Archive pour la catégorie 'Maria Vergine'

Preghiera a Maria SS.ma Assunta in Cielo

dal sito:

http://www.vivarovere.it/

Preghiera a Maria SS.ma Assunta in Cielo
 

Bella Madonna de lu Rosarie

divotamente ti voglio pregare,

appede a li tuoi piede nzenecchiata

come na peccatrice a domandà.

Le grazie che te cerche me congede

Tu si Madre Maria che le po’ fa.

E Gesù Criste avea 33 anne
fecela quarantena notte e giome

e fecele preghiere di S.Anna

le lacrime e li piante di Maria.

Mò che seme ditte stù Resarie sante

l’applicheme a ti Madonna me,

e ce lu scrive a quilu Libre Sante

ora allu punte de la morte me.

Ora allu punte che ie venghe a morte,

Madre Maria rapreme le porte,

le porte sante de lu Paradise

a donda se fa festa, cante e rise.

Loche ce sta nu lette riordinate

sia beneditte chi cià misse lu cape,

e ce la misse Mamma mia Maria

quande lu suo Figliolo gli venea.

Chi si tu e chi so i so il figliolo di Maria.

Chi si tu e chi so i so il figliolo di Gesù.

Gesù, Giuseppe e Maria

steteme sempre in compagnia.

Micheli Lucia, nata a Rovere (AQ) il 12 Maggio 1907

Questo canto viene fatto dalle donne del paese,durante la processione dopo il vespro, prima di Ferragosto. Non ce n’ è quasi nessuna intonata, ma è molto caratteristico. Se mi capita, lo registro il prossimo anno. 

(nota finale di chi a postato il testo)

Publié dans:Maria Vergine, preghiere |on 18 août, 2008 |Pas de commentaires »

Papa Benedetto – Omelia per L’Assunzione di Maria 2007

dal sito: 

http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/homilies/2007/documents/hf_ben-xvi_hom_20070815_castel-gandolfo_it.html

SANTA MESSA NELLA SOLENNITÀ
DELL’ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

OMELIA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI

Parrocchia di San Tommaso da Villanova, Castel Gandolfo
Mercoledì, 15 agosto 2007

Cari fratelli e sorelle,

nella sua grande opera « La Città di Dio », Sant’Agostino dice una volta che tutta la storia umana, la storia del mondo, è una lotta tra due amori: l’amore di Dio fino alla perdita di se stesso, fino al dono di se stesso, e l’amore di sé fino al disprezzo di Dio, fino all’odio degli altri. Questa stessa interpretazione della storia come lotta tra due amori, tra l’amore e l’egoismo, appare anche nella lettura tratta dall’Apocalisse, che abbiamo sentito ora. Qui, questi due amori appaiono in due grandi figure. Innanzitutto vi è il dragone rosso fortissimo, con una manifestazione impressionante ed inquietante del potere senza grazia, senza amore, dell’

egoismo assoluto, del terrore, della violenza.Nel momento in cui san Giovanni scrisse l

’Apocalisse, per lui questo dragone era realizzato nel potere degli imperatori romani anticristiani, da Nerone fino a Domiziano. Questo potere appariva illimitato; il potere militare, politico, propagandistico dell’impero romano era tale che davanti ad esso la fede, la Chiesa appariva come una donna inerme, senza possibilità di sopravvivere, tanto meno di vincere. Chi poteva opporsi a questo potere onnipresente, che sembrava in grado di fare tutto? E tuttavia, sappiamo che alla fine ha vinto la donna inerme, ha vinto non l’egoismo, non l’odio; ha vinto l’amore di Dio e l’impero romano si è aperto alla fede cristiana.

Le parole della Sacra Scrittura trascendono sempre il momento storico. E così, questo dragone indica non soltanto il potere anticristiano dei persecutori della Chiesa di quel tempo, ma le dittature materialistiche anticristiane di tutti i periodi. Vediamo di nuovo realizzato questo potere, questa forza del dragone rosso nelle grandi dittature del secolo scorso: la dittatura del nazismo e la dittatura di Stalin avevano tutto il potere, penetravano ogni angolo, l’ultimo angolo. Appariva impossibile che, a lunga scadenza, la fede potesse sopravvivere davanti a questo dragone così forte, che voleva divorare il Dio fattosi bambino e la donna, la Chiesa. Ma in realtà, anche in questo caso alla fine, l’amore fu più forte dell’

odio.Anche oggi esiste il dragone in modi nuovi, diversi. Esiste nella forma delle ideologie materialiste che ci dicono:

è assurdo pensare a Dio; è assurdo osservare i comandamenti di Dio; è cosa di un tempo passato. Vale soltanto vivere la vita per sé. Prendere in questo breve momento della vita tutto quanto ci è possibile prendere. Vale solo il consumo, l’egoismo, il divertimento. Questa è la vita. Così dobbiamo vivere. E di nuovo, sembra assurdo, impossibile opporsi a questa mentalità dominante, con tutta la sua forza mediatica, propagandistica. Sembra impossibile oggi ancora pensare a un Dio che ha creato l’uomo e che si è fatto bambino e che sarebbe il vero dominatore del mondo.

Anche adesso questo dragone appare invincibile, ma anche adesso resta vero che Dio è più forte del dragone, che l’amore vince e non l’egoismo. Avendo considerato così le diverse configurazioni storiche del dragone, vediamo ora l’altra immagine: la donna vestita di sole con la luna sotto i suoi piedi, circondata da dodici stelle. Anche quest’immagine è multidimensionale. Un primo significato senza dubbio è che è la Madonna, Maria vestita di sole, cioè di Dio, totalmente; Maria che vive in Dio, totalmente, circondata e penetrata dalla luce di Dio. Circondata dalle dodici stelle, cioè dalle dodici tribù d’Israele, da tutto il Popolo di Dio, da tutta la comunione dei santi, e ai piedi la luna, immagine della morte e della mortalità. Maria ha lasciato dietro di sé la morte; è totalmente vestita di vita, è assunta con corpo e anima nella gloria di Dio e così, posta nella gloria, avendo superato la morte, ci dice: Coraggio, alla fine vince l’amore! La mia vita era dire: Sono la serva di Dio, la mia vita era dono di me, per Dio e per il prossimo. E questa vita di servizio arriva ora nella vera vita. Abbiate fiducia, abbiate il coraggio di vivere così

anche voi, contro tutte le minacce del dragone.Questo

è il primo significato della donna che Maria è arrivata ad essere. La « donna vestita di sole » è il grande segno della vittoria dell’amore, della vittoria del bene, della vittoria di Dio. Grande segno di consolazione. Ma poi questa donna che soffre, che deve fuggire, che partorisce con un grido di dolore, è anche la Chiesa, la Chiesa pellegrina di tutti i tempi. In tutte le generazioni di nuovo essa deve partorire Cristo, portarlo al mondo con grande dolore in questo modo sofferto. In tutti i tempi perseguitata, vive quasi nel deserto perseguitata dal dragone. Ma in tutti i tempi la Chiesa, il Popolo di Dio vive anche della luce di Dio e viene nutrito – come dice il Vangelo – di Dio, nutrito in se stesso col pane della Santa Eucaristia. E così in tutta la tribolazione, in tutte le diverse situazioni della Chiesa nel corso dei tempi, nelle diverse parti del mondo, soffrendo vince. Ed è la presenza, la garanzia dell’amore di Dio contro tutte le ideologie dell’odio e dell’egoismo.

Vediamo certamente che anche oggi il dragone vuol divorare il Dio fattosi bambino. Non temete per questo Dio apparentemente debole. La lotta è già cosa superata. Anche oggi questo Dio debole è forte: è la vera forza. E così la festa dell’Assunta è l’invito ad avere fiducia in Dio ed è anche invito ad imitare Maria in ciò che Ella stessa ha detto: Sono la serva del Signore, mi metto a disposizione del Signore. Questa è la lezione: andare sulla sua strada; dare la nostra vita e non prendere la vita. E proprio così siamo sul cammino dell’amore che è un perdersi, ma un perdersi che in realtà è l’

unico cammino per trovarsi veramente, per trovare la vera vita.Guardiamo Maria, l’Assunta. Lasciamoci incoraggiare alla fede e alla festa della gioia: Dio vince. La fede apparentemente debole è la vera forza del mondo. L’amore è più forte dell’odio. E diciamo con Elisabetta: Benedetta sei tu fra tutte le donne. Ti preghiamo con tutta la Chiesa: Santa Maria prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.

