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LA SPERANZA CURA L’ANIMA (secondo mistero gaudioso del Rosario)

http://www.zenit.org/article-30770?l=italian

LA SPERANZA CURA L’ANIMA

Padre Stefano M. Manelli spiega il Secondo mistero gaudioso del Rosario

di padre Stefano M. Manelli F.I.
ROMA, martedì, 22 maggio 2012 (ZENIT.org) – In questo mistero contempliamo il disegno di Dio che realizza le speranze dei suoi figli.
Sant’Elisabetta sperava nella maternità, voleva diventare mamma, bramava un figliuolo da offrire a Dio. E fu esaudita nella speranza.
La Madonna Santissima sperava con l’umanità intera nell’avvento del Rendentore e Salvatore. Bramava affrettarne l’arrivo per essere a suo totale servizio. E fu esaudita anch’Ella.
Chi spera nel Signore non resterà deluso. «Ho sperato in te, Signore, non sarò confuso in eterno»(Sal 30,2).
La virtù della speranza è la virtù che ci fa guardare in alto, ci fa confidare in Dio, ci fa attendere sereni l’aiuto e il conforto da Colui che ci ama e non manca di provvedere ai suoi figli.
Certo, la nostra speranza deve riguardare soprattutto i veri e i grandi beni, che sono quelli spirituali ed eterni; ma non esclude anche i beni temporali, per quanto siano secondari.
Il nostro grave difetto, invece, sta nel fatto che noi siamo ripieni quasi unicamente di speranze terrene.
Noi speriamo di avere il lavoro, di stare bene in salute, di trovare marito, di vincere il concorso, di avere una casa, ecc… Tutte cose buone, ma certamente non così importanti e necessarie come la salvezza dell’anima, l’amore di Dio e del prossimo, la fedeltà alla Chiesa, la pratica dei Sacramenti, l’esercizio delle virtù, la vita di preghiera e di penitenza, l’aspirazione al
Paradiso…
Quando san Tommaso Moro, Gran Cancelliere d’Inghilterra, fu condannato a morte per la sua fedeltà alla religione cattolica e alla Chiesa, nel giorno del suo martirio salì sul palco dei giustiziati con il volto sereno di chi si reca a una festa. Il carnefice stesso rimase così colpito che gli chiese perdono perché doveva tagliare la testa a una persona così nobile e lieta nel portamento. Ma san Tommaso lo abbracciò e gli disse: «Amico, tu mi fai il più gran piacere del mondo: tu mi apri le porte del Cielo!».
La speranza, virtù teologale, ci lega a Dio, Padre buono, ci lega al Paradiso e ci sospinge ad esso come al Regno di ogni gioia divina e della felicità eterna.
A noi capita, invece, di legarci e di sperare solo negli interessi e nelle soddisfazioni terrene, al punto che spesso facciamo servire la stessa pratica religiosa solo al conseguimento di speranze terrene: la guarigione da una malattia e la buona riuscita di un esame, ad esempio. Poi, appena ottenuta la guarigione o superato l’esame, addio preghiera e Comunione! Non è forse vero?
La speranza della Madonna, invece, ci appare sublime nella sua tensione amorosa verso Dio, invocato e bramato come Redentore dell’umanità, e Salvatore delle anime per l’eternità. La sua anima ha sperato nel Signore distaccata da se stessa e da ogni appoggio umano.
E Dio la sostiene e la conduce all’esultanza del bene sperato: «Il mio spirito esulta…» (Lc 1,47).
Il frutto della speranza, infatti, è la gioia. Nel Magnificat della Madonna c’è l’esplosione della gioia e della gratitudine di Colei che ha visto la realizzazione delle sue speranze. La Madonna esulta per l’avvento della Redenzione e della salvezza degli uomini, da Lei sperate con umile e fiduciosa attesa.
Per questo Ella è sempre pronta a riempire gli uomini di speranze in ogni situazione di travaglio. Anche l’ultima parola del grande messaggio di Fatima è una parola di immensa e gioiosa speranza: «Infine, il mio Cuore Immacolato trionferà!».
Di fronte allo scenario del mondo in sfa celo di corruzione e di violenza, di errori e di sporcizie, possiamo rivolgerci a Colei che la Chiesa chiama «Madre di misericordia, vita, dolcezza speranza nostra…», possiamo attendere con fiducia il giorno del trionfo del Cuore Immacolato di Maria.
In quel giorno, anche noi canteremo il Magnificat della gioia e della riconoscenza, se saremo stati fedeli al suo materno messaggio di preghiera e di penitenza, di consacrazione al suo Cuore Immacolato e di riparazione delle colpe nostre e altrui.
In particolare, per tutte le anime devote del suo Cuore Immacolato, la Madonna ha offerto non solo la speranza della salvezza, ma anche il privilegio di trovarsi in cielo molto vicine a Dio, perché «saranno amate da Dio come fiori da me posti ad adornare il Suo trono».
Dio voglia che noi siamo del numero di queste anime predilette!
*Per ogni approfondimento: Padre Stefano Maria Manelli, “O Rosario benedetto di Maria!” (Casa Mariana Editrice)

Publié dans:preghiere |on 12 septembre, 2012 |Pas de commentaires »

