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FESTIVITÀ DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE: OMELIA DI SUA SANTITÀ GIOVANNI XXIII (1960)

dal sito:

http://www.vatican.va/holy_father/john_xxiii/homilies/1960/documents/hf_j-xxiii_hom_19601208_immacolata-concezione_it.html

FESTIVITÀ DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE

OMELIA DI SUA SANTITÀ GIOVANNI XXIII*

Basilica Liberiana

Giovedì, 8 dicembre 1960

Venerabili Fratelli: diletti figli!

Portiamo con Noi il ricordo felice della visita che facemmo alla chiesa dei Santi Apostoli lo scorso anno, giusto il 7 dicembre 1959, per la chiusura della Novena della Immacolata. Quel gesto risvegliava d’improvviso, dopo quasi un secolo di silenzio, la tradizione della visita personale del Papa solita a farsi a quel tempio insigne.
Le grazie domandate alla venerata Madre di Gesù e Madre nostra in quella circostanza Ci furono accordate, o sono in via di amabile concessione.
Il Sinodo Diocesano che Ci stava tanto a cuore è riuscito: e con generale soddisfazione. Il volume che contiene la sostanza viva dei suoi ordinamenti, ispirati da un fervore di progresso spirituale, corre per il mondo, oltre i confini dell’Urbe; e la esecuzione di essi fra noi è oggetto di attento studio e di fervida adesione da parte delle anime più generose, e sensibili alle necessità spirituali ed apostoliche di Roma.
Durante la celebrazione della Novena dell’Immacolata e sul punto di rinnovare anche quest’anno coi Nostri diletti figli un incontro di pietà religiosa, non potemmo non accogliere molteplici desideri offertiCi da voci confidenti e pie, perchè, piuttosto che alla vigilia, il grande mistero dell’Immacolata ricevesse dal Papa una celebrazione più solenne nella data faustissima della festa liturgica, e precisamente fra gli splendori della Basilica Liberiana che, non solo nell’Urbe, ma in tutto il mondo è salutata e veneratissima come la glorificazione monumentale, la più alta in dignità, della devozione Mariana nella Chiesa Cattolica, dalle età più celebri della sua storia.
I templi dedicati a Maria sono infatti innumerevoli, e ve n’ha di splendidi e sontuosissimi in ogni nazione: ma la Basilica di S. Maria Maggiore del colle Esquilino in Roma, tutti li sopravvanza in sacra vetustà di memorie e a tutti i visitatori si apre devotissima e fascinatrice.
Siamo dunque lieti, diletti Nostri figli di Roma, di accogliervi questo anno qui e di salutarvi in questa aurea dimora della Madre di Gesù, che è Madre nostra, buona e benedetta per tutti e per ciascuno.
E poiché questo nostro incontro ce ne porge l’occasione, e quasi ci invita, vogliate associarvi, diletti figli, al Nostro spirito nel fissare con occhio devoto tre punti luminosi, che amiamo rendere oggetto di viva attenzione in questa splendente atmosfera di storia religiosa, di arte, di pietà Mariana. Non potremo meglio godere, né ricevere più suadente edificazione ed incoraggiamento al ben fare e a confidare.
Questi tre punti, la cui luce benigna Ci commuove e Ci esalta, eccoli: 1) l’Immacolata; 2) il ricordo dei Pontefici Nostri predecessori e di Papa Pio IX — degno di particolare rilievo — che tale la esaltò privilegiata e santissima; 3) il grande Concilio Ecumenico Vaticano II che, nella sua ben organizzata preparazione, è già palpito, e ansiosa, felice partecipazione di tutti i credenti del mondo intero.

