Archive pour la catégorie 'Maria Vergine'

8 dicembre: Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria

dal sito:

http://www.santiebeati.it/dettaglio/20600

Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria 

8 dicembre 

Già celebrata dal sec. XI, questa solennità si inserisce nel contesto dell’Avvento-Natale, congiungendo l’attesa messianica e il ritorno glorioso di Cristo con l’ammirata memoria della Madre. In tal senso questo periodo liturgico deve essere considerato un tempo particolarmente adatto per il culto della Madre del Signore. Maria è la tutta santa, immune da ogni macchia di peccato, dallo Spirito Santo quasi plasmata e resa nuova creatura. Già profeticamente adombrata nella promessa fatta ai progenitori della vittoria sul serpente, Maria è la Vergine che concepirà e partorirà un figlio il cui nome sarà Emmanuele. Il dogma dell’Immacolata Concezione fu proclamato da Pio IX nel 1854. (Mess. Rom.) 

Patronato: Patrona e Regina dell’ordine francescano 

Martirologio Romano: Solennità dell’Immacolata Concezione della beata Vergine Maria, che veramente piena di grazia e benedetta tra le donne, in vista della nascita e della morte salvifica del Figlio di Dio, fu sin dal primo momento della sua concezione, per singolare privilegio di Dio, preservata immune da ogni macchia della colpa originale, come solennemente definito da papa Pio IX, sulla base di una dottrina di antica tradizione;

Non memoria di un Santo, ricorre oggi: ma la solennità più alta e più preziosa di Colei che dei Santi è chiamata Regina.

L’Immacolata Concezione di Maria è stata proclamata nel 1854, dal Papa Pio IX. Ma la storia della devozione per Maria Immacolata è molto più antica. Precede di secoli, anzi di millenni, la proclamazione del dogma che come sempre non ha introdotto una novità, ma ha semplicemente coronato una lunghissima tradizione.
Già i Padri della Chiesa d’Oriente, nell’esaltare la Madre di Dio, avevano avuto espressioni che la ponevano al di sopra del peccato originale. L’avevano chiamata:  » Intemerata, incolpata, bellezza dell’innocenza, più pura degli Angioli, giglio purissimo, germe non- avvelenato, nube più splendida del sole, immacolata « .
In Occidente, però, la teoria dell’immacolatezza trovò una forte resistenza, non per avversione alla Madonna, che restava la più sublime delle creature, ma per mantenere salda la dottrina della Redenzione, operata soltanto in virtù del sacrificio di Gesù.
Se Maria fosse stata immacolata, se cioè fosse stata concepita da Dio al di fuori della legge dei peccato originale, comune a tutti i figli di Eva, ella non avrebbe avuto bisogno della Redenzione, e questa dunque non si poteva più dire universale. L’eccezione, in questo caso, non confermava la regola, ma la distruggeva. Il francescano Giovanni Duns, detto Scoto perché nativo della Scozia, e chiamato il  » Dottor Sottile « , riuscì a superare questo scoglio dottrinale con una sottile ma convincente distinzione. Anche la Madonna era stata redenta da Gesù, ma con una Redenzione preventiva, prima e fuori del tempo. Ella fu preservata dal peccato originale in previsione dei meriti del suo figlio divino. Ciò conveniva, era possibile, e dunque fu fatto.
Giovanni Duns Scoto morì sui primi del ’300. Dopo di lui, la dottrina dell’Immacolata fece grandi progressi, e la sua devozione si diffuse sempre di più. Dal 1476, la festa della Concezione di Maria venne introdotta nel Calendario romano.
Sulle piazze d’Italia, predicatori celebri tessevano le lodi della Vergine immacolata: tra questi, San Leonardo da Porto Maurizio e San Bernardino da Siena, che con la sua voce arguta e commossa diceva ai Senesi:  » Or mi di’ : che diremo noi del cognoscimento di Maria essendo ripiena di Spirito Santo, essendo nata senza alcun peccato, e così sempre mantenendosi netta e pura, servendo sempre a Dio? « .
Nel 1830, la Vergine apparve a Santa Caterina Labouré, la quale diffuse poi una  » medaglia miracolosa  » con l’immagine dell’Immacolata, cioè della  » concepita senza peccato « . Questa medaglia suscitò un’intensa devozione, e molti Vescovi chiesero a Roma la definizione di quel dogma che ormai era nel cuore di quasi tutti i cristiani.
Così, l’8 dicembre 1854, Pio IX proclamava la  » donna vestita di sole  » esente dal peccato originale, tutta pura, cioè Immacolata.
Fu un atto di grande fede e di estremo coraggio, che suscitò gioia tra i fedeli della Madonna, e indignazione tra i nemici del Cristianesimo, perché il dogma dell’Immacolata era una diretta smentita dei naturalisti e dei materialisti.
Ma quattro anni dopo, le apparizioni di Lourdes apparvero una prodigiosa conferma del dogma che aveva proclamato la Vergine  » tutta bella « ,  » piena di grazia  » e priva di ogni macchia del peccato originale. Una conferma che sembrò un ringraziamento, per l’abbondanza di grazie che dal cuore dell’Immacolata piovvero sull’umanità.
E dalla devozione per l’Immacolata ottenne immediata diffusione, in Italia, il nome femminile di Concetta, in Spagna quello di Concepción: un nome che ripete l’attributo più alto di Maria,  » sine labe originali concepta « , cioè concepita senza macchia di peccato, e, perciò, Immacolata. 

