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05 AGOSTO : MADONNA DELLA NEVE

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05 AGOSTO : MADONNA DELLA NEVE

Dedicazione della Basilica di Santa Maria Maggiore

Un nobile patrizio romano di nome Giovanni, assieme alla moglie, non avendo figli,
decise di dedicare una chiesa alla Vergine Maria.
Una leggenda devozionale narra che la Madonna apparve loro in sogno
nella notte tra lunedì 4 e martedì 5 agosto del 352 d.C.,
informandoli che un miracolo avrebbe indicato loro il luogo su cui costruire la chiesa.
Anche il papa Liberio fece lo stesso sogno e il giorno seguente,
recatosi sull’Esquilino, lo trovò coperto di neve.
Il papa stesso tracciò il perimetro dell’edificio e la chiesa fu costruita a spese dei due coniugi,
divenendo nota come chiesa di Santa Maria « Liberiana » o popolarmente « ad Nives ».

PREGHIERA A SANTA MARIA DELLA NEVE
O Dio, Padre di misericordia, che in Maria, madre di Cristo tuo Figlio, ci hai dato una madre sempre pronta a soccorrerci, concedi, ti preghiamo, che implorando assiduamente la sua materna protezione, meritiamo di godere per sempre il frutto dalla redenzione.
Tu, Maria, madre del redentore, continua a mostrarti madre per tutti i baranesi, veglia sul nostro cammino verso il cielo. Affidiamo a te la nostra vita, ti chiediamo di rinnovare in tutti il dono della fede in Dio Padre, in Gesù Cristo redentore e nello Spirito Santo amore.
O Maria madre di Gesù e madre nostra, siamo qui, dinanzi a te, presenza viva della chiesa come comunità unita nell’amore, perché la preoccupante situazione del mondo e la vita che il popolo cristiano conduce, ci spingono ad affidarci a te e ad implorare la tua intercessione presso Gesù tuo Figlio e nostro salvatore.
Noi ti preghiamo di guidare la nostra parrocchia e il nostro parroco. Guidaci e sostienici perché possiamo sempre vivere come autentici figli e figlie della chiesa di tuo Figlio, e possiamo contribuire a stabilire sulla terra la civiltà della verità, della pace e dell’amore secondo il desiderio di Dio, per la sua gloria. Benedici la nostra festa, perché attraverso di essa si possa sempre proclamare l’amore del tuo Figlio.
Santa Maria della neve prega per i tuoi figli.
Amen

PREGHIERA ALLA MADONNA DELLA NEVE
L. Ti salutiamo Madonna della Neve. Tu sei Nostra Madre e Regina – ti ringraziamo
per tutte le grazie ricevute da Te, che hanno sperimentato tantissimi uomini
provenienti da vicino e da lontano qui in Aufhausen. Da Te possiamo venire con tutte le
nostre esperienze – come un bambino dalla sua mamma.
T. Tu sempre gioisci con noi se abbiamo qualcosa di bello da raccontarti. Tu condividi
anche le nostre sofferenze se piangiamo. Aiutaci a vedere tutti gli avvenimenti più
profondamente e a rispondere nella luce della fede. Come allora durante le nozze di
Kana, anche oggi vai da Gesù con tutti i nostri problemi. Come hai chiesto ai servi di
fare tutto quello che Gesù gli chiederà, così aiutaci ad accettare nella fede la Volontà di
Dio, anche se non sempre la capiamo subito.
L. Confidando nel Tuo aiuto, Madre della Miserircodia, siamo anche oggi di nuovo nel
Tuo santuario. Vogliamo affidarti tutto quello che abbiamo nel cuore: le nostre
preoccupazioni per la salute del corpo, dell´anima e dello spirito, per le nostre
famiglie, le parrocchie, le nostre città, per la vita pubblica, per la giustizia e la pace in
tutto il mondo.
T. Insieme con Te vogliamo guardare al Padre nel Cielo e non dimenticare che la
nostra vita sulla terra non è tutto, ma soltanto una preparazione all´eternità. In questo
modo le nostre grandi difficoltà si fanno più leggere e le piccole cose quotidiane
ricevono valore e importanza. Aiutaci a non dimenticare mai che siamo creati e
chiamati per l´eternità, per lei dovremmo raccogliere tesori che hanno un valore
infinito.
L. La Nostra Signora della Neve Tu sei, dal primo momento della Tua esistenza la
Purissima, l`Immacolata. Grazie al Sangue di Cristo, che ha avuto inizio sotto il Tuo
cuore, sei stata e rimasta sempre libera dal peccato originale e personale. Puoi aiutare
anche noi a purificare la nostra coscienza attraverso „l´Amore versato sulla Croce“.
Nella nostra relazione con Dio, gli uomini e noi stessi vogliamo diventare pienamente
puri – così bianchi come la neve, come Te.
T. Maria, Tu sei la nostra Speranza, da Te portiamo tutte le nostre preoccupazioni.
Aiutaci a fare quello che è possibile e nello stesso tempo ad aver fiducia nell´aiuto di
Dio, se qualcosa diventerà troppo pesante per noi. Rendici grati anche per quegli aiuti
e avvenimenti che non capiamo, quando Dio vuole aiutarci in modo diverso da quello
che abbiamo chiesto. Perchè Dio sa sempre meglio, che cosa è veramente bene per noi.
Insieme con Te, Maria, vogliamo in ogni situazione di vita ringraziare e lodare Dio.
L. Sposa dello Spirito Santo, aiutaci a salvare e sviluppare la grazia del Battesimo e
della Cresima. Preparaci sempre e di nuovo a ricevere degnamente i Sacramenti dell
´Eucaristia e della Penitenza e Riconciliazione. Vogliamo vivere e pregare come Te
attraverso la Parola di Dio. Sii sempre vicino a noi, affinchè possiamo percepire l`opera
dello Spirito Santo e collaborare con Lui.
T. Amen.

O Maria, donna delle altezze più sublimi,
insegnaci a scalare la santa montagna che è Cristo.
Guidaci sulla strada di Dio,
segnata dalle orme dei Tuoi passi materni.
Insegnaci la strada dell’amore,
per essere capaci di amare sempre.
Insegnaci la strada della gioia,
per poter rendere felici gli altri.
Insegnaci la strada della pazienza,
per poter accogliere tutti con generosità.
Insegnaci la strada della bontà,
per servire i fratelli che sono nel bisogno.
Insegnaci la strada della semplicità,
per godere delle bellezze del creato.
Insegnaci la strada della mitezza,
per portare nel mondo la pace.
Insegnaci la strada della fedeltà,
per non stancarci mai nel fare il bene.
Insegnaci a guardare in alto,
per non perdere di vista il traguardo finale della nostra vita:
la comunione eterna con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
Amen!

IL SILENZIO DI DIO

http://www.piccolifiglidellaluce.it/pfdl/il-cammino-di-pregheira/542-n-34-il-silenzio-di-dio

IL SILENZIO DI DIO

LA GRAZIA ABITA IL SILENZIO

 » Di sei devoti, cinque invocano Dio
a gran voce, chiamandolo Amato.
Soltanto uno prega silenziosamente
nella profonda quiete della propria anima.
Dice un saggio Indiano:
-Quest’ultimo sarà il solo
a cui verrà affidata la perla preziosa
della Grazia Divina.
La sua lingua prega in silenzio,
mentre il suo cuore è immerso
nella gloria di Dio-” (Kabir Das – Mistico Indiano)

Il silenzio è il primo passo verso l’incontro con Dio.
La necessità di un silenzio delle parole è predicata da Santi e maestri spirituali, poiché la lingua è spesso occasione di peccato, di dispersione inutile, di distrazione.
Tacere e moderare le parole, ma non solo: cercare l’allontanamento dalla civiltà del rumore e dall’attivismo sfrenato. Il silenzio esteriore restituisce al corpo, alla mente e allo spirito quella calma necessaria per recuperare il silenzio interiore.
Il silenzio del cuore è ciò che ci permette di essere lucidi, vigilanti ed accoglienti verso noi stessi, verso gli altri e verso Dio. Per tutti i mistici il silenzio interiore è il luogo in cui incontriamo Dio e, con Dio e in Dio, il nostro prossimo.
L’uomo contemporaneo ha paura del silenzio perchè, più o meno inconsciamente, ha eliminato la fonte del proprio silenzio, cioè Dio.
C’è un silenzio vuoto e un silenzio pieno.
Il silenzio vuoto è freddo e incute paura, perchè in esso facciamo i conti con le nostre povertà.
Il silenzio pieno è il silenzio abitato da Dio; è quello spazio di fiducia e di intimità in cui lasciamo entrare l’Amato e allora il vuoto si riempie di calore e di vita.
I contemplativi sanno che solo attraverso la dura disciplina del silenzio si può giungere a percepire la Presenza di Dio.
Talvolta, tuttavia, Dio tarda a farsi sentire.
E’ la prova del silenzio di Dio, che porta con sé aridità e sofferenza.
Quando tutto tace, quando nella solitudine e nell’abbandono del silenzio più totale non si sente la Voce di Dio, si vive nell’attesa di un segno.
La consolazione sarà comprendere che se Dio tace, tace per amore, e se parla, parla per amore.
Dopo il tempo della prova, ecco che il silenzio, improvvisamente ed inaspettatamente, diventa una chiara eco del Verbo.
Silenzio è il nuovo nome di Dio.
Egli penetra, crea, conserva e sostiene tutto.
E nessuno se ne accorge.
Se non avessimo la sua Parola e le evidenti quotidiane esperienze del suo amore, diremmo che Dio è enigma.
Ma non è esattamente così: Dio è silenzio.
Da sempre e per sempre.
Opera silenziosamente nelle profondità delle anime.
Il nostro Dio è sconcertante proprio perchè è essenzialmente gratuità.
Tutto proviene da Lui: la grazia, la gloria, il merito e il premio.
Noi non meritiamo nulla, riceviamo tutto.
Egli ci ha amati per primo: nessun essere umano può chiedergli conto delle sue decisioni, nessuno può ergersi di fronte a Lui, reclamando, esigendo o contestando.
Tutto è grazia.
Perciò le sue vie sono sconcertanti e spesso ci confondono.
Talvolta abbiamo l’impressione che il Padre ci abbandoni; invece, all’angolo della strada, ci invade repentinamente con una visita inebriante.
Nel suo operare non c’è logica umana.
I suoi pensieri e criteri sono diversi dai nostri.
La cosa più difficile è aver pazienza col nostro Dio ed è ugualmente difficile, nel nostro cammino verso di Lui, accettare nella pace tale gratuità essenziale, sopportare con pazienza i suoi tempi, accettare in silenzio le realtà volute o permesse da Lui.
La sua grazia opera in silenzio, si inserisce tacitamente nella complessa indole della natura umana.
E il peccato?
E’ il supremo mistero del silenzio.
Chi lo può pesare?
La fedeltà è un duello tra la grazia e la libertà.
Chi la può misurare?
In quale grado fa pressione la grazia e in quale misura resiste la libertà?
Tutto rimane avvolto nel silenzio, senza risposta.
Tutto è coperto da un velo.
Tutto è silenzio.
Ciò che è definitivo porta il marchio del silenzio.
Quanti contemporanei percepirono almeno un bagliore della presenza del Dio Eterno, che abitava nel misterioso Nazareno di nome Gesù?
Chi avrebbe mai pensato che questo fanciullo, nato in un oscuro angolo del mondo, avrebbe lasciato un’impronta profonda nella storia?
Con quali occhi Filippo, Pietro e Andrea contemplarono Gesù?
Che pensarono veramente di lui Nicodemo e Caifa?
La traversata del Figlio di Dio, attraverso le profonde acque umane, avvenne in un completo silenzio.
Chi contempla questo fatto rimane ammutolito.
La meteora percorre il firmamento in silenzio, ma per lo meno brilla.
Dio, nel suo passaggio attraverso l’esperienza umana, non brillò neppure: fu solo eclissi e silenzio.
Quanti vennero a conoscenza del fatto che quell’umile donna di Nazaret, che trasportava acqua e legna, che non s’impicciava dei fatti dl vicinato, ma che aiutava tutti in ogni necessità, quanti, seppero che era
“piena di grazia”, privilegiata dal Signore, eccelsa tra tutte le donne della terra?
Che pensavano di lei i suoi parenti di Cana e i suoi familiari?
Tutto il mistero di Maria fu sepolto tra le pieghe del silenzio, lungo il corso della sua vita.
Molti dei suoi privilegi, Immacolata, Assunzione…., passarono sotto il silenzio per secoli, persino nella Chiesa.
Torniamo alla medesima conclusione:
tutto ciò che è definitivo è silenzioso.

