Archive pour la catégorie 'NATURA NELLA STORIA DELL’UOMO'

Ulivi, olio di letizia e mistero della croce

dal sito:

http://www.terrasanta.net/tsx/articolo-rivista.jsp?wi_number=1217&wi_codseq=TS0804

Ulivi, olio di letizia e mistero della croce

di Edoardo Arborio Mella | luglio-agosto 2008

Nel monastero etiope situato su uno dei tetti del Santo Sepolcro a Gerusalemme vi è un ulivo dotato di uno statuto di santità: secondo la tradizione etiopica è l’albero in cui era impigliato l’ariete che Abramo sacrificò al posto del figlio Isacco (Gen 22,13). Niente di bizzarro in quest’identificazione: in vari commentari sia ebraici che cristiani il monte del sacrificio corrisponde a Gerusalemme, e in tutta la tradizione cristiana quell’ariete prigioniero del legno e immolato è figura dell’Agnello di Dio inchiodato alla croce. Un mosaico nel Calvario latino evoca questa allegoria. A pochi metri dal luogo della croce è così stata posta la memoria della sua anticipazione.

Poche centinaia di metri, ed ecco nella parte bassa del monastero armeno una piccola chiesa costruita sul luogo ove la tradizione di lì pone la casa del sommo sacerdote Anna. Accanto ad essa un ulivo, al quale sarebbe stato legato Gesù mentre attendeva di essere interrogato (Gv 18,12-13).

Alcuni chilometri più in là, nella parte ebraica della città vi è un antico monastero dall’aspetto di fortezza oggi appartenente alla chiesa ortodossa; tutt’attorno vi è un vasto oliveto incorporato in un grande parco pubblico. Il monastero viene detto «della croce» perché precisamente dagli ulivi circostanti sarebbe stato ricavato il legno della croce. I vecchi ricordano ancora un’antica abitudine di pellegrinaggio in quel luogo.

Non si pensi tuttavia che l’ulivo sia connesso all’idea del supplizio e della morte. Al contrario: l’ulivo è una delle piante più tipiche della Terra Santa, assieme al fico e alla vite cui si potrebbe aggiungere la palma nella depressione del Mar Morto. Tutte piante fruttifere, segno di benedizione e di prosperità e oggetto di simbologie gioiose. L’ulivo, in particolare, è pianta che non muore mai ma rinasce continuamente da sempre nuove radici. Il suo olio in passato era offerto nelle libazioni e usato per l’unzione sacerdotale e regale, due eventi riassunti nella persona di Gesù, il Cristo, l’Unto. Dono prezioso ricevuto e donato, esso è comunione con Dio, quindi santità e gioia: «olio di letizia», lo chiama il salmo 45. La tradizione cristiana lo metterà in connessione con lo Spirito Santo, unione del cielo con la terra e dei fratelli tra loro. Quando in talune liturgie esso viene posto sulle persone con la sobrietà propria del gesto simbolico, il pensiero non può non correre alla grande unzione di benedizione e di vita di cui canta il salmo 133. Nella parabola del buon samaritano tutto il primo millennio ha visto Gesù chino sull’uomo ferito portando olio (e vino, latore di significati propri): l’Unto unge le nostre piaghe con lo Spirito vivificatore, le accarezza con il suo amore, la sua consolazione, la sua dolcezza. Spesso gli autori antichi hanno giocato su una consonanza di radici in greco fra olio e misericordia: la misericordia di Dio, larga come l’elemento profumato di cui condiamo i nostri cibi, che si diffonde e ricopre ogni cosa. L’olio serve inoltre a far luce: la luce prodotta da quelle lampade di terracotta di cui la Terra Santa è piena, la luce che era sempre accesa davanti alla Presenza ed è un altro degli attributi di Cristo.

Tutto ciò si concentra e si rivela con il massimo della pregnanza nel mistero della croce. Quanti hanno fissato quelle tradizioni negli ulivi di Gerusalemme forse si sono ricordati che Gesù ha preso la sua grande decisione di amore in un giardino di ulivi; certo avevano una vista profonda.