Publié dans:Maria Vergine |on 7 décembre, 2007 |Pas de commentaires »

Colei che credette in virtù della fede,

dal sito:

http://www.maranatha.it/Feriale/santiProprio/1121Page.htm

Colei che credette in virtù della fede,
in virtù della fede concepì

Dai «Discorsi» di sant’Agostino, vescovo. Disc. 25, 7-8


Fate attenzione, vi prego, a quello che disse il Signore Gesù Cristo, stendendo la mano verso i suoi discepoli: «Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre» (Mt 12, 49-50). Forse che non ha fatto la volontà del Padre la Vergine Maria, la quale credette in virtù della fede, concepì in virtù della fede, fu scelta come colei dalla quale doveva nascere la nostra salvezza tra gli uomini, fu creata da Cristo, prima che Cristo in lei fosse creato? Ha fatto, sì, certamente ha fatto la volontà del Padre Maria santissima, e perciò conta di più per Maria essere stata discepola di Cristo, che essere stata madre di Cristo. Lo ripetiamo: fu per lei maggiore dignità e maggiore felicità essere stata discepola di Cristo che esser stata madre di Cristo. Perciò Maria era beata, perché, anche prima di dare alla luce il Maestro, lo portò nel suo grembo.
Osserva se non è vero ciò che dico. Mentre il Signore passava, seguito dalle folle, e compiva i suoi divini miracoli, una donna esclamò: «Beato il grembo che ti ha portato!» (Lc 11, 27). Felice il grembo che ti ha portato! E perché la felicità non fosse cercata nella carne, che cosa rispose il Signore? «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!» (Lc 11,28). Anche Maria proprio per questo è beata, perché ha ascoltato la parola di Dio e l’ha osservata. Ha custodito infatti più la verità nella sua mente, che la carne nel suo grembo. Cristo è verità, Cristo è carne; Cristo è verità nella mente di Maria, Cristo è carne nel grembo di Maria. Conta di più ciò che è nella mente di ciò che è portato nel grembo.
Santa è Maria, beata è Maria, ma è migliore la Chiesa che la Vergine Maria. Perché? Perché Maria è una parte della Chiesa: un membro santo, un membro eccellente, un membro che tutti sorpassa in dignità, ma tuttavia è sempre un membro rispetto all’intero corpo. Se è membro di tutto il corpo, allora certo vale più il corpo che un suo membro. Il Signore è capo, e il Cristo totale è capo e corpo. Che dire? Abbiamo un capo divino, abbiamo per capo Dio.
Perché, o carissimi, badate bene: anche voi siete membra di Cristo, anche voi siete corpo di Cristo. Osservate in che modo lo siete, perché egli dice: «Ecco mia madre, ed ecco i miei fratelli» (Mt 12,49). Come potrete essere madre di Cristo? Chiunque ascolta e «chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre» (Mt 12,50).
Quando dico fratelli, quando dico sorelle, è chiaro che intendo parlare di una sola e medesima eredità. Perciò anche nella sua misericordia, Cristo, essendo unico, non volle essere solo, ma fece in modo che fossimo eredi del Padre e suoi coeredi nella medesima sua eredità.

Publié dans:Maria Vergine |on 21 novembre, 2007 |Pas de commentaires »

La Madonna di Pompei

La Madonna di Pompei dans Maria Vergine rosario

http://www.unavoce-ve.it/supplica-pompei.htm

Publié dans:Maria Vergine |on 7 octobre, 2007 |Pas de commentaires »

Oggi Festa della Madonna del Rosario, Benedetto esorta a pregare questa semplice preghiera

la supplica, quella classica del santino, la trovate al sito:

http://www.santorosario.net/supplica.htm

 dal sito: 

http://www.asianews.it/index.php?l=it&art=10493&theme=3&size=A#

VATICANO

Papa: Il Rosario e la missione per la pace nelle famiglie e nel mondo

Nella festa della Madonna del Rosario, Benedetto XVI esorta tutti i cristiani a pregare questa semplice preghiera per la pace nel mondo. E ricorda che la missione – a cui è dedicato il mese di ottobre – è il modo in cui la “vera pace” di Cristo si può diffondere orientando in senso cristiano “le trasformazioni culturali, sociali ed etiche” in atto nel mondo.

