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Tutti i Santi – 1 novembre

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Tutti i Santi – 1 novembre

 La Chiesa è indefettibilmente santa: Cristo l’amata come sua sposa e ha dato se stessa per lei, al fine di santificarla; perciò tutti nella Chiesa sono chiamati alla santità. La Chiesa predica il mistero pasquale nei santi che hanno sofferto con Cristo e con lui sono glorificati, propone ai fedeli i loro esempi che attraggono tutti al Padre per mezzo Cristo e implora per i loro meriti i benefici di Dio. Oggi in un’unica festa si celebrano, insieme ai santi canonizzati, tutti i giusti di ogni lingua, di ogni razza e di ogni nazione, i cui nomi sono scritti nel libro della vita. Si iniziò a celebrare la festa di tutti i santi anche a Roma, fin dal sec. IX. (Mess. Rom.)

 

Martirologio Romano: Solennità di tutti i Santi uniti con Cristo nella gloria: oggi, in un’unico giubilo di festa la Chiesa ancora pellegrina sulla terra venera la memoria di coloro della cui compagnia esulta il cielo, per essere incitata dal loro esempio, allietata dalla loro protezione e coronata dalla loro vittoria davanti alla maestà divina nei secoli eterni. 

La prima lettura della Messa di oggi, ripete un brano dell’Apocalisse di San Giovanni, con la visione di tutti i  » servi di Dio « .
 » E vidi una gran folla, che nessuno poteva contare, di tutte le genti e tribù e popoli e lingue, che stavano di faccia al trono e di faccia all’Agnello, rivestiti di bianche vesti e con palme nelle mani. E gridavano a gran voce: « La salvezza è dovuta al nostro Dio, che è seduto sul trono, e all’Agnello » « .
L’Agnello, come si sa, è la figura del Cristo il quale, nel suo discorso sul monte, aveva rivolto a tutti le promesse dette  » le beatitudini  » che, sempre nella Messa di oggi, si leggono al Vangelo:
 » Beati i poveri in spirito, perché di loro è il regno dei cieli. Beati i mansueti, perché essi possederanno la terra. Beati coloro che piangono, perché saranno consolati. Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati quelli che soffrono persecuzioni a causa della giustizia, perché di loro è il regno dei cieli.
 » Beati voi, quando vi oltraggeranno e, mentendo, diranno ogni male di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli « .
I Santi sono coloro che si sono meritati la ricompensa del cielo: poveri in spirito, mansueti, tribolati, giusti, misericordiosi, puri, pacifici e perseguitati a causa di Gesù. Tutti Santi. Innumerevoli Santi, come dice chiaramente la Apocalisse.
La santità non è dunque rara, se di Santi è gremito il cielo. I Santi non sono soltanto quelli venerati nel Calendario, che pure sono già molti, ma rappresentano una piccolissima quota dei Santi che, come dice San Giovanni,  » nessuno potrebbe contare  » tranne Dio.
Nel Calendario, la Chiesa ha segnato soltanto i nomi di coloro la cui vita è stata riconosciuta esemplare. Ma sono santi tutti coloro che si salvano, e sperano di salvarsi per i meriti di Gesù.
Oggi è dunque la grande festa della Chiesa trionfante, che attorno al trono di Dio esulta nella sterminata assemblea dei salvati, mentre, come dice San Giovanni,  » tutti gli angeli gridano: « La benedizione e la gloria e la sapienza e il ringraziamento e l’onore e la potenza e la forza del nostro Dio, per i secoli dei secoli » « .
Resta da dire brevemente come e quando venne istituita la festa di Tutti i Santi o, come si dice più latinamente, di Ognissanti.
Anche questa festa venne dalla Chiesa Orientale, e fu accolta a Roma quando il Papa Bonifacio IV tra-sformò il Pantheon, dedicato a tutti gli dei dell’antico Olimpo, in una Chiesa in onore della Vergine e di tutti i Santi.
Ciò avveniva il 13 maggio del 609. Alcuino, il maestro di Carlomagno, fu uno dei propagatori della festa. Egli era un inglese di York, e i Celti consideravano il 1* novembre giorno di solennità, perché segnava l’inizio della stagione invernale.
Si pensa perciò che lo spostamento della festa, dal 13 maggio al 1* novembre, sia stato determinato da influenze anglosassoni e francesi. Ciò avvenne nel 1475, sotto il pontificato di Sisto IV.
 

Fonte: 

 

Archivio Parrocchia

Publié dans:feste, Santi |on 1 novembre, 2008 |Pas de commentaires »

1 luglio: Preziosissimo Sanguee di Gesù

1 luglio: Preziosissimo Sanguee di Gesù dans feste

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Preziosissimo Sangue di Gesù