1. L’Immacolata.

La dottrina cattolica che riguarda l’immacolato concepimento di Maria e ne esalta gli splendori è familiare ad ogni buon cristiano: delizia ed incanto per le anime più nobili. P nella liturgia: è nelle voci dei Padri della Chiesa, è nel sospiro ansioso di tanti cuori che intendono farle onore, rendendo il profumo della loro purezza, ardore di apostolato per la elevazione del buon costume privato e pubblico.
Oh ! Venerabili Fratelli e figli diletti, che grande compito è veramente questo per noi: cooperare tutti, con la grazia di Maria Immacolata e nella luce dei suoi insegnamenti, alla purificazione del pubblico e privato costume!
Sappiamo di toccare una nota triste; ma è la coscienza che Ce lo impone.
Veramente l’oblio della purezza, il pervertimento del costume posto in esibizione ed in esaltazione, attraverso tante forme di seduzione e di prevaricazione, sono motivo di sgomento dell’anima sacerdotale — e pensate quanto più amaramente — dell’anima del Papa che vi parla.
Ecco. Risalendo lungo il corso della Nostra lunga vita e, richiamando incontri e impressioni varie, di tempi lontani, Ci sentiamo come penetrati ancora da intima e trepida commozione al ricordo di schiere senza numero di spose e di madri, di umili donne di casa e di vergini consacrate, il cui servizio di carità e di prudenza era robustezza e nobiltà vera delle famiglie e cooperazione del ministero sacerdotale. Tutto questo loro silenzioso operare avveniva nella luce della legge divina, nella espressione delle virtù umane e cristiane, fiorite dalla dignità e purezza del costume.
Da tale soavità di ricordi scaturisce a questo proposito una attestazione, che proprio un anno fa avemmo occasione di fare, parlando ad una eletta accolta di Giuristi Cattolici, e che amiamo ripetervi: « Fin dalla adolescenza — dicevamo — Ci trovammo come immersi in una tradizione domestica e cristiana, che sempre fu aperta alla conoscenza del vero e del bello … Ebbene, riandando col pensiero alle cose viste e sentite, alle persone avvicinate, abbiamo la gioia di dire che mai, nei Nostri giovani anni, il Nostro spirito restò offeso da visioni, da parole, da racconti sconcertanti: e possiamo perciò rendere testimonianza alla rettitudine, alla onestà, alla delicatezza di coscienza dei Nostri familiari e della Nostra gente » [1].
Le tradizioni del Nostro buon popolo cristiano sono ancora per la grande maggioranza sane e robuste, ancorate ad una fedeltà serena e consapevole al patrimonio di verità e di saggezza, che la Chiesa custodisce gelosamente come il suo più prezioso tesoro spirituale. È necessario però che quanti hanno a cuore le sorti della società familiare e civile esprimano sempre maggior fermezza di fronte ai tentativi oggi premeditati di sommergere la sanità del costume morale con un’offensiva senza precedenti, che non conosce tregua. In questo sforzo comune, a cui sono chiamati tutti gli uomini di buona volontà, e specialmente i padri e le madri di famiglia, un aiuto a non lasciarsi sopraffare, una ispirazione luminosa e potente a tenerci fedeli, e ad irrobustirci nella buona battaglia, è dall’Immacolata che noi dobbiamo implorarla, a nostra protezione, a nostro grande esempio, a nostro conforto in un lavoro di penetrazione e di apostolato che è grande responsabilità per tutti.
O Maria Immacolata, stella del mattino che dissipi le tenebre della notte oscura, a te noi ricorriamo con grande fiducia. Vitam praesta puram: iter para tutum. Sgombra dai nostri passi le tante seduzioni del gusto mondano della vita; sostieni le energie, non solo della giovane età, ma di tutte le età, egualmente esposte come sono alla tentazione del maligno.
2. Ed ora lasciateCi dire, diletti figli, dei Papi dell’Immacolata, e a titolo di speciale merito e onore, del Nono Pio.
In questo otto dicembre, che tutti gli anni ricorda la solenne e più che centenaria proclamazione del domma soave e luminosissimo dell’Immacolata, il pensiero Nostro corre spontaneamente a Colui, che di esso fu la voce autorevole, l’infallibile oracolo. La soave figura del Nostro Predecessore Pio IX, di grande, di santa memoria, Ci è particolarmente venerata e cara, perchè egli nutrì per la Vergine un amore tenerissimo e si applicò fin dai giovani anni allo studio ed alla penetrazione del privilegio dell’immacolato concepimento di Maria SSma. Risalendo a ritroso dei secoli, egli amò avvolgersi nello stesso mantello di gloria di cui si ornarono tanti suoi illustri antecessori nel Romano Pontificato, nelle ripetute testimonianze di devozione e di amore a Maria, che il popolo Romano riconosce ufficialmente quale sua Salute invocata e benedetta, Salus populi Romani, e che tutto il mondo acclama del cielo e della terra regina.
Di questi illustri Pontefici, eccovi qualche saggio più prezioso. Prima appare l’alta maestà di Benedetto XIV che istituì la solenne cappella papale per la festa della Immacolata Concezione qui stesso, in questa Nostra basilica di S. Maria Maggiore.
Fra i benemeritissimi dello sviluppo dato alla liturgia dell’Immacolata, anteriormente alla dommatica definizione, si annunziano Clemente XI, che impose la festa dell’Immacolata de praecepto a tutta la Chiesa (6 dicembre 1708); Innocenzo XII, che ne ordinò l’ottava elevandola a grado di seconda classe (15 maggio 1693); Clemente IX (1667) ciò aveva già concesso per tutto lo Stato Pontificio: mentre Alessandro VII (1665) aveva chiamato allo stesso favore le diocesi della Repubblica Veneta. Più in su, sempre retrocedendo, ecco Clemente VIII, che nella sua edizione del Breviario eleva la festa a duplex maius, come S. Pio V vi aveva aggiunto nuove lezioni. Più fervido promotore del culto di Maria è il papa Sisto IV (1472) che estese alla liturgia dell’8 dicembre le stesse Indulgenze accordate dai suoi antecessori per la festa del Corpus Domini, ed in un documento incoraggiante la costruzione della chiesa di S. Maria delle Grazie (1472) chiamava Maria « Immacolata Virgo », denominazione ancora insolita negli atti della Curia Papale. Titolo preclaro della devozione di Sisto IV alla Concezione Immacolata di Maria resta però sempre il fatto che egli fece erigere nell’antico San Pietro la cappella dell’Immacolata nel luogo della presente grandiosa e sontuosissima cappella del Coro, dove il Capitolo Vaticano compie le sacre funzioni ordinarie, e sulle cui pareti splende fra gli stucchi delle volte, raffiguranti l’Antico e il Nuovo Testamento, il mirabile mosaico « l’Immacolata Concezione » con i Santi Giovanni Crisostomo, Francesco ed Antonio, le glorie dell’Ordine Serafico, inginocchiati in venerazione intorno a Lei.
É appunto questa immagine così nobile e imponente che il Pontefice Pio IX, con incomparabile solennità, incoronò 1’8 dicembre 1869 in occasione della apertura del Concilio Vaticano I. Ed è motivo di tenerezza e di spirituale compiacimento per il Nostro spirito il ricordo vivo di aver assistito, mezzo secolo dopo la definizione dommatica, esattamente 1’8 dicembre 1904, e di aver seguito coi Nostri occhi di sacerdote novello, il gesto di Pio X, il santo successore di Pio IX, che rinnovava l’atto della Incoronazione con un serto ancora più splendente di gemme preziose, raccolte dalla pietà Mariana da tutti i punti della terra.
Questo breve excursus storico ci riconduce alla mitissima figura del Pontefice Pio IX. La luce di Maria Immacolata posata sopra di lui ci fa comprendere il segreto di Dio nel servizio altissimo e santo che egli diede alla Santa Chiesa.
Trentadue anni di Pontificato gli permisero di toccare tutti i punti della cattolica dottrina, di volgersi paterno e suadente ai figli suoi del mondo intero per un richiamo sollecito, affettuoso, instancabile di disciplina, di onore, di coraggio, in faccia alle accresciute difficoltà, agli attacchi velati o aperti, alle sfide gettate alla religione, proprio allora quando da persone di alta fama si proclamava moribonda, o già morta.
Pio IX seppe « contro speranza credere alla speranza » [2], e tenere radunato con incrollabile fermezza e infinita amorevolezza il gregge spaurito e incerto; e così mite che egli era, non ebbe timori davanti alle macchinazioni tenebrose delle sètte, non vacillò di fronte alle opposizioni, non indietreggiò in faccia alle calunnie.
Amiamo ripeterlo! Sì: la luce di Maria Immacolata — definita tale ad alta voce, solennissima, in faccia a tutta la Chiesa, nonostante il clamore canzonatorio degli increduli e il timido sussurrare di alcuni incerti — la luce della Immacolata, diciamo, batteva su la fronte e sul cuore del grande Pontefice, e fu l’animatrice delle sue fatiche e il conforto della sua immolazione.
Come la sua figura si leva alta e indicatrice davanti a Noi! e Ci propone la via giusta. Noi Ci teniamo, con l’aiuto di Dio, ad imitarlo e lo imiteremo nel proseguire il Nostro apostolico ministero: con calma, con mitezza, con inespugnabile pazienza, con sicurezza, ardore di speranza e di vittoria spirituale: qualunque cosa Ci accada.
Il volgersi delle circostanze di umane convenienze, talora propizie, tal’altra avverse o silenziose alle Nostre intraprese, non potrà né esaltarCi oltre misura, né deprimere le Nostre energie, che contano sopra tutto su l’intercessione della Madre Immacolata di Gesù: Mater Ecclesiae, et Mater nostra dulcissima.

