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Parola di Dio, parola d’amore

http://www.sanpaolo.org/fa_oggi/0904f_o/0904fo08.htm

Parola di Dio, parola d’amore

di don Renzo Bonetti

Uno degli elementi indispensabili affinché la famiglia possa gustare e quindi avvicinarsi con frutto alla Parola è quello di farla sentire viva. Troppo spesso nella pastorale si è dato spazio a corsi e incontri orientati a una formazione « tecnica » che offrono informazioni esegetiche, storiche e strutturali senza riuscire a comunicare il linguaggio dell’amore.
Mentre si trovava in carcere, San Paolo scrive la seconda lettera all’amico Timoteo e dice: «La parola di Dio non è incatenata!» (2Tm 2,9). San Paolo infatti aveva già formato delle persone fidate, tra queste Timoteo, in grado di continuare l’annuncio del Vangelo e, mentre lui era in catene, la Parola poteva continuare a correre.
Quante Bibbie sono presenti nelle case di molte famiglie e non vengono mai aperte, impolverate negli scaffali come un libro qualunque, o dimenticate nel buio di un cassetto? Oggi la Parola è incatenata dentro le nostre case come un tesoro nascosto che non viene svelato proprio perché non siamo riusciti a formare dei « Timoteo » in grado di far correre la Parola di Dio oltre le mura delle nostre Chiese. Nella mia esperienza di parroco posso dire che ogni famiglia cristiana può imparare a vivere una relazione personale con la Parola di Dio e poter ottenere frutti spirituali in grado di trasformarne in positivo le relazioni e la vita concreta di ogni giorno.
Uno degli elementi indispensabili affinché la famiglia possa gustare e quindi avvicinarsi con frutto alla Parola è quello di farla sentire viva. Troppo spesso nella nostra pastorale si è dato spazio a corsi e incontri orientati a una formazione « tecnica » sulla Parola di Dio andando a dare delle informazioni esegetiche, storiche e strutturali per altro importanti, ma trascurando quasi completamente il vero motivo per cui la Parola esiste: «Dio oggi vuole parlare a te, alla tua famiglia. Sì, il Vivente, il Risorto sta cercando te attraverso la sua Parola». È evidente che l’accostarsi alla Parola non può essere staccato da un cammino di fede attraverso il quale ogni famiglia è condotta a Gesù, altrimenti rimane parola vuota, sterile, insapore. La differenza è sostanziale;
se noi ci fermiamo alle parole della Parola come un libro sapiente tramandato di generazione in generazione fino a oggi, offriamo un pane raffermo da millenni, ammuffito e che non è in grado di nutrire le nostre anime. Se invece aiutiamo le famiglie a sperimentare che lo stesso Spirito Santo che ha ispirato la Bibbia agisce ancora oggi efficacemente rendendo viva la Parola, offriamo un pane fragrante, ancora caldo, appetitoso che ci fa crescere fino alla statura di Cristo. Educare quindi ogni persona a leggere la Bibbia solo dopo aver invocato con fede lo Spirito Santo che è Colui che svela quello che oggi il Signore vuole dire a ciascuno di noi.

Dio parla la nostra lingua
Altro aspetto fondamentale è far scoprire a ogni famiglia che il linguaggio biblico è il linguaggio dell’Amore, è cioè lo stesso linguaggio che ogni coppia di sposi usa quotidianamente nella relazione sponsale e con i figli. Prendere coscienza di questo significa annullare la distanza tra la famiglia e Dio; è scoprire con stupore che Dio parla la nostra stessa lingua. La Bibbia inizia con la creazione uomo-donna e dice «è cosa molto buona» e si conclude con le «nozze dell’Agnello». Se il Dio che crea l’uomo e la donna a sua immagine e somiglianza, desidera rivelarsi al mondo attraverso ogni coppia di sposi, è altrettanto vero che ogni coppia di sposi scopre la propria origine e identità rispecchiandosi in Dio Trinità e nella sua Parola. La coppia-famiglia «scaturisce» dalla Parola di Dio e ne è l’immagine permanente: «Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò». (Gn 1,27)
Coppia-famiglia è la parola mediante la quale Dio spiega e costruisce il suo rapporto con il popolo di Israele e, proprio attraverso questo linguaggio, il popolo capisce la sua identità e la qualità della sua relazione con Dio. «La relazione d’amore tra Dio e gli uomini, contenuto fondamentale della Rivelazione e dell’esperienza di fede di Israele, trova una sua significativa espressione nell’alleanza sponsale, che si instaura tra l’uomo e la donna». (Familiaris Consortio 12).
Quanta attenzione ha Dio nell’usare un linguaggio nuziale per esprimere il tipo di relazione che desidera vivere con il suo popolo! Lungo tutta la Bibbia emerge continuamente questo linguaggio che trova il suo vertice nel meraviglioso poema nuziale che è il Cantico dei Cantici; la coppia si scopre con stupore a casa con Dio. Da questa presa di coscienza ogni famiglia, può iniziare un graduale innamorarsi della Parola perché scopre che Dio non è un estraneo alla vita di coppia ma vive dentro alla stessa e, contemporaneamente, ogni coppia diviene frammento espressivo di un Dio innamorato dell’umanità.
Per completare questa breve riflessione sulla relazione Parola-famiglia, è bello sottolineare come tutta la storia della salvezza avviene per iniziativa di Dio che non agisce in modo autonomo e staccato dall’uomo, ma la porta a compimento attraverso generazioni di famiglie, come ben sottolinea San Matteo nel suo Vangelo: «Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe… Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo» (Mt 1,1.1,16).
Gesù stesso vive in una famiglia e si rivela continuando a usare lo stesso linguaggio nuziale tipico dell’Antico Testamento definendosi lo « Sposo » e parlando del regno di Dio paragonandolo a un « banchetto di nozze ».
È la nuova Alleanza promessa che si realizza in Gesù: «Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell’amore, ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore» (Os 2,21-22). È Gesù lo Sposo, la Parola fatta Carne che ci rivela a quale amore sono chiamati gli sposi: «Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola. Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!» (Ef 5,32-32). «La comunione tra Dio e gli uomini trova il suo compimento definitivo in Gesù Cristo, lo Sposo che ama e si dona come Salvatore dell’umanità, unendola a Sé come suo corpo» (F.C. 13).
Affinché la Parola possa correre nelle nostre famiglie cristiane, è necessario quindi fare delle proposte che tengano conto sempre di questi due aspetti: da un lato fare esperienza di una Parola viva attraverso la quale Gesù stesso si rende presente, dall’altro aiutare ogni coppia di sposi a scoprire che la Bibbia usa il linguaggio dell’Amore che essi conoscono bene perché lo vivono ogni giorno.
Fatte queste premesse vogliamo ora scendere su aspetti più pratici facendo delle proposte che partono dall’esperienza concreta vissuta tenendo presente quanto esposto fin qui. Quello che espongo è stato sperimentato nella mia parrocchia ottenendo frutti spirituali importanti in grado di rinnovare il vissuto di molte famiglie.
Per avvicinare le persone alla Bibbia è utile proporre dei brevi corsi di formazione durante i quali i partecipanti possano essere introdotti all’uso della Parola attraverso semplici insegnamenti orientati soprattutto a innamorarsi della Parola. L’uso di gesti semplici che aiutino i partecipanti a comprendere l’importanza della Parola e li portino a venerarla, magari sottolineando quei gesti liturgici di venerazione che vengono comunemente fatti nella liturgia: il bacio, l’inchino, l’incenso. In questi corsi è importante unire in modo inscindibile la Parola a chi la pronuncia: Gesù vivo. È fondamentale quindi vivere in un clima di preghiera, invocare insieme lo Spirito Santo, fare esperienza concreta dell’incontro con Gesù nella sua Parola. Lo scopo di questi corsi non è quello di dare chissà quale formazione biblica, ma suscitare il desiderio di continuare ad avvicinarsi alla Parola nel concreto di tutti i giorni. Interessante a questo scopo è il corso « Emmaus » proposto dalla Scuola di Evangelizzazione Sant’Andrea (www.nuovaevangelizzazione.it) attraverso il quale è possibile toccare tutti i punti sopra descritti. Mi piace sottolineare che gli insegnamenti non sono presentati da esperti biblisti, ma da laici che hanno fatto l’esperienza del proprio incontro personale con la Parola e la condividono con semplicità.