1 luglio 


Il Sangue, è descritto nella Bibbia come un importante elemento della vita. « La vita di una creatura risiede nel sangue » (Levitico 17,11). E’ soprattutto in questo versetto biblico che si può comprendere l’assoluta importanza che questo liquido comporta nella vita sia degli esseri umani che degli animali. L’Antico Testamento si sofferma diverse volte sull’argomento del sangue, ribadendone la preziosità. Dio Padre comanda di non versare il sangue, cioè di non spargerlo inutilmente con gli assassinii, di non berlo e di non mangiare carni animali che contengano ancora residui di sangue; perchè il sangue è vita, il sangue è sacro. (Deuteronomio 12,23).  Ed è all’importanza del sangue nell’Antico Testamento, che si affianca l’importanza del sangue Divino di colui che ha voluto assumere la nostra natura umana: Gesù. Il Sangue di Cristo è la più grande e perfetta rivelazione dell’Amore del Padre Celeste e la sua effusione vivificante è sorgente della Chiesa, che continuamente rinasce nutrendosi del Sangue Divino, e, attraverso di essa, è riscatto per l’uomo peccatore a cui viene donata la salvezza. La vita spirituale trova un insostituibile alimento nel Sangue di Cristo, vero fulcro del cuore, della vita e della missione della Chiesa.  Gesù stesso, nell’Ultima Cena, dà importanza rilevante al Sangue, che è simbolo della Redenzione. Anche San Paolo nelle sue lettere parla con devozione del Riscatto umano dal peccato, che è avvenuto tramite la morte di Gesù, il quale ha tanto amato gli uomini fino a versare il suo Prezioso Sangue. Dal punto di vista storico si può dire che già anticamente era viva la devozione al Preziosissimo Sangue. Dopo un lungo periodo nel corso del quale questa devozione non venne più praticata, il Sangue di Cristo cominciò nuovamente ad essere adorato nella prima metà dell’ottocento, attorno a una presunta reliquia della Passione che si conservava nella Basilica di S.Nicola in Carcere (oggi S.Giuseppe a Capo le case).  L’iniziatore, fu un pio sacerdote, poi vescovo, don Francesco Albertini, promotore di una Confraternita intitolata appunto al Preziosissimo Sangue, nel cui seno si formarono grandi spiriti che ne proseguirono e ne diffusero la devozione.
Tra gli altri propagatori di questa devozione, brillano i nomi di S.Gaspare del Bufalo, fondatore dei Missionari del Preziosissimo Sangue, e di S.Maria De Mattias, che fondò le Suore Adoratrici del Sangue di Cristo.  In tutta Italia e anche nel mondo, sorsero diversi Istituti femminili dedicati al Sangue di Cristo, come le Suore del Preziosissimo Sangue, fondate a Monza da Madre Maria Matilde Bucchi, le Figlie della Carità del Prezioso Sangue, fondate a Pagani (SA) da don Tommaso Fusco. E ai nostri giorni altre congregazioni presero vita a Honk Kong, in Sudafrica e negli USA.  Nel 1822, S.Gaspare presentò istanza alla Santa Sede per ottenere il « Nulla osta » per la celebrazione della festa del Preziosissimo Sangue. La Sacra Congregazione dei Riti Religiosi, concesse di celebrarla la prima domenica di luglio, ma solo all’interno della congregazione di S. Gaspare. Pio IX la fissò al primo luglio, e Pio XI la elevò a rito doppio di prima classe nell’aprile 1934, a ricordo del XIX centenario della Redenzione. Paolo VI poi, abbinò questa festa a quella del Corpus Domini, creando però malcontento tra i devoti e gli istituti religiosi dedicati al Sangue di Cristo. Ricevuti in udienza i devoti e gli istituti, il Papa volle chiarire il significato di tale abbinamento, ribadendo la sua intenzione di non degradare in nessun modo la devozione al Sangue. Il Santo Padre concesse ugualmente il diritto di celebrare la festa il primo luglio, con liturgia di solennità. 

Publié dans:feste, immagini sacre |on 1 juillet, 2008 |Pas de commentaires »

Visitazione della Beata Vergine Maria – 31 maggio

dal sito: 

http://santiebeati.it/dettaglio/21100

Visitazione della Beata Vergine Maria

31 maggio

Festa del ‘Magnificat’, la Visitazione prolunga ed espande la gioia messianica della salvezza. Maria, arca della nuova alleanza, è ‘teofora’ e viene salutata da Elisabetta come Madre del Signore. La Visitazione è l’incontro fra la giovane madre, Maria, l’ancella del Signore, e l’anziana Elisabetta simbolo degli aspettanti di Israele. La premura affettuosa di Maria, con il suo cammino frettoloso, esprime insieme al gesto di carità anche l’annunzio che i tempi si sono compiuti. Giovanni che sussulta nel grembo materno inizia già la sua missione di Precursore. Il calendario liturgico tiene conto della narrazione evangelica che colloca la Visitazione entro i tre mesi fra l’Annunciazione e al nascita del Battista. (Mess. Rom.)

Martirologio Romano: Festa della Visitazione della Beata Vergine Maria, quando venne da Elisabetta sua parente, che nella vecchiaia aveva concepito un figlio, e la salutò. Nel gioioso incontro tra le due future madri, il Redentore che veniva santificò il suo precursore già nel grembo e Maria, rispondendo al saluto di Elisabetta ed esultando nello Spirito, magnificò il Signore con il cantico di lode.

Dopo l’annuncio dell’Angelo, Maria si mette in viaggio frettolosamente » dice S. Luca) per far visita alla cugina Elisabetta e prestarle servizio. Aggregandosi probabilmente ad una carovana di pellegrini che si recano a Gerusalemme, attraversa la Samaria e raggiunge Ain-Karim, in Giudea, dove abita la famiglia di Zaccaria. E’ facile immaginare quali sentimenti pervadano il suo animo alla meditazione del mistero annunciatole dall’angelo. Sono sentimenti di umile riconoscenza verso la grandezza e la bontà di Dio, che Maria esprimerà alla presenza della cugina con l’inno del Magnificat, l’espressione « dell’amore gioioso che canta e loda l’amato » (S. Bernardino da Siena): « La mia anima esalta il Signore, e trasale di gioia il mio spirito… ».

La presenza del Verbo incarnato in Maria è causa di grazia per Elisabetta che, ispirata, avverte i grandi misteri operanti nella giovane cugina, la sua dignità di Madre di Dio, la sua fede nella parola divina e la santificazione del precursore, che esulta di gioia nel seno della madre. Maria rimane presso Elisabetta fino alla nascita di Giovanni Battista, attendendo probabilmente altri otto giorni per il rito dell’imposizione del nome. Accettando questo computo del periodo trascorso presso la cugina Elisabetta, la festa della Visitazione, di origine francescana (i frati minori la celebravano già nel 1263), veniva celebrata il 2 luglio, cioè al termine della visita di Maria. Sarebbe stato più logico collocarne la memoria dopo il 25 marzo, festa dell’Annunciazione, ma si volle evitare che cadesse nel periodo quaresimale.

