Archive pour la catégorie 'NATALE E AVVENTO 2014'

NATALE NEI LAGER NAZISTI. IL DIARIO DEI PRIGIONIERI ITALIANI

http://www.zenit.org/it/articles/natale-nei-lager-nazisti-il-diario-dei-prigionieri-italiani

NATALE NEI LAGER NAZISTI. IL DIARIO DEI PRIGIONIERI ITALIANI

SOLDATI CHE SOGNANO LA FAMIGLIA, UN PRANZO E UN PRESEPE

ROMA, mercoledì, 23 dicembre 2009 (ZENIT.org). – «All’interno delle baracche, gli altoparlanti diffondono brani natalizi, valzer di Strauss, musiche austriache e musica operistica di vari autori (…). Trascorro questo periodo cullato dai ricordi, con il pensiero ai miei cari: non sanno che sono ancora al mondo e in salute. C’è il pensiero per loro che immagino soggetti ai peggiori bombardamenti, mentre loro penseranno chissà cosa di me». Dalla Prussia orientale, il soldato Carlo Zaltieri ferma su un foglio il suo Natale, anno 1943.

Non è il solo. Cercando infatti negli archivi dell’Anei – Associazione nazionale ex-internati, saltano fuori i diari dei prigionieri italiani nei campi di concentramento. In quelle pagine lise sono custoditi il dolore e la disperazione di quelli che si sono visti privare persino della speranza di un Dio che si fa uomo per salvare anche loro.

Reclusi che cercano, quando se ne ha la forza, di ricreare l’atmosfera di casa. A Benjaminowo, uno dei tanti lager in Polonia, gli internati preparano l’albero: «Abbiamo sradicato un pino nano per ogni baracca e lo abbiamo piantato in piedi tra i castelli dei nostri letti in legno. Non so chi è stato, ma uno di noi ha fatto tante striscioline di carta e le ha appese ai rami dell’albero. Cerchiamo di scaldarci al ricordo di giorni lontani: in ogni angolo si formano gruppi silenziosi e assorti. Fuori nevica e di casa non sappiamo nulla. Qualcuno che ha paura del silenzio, parla con voce monotona dell’albero che preparava per i suoi bambini, ma nessuno lo ascolta» (Paride Piasenti).

Sotto quei pini, senza luci e colori, mancano le letterine dei più piccini e i regali avvolti in variopinte carte d’alluminio: «Per il Natale, il Vescovo di Leopoli, ha fatto confezionare 2000 pacchi dono da distribuire a ciascuno di noi. Il Comando tedesco non è d’accordo. Risponde che non ne abbiamo bisogno perché siamo “graditi ospiti del Reich”» (Gastone Petraglia).

Ognuno cerca allora di imbastire da sé, alla meno peggio, il proprio Natale. C’è chi rovista tra i rifiuti: «Un’ombra nera, accoccolata lì vicino, sta scavando sotto la neve. E’ un giovanissimo prigioniero russo, biondo, con degli occhi grigiastri, sbarrati e stupiti, come quelli di un animale selvatico in gabbia (…) Sta cercando di razzolare nel mucchio in cerca di qualcosa da buttare nello stomaco (…) Mi offre un torsolo di cavolo e guarda compiaciuto l’impeto e la voracità con cui mi avvento sul suo regalo di Natale. Ci guardiamo a lungo negli occhi, intessendo un dialogo a bocca chiusa (…). Due mondi lontani che si vengono incontro e si toccano» (Tommaso Bosi).

Un frate, padre Ernesto Caroli – fondatore dell’Antoniano di Bologna, scomparso solo pochi mesi fa – porta agli uomini il conforto della fede. E anche quello del cibo. Ha con sé un altarino da campo di legno e tutto il necessario per la Messa: crocifisso, ostie, ampolline e paramenti sacri. Un giorno, viene bloccato dalla sentinella che lo interroga su cosa stia nascondendo sotto l’abito. Padre Ernesto, facendo spuntare pane, zucchero, uova, biscotti, replica sorridente al militare: “Gottesdienst”, servizio divino. Il fucile si abbassa. La scena si ripeterà molte altre volte con la sentinella di turno che continuerà a girarsi dall’altra parte.

Altri internati riescono a racimolare qualcosa per mettere in piedi un pranzo che non sia solo di scarti e patate. Fervore di cucine, si lavora individualmente o in gruppo. «Io non potrò fare nulla perché non ho che riso e farina, senza condimento alcuno, ma non me ne importa nulla. Se il Natale non è con la propria famiglia, o con la propria donna e i figli, non è Natale» (Gianfranco Ferria Contin).