Città del Vaticano (AsiaNews) – La preghiera quotidiana del Rosario e il sostegno al lavoro di sacerdoti, religiosi, religiose e laici alle “frontiere della missione” sono il modo in cui possiamo contribuire alla “pace nelle famiglie, nelle nazioni e nel mondo intero”. Lo ha sottolineato Benedetto XVI oggi durante la sua riflessione prima dell’Angelus con i pellegrini radunati in piazza san Pietro. Il papa ha preso lo spunto dal fatto che proprio oggi, 7 ottobre, la Chiesa festeggia la memoria della Beata Vergine Maria del Rosario. Allo stesso tempo, egli ha ricordato che il mese di ottobre è per tradizione dedicato all’impegno missionario, che culmina con la Giornata missionaria mondiale, che sarà celebrata il 21 ottobre prossimo. “L’immagine tradizionale della Madonna del Rosario – ha detto il pontefice – raffigura Maria che con un braccio sostiene Gesù Bambino e con l’altro porge la corona a san Domenico. Questa significativa iconografia mostra che il Rosario è un mezzo donato dalla Vergine per contemplare Gesù e, meditandone la vita, amarlo e seguirlo sempre più fedelmente”. La festa del Rosario venne instaurata da Pio V nel 1575 per celebrare la vittoria di Lepanto contro la flotta turca che minacciava l’Europa. Da allora però la preghiera del Rosario è divenuta forse la preghiera più diffusa nel mondo, in devozione alla Madonna. Il Rosario, ha continuato il papa “è la consegna che la Madonna ha lasciato anche in diverse sue apparizioni. Penso, in particolare, a quella di Fatima avvenuta 90 anni fa. Ai tre pastorelli Lucia, Giacinta e Francesco, presentandosi come ‘la Madonna del Rosario’, raccomandò con insistenza di recitare il Rosario tutti i giorni, per ottenere la fine della guerra. Anche noi vogliamo accogliere la materna richiesta della Vergine, impegnandoci a recitare con fede la corona del Rosario per la pace nelle famiglie, nelle nazioni e nel mondo intero”. L’impegno della pace è ciò che caratterizza anche il lavoro missionario perché “la vera pace – ha detto il papa – si diffonde là dove gli uomini e le istituzioni si aprono al Vangelo”. “L’annuncio del Vangelo – ha continuato – resta il primo servizio che la Chiesa deve all’umanità, per offrire la salvezza di Cristo all’uomo del nostro tempo, in tante forme umiliato e oppresso, e per orientare in senso cristiano le trasformazioni culturali, sociali ed etiche che sono in atto nel mondo”. “Il mese di ottobre – ha spiegato Benedetto XVI – ci aiuta a ricordare questa fondamentale verità mediante una speciale animazione che tende a tener vivo l’anelito missionario in ogni comunità e a sostenere il lavoro di quanti – sacerdoti, religiosi, religiose e laici – operano sulle frontiere della missione della Chiesa”. In occasione della Giornata missionaria mondiale del 21 ottobre, il pontefice ha già diffuso un suo messaggio, dal tema « Tutte le Chiese per tutto il mondo », in cui egli sottolinea che l’impegno dell’annuncio del Vangelo va assunto da tutti i cristiani e da tutte le Chiese, quelle di antica fondazione e quelle più giovani. Tale dedizione va vissuta anche se molte Chiese d’occidente mancano ormai di clero e le diverse Chiese giovani sono segnate da problemi economici e di maturità. Occorre, ha detto il pontefice, “tener vivo l’anelito missionario in ogni comunità e… sostenere il lavoro di quanti – sacerdoti, religiosi, religiose e laici – operano sulle frontiere della missione della Chiesa”. Il messaggio di quest’anno vuole celebrare i 50 anni dell’enciclica Fidei Donum di Pio XII, con la quale il papa esortava sacerdoti e religiosi alla cooperazione con altre Chiese d’Africa e America Latina, povere di clero. Il papa ha ricordato anche uno dei grandi fondatori degli istituti missionari italiani, il beato Daniele Comboni, che è stato missionario in Sudan e la cui festa cade il prossimo 10 ottobre. “All’intercessione di questo pioniere del Vangelo – ha concluso Benedetto XVI – e dei numerosi altri Santi e Beati missionari, particolarmente alla materna protezione della Regina del Santo Rosario affidiamo tutti i missionari e le missionarie. Ci aiuti Maria a ricordarci che ogni cristiano è chiamato ad essere annunciatore del Vangelo con la parola e con la vita”.