La festa venne poi estesa a,tutta la Chiesa latina da papa Urbano VI per propiziare con la intercessione di Maria la pace e l’unità dei cristiani divisi dal grande scisma di Occidente. Il sinodo di Basilea, nella sessione del 10 luglio 1441, confermò la festività della Visitazione, dapprima non accettata dagli Stati che parteggiavano per l’antipapa.

L’attuale calendario liturgico, non tenendo conto della cronologia suggerita dall’episodio evangelico, ha abbandonato la data tradizionale del 2 luglio (anticamente la Visitazione veniva commemorata anche in altre date) per fissarne la memoria all’ultimo giorno di maggio, quale coronamento del mese che la devozione popolare consacra al culto particolare della Vergine.

« Nell’Incarnazione – commentava S. Francesco di Sales – Maria si umilia confessando di essere la serva del Signore… Ma Maria non si indugia ad umiliarsi davanti a Dio perchè sa che carità e umiltà non sono perfette se non passano da Dio al prossimo. Non è possibile amare Dio che non vediamo, se non amiamo gli uomini che vediamo. Questa parte si compie nella Visitazione ».

Autore: Piero Bargellini

Publié dans:feste |on 30 mai, 2008 |Pas de commentaires »

per la solennità del Sacro Cuore di Gesù : Santa Margherita Maria Alacoque

dal sito: 

http://www.santiebeati.it/dettaglio/29650

Santa Margherita Maria Alacoque Vergine

16 ottobre e 17 ottobre – Memoria Facoltativa

Verosvres, Autun, Francia, 1647 – Paray-le-Monial, 17 ottobre 1690

 

Nata in Borgogna nel 1647, Margherita ebbe una giovinezza difficile, soprattutto perché dovette vincere la resistenza dei genitori per entrare, a ventiquattro anni, neII’Ordine della Visitazione, fondato da san Francesco di Sales. Margherita, diventata suor Maria, restò vent’anni tra le Visitandine, e fin dall’inizio si offrì «vittima al Cuore di Gesù». Fu incompresa dalle consorelle, malgiudicata dai superiori. Anche i direttori spirituali dapprima diffidarono di lei, giudicandola una fanatica visionaria. Il beato Claudio La Colombière divenne preziosa guida della mistica suora della Visitazione, ordinandole di narrare, nell’autobiografia, le sue esperienze ascetiche. Per ispirazione della santa, nacque la festa del Sacro Cuore, ed ebbe origine la pratica dei primi Nove Venerdì del mese. Morì il 17 ottobre 1690. (Avvenire)

Etimologia: Margherita = perla, dal greco e latino

Emblema: Giglio

Martirologio Romano: Santa Margherita Maria Alacoque, vergine, che, entrata tra le monache dell’Ordine della Visitazione della beata Maria, corse in modo mirabile lungo la via della perfezione; dotata di mistici doni e particolarmente devota al Sacratissimo Cuore di Gesù, fece molto per promuoverne il culto nella Chiesa. A Paray-le-Monial nei pressi di Autun in Francia, il 17 ottobre, si addormentò nel Signore.

(17 ottobre: A Paray-le-Monial nel territorio di Autun in Francia, transito di santa Margherita Maria Alacoque, vergine, la cui memoria si celebra il giorno precedente a questo).

La memoria di Santa Margherita Maria Alacoque, francese, è legata alla diffusione della devozione del Sacro Cuore, una devozione tipica dei tempi moderni, e promossa infatti soltanto tre secoli fa, quando soffiò sulla Francia il vento gelido del Giansenismo, foriero della tormenta dell’Illuminismo.

All’origine della devozione al Cuore di Gesù si trovano due grandi Santi: Giovanni Eudes e Margherita Maria Alacoque. Del primo abbiamo già parlato il 19 agosto. dicendo come questo moschettiere dell’amore di Gesù e Maria fosse il primo e più fervido propagatore del nuovo culto.

Santa Margherita Maria Alacoque, da parte sua, fu colei che rivelò in tutta la loro mirabile profondità i doni d’amore dei cuore di Gesù, traendone grazie strepitose per la propria santità, e la promessa che i soprannaturali carismi sarebbero stati estesi a tutti i devoti del Sacro Cuore.

Nata in Borgogna nel 1647, Margherita ebbe una giovinezza difficile, soprattutto perché non le fu facile sottrarsi all’affetto dei genitori, e alle loro ambizioni mondane per la figlia, ed entrare, a ventiquattro anni, neII’Ordine della Visitazione, fondato da San Francesco di Sales. Margherita, diventata suor Maria, restò vent’anni tra le Visitandine, e fin dall’inizio si offrì  » vittima al Cuore di Gesù « . In cambio ricevette grazie straordinarie, come fuor dell’ordinario furono le sue continue penitenze e mortificazioni sopportate con dolorosa gioia. Fu incompresa dalle consorelle, malgiudicata dai Superiori. Anche i direttori spirituali dapprima diffidarono di lei, giudicandola una fanatica visionaria.  » Ha bisogno di minestra « , dicevano, non per scherno, ma per troppo umana prudenza.

Ci voleva un Santo, per avvertire il rombo della santità. E fu il Beato Claudio La Colombière, che divenne preziosa e autorevole guida della mistica suora della Visitazione, ordinandole di narrare, nella Autobiografia, le sue esperienze ascetiche, rendendo pubbliche le rivelazioni da lei avute.

 » Ecco quel cuore che ha tanto amato gli uomini « , le venne detto un giorno, nel rapimento di una visione. t una frase restata quale luminoso motto della devozione al Sacro Cuore. E poi, le promesse:  » Il mio cuore si dilaterà per spandere con abbondanza i frutti del suo amore su quelli che mi onorano « . E ancora:  » I preziosi tesori che a te discopro, contengono le grazie santificanti per trarre gli uomini dall’abisso di perdizione « .

