIONE DELLA FESTA DELLA NATIVITÀ DELLA VERGINE MARIA

(Santa Messa in Frascati, 8 settembre 1980)

O Vergine nascente,

speranza e aurora di salvezza al mondo intero,
volgi benigna il tuo sguardo materno a noi tutti,
qui riuniti per celebrare e proclamare le tue glorie!

O Vergine fedele,

che sei stata sempre pronta e sollecita ad accogliere, conservare e meditare la Parola di Dio,
fa’ che anche noi, in mezzo alle drammatiche vicende della storia,
sappiamo mantenere sempre intatta la nostra fede cristiana,
tesoro prezioso tramandatoci dai Padri!

O Vergine potente,

che col tuo piede schiacci il capo del serpente tentatore,
fa’ che realizziamo, giorno dopo giorno, le nostre promesse battesimali, con le quali abbiamo rinunziato a Satana, alle sue opere ed alle sue seduzioni,
e sappiamo dare al mondo una lieta testimonianza della speranza cristiana.

O Vergine clemente,

che hai sempre aperto il tuo cuore materno alle invocazioni dell’umanità, talvolta divisa dal disamore ed anche, purtroppo, dall’odio e dalla guerra, fa’ che sappiamo sempre crescere tutti, secondo l’insegnamento del tuo figlio, nell’unità e nella pace, per essere degni figli dell’unico Padre celeste.

Amen!

Publié dans:Papa Giovanni Paolo II, preghiere |on 7 septembre, 2011 |Pas de commentaires »

Preghiera per il popolo (Serapione, Eucologio, 5

dal sito:

http://www.monasterovirtuale.it/home/preghiere-dei-primi-cristiani/preghiere-dei-primi-cristiani/preghiera-per-il-popolo.html

Preghiera per il popolo

Noi confessiamo te, o Dio che ami gli uomini,

e ti presentiamo la nostra debolezza,

pregandoti di esser tu la nostra forza.

Perdonando i peccati passati, rimettici le colpe di un tempo,

fa’ di noi degli uomini nuovi.

Rendici tuoi servi, puri e senza macchia.

Ci consacriamo a te: ricevici, o Dio di verità,

ricevi il tuo popolo e cancella ogni sua colpa;

fallo vivere nella rettitudine e nell’innocenza.

Tutti siano in grado di essere annoverati tra gli angeli,

e tutti siano eletti e santi.

Ti preghiamo per quelli che hanno la fede

e hanno riconosciuto il Signore Gesù Cristo;

che essi siano confermati nella fede,

nella conoscenza e nella dottrina.

Ti preghiamo per questo popolo; verso tutti sii clemente,

manifestati e mostra la tua luce;

tutti riconoscano te, Padre increato,

e il tuo Figlio unico, Gesù Cristo.

Ti preghiamo per tutte le autorità; il loro governo sia pacifico

per la tranquillità della Chiesa cattolica.

Ti preghiamo, Dio delle misericordie,

per i liberi e per gli schiavi,per gli uomini e per le donne,

i vecchi ed i fanciulli, i poveri ed i ricchi;

mostra a tutti la tua benevolenza, su tutti stendi la tua bontà;

di tutti abbi pietà e dirigi la loro strada verso di te.

Ti preghiamo per quelli che soffrono,

per i prigionieri e i bisognosi; fortificali tutti;

liberali dalle catene, dalla miseria; confortali tutti,

tu che sei il sollievo e la consolazione.

Ti preghiamo per gli ammalati; concedi loro la salute,

la guarigione dai loro mali; concedi

loro una salute perfetta del corpo e dell’anima.

Tu sei il Salvatore ed il Benefattore;

tu sei il Signore e il Re di tutti.

Ti abbiamo rivolto la nostra preghiera per tutti,

per mezzo del tuo Unico, Gesù Cristo;

per lui ti siano rese gloria e potenza nello Spirito Santo,

ora ed in tutti i secoli dei secoli.

Amen.

Serapione, Eucologio, 5 

Questo pane sia dato a noi ogni giorno (Cipriano di Cartagine)

dal sito:

http://www.monasterovirtuale.it/home/preghiere-dei-primi-cristiani/preghiere-dei-primi-cristiani/questo-pane-sia-dato-a-noi-ogni-giorno.html

Questo pane sia dato a noi ogni giorno

lo invece, una volta lavato i piedi,

ho bisogno di quel battesimo di cui il Signore ha detto:

« Quanto a me, con un altro battesimo

devo essere battezzato ».

Preghiamo che ogni giorno questo pane sia dato a noi,

che viviamo nella grazia di Cristo,

ed ogni giorno riceviamo l’Eucaristia

quale farmaco di salute,

affinche non ci avvenga che sospesi per qualche misfatto

dalla comunione del Pane celeste,

siamo separati dal corpo di Cristo.

Cipriano di Cartagine, L’orazione del Signore

(Preghiera trovata nello zaino di un soldato morto nel 1944 durante la battaglia di Montecassino)

dal sito:

http://apologetica.altervista.org/index.html

(Preghiera trovata nello zaino di un soldato morto nel 1944 durante la battaglia di Montecassino)

Ascoltami, o Dio!
M’avevano detto che tu non esistevi
ed io, come un idiota, ci avevo creduto.
Ma l’altra sera, dal fondo della buca di una bomba, ho veduto il tuo cielo.
All’improvviso mi sono reso conto
che m’avevano detto una menzogna.
Se mi fossi preso la briga di guardare bene le cose che hai fatto tu, avrei capito subito che quei tali si rifiutavano di chiamare gatto un gatto .
Strano che sia stato necessario
ch’io venissi in questo inferno
per avere il tempo di vedere il tuo volto!
Io ti amo terribilmente…
ecco quello che voglio che tu sappia.
Ci sarà tra poco una battaglia spaventosa.
Chissà?
Può darsi che io arrivi da te questa sera stessa.
Non siamo stati buoni compagni fino ad ora e io mi domando, mio Dio, se tu mi aspetterai sulla porta.
Guarda: ecco come piango!
Proprio io, mettermi a frignare!
Ah, se ti avessi conosciuto prima !
Andiamo! Bisogna che io parta.
Che cosa buffa:
dopo che ti ho incontrato non ho più paura di morire.
Arrivederci!

