Archive pour la catégorie 'Inni'

Inni di Sant’Ambrogio: Aeterne rerum conditor/Il canto del gallo

dal sito:

http://www.summagallicana.it/lessico/a/Ambrogio%20-%20Santo.htm

INNI DI SANT’AMBROGIO

Aeterne rerum conditor
Il canto del gallo

Aeterne rerum Conditor,
noctem diemque qui regis,
et temporum das tempora,
ut alleves fastidium.

Nocturna lux viantibus
a nocte noctem segregans,
praeco diei iam sonat,
jubarque solis evocat

Hoc excitatus Lucifer
solvit polum caligine:
hoc omnis erronum cohors
viam nocendi deserit.

Hoc excitatus Lucifer
solvit polum caligine:
hoc omnis erronum cohors
viam nocendi deserit.

Hoc nauta vires colligit,
pontique mitescunt freta:
hoc, ipsa petra Ecclesiae,
canente, culpam diluit.

Surgamus ergo strenue:
gallus iacentes excitat,
et somnolentos increpat,
gallus negantes arguit.

Gallo canente, spes redit,
aegris salus refunditur,
mucro latronis conditur,
lapsis fides revertitur.

Jesu, labantes respice,
et nos videndo corrige:
si respicis, labes cadunt,
fletuque culpa solvitur.

Tu, lux, refulge sensibus,
mentisque somnum discute:
te nostra vox primum sonet,
et vota solvamus tibi.

ITALIANO

Creatore eterno di tutte le cose,
che reggi la notte e il giorno
fissi una misura ai tempi
per alleviare il fastidio.

Luce notturna ai viandanti,
che separa la notte dalla notte,
il messaggero del giorno già canta
ed evoca il raggio del sole.

Destato da quel canto Lucifero
scioglie il cielo dalla sua caligine.
La schiera degli erranti
abbandona la via del crimine.

Il navigante riprende forza,
s’acquetano le onde del mare;
a quel canto, la pietra stessa della Chiesa
Vede sciogliersi la sua colpa.

Alziamoci dunque con coraggio:
il Gallo sveglia i giacenti
e rimprovera i sonnolenti,
il gallo accusa quanti rinnegano.

Al canto del gallo torna la speranza,
è ridonata la salute agli infermi,
è riposta la spada del brigante,
torna la fede a chi è smarrito.

O Gesù, guarda chi cade,
col tuo sguardo correggi il nostro errore,
se tu guardi, le macchie cadono,
e col pianto si dissolve la colpa.

Tu, luce, splendi ai nostri sensi,
scuoti il torpore della mente:
Te per primo canti la nostra voce:
e a te sciogliamo i nostri voti.

Publié dans:Inni |on 10 septembre, 2009 |Pas de commentaires »

testo del Magnificat: latino italiano

MAGNIFICAT
 
LATINO
Magnificat anima mea Dominum:
Et exultavit spiritus meus in Deo salutari meo.
Quia respexit humilitatem ancillae suae:
Ecce enim ex hoc beatam mei dicent omnes generationes.
Quia fecit mihi magna qui potens est:
Et sanctum nomen eius.
Et misericordia eius a progenie in progenies timentibus eum.
Fecit potentiam in brachio suo:
Dispersit superbos mente cordis sui.
Deposuit potentes de sede et exaltavit humiles,
esurientes implevit bonis:
et divites dimisit inanes,
Suscepit Israel puerum suum,
recordatus misericordiae suae,
sicut locutus est ad patres nostros,
Abraham et semini eius in saecula.

ITALIANO
L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perchè ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome:
di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza de suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva promesso ai nostri padri,
ad Abramo e alla sua discendenza per sempre.

