Un interessante articolo sull’Osservatore Romano di oggi:
Di ritorno da Sydney
Quel soffio di Dio
che abita in noi
di Fratel Alois
Priore di Taizé
http://www.vatican.va/news_services/or/or_quo/text.html#2
Di ritorno da Sydney
Quel soffio di Dio
che abita in noi
di Fratel Alois
Priore di Taizé
http://www.vatican.va/news_services/or/or_quo/text.html#2
dal sito:
http://www.zenit.org/article-15069?l=italian
Perché la GMG 2011 sarà fondamentale per la Spagna
I pellegrini sperano che l’evento serva a combattere il secolarismo
di Catherine Smibert
SYDNEY, lunedì, 21 luglio 2008 (ZENIT.org).- All’annuncio di Benedetto XVI che la prossima Giornata Mondiale della Gioventù verrà ospitata dall’Arcidiocesi di Madrid, le bandiere rosse e gialle hanno ondeggiato con gioia.Paola Callas, 19 anni, e Miriam Ram
írez, 20, hanno affermato di non riuscire a spiegare in modo esauriente l’importanza di questo evento per il loro Paese.
« E’ necessario che Madrid possa sperimentare la Chiesa vivente come abbiamo fatto qui a Sydney questa settimana », ha detto la Callas.
« In Spagna la gente non associa la Chiesa a interesse, gioia o anche divertimento », ha aggiunto la Ramírez. « Nel contesto attuale prevalgono le agitazioni e il secolarismo, e per questo sarebbe importante per i giovani sperimentare la verità della Chiesa in una situazione come quella della Giornata Mondiale della Gioventù« .
La Chiesa in Spagna ha ospitato la IV GMG quasi 20 anni fa a Santiago de Compostela. In una conferenza stampa svoltasi dopo l’annuncio, i giovani spagnoli hanno affermato che i frutti dell’evento del 1989 sono stati genitori fedeli e vocazioni, ma hanno aggiunto che è stato almeno una generazione fa. Molti dei pellegrini di Sydney non erano ancora neanche nati.« Da allora – ha aggiunto Isabel Borges -, molti giovani non credono pi
ù in niente, e forse la Giornata Mondiale della Gioventù sarà utile per toccare la loro coscienza ».
Un giornalista della Conferenza Episcopale Spagnola, Ivan de Vargas, ha dichiarato che la GMG di Madrid si svolgerà dal 15 al 21 agosto 2011, ma l’arrivo del Papa è atteso una settimana prima.
« La Spagna – ha confessato – è una terra che ama il Papa, e in quell’occasione la gente potrà dimostrargli tutto il suo affetto ».
[Traduzione dall'inglese di Roberta Sciamplicotti]
dal sito:
http://www.zenit.org/article-15051?l=italian
Il Papa: la proposta a Maria, offerta di matrimonio da parte di Dio
Esorta i giovani ad essere fedeli come lo è stata la Madonna
SYDNEY, domenica, 20 luglio 2008 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha affermato che la scena dell’Annunciazione è come una proposta di matrimonio di Dio alla quale Maria, a nome del genere umano, ha risposto di sì.
Il Papa lo ha osservato questa domenica nella cerimonia di chiusura della XXIII Giornata Mondiale della Gioventù, prima di recitare l’Angelus con 400.000 persone riunite nell’ippodromo di Randwick a Sydney.
Nella “bella preghiera dell’Angelus”, ha commentato, “rifletteremo su Maria, giovane donna in colloquio con l’angelo che la invita a nome di Dio ad una particolare donazione di se stessa, della propria vita, del proprio futuro di donna e di madre”.
“Possiamo immaginare come dovette sentirsi in quel momento: piena di trepidazione, completamente sopraffatta dalla prospettiva che le era posta dinanzi”.
Il Santo Padre ha ricordato che l’angelo Gabriele comprese il timore di Maria e cercò di rassicurarla, dicendo “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo”.
“Fu lo Spirito a darle la forza e il coraggio di rispondere alla chiamata del Signore. Fu lo Spirito ad aiutarla a comprendere il grande mistero che stava per compiersi per mezzo di lei. Fu lo Spirito che la avvolse con il suo amore e la rese capace di concepire il Figlio di Dio nel suo grembo”.
“Questa scena costituisce forse il momento cardine nella storia del rapporto di Dio con il suo popolo. Nell’Antico Testamento, Dio si era rivelato in modo parziale, in modo graduale, come tutti noi facciamo nei nostri rapporti personali. Ci volle tempo perché il popolo eletto approfondisse il suo rapporto con Dio”.
Corteggiamento
Benedetto XVI ha paragonato la relazione di Dio con l’umanità a un rapporto di coppia.