Publié dans:NATURA NELLA STORIA DELL'UOMO |on 27 avril, 2010 |Pas de commentaires »

Sull’olivo e sulla sua origine ci sono miti e leggende.

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http://miaplacidusedaltriracconti.blogspot.com/2008/05/l-tra-leggenda-e-realt.html

Sull’olivo e sulla sua origine ci sono miti e leggende.

L’olivo e i suoi generosi raccolti sarebbero stati fatti conoscere all’umanità dalla dea dell’antico Egitto Iside. La mitologia romana attribuisce a Ercole l’introduzione dell’olivo dal Nordafrica; la dea romana Minerva avrebbe insegnato l’arte della coltivazione dell’olivo e dell’estrazione del suo olio. Secondo un’altra leggenda l’olivo risalirebbe al primo uomo; il primo olivo sarebbe cresciuto sulla tomba di Adamo.
Gli antichi greci narrarono di una gara fra il dio del mare Posidone e la dea della pace e della sapienza Atena. La vittoria sarebbe stata assegnata a chi avesse prodotto il dono più utile per la città recentemente costruita nella regione greca dell’Attica. Posidone colpì una roccia col suo tridente e ne scaturì una sorgente. L’acqua cominciò a fluire, e dalla sorgente apparve il cavallo, simbolo di forza e potenza e aiuto prezioso in guerra. Quando venne il turno di Atena, la dea conficcò nel terreno la lancia, che trasformò in un olivo, simbolo di pace e fonte di cibo e di combustibile. Il dono di Atena fu considerato il più grande, e la nuova città fu chiamata in suo onore Atene. L’olivo è tuttora considerato un dono divino. Un olivo cresce ancora sull’Acropoli di Atene.
L’origine geografica dell’olivo è controversa. Resti fossili di quello che si ritiene sia un progenitore dell’olivo moderno sono stati trovati sia in Italia sia in Grecia. La prima coltivazione dell’olivo viene attribuita di solito a Paesi intorno al Mediterraneo orientale: a varie regioni negli attuali stati della Turchia, della Grecia, della Siria, dell’Iran e dell’Iraq. L’olivo domestico, Olea europaea, l’unica specie del genere Olea sfruttata per il suo frutto, è coltivata da almeno cinquemila anni, ma forse anche da settemila.
Dalle rive orientali del Mediterraneo, la coltivazione dell’olivo si diffuse in Palestina e in Egitto. Alcuni esperti credono che la coltivazione abbia avuto inizio a Creta, da dove, intorno al 2000 a.C., un’industria fiorente esportava l’olio in Grecia, in Nordafrica e in Asia Minore. Al crescere delle loro colonie, i greci introdussero l’olivo in Italia, in Francia, in Spagna e in Tunisia. All’espandersi dell’Impero romano, anche la coltivazione dell’olivo si diffuse nell’intero bacino mediterraneo. Per secoli l’olio d’oliva fu la merce più importante per la regione.
Oltre che per la sua funzione ovvia di fornire calorie preziose alla dieta, l’olio d’oliva fu usato in molti altri aspetti della vita quotidiana dei popoli mediterranei. Lampade che usavano come combustibile l’olio d’oliva illuminavano le case di sera. L’olio era usato anche a fini cosmetici; tanto i greci quanto i romani lo usavano per frizionarsi la pelle dopo un bagno. Gli atleti consideravano i massaggi con olio d’oliva essenziali per mantenere sciolti i muscoli. I lottatori aggiungevano sabbia o polvere al loro olio, per impedire la presa ai loro avversari. I rituali dopo le gare comportavano il bagno e altri massaggi con olio d’oliva, per lenire e guarire abrasioni. Le donne usavano olio d’oliva per mantenere giovane la pelle e lucidi i capelli. Si pensava che l’olio aiutasse a prevenire la calvizie e a promuovere la forza. I composti responsabili del profumo e dell’aroma nelle piante sono molto spesso solubili in olio, cosicché alloro, sesamo, rosa, finocchio, menta, ginepro, salvia e altre foglie e fiori venivano messi in infusione in olio d’oliva, producendo miscugli esotici profumati di grande pregio. In Grecia i medici prescrivevano olio d’oliva o alcuni di tali miscugli per numerosi disturbi e malattie, fra cui nausea, colera, ulcere e insonnia. Numerosi riferimenti all’olio d’oliva, assunto per bocca o applicato esternamente, appaiono in antichi testi egizi di medicina. Dell’olivo si usavano persino le foglie per attenuare la febbre e fornire sollievo contro la malaria. Oggi sappiamo che contengono acido salicilico, la stessa molecola, presente nel salice e nell’olmaria, da cui nel 1893 Felix Hofmann sviluppò l’Aspirina.