Un posto dentro la casa
Lo scopo di questi corsi è quello di suscitare nei partecipanti il desiderio di continuare a leggere la Parola di Dio nel concreto di tutti i giorni e pertanto si danno anche delle indicazioni pratiche per poterlo fare.
Suggerire a ogni famiglia di trovare un posto fisico nella propria casa dove collocare la Bibbia, un posto ben in vista e con il giusto decoro (un fiore, un lume, ecc.) a sottolinearne l’importanza. Con questo semplice segno si aiutano tutti i componenti della famiglia ad avere lo sguardo fisso su Gesù Parola e si educano i figli a questa Presenza.
Evitare di suggerire, soprattutto ai principianti, una lettura sequenziale a partire dalla Genesi, ma educare ad avvicinarsi alla Parola a partire dal Nuovo Testamento nella consapevolezza che Gesù è il vertice della Bibbia e tutto l’Antico Testamento guarda a Lui. Tra i libri dell’Antico Testamento è bene iniziare dai libri Sapienziali che sono i più semplici. La proposta più efficace è forse quella di suggerire le letture della liturgia del giorno che uniscono Nuovo ed Antico Testamento, facendone cogliere i legami, e, inoltre, aiutano a vivere la comunione con tutta la Chiesa nel tempo liturgico proprio. Ho visto molte famiglie aiutate ad avvicinarsi alla Parola attraverso la « Liturgia delle ore » recitata assieme; la ricchezza dei Salmi e la semplicità delle « letture brevi » (oltre al fatto che la « Liturgia delle ore » è preghiera e quindi apre a una relazione con Dio) costituiscono un modo semplice ed efficace affinché la Parola porti frutti spirituali preziosi nelle nostre case.
Con una struttura simile alla « Liturgia delle ore », possono essere utili alcuni libri di preghiera preparati appositamente per la famiglia con salmi e « letture brevi » tratti dalla Bibbia. Anche questo strumento può essere molto efficace perché semplice e a misura di famiglia (per esempio: Renzo Bonetti Anima mia benedici il Signore della San Paolo).
Prima di leggere la Parola è fondamentale l’invocazione dello Spirito Santo, è Lui che parla al cuore, è Lui che la rende viva, è Lui che la svela. Richiamare spesso questo aspetto è fondamentale per evitare che si accendano fuochi di paglia che non durano nel tempo; è lo Spirito il vero fuoco capace di accendere i cuori.
Dopo la lettura è importante educare a una risposta nella preghiera e nell’impegno concreto della vita; in questo modo si costituisce una relazione con Dio che è il motivo per cui la Parola ci è stata donata. Sono aspetti importanti affinché l’approccio con la Parola non sia mai spogliato dalla fede e dalla relazione con Dio, altrimenti si rischia che la Parola rimanga sterile e vuota, incapace di portare i frutti per i quali ci è stata donata.
È importante anche educare all’atteggiamento con cui ci si avvicina e si legge la Parola. Viviamo in un mondo in cui siamo abituati a esprimere opinioni, ognuno può dire tutto e il contrario di tutto, e ogni persona è condizionata da questo a tal punto che si rischia di metterci in ascolto della Parola in modo selettivo dicendo: sono d’accordo o non sono d’accordo.
È importante aiutare le famiglie a rapportarsi con la Parola come Verità: la conseguenza è che non possiamo discuterla ma solo accoglierla. «Che cosa vuoi dirmi oggi Signore?», questo è l’unico atteggiamento che può portare molto frutto. Occorre suggerire di ripetere durante il giorno la frase che si è ascoltata, con cui lo Spirito ha segnato il proprio cuore, affinché la Parola continui ad affiorare e trasformarci, relazione continua con Gesù Parola.
Mi sembra importante sottolineare che la Parola è per tutti in famiglia; anche i bambini, che molte volte tendiamo a escludere pensando che siano troppo piccoli, possono avvicinarsi con frutto alla Parola se aiutati dai genitori, che possono selezionare brani semplici e legati ad aspetti che la famiglia sta vivendo. Lo Spirito soffia dove vuole e non sai da dove viene e dove va: quante volte ho sentito esperienze di sposi edificati nella fede dalle riflessioni e dalla preghiera dei figli anche piccoli! Coinvolgere i bambini in questa esperienza significa accogliere l’invito di Gesù: «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio». (Mc 10,14).
Quello di coinvolgere i bambini all’ascolto della Parola non è solo un invito, ma un ordine da parte di Dio: «Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore; li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai» (Dt 6,4-7).
Se è importante coinvolgere tutta la famiglia all’ascolto della Parola, altrettanto importante è che la coppia viva dei momenti propri di ascolto della Parola per poi poterla ripetere ai propri figli, per parlarne in casa propria, ma soprattutto per scoprire nella Parola la propria vocazione, la specificità della propria chiamata. Almeno una volta alla settimana è importante per ogni coppia di sposi trovare un tempo prolungato di ascolto e di meditazione della Parola di Dio per comprendere quale amore sono chiamati a vivere tra di loro, lo stesso tipo di amore che intercorre tra Dio e l’umanità, tra Cristo e la Chiesa. «Lo Spirito che il Signore effonde rende l’uomo e la donna capaci di Amarsi come Cristo ci ha Amati» (Familiaris Consortio 13).