“L’Alleanza con Israele fu come un periodo di corteggiamento, un lungo fidanzamento”, ha constatato. “Venne quindi il momento definitivo, il momento del matrimonio, la realizzazione di una nuova ed eterna alleanza. In quel momento Maria, davanti al Signore, rappresentava tutta l’umanità. Nel messaggio dell’angelo, era Dio ad avanzare una proposta di matrimonio con l’umanità. E a nome nostro, Maria disse di sì”.
“Nelle fiabe, i racconti terminano qui, e tutti ‘da quel momento vivono contenti e felici’. Nella vita reale non è così facile”, ha continuato. “Molte furono le difficoltà con cui Maria dovette cimentarsi nell’affrontare le conseguenze di quel ‘sì‘ detto al Signore. [...] Attraverso le varie prove ella rimase sempre fedele alla sua promessa, sostenuta dallo Spirito di fortezza. E ne fu ricompensata con la gloria”.
“Cari giovani, anche noi dobbiamo rimanere fedeli al ‘sì‘ con cui abbiamo accolto l’offerta di amicizia da parte del Signore – ha riconosciuto –. Sappiamo che egli non ci abbandonerà mai. Sappiamo che Egli ci sosterrà sempre con i doni dello Spirito”.
“Maria ha accolto la ‘proposta’ del Signore a nome nostro. Ed allora, volgiamoci a lei e chiediamole di guidarci nelle difficoltà per rimanere fedeli a quella relazione vitale che Dio ha stabilito con ciascuno di noi. Maria è il nostro esempio e la nostra ispirazione; Ella intercede per noi presso il suo Figlio, e con amore materno ci protegge dai pericoli”.
dal sito:
http://www.zenit.org/article-15011?l=italian
Il Papa accolto dai giovani al molo di Barangaroo
SYDNEY, giovedì, 17 luglio 2008 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso di Benedetto XVI in occasione della festa di accoglienza dei giovani al molo di Barangaroo, a Sydney.
* * *
Cari giovani,
quale gioia è potervi salutare qui a Barangaroo, sulle sponde della magnifica baia di Sydney, con il famoso ponte e l’Opera House. Molti di voi sono di questo Paese, dall’interno o dalle dinamiche comunità multiculturali delle città australiane. Altri di voi sono giunti dalle isole sparse dell’Oceania, altri ancora dall’Asia, dal Medio Oriente, dall’Africa e dalle Americhe. Un certo numero di voi, in verità, è arrivato da così lontano quanto me, dall’Europa! Qualunque sia il Paese da cui proveniamo, finalmente siamo qui, a Sydney! E insieme siamo presenti in questo nostro mondo come famiglia di Dio, quali discepoli di Cristo, confermati dal suo Spirito per essere testimoni del suo amore e della sua verità davanti a tutti.
Desidero anzitutto ringraziare gli Anziani degli Aborigeni che mi hanno dato il benvenuto prima che io salissi sul battello nella Rose Bay. Sono profondamente commosso di trovarmi nella vostra terra, sapendo delle sofferenze e delle ingiustizie che essa ha sopportato, ma cosciente anche del risanamento e della speranza ora in atto, di cui giustamente tutti i cittadini australiani possono essere fieri. Ai giovani indigeni – aborigeni e abitanti delle Isole dello Stretto di Torres –
e Tokelauani esprimo il mio grazie per il toccante benvenuto. Attraverso di voi, invio cordiali saluti ai vostri popoli.Signor Cardinale Pell e Mons. Arcivescovo Wilson: vi ringrazio per le vostre calde espressioni di benvenuto. So che i vostri sentimenti riecheggiano nel cuore dei giovani qui radunati questa sera, e perci
ò vi ringrazio tutti. Di fronte a me vedo un’immagine vibrante della Chiesa universale. La varietà di Nazioni e di culture dalle quali voi provenite dimostra che davvero la Buona Novella di Cristo è per tutti e per ciascuno; essa ha raggiunto i confini della terra. E tuttavia so anche che un buon numero fra voi è tuttora alla ricerca di una patria spirituale. Alcuni fra voi, assolutamente benvenuti tra noi, non sono cattolici o cristiani. Altri tra voi, forse, si muovono ai confini della vita della parrocchia e della Chiesa. A voi desidero offrire il mio incoraggiamento: avvicinatevi all’amorevole abbraccio di Cristo; riconoscete la Chiesa come vostra casa. Nessuno è obbligato a rimanere all’esterno, poiché dal giorno di Pentecoste la Chiesa è una e universale.