Publié dans:Maria Vergine, Papa Benedetto XVI |on 7 octobre, 2007 |Pas de commentaires »

Madonna del segno

Madonna del segno dans immagini sacre Image9

La Madonna del segno (cfr. Isaia 7, 14, dove come  » segno  » viene preannunziato che una Vergine concepirà un figlio) ha le braccia alzate come orante, con l’immagine di Gesù sul petto, spesso iscritta in un mistico cerchio (ricorda l’icona bizantina della Platitera cioè  » più vasta dei cieli » poiché portò in sé il Creatore). La festa principale è il 27 novembre, istituita in ricordo della vittoria di Novgorod su Suždal nel 1170, grazie a un miracoloso intervento di quell’icona, comprovando così una devozione plurisecolare.

http://www.dimensionesperanza.it/modules/xfsection/article.php?articleid=1143

Publié dans:immagini sacre, Maria Vergine |on 24 septembre, 2007 |Pas de commentaires »

dal sito: 

http://www.arteikon.it/La_Vergine_del_Segno.html

 « Dunque questo Figlio di Dio, nostro Signore, che è verbo del Padre è anche Figlio dell’uomo, poichè da Maria, che aveva avuto la generazione da creature umane ed era ella stessa creatura umana, ebbe la nascita umana e divenne Figlio dell’uomo. Perciò il Signore stesso ci dette un segno, in profondità e in altezza, segno che l’uomo non domandò, perchè non si sarebbe mai aspettato che una vergine potesse concepire e partorire un figlio continuando ad essere vergine, e il frutto di questo parto fosse – Dio-con.noi-; che egli discendesse nelle profondità della terra a cercare la pecora che era perduta, e in effetti era la sua propria creatura, e poi salisse in alto ad offrire al Padre quell’uomo che in tal modo era stato ritrovato ». 

Sant’Ireneo, Adv. Haer., II, 19, 3 PG 7, 941A 

Breve lettura dell’icona 


La maestosa icona della “Vergine del Segno” della Cattedrale di Jaroslav, la Grande Panaghìa – la Tutta Santa – è collegata da alcuni alla profezia di Isaia sulla Vergine che diventerà Madre (cfr. 7,14); da altri, invece, al prodigio, segno della materna benevolenza di Maria SS, al tempo dell’assedio di Novgorod da parte dei soldati di Suzdal’, nel 1170. Sfiniti i Novgorodiani posero le loro speranze nel Signore e nella sua purissima Madre; l’Arcivescovo Giovanni prese dalla Chiesa del Salvatore sull’Ilin l’icona della Madre di Dio per portarla sulle mura della città e mentre continuavano le suppliche accorate dei fedeli giunse presso il luogo dove avveniva l’attacco del nemico. Una freccia delle truppe di Suzdal’ ferì la sacra immagine, che si rivolse verso Novgorod lasciando cadere sue lacrime sul paramento dell’Arcivescovo. Con questo la miracolosa icona diede agli assediati il “segno” che la Regina del cielo pregava il divin Figlio per la liberazione della città e Novgorod fu salva. 

A commissionarla per la nuova Cattedrale di pietra del palazzo reale consacrata nel 1215, era stato Costantino il Saggio, principe di Rostov e di Vladimir. 

La figura orante con le braccia levate al cielo, simboleggia la reverenza verso Dio e diventò in ambito cristiano formula iconografica per rappresentare il buon cristiano defunto e il martire in particolare, tipo del vero credente che da Cristo aspetta la vita. 

Il gesto della mano con il palmo rivolto verso l’alto esprime l’attesa del dono da parte di Dio e al tempo stesso la totale disponibilità a essere “colmati dall’Alto”; le mani alzate rinunciano ad intervenire autonomamente nella storia e formano al tempo stesso un ricettacolo invisibile che Dio potrà riempire e dal quale si effonderà, come dal bacino di una fonte, l’acqua della vita. 

L’Orante con il Bambino nel medaglione non è dunque una raffigurazione storica della Madre con il Figlio, bensì la “Vergine del Segno”, come viene chiamata in russo. 

La porpora dell’omophoriòn – il manto – e il rosso del tappeto dal ricco disegno a fogliame si accordano armoniosamente con il verde scuro dell’abito. L’oro caldo del fondo traspare anche sulle pieghe degli abiti là dove solitamente il colore viene posato in una soprattinta più chiara. 

Portatrice privilegiata di questo “segno”, la Vergine orante è necessariamente al tempo stesso colei che intercede per gli uomini e trasmette la grazia divina: “Per difendere la nostra causa, ella stende sul mondo le sue mani immacolate”. 