Publié dans:meditazioni, preghiere |on 11 mars, 2014 |Pas de commentaires »

ORATIO SANCTI THOMAE AQUINATIS ANTE MISSAM – LATINO – ITALIANO

http://www.preghiamo.org/oratio-sancti-thomae-aquinatis-ante-missam-preghiera-san-tommaso-aquino-prima-comunione.php

ORATIO SANCTI THOMAE AQUINATIS ANTE MISSAM – LATINO – ITALIANO

Omnipotens sempiterne Deus, ecce accedo ad sacramentum unigeniti Filii tui, Domini nostri, Iesu Christi; accedo tamquam infirmus ad medicum vitae, immundus ad fontem misericordiae, caecus ad lumen claritatis aeternae, pauper et egenus ad Dominum caeli et terrae.

Rogo ergo immensae largitatis tuae abundantiam, quatenus meam curare digneris infirmitatem, lavare foeditatem, illuminare caecitatem, ditare paupertatem, vestire nuditatem; ut panem Angelorum, Regem regum et Dominum dominantium, tanta suscipiam reverentia et humilitate, tanta contritione et devotione, tanta puritate et fide, tali proposito et intentione, sicut expedit saluti animae meae.

Da mihi, quaeso, Dominici Corporis et Sanguinis non solum suscipere sacramentum, sed etiam rem et virtutem sacramenti. O mitissime Deus, da mihi Corpus unigeniti Filii tui, Domini nostri, Iesu Christi, quod traxit de Virgine Maria, sic suscipere, ut corpori suo mystico merear incorporari, et inter eius membra connumerari.

O amantissime Pater, concede mihi dilectum Filium tuum, quem nunc velatum in via suscipere propono, revelata tandem facie perpetuo contemplari: Qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti, Deus, per omnia saecula saeculorum.

 Amen.

PREGHIERA DI SAN TOMMASO D’AQUINO PRIMA DELLA SANTA COMUNIONE

Dio onnipotente ed eterno, mi accosto al Sacramento del Tuo Unigenito Figlio il Signore nostro Gesù Cristo. Mi accosto come infermo al Medico della vita; come immondo alla Fonte della Misericordia; come cieco alla Luce dell’eterna chiarezza; come povero e miserabile al Signore del cielo e della terra.

Imploro pertanto l’abbondanza della Tua immensa larghezza, perché Tu voglia guarire la mia infermità, lavare le mie sozzure, illuminare la mia cecità, arricchire la mia povertà, coprire la mia nudità, per cui riceva il Pane degli Angeli, il Re dei re, il Signore dei signori, con tale riverenza e umiltà, con tale purezza e fede quale si richiede per la salvezza della mia anima.

Concedimi, Ti prego, di ricevere non solo il Sacramento del Corpo e del Sangue del Signore, ma anche la realtà e la virtù di questo Sacramento. Dolcissimo Dio, fa’ che io riceva il Corpo del Tuo Unigenito Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo, che Egli prese nel seno della Vergine Maria, in modo da essere unito al Suo Corpo mistico e annoverato fra i suoi membri.

Concedimi, Padre amorosissimo, di contemplare infine apertamente e per sempre il Figlio Tuo diletto, che ora mi propongo di ricevere adombrato sotto i veli eucaristici. Tu che vivi e regni, o Dio, insieme con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

 Amen.

GIORGIO PRECA E I NUOVI MISTERI DEL ROSARIO – (I MISTERI DELLA LUCE) (2007)

http://www.ocarm.pcn.net/ita/articles/ac03-ita.htm

GIORGIO PRECA E I NUOVI MISTERI DEL ROSARIO – (I MISTERI DELLA LUCE) (2007)

(non ne sapevo niente, ho appena letto questo articolo in inglese)

John Formosa, SDC Anthony Cilia, O.Carm.

Il 16 ottobre 2002, il Santo Padre ha dato inizio al 25° anniversario del suo pontificato con la pubblicazione della Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae (RVM) con la quale ha promulgato l’ « Anno del Rosario » (da ottobre 2002 a ottobre 2003) e ha presentato alla Chiesa, oltre ai quindici misteri del rosario già esistenti, altri cinque nuovi Misteri della Luce sulla vita pubblica di Gesù. La promulgazione di questa Lettera Apostolica, e in modo particolare l’introduzione dei cinque nuovi misteri, hanno creato tra molti credenti reazioni diverse. Infatti, molti mezzi di comunicazione hanno focalizzato l’attenzione più sull’introduzione dei nuovi misteri che sull’insegnamento in generale della stessa RVM. Numerosi giornalisti hanno sottolineato che « l’idea del Santo Padre circa questi nuovi misteri potrebbe essere stata presa dagli scritti di un sacerdote maltese che lo stesso Pontefice ha beatificato nel 2001, don Giorgio Preca. » [cfr. The Guardian del 16 ottobre 2002; The Wanderer (USA), The Tablet, Catholic Herald, Catholic Times (Gran Bretagna), The Catholic Weekly (Australia) e il giornale elettronico Daily Spirit (USA).] Non ci è dato sapere da dove il Santo Padre abbia attinto per l’introduzione di questi nuovi misteri. Eppure eliminando alcune piccole diversità, i cinque nuovi misteri proposti dal Santo Padre sono quasi identici a quelli proposti da don Giorgio nel 1957! Appare anche un po’ misterioso il fatto che il Santo Padre chiami i nuovi misteri dalla vita pubblica di Gesù « Misteri della Luce », con la stessa nomenclatura proposta dal Santo! Se accettiamo l’origine di questi Misteri della Luce al santo Giorgio Preca, si pone un altro interrogativo: « Come questi misteri sono arrivati nelle mani del Santo Padre per introdurli nella Lettera Apostolica sul rosario? » Il postulatore della Causa di Canonizzazione di Giorgio Preca ha cercato d’indagare ma fino ad ora non è riuscito ad ottenere delle risposte. Sono state ipotizzate diverse possibilità e tra l’altro e la più plausibile, pare essere quella di aver attinto l’informazione su internet. Infatti alcuni siti cattolici di lingua inglese, già prima della pubblicazione della Lettera Apostolica RVM, fanno riferimento a questi Misteri della Luce, probabilmente introdotti da qualche maltese che ha bevuto dalla spiritualità del Santo. Malgrado manchino prove concrete, i misteri sulla vita pubblica di Gesù hanno trovato un posto privilegiato nell’insegnamento della Chiesa e saranno adottati e meditati da milioni di cattolici in tutto il mondo.

I Misteri della Luce del Santo Preca Nel 1957 la società istituita da don Giorgio ha compiuto 50 anni dalla sua fondazione. Don Giorgio non ha voluto celebrazioni esterne ma ha desiderato solo che quest’anno fosse per tutti i soci un anno di avvicinamento più intimo a Dio. A tale scopo ha pubblicato il libro Kollokwji ma’ Alla (Colloqui con Dio) – ovvero, 60 discorsi che mettono in risalto il suo grande amore per il Creatore. Oltre a questi colloqui, durante lo stesso anno, don Giorgio ha proposto l’idea di aggiungere altri cinque misteri del rosario circa la vita pubblica di Gesù. Allora questi misteri erano per l’uso privato dei membri della sua società, come aveva fatto anche per i Colloqui. Alcuni dei suoi seguaci, vissuti al tempo del fondatore, raccontano che don Giorgio ha presentato i Misteri della Luce per la prima volta durante uno dei loro incontri del mercoledì. Non ha comunicato come questi misteri siano nati, se presi da qualche libro o su sua ispirazione. Solitamente, quando proponeva qualche cosa nuova ai suoi seguaci diceva: « Ecco cosa ho trovato oggi per voi …. » Ma in quella occasione non ha pronunciato questa frase, e sembra che l’idea dei Misteri della Luce è stata originata proprio da lui. Gli stessi testimoni affermano che quella sera, dopo aver spiegato l’importanza della meditazione su tutta la vita di Gesù, e che al rosario, in qualche modo mancava questo aspetto, ha parlato di quanto li abbia trovati piacevoli e quanto si sia sentito felice nel meditare questi « nuovi » misteri dalla vita pubblica di colui che ha dichiarato: « Io sono la luce del mondo » (Gv 8, 12). I Misteri della Luce proposti da don Giorgio sono apparsi per la prima volta in pubblico in un articolo intitolato Id-Devozzjoni ta’ Dun Gorg lejn ir-Ruzarju (La devozione di don Giorgio per il rosario) pubblicato nella rivista Dun Gorg, N. 5, luglio-dicembre 1973. La divulgazione dei misteri continuò nel 1987 quando Vincent Caruana (1912-1998), membro della società, ha pubblicato un libretto intitolato Gesù Kristu – Alla – Bniedem – Feddej (Gesù Cristo – Dio – Uomo – Redentore), con il sottotitolo Episodji mill-Evangelju f’ghamla ta’ Ruzarju fuq idea originali ta’ Dun Gorg Preca (Episodi dal Vangelo nella forma di un rosario sull’idea originale di don Giorgio, Ed., P.E.G. Ltd., Marsa, Malta). Nella sua introduzione Caruana presenta i Misteri della Luce affermando che « sono stati pubblicati e divulgati per la prima volta dal Servo di Dio don Giorgio Preca ». Con queste due pubblicazioni i Misteri della Luce hanno superato i limiti dell’uso privato per i membri della società, e divulgati tra molti fedeli sia a Malta che in altre parti del mondo. Altri, ispirati dall’insegnamento di don Giorgio, hanno perfino introdotto questi misteri nei propri siti web dedicati al rosario.