Il pane e il vino per l’Eucarestia

http://www.borgopiave.diocesi.it/liturgia%20a%20puntate/il%20pane%20e%20il%20vino.htm

Il pane e il vino per l’Eucarestia

Al tempo di Gesù il pane e il vino in Palestina erano l’alimento principale. Mangiare e bere hanno un profondo significato. Essi rendono possibile la vita. Chi non può mangiare e bere, chi non ha nulla da mangiare e da bere, deve morire. Così ogni pasto contiene un tacito accenno al carattere di dipendenza e di caducità della nostra vita. Cibo e bevande vengono sperimentate dall’uomo religioso come doni del Creatore, il quale è non solo l’origine e la fonte della vita, ma anche colui che la mantiene. Così il pasto è qualcosa che rimanda al Dio creatore. Chi pensa a ciò ringrazia. Ma ringraziare Dio significa pregare. E così la preghiera della mensa è un antichissimo uso dell’uomo. Il pasto stesso ha una connotazione religiosa, una solennità religiosa. Nello stesso tempo esso è un simbolo della comunione e dell’amicizia con tutti coloro che vi partecipano. Così il pane e il vino, il mangiare e il bere poterono diventare per Cristo dei segni visibili per un pasto nel quale egli stesso diviene cibo e nel quale egli stabilisce la comunione dei partecipanti con sé e tra loro.
Prima di prendere in considerazione singolarmente i due elementi invitiamo e leggere i numeri 281-286 di Principi e Norme per l’uso del Messale Romano e per facilitarne la comprensione e stimolare la riflessione riportiamo il commento ai numeri appena citati tratto da « Principi e norme per l’uso del Messale Romano – testo e commento », guida alla lettura di Rinaldo Falsini – Ed. O.R. Milano 1996:

PANE E VINO (nn. 281-286)
«Fedele all’esempio di Cristo, la Chiesa ha sempre usato pane e vino con acqua per celebrare la Cena del Signore» (n. 281). La frase non ha puro valore descrittivo, ma comporta una chiara presa di posizione di fronte a proposte anche molto recenti di usare altri alimenti propri di determinate culture (africane e asiatiche), quale il riso, il tè ecc. La continuità della tradizione, contro i tentativi verificatisi fin dai primi secoli, ha una sua chiara motivazione. Non si tratta di semplici alimenti conviviali, di cibo e di bevanda, ma di pane e vino ritenuti e usati quali simboli per indicare il Corpo e il Sangue di Cristo.
Ciò non toglie che il pane secondo la tradizione latina deve essere di frumento, fresco e azzimo (n. 282) – si presenti veramente come cibo (n. 283). Il richiamo alla sua evidenza di vero pane, non apparente ed evanescente come sono le sottilissime «ostie» bianche, è senza dubbio un omaggio alla verità degli elementi rituali, la valorizzazione del segno. Vero pane che rievochi le parole e il gesto di Gesù: « Io sono il pane vivo.., prese il pane… lo spezzò e lo distribuì ».
Ma vero pane anche in vista della valorizzazione del gesto della frazione: « Conviene che il pane eucaristico, sebbene azzimo e confezionato nella forma tradizionale, sia fatto in modo che il sacerdote nella Messa celebrata con il popolo possa spezzare davvero l’ostia in più parti e distribuirla almeno ad alcuni fedeli » (n. 283). Spezzare l’unico pane, distribuirlo fra i commensali e mangiarlo insieme è anche per noi, non solo per l’uomo biblico, un segno di comunione fraterna, «Il gesto della frazione del pane – continua il nostro numero – con cui l’eucaristia veniva semplicemente designata nel tempo apostolico, manifesterà sempre più la forza e l’importanza del segno dell’unità di tutti in un unico pane, e del segno della carità per il fatto che unico pane è distribuito tra i fratelli». Sacrificando la frazione del pane, come regolarmente avviene con l’uso del pane eucaristico di dimensioni ridotte, si sacrifica il segno dell’unità e della carità, al quale tanta importanza veniva riconosciuta al tempo apostolico.
L’impoverimento dei gesti rituali comporta sempre un impoverimento della nostra catechesi. Sacrificando il segno si rende sempre meno comprensibile la realtà del mistero eucaristico, perché questo si svela « attraverso i riti e le preghiere » (SC 48). Purtroppo l’invito dell’istruzione non è stato accolto che in rarissimi casi, in qualche celebrazione di gruppo. È diventato invece norma generale l’eccezione prevista sempre nel nostro testo: « Le ostie piccole non sono comunque affatto escluse, quando il numero dei comunicandi, o altre ragioni pastorali lo esigono » (n. 283).
Il vino, sempre per il suo simbolismo biblico (cf. Lc 22, 18) deve essere tratto dalla vite, naturale e genuino (n. 284). Per ragioni pratiche si è introdotto il vino bianco, anche se il colore rosso evoca più da vicino il sangue.
L’Istruzione esorta alla diligenza nella conservazione del pane e del vino (n. 285) e dà alcuni suggerimenti per la soluzione di qualche difficoltà in cui il sacerdote può venire a trovarsi.