 

Publié dans:Maria Vergine |on 24 septembre, 2007 |Pas de commentaires »

Dai Padri orientali – La nascita di Maria è l’inizio della nostra divinizzazione

 dal sito:

http://www.mariaoggi.it/natmaria.htm

 

Dai Padri orientali 

 

La nascita di Maria è l’inizio della nostra divinizzazione 

 

Oggi il grande seno della verginità viene svelato, e la Chiesa è cinta nuzialmente con l’inviolabile perla della vera incorruttibilità. Oggi la genuina nobiltà degli uomini riceve di nuovo il dono della prima divinizzazione e ritorna a se stessa; la natura generata, rimanendo unita alla Madre del Bello, riceve come impronta ottima e divinissima quel fulgore di bellezza che l’ignobiltà della malizia aveva oscurato; l’impronta diventa propriamente nuova chiamata; la nuova chiamata diventa divinizzazione, e questa a sua volta assimilazione all’antica condizione. Oggi la sterile è scoperta come madre al di là di ogni speranza, e a sua volta la Madre di un Figlio senza padre, derivando da lombi infecondi, rende sante le generazioni della natura. Oggi è stata colorata la splendente tintura della porpora divina, e la miseranda natura degli uomini si è rivestita della dignità regale. Oggi il rampollo davidico è germogliato secondo le profezie (cf. Is 11, 1), esso che è detto verga sempre verdeggiante di Aronne (cf. Nm 17, 23; Eb 9, 4) e ha fatto fiorire per noi la verga della potenza, il Cristo.
Oggi da Giuda e da Davide proviene una vergine fanciulla, che delinea il volto del regno e del sacerdozio di colui che fu sacerdote secondo l’ordine di Melchisedek di Aronne (cf. Eb 5ss.). Oggi la grazia, avendo imbiancato il mistico efod del divino sacerdozio (cf. Es 28, 6ss.; 29, 5), lo ha tessuto figurativamente con il seme discendente da Levi: e Dio arrossò la porpora divina con il sangue discendente da Davide. Insomma, per dirla in breve: oggi comincia la rigenerazione della nostra natura; e il mondo invecchiato, ricevendo una formazione divinissima, accoglie gli inizi di una seconda creazione da parte di Dio. Infatti, dopo che la prima formazione dell’uomo fu operata con la terra pura e incontaminata, invece la natura cancellò 1a sua dignità congenita: e si spogliò della grazia, mediante quella caduta della disobbedienza per la quale noi fummo scacciati dal luogo della vita. La natura scambiò il godimento del paradiso con la vita caduca – a guisa di un’eredità paterna giunta fino a noi -, e da essa nacque la morte e la conseguente rovina della stirpe: e quindi, poiché tutti avevano preferito il luogo di quaggiù a quello di lassù, ogni speranza di salvezza fu tolta e la natura aveva bisogno dell’aiuto supremo. Per la guarigione della malattia non valeva nessuna legge, né naturale né scritta, nessuna parola ardente e conciliatrice di profeti, nessuno che potesse rialzare la natura umana, nessun mezzo con cui essa fosse ricondotta alla primitiva nobiltà, né presto né facilmente. Ma a questo punto Dio, supremo artefice di tutte le cose, ritenne opportuno presentare – per così dire – con una nuova compiutezza un mondo di recente formazione e del tutto armonico, arrestando l’epidemia del peccato che da lungo tempo era scoppiata e da cui era venuta la morte: e così, anche, gli piacque di mostrare a noi una vita in qualche modo nuova, libera e realmente incrollabile, a noi cioè che siamo stati rigenerati dal battesimo della figliolanza divina (cf. Rm 8, 16ss). (Andrea di Creta, Testi Mariani, vol. 2, ed. Cittanuova)  

Publié dans:Maria Vergine |on 8 septembre, 2007 |Pas de commentaires »

I CREDENTI E L’ASSUNTA 2007 – Per non rendere irrilevante la nostra radice

dal sito on line del giornale « Avvenire »:

http://www.avvenire.it/

 

I CREDENTI E L’ASSUNTA 2007 

Per non rendere irrilevante la nostra radice

 