Papa Benedetto – Omelia per l’Assunzione di Maria 2006

dal sito: 

http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/homilies/2006/documents/hf_ben-xvi_hom_20060815_assunzione-maria_it.html

SOLENNITÀ DELL’ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

OMELIA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI

Parrocchia Pontificia di San Tommaso da Villanova, Castel Gandolfo
Martedì, 15 agosto 2006

Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
cari Fratelli e Sorelle!

Nel Magnificat – il grande canto della Madonna ora ascoltato nel Vangelo – troviamo una parola sorprendente. Maria dice: « D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata ». La Madre del Signore profetizza le lodi mariane della Chiesa per tutto il futuro, la devozione mariana del Popolo di Dio fino alla fine dei tempi. Lodando Maria la Chiesa non ha inventato qualcosa « accanto » alla Scrittura: ha risposto a questa profezia fatta da Maria in quell’ora di grazia.

E queste parole di Maria non erano solo parole personali, forse arbitrarie. Elisabetta aveva, come dice San Luca, gridato piena di Spirito Santo : « Beata Colei che ha creduto ». E Maria, pure piena di Spirito Santo, continua e completa quello che ha detto Elisabetta, affermando: « Beata mi diranno tutte le generazioni ». E’ una vera profezia, ispirata dallo Spirito Santo, e la Chiesa, venerando Maria, risponde a un comando dello Spirito Santo, fa ciò che deve fare. Noi non lodiamo Dio sufficientemente tacendo sui suoi santi, soprattutto su « la Santa » che è divenuta la sua dimora in terra, Maria. La luce semplice e multiforme di Dio ci appare proprio nella sua varietà e ricchezza solo nel volto dei santi, che sono il vero specchio della sua luce. E proprio vedendo il volto di Maria possiamo vedere più che in altri modi la bellezza di Dio, la sua bontà, la sua misericordia. Possiamo realmente percepire la luce divina in questo volto.« Tutte le generazioni mi chiameranno beata ». Noi possiamo lodare Maria, venerare Maria, perché è « beata », è beata per sempre. E questo è il contenuto di questa Festa. Beata è perché unita a Dio, vive con Dio e in Dio. Il Signore, nella vigilia della sua Passione, congedandosi dai suoi, ha detto: « Io vado a prepararvi, nella grande casa del Padre, una dimora. E ci sono molte dimore nella casa del Padre ». Maria dicendo: « Sono la tua serva, sia fatta la tua volontà » ha preparato qui in terra la dimora per Dio; con corpo e anima ne è divenuta la dimora e così ha aperto la terra al cielo.

San Luca, nel Vangelo ora ascoltato, con diversi accenni fa capire che Maria è la vera Arca dell’Alleanza, che il mistero del Tempio – l’inabitazione di Dio qui in terra – è adempiuto in Maria. In Maria realmente abita Dio, diventa presente qui in terra. Maria diventa la sua tenda. Quello che desiderano tutte le culture – che cioè Dio abiti tra di noi – si realizza qui. Sant’Agostino dice: « Prima di concepire il Signore nel corpo, lo aveva già concepito nell’anima ». Aveva dato al Signore lo spazio della sua anima e così è divenuta realmente il vero Tempio dove Dio si è incarnato, è divenuto presente su questa terra. E così, essendo la dimora di Dio in terra, in lei è già preparata la sua dimora eterna, è già preparata questa dimora per sempre. E questo è tutto il contenuto del dogma dell’Assunzione di Maria alla gloria del cielo in corpo e anima, espresso qui in queste parole. Maria è « beata » perché è divenuta – totalmente, con corpo e anima e per sempre – la dimora del Signore. Se questo è vero, Maria non solamente, non semplicemente ci invita all’ammirazione, alla venerazione, ma ci guida, mostra la strada della vita a noi, ci mostra come noi possiamo divenire beati, trovare la strada della felicità. Sentiamo ancora una volta la parola di Elisabetta, completata nel Magnificat di Maria: « Beata Colei che ha creduto ». Il primo e fondamentale atto per diventare dimora di Dio e per trovare così la felicità definitiva è credere, è la fede, la fede in Dio, in quel Dio che si è mostrato in Gesù Cristo e si fa sentire nella parola divina della Sacra Scrittura. Credere non è aggiungere una opinione ad altre. E la convinzione, la fede che Dio c’è non è una informazione come altre. Di molte informazioni, a noi non fa niente se sono vere o false, non cambiano la nostra vita. Ma se Dio non c’è, la vita è vuota, il futuro è vuoto. E se Dio c’è, tutto è cambiato, la vita è luce, il nostro avvenire è luce e abbiamo l’orientamento per come vivere. Perciò credere costituisce l’orientamento fondamentale della nostra vita. Credere, dire: « Sì, credo che Tu sei Dio, credo che nel Figlio incarnato sei Tu presente tra di noi », orienta la mia vita, mi spinge ad attaccarmi a Dio, ad unirmi con Dio e così a trovare il luogo dove vivere, e il modo come vivere. E credere non è solo un tipo di pensiero, un’idea; è, come già accennato, un agire, è una forma di vivere. Credere vuol dire seguire la traccia indicataci dalla Parola di Dio. Maria, oltre questo atto fondamentale della fede, che è un atto esistenziale, una presa di posizione per tutta la vita, aggiunge un’altra parola: « La sua misericordia si stende su quelli che lo temono ». Parla, con tutta la Scrittura, del « timor di Dio ». Questa è forse una parola che noi conosciamo poco o non amiamo molto. Ma « timor di Dio » non è angoscia, è tutt’altra cosa. Come figli, non abbiamo angoscia del Padre, ma abbiamo il timor di Dio, la preoccupazione di non distruggere l’amore sul quale è collocata la nostra vita. Timor di Dio è quel senso di responsabilità che noi dobbiamo avere, responsabilità per la porzione del mondo che ci è affidata nella nostra vita. Responsabilità di amministrare bene questa parte del mondo e della storia che siamo noi e così servire all’edificazione giusta del mondo, servire alla vittoria del bene e della pace.

« Ti chiameranno beata tutte le generazioni »: questo vuol dire che il futuro, l’avvenire, appartiene a Dio, è nelle mani di Dio, che Dio vince. E non vince il drago, così forte, del quale parla oggi la prima Lettura, il drago che è la rappresentazione di tutti i poteri della violenza del mondo. Sembrano invincibili, ma Maria ci dice che non sono invincibili. La Donna – così ci mostrano la Prima Lettura e il Vangelo – è più forte perché Dio è più forte. Certo in confronto con il drago, così armato, questa Donna che è Maria, che è la Chiesa, appare indifesa, vulnerabile. E realmente Dio è vulnerabile nel mondo, perché è l’Amore e l’amore è vulnerabile. E tuttavia Lui ha il futuro in mano; vince l’amore e non l’odio, vince alla fine la pace.

Questa è la grande consolazione contenuta nel dogma dell’Assunzione di Maria in corpo e anima alla gloria del cielo. Ringraziamo il Signore per questa consolazione, ma vediamo anche questa consolazione come un impegno per noi di stare dalla parte del bene, della pace. E preghiamo Maria, la Regina della Pace, perché aiuti per la vittoria della pace, oggi: « Regina della Pace, prega per noi ». Amen!