Questa sera desidero includere anche quanti non sono presenti fra di noi. Penso specialmente ai malati o ai disabili psichici, ai giovani in prigione, a quanti faticano ai margini delle nostre società ed a coloro che per una qualche ragione si sentono alienati dalla Chiesa. A loro dico: Gesù ti è
vicino! Sperimenta il suo abbraccio che guarisce, la sua compassione, la sua misericordia!Quasi duemila anni orsono gli Apostoli, radunati nella sala superiore della casa insieme con Maria (cfr
At 1,14) e con alcune donne fedeli, furono riempiti di Spirito Santo (cfr At 2,4). In quello straordinario momento, che segnò la nascita della Chiesa, la confusione e la paura che avevano afferrato i discepoli di Cristo si trasformarono in una vigorosa convinzione e in consapevolezza di uno scopo. Si sentirono spinti a parlare del loro incontro con Gesù risorto, che oramai chiamavano affettuosamente il Signore. In molti modi gli Apostoli erano persone ordinarie. Nessuno poteva affermare di essere il discepolo perfetto. Avevano mancato di riconoscere Cristo (cfr Lc 24,13-32), avevano dovuto vergognarsi della loro ambizione (cfr Lc 22,24-27), lo avevano anche rinnegato (cfr Lc 22,54-62). E tuttavia, quando furono ripieni di Spirito Santo, furono trafitti dalla verità del Vangelo di Cristo e ispirati a proclamarlo senza timore. Rinfrancati, gridarono: pentitevi, fatevi battezzare, ricevete lo Spirito Santo (cfr At 2,37-38)! Fondata sull’insegnamento degli Apostoli, sull’adesione a loro, sullo spezzare il pane e sulla preghiera (cfr At 2,42), la giovane comunità cristiana si fece avanti per opporsi alla perversità della cultura che la circondava (cfr At 2,40), per prendersi cura dei propri membri (cfr At 2,44-47), per difendere la propria fede in Gesù di fronte alle ostilità (cfr At 4,33) e per guarire i malati (cfr At 5,12-16). E in adempimento del comando di Cristo stesso, partirono, testimoniando la storia più grande di tutti i tempi: quella che Dio si è fatto uno di noi, che il divino è entrato nella storia umana per poterla trasformare, e che siamo chiamati ad immergerci nell’amore salvifico di Cristo che trionfa sul male e sulla morte. Nel suo famoso discorso all’areopago, san Paolo introdusse il messaggio così: Dio dona ogni cosa, compresa la vita e il respiro, a ciascuno, così che tutte le Nazioni possano ricercare Dio, se mai arrivino a trovarlo andando come a tentoni. Infatti egli non è lontano da ciascuno di noi, poiché in lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo (cfr At 17, 25-28).
Da quel momento, uomini e donne sono usciti fuori per raccontare la stessa vicenda, testimoniando l’amore e la verità di Cristo, e contribuendo alla missione della Chiesa. Oggi pensiamo a quei pionieri – sacerdoti, suore e frati – che giunsero a questi lidi e in altre parti del Pacifico, dall’Irlanda, dalla Francia, dalla Gran Bretagna e da altre parti d’Europa. La maggior parte di loro erano giovani, alcuni persino non ancora ventenni, e quando salutarono per sempre i genitori, i fratelli, le sorelle, gli amici, ben sapevano che sarebbe stato improbabile per loro ritornare a casa. Le loro vite furono una testimonianza cristiana priva di interessi egoistici. Divennero umili ma tenaci costruttori di così gran parte dell’eredità sociale e spirituale che ancora oggi reca bontà, compassione e scopo a queste Nazioni. E furono capaci di ispirare un’altra generazione. Viene alla mente immediatamente la fede che sostenne la beata Mary MacKillop nella sua decisa determinazione di educare specialmente i poveri, e il beato Peter To Rot nella sua ferma convinzione che la guida di una comunità deve sempre rifarsi al Vangelo. Pensate anche ai vostri nonni e ai vostri genitori, i vostri primi maestri nella fede. Anch’essi hanno fatto innumerevoli sacrifici di tempo e di energia, mossi dall’amore per voi. Con il sostegno dei sacerdoti e degli insegnanti della vostra parrocchia, essi hanno il compito, non sempre facile ma altamente gratificante, di guidarvi verso tutto ciò che è
buono e vero, mediante il loro esempio personale, il loro modo di insegnare e di vivere la fede cristiana.Oggi
è il mio turno. Ad alcuni di noi può sembrare di essere giunti alla fine del mondo! Per le persone della vostra età, comunque, ogni volo è una prospettiva eccitante. Ma per me, questo volo è stato in qualche misura causa di apprensione. E tuttavia la vista del nostro pianeta dall’alto è stata davvero magnifica. Il luccichio del Mediterraneo, la magnificenza del deserto nordafricano, la lussureggiante foresta dell’Asia, la vastità dell’Oceano Pacifico, l’orizzonte sul quale il sole sorge e cala, il maestoso splendore della bellezza naturale dell’Australia, di cui ho potuto godere nei trascorsi due giorni; tutto ciò suscita un profondo senso di reverente timore. È come se uno catturasse rapide immagini della storia della creazione raccontata nella Genesi: la luce e le tenebre, il sole e la luna, le acque, la terra e le creature viventi. Tutto ciò è « buono » agli occhi di Dio (cfr Gn 1,1–2,4). Immersi in simile bellezza, come si potrebbe non far eco alle parole del Salmista nel lodare il Creatore: « Quanto è grande il tuo nome su tutta la terra » (Sal 8,2)?