Per ispirazione della Santa, nacque così la festa del Sacro Cuore, ed ebbe origine la pratica pia dei primi Nove Venerdì del mese. Vinta la diffidenza, abbattuta l’ostilità, scossa la indifferenza, si diffuse nel mondo la devozione a quel Cuore che a Santa Margherita Alacoque era apparso  » su di un trono di fiamme, raggiante come sole, con la piaga adorabile, circondato di spine e sormontato da una croce « . E’ l’immagine che appare ancora in tante case, e che ancora protegge, in tutto il mondo, le famiglie cristiane.

Autore: Piero Bargellini

Publié dans:feste, Santi |on 30 mai, 2008 |Pas de commentaires »

Sacro Cuore di Gesù – 30 maggio

dal sito:

http://santiebeati.it/dettaglio/20280

Sacro Cuore di Gesù

30 maggio (celebrazione mobile)

Martirologio Romano: Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, il quale, mite e umile di cuore, esaltato sulla croce, è divenuto fonte di vita e di amore, a cui tutti i popoli attingeranno.

Sacro Cuore di Gesù, confido in Te!;
Dolce Cuore del mio Gesù, fa ch’io t’ami sempre più!;
O Gesù di amore acceso, non Ti avessi mai offeso!.
Queste sono alcune delle tante amorose e devote giaculatorie, che nei secoli sono state e sono pronunciate dai cattolici in onore del Sacro Cuore di Gesù, che nella loro semplice poesia, esprimono la riconoscenza per l’amore infinito di Gesù dato all’umanità e nello stesso tempo la volontà di ricambiare, delle tante anime infiammate e innamorate di Cristo.
Al Sacro Cuore di Gesù, la Chiesa Cattolica, rende un culto di “latria” (adorazione solo a Dio, Gesù Cristo, l’Eucaristia), intendendo così onorare: I – il Cuore di Gesù Cristo, uno degli organi simboleggianti la sua umanità, che per l’intima unione con la Divinità, ha diritto all’adorazione; II – l’amore del Salvatore per gli uomini, di cui è simbolo il Suo Cuore.
Questa devozione già praticata nell’antichità cristiana e nel Medioevo, si diffuse nel secolo XVII ad opera di S. Giovanni Eudes (1601-1680) e soprattutto di S. Margherita Maria Alacoque (1647-1690). La festa del Sacro Cuore fu celebrata per la prima volta in Francia, probabilmente nel 1685.
Santa Margherita Maria Alacoque, suora francese, entrò il 20 giugno 1671 nel convento delle Visitandine di Paray-le-Monial (Saone-et-Loire), visse con grande semplicità e misticismo la sua esperienza di religiosa e morì il 17 ottobre 1690 ad appena 43 anni.
Sotto questa apparente uniformità, si nascondeva però una di quelle grandi vite del secolo XVII, infatti nel semplice ambiente del chiostro della Visitazione, si svolsero le principali tappe dell’ascesa spirituale di Margherita, diventata la messaggera del Cuore di Gesù nell’epoca moderna.
Ella già prima di entrare nel convento, era dotata di doni mistici che si accentuarono con la sua nuova condizione di religiosa; ebbe numerose manifestazioni mistiche, ma nel 1673 cominciarono le grandi visioni che resero famoso il suo nome; esse furono quattro rivelazioni principali, oltre numerose altre di minore importanza.
La prima visione avvenne il 27 dicembre 1673, festa di s. Giovanni Evangelista, Gesù le apparve e Margherita si sentì “tutta investita della divina presenza”; la invitò a prendere il posto che s. Giovanni aveva occupato durante l’Ultima Cena e le disse: “Il mio divino Cuore è così appassionato d’amore per gli uomini, che non potendo più racchiudere in sé le fiamme della sua ardente carità, bisogna che le spanda. Io ti ho scelta per adempiere a questo grande disegno, affinché tutto sia fatto da me”.
Una seconda visione le apparve agli inizi del 1674, forse un venerdì; il divin Cuore si manifestò su un trono di fiamme, più raggiante del sole e trasparente come cristallo, circondato da una corona di spine simboleggianti le ferite inferte dai nostri peccati e sormontato da una croce, perché dal primo istante che era stato formato, era già pieno d’ogni amarezza.
Sempre nel 1674 le apparve la terza visione, anche questa volta un venerdì dopo la festa del Corpus Domini; Gesù si presentò alla santa tutto sfolgorante di gloria, con le sue cinque piaghe, brillanti come soli e da quella sacra umanità uscivano fiamme da ogni parte, ma soprattutto dal suo mirabile petto che rassomigliava ad una fornace e essendosi aperto, ella scoprì l’amabile e amante Cuore, la vera sorgente di quelle fiamme.
Poi Gesù lamentando l’ingratitudine degli uomini e la noncuranza rispetto ai suoi sforzi per far loro del bene, le chiese di supplire a questo. Gesù la sollecitò a fare la Comunione al primo venerdì di ogni mese e di prosternarsi con la faccia a terra dalle undici a mezzanotte, nella notte tra il giovedì e il venerdì.
Vennero così indicate le due principali devozioni, la Comunione al primo venerdì di ogni mese e l’ora santa di adorazione.
La quarta rivelazione più meravigliosa e decisiva, ebbe luogo il 16 giugno 1675 durante l’ottava del Corpus Domini. Nostro Signore le disse che si sentiva ferito dalle irriverenze dei fedeli e dai sacrilegi degli empi, aggiungendo: “Ciò che mi è ancor più sensibile è che sono i cuori a me consacrati che fanno questo”.
Gesù chiese ancora che il venerdì dopo l’ottava del Corpus Domini, fosse dedicato a una festa particolare per onorare il suo Cuore e con Comunioni per riparare alle offese da lui ricevute. Inoltre indicò come esecutore della diffusione di questa devozione, il padre spirituale di Margherita, il gesuita san Claude de la Colombiere (1641-1682), superiore della vicina Casa dei Gesuiti di Paray-le-Monial.