Publié dans:Maria Vergine, Papa Benedetto XVI |on 13 août, 2008 |Pas de commentaires »

domani 5 agosto dedicazione della Basilica di Santa Maria Maggiore, Madonna della Neve

domani martedì 5 agosto, dedicazione della Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma:

http://www.santiebeati.it/dettaglio/92099

Madonna della Neve

5 agosto

La Vergine Maria, oggetto di iperdulia, è stata invocata in tutti i secoli cristiani, con tante denominazioni legate alle sue virtù, al suo ruolo di corredentrice del genere umano e come Madre di Gesù il Salvatore; inoltre alle sue innumerevoli apparizioni, per i prodigi che si sono avverati con le sue immagini, per il culto locale tributatole in tante comunità.
E per ogni denominazione ella è stata raffigurata con opere d’arte dei più grandi come dei più umili artisti, inoltre con il sorgere di tantissime chiese, santuari, basiliche, cappelle, ecc. a lei dedicate, si può senz’altro dire, che non c’è nel mondo cristiano un paese, una città, un villaggio, che non abbia un tempio o una cappella dedicata a Maria, nelle sue innumerevoli denominazioni.
Il titolo di Madonna della Neve, contrariamente a titoli più recenti come Madonna degli abissi marini, Madonna delle cime dei monti, Madonna delle grotte, ecc. quello di Madonna della Neve affonda le sue origini nei primi secoli della Chiesa ed è strettamente legato al sorgere della Basilica di S. Maria Maggiore in Roma.
Nel IV secolo, sotto il pontificato di papa Liberio (352-366), un nobile e ricco patrizio romano di nome Giovanni, insieme alla sua altrettanto ricca e nobile moglie, non avendo figli decisero di offrire i loro beni alla Santa Vergine, per la costruzione di una chiesa a lei dedicata.
La Madonna gradì il loro desiderio e apparve in sogno ai coniugi la notte fra il 4 e il 5 agosto, tempo di gran caldo a Roma, indicando con un miracolo il luogo dove doveva sorgere la chiesa.
Infatti la mattina dopo, i coniugi romani si recarono da papa Liberio a raccontare il sogno fatto da entrambi, anche il papa aveva fatto lo stesso sogno e quindi si recò sul luogo indicato, il colle Esquilino e lo trovò coperto di neve, in piena estate romana.
Il pontefice tracciò il perimetro della nuova chiesa, seguendo la superficie del terreno innevato e fece costruire il tempio a spese dei nobili coniugi.
Questa la tradizione, anche se essa non è comprovata da nessun documento; la chiesa fu detta ‘Liberiana’ dal nome del pontefice, ma dal popolo fu chiamata anche “ad Nives”, della Neve.
L’antica chiesa fu poi abbattuta al tempo di Sisto III (432-440) il quale in ricordo del Concilio di Efeso (431) dove si era solennemente decretata la Maternità Divina di Maria, volle edificare a Roma una basilica più grande in onore della Vergine, utilizzando anche il materiale di recupero della precedente chiesa.
In quel periodo a Roma nessuna chiesa o basilica raggiungeva la sontuosità del nuovo tempio, né l’imponenza e maestosità; qualche decennio dopo, le fu dato il titolo di Basilica di S. Maria Maggiore, per indicare la sua preminenza su tutte le chiese dedicate alla Madonna.
Nei secoli successivi la basilica ebbe vari interventi di restauro strutturali e artistici, fino a giungere, dal 1750 nelle forme architettoniche che oggi ammiriamo.
Dal 1568 la denominazione ufficiale della festa liturgica della Madonna della Neve, è stata modificata nel termine “Dedicazione di Santa Maria Maggiore” con celebrazione rimasta al 5 agosto; il miracolo della neve in agosto non è più citato in quanto leggendario e non comprovato.
Ma il culto per la Madonna della Neve, andò comunque sempre più affermandosi, tanto è vero che tra i secoli XV e XVIII ci fu la massima diffusione delle chiese dedicate alla Madonna della Neve, con l’instaurarsi di tante celebrazioni locali, che ancora oggi coinvolgono interi paesi e quartieri di città.
A Roma il 5 agosto, nella patriarcale Basilica di S. Maria Maggiore, il miracolo veniva ricordato, non so se ancora oggi si fa, con una pioggia di petali di rose bianche, cadenti dall’interno della cupola durante la solenne celebrazione liturgica.
Il culto come si è detto, ebbe grande diffusione e ancora oggi in Italia si contano ben 152 fra chiese, santuari, basiliche minori, cappelle, parrocchie, confraternite, intitolate alla Madonna della Neve.
Ogni regione ne possiede un buon numero, per lo più concentrate in zone dove la neve non manca, fra le regioni primeggiano il Piemonte con 31, la Lombardia con 19, la Campania con 17. Non conoscendo usi, costumi e tradizioni dei tanti paesi italiani che portano viva devozione alla Madonna della Neve, mi soffermo solo a segnalare tre località dalla mia provincia di Napoli, il cui culto e celebrazione è molto solenne, coinvolgendo la comunità dei fedeli anche in grandi manifestazioni esterne e folcloristiche.

Basilica parrocchia di S. Maria della Neve, patrona del quartiere orientale di Napoli chiamato Ponticelli, la cui devozione iniziò con la bolla di papa Leone X del 22 maggio 1520.
L’antico santuario è stato proclamato Basilica Minore il 27 luglio 1988. Da più di cento anni la solenne processione esterna è effettuata con un alto carro (nel contesto della radicata tradizione napoletana delle macchine da festa), alla cui sommità è posta la statua della Madonna.

Basilica Santuario Maria SS. della Neve in Torre Annunziata (Napoli). L’immagine in terracotta bruna di tipo greco della veneratissima Madonna della Neve, è custodita nella omonima Basilica Minore; essa ha origine con il rinvenimento a mare, presso lo ‘scoglio di Rovigliano’, dell’immagine da parte di pescatori, tra il XIV e XV secolo; le fu dato il nome di Santa Maria ad Nives, perché il ritrovamento era avvenuto un 5 agosto.
La grande processione, che coinvolge tutta la popolosa città, inizia dal porto, dopo che la sacra immagine arriva dal mare con una barca, simulando l’originario rinvenimento.
I torresi, noti nel mondo per la lavorazione della pasta e per il lavoro degli uomini nell’ambito marinaro, sono devotissimi della Madonna, che li liberò da una delle violente eruzioni del Vesuvio, alle cui falde è adagiata Torre Annunziata, il 22 ottobre 1822.

Collegiata di S. Maria Maggiore o della Neve di Somma Vesuviana (Napoli). La Collegiata fu istituita con il titolo di S. Maria Maggiore verso l’anno 1600, al posto di precedenti denominazioni della chiesa, risalenti al Medioevo.
Nella stessa Collegiata è attiva la Confraternita della Madonna della Neve, con confratelli e consorelle, lo Statuto è del 1° settembre 1762; ai confratelli spetta il compito di portare in processione la statua della Madonna.
Nel contesto delle manifestazioni esterne, c’è la “festa delle lucerne”, che si svolge ogni quattro anni nei giorni 3-4-5 agosto; le strade dell’antico borgo medioevale Casamale vengono invase da tanti telai di forme geometriche varie, su ciascuno dei quali sono poggiate circa 50 lucerne, così da dare l’impressione di un fiume sfavillante che percorre il borgo.
Ad accrescere l’effetto visivo, in fondo alla serie di figure geometriche, si colloca un grande specchio, che prolunga con il suo riflesso la suggestiva scia luminosa.
A questo si aggiungono delle zucche vuote illuminate internamente, delle vasche con oche vive, apparati di fiori con l’immagine della Madonna; al passaggio della statua della Vergine in processione, da terrazzi non visibili dalla strada, giungono dall’alto i canti-nenia di gruppi di donne.
Alla processione annuale prendono parte in costumi tipici, i cosiddetti “mesi dell’anno” con l’ausilio di animali da trasporto, componendo con più persone, le figurazioni che rappresentano lo scorrere dell’anno e le varie attività del mondo contadino.

In molte zone d’Italia, in omaggio alla Madonna della Neve, si usa mettere alle neonate i nomi di Bianca, Biancamaria, o più raro il nome Nives.

Autore: Antonio Borrelli

Publié dans:Basiliche di Roma, Maria Vergine |on 4 août, 2008 |Pas de commentaires »

Paul Claudel: Alla Madonna

dal sito:

http://www.prayerpreghiera.it/banca/grandifigure.htm

Come l’amore, afferma in questa preghiera Paul Claudel, anche la preghiera segue molte vie: a volte è parola, a volte è silenzio, nella sicurezza di una comunicazione muta, profonda e immediata.

Alla Madonna
E’ mezzogiorno. Vedo la chiesa aperta, devo entrare.
Madre di Gesù Cristo, non vengo per pregare.
Non ho nulla da offrire e nulla da chiedere.
Vengo soltanto, Madre, per guardarti.
Guardarti, piangere di gioia, sapere questo:
che io sono tuo figlio e che tu sei qui.
Solo per un istante mentre tutto si ferma:
essere con te, Maria, in questo luogo dove tu sei.
Non dire nulla, guardare il tuo volto,
lasciar cantare il cuore nel suo linguaggio.
Non dire nulla, ma cantare perché il cuore mi trabocca,
come il merlo che segue la sua idea in queste strofe.
Perché sei bella, perché sei immacolata,
la donna restituita infine nella Grazia,
la creatura nella sua felicità primitiva e nella sua fioritura
[ finale,
come uscì da Dio nel mattino del suo splendore originario.
Ineffabilmente intatta perché sei la madre di Gesù Cristo,
che è verità fra le tue braccia, sola speranza e solo frutto.
Perché tu sei la donna, l’Eden dell’antica tenerezza obliata,
il cui sguardo trova le vie del cuore e fa sgorgare
[ le lacrime rimosse…
Perché è mezzogiorno, perché siamo in questo giorno,
perché tu sei qui per sempre, semplicemente perché
tu sei Maria, semplicemente perché esisti, a te, madre di Gesù
Cristo, tutta la mia gratitudine! 