3. Il Concilio Ecumenico.

Dalla contemplazione della figura mite e forte di Pio IX prendiamo ispirazione per inoltrarci di buon passo nella grande impresa del Concilio Vaticano II, che Ci sta innanzi.
Anche in questo impegno, forse il più grave della Nostra umile vita di « Servus servorum Dei », Ci conforta e Ci fortifica la sicurezza di obbedire alla buona e potente volontà del Signore. E questa sicurezza, se è motivo di tranquillità, e di consueto abbandono alla grazia dell’alto, corrobora altresì l’anima Nostra, le Nostre imprese, elevandole sulle ali di una attesa, che tutta si fonda in Dio.
Ogni giorno che passa Ce ne fornisce prove confortanti.
Invero: il cuore resta tocco da profonda commozione a considerare l’eco, che i lavori preparatori del Concilio, ed alcuni atti ispirati dal suo annuncio, suscitano nel mondo intero.
Fedeli che pregano da vicino a Noi e da tutti i punti lontani con umile fervore: bimbi invitati a cospargere dei fiori della loro innocenza il cammino e il lavoro dei Padri del Concilio : ammalati che offrono le loro meritorie sofferenze: sacerdoti, e in primo luogo missionari, monaci e religiosi, appartenenti a istituzioni maschili e femminili — grandi o piccole, antiche o recenti — in atto quasi di precedere, con volontà pronta a tutto, le deliberazioni del Concilio: giovani seminaristi, protesi verso l’ideale del sacerdozio, che si schiude davanti a loro, i quali compiono con pensosa maturità i loro doveri di preghiera e di studio, per farvi scendere più copiose le benedizioni del Signore. Con essi è tutta la cristiana famiglia che attende e prega, offrendo uno spettacolo che commuove ed esalta.
Una sì consolante constatazione Ci offre la possibilità di ripetere oggi coraggiosamente e concretamente a voi, diletti figli, e al inondo il Nostro intimo convincimento: che cioè il Signore voglia veramente condurre le anime a più sentita e vissuta penetrazione della verità, della giustizia, della carità, e le inviti a rileggere più attentamente il suo Vangelo, con speciale studio di quelle parole che sono valutazione più alta e più meritoria della vita, della presente vita e della futura. La diffusione ordinaria della misericordia del Signore sopra di Noi, non Ci rende ansiosi né di carismi speciali ne di miracoli. A Noi basta corrispondere giorno, per giorno alla grazia celeste, ed annunciare in termini di ordinaria comprensione il perenne messaggio della destinazione eterna dell’uomo, quale Dio l’ha commesso al magistero infallibile della sua Chiesa e del successore di Pietro, il primo Servus servorum Dei.
La consapevolezza che il Signore è con Noi, e sostiene la quotidiana sollecitudine delle Nostre pastorali attività, con la sua potenza di aiuto e di ispirazione, Ci dà molta pace interiore e tanta sicurezza.
Due anni or sono la Nostra voce tremava di commozione al primo annunzio del Concilio, ed ha suscitato sempre maggior zelo di partecipazione e di interesse all’evento, ormai avviato con ritmo costante e sicuro; così da corrispondere sempre meglio alla aspirazione del Nostro cuore, e all’ansiosa attesa del mondo cristiano.
Anche qui — amiamo ripeterlo — la Nostra speranza è Maria, e Maria invocata sotto il titolo della sua Immacolata Concezione.
O Maria, o Madre, o Regina della Chiesa Santa, come Ci torna soave ripeterti in questa sera, qui nel tempio tuo, mentre tutto il mondo Ci ode dai punti più lontani, la invocazione che il Sommo Pontefice Pio IX ti rivolgeva, a conclusione del discorso di apertura del Concilio Vaticano I, la sera dell’otto dicembre 1869 in San Pietro.
Il Concilio Vaticano II non è ancora aperto ufficialmente: ma il lavoro preparatorio, come dicemmo, che comporta la elaborazione dell’immenso materiale già proposto allo studio delle dieci Commissioni, è in assetto di attività ed è già inizio di Concilio. Leggevamo ieri nel Breviario le parole di Isaia profeta: Ini consilium: coge conciliur [3]. Esse sono già in esecuzione.
E sopra questo lavoro posto sotto gli auspici di Maria Immacolata, oh ! come Ci sembra ben armoniosa e cara la voce di Pio IX, a cui quella del suo sesto successore umilmente, ma fervidamente fa coro:
« Tu, mater pulchrae dilectionis, agnitionis et sanctae spei, Ecclesiae regina et propugnatrix. Tu Nos, consultationes, labores nostros in tuam maternam fidem tutelamque recipias: ac Tuis age apud Deum precibus, ut in uno semper spiritu maneamus et corde ».
Tu, o Madre della bella dilezione, della conoscenza e della santa speranza, Regina e difenditrice della Chiesa. Ricevi nella tua materna fede e tutela Noi, le consultazioni e le fatiche Nostre, e Ci impetra, con le tue preghiere presso Dio, che siamo sempre di un solo spirito e di un solo cuore.
Che preziose parole son queste! L’augusto vegliardo Pio IX, pronunciandole nel giorno della Immacolata del 1869 e aprendo con esse il Concilio Vaticano I, dava il tono al suo lontano successore: che benedicendo il Signore le raccoglie, le ripete già sin da ora, ed invita tutti i figli della Cattolica Chiesa a farle risonare in lode ed in supplicazione per il nuovo Concilio. Soprattutto non dimenticate ciò che viene chiesto al Signore per i meriti e per la intercessione di Maria Immacolata; cioè: materna tutela sulla persona del Papa e sulle sue consultazioni e fatiche nel Concilio e per il Concilio: e per quanti sono chiamati a parte delle sollecitudini di Lui, la grazia preziosissima della unità di spirito e di cuore: veramente anima una et cor unum.
Con la soavità dei pensieri e dei sentimenti, che questo convegno di buoni figli, quali tutti siamo, intorno alla nostra cara Madre, nella festa sua, ha procurato a tutti, ci disponiamo ora in devoto raccoglimento a ricevere la Benedizione di Gesù Eucaristico, di cui vi sia pegno e prolungamento la Nostra Apostolica Benedizione, che di cuore effondiamo su tutti voi, sui vostri cari che vi attendono, e particolarmente sugli anziani, sui vostri piccoli, sui sofferenti, affinché su tutti brilli il sorriso della gioia cristiana. Così sia.