Publié dans:Inni |on 20 juillet, 2009 |Pas de commentaires »

SEQUENZA PER IL CORPUS DOMINI (latino-italiano)

SEQUENZA PER IL CORPUS DOMINI

LAUDA SION

TESTO LATINO

Lauda Sion Salvatórem
Lauda ducem et pastórem
In hymnis et cánticis.
Quantum potes, tantum aude:
Quia major omni laude,
Nec laudáre súfficis.
Laudis thema speciális,
Panis vivus et vitális,
Hódie propónitur.
Quem in sacræ mensa cœnæ,
Turbæ fratrum duodénæ
Datum non ambígitur.
Sit laus plena, sit sonóra,
Sit jucúnda, sit decóra
Mentis jubilátio.
Dies enim solémnis ágitur,
In qua mensæ prima recólitur
Hujus institútio.
In hac mensa novi Regis,
Novum Pascha novæ legis,
Phase vetus términat.
Vetustátem nóvitas,
Umbram fugat véritas,
Noctem lux elíminat.
Quod in cœna Christus gessit,
Faciéndum hoc expréssit
In sui memóriam.
Docti sacris institútis,
Panem, vinum, in salútis
Consecrámus hóstiam.
Dogma datur Christiánis,
Quod in carnem transit panis,
Et vinum in sánguinem.
Quod non capis, quod non vides,
Animósa firmat fides,
Præter rerum ordinem.
Sub divérsis speciébus,
Signis tantum, et non rebus,
Latent res exímiæ.
Caro cibus, sanguis potus:
Manet tamen Christus totus,
Sub utráque spécie.
A suménte non concísus,
Non confráctus, non divísus:
Integer accípitur.
Sumit unus, sumunt mille:
Quantum isti, tantum ille:
Nec sumptus consúmitur.
Sumunt boni, sumunt mali:
Sorte tamen inæquáli,
Vitæ vel intéritus.
Mors est malis, vita bonis:
Vide paris sumptiónis
Quam sit dispar éxitus.
Fracto demum Sacraménto,
Ne vacílles, sed memento,
Tantum esse sub fragménto,
Quantum toto tégitur.
Nulla rei fit scissúra:
Signi tantum fit fractúra:
Qua nec status nec statúra
Signáti minúitur.
Ecce panis Angelórum,
Factus cibus viatórum:
Vere panis fíliórum,
Non mittendus cánibus.
In figúris præsignátur,
Cum Isaac immolátur:
Agnus paschæ deputátur
Datur manna pátribus.
Bone pastor, panis vere,
Jesu, nostri miserére:
Tu nos pasce, nos tuére:
Tu nos bona fac vidére
In terra vivéntium.
Tu, qui cuncta scis et vales:
Qui nos pascis hic mortales:
Tuos ibi commensáles,
Cohærédes et sodales,
Fac sanctórum cívium.
Amen.
Allelúja. 

TRADUZIONE ITALIANA

Sion, loda il Salvatore
la tua guida, il tuo pastore,
con inni e cantici.
Sii ardita, quanto puoi:
egli supera ogni lode,
non vi è canto degno.
Pane vivo, che dà vita:
questo è tema del tuo canto,
oggetto della lode.
Veramente fu donato
ai dodici riuniti
in fraterna e sacra cena.
Lode piena e risonante,
gioia nobile e serena
sgorghi dallo spirito.
Questa è la festa solenne
nella quale celebriamo
la prima sacra cena.
È il banchetto del nuovo Re,
nuova Pasqua, nuova legge;
e l’antico ha termine.
Cede al nuovo il rito antico,
la realtà disperde l’ombra:
luce, non più tenebra.
Cristo lascia in sua memoria
ciò che ha fatto nella cena:
noi lo rinnoviamo.
Obbedienti al suo comando,
consacriamo il pane e il vino,
ostia di salvezza.
È certezza a noi cristiani:
si trasforma il pane in carne,
si fa sangue il vino.
Tu non vedi, non comprendi,
ma la fede ti conferma,
oltre la natura.
È un segno ciò che appare:
nasconde nel mistero
realtà sublimi.
Mangi carne, bevi sangue:
ma rimane Cristo intero
in ciascuna specie.
Chi lo mangia non lo spezza,
né separa, né divide:
intatto lo riceve.
Siano uno, siano mille,
ugualmente lo ricevono:
mai è consumato.
Vanno i buoni, vanno gli empi;
ma diversa ne è la sorte:
vita o morte provoca.
Vita ai buoni, morte agli empi:
nella stessa comunione
ben diverso è l’esito!
Quando spezzi il sacramento,
non temere, ma ricorda:
Cristo è tanto in ogni parte,
quanto nell’intero.
È diviso solo il segno,
non si tocca la sostanza;
nulla è diminuito
della sua persona.
Ecco il pane degli angeli,
pane dei pellegrini,
vero pane dei figli:
non va gettato ai cani.
Con i simboli è annunziato,
in Isacco dato a morte,
nell’agnello della Pasqua,
nella manna dei padri.
Buon Pastore, vero pane,
Gesù, pietà i noi;
nutrici e difendici,
portaci ai beni eterni
nella terra dei vivi.
Tu che tutto sai e puoi,
che ci nutri sulla terra,
conduci i tuoi eredi
alla tavola del cielo,
nella gioia dei tuoi santi.
Amen.
Alleluia.