Publié dans:Maria Vergine, preghiere |on 8 juillet, 2008 |Pas de commentaires »

Maria nella liturgia

 dal sito:

http://www.mariedenazareth.com/8193.0.html?L=4

Maria nella liturgia

La Vergine Maria, scelta da Dio, da tutta leternità, come Vaso di elezione per la realizzazione divina del mistero dellIncarnazione e della Redenzione del mondo nel Suo Figlio Gesù Cristo, nostro Salvatore, è anche Colei che, ai piedi della Croce, davanti allo smacco apparente della morte di Suo Figlio, non ha mai vacillato nella sua fede; è Lei che conforta gli Apostoli in questa Ora di dolore, che precede la Resurrezione.. Maria è anche Colei che andrà ad avvolgere, proteggere e assistere la nascita della Chiesa fin dai primi passi di questultima, dopo la dipartita di Gesù.

La Vergine è dunque presente in maniera costante nella celebrazione della liturgia: da un lato, perché creatura come noi, come noi Lei rende al Signore il culto che è dovuto solo a Dio; daltro lato perché Lei occupa uno spazio particolare e unico nella realizzazione dei due grandi misteri di salvezza dellumanità (lIncarnazione e la Redenzione) e, partendo da questo fatto, nella liturgia che celebra questi misteri della Fede. Oltre a questo, Maria, Madre del Verbo di Dio, occupa un posto centrale nella liturgia eucaristica perché, come ricorda santAgostino, la Carne di Gesù, è la Carne di Maria.

Maria non è il Dio del Tempio, Lei è il tempio di Dio

Intanto, se la Santa Vergine occupa un posto speciale nella liturgia della Chiesa, Lei non ne è la finalità: il culto dadorazione (di latria) è dovuto solo a Dio: solo Dio è loggetto primo e supremo della liturgia della Chiesa; quanto a Maria, lei riceve, da parte di tutti coloro che la pregano, un culto di venerazione (di dulia, o meglio di iperdulia, dato che la Vergine è più interceditrice di tutti i santi e gli angeli riuniti): Maria non è il Dio del Tempio, Lei è il tempio di Dio

Ciò non impedisce che, dopo le origini della Chiesa, e in tutte le nazioni del mondo, la liturgia celebri e onori la Madre di Dio, Colei che canta nel suo Magnificat: Dora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beataUn posto d

onore nella liturgia

Sebbene Maria occupi un posto donore in tutte le liturgie della Chiesa (liturgia eucaristica, sacramentale, Uffico delle Ore, chiamato anche Ufficio Divino), questa considerazione è particolarmente sensibile nei riti della Chiesa dOriente, per esempio, dove la Vergine è al centro della celebrazione ortodossa, che la onora come Théotokos (Madre di Dio) lungo tutto lanno liturgico.

Nella Chiesa universale lanno liturgico è punteggiato da quattro feste mariali principali: lImmacolata Concezione; lAnnunciazione; la Madre di Dio; lAssunzione, oltre a numerose feste secondarie (almeno 16); senza contare le messe votive in onore della Vergine (nel solo Messale di rito latino Romano, il rito ufficiale della Chiesa Cattolica, se ne contano 46!). Ciò è sufficiente per dire qual’è il posto donore e la venerazione di cui la Vergine è fatta oggetto nella liturgia della Chiesa tanto dOriente come dOccidente, quali che siano le culture, e di generazione in generazione

Publié dans:Maria Vergine |on 12 juin, 2008 |Pas de commentaires »

La luce di Maria nella notte oscura di Madre Teresa – Come la Madonna consolava la “Santa dei poveri”

dal sito:
http://www.zenit.org/article-14433?l=italian

La luce di Maria nella notte oscura di Madre Teresa

Come la Madonna consolava la “Santa dei poveri”

di Annamarie Adkins

TIJUANA (Messico), 20 maggio, 2008 (ZENIT.org).- Qualche tempo fa la stampa ha insistito sulla crisi di fede che Madre Teresa avrebbe vissuto per decenni. In realtà, in quel periodo Madre Teresa ha goduto di un grande sostegno da parte di Maria.

Per approfondire la questione ZENIT ha chiesto chiarimenti a padre Joseph Langford, missionario della carità e cofondatore con Madre Teresa della Congregazione dei Padri Missionari della Carità, nonché autore di Mother Teresa: In the Shadow of Our Lady, edito da Our Sunday Visitor.

Padre Langford ha rivelato a ZENIT come Madre Teresa sia sempre rimasta aggrappata alla Madonna durante la sua notte oscura e come anche noi possiamo avvicinarci a Maria seguendo lesempio di Madre Teresa.

Cosa l’ha indotta a rivelare proprio ora questo aspetto della storia di Madre Teresa?

Padre Langford: La decisione di pubblicare In the Shadow of Our Lady e di rivelare qualcosa di più della vita interiore di Madre Teresa è frutto della convergenza di due eventi: il X anniversario della sua morte e la recente polemica sulla notte oscura dello spirito.

Vista la confusione che regnava sulla figura di Madre Teresa e sulla sua vita, mi è sembrato importante rivelare unaltra dimensione della luce e della bellezza dellopera di Dio nella sua anima. Una luce che risplende ancora più brillante quando la sua fede diventa eroica.

Come descriverebbe il periodo buio di Madre Teresa e cosa pensa delle recenti polemiche su questa “notte oscura”?

Padre Langford: Contrariamente a quanto riferito sulla stampa, Madre Teresa non ha mai sofferto una crisi di fede. Il suo problema non riguardava affatto la fede, ma il venir meno del sentimento della fede; non sentire più la presenza del divino. Quando usciva dal convento per addentrarsi nei tuguri di Calcutta, ciò che era stata la sua normale consolazione nella preghiera dimprovviso cessò.

La comprensione di questo cambiamento arrivò solo più tardi, ma intanto le veniva chiesto di condividere la stessa oscurità interiore, la stessa prova di fede, propria dei poveri e degli indigenti; e di farlo per loro e per amore al Signore.

Le è stato dato di sentire come se Dio non ci fosse. Inizialmente ha sofferto di questo contrasto fra i suoi sentimenti e la sua fede. Ma mai la sua mancanza di sentimenti si è trasformata in una mancanza di fede.

Al contrario, la sua notte oscura ha messo in luce le profondità nascoste della fede di Madre Teresa come nessunaltra difficoltà avrebbe potuto. La sua oscurità non solo le ha permesso di esercitare la sua straordinaria fede fino in fondo, ma consente a noi – discepoli moderni e troppo spesso di poca fede – di scoprire leffettiva portata di cui la fede è capace, persino nella difficoltà e nella notte.

Madre Teresa ci avrebbe incoraggiato a fare come lei nella nostra Calcutta, nella nostra notte oscura. Anziché fare delle nostre prove e del nostro dolore la nostra prigione, possiamo – come ha fatto lei – trasformare il nostro dolore in un ponte verso gli altri, in un vincolo di solidarietà, in un catalizzatore della carità.

In che modo il rapporto con Maria ha aiutato Madre Teresa nei suoi momenti di prova?

Padre Langford: Così come agli Israeliti fu data una colonna di fuoco che li guidasse nella notte, così a Madre Teresa è stata data la Vergine Maria perché la guidasse nella notte della fede.

Il dono della madre di Gesù – consegnata a San Giovanni sul Calvario e ai discepoli e ai santi nel corso della storia – ha dato forza a Madre Teresa per sopportare il suo dolore e per alleviare quello dei poveri.

La Madonna lha aiutata non solo a mantenere la fede durante la notte, ma ad amare nei momenti di aridità; a trasformare il mistero della croce in semi di risurrezione, in sé e negli altri.

Così come la Madonna ha accompagnato e aiutato San Giovanni – lunico tra i Dodici – a stare fedelmente sul Calvario, così la Madonna ha aiutato e accompagnato Madre Teresa attraverso il mare di sofferenza in cui era immersa, perché potesse illuminare i poveri con la luce dellamore di Dio.

Cosa ha imparato sulla Madonna da Madre Teresa?

