preghiera di San Massimo il Confessore
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preghiera di San Massimo il Confessore
Beato mi faceva il giardino
di gioconde piante, una volta,
quando del sommo Iddio
per l’ineffabile provvidenza
ed il pari amore
questa luce vedevo, io,
plasmato dal fango terrestre
e dotato ancora di spirito;
fra la terra ed il cielo
collocato vivevo, ahimè,
del grande Dio risplendevo
dell’immagine a somiglianza.
Ma il pessimo serpente
con violenta insidia insinuandosi,
con funesti consigli
e sinistre parole
tristemente sussurrandomi,
ahi, m’ingannò
e fuori da quel luogo
di onesta voluttà mi scacciò,
dai giardini del Padre,
dei quali, ahi, mi aveva fatto abitatore,
del tutto esiliandomi.
Ed ero miseranda vista
al venerabile coro delle anime :
e poi che la mia ferita
non sopportava medico,
il creatore artefice d’ogni cosa
con ardente amore guardandomi,
in veste di estraneo mi si avvicinò,
piamente l’umana
avendo preso, dalla inesperta di nozze
Maria, generazione.
E così (mi) salvò
strappandomi dalla crudele
mano del serpente,
e strappandomi alla morte
subì egli la sorte per me,
del divino comandamento
stoltamente trasgressore,
per cui offrì il proprio
corpo all’amara morte ;
e insieme percosse di lui
il capo nelle acque
delle correnti del Giordano,
dei miei peccati
l’interna bruttura
tenebrosa immergendovi:
ma quello ancora la spudorata
coda dimenando,
la mia mente sconvolge
agitandosi con moti
che trascinano a l’abisso,
e tentando di darmi il gambetto
pei sentieri della mia via.
Ed impuramente assilla
la violenza degli indomiti cavalli,
che trascina ciecamente ;
bramoso di spingere in vergogne
empie il mio cuore
e verso funeste passioni,
e di abbattere il malfermo
cavaliere sforzandosi,
che regge le redini.
E un grande fuoco accende
dai dardi igniferi,
che il maligno arde contro di me ;
e scagliando l’interno
fuoco, di cui è impastato, contro di me.
Ma tu e dammi
la tua mano, salvatore di popoli,
che dalla radice estirpa
gl’inganni dell’amaro Belial ;
tu che una volta, avendo fermato la corrente,
subito ritorta
con inverso cammino,
mirabile opera compiesti;
e, inaridito del mare
l’immenso flutto,
a piedi facesti passare
il popolo tuo Israele ;
e parlasti, e tutte le cose
a la tua parola ristettero.
E tu reggi il fiammeggiante carro
del gigante veloce,
lucifero immenso ;
e mutasti, del settemplice
camino dei tre figli,
il fuoco in copiosa rugiada.
E avesti pietà del perduto ;
e della meretrice sciogliesti il nodo
di impuri amori,
la quale versava calde lacrime ;
e fermasti anche della emorroissa
col tocco del tuo orlo
il perpetuo flusso ;
e dai morti suscitasti
anche la figlia di Jaeiro
e la facesti ancora respirante;
e purificasti i lebbrosi
e ai ciechi donasti la vista e
lo spirito scacciasti
dalla fanciulla Sidonia.
Un altro sollevò il giaciglio,
lo scioglimento delle membra avendo ottenuto ;
e (tu) raddrizzi la storpia,
e scacci i dèmoni.
E della suocera di Pietro
col tatto della mano tu cessasti
l’ardente febbre ;
e molte altre cose facesti
che non hanno numero.
Quale meraviglia, se della mia
fiamma spegnerai l’ardore,
dalla perenne fonte
la tua rugiada stillando
sopra la mia brace?
Dammela, o Salvatore,
tu, per tutta la vita,
affinché la tua bontà io celebri,
e del Padre e dello Spirito tuo.
(S. Massimo il Confessore « Inni » Inserito il 30 aprile 2007)