I Misteri della Luce secondo don Giorgio e il Santo Padre

Secondo don Giorgio: 1. Gesù, dopo essere battezzato al Giordano, fu trasferito nel deserto. 2. Gesù che si rivela vero Dio con la parola e i miracoli. 3. Gesù che insegna le Beatitudini sulla montagna. 4. Gesù che si trasfigura sulla montagna. 5. Gesù che fa l’ultima cena con gli Apostoli.

Secondo il Santo Padre: 1. Gesù battezzato al Giordano da Giovanni. 2. Gesù che si rivela con il primo segno alle nozze di Cana. 3. Gesù che predica il regno di Dio e la conversione. 4. Gesù che si trasfigura sul monte Tabor. 5. Gesù che istituisce l’Eucaristia.

Quando le due versioni vengono confrontate, risulta una grande somiglianza tra i Misteri della Luce proposti da don Giorgio nel 1957 e quelli dal Santo Padre. E’ vero che ci sono alcune leggere differenze, ma queste non sono così grandi come potrebbero apparire. * Nel primo mistero don Giorgio, oltre al Battesimo di Gesù al Giordano aggiunge la sua ritirata nel deserto, dove si è preparato per quaranta giorni prima di dare inizio alla sua missione. Chi conosce bene il Santo può capire perché ha aggiunto questo dalla vita di Gesù. Inizialmente lui ha scritto questi misteri per i suoi seguaci, cioè, per mostrargli la necessità di una buona preparazione nella loro missione della proclamazione della Parola. * Nel secondo mistero, don Giorgio propone la meditazione su come Gesù si riveli Dio con la parola e i miracoli. Il Santo Padre propone un solo miracolo, quello avvenuto alle nozze di Cana, che nelle parole dell’evangelista San Giovanni (2,11) aveva proprio quello scopo. * Nel terzo mistero, don Giorgio propone Gesù nell’insegnamento delle Beatitudini, chiamate « la Carta Costituzionale » della Chiesa che doveva istituire Gesù. Non possiamo negare che con la predicazione delle beatitudini Gesù ha anche annunziato il Regno di Dio e ha invitato tutti gli uomini alla conversione di vita. * Nel quarto e quinto mistero abbiamo gli stessi episodi dalla vita di Gesù proposti da don Giorgio e dal Santo Padre. Per quanto riguarda quando meditarli, don Giorgio e il Santo Padre suggeriscono di inserirli tra i Misteri della Gioia e quelli del Dolore. La differenza tra le due proposte è solo nel giorno. Il Santo propone il lunedì (al posto dei Misteri della Gioia, e questi in cambio vengono meditati la domenica), mentre il Santo Padre ha proposto il giovedì, che in realtà è un giorno più adatto perché associato all’istituzione dell’Eucaristia. E’ anche giusto che i Misteri della Gioia, che toccano gli eventi principali dalla vita di Maria, vengano meditati di sabato, giorno dedicato alla Vergine Santa. Oltre ai Misteri della Luce, nella RVM ci sono dei concetti che sono simili a quelli predicati da don Giorgio. * Per esempio il Santo Padre fa riferimento all’importanza di una breve pausa di silenzio dopo l’enunciazione del mistero per la contemplazione e meditazione (cfr. 31). Questa idea don Giorgio non soltanto la praticava ma anche la raccomandava ai suoi ascoltatori. * Il Santo Preca amava chiamare il rosario « scuola di insegnamento » in modo particolare per la meditazione dei misteri. E’ interessante notare che il Santo Padre, nella sua Lettera Apostolica RVM, fa riferimento al rosario come « scuola di Maria » (cfr. 1, 3, 15, 34). * La Lettera Apostolica RVM (cfr. 35) propone, dopo il Gloria Patri, l’introduzione di una preghiera come conclusione di ogni mistero. A questo scopo don Giorgio ha scritto varie preghiere alla Vergine Maria e alle virtù relative ai misteri da recitare prima del Pater Noster.

Conclusione Durante la sua vita il santo Preca si è impegnato molto per la divulgazione del santo rosario. Come un vero devoto della Vergine Maria ha praticato con fervore questa preghiera mariana dal cuore cristologico, l’ha raccomandata volentieri ai suoi ascoltatori, e ha anche scritto varie volte sulla sua importanza e efficacia. Le somiglianze che si riscontrano nell’insegnamento del Santo Padre nella Lettera Apostolica RVM e quello di don Giorgio, mostrano la profonda spiritualità di questo santo carmelitano, una spiritualità che ha superato i limiti geografici della sua terra nativa ed è passata alla Chiesa universale!

Publié dans:preghiera (sulla), preghiere, ROSARIO (IL) |on 4 décembre, 2013 |Pas de commentaires »

PREGHIERA PER LA CANONIZZAZIONE DEI BAMBINI UCCISI DALL’ABORTO

http://rosarioonline.altervista.org/index.php?s=preghiere-contro-aborto

PREGHIERE CONTRO L’ABORTO

PREGHIERA PER LA CANONIZZAZIONE DEI BAMBINI UCCISI DALL’ABORTO

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Padre onnipotente ed etemo, invocando lo Spirito Santo, il Signore donatore di vita, e confidando nel potere salvifico del nome di Gesù e del Suo preziosissimo sangue, credo fermamente che tutti i bambini che sono stati volontariamente privati della vita per mezzo dell’aborto, sono stati lavati nel sangue di Gesù e sono per certo veri martiri che « vivono nel Signore » (1), poiché hanno ricevuto il battesimo di salvezza nel sangue. Ti prego, Padre Celeste, in considerazione della silenziosa testimonianza resa alla Tua santa parola, che proibisce assolutamente l’uccisione di innocenti, di concedere, attraverso l’intercessione di Maria, Madre delle Ferite Nascoste e Mistiche, di S. Giuseppe, di S. Giovanni Battista e di tutti i martiri e i santi, che questi piccoli compagni dei primi santi innocenti siano riconosciuti dalla Madre Chiesa affinché dalla ricchezza di meriti contenuta nel loro martirio si possa attingere più abbondantemente.

Con fiducia Ti imploro, caro Signore, attraverso l’intercessione dei milioni di bambini martiri uccisi nel grembo matemo, i cui angeli contemplano il Tuo volto, di concedermi:.. (citare la grazia che si desidera).

Padre onnipotente, fa’ che alla loro testimonianza al Tuo Divino Figlio Gesù Cristo, che è la Via, la Verità e la Vita, sia data voce nella Chiesa Universale per proclamare in modo ancora più eloquente la Sua vittoria sul peccato e sulla morte. Possa il loro martirio dare al mondo ampia testimonianza della Verità e degli insegnamenti della Santa Chiesa Cattolica per la salvezza delle anime e per l’etema gloria della Santissima Trinità.

Oh, mio Gesù, Divina Innocenza, trionfa nell’innocenza crocifissa di quei piccoii Amen. Nota

(1) Papa Giovanni Paolo II, Enciclica Evangelium Vitae, 1999. Capirete che niente è definitivamente perso e potrete anche chiedere perdono per vostro figlio, che ora vive nel Signore.
PREGHIERA PER CHI E’ COINVOLTO NELL’ABORTO

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Padre Celeste, vengo davanti a Te con profondo dolore e contrizione.
Ho infranto le Tue sante leggi e disobbedito ai Tuoi Comandamenti.
Ho fatto del male al più indifeso dei Tuoi figli, un bambino nel grembo materno.
Oh, mio Dio, ti chiedo umilmente perdono
e chiedo anche a mio figlio (questi figli…) di perdonarmi.
Padre Celeste, depongo questo bambino innocente (questi bambini innocenti…)
fra le tue amorevoli braccia e chiedo alla Beata Vergine Maria e a S. Giuseppe
di prendersi cura di questo piccolo (questi piccoli…).
Confidando nelle parole del Tuo Divino Figlio
- « qualunque cosa chiediate al Padre in Mio Nome, Egli ve la darà » -,
ti chiedo, nel nome di Gesù, Salvatore di tutta l’umanità, di avere misericordia di me, peccatore.
Riversa su di me le Tue grazie e il Tuo amore,
affinché possa avere la forza di redimere la mia vita
in base ai Comandamenti e alle Tue sante leggi.
Non usare questo sangue innocente contro di me.
Dove il peccato è abbondato, possa la Tua grazia sovrabbondare, inondando il mondo intero
con la Tua misericordia e il Tuo amore, per la gloria della Santissima Trinità. Amen.
ATTO DI RIPARAZIONE PER IL DELITTO DELL’ABORTO

O Dio, nostro Padre, che nel tuo infinito amore per noi, vuoi che tutti gli uomini siano salvi, con la fede e l’amore della Chiesa che porta nel suo cuore di Madre il “Desiderio del Battesimo” per tutti i bambini del mondo, desidero esprimere questa sua carità, battezzando nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo tutti i bambini che oggi saranno uccisi nel grembo delle loro madri con l’aborto.

Con questo atto di fede e di carità intendo con tutta la Chiesa:
1- Offrire, per le mani immacolate di Maria Ss.ma, con il sangue di Gesù, quello di tutti i bambini uccisi con l’aborto, implorando per il sacrificio della loro vita, pietà e misericordia per l’umanità.
2 – Riparare il grave delitto dell’aborto che, mentre sopprime la vita del concepito, lo priva della grazia del Battesimo.
3 – Pregare per la conversione di tutti gli operatori e collaboratori dell’aborto, orribile delitto “che, sottoscrive la condanna dell’uomo, della donna, del medico, dello Stato”. (Giovanni Paolo II).
4 – Pregare per la conversione di quanti, con i potenti mezzi della comunicazione sociale, sostengono, giustificano e difendono questo gravissimo peccato, disconoscendo l’insegnamento di Cristo e il Magistero della Chiesa.
5 – E infine, per invocare misericordia su quanti, ingannati e sedotti da questi mezzi potenti, si allontanano dall’amore di Dio Padre. Si reciti il Credo, il Padre Nostro e l’Ave Maria.

Publié dans:ABORTO E PROCREAZIONE, preghiere |on 19 novembre, 2013 |Pas de commentaires »

FRAMMENTI DI CIELO: DETTI SULLA PREGHIERA DEI PADRI DELLA CHIESA, DEI DOTTORI DELLA CHIESA E DEI PADRI DEL DESERTO

http://www.monasterovirtuale.it/download/frammenti.html

FRAMMENTI DI CIELO: DETTI SULLA PREGHIERA DEI PADRI DELLA CHIESA, DEI DOTTORI DELLA CHIESA E DEI PADRI DEL DESERTO

S.  Agostino ha detto:
« Nutri la tua anima con la lettura biblica: essa ti preparerà un banchetto spirituale ».
« La preghiera muore, quando il desiderio si raffredda ».

S. Tommaso d’Aquino ha detto:
« La preghiera non viene presentata a Dio per fargli conoscere qualcosa che Egli non sa, ma per spingere verso Dio l’animo di chi prega. »

S. Girolamo ha detto:
« Chi è assiduo nella lettura della Parola di Dio, quando legge si affatica, ma in seguito è felice perché gli amari semi della lettura producono in lui i dolci frutti.
« Studiamo ora che siamo sulla terra quella Realtà la cui conoscenza resterà anche quando saremo in cielo ».
« Preghi? Sei tu che parli allo Sposo. Leggi? E’ lo Sposo che parla a te ».