Publié dans:Inni |on 13 juin, 2009 |Pas de commentaires »

Liturgia siriana : « Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta » (Lc 15,6)

dal sito:

http://www.levangileauquotidien.org/main.php?language=IT&module=commentary&localdate=20090524

Ascensione del Signore, solennità – Anno B : Mc 16,15-20
Meditazione del giorno
Liturgia siriana

« Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta » (Lc 15,6)

Nel giorno della tua Ascensione, o Cristo Re,
gli angeli e gli uomini ti acclamano:
«Sei santo, Signore, perché sei disceso e hai salvato Adamo,
l’uomo fatto con la polvere (Gen 2,7),
dall’abisso della morte e del peccato,
e con la tua Ascensione santa, o Figlio di Dio,
i cieli e la terra entrano nella pace.
Gloria a colui che ti ha mandato!»
La Chiesa ha visto il suo Sposo nella gloria,
e ha dimenticato le sofferenze del Gòlgota.
Invece del fardello della croce che portava,
egli viene portato da una nube di luce.
Ecco che viene elevato in alto, vestito di spendore e di gloria.

Un grande prodigio viene compiuto oggi sul monte degli Ulivi:
Chi è capace di esprimerlo?…
Il nostro Maestro era disceso alla ricerca di Adamo,
e, dopo aver  ritrovato colui che era perduto,
se l’é messo in spalla,
e con gloria l’ha introdotto in cielo con lui (cfr Lc 15,4s).
È venuto e ci ha mostrato che era Dio;
ha rivestito un corpo e ha mostrato che era uomo;
è disceso negli inferi e ha mostrato che era morto;
è salito ed è stato esaltato e ha mostrato che era grande.
Benedetta sia la sua esaltazione!

Nel giorno della sua nascita, Maria si rallegra,
nel giorno della sua morte, la terra trema,
nel giorno della sua risurrezione, l’inferno si affligge,
nel giorno della sua ascensione, il cielo esulta.
Benedetto sia la sua Ascensione
!

Publié dans:Inni, liturgia |on 23 mai, 2009 |Pas de commentaires »

ASCENSIONE – INNO DEL MATTUTINO (latino-italiano)

dal sito:

http://blog.messainlatino.it/2009/05/aeterne-rex-altissimi-gli-inni-per.html

ASCENSIONE  – INNO DEL MATTUTINO

Aeterne Rex altissime,
Redemptor et fidelium,
Cui mors perempta detulit
Summæ triumphum gloriæ.

Ascendis orbes siderum,
Quo te vocabat cœlitus
Collata, non humantius,
Rerum potestas omnium.

Ut trina rerum machina,
Cœlestium, terrestrium,
Et inferorum condita,
Flectat genu iam subdita.

Tremunt videntes Angeli
Versam vicem mortalium:
Peccat caro, mundat caro,
Regnat Deus Dei caro.

Sis ipse nostrum gaudium,
Manens olympo præmium,
Mundi regis qui fabricam,
Mundana vincens gaudia.