Publié dans:liturgia, preghiere |on 6 août, 2012 |Pas de commentaires »

23 luglio (f): Orazioni di Santa Brigida di Svezia:

http://www.gesunuovo.it/testi/Brigida_15_SA.html

23 luglio (f): Orazioni di Santa Brigida di Svezia:

contemplare il mistero della Passione Redentrice di Cristo Gesù

Prima orazione
O Signore Gesù Cristo, eterna dolcezza di coloro che ti amano, giubilo che trapassa ogni gioia ed ogni desiderio, salute e amore di coloro che si pentono, ai quali dicesti: « Le mie delizie sono con i figli degli uomini », essendoti fatto uomo per loro salvezza, ricordati di quelle cose che ti mossero a prendere la carne umana e di quello che sopportasti dal principio della tua incarnazione fino al salutifero tempo del tuo patire, ab aeterno ordinato nel Dio Uno e Trino. Ricordati del dolore che, come affermi tu stesso, ebbe l’anima tua quando dicesti: « La mia anima è triste fino alla morte », quando nell’ultima cena che facesti coi tuoi discepoli, dando loro per vivanda il tuo corpo e il tuo sangue, lavando i loro piedi e amorevolmente consolandoli, predicesti la tua imminente passione.
Ricordati del tremito, dell’angustia e dolore che sopportasti nel santissimo corpo, prima di andare sul patibolo della croce, quando dopo l’aver tu fatto tre volte orazione al Padre, pieno di sudor di sangue, ti vedesti tradito da uno dei tuoi discepoli, preso dal tuo popolo eletto, accusato da falsi testimoni, iniquamente da tre giudici condannato a morte, nel più solenne tempo della Pasqua tradito, burlato, spogliato delle tue vesti, percosso nella faccia con gli occhi bendati, legato alla colonna, flagellato e coronato di spine. Concedimi dunque, ti prego dolcissimo Gesù, per le memorie che serbo di queste pene, prima della mia morte, sentimenti di vera contrizione, una sincera confessione e remissione di tutti i miei peccati. Amen.
O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in Cielo, abbi pietà di noi. – Pater, Ave.

Seconda orazione
O Gesù, vera letizia degli Angeli e paradiso di delizie, ricordati degli orribili tormenti che provasti quando i nemici tuoi, come ferocissimi leoni avendoti circondato, con schiaffi, sputi, graffi ed altri inauditi supplizi ti lacerarono; e per le ingiuriose parole, per le aspre percosse e durissimi tormenti, con i quali i nemici tuoi ti afflissero, io ti supplico che Tu voglia liberarmi dai miei nemici, così visibili come invisibili, e concedi che sotto l’ombra delle tue ali io ritrovi la protezione dell’eterna salute. Amen.
O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in Cielo, abbi pietà di noi. – Pater, Ave.

S.Brigida ai piedi del Crocifisso
[Santuario di Caltagirone, Catania]
Terza orazione

O Verbo incarnato, Onnipotente creatore del mondo, che sei immenso, incomprensibile, e puoi racchiudere l’universo nello spazio di un palmo, ricordati dell’amarissimo dolore che sopportasti quando le santissime tue mani e i tuoi piedi furono confitti con chiodi acutissimi sul legno della croce. Oh qual dolore provasti, o Gesù, allorché i perfidi crocifissori dilaniarono le tue membra e sciolsero le congiunture delle tue ossa, tirarono il tuo corpo per ogni verso, a loro piacere. Ti prego, per la memoria di questi dolori sopportati da te sopra la croce, che tu mi voglia concedere che io ti ami e tema quanto si conviene. Amen.
O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in Cielo, abbi pietà di noi. – Pater, Ave.

Quarta orazione
O Signore Gesù Cristo Celeste Medico, ricordati delle sofferenze e dei dolori che sentisti nelle tue già lacerate membra, mentre si levava in alto la croce. Dai piedi alla testa eri tutto un cumulo di dolori, e nondimeno ti scordasti di tanta pena, e porgesti pietosamente preghiere al Padre per i nemici tuoi dicendo: « Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno ». Per questa smisurata carità e misericordia, e per la memoria di questi dolori, concedimi di ricordarmi della tua amatissima Passione, affinché essa mi giovi per una piena remissione di tutti i miei peccati. Amen.
O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in Cielo, abbi pietà di noi. – Pater, Ave.

Quinta orazione
Rammentati, o Signore Gesù Cristo, specchio di eterna chiarezza, dell’afflizione che avesti quando, veduta la predestinazione di quegli eletti che, mediante la tua Passione, dovevano salvarsi, prevedesti ancora che molti non ne avrebbero profittato. Pertanto ti chiedo, per la profondità della misericordia che mostrasti non solo nell’aver dolore dei perduti e disperati, ma nell’adoperarla verso il ladrone quando gli dicesti: « Oggi sarai con me in paradiso », che tu voglia, pietoso Gesù, adoperarla sopra di me al punto della mia morte. Amen.
O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in Cielo, abbi pietà di noi. – Pater, Ave.