«Crescete e moltiplicatevi!»
La Parola rivela agli sposi il compito al quale sono chiamati. Dio dopo aver creato l’uomo e la donna a propria immagine, affida loro il grande mandato: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra» (Gn 1,28). È evidente che questo mandato va ben oltre la fecondità fisica e risuona così: «Crescete e moltiplicate l’immagine di Dio sulla terra, fate figli di Dio». Bene ribadisce questa missione degli sposi il Catechismo della Chiesa Cattolica al n° 1534: «Due altri sacramenti, l’Ordine e il Matrimonio, sono ordinati alla salvezza altrui. Se contribuiscono alla salvezza personale, questo avviene attraverso il servizio degli altri. Essi conferiscono una missione particolare nella Chiesa e servono all’edificazione del popolo di Dio».
Quando una coppia di sposi ascolta con fede e amore la Parola, questa genera in loro la consapevolezza della chiamata ad essere « padri e madri » spirituali per tanti figli che cercano un Padre e desiderano fare l’esperienza di essere « figli amati ». Ecco che la famiglia apre la porta della propria casa per accogliere altri figli con i quali condividere la Parola, la Parola che si è fatta carne in Gesù, in quel Gesù che abita stabilmente e indissolubilmente ogni coppia di sposi che ha celebrato il sacramento del Matrimonio.
È una ministerialità che non è dettata dall’emergenza pastorale di evangelizzazione, ma che si fonda sul sacramento stesso del matrimonio. Questa missione apostolica della famiglia, riceve dalla grazia sacramentale del matrimonio una nuova forza per trasmettere la fede, per santificare e trasformare l’attuale società secondo il disegno di Dio: « Crescete e moltiplicatevi! ».

Lo sguardo oltre le mura
Vorrei condividere come la graduale presa di coscienza di diverse coppie di sposi della mia parrocchia ha fatto volgere lo sguardo oltre le mura di casa, guardando al di là della propria famiglia, sciogliendo quelle catene che tenevano « legata » la Parola, facendo divenire ogni coppia di sposi « Timoteo » di cui oggi la Chiesa ha bisogno e di cui necessita per farla conoscere e correre.
Si tratta di un cammino, iniziato nel marzo del 2005, che abbiamo chiamato « Comunità familiari di Evangelizzazione ». Si tratta di piccole comunità di persone che si ritrovano settimanalmente nelle case di coppie di sposi, scelte e chiamate dal parroco che, per la grazia ricevuta con il sacramento del Matrimonio, garantiscono e rendono visibile la Presenza di Gesù. Sono comunità familiari perché vedono la presenza di tutto il popolo di Dio, chiamato a far « Famiglia di Dio », vivendo e portando il Vangelo nel proprio ambiente di vita.