 L’importanza dell’olio d’oliva per i popoli del Mediterraneo si riflette nei loro scritti e addirittura nelle loro leggi. Il poeta greco Omero lo chiamò « oro liquido ». Il filosofo greco Democrito pensava che una dieta a base di miele e olio d’oliva potesse permettere a un uomo di vivere cento anni, un’età estremamente avanzata in un’epoca in cui la speranza di vita oscillava intorno a quarant’anni. Nel VI secolo a.C. il legislatore ateniese Solone — che promulgò fra l’altro un codice di leggi umano, istituì tribunali popolari e il diritto di assemblea, e fondò un senato — introdusse leggi per la protezione dell’olivo. Da un oliveto si potevano rimuovere ogni anno solo due olivi. La violazione di questa legge comportava sanzioni gravi, fra cui la pena di morte.
Nella Bibbia ci sono più di cento riferimenti alle olive e all’olio di oliva. Per esempio: dopo il diluvio la colomba, uscita dall’arca, porta a Noè un ramoscello d’olivo; Mosè riceve l’istruzione di preparare un unguento di spezie e olio d’oliva; il buon samaritano versa vino e olio sulle ferite della vittima dei predoni; e le vergini sagge tengono le lampade piene d’olio d’oliva. A Gerusalemme c’è il Monte degli Olivi. Il re degli ebrei Davide nominò delle guardie per proteggere i suoi oliveti e i suoi magazzini. L’enciclopedista romano Plinio il Vecchio, nel I secolo a.C., nella Naturalis historia (XV, 1-8) scrisse che l’Italia aveva il migliore olio d’oliva del Mediterraneo. Virgilio elogiò l’olivo:
E tu però, se saggio sei, provvedi, che ne’ tuoi campi numeroso alligni questo caro alla pace arbor fecondo.’
Sulla base di tutte queste informazioni sulle funzioni svolte dall’olivo nella religione, nella mitologia e nella poesia, oltre che nella vita quotidiana, non sorprende che esso sia diventato un simbolo importante per molte culture. Nell’antica Grecia, presumibilmente per il fatto che un’abbondanza d’olio d’oliva per cibo e per lampade implicava una prosperità che mancava negli anni di guerra, l’olivo divenne sinonimo di tempo di pace. Noi parliamo ancora di porgere un ramoscello d’olivo quando intendiamo fare un tentativo di pacificazione. L’olivo fu considerato anche un simbolo di vittoria, e i vincitori dei giochi olimpici ricevevano un serto di foglie d’olivo oltre a un premio in olio. Gli oliveti erano spesso considerati un obiettivo da colpire durante la guerra, poiché la loro distruzione non solo eliminava un’importante fonte di cibo del nemico, ma gli infliggeva anche un colpo psicologico devastante. L’albero dell’olivo rappresentava anche saggezza e rinnovamento; dagli olivi che sembravano distrutti dal fuoco spuntavano spesso nuovi germogli e l’albero tornava poi a dar frutto.
Infine, l’olivo rappresentava la forza (un tronco d’olivo era il bastone di Ercole) e il sacrificio (la croce su cui fu inchiodato Cristo sarebbe stata di olivo). In varie epoche e in varie culture l’olio ha simboleggiato potere e ricchezza, verginità e fertilità. L’olio d’oliva è stato usato per secoli per ungere re, imperatori e vescovi, nella loro incoronazione od ordinazione. Saul, il primo re d’Israele, fu consacrato da Samuele che gli versò un vasetto d’olio sul capo. Centinaia d’anni dopo, dal lato opposto del Mediterraneo, il re dei franchi Clodoveo I fu unto con olio d’oliva alla sua incoronazione. Altri trentaquattro re di Francia furono successivamente unti con olio tratto dalla stessa boccetta in forma di pera, fino alla sua distruzione durante la Rivoluzione francese.
L’olivo è un albero molto resistente. Esso ha bisogno, per dare un raccolto abbondante, di un clima con un breve inverno freddo, senza gelate primaverili che uccidano i fiori. Una lunga estate molto calda e un autunno mite permettono alle olive di maturare. Il Mediterraneo rinfresca le sue coste africane e riscalda le sue rive settentrionali, rendendo la regione idealmente adatta alla coltivazione dell’olivo. L’olivo non cresce nell’interno, lontano dall’effetto mitigante di un grande mare. Gli olivi possono sopravvivere anche in presenza di una piovosità molto scarsa. Le loro lunghe radici a fittone penetrano in profondità per trovare l’acqua, e le foglie sono strette e coriacee con una superficie inferiore opaca e argentea: adattamenti che impediscono la perdita d’acqua per evaporazione. L’olivo può sopravvivere a lunghi periodi di siccità e può crescere su suoli rocciosi e su terrazzature pietrose. Un gelo estremo e tempeste invernali possono strappargli rami e spezzare tronchi, ma anche un olivo apparentemente distrutto dal freddo la primavera seguente si rigenera ed emette nuovi polloni verdi. Non sorprende che coloro che si trovarono a dipendere dall’olivo per migliaia di anni siano giunti a venerarlo.