 Giuseppe Betori 

Celebrare la festa di Maria assunta al cielo significa esaltare un asse della nostra fede troppo spesso lasciato nell’ombra, per quanto imprescindibile esso sia, quello dell’orizzonte ultimo della salvezza. Una prospettiva che connota in modo inequivocabile l’essere dei cristiani nella storia e quindi i caratteri che assume il loro impegno nell’edificarla.
Si pu
ò infatti pensare l’escatologia come un elemento posto al termine della vita che, segnando il confine con l’aldilà, afferma una differenza che alla fine rende irrilevanti le cose di quaggiù. Altro è considerare invece l’escatologia come una spinta alla trascendenza che opera già nel tempo e qualifica ogni azione ispirata dalla fede, nei termini di una eccedenza rispetto all’umano, di cui si dà
pure fervida testimonianza.
Non si tratta ovviamente solo di un’esasperata contrapposizione dialettica tra « apocalittici » e « integrati », in quanto si gioca qui piuttosto l’incidenza della fede in ordine al determinarsi delle scelte storiche sia personali che sociali. Estremizzando la questione, potremmo chiederci se la fede nella sua forma escatologica incida davvero nel costruire un progetto personale di vita e nel determinare il bene comune di una societ
à. E ancora chiederci se questa fede costituisce soltanto una serie di principi primi la cui mediazione sfugge poi al vaglio della fede stessa oppure se essa è operante proprio nel determinare le forme secondo cui i principi si incarnano nei diversi progetti. E se di vera fede si tratta, questa non si configura come fatto puramente individuale, ma è invece strettamente connessa con la forma ecclesiale. A nessuno sfugge infatti che è la Chiesa a donarci la fede e a garantirla secondo responsabilità
e servizi voluti dal suo Fondatore, intrecciando competenze del laicato con il ruolo specifico del magistero.
La risposta a questi interrogativi incide anche sul modo di intendere quel processo di crescente soggettualit
à e mutua correlazione fra i credenti e f ra le aggregazioni, fenomeno che caratterizza oggi la vicenda del cattolicesimo italiano e che ha ricevuto un importante impulso dal convegno ecclesiale di Verona. Lì è emersa nella sua cogente attualità l’esigenza di coniugare insieme un’identità di fede legata alla presenza del Vivente Risorto con forme di vita personale e sociale plausibili e innovative e quindi in grado di suscitare speranza per il nostro tempo. Orizzonti così convincenti non si troveranno adeguando il Vangelo al mondo, bensì attingendo alla radice del Vangelo stesso, Gesù di Nazaret, vera e perenne sorgente di novità
per ogni cultura.
Se tutto questo
è vero, ne consegue il dovere per i credenti di non rendere irrilevante questa loro radice là dove si misurano con la storia, ma al contrario di essere consapevoli che proprio da una maggiore fedeltà ad essa scaturiscono prospettive di autentica promozione per tutti. Non c’è pertanto un « prima », quello della coscienza e della decisione personale, in cui vale il Vangelo, e un « dopo », quello dello spendersi pubblico in cui il Vangelo stesso non avrebbe più
nulla da dire. Proprio questo giustifica l’esistenza di una dottrina sociale cristiana, e sempre questo mette nella giusta luce la ricchezza di un cattolicesimo sociale che non a caso in questo 2007 fa memoria centenaria di una sua importante declinazione come le Settimane Sociali dei cattolici italiani.
Ma se l’orizzonte della fede escatologica
è ciò che dà direzione all’agire dei credenti, come singoli e come gruppi, allora diventa necessario che nelle dinamiche di crescita non manchi mai una specifica attenzione alla dimensione storica della vita di fede. Creare spazi di confronto tra credenti, al di là anche delle diverse appartenenze aggregative, per aiutarli a maturare giudizi di fede sulla storia costituisce oggi un’urgenza alla quale non si può sfuggire. Può essere questo l’ulteriore passo che ci è chiesto, dopo il superamento della fase della « concorrenzialità« , e oltre l’attuale stag ione del fraterno reciproco riconoscimento. Solo il sereno incontrarsi nel discernimento dei fatti e delle scelte permetterà alla lunga di salvaguardare la stessa comunione nella fede, la quale – com’è noto – non si esercita solo verso Dio, ma deve sfociare in percorsi di servizio coerente e concreto verso l’umanità. È allora che la questione della fede diventa giudizio sul mondo, offerto nella simpatia e nell’amicizia

Le parole del Santo Padre all’Angelus Domini nella solennità dell’Assunzione della B.V. Maria, 15 agosto 2007

dal sito: 

http://www.korazym.org/news1.asp?Id=24770 

Le parole del Santo Padre all’Angelus Domini nella solennità dell’Assunzione della B.V. Maria, 15 agosto 2007

Riportiamo di seguito il testo integrale delle parole del Santo Padre prima della recita dell’Angelus Domini

Cari fratelli e sorelle,

celebriamo quest’oggi la solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria. Si tratta di una festa antica, che ha il suo fondamento ultimo nella Sacra Scrittura: questa infatti presenta la Vergine Maria strettamente unita al suo Figlio divino e sempre a Lui solidale. Madre e Figlio appaiono strettamente associati nella lotta contro il nemico infernale fino alla piena vittoria su di lui. Questa vittoria si esprime, in particolare, nel superamento del peccato e della morte, nel superamento cioè di quei nemici che san Paolo presenta sempre congiunti (cfr Rm 5, 12. 15-21; 1 Cor 15, 21-26). Perciò, come la risurrezione gloriosa di Cristo fu il segno definitivo di questa vittoria, così la glorificazione di Maria anche nel suo corpo verginale costituisce la conferma finale della sua piena solidarietà col Figlio tanto nella lotta quanto nella vittoria.