Margherita Maria Alacoque proclamata santa il 13 maggio 1920 da papa Benedetto XV, ubbidì all’appello divino fatto attraverso le visioni e divenne l’apostola di una devozione che doveva trasportare all’adorazione dei fedeli al Cuore divino, fonte e focolaio di tutti i sentimenti che Dio ci ha testimoniati e di tutti i favori che ci ha concessi.
Le prime due cerimonie in onore del Sacro Cuore, presente la santa mistica, si ebbero nell’ambito del Noviziato di Paray il 20 luglio 1685 e poi il 21 giugno 1686, a cui partecipò tutta la Comunità delle Visitandine.
A partire da quella data, il movimento non si sarebbe più fermato, nonostante tutte le avversità che si presentarono specie nel XVIII secolo circa l’oggetto di questo culto.
Nel 1765 la Sacra Congregazione dei Riti affermò essere il cuore di carne simbolo dell’amore; allora i giansenisti intesero ciò come un atto di idolatria, ritenendo essere possibile un culto solo al cuore non reale ma metaforico.
Papa Pio VI (1775-1799) nella bolla “Auctorem fidei”, confermava l’espressione della Congregazione notando che si adora il cuore “inseparabilmente unito con la Persona del Verbo”.
Il 6 febbraio 1765 papa Clemente XIII (1758-1769) accordò alla Polonia e all’Arciconfraternita romana del Sacro Cuore la festa del Sacro Cuore di Gesù; nel pensiero del papa questa nuova festa doveva diffondere nella Chiesa, i passi principali del messaggio di s. Margherita, la quale era stata lo strumento privilegiato della diffusione di un culto, che era sempre esistito nella Chiesa sotto diverse forme, ma dandogli tuttavia un nuovo orientamento.
Con lei non sarebbe più stata soltanto una amorosa contemplazione e un’adorazione di quel “Cuore che ha tanto amato”, ma anche una riparazione per le offese e ingratitudini ricevute, tramite il perfezionamento delle nostre esistenze.
Diceva la santa che “l’amore rende le anime conformi”, cioè il Signore vuole ispirare nelle anime un amore generoso che, rispondendo al suo, li assimili interiormente al divino modello.
Le visioni e i messaggi ricevuti da s. Margherita Maria Alacoque furono e resteranno per sempre un picco spirituale, dove venne ricordato al mondo, l’amore appassionato di Gesù per gli uomini e dove fu chiesta a loro una risposta d’amore, di fronte al “Cuore che si è consumato per essi”.
La devozione al Sacro Cuore trionfò nel XIX secolo e il convento di Paray-le-Monial divenne meta di continui pellegrinaggi; nel 1856 con papa Pio IX la festa del Sacro Cuore divenne universale per tutta la Chiesa Cattolica.
Sull’onda della devozione che ormai coinvolgeva tutto il mondo cattolico, sorsero dappertutto cappelle, oratori, chiese, basiliche e santuari dedicati al Sacro Cuore di Gesù; ricordiamo uno fra tutti il Santuario “Sacro Cuore” a Montmartre a Parigi, iniziato nel 1876 e terminato di costruire dopo 40 anni; tutte le categorie sociali e militari della Francia, contribuirono all’imponente spesa.
Proliferarono quadri e stampe raffiguranti il Sacro Cuore fiammeggiante, quasi sempre posto sul petto di Gesù che lo indica agli uomini; si organizzò la pia pratica del 1° venerdì del mese, i cui aderenti portano uno scapolare con la raffigurazione del Cuore; si composero le meravigliose “Litanie del Sacro Cuore”; si dedicò il mese di giugno al suo culto.
Affinché il culto del Cuore di Gesù, iniziato nella vita mistica delle anime, esca e penetri nella vita sociale dei popoli, iniziò, su esortazione di papa Pio IX del 1876, tutto un movimento di “Atti di consacrazione al Cuore di Gesù”, a partire dalla famiglia a quella di intere Nazioni ad opera di Conferenze Episcopali, ma anche di illuminati e devoti governanti; cito per tutti il presidente dell’Ecuador, Gabriel Garcia Moreno (1821-1875).
Fu tanto il fervore, che per tutto l’Ottocento e primi decenni del Novecento, fu dedicato al culto del Sacro Cuore, che di riflesso sorsero numerose congregazioni religiose, sia maschili che femminili, tra le principali vi sono: “Congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore” fondata nel 1874 dal beato Leone Dehon (Dehoniani); “Figli del Sacro Cuore di Gesù” o Missioni africane di Verona, congregazione fondata nel 1867 da san Daniele Comboni (Comboniani); “Dame del Sacro Cuore” fondate nel 1800 da santa Maddalena Sofia Barat; “Ancelle del Sacro Cuore di Gesù” fondate nel 1865 dalla beata Caterina Volpicelli, diversi Istituti femminili portano la stessa denominazione.
Attualmente la festa del Sacro Cuore di Gesù viene celebrata il venerdì dopo la solennità del Corpus Domini, visto che detta ricorrenza è stata spostata alla domenica; il sabato che segue è dedicato al Cuore Immacolato di Maria, quale segno di comune devozione ai Sacri Cuori di Gesù e Maria, inscindibili per il grande amore donato all’umanità.
In un papiro egiziano di circa 4000 anni fa, troviamo l’espressione della comune nostalgia d’amore: “Cerco un cuore su cui appoggiare la mia testa e non lo trovo, non ci sono più amici!”.
Lo sconosciuto poeta egiziano era dolente per ciò, ma noi siamo più fortunati, perché l’abbiamo questo cuore e questo amico, al pari di s. Giovanni Evangelista che poggiò fisicamente il suo capo sul petto e cuore di Gesù.
Possiamo avere piena fiducia in un simile amico, Egli vivendo in perfetta intimità col Padre, sa e può rivelarci tutto ciò che serve per il nostro bene.

