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San Michele, l’angelo della Croce

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San Michele, l’angelo della Croce

di don Marcello Stanzione*

ROMA, venerdì, 6 novembre 2009 (ZENIT.org).- E’ di questi giorni la sentenza della Corte europea che ha intimato all’Italia di togliere i crocifissi dai luoghi pubblici. E’ un ennesimo attacco cristofobico di una sparuta minoranza atea ed oscurantista al sentire comune di una nazione che vede nella croce la radice della propria civiltà.

La liturgia della Chiesa ha definito san Michele come il porta-stendardo di Cristo. “Egli è, ella proclamava nella liturgia tridentina della liturgia delle ore nel giorno della sua festa, Quel vincitore che dispiega lo stendardo della salvezza, la Croce”.

Una leggenda dice che Costantino imperatore, fedele seguace del credo monoteistico del “Sol Invictus”, passò alla nuova confessione cristiana dopo la lotta con Massenzio, nel corso della quale gli apparve nell’aria una croce luminosa recante la scritta: “In hoc signo vinces, cioè In questo segno vincerai”, che gli assicurava la vittoria contro il numero preponderante di nemici.

Successivamente secondo la leggenda in un sogno fatto da Costantino, l’arcangelo Michele si manifestò come il “Signore delle milizie celesti” ed il “Campione della dottrina della Chiesa attribuendo a se stesso il merito del trionfo”.

Da quel momento Costantino fu molto legato all’immagine dell’archistratega, tanto che il tempio in onore di Vesta da lui fatto costruire nella città di Costantinopoli venne da lui stesso chiamato con il nome di “Michaelium” perché si credeva che lì si fosse mostrato San Michele.

Nell’opera d’arte “Trittico di San Michele” di Gerard David del 1510 circa, custodita al Kunsthistoriches Museum, lo scudo di san Michele porta l’immagine della Croce, lo stesso vessillo della resurrezione di Cristo, segno della vittoria sulla morte e sul male.

La lancia di San Michele, l’arma con cui combatte e sconfigge il demonio è una croce astile: un raro ma significativo motivo iconografico. Sotto i piedi dell’Arcangelo una serie di figure mostruose rappresentano il demonio e il male che esso porta nel mondo.

Sullo sfondo le schiere dell’esercito celeste comandato da san Michele combattono contro gli angeli ribelli, gli angeli del diavolo e li precipitano a terra. Afferma un teologo domenicano: “Il principio fondamentale della vittoria su satana è la croce di Cristo per la potenza dello Spirito e l’intercessione della Madonna; ma la forza che immediatamente viene applicata, il potere, per così dire esecutivo di Cristo e della sua Santissima Madre è, come satana, una creatura angelica, e – secondo la Tradizione cristiana – il capo di tutti gli angeli sani e fedeli a Dio: San Michele Arcangelo”.

“Il culto verso questa creatura angelica, santa e sublime, è antichissimo, comune alla Chiesa Occidentale e a quella Orientale. Tale culto ha recentemente subito un notevole declino proprio in concomitanza – non è un caso – con la diminuita importanza che si da alla lotta contro il demonio. Ma ciò non giova affatto ad un vero progresso né in campo ecclesiale né in quello della vita interiore delle singole anime” (G. CAVALCOLI, La buona battaglia, Edizioni Studio Domenicano, Bologna 1986, p. 55).

Tutto nella religione cattolica si fa attraverso la Croce. L’umiliazione di Gesù sulla Croce fu il motivo della sua esaltazione nella resurrezione. A lui viene affidato il regno sugli uomini, mentre satana viene detronizzato dall’impero che aveva ottenuto sull’umanità con la disobbedienza di Adamo. Dal momento della resurrezione di Gesù scoppia una guerra in terra, a somiglianza della guerra avvenuta in cielo tra Michele e i suoi angeli e il drago e i suoi angeli. Il diavolo si scaraventa furioso contro i seguaci di Gesù, suscitando contro di loro e la Chiesa tutte quelle straordinarie potenze religiose, economiche, ideologiche e politiche su cui domina.

Attraverso il segno della croce il cristiano è battezzato, è fortificato nella legge, è benedetto e purificato durante la sua vita ed al momento della sua morte. Infine, è all’ombra di questo segno protettore ch’egli riposa nella tomba. Tutto in lui è marcato da questo segno divino, tutto nel suo essere deve portarlo, la sua fronte, come un’impronta gloriosa; il suo cuore, come uno scudo invincibile.

La Croce ha dunque un grande posto nella vita dell’uomo. E’ così da quando Gesù l’ha lasciata al mondo come memoriale delle sue sofferenze e la prova del suo amore ineffabile.

Ma, lasciandola, egli ha dovuto affidarla ad uno dei suoi angeli. Quest’incarico toccava a san Michele, poiché san Michele, secondo numerosi teologi del passato, era stato il suo consolatore nell’orto dell’agonia, e l’aveva assistito durante le tre ore mortali dove era rimasto sospeso a questo sacro legno.