Come le prime comunità
L’incontro di Comunità familiari di evangelizzazione rivive l’esperienza delle prime comunità cristiane che si riunivano nelle case ed «erano assidue nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere» (At 2,42).
L’ascolto della Parola, in questi incontri, viene fatto attraverso un commento registrato del parroco, ma risultano molto importanti l’atteggiamento e i momenti che precedono e seguono l’ascolto della Parola. Prima dell’ascolto della Parola ci si prepara aprendo il cuore attraverso un momento di preghiera di lode spontanea con quale i partecipanti riconoscono Gesù presente nella loro vita.
Segue un momento di condivisione della fede molto semplice durante il quale si risponde alle domande: che cosa Gesù ha fatto per me? Che cosa io ho fatto per Gesù? Si ascolta quindi la Parola dopo aver invocato lo Spirito Santo con il « Veni Creator ». La coppia responsabile ricorda che questo è il momento in cui Gesù vuole parlare e incontrare ogni partecipante attraverso la sua Parola. Ognuno condivide, subito dopo, che cosa Gesù ha detto a lui e con sorpresa si vive l’esperienza di un Gesù che parla a ciascuno personalmente in modo diverso a seconda dei propri bisogni.
Questo è anche il momento in cui la Parola inizia a essere condivisa con i fratelli, condivisione che normalmente continua oltre il tempo dell’incontro e lo spazio della casa, nell’ambiente di vita di ciascuno; la Parola finalmente corre!
Si conclude con un momento di intercessione che, scaturito dalla Parola, guarda sia ai bisogni dei membri della Comunità familiari di evangelizzazione che ai bisogni della comunità parrocchiale e della Chiesa tutta senza dimenticare i « lontani » da Dio.
È un’esperienza di ascolto della Parola fatta in famiglia e vissuta in un contesto di fede viva nella presenza del Signore Gesù che sta portando molti frutti, basti pensare che più di cinquanta Comunità della mia parrocchia, si riuniscono settimanalmente nelle case e che tale esperienza viene vissuta in molte altre parrocchie di diverse diocesi d’Italia, con lo stesso risultato. (Per saperne di più vedere: www.parrocchiabovolone.it).
Concludo dicendo che la Parola è realmente in grado di rigenerare e ravvivare negli sposi il dono dello Spirito ricevuto il giorno delle nozze: «Essendo stati rigenerati non da un seme corruttibile, ma immortale, cioè dalla Parola di Dio viva ed eterna» (1 Pt 1,23). Si ravviva concretamente nelle famiglie che amano la Parola di Gesù l’unità, la fedeltà, la fecondità spirituale, la capacità di perdono. Vedo gioia nuova! Sono vere le parole di Gesù: «Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15,11).

Don Renzo Bonetti

Publié dans:famiglia, meditazioni bibliche |on 25 juillet, 2012 |Pas de commentaires »

I VESCOVI DEGLI STATI UNITI: LA GRAVIDANZA NON È UNA MALATTIA

 dal sito:

http://www.zenit.org/article-23916?l=italian

I VESCOVI DEGLI STATI UNITI: LA GRAVIDANZA NON È UNA MALATTIA

La contraccezione e la sterilizzazione non sono “prevenzione di malattie”

WASHINGTON, D.C., venerdì, 1° ottobre 2010 (ZENIT.org).- La Conferenza Episcopale Statunitense ha espresso di recente la propria protesta al Dipartimento per la Salute e i Servizi Umani degli Stati Uniti per aver incluso i servizi di contraccezione e sterilizzazione come misura di prevenzione di malattie. “La gravidanza non è una malattia”, ha affermato.

Il Dipartimento per i Servizi Sanitari USA ha pubblicato di recente una lista di servizi preventivi che offrono piani sanitari individuali e di gruppo che devono essere coperti come stabilito dalla Patient Protection and Affordable Care Act.

In una lettera datata 17 settembre, sia i Vescovi che l’avvocato Anthony Picarillo e l’associato Michael Moses hanno espresso “particolare preoccupazione” per la proposta.

“Evitare la gravidanza non è evitare una malattia”, inizia il testo. “La contraccezione e la sterilizzazione presentano i propri, unici e seri rischi per la salute del paziente”.

La lettera segnala che questi “servizi” sono anche “moralmente problematici per molte parti interessate, inclusi gli affiliati ai servizi sanitari”, così come per “le comunità religiose, i prestatori di servizi e le compagnie assicurative”.

“Secono il nostro punto di vista”, affermano i Vescovi, “anticoncezionali con ricetta e sterilizzazione chimica e chirurgica sono servizi particolarmente inappropriati nel concetto di ‘servizi preventivi’ per tutti i piani sanitari”.

Nel testo sostengono che questa definizione non può condividere il significato o la proposta di servizi preventivi come la misura della pressione arteriosa, dei livelli di colesterolo, della pressione, del diabete, dell’ipersensibilità o delle malattie a trasmissione sessuale.

Questi sono servizi ai quali bisogna prestare attenzione, hanno sottolineato, “perché possono prevenire serie malattie”, ma la stessa logica “non può applicarsi alla contraccezione o alla sterilizzazione”.

Non è una giustificazione medica

Nella loro lettera, i Vescovi riconoscono che “in varie epoche la donna può avere serie ragioni personali per voler evitare o rimandare una gravidanza”.

Ad ogni modo, aggiungono, “queste ragioni personali non si trasformano in una condizione temporanea o permanente di infertilità, un requisito previo per la salute”.

Il testo chiarisce che la contraccezione “è quasi sempre percepita come una ragione personale o uno stile di vita”, il che “presenta i propri rischi e gli effetti secondari”.

“L’uso della prescrizione contraccettiva attualmente aumenta il rischio per le donne di sviluppare alcune delle condizioni che i ‘servizi preventivi’ enumerano nel Regolamento di Provvedimento Finale”.

Non si può neanche chiamare anticoncezionale “preventivo” l’aborto, aggiungono i Vescovi, perché “l’aborto non è in sé una condizione della malattia, ma un procedimento a parte che si realizza solo per l’accordo tra una donna e un professionista sanitario”.

Per i presuli, “gli studi hanno dimostrato che la percentuale delle gravidanze non desiderate che terminano in aborti è più alta rispetto a quella delle gravidanze che avvengono mentre si fa uso di anticoncezionali”.

I Vescovi hanno infine espresso la propria preoccupazione per il fatto che questa legge possa “costituire un fatto senza precedenti che minaccia i diritti di coscienza degli impiegati che applicano le proprie credenze religiose” e altri che per la loro morale o le obiezioni religiose si rifiutano di effettuare queste procedure.