Autore: Antonio Borrelli 

Publié dans:feste |on 29 mai, 2008 |Pas de commentaires »

Charles Brethes Dio è amore : sulla solennità del Sacro Cuore di Gesù

dal sito: 

http://www.qumran2.net/parolenuove/commenti.pax?mostra_id=174

Charles Brethes Dio è amore

Fratelli, la festa del Sacro Cuore, che oggi celebriamo, è una festa relativamente recente.
Quando nel secolo XVII Gesù apparve a santa Margherita Maria, una religiosa francese di Paray – le-Monial, mostrandole il suo cuore circondato dalle fiamme, la festa fu caldeggiata e voluta dai Sommi Pontefici ed ha trovato un grandissimo favore in mezzo al popolo cristiano.
Qual è lo scopo di questa festa? Ricordare agli uomini, sotto l’eloquente simbolo del cuore, il messaggio fondamentale del vangelo: Dio è amore. E in Gesù-Sacro Cuore noi troviamo in maniera particolarmente suggestiva la rivelazione del Dio-amore e l’invito insistente di vivere in questo amore e per questo amore.
Accogliamo questo messaggio, attuale e necessario più che mai, e sforziamoci di mettere il nostro cuore all’unisono con il cuore di Gesù.

Preparazione penitenziale
1. Riflessione
- « Dio è amore ». E necessario essere umili e piccoli per essere introdotti in questo mistero di Dio, che è nascosto ai superbi.
- « Dio ci ha amati per primo ». Non abbiamo avuto e non abbiamo nessun diritto a questo amore: non dimentichiamo che esso è assolutamente gratuito.
- « Amatevi gli uni gli altri », ci ripete san Giovanni. Dobbiamo convincerci che non può esistere amore di Dio se non c’è prima amore verso il prossimo.

2. Riflessioni
- Signore, che ci hai rivelato il tuo amore, mandando nel mondo il tuo Figlio per salvarci, abbi pietà di noi.
- Cristo, disceso dal cielo per rivelare a tutti gli uomini l’amore del Padre, abbi pietà di noi.
- Signore, che ci fai vivere nell’amore del Padre e del Figlio, abbi pietà di noi.

Prima lettura (Dt 7,6-11): L’amore dl Dio e gratuito
Mosè ricorda al popolo ebreo che se Dio lo ha scelto per essere il « popolo eletto », non è perché sia un popolo importante o abbia dei meriti, ma l’ha fatto per sua bontà. E amore assolutamente gratuito di Dio.

a. Che si tratti di nazioni o di individui, la scelta di Dio è sempre libera. Così nella scelta che Dio ha fatto del popolo ebreo, l’unico movente è stato l’amore.
b. Mosè non tralascia di ricordare al popolo che questo amore di Dio esige, da colui che ne è l’oggetto, una risposta di amore, che dovrà concretizzarsi nella costante fedeltà ai comandi di Dio.
c. Anche il cristiano – lui soprattutto – è oggetto dell’amore di Dio. Scelto e preferito senza alcun merito personale, deve farsi un dovere di corrispondere a questa preferenza con una inalterabile fedeltà nel servirlo e nell’amarlo.

Salmo responsoriale (Sai 102): Canto dl lode al Dio dell’amore
Il Salmo canta l’infinita tenerezza di Dio per l’uomo. Dio guarisce, Dio perdona, Dio risuscita: in una parola, è l’amore. Ringraziamolo e benediciamolo!
Rit.: Il Signore è buono e grande nell’amore.

Seconda lettura (1 Cv 4,7-16): Dio, sorgente dl ogni amore
Dio è amore. San Giovanni ne indica la prova suprema nel dono che Dio ci ha fatto del suo Figlio. Ne consegue però per noi il dovere di amarci gli uni gli altri, per rendere visibile l’amore di Dio che è in noi.

a. Con l’occhio della fede, Giovanni penetra nella vita intima di Dio: egli non è soltanto il Dio onnipotente che regge l’universo, ma il Padre che ci ricolma dei suoi benefici.
b. E il suo è un amore assolutamente gratuito. Ci ama per primo, senza alcun merito da parte nostra, di un amore totalmente disinteressato e del quale noi siamo i soli beneficiari.
c. Questa gratuità dell’amore di Dio a nostro riguardo, suscita in noi il bisogno, l’urgenza di corrispondere? Ci impegna specialmente ad amare i nostri fratelli, e dedicarci a loro dimenticando noi stessi, senza attenderci alcun contraccambio?

Vangelo (Mt 11,25-30): I privilegiati di Dio
È uno dei testi più conosciuti del vangelo di san Matteo. Gesù invita « gli umili di cuore » ad andare a lui: sono i soli in grado di capire. Egli alleggerirà il loro peso, li libererà dall’angoscia, infonderà in essi un’assoluta fiducia nel suo amore.

a. È un’affermazione che ricorre spesso nella Bibbia: solo agli umili di cuore è concesso di scoprire i segreti di Dio, mentre invece restano nascosti a coloro che ci compiacciono di se stessi.
b. Per essi quindi il peso della vita diventa leggero. Camminano nella via dell’amore e non in quella della costrizione. « Il mio giogo è facile dà portare », dice il Signore.
c. Mettersi alla scuola di Cristo, non significa studiare un complesso di verità più o meno astratte; ma accogliere Cristo nella sua persona, per conoscere da lui i segreti divini, i misteri dell’amore, e viverli.

Suggerimenti per l’omelia
Qual è il senso della festa del Sacro Cuore? Quale ne è l’oggetto? E necessario chiarirlo e precisarlo, perché la devozione al Sacro Cuore è stata talvolta sospettata di superstizione.