Publié dans:preghiere |on 16 juillet, 2011 |Pas de commentaires »

COMPAGNI DI VOLO

dal sito:

http://www.monasterovirtuale.it/home/testimonideltempo.html

COMPAGNI DI VOLO

Voglio ringraziarti, Signore per il dono della vita;
ho letto da qualche parte che gli uomini hanno un’ala soltanto:
possono volare solo rimanendo abbracciati.
A volte, nei momenti di confidenza, oso pensare,
Signore, che tu abbia un’ala soltanto, l’altra la tieni nascosta,
forse per farmi capire che tu non vuoi volare senza di me;
per questo mi hai dato la vita:
perché io fossi tuo compagno di volo.
Insegnami, allora, a librarmi con Te,.
Perché vivere non è trascinare la vita,
non è strapparla, non è rosicchiarla,
vivere è abbandonarsi come un gabbiano all’ebbrezza del vento.
Vivere è assaporare l’avventura della libertà.
Vivere è stendere l’ala, l’unica ala, con la fiducia
Di chi sa di avere nel volo un partner grande come Te.
Ma non basta saper volare con Te, Signore.
Tu mi hai dato il compito
Di abbracciare anche il fratello e aiutarlo a volare.
Ti chiedo perdono, perciò, per tutte le ali che non ho aiutato a distendersi.
Non farmi più passare indifferente vicino al fratello che è rimasto con l’ala ,
l’unica ala inesorabilmente impigliata
nella rete della miseria e della solitudine
e si è ormai persuaso di non essere più degno di volare con Te;
soprattutto per questo fratello sfortunato,
dammi, o Signore, un’ala di riserva.

Don Tonino Bello

Publié dans:preghiere |on 2 juillet, 2011 |Pas de commentaires »

PAPA BENEDETTO XVI: PREGHIERA NEL SANTUARIO DI LORETO (9-10 DICEMBRE 2005)

dal sito:

http://www.lavocecattolica.it/preghiera.benedetto.XVI.htm

PAPA BENEDETTO XVI

(9-10 DICEMBRE 2005)

PREGHIERA NEL SANTUARIO DI LORETO

            Santa Maria, Madre di Dio, ti salutiamo nella tua casa.

            Qui l’arcangelo Gabriele ti ha annunciato che dovevi diventare la Madre del Redentore; che in te il Figlio eterno del Padre, per la potenza dello Spirito Santo, voleva farsi uomo.

            Qui dal profondo del tuo cuore hai detto: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc.1,38). Così in te il Verbo si è fatto carne (Gv.1,14).

           Così tu sei diventata tempio vivente, in cui l’Altissimo ha preso dimora corporalmente; sei diventata porta per la quale Egli è entrato nel mondo.

            Dopo il ritorno dall’Egitto qui, sotto la fedele protezione di san Giuseppe, hai vissuto insieme con Gesù fino all’ora del Suo battesimo nel Giordano.

            Qui hai pregato con Lui, con le antichissime preghiere d’Israele, che allora diventavano parole del Figlio rivolte al Padre, cosicché ora noi, in queste preghiere, possiamo pregare insieme col Figlio e siamo uniti al tuo pregare, santa Vergine Madre.

            Qui avete letto insieme le Sacre Scritture e certamente avete anche riflettuto sulle parole misteriose del libro del profeta Isaia: “Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità… Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo… Il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà la loro iniquità” (Is.53,5.8.11). Già poco dopo la nascita di Gesù, il vecchio Simeone nel tempio di Gerusalemme ti aveva detto, che una spada avrebbe trafitto la tua anima (Lc.2,35).

            Dopo la prima visita al tempio con il Dodicenne siete tornati in questa casa a Nazaret, e qui per molti anni hai sperimentato quello che Luca riassume nelle parole: “… e stava loro sottomesso” (Lc.2,51). Tu hai visto l’obbedienza del Figlio di Dio, l’umiltà di Colui che è il Creatore dell’universo e dai Suoi connazionali veniva chiamato ed era “il carpentiere” (Mc.6,3).

            Santa Madre del Signore, aiutaci a dire “sì” alla volontà di Dio anche quando non la comprendiamo. Aiutaci a fidarci della Sua bontà anche nell’ora del buio. Aiutaci a diventare umili come lo era il tuo Figlio e come lo eri tu. Proteggi le nostre famiglie, perché siano luoghi della fede e dell’amore; perché cresca in esse quella potenza del bene di cui il mondo ha tanto bisogno. Proteggi il nostro Paese, perché rimanga un Paese credente; perché la fede ci doni l’amore e la speranza che ci indica la strada dall’oggi verso il domani. Tu, Madre buona, soccorrici nella vita e nell’ora della morte. Amen.

Benedetto XVI

Publié dans:Papa Benedetto XVI, preghiere |on 31 mai, 2011 |Pas de commentaires »
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