Con questo tipo di misure, avvertono, si possono promuovere “riforme che sarebbero vuote promesse”.
Per consultare il testo completo,
www.usccb.org/ogc/preventive.pdf

La preghiera e la coppia : I salmi – una preghiera per noi

dal sito:

http://www.amoreconiugale.it/I_salmi_una_preghiera_per_noi.html

La preghiera e la coppia

I salmi – una preghiera per noi

Una caratteristica che colpisce chi si avvicina ai salmi, prima ancora della loro storia e dei loro contenuti, è la forma poetica, composta di versi ad andamento binario.
Ogni frase, ogni pensiero, espresso nella prima parte di un versetto, viene solitamente ripreso e ampliato nella seconda, in una specie di ritmico contrappunto.

L’impressione che ne deriva è di un discorso a due voci che si alternano, ma sono essenzialmente all’unisono,  di un concerto in cui le note si susseguono in armonia sviluppando un comune tema di fondo.

E’ subito chiaro che la coppia si pone davanti ai salmi in una posizione privilegiata, rispetto alla quale i cori alterni delle recitazioni ecclesiali non hanno nulla di invidiabile.

Voce maschile e voce femminile, con la loro particolare coloritura, vi si inseriscono senza alcun artificio, in un dialogo in cui il grande interlocutore è  Colui che suggerisce domanda e risposta alla coppia che lo interpella.

Il libro dei salmi è stato definito il libro degli affetti e dei sentimenti (non sempre necessariamente lodevoli) che sono propri di ogni uomo, ma che si accendono e si intensificano, nel positivo e nel negativo, nella vita a due.

Per ogni situazione, di gioia o di dolore, di timore, o di speranza, quando gli sposi hanno bisogno di confidarsi e di confidare in Qualcuno che li ascolti, è  possibile trovare nell’ampia gamma dei 150 testi del salterio quello che più vi si addice, per poi lasciarsi guidare attraverso la sua pedagogia in un cammino che va dalla domanda alla supplica, dallo stupore alla benedizione, dal ringraziamento alla lode.

Un libro, quello dei salmi, a cui attingere quando la nostra incapacità di pregare si fa più evidente e si sente necessario l’intervento dello Spirito Santo che ci presta le sue parole, come le ha prestate a tante generazioni e a Cristo stesso prima di noi.

Ecco allora un regalo che gli sposi si possono fare reciprocamente: individuare un salmo che rispecchi una loro particolare situazione, studiarlo insieme, trascriverlo in duplice copia e poi esercitarsi a ripeterlo, a due voci, all’occasione, fino ad impararlo a memoria.

Sarà il “loro” salmo, le parole che Dio donerà loro per aiutarli ad esprimere ciò che ferve nel cuore, per comunicare con Lui e tra di loro tutte le volte che ne sentiranno il bisogno. 

E non saranno parole vuote, come quelle degli uomini, ma, essendo ispirate, riveleranno di volta in volta il loro potenziale taumaturgico per chi le usa.

Per gli sposi saranno una chiave per riconoscersi ed entrare in sintonia davanti a Dio che benevolmente li ascolta.

Pensiamo, ad esempio, alla preghiera durante l’afflizione dei salmi 13 e 121, all’abbandono fiducioso dei salmi 23 e 91, alla lode gioiosa dei salmi 67, 92, 100, 150…

Ma ogni coppia di buona volontà potrà trovare i suoi salmi, o parte di essi, da fare propri e interpretare nei diversi momenti della sua storia.

Riportiamo qui, come esempio, il salmo 8 che ci sembra poter essere di aiuto per esprimere la  gratitudine di chi, come i due sposi che si amano, si sente parte privilegiata della creazione.

SALMO  n. 8

LUI – O Signore, Signore nostro, quanto è magnifico il tuo nome in tutta la terra!

LEI – Tu hai posto la tua maestà nei cieli.

LUI – Dalla bocca dei bambini e dei lattanti hai tratto una forza, a causa dei tuoi nemici

LEI – per ridurre al silenzio l’avversario e il vendicatore.

LUI – Quand’io considero i tuoi cieli, opera delle tue dita

LEI – la luna e le stelle che Tu hai disposte

LUI – che cos’è l’uomo perché Tu lo ricordi?

LEI – il figlio dell’uomo perché te ne prendi cura?

LUI – Eppure Tu l’hai fatto solo di poco inferiore a Dio

LEI – e l’hai coronato di gloria e di onore.

LUI – Tu lo hai fatto dominare sull’opera delle tue mani,

LEI – hai posto ogni cosa sotto i suoi piedi,

LUI – pecore e buoi tutti quanti

LEI – e anche le bestie selvatiche della campagna,

LUI – gli uccelli del cielo e i pesci del mare

LEI – tutto quello che percorre i sentieri dei mari.

LUI E LEI – O Signore, Signore nostro, quanto è magnifico il tuo nome su tutta la terra!

Publié dans:famiglia, salmi |on 2 novembre, 2009 |Pas de commentaires »

Padre Cantalamessa: Predicatore del Papa: i cristiani riscoprano la bellezza del matrimonio

dal sito:

http://www.zenit.org/article-16797?l=italian

Predicatore del Papa: i cristiani riscoprano la bellezza del matrimonio

Intervento all’Incontro Mondiale delle Famiglie

CITTA’ DEL MESSICO, mercoledì, 14 gennaio 2009 (ZENIT.org).- Padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, ha affermato questo mercoledì intervenendo all’Incontro Mondiale delle Famiglie che i cristiani devono riscoprire “l’ideale biblico del matrimonio e della famiglia” per poterlo proporre al mondo di oggi.