Gesù schernito e coronato di spine
[Tiziano Vecellio]
Sesta orazione
O Gesù Re amabile, ricordati del dolore che provasti, quando nudo e disprezzato pendesti in croce, senza avere, fra tanti amici e conoscenti che ti erano intorno, chi ti consolasse, eccetto la tua dilettissima Madre, alla quale raccomandasti il discepolo prediletto, dicendo: « Donna, ecco il tuo figlio! », ed al discepolo: « Ecco la tua Madre! ». Fiducioso ti prego, pietosissimo Gesù, per il coltello del dolore che allora le trapassò l’anima, che tu abbia compassione di me nelle afflizioni e tribolazioni mie così del corpo come dello spirito, e mi consoli porgendomi aiuto e gaudio in ogni prova e avversità. Amen.
O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in Cielo, abbi pietà di noi. – Pater, Ave.

Settima orazione
O Signore Gesù Cristo, fonte di dolcezza inestinguibile, che mosso da intimo affetto di amore dicesti in Croce: « Ho sete », cioè desidero sommamente la salute del genere umano, accendi, ti preghiamo, in noi, il desiderio di operare perfettamente, spegnendo del tutto la sete delle concupiscenze peccaminose e il fervore dei piaceri mondani. Amen.
O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in Cielo, abbi pietà di noi. – Pater, Ave.

Ottava orazione
O Signore Gesù Cristo, dolcezza dei cuori e soavità grandissima delle menti, concedi a noi miseri peccatori, per l’amarezza dell’aceto e del fiele che per noi gustasti nell’ora della tua morte, che in ogni tempo, specialmente nell’ora del morire nostro, noi ci possiamo cibare del Corpo e Sangue tuo non indegnamente, ma in rimedio e consolazione delle anime nostre. Amen.
O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in Cielo, abbi pietà di noi. – Pater, Ave.

Gesù crocifisso, tra Maria, S.Giovanni Evangelista, la Maddalena e altri Santi
[Chiesa Madre di Longobucco CS]
Nona orazione
O Signore Gesù Cristo, giubilo della mente, ricordati dell’angustia e dolore che patisti quando, per l’amarezza della morte e l’insulto dei giudei gridasti al Padre tuo: « Eloì, Eloì, lamà sabactanì; » cioè: « Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? ». Per questo ti chiedo che nell’ora della mia morte tu non mi abbandoni.
O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in Cielo, abbi pietà di noi. – Pater, Ave.

Decima orazione
O Signore Gesù Cristo, principio e termine ultimo del nostro amore, che dalla punta dei piedi fino alla cima del capo ti sommergesti nel mare dei patimenti, ti prego, per le larghe e profondissime tue piaghe, che tu mi voglia insegnare ad operare perfettamente, con vera carità, nella legge e nei precetti tuoi. Amen.
O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in Cielo, abbi pietà di noi. – Pater, Ave.

Undicesima orazione
O Signore Gesù Cristo, profondo abisso di pietà e di misericordia, io ti domando, per la profondità delle piaghe che trapassarono non solo la tua carne e il midollo delle tue ossa, ma anche le più intime viscere, che ti piaccia sollevare me, sommerso nei peccati, e nascondermi nelle aperture delle tue ferite. Amen.
O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in Cielo, abbi pietà di noi. – Pater, Ave.

Dodicesima orazione
O Signore Gesù Cristo, specchio di verità, segno di unità e legame di carità, abbi in mente le innumerevoli ferite di cui fu ricoperto il tuo Corpo, lacerato dagli empi Giudei e imporporato del tuo stesso preziosissimo Sangue. Scrivi, ti prego, con quello stesso Sangue nel mio cuore le tue ferite, affinché, nella meditazione del tuo dolore e del tuo amore, si rinnovi in me ogni giorno il dolore del tuo patire, si accresca l’amore, ed io perseveri continuamente nel renderti grazie sino alla fine della mia vita, cioè fino a quando io non verrò da te, pieno di tutti i beni e di tutti i meriti che ti degnasti donarmi dal tesoro della tua Passione. Amen.
O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in Cielo, abbi pietà di noi. – Pater, Ave.
Il volto di Gesù nella Sindone. Nonostante i segni della Passione è di una bellezza sovrumana e regale.

Tredicesima orazione
O Signore Gesù Cristo, Re invittissimo ed immortale, rammentati del dolore che sentisti quando, essendo tutte le forze del Corpo e del Cuore tuo venute meno, reclinando il capo dicesti: « Tutto è compiuto ». Perciò ti prego, per tale angustia e dolore, che tu abbia misericordia di me nell’ultima ora della mia vita, quando sarà l’anima mia turbata dall’ansia dell’agonia. Amen.
O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in Cielo, abbi pietà di noi. – Pater, Ave.

Quattordicesima orazione
O Signore Gesù Cristo, Unigenito dell’altissimo Padre, splendore e figura della sostanza Sua, ricordati dell’umile preghiera con la quale raccomandasti lo spirito tuo dicendo: « Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito ». E dopo, piegato il capo e aperte le viscere della tua misericordia per riscattarci, dando un forte grido esalasti l’ultimo respiro. Per questa preziosissima morte ti prego, o Re dei Santi, che tu mi faccia forte nel resistere al diavolo, al mondo ed alla carne, affinché, morto al mondo, io viva a Te solo, e tu riceva nell’ultima ora della mia vita lo spirito mio, che dopo lungo esilio e pellegrinaggio desidera ritornare alla sua patria. Amen.
O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in Cielo, abbi pietà di noi. – Pater, Ave.