Hinc te precantes quæsumus,
Ignosce culpis omnibus[1],
Et corda sursum subleva
Ad te superna gratia.

Ut cum repente cœperis
Clarere nube judicis,
Pœnas repellas debitas,
Reddas coronas perditas.

Iesu, tibi sit gloria,
Qui victor in cœlum redis,
Cum Patre, et almo Spiritu,
In sempiterna sæcula. Amen.

***
Eterno Re Altissimo
e Redentore dei fedeli,
a cui la morte annientataconferì
un trionfo di somma gloria

Ascendi tra le orbite delle stelle,
dove Ti chiamava, dal cielo
conferita – non dagli uomini -,
la potestà su tutte le cose[2].

In modo che il triplice marchingegno delle cose,[3]
[quelle] del cielo, della terra
e degli inferi, [da Te] creato,
si inginocchi ormai sottomesso[4].

Gli Angeli tremano, mentre vedono
la rovesciata sorte dei mortali:
pecca la carne[5], la Carne[6] apporta la purificazione,
l’Uomo-Dio[7] regna come Dio.

Sii Tu stesso il nostro gaudio,
senza cessar d’essere[8] premio [anche] per il Cielo,
Tu che governi la costruzione del mondo
E sconfiggi [la vanità de]i gaudi mondani.

Da quaggiù. supplicandoti preghiamo,
perdona le colpe tutte,
e i cuori in alto solleva
verso di Te, per massima grazia.

In modo che, quando, all’improvviso[9], darai inizio
alla manifestazione della tua gloria, assiso come
giudice sulla nube[10], Tu possa allontanare le pene
dovute[11] [e] ridonare le corone perdute.

Gesù, a Te sia gloria, che,
vincitore, torni in Cielo,
con il Padre e il Santo Spirito, peR I SECOLI

Amen

———————

NOTE
[1] Ignosco: “non voler conoscere > passar sopra > perdonare: qui costruito con il dativo.
[2] “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra” (Mt 28, 18).
[3] Cioè la tripartizione del mondo: celeste, terrestre, infernale.
[4] “… nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra” (Fil 2, 10).
[5] Qui si intende la carne di Adamo.
[6] Qui si intende la Carne di Cristo – cioè la sua completa natura umana, sacramento di salvezza.
[7] Lett: “la Carne di Dio”. Eccezionale climax, dal peccato alla divinizzazione: quella carne che pecca, Gesù la assume, la rende strumento per purificare il genere umano e la associa al suo trionfo. Gesù ha reso la carne umana sua propria, e quindi questa è la Carne di Dio
[8] Lett.: rimanendo, perdurando.
[9] “… arriverà il padrone quando il servo non se l’aspetta e nell’ora che non sa” (Mt 24, 50).
[10] Lett.: su nube di giudice; “Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con potenza e gloria grande” (Lc 21, 27); “ »Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo »” (At 1, 11).
[11] Per i peccati.

Publié dans:feste del Signore, Inni |on 22 mai, 2009 |Pas de commentaires »

Sant’Ambrosio, inni: Ad galli cantum

dal sito:

http://liceoberchet.it/netday/ricerca/inno.htm

SANT’AMBROGIO – INNI

Ad galli cantum

O eterno Signore di tutte le cose
che governi il giorno e la notte
e fai fluire lo scorrere del tempo
per ristorarci della monotonia dell’ora,

Canta ormai il banditore del giorno
sempre vigile nella notte fonda
come la luce che brilla ai viandanti
e distingue notte da notte.

Destato da questo, l’astro del mattino
sgombra dalle nebbie il cielo,
per lui la schiera dei malvagi
abbandona la via del male.

Per lui il nocchiero raccoglie le sue forze,
per lui si placano i flutti del mare,
anche colui che è Pietra della Chiesa
a quel canto deterse il suo peccato.

Leviamoci dunque con prontezza:
il gallo scuote chi a giacere indugia,
rimbrotta i dormiglioni
e accusa chi si nega.

[...]
Aeterne rerum conditor,
noctem diemque qui regis,
et temporum das tempora,
ut alleves fastidium,
Praeco diei iam sonat,
noctis profundae previgil,
nocturna lux viantibus,
a nocte noctem segregans.