Non bisogna solo “difendere” l’idea cristiana di matrimonio e famiglia, ha osservato; l’aspetto più importante è infatti “il compito di riscoprirlo e viverlo in pienezza da parte dei cristiani, in modo da riproporlo al mondo con i fatti, più che con le parole”.

Il sacerdote ha dedicato il suo intervento nella prima giornata del Congresso Teologico-Pastorale del VI Incontro Mondiale delle Famiglie a spiegare come per secoli lo stesso pensiero cristiano abbia lasciato in secondo piano, di fronte alla visione istituzionale, il significato sponsale del matrimonio, presente con forza nella Bibbia.

Alla base delle attuali “inaccettabili proposte del decostruzionismo”, constata, c’è un’“istanza positiva” da accogliere, ed è la revisione della visione del matrimonio come unione e donazione tra i coniugi.

“Ma questa critica va nel senso originario della Bibbia, non contro di essa!”, ha avvertito il cappuccino. “Il Concilio Vaticano II ha recepito questa istanza quando ha riconosciuto come bene ugualmente primario del matrimonio il mutuo amore e aiuto tra i coniugi”.

“Anche le coppie credenti – talvolta esse più delle altre – non riescono a ritrovare quella ricchezza di significato iniziale dell’unione sessuale a causa dell’idea di concupiscenza e di peccato originale per secoli associata a quell’atto”.

Secondo padre Cantalamessa, è dunque necessario riscoprire l’unione sessuale come immagine dell’amore di Dio.

“Due persone che si amano – e quello dell’uomo e la donna nel matrimonio ne è il caso più forte – riproducono qualcosa di ciò che avviene nella Trinità”, ha spiegato. “In questa luce si scopre il senso profondo del messaggio dei profeti circa il matrimonio umano, che cioè esso è simbolo e riflesso di un altro amore, quello di Dio per il suo popolo”.

Ciò presuppone il fatto di “rivelare il vero volto e lo scopo ultimo della creazione dell’uomo maschio e femmina: quello di uscire dal proprio isolamento ed ‘egoismo’, di aprirsi all’altro e, attraverso la temporanea estasi dell’unione carnale, elevarsi al desiderio dell’amore e della gioia senza fine”.

Il predicatore pontificio ha segnalato in questo senso l’accoglienza “insolitamente positiva” che ha avuto in tutto il mondo l’Enciclica “Deus caritas est”, che insiste su questa visione dell’amore umano come riflesso dell’amore divino.

Un’altra questione, ha aggiunto, è la “pari dignità della donna nel matrimonio. Essa, abbiamo visto, è nel cuore stesso del progetto originario di Dio e del pensiero di Cristo, ma è stata quasi sempre disattesa”.

Non ribattere, ma proporre

Padre Cantalamessa ha spiegato che di fronte alla situazione attuale di “contestazione apparentemente globale del progetto biblico su sessualità, matrimonio e famiglia” è necessario evitare l’errore di “passare tutto il tempo a controbattere le teorie contrarie, finendo per dare loro più importanza di quello che meritano”.

La strategia non è di “scontro con il mondo”, ma di dialogo, perché “la Chiesa è in grado di trarre profitto anche dalle critiche di chi la combatte”, ha affermato.

Un altro errore da evitare è “puntare tutto su leggi dello Stato per difendere i valori cristiani”.

“I primi cristiani, abbiamo visto, con i loro costumi cambiarono le leggi dello Stato; non possiamo aspettarci oggi di cambiare i costumi con le leggi dello Stato”, ha ammesso.

Rispetto all’attuale decostruzione della famiglia, o “gender revolution”, il sacerdote ha spiegato che ha una certa analogia con il marxismo e ha ricordato che di fronte a questo la reazione della Chiesa fu “l’antico metodo paolino dell’esaminare tutto e ritenere ciò che è buono”, sviluppando “una propria dottrina sociale”.

“Proprio la scelta del dialogo e dell’autocritica ci dà il diritto di denunciare questi progetti come ‘disumani’, contrari cioè non solo alla volontà di Dio, ma anche al bene dell’umanità”, ha aggiunto.

“L’unica nostra speranza è che il buon senso della gente, unito al ‘desiderio’ dell’altro sesso, al bisogno di maternità e di paternità che Dio ha inscritto nella natura umana resistano a questi tentativi di sostituirsi a Dio, dettati più da tardivi sensi di colpa dell’uomo, che da genuino rispetto e amore per la donna”, ha concluso.

Publié dans:famiglia, Padre Cantalamessa |on 23 avril, 2009 |Pas de commentaires »

Cardinal Antonelli:  » Sposi fatevi doni e carezze »

dal sito:

http://www.cardinalrating.com/cardinal_6.htm

Cardinal Antonelli:  » Sposi fatevi doni e carezze »
Jan 30, 2008


L’arcivescovo di Firenze « lancia » il suo decalogo alla famiglia: dieci « linee di impegno » per costruire un amore giorno per giorno, con convinzione, generosità e tenacia.