Quindicesima orazione
O Signore Gesù Cristo, vera e feconda vita, ricordati dell’abbondante effusione del sangue tuo, allorché, piegato il capo sulla Croce, il soldato Longino ti squarciò il costato, da cui uscirono le ultime gocce di sangue ed acqua. Per questa amarissima Passione ferisci, ti prego, dolcissimo Gesù, il cuor mio, affinché giorno e notte io versi lacrime di penitenza e di amore: convertimi totalmente a te, perché il mio cuore sia perpetua abitazione di te e la conversione mia ti piaccia e ti sia accetta, ed il termine della mia vita sia lodevole, per lodarti insieme con tutti i Santi in eterno. Amen.
O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in Cielo, abbi pietà di noi. – Pater, Ave.

Preghiera
O Signore mio Gesù Cristo, Figlio di Dio vivo, accetta questa preghiera con lo stesso immenso amore col quale sopportasti tutte le piaghe del tuo santissimo Corpo; abbi di noi misericordia, ed a tutti i fedeli, vivi e defunti, concedi la tua misericordia, la tua grazia, la remissione di tutte le colpe e pene, e la vita eterna. Amen.

Publié dans:preghiere, Santi |on 23 juillet, 2012 |Pas de commentaires »

NATIVITA’ DI SAN GIOVANNI BATTISTA – PREGHIERA

http://www.preghiereperlafamiglia.it/nativita-san-giovanni-battista.htm

24 GIUGNO : NATIVITA’ DI SAN GIOVANNI BATTISTA

TRIDUO in preparazione della festa:

1) O glorioso S. Giovanni Battista, che fra i nati di donna fosti il profeta più grande: benché santificato sin dal seno materno, tu vorresti ritirarti nel deserto per dedicarti alla preghiere ed alla penitenza. Ottienici dal Signore il distacco da ogni ideale terreno per avviarci verso il raccoglimento del dialogo con Dio e la mortificazione delle passioni.

GLORIA AL PADRE…
2) O zelantissimo precursore di Gesù che pur senza operare alcun miracolo attirasti a te le folle per prepararle ad accogliere il Messia e ad ascoltare le sue parole di vita eterna, ottienici la docilità alle ispirazioni del Signore in modo che con la testimonianza della nostra vita possiamo condurre le anime a Dio, quelle soprattutto che hanno più bisogno della sua misericordia. GLORIA AL PADRE…

3) O martire invitto che per la fedeltà alla Legge di Dio e per la santità del matrimonio ti opponesti agli esempi di vita dissoluta a costo della libertà e della vita, ottienici da Dio una volontà forte e generosa affinché, vincendo ogni umano timore, osserviamo la Legge di Dio, professiamo apertamente la fede e seguiamo gli insegnamenti del Maestro Divino e della sua santa Chiesa. GLORIA AL PADRE…

PREGHIAMO :
O Padre, che hai mandato San Giovanni Battista a preparare a Cristo Signore un popolo ben disposto, allieta la tua Chiesa con l’abbondanza dei doni dello Spirito, e guidala sulla via della salvezza e della pace. Per Cristo nostro Signore.

Publié dans:preghiere, San Giovanni Battista |on 24 juin, 2012 |Pas de commentaires »

Preghiera del Solstizio d’estate

http://www.netcrim.org/public/incammino_doc_mostra.asp?cat_id=3&subcat_id=39&id_c=2679

Preghiera del Solstizio d’estate

Signore, voglio pregarti in questo tempo,
con le parole dell’ignoto salmista:
« Signore, non vado in cerca di cose grandi… »

Signore, ha ragione il salmista,
va tutto bene così,
così com’è, come l’hai donato:

Coi giorni che scorrono uno dopo l’altro,
con le albe e i tramonti a segnarli,
e le notti stellate con le Pleiadi e la « cintura » di Orione
che ci fanno fantasticare e sognare.
E con l’Estate: i campi di grano,
su cui occhieggiano papaveri e fiordalisi.

Va bene così, Signore,
con le nuvole ferme che coprono il cielo
o si rincorrono come bambini,
alte, spinte dal vento.
I ragazzi, che posato il motorino,
ridono e giocano poco lontano
nascosti, dietro il cortile,
e i nostri vecchi che sanno e sorridono,
e ci guardano, e rivedono, in noi e nei nostri figli,
la loro maturità e la loro giovinezza.

Ci basta e ci piace
vedere le rondini che tornano sempre a marzo,
e il calicantus che fiorisce d’inverno in giardino,
e il ciliegio e il melo a primavera.
E il vento che gioca con le foglie colorate
a sfidare la legge di gravità in autunno.

E la neve che copre le nostre case
e le tombe dei nostri cari,
e le nostre, quando tu,

Padre onnipotente nell’amore,
ci dirai, mi dirai: « E’ ora,
passiamo all’altra riva ».