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*  AAS vol. LIII, (1961), pp. 30-37.
[1] A. A. S. LII, 1960, p. 46.
[2] Cfr. Rom. 4, 18.
[3] Is. 16, 3.

L’Immacolata Concezione: Premessa storico-liturgica

dal sito:

http://www.donbosco-torino.it/ita/Maria/catechesi/2000-2001/Immcolata%20Concezione.html

L’IMMACOLATA CONCEZIONE

Premessa storico-liturgica

La riflessione teologica sull’Immacolata concezione di Maria è stata molto lenta. Una festa della Natività di Maria era celebrata in Oriente verso la fine del VI secolo. Nel secolo seguente, poi, sorse una festa della Concezione di Maria.
In Occidente, invece, questa festa della Concezione di Maria appare solo in Italia Meridionale, a Napoli, nel IX secolo e intorno al 1060 veniva celebrata anche in Inghilterra, introdotta molto probabilmente da un monaco orientale. Dopo la conquista dell’isola da parte dei Normanni, la festa riacquistò vigore e passò in Europa come festa dell’Immacolata Concezione.
Non tutti i teologi del tempo erano favorevoli. Perfino il grande San bernardo di Chiaravalle (1091-1153), il cantore di Maria, colui che si sentì rispondere ad un suo saluto rivolto alla statua della Vergine: “Ave, Bernarde” (Ciao, Bernardo), protestò in una lettera contro i Canonici di Lione per aver introdotto questa festa.
In questo stesso periodo, però, un discepolo di Sant’Anselmo di Aosta (1033-1109), Eadmero, sostenne la possibilità dell’Immacolata Concezione. L’argomento era molto semplice: Dio lo poteva fare. Se perciò lo voleva fare, lo fece. Di qui ebbe origine il famoso assioma: “Potuit, decuit, ergo fecit” (Dio poteva; era conveniente, perciò lo fece). L’intuizione era buona, ma poteva portare a delle esagerazioni. Una volta che i teologi avevano deciso che una cosa era conveniente, concludevano che Dio l’aveva fatta. Ed esagerazioni del genere non mancarono.
Seguirono alcuni secoli di dibattito teologico al riguardo. Poi, nel 1477, Sisto IV dà il suo beneplacido ad una Messa della Concezione; nel 1695, Innocenzo XII approva una Messa con ufficio e ottava per la Chiesa intera, ed infine, nel 1708, con Clemente IX la festa divenne di precetto.
Un altro appoggio alla celebrazione dell’Immacolata Concezione venne nel 1830 con le apparizioni della Vergine a Caterina Labouré, che promosse la diffusione della Medaglia Miracolosa con l’invocazione: “O Maria, concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a voi”.
Finalmente nel 1854, Pio IX definì come dogma di fede la Concezione Immacolata di Maria e quattro anni dopo la Madonna stessa, a suggello di quanto la Chiesa aveva proclamato, si autodefinì a Lourdes: “Io sono l’Immacolata Concezione”. Con la riforma liturgica del Vaticano II questa celebrazione ha assunto il grado di solennità.