(30.01.2008, intoscana.it) Carezze e regali tra coniugi, trovare interessi comuni, rendersi amabili nell’aspetto, rispettare l’altro, avere cura dei figli. E’ un vero e proprio ‘decalogo della famiglia’ quello che traccia il cardinale arcivescovo di Firenze Ennio Antonelli nella ‘Lettera pasquale 2008′ intitolata « L’amore cristiano in famiglia » che sarà consegnata a tutti i fedeli nei prossimi giorni. « La famiglia – scrive Antonelli – è il luogo privilegiato dell’amore e della vita. Nell’amore di coppia dovrebbero rientrare tutte le componenti della persona; oggi però è diffusa una mentalità che riduce l’amore a soddisfazione dell’istinto, sensazione ed emozione piacevole, benessere sentimentale ». Dieci le « linee di impegno » indicate dal cardinale « per costruire un amore giorno per giorno, con convinzione, generosità, tenacia ». Tra queste, « trovare qualche momento anche per la preghiera in famiglia e per la condivisione di qualche esperienza di fede vissuta, cercare di individuare i bisogni e i ragionevoli desideri dell’altro e soddisfarli con prontezza; trovare interessi comuni, uscendo a volte insieme in società; rendersi amabili curando il proprio aspetto esteriore e soprattutto esprimendo rispetto e tenerezza verso l’altro mediante parole di apprezzamento e di gratitudine, sorrisi e sguardi, carezze e gesti di affetto, regali appropriati; rispettare l’altro nella sua alterità, con i suoi punti di vista, le sue preferenze, i suoi difetti, senza stare a lamentarsi e a ridire su ogni cosa, essere disponibili a chiedere e a concedere il perdono ». Il cardinale invita inoltre a « essere generosamente aperti all’accoglienza dei figli, ad avere cura di loro dedicandogli energie e tempo, a dialogare e stare volentieri insieme; a trattarli con amorevolezza, ma anche con coerenza e fermezza, facendo osservare regole ragionevoli ». L’ultima indicazione è quella di « aprire la famiglia alla preziosa presenza dei nonni accanto ai nipoti, all’amicizia, al vicinato, alla generosità verso i poveri ». (ANSA).

http://www.cardinalrating.com/cardinal_6.htm

Cardinal Antonelli:  » Sposi fatevi doni e carezze »
Jan 30, 2008
L’arcivescovo di Firenze « lancia » il suo decalogo alla famiglia: dieci « linee di impegno » per costruire un amore giorno per giorno, con convinzione, generosità e tenacia.

(30.01.2008, intoscana.it) Carezze e regali tra coniugi, trovare interessi comuni, rendersi amabili nell’aspetto, rispettare l’altro, avere cura dei figli. E’ un vero e proprio ‘decalogo della famiglia’ quello che traccia il cardinale arcivescovo di Firenze Ennio Antonelli nella ‘Lettera pasquale 2008′ intitolata « L’amore cristiano in famiglia » che sarà consegnata a tutti i fedeli nei prossimi giorni. « La famiglia – scrive Antonelli – è il luogo privilegiato dell’amore e della vita. Nell’amore di coppia dovrebbero rientrare tutte le componenti della persona; oggi però è diffusa una mentalità che riduce l’amore a soddisfazione dell’istinto, sensazione ed emozione piacevole, benessere sentimentale ». Dieci le « linee di impegno » indicate dal cardinale « per costruire un amore giorno per giorno, con convinzione, generosità, tenacia ». Tra queste, « trovare qualche momento anche per la preghiera in famiglia e per la condivisione di qualche esperienza di fede vissuta, cercare di individuare i bisogni e i ragionevoli desideri dell’altro e soddisfarli con prontezza; trovare interessi comuni, uscendo a volte insieme in società; rendersi amabili curando il proprio aspetto esteriore e soprattutto esprimendo rispetto e tenerezza verso l’altro mediante parole di apprezzamento e di gratitudine, sorrisi e sguardi, carezze e gesti di affetto, regali appropriati; rispettare l’altro nella sua alterità, con i suoi punti di vista, le sue preferenze, i suoi difetti, senza stare a lamentarsi e a ridire su ogni cosa, essere disponibili a chiedere e a concedere il perdono ». Il cardinale invita inoltre a « essere generosamente aperti all’accoglienza dei figli, ad avere cura di loro dedicandogli energie e tempo, a dialogare e stare volentieri insieme; a trattarli con amorevolezza, ma anche con coerenza e fermezza, facendo osservare regole ragionevoli ». L’ultima indicazione è quella di « aprire la famiglia alla preziosa presenza dei nonni accanto ai nipoti, all’amicizia, al vicinato, alla generosità verso i poveri ». (ANSA).

 

 

Publié dans:cardinalrating - sito, famiglia |on 20 novembre, 2008 |Pas de commentaires »

Papa Benedetto: « I nonni: la loro testimonianza e presenza nella famiglia »

06/04/2008, dal sito:
http://www.zenit.org/article-13976?l=italian

 

 Discorso del Papa alla Plenaria del Dicastero per la Famiglia 

« I nonni: la loro testimonianza e presenza nella famiglia »

CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 6 aprile 2008 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato da Benedetto XVI nel ricevere questo sabato in udienza i partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia che ha avuto per tema: « I nonni: la loro testimonianza e presenza nella famiglia« .

 

Signori Cardinali,
venerati Fratelli nell
episcopato e nel sacerdozio,
cari fratelli e sorelle! 

Sono lieto di incontrarvi al termine della XVIII Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia, che ha avuto per tema: « I nonni: la loro testimonianza e presenza nella famiglia« . Vi ringrazio per aver accolto la mia proposta di Valencia, dove dissi: « Mai, per nessuna ragione, i nonni siano esclusi dallambito familiare. Essi sono un tesoro che non possiamo strappare alle nuove generazioni, soprattutto quando danno testimonianza di fede ». Saluto in particolare il Cardinale Ricardo Vidal, Arcivescovo di Cebu, membro del Comitato di Presidenza, che si è fatto interprete dei sentimenti di tutti voi, e rivolgo un affettuoso pensiero al caro Cardinale Alfonso López Trujillo, che da 18 anni guida il Dicastero con passione e competenza. Sentiamo la sua mancanza in mezzo a noi. A lui il nostro augurio di pronta guarigione e la nostra preghiera. 