Hoc excitatus Lucifer,
solvit polum caligine,
hoc omnis errorum chorus,
viam nocendi deserit.

Hoc nauta vires colligit,
pontique mitescunt freta,
hoc ipsa petra ecclesiae
canente, culpam diluit.

Surgamus ergo strenue,
gallus iacentes excitat,
et somnolentes increpat,
gallus negantes arguit. 

“Victimae paschali laudes immolent christiani » (italiano-latino) Papa Giovanni Paolo II, Domenica di Pasqua 19 aprile 1987

dal sito:

http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/messages/urbi/documents/hf_jp-ii_mes_19870419_easter-urbi_it.html

MESSAGGIO URBI ET ORBI
DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II

Domenica di Pasqua, 19 aprile 1987      

1. “Victimae paschali laudes immolent christiani”.

Alla vittima pasquale la lode e la gloria!
Cristiani, uniamoci in questo inno!
Cristiani di Roma e del mondo!
Uniamoci nell’adorazione della Vittima pasquale,
nell’adorazione dell’Agnello immolato,
nell’adorazione del Signore risorto!

2. “Agnus redemit oves”:
“L’agnello ha redento il suo gregge,
l’innocente ha riconciliato noi peccatori col Padre”.
Ecco Cristo! Ecco il nostro Redentore! Il Redentore del mondo!
Ha donato la sua vita per le pecore.
Uniamoci nell’adorazione di questa morte
che ci porta la vita,
perché l’amore è più potente della morte:
ecco, la morte accettata per amore vince la morte!
Ecco, la morte accettata per amore
rivela Dio, che è l’amante della vita,
il quale vuole che noi abbiamo la vita e l’abbiamo in abbondanza (cf. Gv 10, 10)
- che abbiamo la vita stessa che è in lui.
Alla Vittima pasquale la massima gloria e la lode più alta!
Nella sua morte è la riconciliazione col Padre.
Questa è la riconciliazione dei peccatori con Dio
la riconciliazione dell’uomo, il quale a causa del peccato muore a Dio
e non ha più in sé la vita che è in Dio e solo in Dio.
Soltanto in Dio.
La morte di Cristo è un nuovo inizio.
L’inizio della vita che non ha fine.
Non ha fine, perché è da Dio e in Dio.
Mentre la creatura muore, Dio vive!
Quando muore Cristo, tutto il creato rinasce.
Sii benedetta, morte vivificante!
Benedetto il giorno che ci è stato dato dal Signore.

3. Sii benedetto Cristo, Figlio del Dio vivente!
Sii benedetto Figlio dell’uomo, Figlio di Maria,
benedetto, perché sei entrato nella storia dell’uomo e del mondo,
fino ai confini della morte:
“Mors et vita duello conflixere mirando”:
“Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello.
Il Signore della vita era morto, ma ora, vivo, trionfa”.
Sì. La storia dell’uomo e del mondo è segnata dal mistero della morte,
segnata col marchio del morire – da un capo all’altro.
Hai preso questo marchio su di te, Figlio eternamente generato,
Figlio consustanziale al Padre: vita da vita,
e l’hai portato attraverso i confini della morte, che grava sulla creazione,
attraverso i confini della nostra morte umana,
per rivelare in essa lo Spirito che dà la vita.

4. Noi tutti che veniamo nel mondo portando la morte con noi,
noi che nasciamo dalle nostre madri terrene
segnati dalla ineluttabilità del morire,
viviamo della potenza dello Spirito.
E nella potenza di questo Spirito, che ci è dato dal Padre,
per opera della tua morte, o Cristo,
attraversiamo i confini della morte che è in noi
e ci innalziamo dal peccato alla vita
rivelata nella tua risurrezione!
Tu sei il Signore della vita, tu, consustanziale al Padre,
che è la stessa vita, insieme con te,
nello Spirito Santo che è l’amore stesso
- e proprio l’amore è vita!
Nella tua morte, o Cristo, la morte è apparsa inerme
di fronte all’amore. E la vita ha vinto.
“Mors et vita duello conflixere mirando.
Dux vitae mortuus, regnat vivus”.