Publié dans:preghiere |on 21 juin, 2012 |Pas de commentaires »

LODE ALLA DIVINA MISERICORDIA

http://www.certosini.info/preghiera/medit/guillerand/guillerand_33.htm

Dinanzi a Dio: La Preghiera

Di A. Guillerand, monaco certosino

CAPITOLO XXXIII

LODE ALLA DIVINA MISERICORDIA

Io non comprendo sufficientemente ciò perché sono caduto nella miseria; io sono un decaduto; io ho abbandonato le altezze dell’essere nel quale tu mi avevi posto creandomi. Non ho saputo restare a quel livello divino che mi poneva così bene dinanzi a te, per accogliere e riprodurre il movimento del tuo spirito, per impadronirmi di lui e del suo canto in tutte le note create che lo riproducevano, ma senza saperlo. Io avevo ricevuto la Luce che mostra questo dono di sé in tutto, e lo slancio cosciente, sveglio, in chiarezza, che lo ripete e lo fa rientrare in te. Io ho perduto questa Luce e ho arrestato questo slancio. Io l’ho diretto verso di me, al posto di dirigerlo verso di te. Io ti ho tolto questa gloria, e l’ho voluta per me; e l’ho ridotta alla misura del mio proprio essere che non è. Io sono rimasto nel mio nulla, e ho obbligato tutti gli esseri, che dovevo portare a te, a restarvi con me. Quale perdita per tutti! Le conseguenze della colpa primitiva – e, in una certa misura, di ogni colpa – sono spaventose… se ciò si comprendesse. Gesù l’ha compreso ed è venuto meno sotto il peso:  » Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice!  » Mt 26,39 , gridava, inabissato, col volto prostrato a terra, e sudando sangue da tutto il corpo, mentre la sua anima agonizzava. Egli era disceso nelle grandi profondità della mia miseria; ma l’aveva presa su di sé per rialzarmi: all’abisso di tale miseria Gesù opponeva un abisso più profondo, quello della misericordia. Questo è così profondo che raggiunge Dio, e che, per questa strada, noi risaliamo alla vetta perduta. Esso ci conduce alla meta. Esso porta a compimento il movimento; e – senza pretendere di regolare questo movimento – io ho l’impressione che nessuna meta conviene meglio all’Amore. Donarsi al nulla è bello; è una manifestazione di bontà… ma donarsi alla miseria è qualcosa di meglio. Rialzare è più  » Amore « , più  » dono di sé  » che creare. La Redenzione, il sangue divino che scorre nell’Agonia, sul Calvario, nel pretorio, è l’ultima parola dell’Amore… se l’Amore può avere un’ultima parola.
Mio Dio, tu sei questo Amore, tu sei la vetta suprema… ed è qui che la mia vita di lode deve fissarsi. La creazione non ne è assente; io resto il cantore di tutto ciò che tu hai fatto… ma è ai piedi della croce che io debbo lanciare la mia nota e ogni nota insieme alla mia, unita a quella del Figlio che rimette il suo Spirito nelle tue mani. Qui si compiono tutte le cose, qui tutto è consumato.
La misericordia vista dal Calvario esigerebbe, per essere qualificata, un termine qualificativo che non esiste; bisognerebbe esprimere questo Dio che muore; ciò è essenzialmente inesprimibile; bisognerebbe sondare l’abisso che separa queste due parole: Dio e morire; e anche bisognerebbe sondare questa morte e tutte le circostanze delle quali ha voluto rivestirsi Colui che moriva. Semplici accidenti, senza dubbio; e più accessibili rispetto all’Essere che muore e alla morte di un tale Essere; ma pur sempre superiori all’immaginazione. Bisognerebbe conoscere tutta la capacità di sentire e, di conseguenza, di soffrire, di questo organismo in cui tutto – letteralmente tutto – è stato frantumato, schiacciato, pressato come un grappolo ben maturo per spremerne tutto il succo; bisognerebbe dunque conoscere l’anima che lo animava e nella quale risuonavano tutti questi colpi… Anche qui – qui come sempre – bisogna arrestarsi. Prospettive infinite di tortura fisica e di martirio morale si allungano davanti al mio sguardo e sembrano sfidarlo, sfidare il mio coraggio (o meglio la mia pigrizia) a guardarle come dovrei. Delle anime sante l’hanno fatto, non hanno fatto che questo, e, al termine della loro contemplazione, hanno dichiarato:  » Noi non abbiamo nemmeno intravisto la soglia di questo abisso
Dal Calvario, la misericordia ha riversato le sue acque su tutti gli uomini di tutti i tempi, di tutti i luoghi – ove le riversa ancora – e continuerà a riversarle fino alla fine del mondo. Ma anche qui, qui sempre, il mistero si innalza davanti a me, si gioca di me, mi sfida, mi schiaccia. Come penetrare le meraviglie operate dalla grazia in una sola anima? La parola del Salmo mi ritorna in mente: Exultavit ut gigas ad currendam viam. Sal 18,6 Volg. ( » Esultò come un gigante che percorre la via « ). Gesù-Redentore è un gigante che corre; io vedo la sua partenza… ma la strada mi sfugge. Io indovino solamente che è immensa, che il solo pensiero di percorrerla e di conoscerla fa sorridere, e che debbo rassegnarmi ancora a confessare un’impotenza di cui ogni meditazione accresce l’evidenza e acuirebbe il dolore se anch’essa non fosse una lode a Dio.