Ma vi è di più, qualcosa di difficile percezione dall’alto dei cieli: uomini e donne creati niente di meno che ad immagine e somiglianza di Dio (cfr Gn
1,26). Al cuore della meraviglia della creazione ci siamo voi ed io, la famiglia umana « coronata di gloria e di onore » (cfr Sal 8,6). Quale meraviglia! Con il Salmista sussurriamo: « Che cosa è l’uomo perché te ne curi? » (cfr Sal 8,5). Introdotti nel silenzio, in uno spirito di gratitudine, nella potenza della santità, noi riflettiamo.Che cosa scopriamo? Forse con riluttanza giungiamo ad ammettere che vi sono anche delle ferite che segnano la superficie della terra: l
’erosione, la deforestazione, lo sperpero delle risorse minerali e marine per alimentare un insaziabile consumismo. Alcuni di voi giungono da isole-Stato, la cui esistenza stessa è minacciata dall’aumento dei livelli delle acque; altri da Nazioni che soffrono gli effetti di siccità devastanti. La meravigliosa creazione di Dio viene talvolta sperimentata come una realtà quasi ostile per i suoi custodi, persino come qualcosa di pericoloso. Come può ciò che è « buono » apparire così minaccioso?
E c’è di più. Che dire dell’uomo, del vertice della creazione di Dio? Ogni giorno incontriamo il genio delle conquiste umane. Dai progressi nelle scienze mediche e dalla sapiente applicazione della tecnologia fino alla creatività riflessa nelle arti, in molti modi cresce costantemente la qualità e la soddisfazione della vita della gente. Anche tra voi vi è una pronta disponibilità ad accogliere le abbondanti opportunità che vi vengono offerte. Alcuni di voi eccellono negli studi, nello sport, nella musica, o nella danza e nel teatro, altri tra voi hanno un acuto senso della giustizia sociale e dell’etica e molti di voi si assumono impegni di servizio e di volontariato. Tutti noi, giovani e vecchi, abbiamo momenti nei quali la bontà innata della persona umana – percepibile forse nel gesto di un piccolo bambino o nella disponibilità
di un adulto a perdonare – ci riempie di profonda gioia e gratitudine.E tuttavia tali momenti non durano a lungo. Perci
ò, ancora, riflettiamo. E scopriamo che non soltanto l’ambiente naturale, ma anche quello sociale – l’habitat che ci creiamo noi stessi – ha le sue cicatrici; ferite che stanno ad indicare che qualcosa non è a posto. Anche qui nelle nostre vite personali e nelle nostre comunità possiamo incontrare ostilità a volte pericolose; un veleno che minaccia di corrodere ciò che è buono, riplasmare ciò che siamo e distorcere lo scopo per il quale siamo stati creati. Gli esempi abbondano, come voi ben sapete. Fra i più in evidenza vi sono l’abuso di alcool e di droghe, l’esaltazione della violenza e il degrado sessuale, presentati spesso dalla televisione e da internet come divertimento. Mi domando come potrebbe uno che fosse posto faccia a faccia con persone che soffrono realmente violenza e sfruttamento sessuale spiegare che queste tragedie, riprodotte in forma virtuale, sono da considerare semplicemente come « divertimento ».
Vi è anche qualcosa di sinistro che sgorga dal fatto che libertà e tolleranza sono così spesso separate dalla verità. Questo è alimentato dall’idea, oggi ampiamente diffusa, che non vi sia una verità assoluta a guidare le nostre vite. Il relativismo, dando valore in pratica indiscriminatamente a tutto, ha reso l’ »esperienza » importante più di tutto. In realtà, le esperienze, staccate da ogni considerazione di ciò che è buono o vero, possono condurre non ad una genuina libertà, bensì ad una confusione morale o intellettuale, ad un indebolimento dei principi, alla perdita dell’
autostima e persino alla disperazione.Cari amici, la vita non
è governata dalla sorte, non è casuale. La vostra personale esistenza è stata voluta da Dio, benedetta da lui e ad essa è stato dato uno scopo (cfr Gn 1,28)! La vita non è un semplice succedersi di fatti e di esperienze, per quanto utili molti di tali eventi possano essere. È una ricerca del vero, del bene e del bello. Proprio per tale fine compiamo le nostre scelte, esercitiamo la nostra libertà e in questo, cioè nella verità, nel bene e nel bello, troviamo felicità e gioia. Non lasciatevi ingannare da quanti vedono in voi semplicemente dei consumatori in un mercato di possibilità indifferenziate, dove la scelta in se stessa diviene il bene, la novità si contrabbanda come bellezza, l’esperienza soggettiva soppianta la verità.