S. Ignazio di Loyola ha detto:
« Pregare è seguire Cristo che va tra gli uomini, quasi accompagnandolo ».

S. Caterina da Bologna ha detto:
 La preghiera è l’estatica contemplazione dell’ Altissimo, nella sua infinita bellezza e bontà: uno sguardo semplice e amoroso su Dio ».

S. Giovanni Crisostomo ha detto:
« L’uomo che prega ha le mani sul timone della storia ».

S. Giovanni Damasceno ha detto:
« La preghiera è un’elevazione della mente a Dio ».

S. Ignazio d’Antiochia ha detto:
Procurate di riunirvi più frequentemente per il rendimento di grazie e per la lode a Dio. Quando vi radunate spesso le forze di satana sono annientate ed il male da lui prodotto viene distrutto nella concordia della vostra fede. 

S. Bernardo di Chiaravalle ha detto:
  »I tuoi desideri gridino a Dio. la preghiera è una pia tensione del cuore verso Dio. »

Tertulliano ha detto: 
L’unico compito della preghiera è richiamare le anime dei defunti dallo stesso cammino della morte, sostenere i deboli, curare i malati, liberare gli indemoniati, aprire le porte del carcere, sciogliere le catene degli innocenti. Essa lava i peccati, respinge le tentazioni, spegne le persecuzioni, conforta i pusillanimi, incoraggia i generosi, guida i pellegrini, calma le tempeste, arresta i malfattori, sostenta i poveri, ammorbidisce il cuore dei ricchi, rialza i caduti, sostiene i deboli, sorregge i forti. (L’orazione, cap. 29)

Charles de Focauld ha detto:
« Bisogna lodare Dio. Lodare è esprimere la propria ammirazione e nello stesso tempo il proprio amore, perchè l’amore è inseparabilmente unito ad un’ammirazione senza riserve.
Dunque, lodare significa struggersi ai suoi piedi in parole di ammirazione e d’amore. Significa ripe-tergli che Egli è infinitamente perfetto, infinitamente amabile, infinitamente amato.
Significa dirgli che Egli è buono e che l’amiamo ».

Maestro Eckhart ha detto:
« Perchè preghiamo?.. Perchè Dio nasca nell’anima e l’anima rinasca in Dio…Un essere tutto intimo, tutto raccolto ed uno in Dio: questa è la Grazia, questo significa « Iddio con te ».

S.Teresa di Gesù ha detto:
 L’orazione mentale non è altro, per me, che un intimo rapporto di amicizia, un frequente tratteni-mento, da solo a solo, con Colui da cui sappiamo d’essere amati. (Vita 8,5)
… la porta per cui mi vennero tante grazie fu soltanto l’orazione. Se Dio vuole entrare in un’anima per prendervi le sue delizie e ricolmarla di beni, non ha altra via che questa, perché Egli la vuole sola, pura e desiderosa di riceverlo. (Vita 8,9)
Certo bisogna imparare a pregare. E a pregare si impara pregando, come si impara a camminare camminando.
…nel cominciare il cammino dell’orazione si deve prendere una risoluzione ferma e decisa di non fermarsi mai, né mai abbandonarla. Avvenga quel che vuole avvenire, succeda quel che vuole succede-re, mormori chi vuole mormorare, si fatichi quanto bisogna faticare, ma piuttosto di morire a mezza strada, scoraggiati per i molti ostacoli che si presen-tano, si tenda sempre alla méta, ne vada il mondo intero. (Cammino di perfezione 21,4)
Pensate di trovarvi innanzi a Gesù Cristo, conversate con Lui e cercate di innamorarvi di Lui, tenendolo sempre presente. (Vita 12,2)
La continua conversazione con Cristo aumenta l’amore e la fiducia. (Vita 37,5)
Buon mezzo per mantenersi alla presenza di Dio è di procurarvi una sua immagine o pittura che vi faccia devozione, non già per portarla sul petto senza mai guardarla, ma per servirsene ad intrattenervi spesso con Lui ed Egli vi suggerirà quello che gli dovete dire.
Se parlando con le creature le parole non vi mancano mai, perché vi devono esse mancare parlando con il Creatore? Non temetene: io almeno non lo credo! (Cammino di perfezione 26,9)
Non siate così semplici da non domandargli nulla! (Cammino di perfezione 28,3)
Chiedetegli aiuto nel bisogno, sfogatevi con Lui e non lo dimenticate quando siete nella gioia, parlandogli non con formule complicate ma con spontaneità e secondo il bisogno. (Vita 12,2)
Cercate di comprendere quali siano le risposte di Dio alle vostre domande.Credete forse che Egli non parli perché non ne udiamo la voce? Quando è il cuore che prega, Egli risponde. (Cammino di perfezione 24,5)
 A chi batte il cammino della preghiera giova molto un buon libro.
Per me bastava anche la vista dei campi, dell’acqua, dei fiori: cose che mi ricordavano il Creatore, mi scuotevano, mi raccoglievano, mi servivano da libri. (Vita 9,5)
Per molti anni, a meno che non fosse dopo la Comunione, io non osavo cominciare a pregare senza libro. (Vita 4,9)
 E’ troppo bella la compagnia del buon Gesù per dovercene separare! E’ altrettanto si dica di quella della sua Santissima Madre. (Seste Mansioni 7,13)
 … fate il possibile di stargli sempre accanto. Se vi abituerete a tenervelo vicino ed Egli vedrà che lo fate con amore e che cercate ogni mezzo per contentarlo, non solo non vi mancherà mai, ma, come suol dirsi, non ve lo potrete togliere d’attorno.
L’avrete con voi dappertutto e vi aiuterà in ogni vostro travaglio. Credete forse che sia poca cosa aver sempre vicino un così buon amico? (Cammino di perfezione 26,1)
 Poiché Gesù vi ha dato un Padre così buono, procurate di essere tali da gettarvi fra le sue braccia e godere della sua compagnia.
E chi non farebbe di tutto per non perdere un tal Padre? Quanti motivi di consolazione! Li lascio alla vostra intuizione! In effetti, se la vostra mente si mantiene sempre tra il Padre e il Figlio, interverrà lo Spirito Santo ad innamorare la vostra volontà col suo ardentissimo amore. (Cammino di perfezione 27, 6-7)
Quelli che sanno rinchiudersi nel piccolo cielo della loro anima, ove abita Colui che la creò e che creò pure tutto il mondo, e si abituano a togliere lo sguardo e a fuggire da quanto distrae i loro sensi, vanno per buona strada e non mancheranno di arrivare all’acqua della fonte.
Essendo vicinissimi al focolare, basta un minimo soffio dell’intelletto perché si infiammino d’amore, già disposti come sono a ciò, trovandosi soli con il Signore, lontani da ogni oggetto esteriore. (Cammino di perfezione 28,5.8)
 Per cominciare a raccogliersi e perseverare nel raccoglimento, si deve agire non a forza di braccia ma con dolcezza. Quando il raccoglimento è sincero, l’anima sembra che d’improvviso s’innalzi sopra tutto e se ne vada, simile a colui che per sottrarsi ai colpi di un nemico, si rifugia in una fortezza.
Dovete saper che questo raccoglimento non è una cosa soprannaturale, ma un fatto dipendente dalla nostra volontà e che noi possiamo realizzare con l’aiuto di Dio. (Cammino di perfezione 28,6; 29,4)
Sapevo benissimo di avere un’anima, ma non ne capivo il valore, né chi l’abitava, perché le vanità della vita mi avevano bendati gli occhi per non lasciarmi vedere.
Se avessi inteso, come ora, che nel piccolo albergo dell’anima mia abita un Re così grande, mi sembra che non l’avrei lasciato tanto solo…e sarei stata più diligente per conservami senza macchia. (Cammino di perfezione 28,11)
Non si creda che nuoccia al raccoglimento il disbrigo delle occupazioni necessarie.
Dobbiamo ritirarci in noi stessi, anche in mezzo al nostro lavoro, e ricordarci di tanto in tanto, sia pure di sfuggita, dell’Ospite che abbiamo in noi, per-suadendoci che per parlare con Lui non occorre alzare la voce. (Cammino di perfezione 29,5)
 Il Signore ci conceda di non perdere mai di vista la sua divina presenza! (Cammino di perfezione 29,8)
 Quando un’anima… non esce dall’orazione fermamente decisa a sopportare ogni cosa, tema che la sua orazione non venga da Dio. (Cammino di perfezione 36,11)
 Quando un’anima si unisce così intimamente alla stessa misericordia, alla cui luce si riconosce il suo nulla e vede quanto ne sia stata perdonata, non posso credere che non sappia anch’essa perdonare a chi l’ha offesa.
Siccome le grazie ed i favori di cui si vede inon-data le appariscono come pegni dell’amore di Dio per lei, è felicissima di avere almeno qualche cosa per testimoniare l’amore che anch’ella nutre per lui. (Cammino di perfezione 36,12)
 La preghiera non è qualcosa di statico, è un’amicizia che implica uno sviluppo e spinge a una trasformazione, a una somiglianza sempre più forte con l’amico. (da L’amicizia con Cristo, cap VII)

DETTI DEI PADRI DEL DESERTO:

L’importanza della preghiera del mattino
Non appena ti levi dopo il sonno, subito, in primo luogo, la tua bocca renda gloria a Dio e intoni cantici e salmi, poiché la prima preoccupazione, alla quale lo Spirito si apprende fin dall’aurora, esso continua a macinarla, come una mola, per tutto il giorno, sia grano sia zizzania. Perciò sii sempre il primo a gettar grano, prima che il nemico getti la zizzania.
Pregare prima di ogni cosa
Un anziano diceva: « Non far nulla senza pregare e non avrai rimpianti »

Detti di S. Isidoro
« Chi vuole essere sempre unito a Dio, deve pregare spesso e leggere spesso, perché nella preghiera siamo noi che parliamo a Dio, ma nella lettura della Bibbia è Dio che parla a noi ».
« Tutto il progresso spirituale si basa sulla lettura e sulla meditazione: ciò che ignoriamo, lo impariamo con la lettura; ciò che abbiamo imparato, lo conser-viamo con la meditazione. »
« La lettura della Bibbia ci procura un duplice vantaggio: istruisce la nostra intelligenza e ci introdu-ce all’amore per Iddio distogliendoci dalle cose vane. »
« Nessuno può capire il senso della Bibbia, se non acquista consuetudine e familiarità con essa mediante la lettura ».

 Detti di S. Pacomio
Mettiamo freno all’effervescenza dei pensieri che ci angosciano e che salgono dal nostro cuore come acqua in ebollizione, leggendo le Scritture e ruminandole incessantemente…e ne sarete liberati .

Detti di Arisitide l’Apologeta
« E’ per la preghiera dei cristiani che il mondo sta in piedi ». 