Padre Langford: Il libro è un compendio di ciò che io ho imparato sulla Madonna nel corso degli anni, guardando e ascoltando questa Santa dei poveri. La sua vita è semplicemente unapologia di Maria, non avvolta in polemiche, ma nellumile sari di una delle più credibili e accessibili testimoni del Vangelo.

È impossibile osservare la fede di Madre Teresa senza ricordare quella della Madonna. Sebbene la sua oscurità ebbe altre forme e dimensioni, anche Maria di Nazareth ha vissuto la sua notte della fede.

Basti pensare ai mesi di dubbio di Giuseppe; non trovare posto a Betlemme; la fuga in Egitto; gli anni di assenza di Gesù da Nazareth; le ore della sua agonia sulla croce; la sua agonia mentre egli giaceva nella tomba. Queste sono le lezioni di fede che Madre Teresa ha tratto dalla Madonna.

La vita stessa di Madre Teresa e la sua idea del ruolo della Madre di Dio, si può riassumere in una continua Visitazione, un andare in fretta per portare Dio agli altri. Questa visione mariana si fondava sulla esperienza propria di Madre Teresa, ma era anche fermamente radicata nelle Scritture.

Il racconto evangelico della Visitazione, nel primo capitolo di Luca, richiama in modo evidente la visitazione dellArca dellAlleanza a Davide, anchessa nelle montagne di Giuda. Nessuno contesta che lArca avesse qualche speciale unzione della grazia e della presenza divina, tanto da essere essa stessa theotokos (portatore di Dio), ancorché fatta solo di legno.

Non potrebbe Dio fare lo stesso o di più, in un successivo Testamento, con unArca nuova e migliore? Ci scandalizziamo del fatto che Dio possa fare di carne ciò che un tempo era di legno? Oppure questa generazione non conosce né le Scritture né la potenza di Dio?

In definitiva, Madre Teresa non dovrebbe essere oggetto di discussione, ma un mistero mariano di cui dire semplicemente, come essa stessa così spesso faceva del mistero di Cristo nascosto nei poveri: Vieni e vedi.

In che modo le visioni di Madre Teresa da giovane hanno inciso sulla sua devozione mariana?

Padre Langford: Un giorno del 1947, dopo mesi di straordinaria grazia in cui Gesù le ha spiegato in dettaglio la missione che doveva intraprendere, Madre Teresa ha avuto una visione in cui erano racchiusi i principali elementi della sua nuova chiamata.

Vide una grande folla di poveri di ogni tipo, avvolta nelloscurità”, unoscurità che lei stessa avrebbe presto condiviso. La Madonna era in mezzo a loro, considerandoli come suoi figli.

Madre Teresa vide se stessa come una piccola bambina che stava proprio davanti alla Madonna, così vicina da sembrare una cosa sola con lei, letteralmente avvolta dalla sua presenza. Ciò che Madre Teresa vide in questa visione quel giorno si sarebbe effettivamente verificato, tanto che la sua missione divenne una sorta di estensione della Madonna presso i Calvari di questo mondo.

Quando il suo direttore spirituale le chiese come intendeva portare a termine questo compito impossibile che Gesù le aveva affidato, Madre Teresa rispose semplicemente che riponeva tutta la sua fiducia nella presenza della Madonna.

Non dubitò mai, ispirata dalla stessa fede che sostenne la Madre di Gesù nellora più buia sul Calvario a credere che, sotto le vesti angoscianti di chi condivideva la sua Passione, si celava il Figlio di Dio. Come Gesù proclama nel Vangelo di Matteo e come Madre Teresa amava ripetere: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, lavete fatto a me.

Dalla sua visione del 1947 fino alla morte, Madre Teresa ha avuto la Madonna come costante riferimento, come modello e immancabile sostegno.

Nel suo libro lei parla di quattro importanti “atteggiamenti dell’anima necessari perché la Madonna possa intervenire nella nostra vita”. Ce li può descrivere brevemente e ci può raccontare in che modo essi emergevano dalla vita e dal lavoro di Madre Teresa?

Padre Langford: Il primo prerequisito nel nostro rapporto con la Madonna è latteggiamento di pochezza e di povertà di spirito; un atteggiamento che apre le porte del Regno. Come ribadisce il Vangelo: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non vi entrerà” (Luca 18,19).

Questa era la nota dominante di Madre Teresa e la caratteristica scelta dalla Madonna in tutte le sue apparizioni.

Il secondo prerequisito è latteggiamento di fiducia, di semplice fede nella presenza, nella potenza e nel ruolo della Madonna nel piano di Dio, e di affidamento al suo intervento e alla sua intercessione, con la fiducia di un bambino.

Terzo, la Madonna che ha proclamato avvenga di me quello che hai detto chiede a tutti i suoi figli la stessa umile obbedienza, la stessa docilità e arrendevolezza di spirito che vediamo in Madre Teresa e in coloro che hanno vissuto in intimità con Maria.

Il quarto prerequisito per avvicinarsi alla Madonna è latteggiamento contemplativo sia nella preghiera, sia nella vita. Il senso di meraviglia proprio dei bambini di fronte alla maestà del suo essere e alla bellezza della sua creazione; la capacità di meravigliarsi dei suoi doni e delle sue benedizioni.

In che modo la Madonna ha portato Madre Teresa, e può portare anche noi, più vicina a Cristo?

Padre Langford: Madre Teresa ha scoperto che la presenza della Madonna, mentre era nei quartieri più miseri, rendeva tutto più puro, per quanto putrido, e tutto più bello, per quanto deturpato. Apriva gli orizzonti più cupi alla luce della grazia di Dio.

Per Madre Teresa la Madonna era come la nube che scendeva sulla tenda del convegno nellAntico Testamento, portando con sé unatmosfera sacra piena della presenza di Dio e offrendo un rifugio che purifica e trasforma ogni cosa, portandoci al divino e preparandoci per lincontro con Dio.

Madre Teresa era convinta che in questo spazio sacro tutto ciò che Dio le chiedeva si sarebbe realizzato. Nella Madonna, Madre Teresa ha trovato un cammino privilegiato verso il mistero dellamore trinitario rivelato in Gesù.

Per lei, la Madonna rappresentava la massima risposta dellumanità a Dio, la più alta e più completa risposta al suo invito ad amare e a lasciarsi amare. Così come la Madonna ha rappresentato per San Giovanni la soluzione al dilemma della debolezza umana, mentre egli saliva il monte del Calvario, così la Madonna era per Madre Teresa la soluzione allo stesso dilemma, mentre piombava nelle profondità dei tuguri di Calcutta.

Madre Teresa ci invita, come invitava le sue Sorelle, a consentire alla Madonna di diventare la nostra soluzione, mentre affrontiamo le prove e le esigenze proprie della sequela di Gesù, prendendo la nostra croce ogni giorno, nelle Calcutte nascoste del nostro cuore.

Con tutto il suo cuore – e con quali straordinari risultati – Madre Teresa seguiva, e ci incoraggia a seguire, il solenne invito di Gesù al discepolo: Ecco la tua madre!.

Publié dans:Maria Vergine, Santi, ZENITH |on 21 mai, 2008 |Pas de commentaires »

Beata Vergine Maria di Fatima 13 maggio – Memoria Facoltativa

 dal sito:

http://www.santiebeati.it/dettaglio/53050

Beata Vergine Maria di Fatima 13 maggio – Memoria Facoltativa

Oggi si celebrano le apparizioni della Vergine Maria a Fatima, in Portogallo nel 1917. A tre pastorelli, Lucia di Gesù, Francesco e Giacinta, apparve per sei volte la Madonna che lasciò loro un messaggio per tutta l’umanità. Il vescovo di Leiria, nella sua lettera pastorale a chiusura del cinquantenario, ha affermato che messaggio di Fatima « racchiude un contenuto dottrinale tanto vasto da poter certamente affermare che non gli sfugge alcuno dei temi fondamentali della nostra fede cristiana… ».

Martirologio Romano: Beata Maria Vergine di Fatima in Portogallo, la cui contemplazione nella località di Aljustrel come Madre clementissima secondo la grazia, sempre sollecita per le difficoltà degli uomini, richiama folle di fedeli alla preghiera per i peccatori e all’intima conversione dei cuori.