Publié dans:NATURA NELLA STORIA DELL'UOMO |on 27 avril, 2010 |Pas de commentaires »

GLI ALBERI DI ULIVO NELLA STORIA DELL’UOMO

dal sito:

http://www.ulivi-online.it/ulivi_storia.htm

GLI ALBERI DI ULIVO NELLA STORIA DELL’UOMO

Cenni storici dalla comparsa della pianta di ulivo sulla Terra all’utilizzo e alla coltivazione nel corso dei secoli 

La pianta di ulivo è stata la prima ad essere selezionata dall’uomo: la sua storia e quella delle civiltà mediterranee si intrecciano da oltre settemila anni.
La coltivazione di queste piante ebbe inizio nei paesi del Mediterraneo orientale. Cinquemila anni fa, in questa zona, la produzione ed il commercio dell’olio divennero una fra le principali risorse economiche. Grazie all’opera dei Micenei, dei Fenici, dei Greci e dei Romani l’olivo giunge ad essere una delle principali colture agricole del Mediterraneo e l’olio fu usato per molti usi quotidiani. L’ulivo venne travolto dalla crisi politica, economica e militare dettata dalla caduta dell’Impero Romano e l’olio tornò ad essere un’elemto raro, prezioso e riservato ad usi religiosi o a pochi privilegiati.
Dal Medio Evo, attraverso i secoli, si sono consolidate le tradizioni delle grandi aree oleicole di oggi e l’albero di ulivo è tornato ad essere uno degli elementi più importanti del paesaggio mediterraneo.

L’olivo si potrebbe quasi definire una pianta immortale grazie alla sua capacità di rigenerarsi dalla ceppaia. Le caratteristiche botaniche, l’aspetto, le varietà diffuse nel Mediterraneo, il portamento, il ciclo vegetativo annuale, l’impianto e le pratiche colturali di un oliveto ci permettono di apprezzare le peculiarità per molti versi eccezionali di questo albero.

L’utilizzo dell’ulivo e dei suoi prodotti è una testimonianza dell’ingegnosità umana oltre che delle straordinarie caratteristiche di questa pianta. Reperti rari e sorprendenti di ogni epoca e paese, descrizioni e passi tratti dalla Bibbia, da Omero, da poeti e scrittori del passato illustrano l’importanza di questo albero nella vita dell’uomo.
L’ulivo ha costituito un contributo ed un elemento indispensabile al benessere quotidiano e ad un raffinato modo di vita. Luce, medicamenti, unguenti e profumi, lubrificanti, alimento, condimento, calore e legno sono i preziosi doni dell’ulivo all’uomo.