Di tale profondo significato teologico del mistero si fece interprete il Servo di Dio Papa Pio XII nel pronunciare, il 1 novembre 1950, la solenne definizione dogmatica di questo privilegio mariano. Egli dichiarava: « In tal modo l’augusta Madre di Dio, arcanamente unita a Gesù Cristo fin da tutta l’eternità con uno stesso decreto di predestinazione, Immacolata nella sua Concezione, Vergine illibata nella sua divina maternità, generosa Socia del Divino Redentore, che ha riportato un pieno trionfo sul peccato e sulle sue conseguenze, alla fine, come supremo coronamento dei suoi privilegi, ottenne di essere preservata dalla corruzione del sepolcro e, vinta la morte, come già il suo Figlio, di essere innalzata in anima e corpo alla gloria del Cielo, dove risplende Regina alla destra del Figlio suo, Re immortale dei secoli » (Cost. Munificentissimus Deus: AAS 42 [1950], 768-769).

Cari fratelli e sorelle, assunta in cielo, Maria non si è allontanata da noi, ma ci resta ancor più vicina e la sua luce si proietta sulla nostra vita e sulla storia dell’intera umanità. Attratti dal fulgore celeste della Madre del Redentore, ricorriamo con fiducia a Colei che dall’alto ci guarda e ci protegge. Abbiamo tutti bisogno del suo aiuto e del suo conforto per affrontare le prove e le sfide di ogni giorno; abbiamo bisogno di sentirla madre e sorella nelle concrete situazioni della nostra esistenza. E per poter condividere un giorno anche noi per sempre il suo medesimo destino, imitiamola ora nella docile sequela di Cristo e nel generoso servizio dei fratelli. È questo l’unico modo per pregustare, già nel nostro pellegrinaggio terreno, la gioia e la pace che vive in pienezza chi giunge alla meta immortale del Paradiso. 

 

Publié dans:Maria Vergine, Papa Benedetto XVI |on 16 août, 2007 |Pas de commentaires »

alla vigilia dell’Assunzione di Maria Omelia del Papa del 15.8.2006

alla vigilia dell’Assunzione di Maria, dal sito Vaticano: 

http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/homilies/2006/documents/hf_ben-xvi_hom_20060815_assunzione-maria_it.html

 

SOLENNITÀ DELL’ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA 

OMELIA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI 

Parrocchia Pontificia di San Tommaso da Villanova, Castel Gandolfo
Martedì, 15 agosto 2006
 

 

Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
cari Fratelli e Sorelle!
 

Nel Magnificat – il grande canto della Madonna ora ascoltato nel Vangelo – troviamo una parola sorprendente. Maria dice: « D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata ». La Madre del Signore profetizza le lodi mariane della Chiesa per tutto il futuro, la devozione mariana del Popolo di Dio fino alla fine dei tempi. Lodando Maria la Chiesa non ha inventato qualcosa « accanto » alla Scrittura: ha risposto a questa profezia fatta da Maria in quell’ora di grazia. 

E queste parole di Maria non erano solo parole personali, forse arbitrarie. Elisabetta aveva, come dice San Luca, gridato piena di Spirito Santo : « Beata Colei che ha creduto ». E Maria, pure piena di Spirito Santo, continua e completa quello che ha detto Elisabetta, affermando: « Beata mi diranno tutte le generazioni ». E’ una vera profezia, ispirata dallo Spirito Santo, e la Chiesa, venerando Maria, risponde a un comando dello Spirito Santo, fa ciò che deve fare. Noi non lodiamo Dio sufficientemente tacendo sui suoi santi, soprattutto su « la Santa » che è divenuta la sua dimora in terra, Maria. La luce semplice e multiforme di Dio ci appare proprio nella sua varietà e ricchezza solo nel volto dei santi, che sono il vero specchio della sua luce. E proprio vedendo il volto di Maria possiamo vedere più che in altri modi la bellezza di Dio, la sua bontà, la sua misericordia. Possiamo realmente percepire la luce divina in questo volto. 

« Tutte le generazioni mi chiameranno beata ». Noi possiamo lodare Maria, venerare Maria, perché è « beata », è beata per sempre. E questo è il contenuto di questa Festa. Beata è perché unita a Dio, vive con Dio e in Dio. Il Signore, nella vigilia della sua Passione, congedandosi dai suoi, ha detto: « Io vado a prepararvi, nella grande casa del Padre, una dimora. E ci sono molte dimore nella casa del Padre ». Maria dicendo: « Sono la tua serva, sia fatta la tua volontà » ha preparato qui in terra la dimora per Dio; con corpo e anima ne è divenuta la dimora e così ha aperto la terra al cielo. 