5. Tu, che sei il Risorto e “regni vivo” per sempre,
resta accanto all’uomo,
all’uomo di oggi
che la morte col suo fascino tenebroso
in mille modi tenta ed insidia.
Concedi che egli riscopra la vita come dono
che in ogni sua manifestazione rivela l’amore del Padre:
quando si riversa nei rinati dal fonte battesimale,
o zampilla in ogni fibra del corpo
che si muove, respira, gioisce;
quando si dispiega nella multiforme varietà degli animali,
o riveste la terra di alberi, di erbe, di fiori.
Ogni forma di vita ha nel Padre tuo l’inesauribile sorgente.
Da lui fluisce senza sosta
e a lui infallibilmente ritorna:
a lui, munifico datore di ogni dono perfetto (cf. Gc 1, 17).

6. In Dio ha origine in modo singolare
la vita dell’essere umano,
che egli stesso modella a sua immagine quando sboccia
nel seno materno.
Non s’estingua nell’uomo contemporaneo
la meraviglia riverente per il mistero d’amore
che ne avvolge l’ingresso nel mondo!
Ti preghiamo, Signore dei vivi!
Fa’ che l’uomo dell’era tecnologica
non riduca se stesso ad oggetto,
ma rispetti, già nel primo suo inizio,
l’irrinunciabile dignità che gli è propria.
Fa’ che viva, in sintonia col piano divino,
l’unica logica che gli si addice,
quella del dono da persona a persona
in un contesto di amore
espresso attraverso la carne nel gesto
che fin dalle origini
Dio volle a suggello del dono.

7. Fa’, o Signore, che l’uomo sempre rispetti
la trascendente dignità di ogni suo simile,
povero o affamato che sia,
prigioniero, malato, moribondo,
ferito nel corpo o nel cuore,
in preda al dubbio o tentato dalla disperazione.
Sempre egli resta Figlio di Dio,
perché il dono di Dio non conosce pentimenti.
A tutti è offerto il perdono e la risurrezione.
Ciascuno merita rispetto e sostegno.
Merita amore.

8. “Dic nobis Maria, quid vidisti in via”:
“Raccontaci, Maria: che hai visto sulla via?”
visitando, all’alba del terzo giorno, la tomba,
il luogo dove era stato sepolto.
Raccontaci, Maria di Magdala, tu che hai tanto amato.
Ecco, hai trovato la tomba vuota:
“Sepulcrum Christi viventis,
et gloriam vidi Resurgentis”.
Il Signore vive! Ho visto il Risorto.
“Angelicos testes, sudarium et vestes”.
Chi ha potuto renderne testimonianza? quale lingua umana?
Soltanto gli angeli potevano spiegare
che cosa significasse quella tomba vuota
e il sudario abbandonato.
Il Signore vive! Ho visto la gloria di lui,
pieno di grazia e di verità (cf. Gv 1, 14).
Ho visto la gloria
“Surrexit Christus spes mea”:
“Cristo, mia speranza, è risorto,
e vi precede in Galilea”.

9. Sì. Prima lì, nella terra che l’ha dato
come Figlio dell’uomo.
Nella terra
della sua infanzia e della giovinezza.
Nella terra della vita nascosta.
Prima lì, in Galilea per incontrare gli apostoli.
E poi . . .
E poi, mediante la testimonianza degli apostoli,
in tanti luoghi, a tante nazioni, popoli e razze!
Oggi la voce di questo messaggio pasquale
risonato in Gerusalemme,
presso la tomba vuota,
desidera raggiungere tutti:
“Scimus Christum surrexisse a mortuis vere”,
sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto.
“Tu, Re vittorioso, portaci la tua salvezza”.
Amen, alleluia!

Publié dans:Inni, Papa Giovanni Paolo II, Pasqua |on 13 avril, 2009 |Pas de commentaires »

TE DEUM – TESTO LATINO E ITALIANO

TE DEUM – TESTO LATINO

Te Deum laudámus: * te Dóminum confitémur.