É inutile, il pensiero corre alla casa lontana, ai bambini nati e a quelli che non si è visti nascere perché la guerra è stata più veloce d’ogni legge naturale. Dalla strada arriva forte il suono di una radio e il canto “Stille Nacht, Heilige Nacht” intonato da una voce femminile. «Una donna sulla porta, gli occhi alzati al cielo, canta a squarciagola. Ci uniamo anche noi al canto e lei aumenta il volume della voce» (Carlo Zaltieri). Ha il marito ed il figlio al fronte. Il canto è diretto a loro.

Quella guerra da lì a poco terminerà. Altre ne inizieranno ma resteranno certe circostanze, uguali in ogni conflitto, e in ogni angolo di mondo: la parola “madre” che è su tutte le labbra, e i figli che attendono i padri. E uguale resterà la domanda del soldato che uccide o si nasconde a scampare la propria vita, e che fu la stessa del Giobbe biblico: dov’è Dio?

«Come poteva nascere Gesù Bambino qui? – annota Domenico Saputo – Come poteva permettere tutto ciò? (…). Noi eravamo i testimoni della brutalità, noi dovevamo vivere per raccontare affinché in futuro uomini, donne e bambini non vivessero più in case diroccate, defraudati della loro vita, della loro infanzia», vittime e spettatori della barbarie. «Era il Natale più triste della mia vita. Era il Natale della mia crescita e della mia maturazione. Dovevo viverlo così, per raccontarlo agli altri, per non dimenticare».

Publié dans:NATALE E AVVENTO 2014 |on 15 décembre, 2014 |Pas de commentaires »

I SERVIZI LITURGICI DI NATALE NELLA CHIESA ORTODOSSA

http://www.tradizione.oodegr.com/tradizione_index/commentilit/nataleschmemann.htm

I SERVIZI LITURGICI DI NATALE NELLA CHIESA ORTODOSSA

del protopresbitero A. Schmemann

Il ciclo della Natività

Come Cristiani Ortodossi, iniziamo la celebrazione della Natività di Cristo – il 25 dicembre – con un tempo di preparazione. Quaranta giorni prima della festa della nascita di Nostro Signore si entra nel periodo del Digiuno di Natale: per purificare l’anima e il corpo per entrare veramente e per partecipare dell’unica grande realtà spirituale della Venuta di Cristo. Questo periodo di digiuno non compone l’intenso periodo liturgico che è caratteristica della Grande Quaresima, invece, la Quaresima di Natale è più di natura “ascetica” piuttosto che “liturgica”. Tuttavia, il periodo del digiuno natalizio si riflette nella vita della Chiesa in un certo numero di note liturgiche che annunciano la festa ventura.
All’interno dei quaranta giorni di preparazione il tema della veniente Natività è introdotto nei servizi e nelle commemorazioni liturgiche, a poco a poco. Se l’inizio del digiuno il 15 novembre non è liturgicamente caratterizzato da nessun inno, cinque giorni più tardi, alla vigilia della Festa dell’Ingresso della Vergine al Tempio, sentiamo il primo annuncio dai nove hirmoi del Canone di Natale : “Cristo è nato, glorificateLo!”.
Con queste parole qualcosa cambia nella nostra vita, nell’aria stessa che respiriamo, nell’intera atmosfera della vita della Chiesa. È come se percepissimo molto, molto lontano, la prima luce della più grande gioia possibile – la venuta di Dio nel suo mondo! Così la Chiesa annuncia la venuta di Cristo, l’incarnazione di Dio, il suo ingresso nel mondo per la sua salvezza. Allora, nelle due domeniche che precedono il Natale, la Chiesa commemora i Progenitori e i Padri: i profeti ed i santi dell’Antico Testamento, che han preparato ciò che viene, che hanno trasformato la storia stessa in aspettativa, l’attesa per la salvezza e la riconciliazione del genere umano con Dio. Infine, il 20 dicembre, la Chiesa inizia la Prefesta della Natività, la cui struttura liturgica è simile a quella della Settimana Santa che precede Pasqua – perché la nascita del Figlio di Dio come bambino è l’inizio del ministero di salvezza che lo porterà, per il bene della nostra salvezza, all’estremo sacrificio della Croce.

La vigilia
I servizi liturgici del 24 dicembre, la vigilia della Natività, sono i seguenti:
1. Le Ore
2. I Vespri, e
3. La Divina Liturgia di san Basilio il Grande.