Dopo tre apparizioni di rilievo della Vergine Maria, verificatesi durante il XIX secolo, a La Salette nel 1846, a Lourdes nel 1858, a Castelpetroso nel 1888, la Madonna apparve nel 1917, la prima nel XX secolo, a Fatima in Portogallo.
In tutte queste apparizioni, come pure nel 1432 a Caravaggio e nel 1531 a Guadalupe in Messico, la Vergine si rivolse a ragazzi o giovani di umili condizioni sociali, per lo più dediti alla pastorizia; indicando così la sua predilezione per le anime semplici e innocenti, a cui affidare i suoi messaggi all’umanità peccatrice, invocandone il pentimento, esortandola alla preghiera, chiedendone la consacrazione al suo Cuore e la riparazione alle offese fatte al divin Figlio.

I luoghi – I veggenti
Fatima era allora un villaggio della zona centrale del Portogallo (Distretto di Santarém) sugli altipiani calcarei dell’Estremadura a 20 km a SE di Leìria, (il nome Fatima, prima degli avvenimenti delle apparizioni, era conosciuto esclusivamente come quello della figlia di Maometto, morta nel 633).
Ad un km e mezzo da Fatima, vi era una frazione chiamata Aljustrel e qui nacquero e vissero i tre protagonisti della storia di Fatima; Lucia Dos Santos nata nel 1907 e i suoi due cugini Francesco Marto nato nel 1908 e Giacinta Marto nata nel 1910; le due famiglie erano numerose, i Dos Santos avevano 5 figli ed i Marto 10 figli.
Come molti ragazzi del luogo, i tre cuginetti-amici, portavano a pascolare i piccoli greggi delle rispettive famiglie, verso i luoghi di pascolo dei dintorni ogni volta a loro scelta e con le pecore trascorrevano l’intera giornata; a mezzogiorno consumavano la colazione preparata dalle loro mamme e dopo recitavano il rosario.
Nel 1916 fra aprile ed ottobre, i tre ragazzi stupiti, furono testimoni di un fenomeno prodigioso; apparve loro un angelo sfavillante di luce, che si qualificò come l’Angelo della Pace e che li invitò alla preghiera; le apparizioni furono in tutto tre, due volte alla “Loca do Cabeço” e una volta al pozzo nell’orto della casa paterna. Queste apparizioni, narrate da Lucia, vengono classificate come ‘Il ciclo angelico’.

La prima apparizione, 13 maggio 1917
Era la domenica 13 maggio 1917; i tre cuginetti dopo aver assistito alla Santa Messa nella chiesa parrocchiale di Fatima, tornarono ad Aljustrel per prepararsi a condurre al pascolo le loro pecore.
Il tempo primaverile era splendido e quindi decisero di andare questa volta fino alla Cova da Iria, una grande radura a forma di anfiteatro, delimitata verso nord da una piccola altura.
Mentre allegri giocavano, nel cielo apparve un bagliore come lampi di fulmini, per cui preoccupati per un possibile temporale in arrivo, decisero di ridiscendere la collina per portare il gregge al riparo.
A metà strada dal pendio, vicino ad un leccio, la luce sfolgorò ancora e pochi passi più avanti videro una bella Signora vestita di bianco ritta sopra il leccio, era tutta luminosa, emanante una luce sfolgorante; si trovavano a poco più di un metro e i tre ragazzi rimasero stupiti a contemplarla; mentre per la prima volta la dolce Signora parlò rassicurandoli: “Non abbiate paura, non vi farò del male”.
Il suo vestito fatto di luce e bianco come la neve, aveva per cintura un cordone d’oro; un velo merlettato d’oro le copriva il capo e le spalle, scendendo fino ai piedi come un vestito; dalle sue dita portate sul petto in un atteggiamento di preghiera, penzolava il Rosario luccicante con una croce d’argento, sui piedi erano poggiate due rose.
A questo punto la più grande di loro, Lucia, chiese alla Signora “Da dove venite?” “Vengo dal Cielo” e Lucia “Dal cielo! E perché è venuta Lei fin qui?”, “Per chiedervi che veniate qui durante i prossimi sei mesi ogni giorno 13 a questa stessa ora; in seguito vi dirò chi sono e cosa desidero, ritornerò poi ancora qui una settima volta”.
E Lucia, “E anch’io andrò in cielo?”, “Si”, e “Giacinta?”, “anche lei”, “e Francesco?”, “anche lui, ma dovrà dire il suo rosario”.
La Vergine poi chiese: “Volete offrire a Dio tutte le sofferenze che Egli desidera mandarvi, in riparazione dei peccati dai quali Egli è offeso, e per domandare la conversione dei peccatori?”. “Si lo vogliamo” rispose Lucia, “Allora dovrete soffrire molto, ma la Grazia di Dio sarà il vostro conforto”.
E dopo avere raccomandato ai bambini di recitare il rosario tutti i giorni, per ottenere la pace nel mondo e la fine della guerra, la Signora cominciò ad elevarsi e sparì nel cielo.
Lucia durante tutte le apparizioni, sarà quella che converserà con la Signora, Giacinta la vedrà e udirà le sue parole ma senza parlarle, Francesco non l’udirà, ma la vedrà solamente, accettando di sapere dalle due bambine, quello che la Signora diceva.

La seconda e terza apparizione e le vicende dei tre veggenti
Al ritorno da Conca da Iria, Lucia raccomandò ai due piccoli cugini di non dire nulla a casa, ma Giacinta si lasciò sfuggire il segreto e da allora la loro vita quotidiana cambiò.
Si era in un tempo di affermazione di un diffuso materialismo, sia ideologico, sia politico, il cui maggior filone era il bolscevismo sovietico; inoltre il 5 maggio 1917, quindi otto giorni prima, papa Benedetto XV, visto il perdurare della sanguinosa Prima Guerra Mondiale, scoppiata nel 1914 in Europa, aveva invitato i cattolici di tutto il mondo ad unirsi in una crociata di preghiera, per ottenere la pace per intercessione della Madonna e l’apparizione di Fatima sembrò la risposta della Vergine a tale iniziativa.
Nell’alternarsi delle notizie e delle relative valutazioni, i tre ragazzi subirono sgridate, opposizioni, incredulità e prese in giro, prima dagli spaventati genitori, poi dalle autorità ecclesiastiche e politiche.
Comunque all’appuntamento del 13 giugno i tre veggenti non erano soli, già una sessantina di persone curiose l’avevano accompagnati.
Dopo aver recitato il rosario, la Signora apparve di nuovo, e fra l’altro raccomandò di recitare il rosario tutti i giorni, chiese a Lucia d’imparare a leggere e scrivere, per essere così in grado di trasmettere i suoi messaggi.
Rivelò le sofferenze del suo Cuore Immacolato per gli oltraggi subiti dai peccati dell’umanità; disse che Giacinta e Francesco sarebbero andati in cielo a breve, mentre Lucia sarebbe restata nel mondo per far conoscere e amare il suo Cuore Immacolato.
Il 13 luglio 1917, dopo avere affrontato ogni tipo di disprezzo e scherno da parte dei loro concittadini, Lucia, Francesco e Giacinta ritornarono alla Cova da Iria per il terzo incontro con la Signora, e questa volta erano in compagnia di più di duemila persone, desiderose di vedere i veggenti che dicevano di vedere la Signora.
Dopo la recita del rosario, ella apparve di nuovo e questa volta Lucia le chiese di dire chi era e di fare un miracolo affinché tutti potessero credere. La Signora assicurò: “Continuate a venir qui tutti i mesi: Ad ottobre dirò chi sono, quel che voglio, e farò un miracolo che tutti potranno vedere bene per credere”.
E in quest’occasione la Celeste Visione aprì le mani come le altre volte, da dove uscì un raggio di luce, che penetrò nella profondità della terra e per un attimo i tre veggenti ebbero la visione spaventosa dell’inferno o meglio dire della condanna delle anime peccatrici.
In questa terza importante apparizione, vi furono anche messaggi basilari, che la Signora trasmise ai veggenti con la consegna del silenzio e che Lucia svelerà per obbedienza nel 1941 le prime due parti, che riguardano “La salvezza delle anime” e “La devozione al Cuore Immacolato di Maria”, mentre la terza parte rimase avvolta nel mistero per 83 anni, solo ai Sommi Pontefici fu svelata, finché il ‘Terzo Segreto di Fatima’ non è stato rivelato dalla Chiesa nel 2000.
Ancora la Bianca Signora disse, che era necessario la consacrazione della Russia al suo Cuore Immacolato e la comunione riparatrice dei primi sabati di cinque mesi, se si voleva la pace nel mondo; la guerra stava per finire ma un’altra peggiore poteva cominciare con fame, miseria e persecuzioni contro la Chiesa e il Papa.
Concluse dicendo: “Quando recitate il rosario, dite alla fine di ogni diecina: O Gesù mio, perdonate le nostre colpe; preservateci dal fuoco dell’inferno; portate in cielo tutte le anime e soccorrete specialmente le più bisognose della Vostra misericordia”.