Te ætérnum Patrem, * omnis terra venerátur.

Tibi omnes ángeli, *

tibi cæli et univérsæ potestátes:

tibi chérubim et séraphim *

incessábili voce proclamant:

Sanctus, * Sanctus, * Sanctus *

Dóminus Deus Sábaoth.

Pleni sunt cæli et terra * maiestátis glóriæ tuae.

Te gloriósus * Apostolórum chorus,

te prophetárum * laudábilis númerus,

te mártyrum candidátus * laudat exércitus.

Te per orbem terrárum *

sancta confitétur Ecclésia,

Patrem * imménsæ maiestátis;

venerándum tuum verum * et únicum Fílium;

Sanctum quoque * Paráclitum Spíritum.

Tu rex glóriæ, * Christe.

Tu Patris * sempitérnus es Filius.

Tu, ad liberándum susceptúrus hóminem, *

non horruísti Virginis úterum.

Tu, devícto mortis acúleo, *

aperuísti credéntibus regna cælórum.

Tu ad déxteram Dei sedes, * in glória Patris.

Iudex créderis * esse ventúrus.

Te ergo, quæsumus, tuis fámulis súbveni, *

quos pretióso sánguine redemísti. ætérna fac cum sanctis tuis * in glória numerári.

Salvum fac pópulum tuum, Dómine, *

et bénedic hereditáti tuæ.

Et rege eos, * et extólle illos usque in ætérnum.

Per síngulos dies * benedícimus te;

et laudámus nomen tuum in sæculum, *

et in sæculum sæculi.

Dignáre, Dómine, die isto *

sine peccáto nos custodíre.

Miserére nostri, Dómine, * miserére nostri.

Fiat misericórdia tua, Dómine, super nos, *

quemádmodum sperávimus in te.

In te, Dómine, sperávi: *

non confúndar in ætérnum.

TE DEUM – TESTO ITALIANO

Noi ti lodiamo, Dio *

ti proclamiamo Signore.

O eterno Padre, *

tutta la terra ti adora.

A te cantano gli angeli *

e tutte le potenze dei cieli:

Santo, Santo, Santo *

il Signore Dio dell’universo.

I cieli e la terra *

sono pieni della tua gloria.

Ti acclama il coro degli apostoli *

e la candida schiera dei martiri;

le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; *

la santa Chiesa proclama la tua gloria,

adora il tuo unico figlio, *

e lo Spirito Santo Paraclito.

O Cristo, re della gloria, *

eterno Figlio del Padre,

tu nascesti dalla Vergine Madre *

per la salvezza dell’uomo.

Vincitore della morte, *

hai aperto ai credenti il regno dei cieli.

Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. *

Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.

Soccorri i tuoi figli, Signore, *

che hai redento col tuo sangue prezioso.

Accoglici nella tua gloria *

nell’assemblea dei santi.

Salva il tuo popolo, Signore, *

guida e proteggi i tuoi figli.

Ogni giorno ti benediciamo, *

lodiamo il tuo nome per sempre.

Degnati oggi, Signore, *

di custodirci senza peccato.

Sia sempre con noi la tua misericordia: *

in te abbiamo sperato.

Pietà di noi, Signore, *

pietà di noi.

Tu sei la nostra speranza, *

non saremo confusi in eterno.

Publié dans:Inni |on 30 décembre, 2008 |Pas de commentaires »

Veni Creator Spiritus – latino-italiano

dal sito: 

http://www.cantoeprego.it/canto/1037.veni.creator.spiritus.htm

Veni creator Spiritus

Veni, creátor Spíritus,

mentes tuórum vísita,

imple supérna grátia,

quæ tu creásti péctora.

Qui díceris Paráclitus,

donum Dei, Altíssimi,

fons vivus, ignis, cáritas,

et spiritális únctio.

Tu septifórmis múnere,

dextræ Dei tu dígitus,

tu rite promíssum Patris,

sermóne ditans gúttura.