Giungendo alla conclusione della Prefesta, anzi dell’intero Avvento, le ore ricapitolano tutti i temi della festa e li trasformano in un ultimo e solenne annuncio. Nei particolari salmi, inni e letture bibliche prescritte per ogni ora, sono proclamate la gioia e la potenza della venuta di Cristo. Si tratta di una ultima meditazione cosmica sul significato della Natività, sul cambiamento decisivo e radicale effettuato nell’intera creazione.
I Vespri, che seguono solitamente le Ore, inaugurano la celebrazione della festa stessa, perché, come sappiamo, il giorno liturgico comincia la sera. Il tono di questa celebrazione è dato dal quinto stikira nel “Signore, a te ho gridato…”. Quella che è realmente un’esplosione di gioia per il dono dell’Incarnazione di Cristo, che ora è compiuta! Otto letture bibliche mostrano che Cristo è il compimento di tutte le profezie, che il suo regno è il Regno “di tutte le ere”, che tutta la storia umana trova il suo significato in esso, e il cosmo intero il suo centro.
La Liturgia di san Basilio, che segue i Vespri era in passato la liturgia battesimale in cui i catecumeni venivano battezzati, crismati e immessi nella Chiesa, il Corpo di Cristo. La duplice gioia della festa, per i neo-battezzati e gli altri membri della Chiesa, si riflette nel prokeimenon del giorno:

Il Signore mi ha detto: Tu sei mio figlio,
oggi ti ho generato.
Chiedimi, e io ti darò le nazioni per tua eredità, e le estremità della terra, come tuo possesso.

Poi, alla fine della liturgia, il celebrante, tenendo una candela accesa al centro della Chiesa, e circondato dall’intera assemblea, intona il tropario e il kontakion della festa:

La tua natività, o Cristo nostro Dio,
ha fatto brillare per il mondo la luce della sapienza.
Da essa, coloro che adoravano le stelle
sono stati ammaestrati da una stella ad adorare Te,
il Sole di Giustizia, e a conoscere Te, l’Oriente dall’alto.
O Signore, gloria a Te!

La Veglia e la Liturgia
Poiché i Vespri della festa sono già stati celebrati, la Veglia ha inizio con la Grande Compieta e il lieto annuncio di Isaia: “Dio è con noi!”. L’ordine del Mattutino è quello di una grande festa. Ora, per la prima volta, il Canone proprio “Cristo è nato…”, uno dei canoni più belli nel culto ortodosso, viene cantato mentre i fedeli venerano l’icona del Natale di Cristo. Le Lodi che seguono, riassumono la gioia e i temi dell’intera festa:

Rallegratevi, o giusti!
Gioite grandemente, o cieli!
Danzate di gioia, o monti, perché Cristo è nato!
La Vergine è divenuta come cherubico trono.
Porta nel suo seno il Verbo di Dio, fatto carne.
I Pastori glorificano il neonato.
Gli uomini sapienti offrono i doni al Signore.
Gli Angeli lodano e cantano:
O Signore, inaccessibile, gloria a Te!

A concludere la celebrazione della Natività di Cristo è la liturgia del giorno stesso con le sue antifone della festa che proclamano:
…Il Signore manderà lo scettro del suo potere da Sion: “Regna in mezzo ai tuoi nemici”.
Con te è il dominio dal giorno della tua nascita, nel fulgore della santità.

La Post-festa
Nel secondo giorno della festa, viene celebrata la Synaxis della Theotokos. Unendo gli inni della Natività con quelli che celebrano la Madre di Dio, la Chiesa indica Maria come colei attraverso la quale l’Incarnazione è stata resa possibile. La sua umanità – concretamente e storicamente – è l’umanità che Egli ha ricevuto da Maria. Il suo corpo è, prima di tutto, il corpo di lei; la sua vita è la di lei vita. Questa festa, l’assemblea in onore della Theotokos, è probabilmente la più antica festa di Maria nella Tradizione Cristiana, l’inizio stesso della sua venerazione da parte della Chiesa.
I sei giorni di post-festa portano il periodo di Natale a concludersi il 31 dicembre. Nelle ufficiature di tutti questi giorni, la Chiesa ripete gli inni e i canti che glorificano l’Incarnazione di Cristo, ricordandoci che la fonte e il fondamento della nostra salvezza deve essere trovato soltanto in Colui che, come Dio prima dei secoli, è venuto in questo mondo e per noi è “nato come un piccolo bambino”.
The Rev. Alexander Schmemann in the book The Services of Christmas: The Nativity of Our Lord Jesus Christ, David Anderson and John Erickson, Dept of Religious Education, Orthodox Church in America, Syosset, New York, 1981.

Tradotto per Tradizione Cristiana da E. M. dicembre 2009 

Publié dans:NATALE E AVVENTO 2014, Ortodossia |on 3 décembre, 2014 |Pas de commentaires »
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