San Luca, nel Vangelo ora ascoltato, con diversi accenni fa capire che Maria è la vera Arca dell’Alleanza, che il mistero del Tempio – l’inabitazione di Dio qui in terra – è adempiuto in Maria. In Maria realmente abita Dio, diventa presente qui in terra. Maria diventa la sua tenda. Quello che desiderano tutte le culture – che cioè Dio abiti tra di noi – si realizza qui. Sant’Agostino dice: « Prima di concepire il Signore nel corpo, lo aveva già concepito nell’anima ». Aveva dato al Signore lo spazio della sua anima e così è divenuta realmente il vero Tempio dove Dio si è incarnato, è divenuto presente su questa terra. E così, essendo la dimora di Dio in terra, in lei è già preparata la sua dimora eterna, è già preparata questa dimora per sempre. E questo è tutto il contenuto del dogma dell’Assunzione di Maria alla gloria del cielo in corpo e anima, espresso qui in queste parole. Maria è « beata » perché è divenuta – totalmente, con corpo e anima e per sempre – la dimora del Signore. Se questo è vero, Maria non solamente, non semplicemente ci invita all’ammirazione, alla venerazione, ma ci guida, mostra la strada della vita a noi, ci mostra come noi possiamo divenire beati, trovare la strada della felicità. 

Sentiamo ancora una volta la parola di Elisabetta, completata nel Magnificat di Maria: « Beata Colei che ha creduto ». Il primo e fondamentale atto per diventare dimora di Dio e per trovare così la felicità definitiva è credere, è la fede, la fede in Dio, in quel Dio che si è mostrato in Gesù Cristo e si fa sentire nella parola divina della Sacra Scrittura. Credere non è aggiungere una opinione ad altre. E la convinzione, la fede che Dio c’è non è una informazione come altre. Di molte informazioni, a noi non fa niente se sono vere o false, non cambiano la nostra vita. Ma se Dio non c’è, la vita è vuota, il futuro è vuoto. E se Dio c’è, tutto è cambiato, la vita è luce, il nostro avvenire è luce e abbiamo l’orientamento per come vivere. Perciò credere costituisce l’orientamento fondamentale della nostra vita. Credere, dire: « Sì, credo che Tu sei Dio, credo che nel Figlio incarnato sei Tu presente tra di noi », orienta la mia vita, mi spinge ad attaccarmi a Dio, ad unirmi con Dio e così a trovare il luogo dove vivere, e il modo come vivere. E credere non è solo un tipo di pensiero, un’idea; è, come già accennato, un agire, è una forma di vivere. Credere vuol dire seguire la traccia indicataci dalla Parola di Dio. Maria, oltre questo atto fondamentale della fede, che è un atto esistenziale, una presa di posizione per tutta la vita, aggiunge un’altra parola: « La sua misericordia si stende su quelli che lo temono ». Parla, con tutta la Scrittura, del « timor di Dio ». Questa è forse una parola che noi conosciamo poco o non amiamo molto. Ma « timor di Dio » non è angoscia, è tutt’altra cosa. Come figli, non abbiamo angoscia del Padre, ma abbiamo il timor di Dio, la preoccupazione di non distruggere l’amore sul quale è collocata la nostra vita. Timor di Dio è quel senso di responsabilità che noi dobbiamo avere, responsabilità per la porzione del mondo che ci è affidata nella nostra vita. Responsabilità di amministrare bene questa parte del mondo e della storia che siamo noi e così servire all’edificazione giusta del mondo, servire alla vittoria del bene e della pace. 

« Ti chiameranno beata tutte le generazioni »: questo vuol dire che il futuro, l’avvenire, appartiene a Dio, è nelle mani di Dio, che Dio vince. E non vince il drago, così forte, del quale parla oggi la prima Lettura, il drago che è la rappresentazione di tutti i poteri della violenza del mondo. Sembrano invincibili, ma Maria ci dice che non sono invincibili. La Donna – così ci mostrano la Prima Lettura e il Vangelo – è più forte perché Dio è più forte. Certo in confronto con il drago, così armato, questa Donna che è Maria, che è la Chiesa, appare indifesa, vulnerabile. E realmente Dio è vulnerabile nel mondo, perché è l’Amore e l’amore è vulnerabile. E tuttavia Lui ha il futuro in mano; vince l’amore e non l’odio, vince alla fine la pace. 

Questa è la grande consolazione contenuta nel dogma dell’Assunzione di Maria in corpo e anima alla gloria del cielo. Ringraziamo il Signore per questa consolazione, ma vediamo anche questa consolazione come un impegno per noi di stare dalla parte del bene, della pace. E preghiamo Maria, la Regina della Pace, perché aiuti per la vittoria della pace, oggi: « Regina della Pace, prega per noi ». Amen! 

  

 

Publié dans:Maria Vergine, Papa Benedetto XVI |on 14 août, 2007 |Pas de commentaires »
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