Riflessione ascetico-pastorale

L’Immacolata Concezione è spesso fraintesa da chi è privo di una sufficiente istruzione catechetica: viene confusa con il concepimento verginale di Gesù.
Diciamo subito che il Nuovo Testamento non dice nulla sulla concezione di Maria. La riflessione teologica dei primi secoli toccò sì Maria, ma in modo indiretto. I primi due dogmi mariani, infatti, cioè la Verginità di Maria e la Maternità divina, erano prettamente cristologici, nel senso che erano affermazioni fatte su Maria, ma con il fine di salvaguardare verità riguardanti Gesù.
I due dogmi mariani più recenti, cioè quello dell’Immacolata Concezione e quello dell’Assunzione, riguardano in maniera più diretta Maria. Da un certo punto di vista essi rappresentano dei privilegi concessi alla Madonna, perché doveva essere Madre di Gesù, vero Dio e vero uomo. Però il loro significato più profondo è soteriologico, in quanto riguardano la nostra salvezza. Ci ammaestrano sul nostro fine ultimo, sulla grazia vittoriosa di Cristo che vince il peccato e ci porta alla gloria finale.
La cosa fondamentale che possiamo dire sull’Immacolata Concezione è che Maria è stata redenta in previsione dei meriti del Figlio suo. Gesù ha guadagnato sulla croce la grazia dell’Immacolata concezione di sua Madre. Tutto ciò significa che la salvezza dell’umanità era operativa ancora prima che Cristo nascesse. Solo se vediamo Dio condizionato dal tempo, proviamo imbarazzo per il concetto di “redenzione preservativa”, vale a dire fatta in vista dei meriti acquisiti da Gesù sul Calvario. Intuizione questa tanto cara al beato Duns Scoto (1266-1308).
La salvezza è sempre un dono gratuito di Dio. Il bambino è santificato gratuitamente nell’acqua del battesimo e l’adulto accetta come dono di Dio la grazia della giustificazione mediante la fede.
Quando diciamo che Maria è stata concepita senza macchia di peccato, diciamo che è stata redenta nel modo più perfetto possibile: il peccato non l’ha potuta nemmeno sfiorare. Questa sua Concezione Immacolata, però, è un dono totalmente gratuito di Dio.
Mediante questo privilegio, dunque, Maria è la perfetta salvata. Ella non ha mai avuto gli ostacoli spirituali che distolgono noi, creature nate con il peccato originale, dal totale amore di Dio. Questo dono le ha permesso di pronunciare al momento dell’Annunciazione, pur con un profondo atto di fede di fronte al disegno imperscrutabile di Dio, un sì senza limiti, senza alcuna restrizione inconscia.
In molti passi la liturgia ci presenta la Vergine Santa come inizio della Chiesa. Sì, perché Maria è la persona dove la grazia della redenzione raggiunse la sua espressione massima. In Maria, infatti, la Chiesa incomincia ad esistere “senza macchia né ruga… ma santa e immacolata” (Ef 5,27). Ciò che la Chiesa intera sarà un giorno, è già perfetto in Maria mediante la sua Immacolata Concezione e la sua Assunzione.
E allora si deve concludere che la Vergine Immacolata è lontanissima da noi ed è inimitabile? No, assolutamente! Nel mondo della grazia e dello spirito, solo il peccato è anormale, mentre la santità è normale. La nostra esperienza quotidiana ce lo conferma. Quando siamo in contatto regolare con Dio nella preghiera, quando prendiamo la vita spirituale con maggior serietà, tendiamo ad essere più buoni, più disponibili, più gentili verso gli altri. Il fatto, quindi, che Maria sia senza peccato, la rende perciò Madre di Misericordia, Madre compassionevole, Aiuto dei Cristiani. In una parola: Corredentrice.

Conclusione

Vorrei concludere queste brevi note e riflessioni con alcune espressioni di lode nei confronti di Maria Immacolata, espressioni che troviamo nella Liturgia delle Ore, ma nate dalla mente e dal cuore del genio più alto della nostra poesia: Dante Alighieri.

«… Qui se’ a noi meridiana face
di caritate, e giuso, intra i mortali,
se’ di speranza fontana vivace.
Donna, se’ tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia ed a te non ricorre,
sua disianza vuol volar sanz’ali.
La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fiate
liberamente al dimandar precorre.
In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s’aduna
quantunque in creatura è di bontate… »
                                          (Paradiso, XXXIII, 10-21).

Tutti questi pregi e lodi, che Dante indirizza alla Vergine Santa, sono possibili e convenienti solo perché Maria è Madre di Dio e Immacolata.
 Antonio Baruffa SDB

NATIVITÀ DI MARIA: OMELIA DI ANGELO SCOLA (2009)

dal sito:

http://angeloscola.it/2010/08/06/maria-solennita-della-nativita-della-beata-vergine-maria-lomelia-del-patriarca/

NATIVITÀ DI MARIA

OMELIA DI ANGELO SCOLA (2009)

MARIA – In occasione della Solennità della Natività della Beata Vergine Maria, celebrata il 6 settembre scorso, il Patriarca ha presieduto la concelebrazione eucaristica nel chiostro annesso al Santuario di Nostra Signora del Pilastrello: si è trattato dell’occasione culmine di festeggiamento per i cinquecento anni dalla fondazione del santuario di Lendinara (Rovigo). Tale funzione ha visto la partecipazione di S.E Lucio Soravito, vescovo di Adra-Rovigo, e di cinque abati, tra cui don Michelangelo M. Tiribilli, Abate Generale della congregazione benedettina di Monte Olivito.

Qui di seguito viene riproposto il testo dell’omelia pronunciata dal Patriarca:

Liturgia: Michea 5, 1-4a; dal Salmo 87; Rm 8, 28-30; Mt 1, 1-16. 18-23.

1. «Tutti là sono nati. … L’uno e l’altro è nato in essa. … Là costui è nato. … Il Signore ha posto in te le sorgenti della vita» (Salmo Responsoriale, 87). La Liturgia dell’odierna Solennità è tutta tramata dal tema della nascita. Commentando questo Salmo Sant’Agostino esclama: «L’Altissimo ha fondato questa città per nascervi, allo stesso modo che ha creato sua madre per nascere da lei. Quale promessa, quale speranza, fratelli miei! Ecco per noi l’Altissimo, che ha fondato la città, le dice: Madre!» (Sant’Agostino, Commento al Salmo 87).

La profezia di Michea, alludendo al tempo in cui sorgerà il Messia a Betlemme, riprende il tema della nascita. Afferma: «Quando colei che deve partorire partorirà…» (Mic 5,2, Prima Lettura).

Il Vangelo di Matteo che abbiamo sentito proclamare rivela il cuore della Festa di oggi: la nascita verginale di Gesù, a cui quella di Maria è ordinata. Ricostruendo puntigliosamente la genealogia di Gesù, da Abramo fino a Giuseppe, lo sposo di Maria, con quell’impressionante litania di nomi – noti e sconosciuti, giganti della fede ed empi, santi e peccatori… – Matteo ripete per decine di volte il potente «generò».

Il centro a cui conducono e da cui partono tutte le linee prospettiche della storia della salvezza, è la nascita nel corpo mortale del Figlio di Dio. In vista di questo mistero centrale fu decretata la nascita della Beata Vergine Maria.