Cristo offre di più! Anzi, offre tutto! Solo lui, che è la Verità, può essere la Via e pertanto anche la Vita. Così la « via » che gli Apostoli recarono sino ai confini della terra è la vita in Cristo. È la vita della Chiesa. E l’ingresso in questa vita, nella via cristiana, è
il Battesimo.Questa sera desidero pertanto ricordare brevemente qualcosa della nostra comprensione del Battesimo, prima di considerare domani lo Spirito Santo. Nel giorno del Battesimo Dio vi ha introdotto nella sua santit
à (cfr 2 Pt 1,4). Siete stati adottati quali figli e figlie del Padre e siete stati incorporati in Cristo. Siete divenuti abitazione del suo Spirito (cfr 1 Cor 6,19). Il Battesimo non è un compimento né una ricompensa: è una grazia, è opera di Dio. Perciò, verso la fine del rito del Battesimo, il sacerdote si è rivolto ai vostri genitori e ai partecipanti, e chiamandovi per nome ha detto: « Sei diventato nuova creatura » (Rito del Battesimo, 99).
Cari amici, a casa, a scuola, all’università, nei luoghi di lavoro e di svago, ricordatevi che siete creature nuove. Non state soltanto di fronte al Creatore pieni di stupore, rallegrandovi per le sue opere, ma tenete presente che il fondamento sicuro dell’umana solidarietà sta nell’origine comune di ogni persona, il vertice del disegno creativo di Dio per il mondo. Come cristiani, voi siete in questo mondo sapendo che Dio ha un volto umano – Gesù Cristo – la « via » che soddisfa ogni anelito umano, e la « vita » della quale siamo chiamati a dare testimonianza, camminando sempre nella sua luce (cfr ibid.
, 100).Il compito di testimone non
è facile. Vi sono molti, oggi, i quali pretendono che Dio debba essere lasciato « in panchina » e che la religione e la fede, per quanto accettabili sul piano individuale, debbano essere o escluse dalla vita pubblica o utilizzate solo per perseguire limitati scopi pragmatici. Questa visione secolarizzata tenta di spiegare la vita umana e di plasmare la società con pochi riferimenti o con nessun riferimento al Creatore. Si presenta come una forza neutrale, imparziale e rispettosa di ciascuno. In realtà, come ogni ideologia, il secolarismo impone una visione globale. Se Dio è irrilevante nella vita pubblica, allora la società potrà essere plasmata secondo un’immagine priva di Dio, e il dibattito e la politica riguardanti il bene comune saranno condotti più alla luce delle conseguenze che dei principi radicati nella verità.
Tuttavia l’esperienza mostra che il discostarsi dal disegno di Dio creatore provoca un disordine che ha inevitabili ripercussioni sul resto del creato (cfr Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 1990
, 5). Quando Dio viene eclissato, la nostra capacità di riconoscere l’ordine naturale, lo scopo e il « bene » comincia a svanire. Ciò che ostentatamente è stato promosso come umana ingegnosità si è ben presto manifestato come follia, avidità e sfruttamento egoistico. E così ci siamo resi sempre più conto del bisogno di umiltà di fronte alla delicata complessità del mondo di Dio.E che dire del nostro ambiente sociale? Siamo ugualmente vigili quanto ai segni del nostro volgere le spalle alla struttura morale di cui Dio ha dotato l
’umanità (cfr Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2007, 8)? Sappiamo riconoscere che l’innata dignità di ogni individuo poggia sulla sua più profonda identità, quale immagine del Creatore, e che perciò i diritti umani sono universali, basati sulla legge naturale, e non qualcosa dipendente da negoziati o da condiscendenza, men che meno da compromesso? E così siamo condotti a riflettere su quale posto hanno nelle nostre società i poveri, i vecchi, gli immigranti, i privi di voce. Come può essere che la violenza domestica tormenti tante madri e bambini? Come può essere che lo spazio umano più mirabile e sacro, il grembo materno, sia diventato luogo di violenza indicibile?