- Ricordare che Dio è amore. E il messaggio fondamentale di Cristo: egli si è fatto uomo per manifestare nella sua umanità la misericordia di Dio: « Chi vede me, vede il Padre ».
E nel corso dei tempi, Dio nulla ha trascurato per far capire agli uomini che, nonostante le colpe e le ingratitudini, continuava ad amarli. Questa è stata la missione dei profeti, ma soprattutto la missione del Figlio. I suoi insegnamenti, la sua vita, la sua morte, la sua risurrezione, tutto in Cristo grida: Dio vi ama! E anche Gesù-Sacro Cuore ha ripetuto la stessa cosa: « Ecco quel cuore che tanto amato!… ».
- Invitare gli uomini a corrispondere a questo amore. Parlando a 5. Margherita, Gesù ha poi aggiunto: « …ed è così poco amato! Almeno tu ripara ». Il cristiano è colui che, alla luce dello Spirito Santo, si sforza di entrare in questo mistero di amore e integrarlo nella sua vita.
Questo mistero gli ispirerà di Care sempre e solo ciò che piace a Dio, sull’esempio di Cristo, osservando i suoi comandamenti. Questo mistero, vissuto nella verità, gli farà considerare tutti gli uomini, anche i nemici, come fratelli da amare, da aiutare con tutto se stesso, anche con il dono della vita se necessario, sull’esempio di Cristo.

Preghiera universale
Fratelli, il messaggio di Cristo è messaggio di amore, la sua vita è un atto di amore, il suo testamento il comando nuovo dell’amore.. la festa del Sacro Cuore ci ricorda tutto questo. La nostra preghiera attinga la sua ispirazione e la sua forza dalla certezza che Dio ci ama.

Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, O Signore.

I. In ogni tempo la Chiesa deve manifestare al mondo l’amore di Dio. Perché essa possa ripetere con gli stessi accenti di Cristo: Venite a me, voi tutti che soffrite, e io vi ristorerò: preghiamo
2. Per tutta l’umanità che è alla ricerca della tranquillità e della pace. Perché si orienti versò Cristo, certa di trovare in lui la sicurezza, la forza e la gioia: preghiamo
3. Nella nostra società egoistica sono molti quelli che non conoscono la gioia di amare e di essere amati. Perché il Signore metta sul loro cammino dei cuori generosi che li comprendano e li confortino: preghiamo.
4. Per tutti coloro che invece conoscono la gioia di amare: fidanzati, sposi, genitori. Perché si ricordino che la vera sorgente del loro amore è l’amore stesso di Dio: preghiamo
5. Perché le nostre comunità parrocchiali siano vivificate da un vero amore fraterno e tutti i loro membri si impegnino a portare gli unii pesi degli altri: preghiamo.

Signore Gesù, mostrandoci il tuo cuore hai voluto, sotto questo simbolo, farci comprendere la grandezza del tuo amore per noi. Fa’ che possiamo essere conquistati da questo mistero di amore, per amare dal profondo del cuore il Padre e i nostri fratelli, come tu li ami. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.

Al Padre nostro
Cristo ci ha rivelato che il Padre suo è anche il Padre nostro, e il migliore dei Padri. Lo Spirito Santo ci aiuti a recitare nel modo migliore la preghiera dei figli.

Parole di congedo e Saluto
Sforziamoci di essere dolci e umili di cuore sull’esempio di Cristo, per essere veri testimoni dell’amore di Dio dinanzi ai nostri fratelli.

Publié dans:feste |on 29 mai, 2008 |Pas de commentaires »

9 NOVEMBRE: DEDICAZIONE DELLA BASILICA LATERANENSE – FESTA

dal sito liturgico Maranathà: 

 

http://www.maranatha.it/Festiv2/festeSolen/1109Page.htm

 

 

9 NOVEMBRE
DEDICAZIONE DELLA
BASILICA LATERANENSE

Festa

(LETTURE: 1 Re 8,22-23.27-30; Sal 94; 1 Pt 2, 4-9; Gv 4, 19-24 ) 

   

 

 

Il   palazzo del Laterano, proprietà della famiglia imperiale, diventò nel secolo IV abitazione ufficiale del Papa. La basilica adiacente, dedicata al divin Salvatore, fu la prima cattedrale del mondo: vi si celebravano specialmente i battesimi nella notte di Pasqua. Dedicata poi anche ai due santi Giovanni, Battista ed Evangelista, per molto tempo fu considerata la Chiesa-madre di Roma e ospitò le sessioni di cinque grandi Concili ecumenici.
Le Chiese di tutto il mondo, unendosi oggi alla Chiesa di Roma, le riconoscono la « presidenza della carità » di cui parlava già sant’Ignazio di Antiochia. Similmente avviene per la festa della Dedicazione della chiesa cattedrale di ogni diocesi, alla quale sono «legate» tutte le parrocchie e le comunità che ne dipendono. In ogni edificio-chiesa dedicato a Dio si celebra quel «mistero di salvezza» che opera meraviglie in Maria, negli Angeli e nei Santi. Quella di oggi è una festa del «Signore». Il Verbo, facendosi carne, ha piantato la sua tenda fra noi (cf Gv 1,14). Cristo risorto è presente nella sua Chiesa: ne è il Capo. Le chiese in muratura sono un segno di questa presenza di Cristo: è lui che ivi parla, dà se stesso in cibo, presiede la comunità raccolta in preghiera, «rimane» con noi per sempre (SC 7).
Il         Cenacolo, le basiliche paleocristiane, le cattedrali del Medioevo, gli edifici sacri del rinascimento o del barocco, le architetture religiose moderne sono sempre «qualificate a dimensione d’uomo»: in ogni tempo la comunità ha proiettato nella struttura dei suoi edifici l’immagine di sé. E non le sono mai mancate le pietre vive per la costruzione del tempio spirituale di cui il Risorto è pietra d’angolo. «Il tempio come figura della Chiesa (cf LG 6) è un richiamo alla comunità e alla comunione. Come un edificio non potrebbe stare in piedi se tutti i materiali di cui è composto non fossero tenuti saldamente insieme in forza dei progetto elaborato dall’architetto ed eseguito dai costruttori, così tutti i membri della Chiesa, «comunità di fede, di speranza e di carità» (LG 8). debbono vivere e operare in una sincera e costante solidarietà e comunione».
  