Detti di Evagrio Pontico
« La preghiera è sorgente di gioia e di grazia ».
« Quando, dedicandoti alla preghiera, sei giunto al di sopra di ogni altra gioia, allora veramente hai trovato la preghiera.

Detti di Giovanni Climaco 
« La preghiera è sostegno del mondo, riconciliazione con Dio, misura del progresso spirituale, giudizio del Signore prima del futuro giudizio ».

Publié dans:Padri del deserto, preghiere |on 19 novembre, 2013 |Pas de commentaires »

LETTURE DELLA PREGHIERA NOTTURNA DEI CERTOSINI

http://www.certosini.info/lezion/24_TO_settimana.htm

LETTURE DELLA PREGHIERA NOTTURNA DEI CERTOSINI

 ANNO C – TEMPO ORDINARIO

VENTISETTESIMA SETTIMANA

VANGELO (Mt 22,34-46)
Amerai il Signore Dio tuo, e il tuo prossimo come te stesso.
 In quel tempo, i farisei, udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova: “Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?”.
Gli rispose: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipende tutta la Legge e i Profeti”.
Trovandosi i farisei riuniti insieme, Gesù chiese loro: «Che ne pensate del Messia? Di chi è figlio?». Gli risposero: «Di Davide». Ed egli a loro: «Come mai allora Davide, sotto ispirazione, lo chiama Signore, dicendo:
Ha detto il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra,
finché io non abbia posto i tuoi nemici sotto i tuoi piedi?
Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio?».Nessuno era in grado di rispondergli nulla; e nessuno, da quel giorno in poi, osò interrogarlo.

Il massimo comandamento
 Se l’uomo è portato per natura ad amare Dio (265), la carità soprannaturale, liberandoci da un attaccamento esclusivo alle realtà terrene (266) ci trasfigura (267). Ama e riceverai il regno! (268). Inghirlandato di umiltà, di fede e di preghiera (269), l’amore corre verso Dio (270).

265
Lunedì
Dalle “Regole ampie” di san Basilio.
Qst. 2. PG 31,908-912.
 L’amore di Dio non si insegna. Non abbiamo irnparato da nessuno a gioire della luce né ad essere attaccati alla vita più che ad ogni altra cosa. Nessuno ci ha neppure insegnato ad amare coloro che ci hanno messo al mondo o ci hanno allevato.
Allo stesso modo, o meglio, a più forte ragione, non è un insegnamento datoci dall’esterno quel che ci fa amare Dio. Nella natura stessa dell’essere vivente – voglio dire dell’uomo – si trova un germe che contiene in sé il principio di questa inclinazione ad amare. E solo alla scuola dei comandamenti di Dio è possibile raccogliere questo seme, coltivarlo con diligenza, nutrirlo con cura e portarlo a pieno sviluppo mediante la grazia divina.
Abbiamo ricevuto il precetto di amare Dio, sicché possediamo una forza, immessa in noi fin dalla prima strutturazione del nostro essere, che ci spinge ad amare. Siamo portati per natura a desiderare le cose belle, anche se il bello appare diverso all’uno e all’altro. Ora, che cosa c’è da ammirare più della divina bellezza? Quale desiderio spirituale è così ardente e quasi inarrestabile come quello che Dio fa nascere nell’anima purificata da tutti i vizi, la quale esclami con cuore sincero: Sono malata d’amore? (Ct 2,5). Del tutto ineffabile e inesprimibile è lo splendore della bellezza divina. Però, propriamente parlando è bello e amabile ciò che è buono. Ora Dio è buono. E se anche non abbiamo conosciuto dalla sua bontà quel che egli sia, dobbiamo grandemente amarlo e averlo caro per il solo fatto di essere stati da lui generati; restiamo continuamente sospesi alla memoria di lui, come bimbi aggrappati alla mamma.
266

Martedì
Dai  “Capitoli sulla carità” di san Massimo il confessore .
I, 4-5. 16-17.39-40. FG 2° 50-54.
 La carità è la migliore disposizione dell’anima che nulla preferisce alla conoscenza di Dio. Nessuno tuttavia, potrebbe mai raggiungere tale disposizione di carità se nel suo animo fosse esclusivamente legato alle cose terrene.
Chi ama Dio, antepone la conoscenza e la scienza di lui a tutte le cose create, e ricorre continuamente a lui con il desiderio e con l’amore dell’animo.
Chi mi ama, dice il Signore, osserverà i miei comandamenti (cf Gv 14,15). E aggiunge: Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri (Gv 15,17). Perciò, chi non ama il suo prossimo, non osserva i comandamenti di Dio, e chi non osserva i comandamenti non può neppure dire di amare il Signore. Beato l’uomo che sa amare in modo uguale ogni uomo.
Chi possiede dentro di sé l’amore divino, non si stanca e non viene mai meno nel seguire il Signore Dio suo, ma sopporta con animo forte ogni sacrificio e ingiuria e offesa, non augurando affatto il male a nessuno. Non dite, esclama il profeta Geremia, siamo tempio di Dio (cf Ger 7,4). E neppure direte: La semplice e sola fede nel Signore nostro Gesù Cristo mi può procurare la salvezza. Questo infatti non può avvenire se non ti sarai procurato anche l’amore verso di lui per mezzo delle opere. Per quanto concerne infatti la sola fede: Anche i demoni credono, e tremano (Gc 2,19).
Opera di carità è il fare cordialmente un favore, l’essere longanime e paziente verso il prossimo; e così pure usare in modo retto e ordinato delle cose create.

267
Mercoledì
 Dalla “Scala del Paradiso” di san Giovanni Climaco.
30° grado, 7-9.17.27-28.16. Op.cit. pp.306-308.
 L’amore è perfetto ripudio di qualsiasi pensiero che sia contrario alla carità verso il prossimo, perché san Paolo ci insegna che la carità non pensa il male. Perciò chi ama il Signore ama anche il fratello. Anzi, il secondo amore è la dimostrazione del primo. Colui che dice di amare il Signore, ma monta in collera contro suo fratello, assomiglia a chi corre mentra sta sognando.
L’amore, la quiete inalterata e l’adozione a figli di Dio differiscono solo di nome. Come la luce, il fuoco e la fiamma sono presenti in una medesima operazione, così queste tre realtà dello spirito sono una sola cosa. Quando l’uomo è pervaso completamente dall’amore di Dio, lo splendore dell’anima si irradia da tutta la persona come attraverso un cristallo.
Se il volto di un essere amato produce nel nostro essere intero un cambiamento manifesto e ci rende lieti, allegri e liberi da ogni cruccio, che cosa non farà il volto del Signore nell’anima pura venendo invisibilmente a dimorare in essa?
L’amore nella sua natura rende l’uomo simile a Dio, per quanto ciò è possibile ad un essere creato. Nei suoi effetti è ebbrezza dell’anima; nelle sue proprietà, l’amore è sorgente di fede, è abisso di pazienza, è oceano di umiltà.

268
Giovedì
 Dalle “Lettere” di sant’Anselmo d’Aosta.
Lett. 112 a Ugo il recluso. Opera omnia,VoI.3°,pp.245-246, Nelson, Edimburgo, 1946.
 Regnare in cielo altro non è che aderire a Dio e a tutti i santi, mediante l’amore, in una sola volontà, al punto che tutti esercitino un solo e medesimo potere. Ama perciò Dio più di te stesso e già comincerai ad ottenere quanto vuoi possedere perfettamente in cielo. Mettiti d’accordo con Dio e con gli uomini – purché tuttavia costoro non si separino da Dio – e già inizierai a regnare con Dio e tutti i beati.
Nel grado infatti in cui ora sei in armonia con la volontà divina e dei fratelli, Dio e tutti i santi saranno d’accordo con i tuoi voleri. Vuoi essere re in cielo? Ama Dio e gli uomini, come lo devi, e meriterai di essere quello che ti auguri.
Non potrai però possedere questo amore perfettamente, se non vuoti il cuore di ogni altro amore. Ecco perché quelli che colmano il proprio cuore di amore di Dio e del prossimo hanno come unica volontà quella di Dio – o quella di un altro uomo, purché non in disaccordo con quella di Dio. – Sicché sono fedeli nel pregare, nel ricordarsi del cielo e nel fissare il proprio pensiero su tali realtà; fa loro piacere desiderare il Signore, parlare di colui che amano, ascoltare parlare di lui, pensare a lui. Si rallegrano con chi è nella gioia, piangono con chi è afflitto, hanno compassione per gli infelici, distribuiscono beni ai poveri. Insomma amano gli altri come sé stessi. Sì, davvero tutta la legge e i profeti sono racchiusi nei due comandamenti dell’amore cf Mt 22,40).

269
Venerdì
 Dalle “Cento considerazioni sulla fede” di Diàdoco di Fòtica.
nn. 13.21 . S Ch 5.
So di uno che ama tanto Dio, eppure si lamenta di non amarlo come egli vuole, al punto che la sua anima non cessa mai di struggersi in un’ardente passione tale da fargli glorificare Dio in sé stesso e quasi annullarsi. Egli non riconosce di valere qualcosa, neppure quando nei discorsi ne tessono l’elogio. Infatti, non tiene in nessun conto la sua dignità, ma si dedica al servizio divino secondo il rito sacerdotale; decisamente impegnato ad amare Dio occulta il ricordo della propria dignità nel profondo dell’amore divino, ivi soffocando in spirito di umilità ogni gloria che ne potrebbe trarre. Vuole in ogni occasione presentarsi al giudizio della sua mente come un servo inutile. Cosi facendo, anche  noi dobbiamo fuggire ogni onore e gloria per la sovrabbondante ricchezza dell’amore del Signore che ci ha tanto amati.
Nessuno può vivere autenticamente nell’amore o nella fede se non si fa accusatore di sé stesso. Quando infatti la nostra coscienza si turba rimproverando sé stessa, allora la mente non si abbandona più a sentire in sé la fragranza dei beni sopramondani, ma subito rimane divisa tra le incertezze. Da una parte si muove in tensione fervida secondo la sua precedente esperienza di fede, dall’altra non può più coglierla col senso del cuore per le vie dell’amore, perché la coscienza la rimprovera. Solo quando ci saremo purificati con un più fervido impegno, realizzeremo il nostro desiderio con una maggiore esperienza di Dio.

270
Sabato
Dai “Capitoli” di Niceta Stéthatos.
II, 41; I,82; III,37. FG 3°, 435. 417. 468.

Niente altro innalza l’anima all’amore per Dio e alla carita verso il prossimo come l’umiltà, la compunzione e la preghiera pura. L’umiltà rende contrito lo spirito, fa scorrere rivi di lacrime e portando davanti agli occhi la brevità della vita umana, insegna a conoscere la pochezza di sé. La compunzione purifica l’intelletto dalla materia, illumina lo sguardo del cuore e rende l’anima fulgente. La preghiera pura congiunge l’uomo a Dio e lo rende nella vita simile agli angeli; gli fa gustare la dolcezza dei beni eterni, gli dona i tesori dei grandi misteri, e accendendolo di carità, lo persuade a osare di porre la propria vita per gli amici. Infatti in colui che è ferito nel profondo dall’amore di Dio, questa inclinazione è superiore alla forza del corpo, poiché in lui essa non si sazia nelle fatiche e nei sudori dell’ascesi.
Costui è nella condizione di quelli che patiscono una sete enorme; non c’è nulla che possa curare fino a saziarla l’arsura di quella inclinazione; per tutto il giorno e la notte ha sete di faticare. Infatti, quanto procede nelle sue ascensioni in virtù dello Spirito e penetra nelle profondità di Dio, tanto si consuma per il fuoco del desiderio e scruta la grandezza dei suoi misteri sempre più fondi. Essa ha fretta di accostarsi alla luce beata, ove si arresta ogni tensione dell’intelletto per conoscere nella letizia del cuore il riposo delle proprie corse.