Sotto la Sua speciale protezione Giovanni Tolomei volle mettere la sua persona, scegliendo il nome di Bernardo, un grande Padre del monachesimo innamorato della Vergine. Alla Natività di Maria ha intitolato la famiglia benedettina da lui fondata che per secoli ha custodito, servito e vivificato il Santuario di Nostra Signora del Pilastrello, di cui avete lungo tutto l’anno festeggiato il quinto centenario.

2. La nascita di Maria Vergine è, in un certo senso, lo spartiacque della storia della salvezza, come genialmente intuì, fin dal VII secolo, un Padre della Chiesa parlando della festa odierna: «L’ombra della notte si ritira all’appressarsi della luce del giorno… La presente festa è come una pietra di confine fra il Nuovo e l’Antico Testamento» (Andrea di Creta, Discorso 1; PG 97, 806-810).

Oggi dobbiamo ritornare a riflettere con forza sul significato del nascere e del generare. È necessario, perché la catena delle generazioni (dai bisnonni ai pronipoti) trovi un nuovo slancio educativo. La promessa di bene che il bambino incontra nella nascita e nei rapporti iniziali con i suoi cari è chiamata ad attuarsi mediante il compito della trasmissione e dell’assunzione del senso pieno della vita. Così Maria fece con Gesù. Così dobbiamo fare noi. La nascita non è solo un inizio biologico ma, come diceva il Servo di Dio Giovanni Paolo II, la nascita dipende dall’origine (genealogia), la cui ultima radice è il Padre creatore. Il Vangelo di oggi ce lo ha ricordato. I nostri bimbi non diventano uomini se non sono aiutati a scoprire questa origine. Tocca agli adulti (genitori ed educatori) questo compito affascinante e arduo di testimoniare ai figli la verità della vita nel concreto modo di amare (fidanzamento, matrimonio e famiglia) e di lavorare (professione, costruzione di vita buona).

Per questo rischioso compito educativo ci riempie di speranza l’affermazione di San Paolo ai Romani (Seconda Lettura): «Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati ciamati secondo il suo disegno» (Rm 8, 28).

3. Davide ed Abramo, nello scarno resoconto di Matteo, sono i due pilastri portanti dell’interminabile fuga delle arcate delle generazioni del popolo dell’Alleanza che conducono a Gesù. In Lui la genealogia salvifica si conclude e si compie, ma Egli è in Se stesso e per noi l’ultimo e il «primogenito tra molti fratelli» (Rm 8, 29). In questo paradosso – che l’ultimo sia in realtà il primo – emerge con forza il mistero di Gesù Cristo. Egli è il disegno compiuto del Padre, l’ordo unico dell’uomo, della storia e del cosmo. In Lui, a Sua immagine, noi siamo stati «predestinati e creati, giustificati, chiamati alla gloria» (cfr. Rm 8, 29). Il disegno compiuto del Padre che, nello Spirito, svela la natura dell’uomo e della storia è Cristo Signore.

4. Con la nascita del Signore, a cui è stata ordinata la nascita della Vergine Sua Madre, entra nel mondo quella che Paolo non esita a definire come nuova creatura. Questa novità risplende in modo eminente nella Beata Vergine Maria, «speranza e aurora di salvezza per il mondo intero» (Postcommunio). Il monastero, immagine luminosa di tutta la comunità cristiana, è il configurarsi, nello spazio e nel tempo, della novità di vita portata da Cristo Signore. E la “cifra” di tale novità è l’amore di Dio, quel quaerere Deum di cui ha parlato il Santo Padre nell’indimenticabile visita al Collegio des Bernardins di un anno fa. Ma l’amore di Dio è inscindibile dall’amore dei fratelli: «Da’ quello che hai: te e tutto. Te e tutto disponi secondo la sua santissima volontà» (Bernardo Tolomei, Epistolario, Lettera N. 3. «… l’amore, trasformando l’amante nell’amato, fa di più cose una cosa sola» (op. cit., Lettera N. 7).

5. Parlando, durante la recente canonizzazione, del vostro Santo Fondatore, il Santo Padre ebbe a dire: «La sua fu un’esistenza eucaristica… Dall’esempio di questo Santo viene a noi l’invito a tradurre la nostra fede in una vita dedicata a Dio nella preghiera e spesa al servizio del prossimo sotto la spinta di una carità pronta anche al sacrificio supremo” (Benedetto XVI, Omelia del 26 aprile 2009). Uno dei primi miracoli di Nostra Signora del Pilastrello fu significativamente la trasformazione dell’acqua in sangue.

Con l’intercessione di Maria anche noi vogliamo almeno un poco imitare questa carità. Per il bene delle nostre persone e a favore di tutti i nostri fratelli uomini. Amen

Publié dans:feste di Maria |on 7 septembre, 2010 |Pas de commentaires »

Maria passa il suo cielo a fare del bene sulla terra (Padre Cantalamessa 2007)

dal sito:

http://www.zenit.org/article-11562?l=italian

Maria passa il suo cielo a fare del bene sulla terra, spiega il predicatore papale

Commento di padre Cantalamessa alla liturgia della solennità dell’Assunzione

ROMA, domenica, 29 luglio 2007 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il commento di padre Raniero Cantalamessa, OFM Cap. – predicatore della Casa Pontificia –, alla liturgia della solennità dell’Assunzione di Maria Vergine, il 15 agosto.

* * *

15 agosto: Assunzione di Maria Vergine al cielo
Apocalisse 11, 19.12,1-6.10; I Corinzi 15, 20-26; Luca 1, 39-56

IL MIO SPIRITO ESULTA IN DIO

Il 15 Agosto la Chiesa celebra la glorificazione in corpo e anima al cielo della Madonna. Secondo la dottrina della Chiesa cattolica che si basa su una tradizione accolta anche dalla Chiesa ortodossa (sebbene da questa non definita dogmaticamente), Maria è entrata nella gloria non solo con il suo spirito, ma integralmente con tutta la sua persona, come primizia, dietro Cristo, della risurrezione futura.