Cari amici, la creazione di Dio è unica ed è buona. Le preoccupazioni per la non violenza, lo sviluppo sostenibile, la giustizia e la pace, la cura del nostro ambiente sono di vitale importanza per l’umanità. Tutto ciò non può però essere compreso a prescindere da una profonda riflessione sull’innata dignità di ogni vita umana dal concepimento fino alla morte naturale, una dignità che è conferita da Dio stesso e perciò inviolabile. Il nostro mondo si è stancato dell’avidità, dello sfruttamento e della divisione, del tedio di falsi idoli e di risposte parziali, e della pena di false promesse. Il nostro cuore e la nostra mente anelano ad una visione della vita dove regni l’amore, dove i doni siano condivisi, dove si edifichi l’unità, dove la libertà trovi il proprio significato nella verità, e dove l’identità sia trovata in una comunione rispettosa. Questa è opera dello Spirito Santo! Questa è la speranza offerta dal Vangelo di Gesù Cristo! È per rendere testimonianza a questa realtà
che siete stati ricreati nel Battesimo e rafforzati mediante i doni dello Spirito nella Cresima. Sia questo il messaggio che voi portate da Sydney al mondo!
Mi rivolgo ora con affetto ai giovani di lingua italiana. Cari amici, anche questa volta avete risposto numerosi al mio invito, nonostante le difficoltà dovute alla distanza. Vi ringrazio, e voglio salutare anche i vostri coetanei che dall’Italia sono spiritualmente uniti a noi. Vi invito a vivere con grande impegno interiore queste giornate: aprite il cuore al dono dello Spirito Santo, per essere rafforzati nella fede e nella capacità di rendere testimonianza al Signore risorto. Arrivederci!
[Chers jeunes francophones, poussés par le désir d’approfondir votre foi, vous êtes venus des extrémités de la terre pour vivre à Sydney l’expérience unique et communautaire d’une rencontre privilégiée avec le Seigneur. C’est l’Esprit Saint qui vous a rassemblés ici. Puisse-t-Il vous permettre de expérimenter sa présence dans votre cœur et vous pousser à rendre témoignage avec ardeur de Jésus-Christ mort et ressuscité pour vous!
Liebe Freunde, die ihr mich in meiner Muttersprache versteht, von Herzen grüße ich euch alle. Erweist euch überall als freudige Zeugen der frohmachenden Botschaft Jesu! Sprecht mutig von eurem Glauben, auch wenn ihr zuweilen auf Widerspruch stößt und das Kreuz der Ablehnung erfährt. Der Herr, der für uns ein größeres Kreuz getragen hat, wird euch beistehen. Gott schenke euch eine gute, gesegnete Zeit hier in Australien.
Queridos jóvenes de lengua española, la misión de ser testigos del Señor en todos los lugares de la tierra es una apasionante tarea, que exige acoger su Palabra e identificarse con Él, compartiendo con los demás la alegría de haber encontrado al verdadero amigo que nunca defrauda. Que este reto agrande vuestra generosidad. Un saludo muy cordial a todos.
Queridos amigos dos vários países de língua oficial portuguesa, bem-vindos a Sidney! A todos saúdo com afecto: os de perto e os de longe. Lá, na vossa Pátria, tereis ouvido Jesus segredar-vos: «Sereis minhas testemunhas… até aos confins do mundo» (Act 1, 8). A viagem mais ou menos longa que enfrentastes para chegar até aqui, à Austrália ou – de seu nome cristão completo – «Terra Austral do Espírito Santo», não deixou em vós a sensação de terdes chegado aos confins do mundo? Pois bem! É com grande alegria que o Papa vos acolhe para vos
dal sito:
http://www.zenit.org/article-15002?l=italian
Il Papa incontra alcuni esemplari di animali australiani
A Kenthrust, ricevendo una decina di giovani operatori dello zoo di Sydney
SYDNEY, mercoledì, 16 luglio 2008 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha incontrato questo mercoledì alcuni ospiti speciali, tra cui un koala, un wallaby e altri animali australiani, al Kenthurst Study Centre.
“Volevamo offrire al Santo Padre l’opportunità di vedere una parte della fauna australiana, e siamo stati entusiasti quando i nostri partner del Taronga Zoo si sono offerti di aiutarci”, ha detto p. Mark Podesta, portavoce della GMG08.
“Il Santo Padre ha affermato che voleva vedere alcuni dei nostri animali tipici, per cui siamo stati più che felici di offrirgli questa esperienza”, ha rivelato.
Il sacerdote ha detto che lo staff dello zoo è stato molto professionale e ha mostrato grande amore nei confronti degli animali di cui si prende cura, tra un cui koala, un wallaby, un pitone, una lucertola, un coccodrillo e un echidna. Il Papa ha accarezzato gli animali e ha ringraziato la squadra del Taronga Zoo.Prima di incontrare gli animali, il Papa ha inviato il suo sms quotidiano:
“Lo Spirito Santo ha dato agli Apostoli & dà a voi il potere di proclamare con coraggio che Cristo è risorto! – BXVI ».