Fortunatamente interviene la Scrittura, con le sue parole piene di tenera luce e di consolazione, le sue parole che dicono quasi tutto senza cercarlo, almeno tutto ciò che io ho bisogno di sapere. Qualche giorno, forse, io le mediterò in modo più dettagliato; e da questa sorgente che mi sembra così profonda, io potrò intravedere qualcuno dei ruscelli che irrigano la santa città. Io non ne richiamo, in questo momento, che uno solo, ma così intensamente tenero, e le cui sillabe stesse sono state sempre per la mia anima come una carezza di madre: In charitate perpetua dilexi te, et ideo attraxi te miserans:  » lo ti ho amato di un eterno amore, e non ho mai cessato di attirare a me la tua miseria « . Cfr. Ger 31,3.
Come sai bene, o mio Dio, esprimere le sfumature! In te non vi è che amore, e io non l’avevo sottolineato ancora con sufficiente chiarezza. La misericordia non è che il riflesso di questo amore quando la sua luce attraversa la zona d’ombra in cui il peccato ci ha avvolti. La misericordia è il movimento della luce nelle tenebre.  » La luce splende nelle tenebre « . Gv 1,5. Essa è venuta a illuminarle; essa ha abbandonato il suo regno per visitarle e rifarle secondo la tua immagine raggiante; è venuta poiché essa è l’amore; essa procede dall’amore, ne è il raggio splendente, candor lucis aeternae; Sap 7,26. essa ha ricevuto dall’amore – e porta nel suo seno – il movimento essenziale, il bisogno di donarsi, che fa come uscire l’amore da se stesso per generarla in se stesso eternamente. La luce ha bisogno di effondersi, di comunicarsi, di splendere. Essa porta in sé questo bisogno perché è nata dal seno paterno da dove procede questo movimento. Le tenebre, in cui essa non brilla, l’attirano, sollecitano questo suo bisogno; un appello sembra uscire, che le grida:  » Vieni in noi « . Questo appello è, per la luce, irresistibile; corrisponde talmente a questo bisogno essenziale del suo essere che essa ne esce, zampilla, si slancia, fa questo passo da gigante sulla strada che le si apre davanti: Exultavit ut gigas ad currendam viam Sal 18,6 Volg. Essa diviene la Luce che si dona alle tenebre, che brilla nelle tenebre: ed è la Misericordia, l’Amore di Colui che è per ciò che non è.
Colui che è può donare al nulla il potere di donarsi come Egli dona Se stesso, liberamente e per amore: è il privilegio dell’uomo, la libertà. L’uomo può corrispondere all’amore o rifiutarlo. Se corrisponde, si unisce a Lui, non fa che uno con Lui, partecipa alla sua vita e alla sua grandezza. Se si rifiuta, l’uomo resta in se stesso, nel suo nulla, ma in un nulla decaduto, in un nulla che si sarebbe potuto unire all’essere, che era chiamato a farlo, che era provvisto di potenze per impossessarsene e gioirne, e che è venuto meno al suo destino; e dunque tutto in lui è venuto meno, decaduto, rovinato. Ed è propriamente questa la miseria che la divina misericordia ha voluto soccorrere.
Ed è pure qui che si accordano queste due sorelle che noi non sappiamo associare abbastanza: la misericordia e la giustizia. Dio, sollevandoci dal fondo del nostro abisso, ha pagato i nostri debiti, ha riparato la sua gloria e le brecce che noi vi avevamo fatte; Dio ha ripreso veramente tutti i suoi diritti su di noi; ha dato completa soddisfazione a tutte le esigenze di questa gloria, si è magnificato magnificamente. Bisogna amare questa gloria magnifica; bisogna accettare generosamente la miseria che la procura.
Bisogna vedere e amare e cantare la misericordia e la giustizia fin nei castighi che prostrano. Il mistero è spaventoso a prima vista. Esso si rischiara sotto uno sguardo di fede prolungato. Per tutti la misericordia giunge fino alla fine del suo sforzo; non dipende mai da essa se la miseria non sia guarita; dipende dall’uomo solo che il divino amore sia rifiutato. L’accoglienza della grazia è opera della grazia, la volontà corrisponde; il rigetto della grazia è l’opera del solo volere umano che si chiude alla divina profferta. Il cuore del Padre amabilissimo si è chinato sul figlio ribelle, ha parlato al suo cuore; ha fatto l’impossibile per commuoverlo e farsi accettare. Gloria a tutto ciò! Il ribelle condannato a causa della sua sola colpa farà risplendere questi sforzi dell’amore, e il suo castigo eterno farà aumentare lo splendore di questo amore ricompensato nei giusti.