La quarta e quinta apparizione
Il 13 di agosto 1917 non ci fu l’apparizione, nonostante che un gran numero di fedeli si fossero radunati alla Cova da Iria, perché i tre ragazzi furono impediti di andarci dal sindaco del paese, fortemente anticlericale, il quale con un inganno le aveva trasferiti da Aljustrel alla Casa Comunale di Fatima e poi visto che non volevano ritrattare nulla sulle apparizioni, né svelare eventuali trucchi, li fece mettere in prigione per intimorirli.
La domenica successiva 19 agosto, i tre ebbero la bella sorpresa di vedere la Madonna nel luogo chiamato Valinhos, Ella volle placare la loro angoscia per aver saltato l’appuntamento del 13 alla Cova.
In quest’occasione, la Vergine fra l’altro, chiese che fosse eretta una cappella sul luogo delle apparizioni con le offerte lasciate dai pellegrini.
Il 13 settembre la Signora apparve di nuovo ai tre pastorelli, che erano circondati da una folla di circa 30.000 persone; anche questa volta la Celeste Signora promise che il 13 ottobre avrebbe fatto un miracolo per tutti, poi sparì in un globo luminoso che partendo dal leccio si elevò verso il cielo.

Il giorno più importante, l’apparizione del 13 ottobre 1917
La notizia di un miracolo visibile a tutti, fece il giro del Portogallo; all’appuntamento di ottobre ci fu così una folla valutata sulle 70.000 persone provenienti da tutto il Paese, con giornalisti e fotografi della stampa nazionale ed internazionale inviati per registrare l’avvenimento.
Non mancavano fra loro gli scettici ed i beffardi, pronti ad assaporare la cocente delusione di quanti erano in preghiera, se non fosse avvenuto nulla. Il tempo da parte sua, non prometteva niente di buono, quel giorno era scuro e freddo, la pioggia cadde copiosamente, mentre la gran folla di pellegrini cercava di ripararsi alla meglio.
Anche questa volta, appena apparsa la Signora, Lucia domandò “Signora chi siete e cosa volete da me?”; e Lei subito rispose: “Io sono la Signora del Rosario; voglio una cappella costruita qui in mio omaggio; che continuino a recitare il rosario tutti i giorni. La guerra finirà e i soldati torneranno presto alle loro case; gli uomini non devono offendere il Signore che è già troppo offeso”.
La Vergine a questo punto aprì di nuovo le mani e lanciò un raggio di luce in direzione del sole e mentre Lei si elevava verso il cielo, i tre veggenti poterono così vedere accanto al sole i tre membri della Sacra Famiglia, Gesù Bambino, S. Giuseppe e la Madonna; in pochi attimi ebbero anche la visione di un uomo adulto che benediceva il mondo e la Madonna che a Lucia parve essere la Madonna Addolorata, e infine una terza scena in cui vi era la Madonna del Carmelo con lo scapolare in mano.
Alla fine avvenne lo strepitoso prodigio del sole; riportiamo qui la descrizione fatta dal giornalista, libero pensatore Avelino d’Almeida, direttore del giornale di Lisbona “O Seculo”, presente al fenomeno e che pubblicò nell’edizione del mattino di lunedì 15 ottobre 1917.
“Abbiamo assistito ad uno spettacolo unico ed incredibile, per chi non era presente… il sole sembrava un disco d’argento opaco… non riscaldava, non offuscava. Si poteva dire che fosse un’eclissi. Si sentì allora un grido:
‘Miracolo, Miracolo!’. Di fronte agli occhi sbalorditi della gente, il cui atteggiamento ci riportava ai tempi Biblici, e che, pallidi di paura e con le teste scoperte, guardavano il cielo azzurro, il sole che tremava, che faceva movimenti rapidi, mai visti prima, estranei alle leggi cosmiche, il sole ‘cominciò a ballare’ come dicono i contadini…
C’era solo una cosa da fare, cioè che gli scienziati spiegassero con tutta la loro sapienz,a il fantastico ballo del sole che oggi, a Fatima, ha levato un ‘Osanna’ dal cuore dei fedeli e che, secondo testimoni affidabili, ha impressionato perfino i liberi pensatori ed altri senza convinzioni religiose, che sono venuti a questo luogo d’ora in poi celebre”.
Quando tutto ciò finì, gli abiti di tutti prima bagnati dall’insistente pioggia, erano perfettamente asciutti; alla Cova da Iria la Madonna era veramente apparsa e si era manifestata con un miracolo visto dai presenti stupiti e terrorizzati.

Il messaggio della Vergine – La conferma della Chiesa
I tre veggenti con la loro semplicità e tenacia, raccontarono la sollecitudine di questa tenera Mamma per le sorti dell’umanità, minacciata da diversi flagelli e che per impedirli occorreva: Penitenza – Recita del Rosario – Consacrazione al suo Cuore Immacolato, specie da parte di una Nazione europea potente ma travagliata dal materialismo – La costruzione di una Cappella in suo onore per trasformarla in meta di pellegrinaggi di poveri, sofferenti e penitenti
Naturalmente, per un lungo periodo la vicenda e il messaggio restarono nell’oblio e nel ristretto orizzonte di un semisconosciuto ambiente di poveri pastori e contadini.
Il 28 aprile 1919 si diede inizio alla costruzione della Cappellina delle Apparizioni; il 13 ottobre 1930 il vescovo di Leira dichiarò “degne di fede le visioni dei bambini alla Cova da Iria”, autorizzando il culto alla Madonna di Fatima; il 13 maggio 1931 l’episcopato portoghese, secondo il messaggio di Fatima, fece la prima consacrazione del Portogallo al Cuore Immacolato di Maria.
Il 31 ottobre 1942 papa Pio XII, in un radiomessaggio consacrò il mondo al Cuore Immacolato di Maria e il 7 luglio 1952 consacrò a Maria i popoli della Russia, come aveva chiesto la Celeste Signora a Fatima.
L’avverarsi della minaccia con la Seconda Guerra Mondiale, fece ricordare ai cristiani il messaggio di Fatima; il 13 maggio 1946 con la presenza del legato pontificio, cardinale Benedetto Aloisi Masella, davanti ad una folla di ottocentomila pellegrini, ci fu l’incoronazione della statua della Vergine di Fatima.
I papi attraverso loro delegati, come fece Pio XII, o recandosi personalmente in pellegrinaggio, come fece Paolo VI il 13 maggio 1967, in occasione del 50° anniversario delle Apparizioni e Giovanni Paolo II il 13 maggio 1982, un anno esatto dopo l’attentato subito in Piazza S. Pietro, il cui proiettile è incastonato nella corona della statua in segno di riconoscenza, hanno additato Fatima come un faro che ancora oggi continua a gettare la sua luce, per richiamare il mondo disorientato verso l’unico porto di salvezza; Fatima dunque non vuole essere uno spauracchio per l’umanità, né un’occasione forte per gente morbosamente curiosa e assetata di catastrofi, vuole essere invece un invito alla speranza che nasce dalla certezza che Dio vuole il nostro bene ad ogni costo.
Il santuario mariano di Fatima è uno dei luoghi più venerati dal Cattolicesimo e in questo luogo, sacro per l’apparizione di Maria, papa Giovanni Paolo II volle recarsi di nuovo il 13 maggio 2000, per procedere alla beatificazione dei fratelli Marto, al termine della celebrazione il cardinale Segretario di Stato, Angelo Sodano diede lettura della comunicazione in lingua portoghese, sul terzo segreto di Fatima; ed appena un mese dopo, il 26 giugno 2000, il papa ne autorizzò la divulgazione pubblica da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede, accompagnata da opportuno commento teologico del Prefetto, cardinale Joseph Ratzinger.