Publié dans:liturgia, preghiere |on 10 octobre, 2013 |Pas de commentaires »

CONTINUA A PASSARE IN MEZZO A NOI… ( GIOVANNI PAOLO II )

http://www.atma-o-jibon.org/italiano10/preg_gpaolo8.htm

CONTINUA A PASSARE IN MEZZO A NOI…   

( GIOVANNI PAOLO II )

Signore,
tu hai voluto salvare gli uomini
ed hai fondato la Chiesa
come comunione di fratelli,
riuniti nel tuo Amore.
Continua a passare in mezzo a noi
e chiama coloro che hai scelto
ad essere voce del tuo Santo Spirito,
fermento d’una società
più giusta e fraterna.
Ottienici dal Padre celeste le guide spirituali
di cui le nostre comunità hanno bisogno:
veri Sacerdoti del Dio vivente
che, illuminati dalla tua Parola,
sappiano parlare di Te
ed insegnare a parlare con Te.
Fa’ crescere la tua Chiesa
mediante una fioritura di consacrati,
che ti consegnino tutto,
perché tu possa salvare tutti.
Le nostre comunità celebrino
nel canto e nella lode l’Eucaristia, come rendimento di grazie
alla tua gloria e bontà,
e sappiano andare per le vie del mondo
per comunicare la gioia e la Pace,
doni preziosi della tua salvezza.
Volgi, Signore,
il tuo sguardo sull’intera umanità
e manifesta la tua misericordia
agli uomini e alle donne,
che nella preghiera
e nella rettitudine della vita
ti cercano senza averti ancora incontrato:
mostrati loro come via
che conduce al Padre,
verità che rende liberi,
vita che non ha fine.
Donaci, Signore, di vivere nella tua Chiesa
in spirito di fedele servizio
e di totale offerta,
affinché la nostra testimonianza
sia credibile e feconda.
Amen!

Publié dans:Papa Giovanni Paolo II, preghiere |on 9 octobre, 2013 |Pas de commentaires »

PREGHIERE AGLI ANGELI E AGLI ARCANGELI

http://www.piccolifiglidellaluce.it/pfdl/preghiere/75-preghiere-ad-angeli-ed-arcangeli/209-preghiere-agli-angeli-e-agli-arcangeli

PREGHIERE AGLI ANGELI E AGLI ARCANGELI

ALL’ANGELO CONSOLATORE DI GESÙ NELL’ORTO
Questa preghiera fu composta dal Servo di Dio p. Bernardino di Porto­gruaro O.F.M. Il venerando Padre, ag­giungeva: « Questa devozione è molto utile nelle pene che il buon Dio ci man­da. Chi ebbe la missione di consolare il Capo nella sua agonia, ha ricevuto pure il potere e la missione di consolare anche le membra nelle loro pene, ma soprattut­to nell’agonia. Fatene la prova e vedrete che la devozione verso l’Angelo Con­solatore di Gesù vi riuscirà immensa­mente vantaggiosa in tutta la vostra vita e nell’ora della vostra morte ».
Io vi saluto, o Santo Angelo Consola­tore del mio Gesù agonizzante, e lodo con voi la Ss.ma Trinità per avervi scelto, fra tutti, a consolare e fortificare Colui che è la consolazione e la forza di tutti gli afflitti. Vi supplico per questo onore che avete avuto e per l’obbedienza, l’umiltà e l’affetto con cui avete soccorso la Santa Umanità del mio Salvatore Gesù, che soccombeva per il dolore alla vista dei peccati del mondo, e in special modo dei miei: ottenetemi il perfetto dolore delle mie colpe; degnatevi di consolarmi nel­l’afflizione che ora mi opprime, e in tutte le altre che potranno sopravvenirmi in seguito, e particolarmente quando mi troverò nell’agonia. Amen.
(Indulgenza parziale. S. Penit., 5 agosto1921).
Si aggiungano tre Gloria Patri, per onorare le agonie di nostro Signore Gesù Cristo nell’orto e sulla Croce.

PREGHIERA A TUTTI GLI ANGELI  (di San Pietro d’Alcantara)
O beatissimi Spiriti che tanto avvam­pate del fuoco d’amore pel vostro Dio Creatore, e voi soprattutto, ardenti Se­rafini, che i Cieli e la terra accendete di Carità divina, non abbandonate il pove­ro infelice mio cuore; ma, come già face­ste del labbro d’Isaia, purificatelo da tut­ti i suoi peccati, ed infiammatelo del vo­stro ardentissimo amore, affinché non ami che il Signore, lui solo cerchi e in lui solo riposi nei secoli dei secoli. Così sia. Santi Angeli pregate per noi.

Per la protezione personale
O Dio, che chiami gli Angeli e gli uomini a cooperare al Tuo disegno di salvezza, concedi a noi, pellegrini sulla terra, la protezione degli Spiriti Beati, che in cielo stanno davanti a Te per servirti e contemplano la gloria del Tuo Volto. Per Cristo nostro Signore.
(Liturg. di S. Michele)

All’Angelo della Gloria
Noi proclamiamo, Signore, la Tua Gloria che risplende negli Angeli e negli Arcangeli; onorando questi Tuoi messaggeri, esaltiamo la Tua infinita bontà; negli Spiriti Beati Tu ci riveli quanto sei grande e amabile al di sopra di ogni creatura, per Cristo nostro Signore.
(Prefazio degli Angeli)

All’Angelo della Casa
Visita, Signore, la nostra casa e allontana da noi ogni insidia del nemico infernale; i Tuoi Angeli Santi ci custodiscano nella pace e sia sempre sopra di noi la Tua Benedizione. Per Cristo nostro Signore.
(Liturg. di Compieta)

Ai tre Arcangeli
Venga dal Cielo nelle nostre case l’Angelo della pace, Michele, venga portatore di serena pace e releghi nell’inferno le guerre, fonte di tante lacrime.
Venga Gabriele, l’Angelo della forza, scacci gli antichi nemici e visiti i templi cari al Cielo, che Egli trionfatore ha fatto elevare sulla Terra.
Ci assista Raffaele, l’Angelo che presiede alla salute; venga a guarire tutti i nostri malati e a dirigere i nostri incerti passi per i sentieri della vita.
(Liturg. degli Angeli custodi)

Per la protezione dalle forze oscure (preghiera medioevale)
Signore, manda tutti i santi Angeli e Arcangeli. Manda il santo Arcangelo Michele, il santo Gabriele, il santo Raffaele, affinché siano presenti e difendano e proteggano questo tuo servo, Tu che lo plasmasti, cui desti un’anima e per il quale Ti degnasti di profondere il Tuo sangue. Lo proteggano, lo illuminino quando è sveglio, quando dorme, lo rendano così tranquillo e sicuro da ogni manifestazione diabolica, che nessun essere che abbia maligno potere possa in lui entrare giammai. Né osi offendere o ferire la sua anima, il suo corpo, il suo spirito o atterrirli o solleticarli con la tentazione.

Agli Arcangeli
Glorioso Arcangelo Michele, principe delle milizie celesti, difendici contro tutti i nostri nemici visibili e invisibili e non permettere mai che cadiamo sotto la loro crudele tirannia.
San Gabriele Arcangelo, tu che giustamente sei chiamato la forza di Dio, poiché sei stato scelto per annunciare a Maria il mistero in cui l’Onnipotente doveva manifestare meravigliosamente la forza del suo braccio, facci conoscere i tesori racchiusi nella persona del Figlio di Dio e sii nostro messaggero presso la sua santa Madre!
San Raffaele Arcangelo, guida caritatevole dei viaggiatori, tu che, con la potenza divina, operi miracolose guarigioni, degnati di guidarci nel corso del nostro pellegrinaggio terreno e suggerisci i veri rimedi che possono guarire le nostre anime e i nostri corpi. Amen.

Agli Arcangeli
San Michele Arcangelo difendici nella battaglia; sii tu nostro sostegno contro la perfidia e le insidie del diavolo, che Dio eserciti il suo dominio su di lui, te ne preghiamo supplichevoli; e tu, o Principe della milizia celeste, con la potenza divina ricaccia nell’inferno Satana e gli altri spiriti maligni, i quali errano nel mondo per perdere le anime. Amen.
O glorioso Arcangelo san Gabriele io condivido la gioia che provasti nel recarti, quale celeste messaggero, a Maria, ammiro il rispetto col quale ti presentasti a lei, la devozione con cui la salutasti, l’amore con cui, primo fra gli Angeli, adorasti il Verbo incarnato nel suo seno. Ti prego di ottenermi di ripetere con gli stessi tuoi sentimenti il saluto che allora rivolgesti a Maria e di offrire con lo stesso amore gli ossequi che allora presentasti al Verbo fatto Uomo, con la recita del Santo Rosario e dell’Angelus Domini. Amen.
O glorioso Arcangelo san Raffaele che, dopo aver custodito gelosamente il figlio di Tobia nel suo fortunoso viaggio, lo rendeste finalmente ai suoi cari genitori salvo e incolume, unito a una sposa degna di lui, siate guida fedele anche a noi: superate le tempeste e gli scogli di questo mare procelloso del mondo, tutti i vostri devoti possano raggiungere felicemente il porto della beata eternità. Amen.