Intorno a Sydney, i pellegrini hanno ricevuto un vero trattamento australiano quando in più di 200 luoghi sono state offerte oltre 220.000 fette di pane con salsicce e salsa di pomodoro.L’ambasciatore della Giornata Mondiale della Giovent
ù Jared Crouch ha servito salsicce ai pellegrini all’Università di Notre Dame, Broadway.
Se le 220.000 fette di pane venissero allineate attraverserebbero il Sydney Harbour Bridge 21 volte.
Le catechesi di questo mercoledì si sono concentrate sulla chiamata a vivere nello Spirito Santo. Le isole Wallis e Fortuna, una delle Nazioni più piccole che partecipano alla GMG, sono state rappresentate dal Vescovo locale De Rasille, che ha parlato in francese nella parrocchia di St Joseph a Oyster Bay.
Per questo mercoledì sono previsti in tutta Sydney più di 150 eventi del Festival della Gioventù. Dalle 14.00 alle 22.00 sono state organizzate danze tradizionali di Figi, Samoa, Tonga, Polinesia e degli aborigeni australiani. La band cristiana italiana di heavy metal Metatrone si esibir
à al Tumbalong Park. Il sacerdote rapper del Bronx Stan Fortuna riunirà una grande folla nei suoi concerti alla Royal Hall of Industries, al Moore Park e a Bondi Beach.
Un grande raduno di cattolici italiani si svolgerà al Sydney Convention and Exhibition Centre e verrà trasmesso in Italia dalle 16.30 alle 18.30. All’evento parteciperà Richard Campbell, con esibizioni di Gary Pinto e dei Metatrone. Sarà presente anche l’ambasciatore italiano in Australia. Questo gioved
ì sarà il “Super Holy Thursday”: il Papa visiterà il santuario di Mary MacKillop e poi attraverserà il porto di Sydney in nave prima di ricevere il benvenuto a Barangaroo.
Il suo ultimo evento sarà un corteo ufficiale da Barangaroo alla Cattedrale di St Mary.
Per vedere il video di questa notizia: http://www.h2onews.org
MESSAGGIO DI SUA SANTITÀ
BENEDETTO XVI
PER LA XXIII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ
«Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi
e mi sarete testimoni» (At 1,8)
dal sito:
http://www.zenit.org/article-14979?l=italian
La vera storia della Giornata Mondiale della Gioventù
Raccontata da uno dei suoi ideatori, il Cardinale Cordes
ROMA, lunedì, 14 luglio 2008 (ZENIT.org).- Quando nel 1983 si pensò di convocare una Giornata Mondiale della Gioventù, in Vaticano alcuni pensavano fosse una idea impossibile da realizzare. Oggi, come dimostra quanto sta avvenendo a Sydney, la GMG è diventata uno degli avvenimenti più importanti per la Chiesa.
Il Cardinale Paul Josef Cordes, oggi Presidente del Pontificio Consiglio « Cor Unum », ma allora Vicepresidente del Pontificio Consiglio per i Laici, ha raccontato la storia inedita sulla nascita della GMG in occasione della celebrazione a Roma dei 25 anni del Centro Internazionale Giovanile San Lorenzo, il 15 marzo scorso.
L’idea di creare le Giornate Mondiali della Gioventù è nata nell’Anno Santo straordinario 1983/84. La città eterna fu invasa da associazioni, società, confraternite e gruppi d’ogni genere. Uno dei volontari del Centro Internazionale Giovanile San Lorenzo (creato da Giovanni Paolo II 25 anni fa accanto al Vaticano), Don Massimo Camisasca di Comunione e Liberazione, chiese: « Perché, in quest’Anno Santo, non facciamo anche un incontro internazionale della gioventù? » Ribattei: « L’idea è interessante; ma chi potrà organizzarlo? » Mi sembrava evidente che una faccenda del genere eccedesse del tutto le possibilità del Pontificio Consiglio per i Laici. E che avrebbe potuto riuscire solo a condizione che vi si impegnassero tutte le nuove iniziative spirituali che collaboravano nel Centro. Le radunammo e le fummo in grado di strappare la loro disponibilità, contro il parere di alcuni fra i loro dirigenti più anziani, che, a motivo delle loro pessime esperienze in un analogo raduno svoltosi nell’Anno Santo 1975, sollevarono molte riserve. Ma – grazie a Dio – gli scettici non riuscirono a spegnere la fresca serenità e il necessario slancio giovanile degli altri.