Publié dans:preghiere |on 24 avril, 2012 |Pas de commentaires »

Preghiera a San Giuseppe

http://digilander.libero.it/joseph_custos/preghiere.htm

Preghiera a San Giuseppe 

      A te, o beato Giuseppe,
      stretti dalla tribolazione, ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio,
      dopo quello della tua santissima sposa.
      Per, quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Maria, Madre di Dio,
      e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù,
      riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità che Gesù Cristo acquistò col suo Sangue,
      e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
      Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo:
      allontana da noi, o Padre  amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo;
      assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre,
      o nostro fortissimo protettore;
      e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù,
      così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità;
      e stendi ognora sopra ciascuno di noi il tuo patrocinio,
      affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso,
      possiamo virtuosamente vivere, piamente morire
      e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
      AMEN.

Publié dans:preghiere, San Giuseppe |on 20 avril, 2012 |Pas de commentaires »

PREGHIERA AI SANTI CIRILLO E METODIO (Giovanni Paolo II)

http://www.preghiereonline.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1450&Itemid=994

PREGHIERA AI SANTI CIRILLO E METODIO

O Santi Cirillo e Metodio, che con ammirevole dedizione avete portato ai popoli assetati di verità e di luce la fede: fate che la Chiesa tutta proclami sempre il Cristo crocifisso e risorto, Redentore dell’ uomo!
O Santi Cirillo e Metodio, che nel vostro difficile e duro apostolato missionario siete rimasti sempre profondamente legati alla Chiesa di Costantinopoli e alla Sede Romana di Pietro: fate che le due Chiese sorelle, la Chiesa Cattolica e quella Ortodossa, superati nella carità e nella verità gli elementi di divisione, possano raggiungere la piena unione auspicata!
O Santi Cirillo e Metodio che, con sincero spirito di fraternità avete avvicinato i popoli diversi per portare a tutti il messaggio di amore universale predicato da Cristo: fate che i popoli del Continente Europeo, consapevoli del loro comune patrimonio cristiano, vivano nel reciproco rispetto dei giusti diritti e della solidarietà e siano operatori di pace tra tutte le

(Dalla preghiera di Papa Giovanni Paolo II)

Publié dans:Papa Giovanni Paolo II, preghiere, Santi |on 13 février, 2012 |Pas de commentaires »

preghiera di S.Colombano

http://www.culturacristiana.it//3.strumenti/pregh/altre.php

preghiera di S.Colombano

O Dio Padre, ti prego nel nome del tuo Figlio Gesù Cristo, donami quella carità che non viene mai meno, perché la mia lucerna si mantenga sempre accesa, né mai si estingua; arda per me, brilli per gli altri.
Degnati, o Cristo, dolcissimo nostro Salvatore, di accendere le nostre lucerne: brillino continuamente nel tuo tempio e siano alimentate sempre da te che sei la luce eterna; siano rischiarati gli angoli oscuri del nostro spirito e fuggano da noi le tenebre del mondo.
Dona, dunque, o Gesù mio, la tua luce alla mia lucerna, perché al suo splendore mi si apra il santuario celeste, il santo dei santi, che sotto le sue volle maestose accoglie te, sacerdote eterno del sacrificio perenne.
Fa’ che io guardi, contempli e desideri solo te solo te ami e solo te attenda nel più ardente desiderio.
Nella visione dell’amore il mio desiderio si spenga in te e al tuo cospetto la mia lucerna continuamente brilli ed arda.
Degnati, amato nostro Salvatore, di mostrarti a noi che bussiamo, perché, conoscendoti, amiamo solo te, te solo desideriamo, a te solo pensiamo continuamente, e meditiamo giorno e notte le tue parole. Degnati di infonderci un amore così grande, quale si conviene a te che sei Dio e quale meriti che ti sia reso, perché il tuo amore pervada tutto il nostro essere interiore e ci faccia completamente tuoi. In questo modo non saremo capaci di amare altra cosa all’infuori di te, che sei eterno, e la nostra carità non potrà essere estinta dalle molte acque di questo cielo, di questa terra e di questo mare, come sta scritto: Le grandi acque non possono spegnere l’amore.
Possa questo avverarsi per tua grazia, anche per noi, o Signore nostro Gesù Cristo, a cui sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Publié dans:preghiere |on 4 février, 2012 |Pas de commentaires »

A Maria Madre dell’Amore

dal sito:

http://www.kolbemission.org/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/342

A Maria Madre dell’Amore

(G. Perico S.J.)

Maria, Madre dell’amore, amaci intensamente.
Ora più che mai ne abbiamo bisogno.
La terra, che tu stessa hai conosciuto,
è piena di angosciosi problemi.
Proteggi coloro che, turbati dalle difficoltà
o avviliti dalla sofferenza,
sono presi da sfiducia e da disperazione.
A coloro cui tutto va male, dona conforto;
suscita in loro la nostalgia di Dio
e la fede nel suo infinito potere di soccorso.
Ama coloro che non sanno farsi amare
e che la gente non ama più.
Consola coloro a cui la morte o l’incomprensione
ha strappato gli ultimi amici
e si sentono terribilmente soli.
Abbi pietà delle mamme
che piangono i loro bambini perduti o ribelli o infelici.
Abbi pietà dei genitori che non hanno ancora lavoro
e sono nell’impossibilità di dare alla propria famiglia
pane abbondante e istruzione.
Che la loro umiliazione non li abbatta.
Dona loro coraggio e tenacia
nel riprendere giorno dopo giorno
la propria avventura, nell’attesa di giorni migliori.
Ama coloro a cui tutto va bene,
e che, illudendosi di aver raggiunto quaggiù
lo scopo della vita, ti hanno dimenticato.
Ama coloro a cui Dio ha donato bellezza,
beni e forti sentimenti,
perché non sciupino questi doni i cose inutili e vane,
ma con essi facciano felici coloro che ne sono sprovvisti.
Ama, finalmente, coloro che non ci amano più.
Maria, Madre dell’amore, madre di tutti noi,
donaci speranza, pace, amore. Amen.

Publié dans:Maria Vergine, preghiere |on 5 décembre, 2011 |Pas de commentaires »
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