Il “Terzo segreto di Fatima”
Questa terza parte del messaggio ricevuto, fu messo per iscritto da suor Lucia, allora ancora suora di Santa Dorotea, il 3 gennaio 1944, il documento inviato in Vaticano, è stato letto da tutti i pontefici succedutisi e da pochissimi altri stretti collaboratori e conservato presso la Congregazione per la Dottrina della Fede.
L’intero messaggio della Vergine è stato a lungo oggetto di congetture ed esegesi da parte di teologi e studiosi, cattolici e non. Ma la terza parte, tenuta segreta dalla Chiesa, è stata quella che ha fatto credere a catastrofi, che avrebbero sconvolto la vita della Chiesa stessa, cosicché i pontefici preferirono non divulgarla, rimandando dopo la lettura, la busta sigillata alla suddetta Congregazione, dove è stata custodita sin dal 1957.

Riportiamo il testo di suor Lucia: “Dopo le due parti che ho già esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto, un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui; l’Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza!
E vedemmo una luce immensa che è Dio: “qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti” un vescovo vestito di bianco ”abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”.
Vari altri vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni.
Sotto i due bracci della Croce c’erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio”. Tuy, 3-1-1944.

Si riporta uno stralcio della comunicazione letta il 13 maggio 2000 a Fatima, presente il papa:
“Tale testo costituisce una visione profetica paragonabile a quelle della Sacra Scrittura, che non descrivono in senso fotografico i dettagli degli avvenimenti futuri, ma sintetizzano e condensano su un medesimo sfondo fatti che si distendono nel tempo in una successione e in una durata non precisate. Di conseguenza la chiave di lettura del testo non può che essere di carattere simbolico.
La visione di Fatima riguarda soprattutto la lotta dei sistemi atei contro la Chiesa e i cristiani e descrive l’immane sofferenza dei testimoni della fede dell’ultimo secolo del secondo millennio. È una interminabile Via Crucis guidata dai Papi del ventesimo secolo.
Secondo l’interpretazione dei pastorelli, interpretazione confermata anche recentemente da suor Lucia, il “Vescovo vestito di bianco” che prega per tutti i fedeli è il Papa. Anch’egli, camminando faticosamente verso la Croce tra i cadaveri dei martirizzati (vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e numerosi laici) cade a terra come morto, sotto i colpi di arma da fuoco.
Dopo l’attentato del 13 maggio 1981, a Sua Santità apparve chiaro che era stata “una mano materna a guidare la traiettoria della pallottola”, permettendo al “papa agonizzante” di fermarsi “sulla soglia della morte”. In occasione di un passaggio da Roma dell’allora vescovo di Leiria – Fatima, il papa decise di consegnargli la pallottola, che era rimasta nella jeep dopo l’attentato, perché fosse custodita nel Santuario.
Per iniziativa del vescovo essa fu poi incastonata nella corona della statua della Madonna di Fatima.
I successivi avvenimenti del 1989 hanno portato, sia in Unione Sovietica che in numerosi Paesi dell’Est, alla caduta del regime comunista che propugnava l’ateismo. Anche per questo il Sommo Pontefice ringrazia dal profondo del cuore la Vergine Santissima. Tuttavia, in altre parti del mondo gli attacchi contro la Chiesa e i cristiani, con il peso di sofferenza che portano con sé, non sono purtroppo cessati. Anche se le vicende a cui fa riferimento la terza parte del ‘segreto’ di Fatima sembrano ormai appartenenti al passato, la chiamata della Madonna alla conversione e alla penitenza, pronunciata all’inizio del ventesimo secolo, conserva ancora oggi una sua stimolante attualità…”

A conclusione si riportano alcuni stralci del commento teologico dell’allora Prefetto della Congregazione della Fede, card. Joseph Ratzinger: Nella relazione del Card. Ratzinger, si ribadisce che il Terzo Segreto non aggiunge nulla a quella che è la Rivelazione di Cristo.
“Si chiama ‘Rivelazione’, perché in essa Dio si è dato a conoscere progressivamente agli uomini, fino al punto di divenire egli stesso uomo, per attirare a sé e a sé riunire tutto quanto il mondo per mezzo del Figlio incarnato Gesù Cristo”
“In Cristo, Dio, ha detto tutto, cioè sé stesso, e pertanto la rivelazione si è conclusa con la realizzazione del mistero di Cristo, che ha trovato espressione nel Nuovo Testamento… La rivelazione privata (come i messaggi trasmessi dalla Madonna ai tre pastorelli di Fatima) è un aiuto per questa fede in Cristo”.
“La parola chiave di questo ‘Segreto’, è il triplice grido: ‘Penitenza, Penitenza, Penitenza!… A suor Lucia appariva sempre più chiaramente come lo scopo di tutte quante le apparizioni sia stato quello di far crescere sempre più nella fede, nella speranza e nella carità – tutto il resto intendeva portare solo a questo….”.

I tre veggenti dopo le apparizioni
Purtroppo, prima Francesco Marto, poi la sorellina Giacinta Marto, morirono prestissimo come aveva predetto la Vergine; ambedue vittime della terribile epidemia di febbri influenzali detta “la spagnola”, che desolò l’Europa negli anni 1917-20, con numerosissimi morti di tutte le età, in prosieguo alla catastrofe appena terminata della Prima Guerra Mondiale.
Francesco morì il 4 aprile 1919 nella sua casa di Aljustrel (Fatima) a quasi 11 anni, mentre Giacinta morì il 20 febbraio 1920 in un ospedale di Lisbona a quasi 10 anni.
Ambedue riposano nella grande Basilica della Vergine di Fatima e sono stati proclamati Beati il 13 maggio 2000 da papa Giovanni Paolo II.
Lucia Dos Santos invece proseguì la sua missione di veggente-confidente della Vergine e custode del suo messaggio al mondo; fu per anni Suora di Santa Dorotea e poi passò a 41 anni, come carmelitana scalza nel Carmelo di Coimbra; ritornò varie volte per brevi visite a Fatima sul luogo delle Apparizioni.
La sua vita fu lunghissima, è morta il 13 febbraio 2005 a 98 anni nel convento di Coimbra e dal 19 febbraio 2006, riposa accanto ai cuginetti i Beati Francesco e Giacinta Marto nella Basilica di Fatima (per notizie più approfondite su di loro, vedere le singole schede presenti nel sito).


Autore: Antonio Borrelli

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Maria contempla il Ss. Bambinello che dorme

dal sito:

http://www.unavox.it/m3.htm 

Maria  contempla  il  Ss.  Bambinello  che  dorme 

Fermarono i cieli 
la loro armonia 
cantando Maria 
la nanna a Gesú.  

Con voce divina 
la Vergine bella, 
piú vaga che stella, 
diceva cosí:  

Mio Figlio, mio Dio, 
mio caro tesoro, 
tu dormi, ed io moro 
per tanta beltà.  

Dormendo, mio bene, 
tua Madre non miri, 
ma l’aura che spiri 
è fuoco per me.  

O bei occhi serrati, 
voi pur mi ferite: 
or quando v’aprite, 
per me che sarà?  

Le guance di rose 
mi rubano il core; 
o Dio, che si more 
quest’alma per te!  

Mi sforz’a baciarti 
un labbro sí raro; 
perdonami, caro, 
non posso piú, no.  

Si tacque ed al petto 
stringendo il Bambino, 
al volto divino 
un bacio donò.  

Si desta il diletto 
e tutto amoroso 
con occhio vezzoso 
la Madre guardò.  

Ah Dio, ch’alla Madre 
quegli occhi, quel guardo 
fu strale, fu dardo 
che l’alma ferí!  

E tu non languisci, 
o dur’alma mia, 
vedendo Maria 
languir per Gesú?  

Che aspetti, che pensi? 
Ogn’altra bellezza 
è fango, è bruttezza; 
risolviti su.  

Sí, sí che trionfa 
amor nel mio seno: 
sí, sí vengo meno 
per doppia beltà.  

Se tardi v’amai, 
bellezze divine, 
or mai senza fine 
per voi arderò.  

Il Figlio e la Madre, 
la Madre col Figlio 
la rosa col giglio 
quest’alma vorrà.  

La pianta col frutto, 
il frutto col fiore 
saranno il mio amore, 
né altro amerò.  

Non cerco diletti, 
mercede non bramo; 
mi basta, se t’amo, 
l’amarti è mercé. 
  

Canzoncina composta da SANT’ALFONSO M. DE’ LIGUORI nel 1738 (vedi Canzoniere Alfonsiano, pp. 271-272) 

(12/93)  

Publié dans:Maria Vergine, preghiere |on 12 mai, 2008 |Pas de commentaires »

« Tota pulchra »

http://santiebeati.it/immagini/?mode=album&album=20600&start=60

Publié dans:Maria Vergine |on 21 avril, 2008 |Pas de commentaires »
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