Quanto più si avvicinava la prima Giornata della Gioventù, tanto più forti si palesavano le resistenze esterne. Da alcune Diocesi, da noi invitate, provenivano commenti critici, come: « Non è compito del Vaticano occuparsi dei nostri giovani ». Il sindaco (comunista) di Roma si rimangiò all’ultimo momento autorizzazioni già concesse, sicché non ci fu possibile approntare la prevista tendopoli nel parco della Pineta Sacchetti e installarvi gli alloggi già assegnati. Certi quartieri romani si mobilitarono contro la presunta invasione di ragazzi chiassosi. Agli ecologisti si associarono dei giornalisti per gettare l’allarme sulla prossima devastazione dei giardini e delle aree pubbliche dell’Urbe. Apparvero degli articoli di giornale con titoli del tipo « Arrivano gli Unni ».Eppure, nonostante la nostra totale inesperienza in fatto di megaraduni di quella specie e nonostante gli ostacoli frapposti, il grande incontro fu un successo trionfale. Qualcosa come trecentomila giovani accolsero l’invito del Papa e la Domenica delle Palme parteciparono all’eucaristia in Piazza San Pietro. La massa di stranieri era sovradimensionata perfino rispetto a Roma, eppure tutto si svolse in modo così ordinato ed esemplare da stupire il mondo intero. Il novantunenne cardinale decano Confalonieri, che aveva seguito alcune fasi della festa giovanile dalla terrazza prospiciente la basilica vaticana, osservò: « Nemmeno i romani più vecchi possono ricordarsi qualcosa di simile ».
Noi del Consiglio per i Laici eravamo ridotti allo stremo delle nostre forze fisiche. Per mezz’anno non avevamo avuto in mente altro che la Giornata della Gioventù. Tutto il resto lo avevamo lasciato da parte. Ci si rinfacciasse pure d’averci creduto e d’averla voluta; di fatto avevamo pagato il nostro debito verso la gioventù mondiale fino all’ultimo centesimo. Evidentemente Papa Giovanni Paolo II la pensava in tutt’altro modo. Poco prima delle vacanze estive ci fece sapere: « L’anno prossimo è stato proclamato dall’ONU Anno della Gioventù. Non sarebbe il caso di invitare di nuovo a Roma la gioventù del mondo? ». Al sentir la proposta, è comprensibile che il nostro entusiasmo fosse molto contenuto. Di tempo per i preparativi ce ne restava pochissimo, giacché la pausa delle vacanze estive con i due mesi di interruzione era alle porte, e la data da fissare sarebbe stata di nuovo la Domenica delle Palme. Senza dire che non avremmo potuto di nuovo per mezz’anno pretendere l’impegno di gruppi del Centro per una nuova Giornata della Gioventù. D’altro canto dovevamo dire di sì al Papa, anzitutto perché è il Papa, e poi perché avevamo visto in prima persona che la prima Giornata della Gioventù aveva segnato un grande impulso di fede per moltissimi giovani . La nostra buona disposizione all’obbedienza trovò subito un’eco inaspettata, che ci tolse molte preoccupazioni: Chiara Lubich, la fondatrice dei Focolari, mise a nostra disposizione tutte le forze del suo movimento, in modo che potemmo appoggiarci a un’organizzazione già collaudata.
Per la seconda volta la partecipazione dei giovani fu oceanica: alla liturgia di chiusura davanti alla basilica del Laterano si contano circa duecentocinquantamila presenze. Noi del Consiglio per i Laici avremmo voluto chiudere per un po’ il capitolo « gioventù »; c’incombevano infatti molte altre faccende da sbrigare. Il Lunedì Santo, al limite dell’esaurimento, me ne scappai in Germania per poter finalmente dormire e riprendermi un po’ dalla faticata. La Domenica di Pasqua seguii la trasmissione televisiva della liturgia in Piazza San Pietro. L’omelia dell’allora ancor giovane Papa mi entusiasmò. Ma ecco che un passo venne a irritarmi: con fortissimo slancio il Papa scandì queste frasi: « con centinaia di migliaia di giovani mi sono incontrato domenica scorsa e ho impressa nell’anima l’immagine festosa del loro entusiasmo. Nell’auspicare che questa meravigliosa esperienza possa ripetersi negli anni futuri, dando origine alla Giornata mondiale della gioventù nella domenica delle Palme… ». Il Santo Padre ci aveva preso gusto, e aveva instaurato una prassi nuova nella Chiesa Cattolica.
Ebbe così inizio la celebrazione delle giornate della gioventù, che toccò svariati paesi del pianeta, alternando raduni internazionali con quelli realizzati nelle chiese locali. A inaugurarla fu Buenos Aires in Argentina. Seguirono poi gli USA, l’Europa e l’Asia. Di particolare rilievo furono l’incontro di Parigi e quello di Roma durante l’Anno Santo del 2000. Il picco numerico si toccò con le Filippine, dove si radunò qualcosa come quattro milioni di persone in festa. I media furono concordi nel commentare che la famiglia dei popoli non aveva ancor mai assistito a un evento cui avesse partecipato – volontariamente e con grandissima gioia – una così gran moltitudine di persone.