Ai nove cori degli Angeli
Angeli santissimi, vegliate su di noi, dovunque e sempre. Arcangeli nobilissimi, presentate a Dio le nostre preghiere e i nostri sacrifici. Virtù celesti, donateci forza e coraggio nelle prove della vita. Potenze dell’Alto, difendeteci contro i nemici visibili e invisibili. Principati sovrani, governate le nostre anime e i nostri corpi. Dominazioni altissime, regnate di più sulla nostra umanità. Troni supremi, otteneteci la pace. Cherubini pieni di zelo, dissipate tutte le nostre tenebre. Serafini pieni di amore, infiammateci di ardente amore per ilSignore. Amen

Publié dans:angeli, preghiere |on 28 septembre, 2013 |Pas de commentaires »

STORIA DELLA PREGHIERA LITANICA – LE LITANIE NELLA STORIA E NELLA SCRITTURA

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STORIA DELLA PREGHIERA LITANICA

Data: Venerdi 6 Maggio 2011,

dal libro di Concetta Sinopoli, Meditare le Litanie, EDB, Bologna 1992, pp. 7-23

LE LITANIE NELLA STORIA E NELLA SCRITTURA

Il vocabolo greco litaneia (preghiera, supplica), viene tradotto nel plurale latino litaniae ed assume il significato generale di preghiera che si esprime con la supplica e l’intercessione. Bisogna, però, ricordare che nel Registrum Epistolarum di Papa Gregorio I, alla fine del 500, il medesimo termine indica la processione di fedeli che ogni anno, il 25 aprile, si recava da san Lorenzo in Lucina alla basilica di san Pietro, intonando preci titaniche. Nel Messale Romano che ha preceduto il Messale « postconciliare » di Paolo VI del 1969, il giorno 25 aprile e i tre giorni di preparazione alla festa dell’Ascensione erano, rispettivamente, appellati con le espressioni in litaniis maioribus e in litaniis minoribus: giorni, cioè, di litanie maggiori e di rogazioni o litanie minori. Da questi accenni emerge la presenza remota e costante della preghiera titanica nella Tradizione cristiana: litanie di supplica si ritrovano negli scritti di san Clemente Romano ai Corinti, in Giustino, nei Padri apostolici; litanie d’invocazione appaiono in testi giudaici e, persino, pagani. Le litanie dei Santi, che gli studiosi ritengono concordemente alle origini di quelle della Vergine, sono state scoperte in un testo greco dell’Asia Minore, del 400 circa, come invocazione collettiva degli abitanti del paradiso. La struttura fondamentale delle litanie dei Santi sembra fissata nel VII secolo. Esse non costituiscono una serie di lodi, ma piuttosto due grandi parti: la prima riservata ad una sequela d’invocazioni a Dio, alla Madonna ed ai Santi; la seconda formata da una precisa serie di richieste rivolte al Signore, in parte motivate, dette deprecazioni. Queste formule di preghiera avevano un carattere popolare e venivano usate nelle processioni, durante la veglia pasquale, per le ordinazioni, nelle rogazioni, nelle preghiere per i malati e i moribondi, in occasione di feste diverse. Alla loro diffusione contribuirono in particolare i monaci irlandesi che ne promossero la pratica in tutta l’Europa. Ancor prima d’essere devozione, però, l’invocazione titanica è preghiera biblica. La Sacra Scrittura documenta l’incontro, nella verità, tra il Creatore e la creatura: il Signore della misericordia e il povero che grida, esulta, ripete senza stancarsi la sua bontà, la sua grandezza, lo esalta e lo benedice. Come non ritrovare negli attributi di eternità. potenza, grandezza, gloria…dei Salmi e dei cantici biblici, i segni dell’indicibile per chi sperimenta la vicinanza dell’Assoluto e la sacralità dell’ospite..? Egli parla perché è, mentre Mosè si copre la faccia protestando la propria indegnità, cercando d rispondere con tutto l’amore del proprio essere tutte le forze, tutta la mente. Gli studiosi sottolineano in particolare i salmi dai ritornelli titanici quali il Salmo 117 (118) ed il Salmo 135 (136): simili, in parte, quanto ad espressioni di lode, ringraziamento e versetto titanico. Il Salmo 117 (118) introduce la storia della salvezza con la celebrazione del « Dio d’Israele e di coloro che lo temono »:
Celebrate il Signore, perché è buono;
perché eterna è la sua misericordia.
Dica Israele che egli è buono:
eterna è la sua misericordia.
Lo dica chi teme Dio:
eterna è la sua misericordia. (vv. 1-2.4)
Il Salmo 135 (136), detto esplicitamente Grande litania di ringraziamento, s’apre con la lode per continuare nella recita storica degli interventi divini a favore del popolo:
Lodate il Signore perché è buono:
perché eterna è la sua misericordia.
Lodate il Signore dei signori:
perché eterna è la sua misericordia.
Egli solo ha compiuto meraviglie:
perché eterna è la sua misericordia. (vv. 1 .3-4)
Anche il Cantico dei tre giovani nella fornace, del libro di Daniele (Dn 3,52-90), possiede struttura e andamento litanici: all’invito di benedizione segue il ritornello « lodatelo ed esaltatelo nei secoli » per una serie innumerevole di volte, finché storia e bontà di Dio diventano movimenti della preghiera e ragione di essa. Episodi di preghiera litanica si ritrovano nei canoni islamici come lode ed antifone, oltre alla ripetizione degli attributi divini. E, dunque, costitutivo essenziale di ogni litania e forma litanica il legame profondo, l’unità e l’accordo d’anima, cuore e mente che nella brevità, nell’esemplificazione verbale, rivelano l’evento spirituale, accolgono la Presenza ed implorano l’azione della grazia.
Ti preghiamo, Signore, per la tua santa Chiesa,
che si estende dall’uno all’altro capo del mondo;
Tu l’hai conquistata col sangue prezioso del tuo Cristo:
conservala incrollabile, al riparo dalle tempeste,
fino alla consumazione dei tempi.
Ti preghiamo per l’episcopato universale,
che trasmette fedelmente la parola di verità.
Ti preghiamo per la pochezza del tuo celebrante
e per tutti i presbiteri, per i diaconi e per il clero,
affinché tutti siano pieni della sapienza del tuo Spirito.
Ti preghiamo per quelli che detengono l’autorità,
conservaci nella pace,
in modo che passiamo tutto il tempo della vita
nella tranquillità e nella concordia,
a glorificarti, per Gesù Cristo, speranza nostra.1

PREGHIERA LITANICA: LITURGIA E TRADIZIONE
Se nei Vangeli ricercassimo i brani relativi agli incontri di Gesù con gli « ultimi » facendo attenzione all’atteggiamento di supplica nella richiesta e all’insistenza umile di tanti bisogni, potremmo apprendere dal cieco di Gerico, dai lebbrosi e dai piccoli d’ogni sorta, la forza dell’invocazione accorata. La preghiera incessante necessita di strutture lineari, non complicate dal ragionamento. L’apostolo Paolo, rivolgendosi a Timoteo, esorta: «Ti raccomando dunque, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo trascorrere una vita calma e tranquilla con tutta pietà e dignità. Questa è una cosa bella e gradita al cospetto di Dio»(lTm 2,1-2).
La preghiera comunitaria trova in queste espressioni l’incoraggiamento a far presenti al Signore i vari momenti della vita sociale, le difficoltà e le necessità storiche. Nella Liturgia, ambito privilegiato del culto comunitario, si sviluppano, sin dai primi testi patristici, vere e proprie formulazioni tecniche che si differenziarono, più tardi, in termini occidentali ed orientali ben definiti. Dalla Didaché agli scritti di Giustino, da Clemente di Roma, intorno all’anno 100, fino ad Ambrogio di Milano, ad Agostino di Ippona (†431) e Prospero d’Aquitania, morto nel 455, formule di supplica in tal senso compaiono nella celebrazione dell’eucaristia ed in altri momenti liturgici. In Oriente, la liturgia Eucaristica si apre col canto intercalato da preghiere litaniche per continuare a sviluppare, assumendo i caratteri del dramma sacro, un dialogo intenso tra il celebrante e il popolo, di cui Dio è l’interlocutore. In questo dialogo un ruolo particolare spetta al diacono che funge da intermediario, ponendosi davanti alla porta santa, tra il santuario e l’assemblea, come per dirigere la preghiera collettiva dei fedeli in unione a quella del sacerdote. Dopo uno scambio di benedizioni e l’Amen cantato dal coro, il sacerdote ed il diacono si coprono con il Kalimafkion (paramento sacro) e, mentre, dietro il velo dell’iconostasi, il prete prega silenziosamente per l’assemblea, tra i fedeli e il diacono si svolge il dialogo titanico. Esso ha lo scopo d’accordare tutte le anime alla supplica del celebrante ed è detto grande synaptê che equivale alla preghiera latina collecta. La preghiera diaconale, cioè guidata dal diacono, prende anche il nome di ectenia perché « estesa » a tutte le necessità della comunità cristiana e a tutte le persone; si ritrova di frequente nelle liturgie e conclude la prima parte della celebrazione dell’eucaristia. Il diacono inizia: in pace preghiamo il Signore!, il coro risponde: Kyrie eleison, Signore abbiate pietà! e la litania prosegue, toccante per semplicità ed altezza spirituale, con un numero di appelli che corrispondono alle invocazioni delle intenzioni generali e locali. La preghiera volge al termine con invocazioni di soccorso e salvezza per terminare nel ricordo della potente intercessione di Maria, nella comunione dei santi: «Facendo memoria della tutta santa, tutta pura, benedetta al di sopra di tutto e gloriosa nostra signora, Madre di Dio e sempre Vergine, Maria, e di tutti i santi, raccomandiamo noi stessi, gli uni gli altri e tutta la nostra vita a Cristo, nostro Dio». Il coro conclude: A voi, Signore.
Nella liturgia Ambrosiana si possono riscontrare elementi tipici di questa litania nella serie d’invocazioni in uso durante la preghiera dei fedeli delle domeniche di Quaresima, intercalate dalla risposta: Domine miserere. Ma la oratio universalis o oratio fidelium, in occidente, conoscerà sviluppi e formulari diversi e famosi, differenziandosi dall’Oriente per consuetudini e per il ruolo stesso del diacono, a cui non è vincolata.
La preghiera dei fedeli romana assume una collocazione diversa nella liturgia latina: in origine non può essere ritenuta, a dire degli studiosi, parte integrante della liturgia della Parola o sua conclusione. Essa era collegata ad altre due azioni sacerdotali: lo scambio del bacio di pace e la presentazione delle offerte, come appare nella descrizione del rito dell’eucaristia di Giustino (+165). Inoltre, i fedeli, che con il battesimo ricevono lo Spirito di Cristo, innalzano la loro preghiera anche spontaneamente o tramite un semplice lettore.
Comune ai cristiani d’Oriente ed Occidente, l’anelito spirituale ed il carattere d’invocazione e supplica della preghiera litanica che nella risposta ripetuta si delinea, non si può dimenticare, al di là delle forme e delle caratteristiche proprie di ognuno, il germe liturgico che s’esprimerà, attraverso aspetti formali e contenuti essenziali, nelle litanie mariane.
Ti presentiamo l’offerta per tutti i santi
che fin dalle origini ti hanno allietato,
per i patriarchi, i profeti, i giusti, i martiri,
i confessori, i vescovi, i sacerdoti, i diaconi,
i lettori, i cantori, le vergini, le vedove,
i laici e tutti coloro di cui conosci il nome.
Ti presentiamo l’offerta per questo popolo,
perché esso diventi la lode del Cristo,
un sacerdozio regale, una nazione santa
per i più piccoli del tuo popolo,
affinché tu non respinga nessuno di noi.
Ti preghiamo per questa città e per tutti i suoi abitanti,
per gli ammalati, gli esiliati, i viaggiatori.
Ti preghiamo per coloro che ci odiano
e ci fanno soffrire persecuzione a causa del tuo nome;
per quelli che si smarriscono.
Ti preghiamo per i catecumeni della Chiesa
per i nostri fratelli che fanno penitenza.2