La “Lumen gentium” del Concilio Vaticano II dice: « La Madre di Gesù come in cielo, in cui è già glorificata nel corpo e nell’anima, costituisce l’immagine e l’inizio della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell’età futura, così sulla terra brilla ora innanzi al peregrinante popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione, fino a quando non verrà il giorno del Signore ».

Il brano evangelico scelto per questa festa è l’episodio della Visitazione di Maria a S. Elisabetta che si chiude con il sublime cantico del Magnificat. Il Magnificat può essere definito un nuovo modo di guardare Dio e un nuovo modo di guardare il mondo e la storia. Dio è visto come Signore, onnipotente, santo, e nello stesso tempo come « mio Salvatore »; come eccelso, trascendente, e, nello stesso tempo, come pieno di premura e di amore per le sue creature. Del mondo, è messa in luce la triste suddivisione in potenti e umili, ricchi e poveri, sazi e affamati, ma è annunciato anche il rovesciamento che Dio ha deciso di operare in Cristo tra queste categorie: « Ha rovesciato i potenti… ». Il cantico di Maria è una specie di preludio al Vangelo. Come nel preludio di certe opere liriche, in esso sono accennati i motivi e le arie salienti destinati a essere sviluppati, poi, nel corso dell’opera. Le beatitudini evangeliche vi sono contenute come in germe e in un primo abbozzo.: « Beati i poveri, beati coloro che hanno fame… ».

Nel Magnificat Maria ci parla anche di sé, della sua glorificazione presso tutte le generazioni future: « Ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l’onnipotente ». Di questa glorificazione di Maria siamo noi stessi testimoni « oculari ». Quale creatura umana è stata più amata e invocata, nella gioia, nel dolore e nel pianto, quale nome è affiorato più spesso del suo sulle labbra degli uomini? E non è questo gloria? A quale creatura, dopo Cristo, hanno gli uomini innalzato più preghiere, più inni, più cattedrali? Quale volto hanno, più del suo, cercato di riprodurre nell’arte? « Tutte le generazioni mi chiameranno beata », aveva detto Maria di sé nel Magnificat (o, meglio, aveva detto di lei lo Spirito Santo) e venti secoli sono lì a dimostrare che non nsi è sbagliata.

Che parte abbiamo ormai noi nel cuore e nei pensieri di Maria? Ci ha forse dimenticati nella sua gloria? Come Ester, introdotta nel palazzo del Re, ella non si è dimenticata del suo popolo minacciato, ma intercede per esso. « Sento che la mia missione sta per cominciare: la mia missione di fare amare il Signore come io l’amo, e dare alle anime la mia piccola via. Se Dio misericordioso esaudisce i miei desideri, il mio paradiso trascorrerà sulla terra fino alla fine del mondo. Sì, voglio passare il mio cielo a fare del bene sulla terra ». Con queste parole Teresa di Gesù Bambino ha scoperto e fatta sua, senza saperlo, la vocazione di Maria. Ella passa il suo cielo a fare del bene sulla terra, e tutti noi ne siamo testimoni.

Publié dans:feste di Maria, Padre Cantalamessa |on 14 août, 2010 |Pas de commentaires »

15 agosto – Assunzione della Beata Vergine Maria (diocesi ambrosiana)

da una diocesi ambrosiana, dal sito:

http://www.parrocchiacornaredo.it/doc/dox_assunta.asp

15 agosto – Assunzione della Beata Vergine Maria
 
(nel 2010: perché domenica, nella Chiesa Ambrosiana la celebrazione è posposta al 16 agosto)

Domenica 15 agosto 2010: Pontificale votivo della solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria

Pertanto, dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria vergine la sua speciale benevolenza a onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la chiesa, per l’autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l’immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo »  -

Maria compare per l’ultima volta nel Nuovo Testamento nel Cenacolo, in mezzo agli Apostoli in preghiera, in attesa della discesa dello Spirito Santo.
Notizie maggiori sono negli scritti apocrifi, soprattutto nel Protovangelo di Giacomo e nella Narrazione di San Giovanni il teologo che parlano della « dormizione » della santa Madre di Dio.
Il termine « dormizione » è il primo riferito alla conclusione della vita terrena di Maria. La sua celebrazione venne decretata per l’Oriente nel VII secolo dall’imperatore bizantino Maurizio ma subito dopo anche da noi, per iniziativa di papa Sergio I (che era di famiglia originaria di Antiochia di Siria migrata a Palermo).
Il termine « dormizione » (dal latino dormitio) deriva dalla teoria secondo la quale Maria non sarebbe veramente morta, ma sarebbe soltanto caduta in un sonno profondo, dopodiché sarebbe stata assunta in cielo.
Solo dopo almeno un altro secolo si iniziò a parlare di « assunzione », pur se la definizione del dogma è stata poi pronunciata in tempi vicini a noi, il 1° novembre 1950 (Anno Santo) da papa Pio XII con la Costituzione Apostilica Munificentissimus Deus. In alto nella pagina è la « solenne definizione » dell’Assunzione al Cielo di Maria in anima e corpo tratta dalla costituzione; il testo completo in italiano si può trovare nel sito della Santa Sede ().
La « Munificentissimus Deus » si limita a proclamare in modo irrevocabile il dogma dell’Assunzione « terminato il corso della vita terrena », senza sottilizzare se la Madonna sia morta o meno.
Con il dogma pronunciato da Pio XII si dichiara che Maria non dovette attendere, come tutti, la fine dei tempi per fruire della redenzione corporea e si mette in rilievo il carattere unico della sua santificazione personale, perché mai toccata dal peccato, neppure per un solo istante.