Come gli antichi, anche noi possiamo dire che il Mediterraneo inizia e finisce con l’olivo. L’olio d’oliva è da millenni uno dei prodotti e delle merci più preziose del Mediterraneo.
Le aree oleicole lo esportavano, a caro prezzo, verso i popoli che non erano in grado di produrlo e che, ben presto si sforzavano di iniziare la coltivazione dell’olivo.
L’olio e l’olivo si sono quindi diffusi verso occidente in tutto il mondo allora conosciuto, dalle coste di Siria e Palestina fino all’oceano Atlantico. Lungo questo viaggio l’olivo vede nascere alcune delle più importanti civiltà antiche.

L’olivo iniziò dalle città della Fenicia il proprio viaggio, che si svolgeva sotto la protezione del dio Melqart, più tardi identificato con Eracle o Ercole. A bordo delle navi dei mercanti fenici di Tiro l’olivo oltrepassò lo stretto di Gibilterra e a Cadice, in un altro tempio di Melqart fu collocata l’immagine di un olivo che segnava la fine del suo viaggio e del Mediterraneo.

L’ulivo raggiunge molto anticamente la Grecia e già cinquemila anni fa gli abitanti di Creta e del Peloponneso si nutrivano di cibi cotti in olio d’oliva. Quattromila anni fa Minosse di Creta e poi i re micenei furono grandi produttori di olio, che commerciarono in Italia meridionale, in Sicilia e Sardegna.
Nell’Atene classica l’olivo gode di una considerazione eccezionale: l’albero piantato sull’Acropoli dalla stessa Dea Atena è il simbolo della città, ne incarna la sopravvivenza e la prosperità.

L’ulivo fa una prima timida comparsa in Italia tremilacinquecento anni fa, ma si diffonde ad opera dei mercanti fenici, cartaginesi e dei coloni greci soprattutto a partire dal VII secolo a.C. Etruschi ed Italici acquistano l’olio dai mercanti greci e fenici ed iniziano ad apprendere da questi popoli le tecniche di coltivazione dell’olivo e di estrazione olearia.
Autori latini come Catone e Columella scrissero volumi per spiegare come si devono coltivare gli olivi e come produrre l’olio migliore.

L’olio d’oliva e l’olivo arrivano sulle coste iberiche nell’ottavo secolo a.C. ad opera dei mercanti fenici che offrivano le proprie merci alle genti iberiche per avere in cambio i metalli di cui la Spagna era ricca: rame, argento e oro. Da questi contatti nacque una cultura originale, ricca di elementi locali, fenici, greci e cartaginesi. Durante i primi secoli dell’Impero Romano la Spagna divenne la principale provincia olearia mediterranea e le anfore di olio betico importato a Roma per vari secoli, ammucchiate, diedero origine ad un nuovo monte in prossimità del Tevere: il Monte Testaccio.

Le ricerche moderne hanno messo in luce proprietà e principi attivi dell’olio d’oliva che spiegano l’enorme fortuna e la lunga tradizione dei cosmetici a base oleosa tra le civiltà del Mediterraneo.
Fin dagli albori della storia i cosmetici hanno assunto un ruolo che spesso sconfinò nelle pratiche mediche e nei rituali religiosi.
Davanti allo specchio, fra vasetti di olio cosmetico e strumenti studiati per esaltare il fascino e la perfezione del corpo, hanno sorriso i personaggi simbolo di bellezza nel mondo antico: Afrodite, Elena, Cleopatra…

L’ulivo è il simbolo mediterraneo per eccellenza.
Le suggestioni religiose, artistiche, spirituali e letterarie ad esso collegate costituiscono un fenomeno impressionante e antico.
L’olio di oliva ha alimentato i lumi nei templi egizi del Dio Ra, nel Tempio di Salomone a Gerusalemme, nelle chiese e nelle moschee. E’ stato considerato sacro agli dei fenici, ittiti, greci prima ancora che nelle grandi religioni monoteistiche.
Le sue fronde simboleggiano da millenni la pace, l’onore e la vittoria; il suo olio consacra Re, Sacerdoti e Vescovi, unge i credenti, infonde loro forza, speranza e salvezza, scandendo la nascita, la morte ed i momenti più importanti della loro vita.

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