Il tema che avete affrontato è a tutti molto familiare. Chi non ricorda i suoi nonni? Chi può dimenticare la loro presenza e la loro testimonianza nel focolare domestico? Quanti tra di noi ne portano il nome in segno di continuità e di riconoscenza! E consuetudine nelle famiglie, dopo la loro dipartita, ricordarne lanniversario con la celebrazione della Messa in loro suffragio e, se possibile, con una visita al cimitero. Questi ed altri gesti di amore e di fede sono la manifestazione della nostra gratitudine nei loro confronti. Essi per noi si sono donati, si sono sacrificati, in certi casi si sono anche immolati. 

La Chiesa ha sempre avuto nei riguardi dei nonni unattenzione particolare, riconoscendo loro una grande ricchezza sotto il profilo umano e sociale, come pure sotto quello religioso e spirituale. I miei venerati Predecessori Paolo VI e Giovanni Paolo II di questultimo abbiamo appena celebrato il terzo anniversario della morte sono intervenuti più volte sottolineando la considerazione che la comunità ecclesiale ha per gli anziani, per la loro dedizione e la loro spiritualità. In particolare, Giovanni Paolo II, durante il Giubileo dellAnno 2000, convocò nel settembre in Piazza San Pietro il mondo della « terza età » e in quella circostanza ebbe a dire: « Nonostante le limitazioni sopraggiunte con letà, conservo il gusto della vita. Ne ringrazio il Signore. E bello potersi spendere fino alla fine per la causa del Regno di Dio ». Sono parole contenute nel messaggio che circa un anno prima, nellottobre del 1999, egli aveva indirizzato agli anziani e che conserva intatta la sua attualità umana, sociale e culturale. 

La vostra Assemblea Plenaria ha affrontato il tema della presenza dei nonni nella famiglia, nella Chiesa e nella società, con uno sguardo capace di comprendere il passato, il presente e il futuro. Analizziamo brevemente questi tre momenti. In passato i nonni avevano un ruolo importante nella vita e nella crescita della famiglia. Anche quando letà avanzava, essi continuavano ad essere presenti con i loro figli, con i nipoti e magari i pronipoti, dando viva testimonianza di premura, di sacrificio e di un quotidiano donarsi senza riserve. Erano testimoni di una storia personale e comunitaria che continuava a vivere nei loro ricordi e nella loro saggezza. Oggi, levoluzione economica e sociale ha portato profonde trasformazioni nella vita delle famiglie. Gli anziani, tra cui molti nonni, si sono trovati in una sorta di « zona di parcheggio »: alcuni si accorgono di essere un peso in famiglia e preferiscono vivere soli o in case di riposo, con tutte le conseguenze che queste scelte comportano. 

Da più parti poi sembra purtroppo avanzare la « cultura della morte », che insidia anche la stagione della terza età. Con crescente insistenza si giunge persino a proporre leutanasia come soluzione per risolvere certe situazioni difficili. La vecchiaia, con i suoi problemi legati anche ai nuovi contesti familiari e sociali a causa dello sviluppo moderno, va valutata con attenzione e sempre alla luce della verità sulluomo, sulla famiglia e sulla comunità. Occorre sempre reagire con forza a ciò che disumanizza la società. Le comunità parrocchiali e diocesane sono fortemente interpellate da queste problematiche e stanno cercando di venire incontro alle moderne esigenze degli anziani. Ci sono associazioni e movimenti ecclesiali che hanno abbracciato questa causa importante e urgente. Occorre unirsi per sconfiggere insieme ogni emarginazione, perché ad essere travolti dalla mentalità individualistica non sono solo loro i nonni, le nonne, gli anziani ma tutti. Se i nonni, come spesso e da più parti si dice, costituiscono una preziosa risorsa, occorre mettere in atto scelte coerenti che permettano di valorizzarla al meglio. 

Ritornino i nonni ad essere presenza viva nella famiglia, nella Chiesa e nella società. Per quanto riguarda la famiglia, i nonni continuino ad essere testimoni di unità, di valori fondati sulla fedeltà ad un unico amore che genera la fede e la gioia di vivere. I cosiddetti nuovi modelli di famiglia ed il relativismo dilagante hanno indebolito questi valori fondamentali del nucleo familiare. I mali della nostra società come giustamente avete osservato nel corso dei vostri lavori hanno bisogno di urgenti rimedi. Di fronte alla crisi della famiglia non si potrebbe forse proprio ripartire dalla presenza e dalla testimonianza di coloro i nonni che hanno una maggiore robustezza di valori e di progetti? Non si può, infatti, progettare il futuro senza rifarsi ad un passato carico di esperienze significative e di punti di riferimento spirituale e morale. Pensando ai nonni, alla loro testimonianza di amore e di fedeltà alla vita, vengono in mente le figure bibliche di Abramo e Sara, di Elisabetta e Zaccaria, di Gioacchino e Anna, come pure gli anziani Simeone e Anna, o anche Nicodemo: tutti costoro ci ricordano come in ogni età il Signore chiede a ciascuno lapporto dei propri talenti. 

Rivolgiamo ora lo sguardo verso il VI Incontro Mondiale delle Famiglie, che si celebrerà in Messico nel gennaio del 2009. Saluto e ringrazio il Cardinale Norberto Rivera Carrera, Arcivescovo di México, qui presente, per quanto ha già realizzato in questi mesi di preparazione insieme con i suoi collaboratori. Tutte le famiglie cristiane del mondo guardano a questa nazione « sempre fedele » alla Chiesa, che aprirà le porte a tutte le famiglie del mondo. Invito le comunità ecclesiali, specialmente i gruppi familiari, i movimenti e le associazioni di famiglie, a preparasi spiritualmente a questo evento di grazia. Venerati e cari Fratelli, vi ringrazio di nuovo per la vostra visita e per il lavoro svolto in questi giorni; vi assicuro il mio ricordo nella preghiera e di cuore imparto a voi e ai vostri cari la Benedizione Apostolica.

Publié dans:famiglia, ZENITH |on 8 avril, 2008 |Pas de commentaires »
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