Non sappiamo di sicuro quando sia avvenuto il « termine della vita terrena »; secondo la tradizione più consolidata sarebbe stato un anno dopo la morte di Gesù quando gli apostoli dopo aver sepolto Maria avrebbero poi trovato il sepolcro vuoto. A memoria di ciò a Gerusalemme oggi c’è una chiesa della Dormizione, sul monte Sion, cioè dove sarebbe avvenuto il trapasso, e una chiesa della Tomba di Maria, vicina alla Basilica francescana dell’Agonia, dove sarebbe avvenuta la sepoltura. Esiste anche un’altra tradizione secondo la quale invece Maria sarebbe vissuta ancora per molti anni dopo la morte di Gesù, e che avrebbe concluso la sua vita terrena ad Efeso, dove aveva seguito l’apostolo Giovanni al quale era stata affidata da Gesù.
Ma la disquisizione forse non è così importante.
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Le celebrazioni tradizionali legate all’Assunta sono tantissime, spesso con marcata connotazione « temporale » che ne ha fatto anche eventi di costume fortemente radicati. Se ne possono accennare solo alcuni.
A Fermo (Ascoli Piceno) la Cavalcata dell’Assunta ha radici che risalgono forse al 1149 ma forse anche prima; ha i suoi momenti clou dal giorno 13 e si conclude con la Corsa del Palio fra le dieci contrade cittadine che si contendono un artistico drappo (il « palio », appunto). Ma già da fine luglio c’è un fitto calendario di eventi.
A Silvi, grosso paese dalle parti di Teramo, la processione con la statua della Madonna parte dalla chiesa di Santa Maria Assunta per proseguire a bordo delle barche da pesca
A Messina e a Palmi (in Calabria) tradizionali sono le Varie; la Varia è una « macchina » altissima con l’aspetto di una sorte di nuvola che vuole rappresentare l’Assunzione della Madonna in Cielo e che viene portata in processione. Per molti Messinesi quell’alta piramide (tonnellate di legno, ferro e cartapesta) che viene portata in processione è il simbolo stesso della città; se è vero che sono poche centinaia i « tiratori » orgogliosi che impugnano le corde per il traino è anche vero che la pesante « macchina » sembra che avanzi sospinta dal grido Viva Maria che si leva da una folla sterminata. La Vara di Palmi, alta una quindicina metri, incorpora dei marchingegni per rappresentare il roteare degli astri e prevede numerose figure viventi. Pesante com’è, viene trainata da duecento giovani delle diverse « corporazioni » (ma sono ammessi « volontari »), mentre sulla struttura trovano posto i dodici apostoli e un Sacerdote con chierichetti; in cima sta un giovanottone che rappresenta il Signore e che aspetta la Madonna che sale (chiamata l’Animeddha, impersonata da una bambina) sospinta verso il Cielo dagli Angeli (bambine di dieci anni o giù di lì).
La Vara di Palmi si muove ad un colpo di cannone, non proprio il 15 agosto, ma più tardi, alla conclusione di diversi giorni di festa (foto a lato).
A Sassari la Festha Manna (la « festa grande ») della città è la Faradda di li Candareri (Discesa dei Candelieri); il rito è caratterizzato dalla processione danzante di grandi colonne lignee simili a ceri o candelieri portati dai gremi (corporazioni dei mestieri) lungo le maggiori vie cittadine per lo scioglimento di un voto fatto dai Sassaresi nel 1582 a quella che chiamavano la Madonna di Mezz’agosto. All’epoca la città era flagellata da una grave pestilenza che secondo la tradizione ebbe fine proprio il 15 agosto.
In Sardegna vi sono altre numerosi feste simili: le più note sono le sfilate dei Candelieri di Ploaghe (anche per del Corpus Domini) e di Iglesias, e l’Essida de sos Candalereis di Nulvi.
Tipica la celebrazione che da secoli avviene a le Grazie, in quel di Curtatone, per la cui antichissima Fiera intervengono numerosi (e bravissimi) madonnari, cioè artisti « di strada » che realizzano bellissimi disegni a gesso sul piazzale del Santuario dedicato all’Assunta; questi artisti cominciano a lavorare la sera della vigilia, dopo la benedizione dei loro gessetti da parte del vescovo di Mantova e danno ormai vita ad un vero concorso.
Ma in giro c’è anche qualche cosa che di religioso ha pochino, ma che tuttavia una dedica alla Madonna lo vuole ugualmente. Il Palio di Siena che si corre il 16 agosto è appunto il Palio dell’Assunta; vero è che in questa manifestazione tutta particolare, il cui spirito si può « tentare di capire » solo andando a Siena, a  prevalere è l’accesissimo campanilismo fra le diciassette Contrade. Ma è anche vero che il cencio o drappellone, cioè lo stendardo (il palio vero e proprio) che viene assegnato alla Contrada vincitrice reca sempre l’immagine dell’Assunta « vista » in modo sempre diverso ma comunque sempre presente e dominante.
Il Palio viene realizzato ogni volta da un pittore diverso; ne proponiamo alcuni.

E il Ferragosto? Quello proprio non c’entra nulla, a parte la coincidenza della data. Il Ferragosto è una festa laica molto antica il cui nome viene dal latino Feriae Augusti, cioè feste di Agosto; nacque come momento di festa dopo la fine dei lavori agricoli estivi, prima della ripresa autunnale. Semmai gli si deve la tradizione della « merenda fuori porta », un po’ abbandonata ai giorni nostri.

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Fra le numerose dedicazioni di chiese e basiliche accenniamo qui alla Cattedrale dell’Assunzione del Cremlino, a Mosca, chiamata anche Cattedrale della Dormizione.
Voluta dallo zar Ivan III, è opera dell’architetto bolognese Aristotele Fioravanti che la edificò fra il 1475 ed il 1479; per molto tempo è stata sede anche delle celebrazioni « di Stato » fra le quali l’incoronazione dei Granduchi e degli Zar oltre ovviamente all’intronizzazione dei Metropoliti e Patriarchi della Chiesa Ortodossa Russa.
Con l’avvento del comunismo ogni culto fu vietato; solo nel 1990 la cattedrale fu restituita alla Chiesa Ortodossa Russa e al culto (ma attualmente al suo interno si trova un importante museo).
Celeberrima la Cappella Sistina, in Vaticano, che siamo abituati a chiamare con il nome derivatole da Papa Sisto IV che l’aveva voluta e che il 15 agosto 1483 la consacrò dedicandola – appunto – all’Assunta (pure se il dogma non era ancora stato definito).

Publié dans:feste di Maria |on 14 août, 2010 |Pas de commentaires »
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