Con il battesimo siamo tutti diventati tempio di Dio 

Dai «Discorsi» di san Cesario di Arles, vescovo (Disc. 229, 1-3; CCL 104,905-908)
Con gioia e letizia celebriamo oggi, fratelli carissimi, il giorno natalizio di questa chiesa: ma il tempio vivo è vero di Dio dobbiamo esserlo noi. Questo è vero senza dubbio. Tuttavia i popoli cristiani usano celebrare la solennità della chiesa matrice, poiché sanno che è proprio in essa che sono rinati spiritualmente.
Per la prima nascita noi eravamo coppe dell’ira di Dio; secondo nascita ci ha resi calici del suo amore misericordioso. La prima nascita ci ha portati alla morte; la seconda ci ha richiamati alla vita. Prima del battesimo tutti noi eravamo, o carissimi, tempio del diavolo. Dopo il battesimo abbiamo meritato di diventare tempio di Cristo. Se riflettiamo un pò più attentamente sulla salvezza della nostra anima, non avremo difficoltà a comprendere che siamo il vero e vivo tempio di Dio. «Dio non dimora in
templi costruiti dalle mani dell’uomo» (At 17, 24), o in case fatte di legno e di pietra, ma soprattutto nell’anima creata a sua immagine per mano dello stesso Autore delle cose. Il grande apostolo Paolo ha detto: «Santo è il tempio di Dio che siete voi» (1 Cor 3, 17). Poiché Cristo con la sua venuta ha cacciato il diavolo dal nostro cuore per prepararsi un tempio dentro di noi, cerchiamo di fare, col suo aiuto, quanto è in nostro potere, perché questo tempio non abbia a subire alcun danno per le nostre cattive azioni. Chiunque si comporta male, fa ingiuria a Cristo. Prima che Cristo ci redimesse, come ho già detto, noi eravamo abitazione del diavolo. In seguito abbiamo meritato di diventare la casa di Dio, solo perché egli si è degnato di fare di noi la sua dimora.
Se dunque, o carissimi, vogliamo celebrare con gioia il giorno natalizio della nostra chiesa, non dobbiamo distruggere con le nostre opere cattive il tempio vivente di Dio. Parlerò in modo che tutti mi possano comprendere: tutte le volte che veniamo in chiesa, riordiniamo le nostre anime così come vorremmo trovare il tempio di Dio. Vuoi trovare una basilica tutta splendente? Non macchiare la tua anima con le sozzure del peccato. Se tu vuoi che la basilica sia piena di luce, ricordati che anche Dio vuole che nella tua anima non vi siano tenebre. Fa’ piuttosto in modo che in essa, come dice il Signore, risplenda la luce delle opere buone, perché sia
glorificato colui che sta nei cieli. Come tu entri in questa chiesa, così Dio vuole entrare nella tua anima. Lo ha affermato egli stesso quando ha detto: Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò (cfr. Lv 26, 11.12). 

 

Publié dans:Chiese, feste |on 9 novembre, 2007 |Pas de commentaires »

La Chiesa celebra la Festa della Santa Croce

dal sito:

http://www.radiovaticana.org/it1/Articolo.asp?c=154994

La Chiesa celebra la Festa della Santa Croce
 

La Chiesa celebra oggi la Festa della Santa Croce. Una ricorrenza che ha la sua origine a Gerusalemme, nel 326, quando Sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino. ritrovò i resti della Croce di Cristo, nei pressi del Calvario. Il servizio di Sergio Centofanti:

Tutti la maledicono; la Chiesa la esalta. Dice San Paolo:  »Noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani ».“Ma che senso ha esaltare la Croce? – si era chiesto il Papa nell’Angelus del 17 settembre dell’anno scorso – Non è forse scandaloso venerare un patibolo infamante?”:

 
“I cristiani, però, non esaltano una qualsiasi croce, ma quella Croce che Gesù ha santificato con il suo sacrificio, frutto e testimonianza di immenso amore. Cristo sulla Croce ha versato tutto il suo sangue per liberare l’umanità dalla schiavitù del peccato e della morte. Perciò, da segno di maledizione, la Croce è stata trasformata in segno di benedizione, da simbolo di morte in simbolo per eccellenza dell’Amore che vince l’odio e la violenza e genera la vita immortale. ‘O Crux, ave spes unica! O croce, unica speranza!’. Così canta la liturgia”.
 
Strettamente collegata alla Festa dell’Esaltazione della Santa Croce è la memoria della Madonna Addolorata, che si celebra domani. Maria è ai piedi della Croce accanto a Gesù morente. “Il suo dolore – dice il Papa – forma un tutt’uno con quello del Figlio”:

 
“È un dolore pieno di fede e di amore. La Vergine sul Calvario partecipa alla potenza salvifica del dolore di Cristo, congiungendo il suo ‘fiat’, il suo ‘sì’, a quello del Figlio. Cari fratelli e sorelle, spiritualmente uniti alla Madonna Addolorata, rinnoviamo anche noi il nostro ‘sì’ al Dio che ha scelto la via della Croce per salvarci. Si tratta di un grande mistero che è ancora in atto, fino alla fine del mondo, e che chiede anche la nostra collaborazione. Ci aiuti Maria a prendere ogni giorno la nostra croce e a seguire fedelmente Gesù sulla via dell’obbedienza, del sacrificio e dell’amore”. 

 

Publié dans:feste |on 14 septembre, 2007 |Pas de commentaires »
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