INNI, TITOLI E LODI ALLA VERGINE
Alle fonti delle litanie alla Vergine gli studiosi distinguono la derivazione strutturale dall’aspetto contenutistico. La tipologia delle litanie mariane non è assimilabile alle Laudes Virginis, né ha assunto i caratteri dell’innografia. La struttura delle litanie mariane trae invece origine dalle Litanie dei Santi in cui Maria ha sempre un posto particolare già dalla loro comparsa, essendo precedente ad esse la diffusione del culto alla Vergine, sia in Oriente che in Occidente. Per quanto riguarda i contenuti è, invece, evidente una trasposizione di invocazioni, titoli ed espressioni significative che prima di diventare lodi popolari, sono stati coniati ed approfonditi per simbologia e contenuto teologico dagli esegeti e dai padri della Chiesa d’Oriente e d’Occidente, soprattutto nell’omiletica, in occasione di feste liturgiche e di controversie dottrinali. L’esigenza di chiarimento di alcuni presupposti cristologici attaccati dalle eresie più diverse, portò alle definizioni di Efeso sulla Madre di Dio e diede impulso alla ricca produzione d’invocazioni mariane presente in Oriente a partire dal V secolo. In Occidente, dal secolo X al Rinascimento, si sviluppa il genere delle Laudes marianae che, in forma ritmica e vagamente poetica, intrecciano supplica e giaculatoria con attributi alla Vergine. Influenza notevole ebbe l’inno per eccellenza della tradizione orientale, l’Akathistos. Tradotto in latino da Cristoforo, vescovo di Venezia, intorno al IX secolo, ispirò la parigina Salutatio sanctae Mariae del secolo XI ed altre produzioni innografiche occidentali. Le litanie si nutrirono di questi dati, ma in modo vario ed originale, fondando i loro titoli nell’autenticità della Scrittura e sviluppando i temi evangelici alla luce di simboli ed immagini individuate dai Padri nei testi biblici, applicate a Maria in relazione a Cristo. Con il diffondersi della predicazione, delle congregazioni religiose e delle spiritualità, si moltiplicarono anche i testi delle litanie che, in origine, appartennero a formulari propri di cattedrali o abbazie. Tali formulari si presentavano ordinariamente in prosa, ma non mancano gli esempi in rima. Una di queste litanie è attribuita a Sant’Anselmo di Canterbury: in essa, alla Madonna è riservata una nutrita serie d’invocazioni.
Un dato costante e specifico dell’invocazione litanica è la necessità di rendere la preghiera semplice ed immediata, mai superficiale o studiata per eludere l’impegno dell’orazione. La preghiera delle litanie sgorga da vene profonde di contemplazione in cui l’esperienza d’insufficienza delle parole umane è confortata dal dono di Dio, dalla rivelazione della sua presenza. L’uomo, incapace di parlare al Creatore, di chiedergli secondo le esigenze della sua miseria, sillaba, con l’aiuto dello Spirito, le meraviglie di Dio, ciò che di esse riesce a percepire, e, poveramente, invoca. Sintesi di verità e di slanci poetici, di dottrina e di fede, l’espressione litanica richiama l’opera della grazia in Maria per farne movimento di lode, a cui segue l’umile percezione di se stessi e della propria miseria. L’alternarsi degli sguardi, del saluto e della supplica, stabilisce il ritmo della preghiera profonda, nella quiete e nell’abbandono del cuore. Le litanie non possono essere pregate come recita distratta ed affrettata, specie a conclusione di altre pratiche devozionali, qual è il rosario. Esse ne sottolineano piuttosto l’attenzione ai misteri della vita di Gesù, attraverso il dialogo essenziale e fiducioso con la Madre. In Maria trovo, ammiro e cerco per l’oggi della mia vita cristiana, il punto di vista, I’inquadratura e le linee del progetto di Dio accolto e realizzato negli aspetti concreti. L’azione dello Spirito nella sua creaturalità e nella sua santità m’incoraggia a seguire vie di semplicità e di contemplazione. Nel silenzio di pause appropriate, il tono della voce e il significato delle parole coinvolgono la mente e gli affetti, in un clima di raccoglimento, che prepara l’incontro.
«Le litanie devono essere anche recitate correttamente. Come vengono dette talvolta non hanno alcun valore. Quanto sia bella e benefica la preghiera delle litanie lo si nota solo quando ogni invocazione è pronunciata chiaramente e dopo la risposta si fa una piccola pausa, esattamente sufficiente perché il contenuto acquisti risonanza e l’invocazione seguente non succeda con precipitazione meccanica. Allora viene da se che anche la risposta a sua volta non suoni meccanica, ma lasci essa pure una piccola pausa sì che una pace divina si diffonda su tutta la preghiera».3
La Vergine Maria ci conduce all’incipit trinitario e battesimale all’explicit della salvezza, all’incontro con l’Agnello immolato e nella semplicità dei piccoli, che totalmente si affidano e si lasciano portare, apriamo gli occhi per vedere la grandezza dell’amore di Dio.

FORMULARI LITANICI E ORIENTAMENTI DEL MAGISTERO
Un manoscritto della fine del XII secolo attesta quarantadue litanie a Sancta Maria del formulario di Aquileia, dette anche Veneziane perché, dopo la decadenza del patriarcato di Aquileia, si mantennero in uso nelle rubriche veneziane fino agli inizi del 1800. Chiamate Litaniae de Domina, venivano recitate specialmente in occasione di gravi calamità. Allo stesso periodo storico risalgono litanie mariane che prenderanno, in seguito, il nome di lauretane, dal santuario della santa casa di Loreto, in cui si cantavano agli inizi del XVI secolo. Le settantatrè invocazioni riportate dal manoscritto parigino in questione, hanno già l’armonica struttura di quelle lauretane e sono disposte in modo organico, similmente a quelle del formulario di Loreto, se si eccettua l’appellativo di Magistra, che in quest’ultimo non compare. In entrambi, Maria è invocata come Mater, Virgo, con una serie di titoli simbolici e biblici, e come Regina. Le litanie lauretane vanno distinte in « antiche » e « nuove ». Le prime, testimoniate e diffuse dal Manuale di Pietro Canisio alla fine del XVI secolo, attualmente in uso; le seconde derivate da un testo differente che nel 1575 fu musicato da Costanzo Porta, direttore di cappella del santuario di Loreto. Ben presto, però, questo formulario moderno non verrà più usato, mentre il formulario antico trova collocazione stabile nella devozione, anche per l’intervento di Sisto V. Il papa, con una Bolla indirizzata ai soli Carmelitani Scalzi, concedeva indulgenza di duecento giorni ai fedeli che recitassero le Litanie della beatissimo Vergine Maria, in uso presso la santa casa. Nel periodo di rinnovamento della Chiesa che il Concilio di Trento aveva inaugurato, non mancano gli eccessi. Clemente VIII, nel 1601, stabilisce, allora, l’approvazione delle litanie della santa casa e la loro importanza, con il decreto Quoniam multi. Le quarantaquattro invocazioni pubblicate dopo il 1572, nella Nuova dichiarazione della santa casa di Loreto, hanno oggi raggiunto il numero di cinquanta per le aggiunte che dogmi ed occasioni particolari hanno determinato.Ricordiamo, per il momento, l’invocazione Mater Ecclesiae, del 21 novembre 1964, quando Paolo VI, a conclusione della III Sessione del Vaticano II, proclamò Maria « Madre della Chiesa », perché il popolo cristiano la onorasse ancor più con tale titolo. Molti altri formulari hanno arricchito la devozione mariana in sedi e contesti diversi; sono da menzionare le Litanie di Magonza, le Litanie di Alcobaça, le litanie deprecatorie, le litanie del libro di Ore della Regina Eleonora, quelle «del Rosario» e i formulari litanici dell’Ordine dei Servi di Maria. Litanie ibride e recenti s’ispirano a forme miste, alla Scrittura e alle definizioni conciliari, al rito d’incoronazione della Vergine e all’antica venerazione di titoli iconografici della tradizione.
Il Magistero, dopo aver affrontato gli aspetti fondamentali del rapporto della Beata Vergine con Cristo e con la Chiesa, nel capitolo VIII della Lumen gentium, si sofferma, nell’ambito del medesimo capitolo (nn. 66-67) ad esaminare la natura e le linee fondamentali del culto mariano. Esso, specifica già nel titolo, al n. 67: deve essere alieno da esagerazioni e grettezze. Il 2 febbraio 1974, Paolo VI presenta l’Esortazione Apostolica Marialis cultus che indica quattro orientamenti essenziali per il culto della Vergine: biblico, liturgico, ecumenico e antropologico. A conclusione del documento il Papa insegna: «La venerazione che la Chiesa ha reso alla Madre del Signore in ogni luogo e in ogni tempo dal saluto benedicente di Elisabetta (cf. Lc 1,42-45) alle espressioni di lode e di supplica della nostra epoca – costituisce una validissima testimonianza della « sua norma di preghiera » ed invito a ravvivare nelle coscienze la « sua norma di fede ». E, viceversa, la « norma di fede della Chiesa » richiede che, dappertutto, si sviluppi rigogliosa la preghiera nei confronti della Madre di Cristo».4
In continuità d’intenti e d’insegnamento, Giovanni Paolo II ha approfondito tali principi nella sua Lettera Enciclica Redemptoris Mater promulgata il 25 marzo 1987 e seguita dalla Lettera di orientamenti e proposte per l’Anno mariano della Congregazione per il culto divino. L’Enciclica auspica una lettura conciliare che tenga presente non solo la »dottrina della fede » ma anche »la vita di fede dell’autentica spiritualità mariana » che come la « devozione » corrispondente – dice il Papa - »trova una ricchissima fonte nell’esperienza storica delle persone e delle varie comunità cristiane viventi tra i diversi popoli e nazioni su tutta la terra ».5 Ricordando san Luigi Maria Grignion de Montfort e la sua proposta di Consacrazione a Cristo per le mani di Maria, come mezzo efficace per vivere fedelmente gli impegni battesimali il Santo Padre annuncia l’Anno Mariano. Tra gli Orientamenti relativi a quest’ultimo, si ritrovano alcune precise indicazioni riguardanti le litanie. Le litanie lauretane sono inserite nel Rituale romano e stimate dalla Sede Apostolica. I pastori dovranno riconsiderare la natura e le funzioni delle litanie come preghiera a se stante, provvedere a traduzioni e melodie adeguate, far conoscere ai fedeli il Rito per l’incoronazione dell’immagine della B.Vergine Maria, prendere in considerazione formulari antichi e moderni o propri della Chiesa locale.6 Queste indicazioni contengono il segreto di una prassi equilibrata, conforme alla spiritualità ed alla dottrina cristiana, per attingere alle fonti della supplica e della lode.
Fermati anima mia e ascolta,
lascia fuori di te ogni cosa.
Entra e inebriati di colori, di luce,
respira purezza e sublimità per lunghi attimi,
senza muoverti,
Riprendi forza e spera in Dio.
Lui solo cerca nella sua meraviglia,
nello stupore rendi grazie
per tutto ciò che ti è concesso di comprendere.
———————–
Questo Articolo proviene dal PORTALE DI MARIOLOGIA

Publié dans:liturgia: Litanie, preghiere |on 10 septembre, 2013 |Pas de commentaires »
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