Accénde lumen sénsibus:

infúnde amórem córdibus:

infírma nostri córporis

virtúte firmans pérpeti.

Hostem repéllas lóngius,

pacémque dones prótinus:

ductóre sic te prævio

vitémus omne nóxium.

Per te sciámus da Patrem,

noscámus atque Fílium,

te utriúsque Spíritum

credámus omni témpore.

Deo Patri sit gloria,

Et Filio, qui a mortuis

Surrexit, ac paraclito,

In sæculorum sæcula.

Amen.

Vieni, o Spirito creatore,

visita le nostre menti,

riempi della tua grazia

i cuori che hai creato.

O dolce consolatore,

dono del Padre altissimo,

acqua viva, fuoco, amore,

santo crisma dell’anima.

Dito della mano di Dio,

promesso dal Salvatore

irradia i tuoi sette doni,

suscita in noi la parola.

Sii luce all’intelletto,

fiamma ardente nel cuore;

sana le nostre ferite

col balsamo del tuo amore.

Difendici dal nemico,

reca in dono la pace,

la tua guida invincibile

ci preservi dal male.

Luce d’eterna sapienza,

svelaci il grande mistero

di Dio Padre e del Figlio uniti

in un solo Amore.

Sia gloria a Dio Padre,

al Figlio, che è risorto dai morti

e allo Spirito Santo

per tutti i secoli.

Amen.

Publié dans:Inni |on 10 mai, 2008 |Pas de commentaires »

“Pange lingua” (testo italiano-latino)

dal sito:

http://www.santiebeati.it/dettaglio/22550 

San Tommaso D’Aquino 

(testo latino e italiano) 

“Pange lingua”  

Pange língua gloriósi
Córporis mystérium,
Sanguinísque pretiósi,
Quem in mundi prétium
fructus ventris generósi
Rex effúdit géntium.

Nobis datus, nobis natus
ex intácta Vírgine,
et in mundo conversátus,
sparso verbi sémine,
sui moras incolátus
miro cláusit órdine.

In suprémae nocte cenae
recúmbens cum frátribus,
observáta lege plene
cibis in legálibus,
cibum turbae duodénae
se dat suis mánibus.

Verbum caro panem verum
verbo carnem éfficit:
fitque sanguis Christi merum.
Et si sensus déficit,
ad firmándum cor sincérum
sola fides súfficit.

Tantum ergo Sacraméntum
venerémur cérnui:
et antícuum documéntum
novo cedat rítui:
praestet fides suppleméntum
sénsuum deféctui.

Genitóri, Genitóque
laus et jubilátio,
salus, hónor, virtus quoque
sit et benedíctio:
procedénti ad utróque
cómpar sit laudátio.

Amen.

“Pange lingua” (Traduzione italiana)

Canta, o mia lingua,
il mistero del corpo glorioso
e del sangue prezioso
che il Re delle nazioni,
frutto benedetto di un grembo generoso,
sparse per il riscatto del mondo.

Si è dato a noi, nascendo per noi
da una Vergine purissima,
visse nel mondo spargendo
il seme della sua parola
e chiuse in modo mirabile
il tempo della sua dimora quaggiù.

Nella notte dell’ultima Cena,
sedendo a mensa con i suoi fratelli,
dopo aver osservato pienamente
le prescrizioni della legge,
si diede in cibo agli apostoli
con le proprie mani.

Il Verbo fatto carne cambia con la sua parola
il pane vero nella sua carne
e il vino nel suo sangue,
e se i sensi vengono meno,
la fede basta per rassicurare
un cuore sincero.

Adoriamo, dunque, prostrati
un sì gran sacramento;
l’antica legge
ceda alla nuova,
e la fede supplisca
al difetto dei nostri sensi.

Gloria e lode,
salute, onore,
potenza e benedizione
al Padre e al Figlio:
pari lode sia allo Spirito Santo,
che procede da entrambi.

Amen. 

Publié dans:Inni, Santi |on 28 janvier, 2008 |Pas de commentaires »
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