San Michele è quindi l’angelo della Croce. Come già abbiamo notato, egli la mostrò in visione a Costantino che divenne il primo imperatore cristiano. La Tradizione crede, in effetti, che sia stato san Michele che venne a presentare il Labarum a Costantino ed alle sue truppe.

Sempre secondo la leggenda sarebbe su sua ispirazione che la madre dell’imperatore, santa Elena trovò il posto del legno sacro, e fu col suo aiuto che più tardi l’imperatore Eraclio trionfò sui Persiani e potè recuperare la vera Croce caduta nelle loro mani.

San Michele è l’angelo della Croce. E’ attraverso i raggi d’una croce splendente che si mostrava a San Francesco d’Assisi, quando gli impresse nella sua carne le stimmate del Salvatore. E’ questo lo stendardo che è stato dispiegato al fronte dagli eserciti cristiani, come fecero i Portoghesi contro i Mori nel XII secolo. Egli lo dispiega sempre a protezione delle anime per mettere in fuga i loro nemici infernali.

San Michele è l’angelo della Croce. Molti uomini politici del nostro tempo non possono sopportare la vista di questo segno divino. Essi vogliono distruggerlo. I loro sforzi per strappare questo legno benedetto saranno vani: quando tutto marcisce e secca, esso è sempre verde; quando tutto invecchia, rimane sempre giovane; quando tutto muore, è sempre vivente. Quando le tempeste hanno soffiato dalla terra e dall’inferno, essa, sfidando i loro sforzi impotenti, è rimasta in piedi sotto la custodia di san Michele.

Amiamo il simbolo della Croce. A ranghi serrati, raggruppiamoci intorno ad essa, vicino a san Michele. Un giorno essa apparirà in cielo. E’ san Michele che la presenterà ai popoli della terra. Noi ci ritroveremo allora nel raggio della sua gloria, vicino all’arcangelo, per l’eterno trionfo nel Paradiso.

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* Don Marcello Stanzione è il Presidente dell’Associazione Milizia di San Michele Arcangelo

Publié dans:Arcangeli, Crocifisso (il) |on 6 novembre, 2009 |Pas de commentaires »

2 ottobre: Santi Angeli Custodi

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Santi Angeli Custodi

2 ottobre 

Nella storia della salvezza, Dio affida agli Angeli l’incarico di proteggere i patriarchi, i suoi servi e tutto il popolo eletto. Pietro in carcere viene liberato dal suo Angelo. Gesù a difesa dei piccoli dice che i loro Angeli vedono sempre il volto del Padre che sta nei Cieli.
Figure celesti presenti nell’universo religioso e culturale della Bibbia – così come di molte religioni antiche – e quasi sempre rappresentati come esseri alati (in quanto forza mediatrice tra Dio e la Terra), gli angeli trovano l’origine del proprio nome nel vocabolo greco anghelos =messaggero. Non a caso, nel linguaggio biblico, il termine indica una persona inviata per svolgere un incarico, una missione. Ed è proprio con questo significato che la parola ricorre circa 175 volte nel Nuovo Testamento e 300 nell’Antico Testamento, che ne individua anche la funzione di milizia celeste, suddivisa in 9 gerarchie: Cherubini, Serafini, Troni, Dominazioni, Potestà, Virtù celesti, Principati, Arcangeli, Angeli. Oggi il tema degli Angeli, quasi scomparso dai sermoni liturgici, riecheggia stranamente nei pulpiti dei media in versione new age, nei film e addirittura negli spot pubblicitari, che hanno voluto recepirne esclusivamente l’aspetto estetico e formale.

Martirologio Romano: Memoria dei santi Angeli Custodi, che, chiamati in primo luogo a contemplare il volto di Dio nel suo splendore, furono anche inviati agli uomini dal Signore, per accompagnarli e assisterli con la loro invisibile ma premurosa presenza.

La memoria dei Santi Angeli, oggi espressamente citati nel “Martirologio Romano” della Chiesa Cattolica, come Angeli Custodi, si celebra dal 1670 il 2 ottobre, data fissata da papa Clemente X (1670-1676); la Chiesa Ortodossa li celebra l’11 gennaio.
Ma chi sono gli Angeli e che rapporto hanno nella storia del genere umano? Prima di tutto l’esistenza degli Angeli è un dogma di fede, definito più volte dalla Chiesa (Simbolo Niceno, Simbolo Costantinopolitano, IV Concilio Lateranense (1215), Concilio Vaticano I (1869-70)).
Tutto ciò che riguarda gli Angeli, ha costituito una scienza propria detta ‘angiologia’; e tutti i Padri della Chiesa e i teologi, hanno nelle loro argomentazioni, espresso ed elaborato varie interpretazioni e concetti, riguardanti la loro esistenza, creazione, spiritualità, intelligenza, volontà, compiti, elevazione e caduta.
Come si vede la materia è così vasta e profonda, che è impossibile in questa scheda succinta, poter esporre esaurientemente l’argomento, ci limiteremo a dare qualche cenno essenziale.

Esistenza e creazione
La creazione degli angeli è affermata implicitamente almeno in un passo del Vecchio Testamento, dove al Salmo 148 (Lode cosmica), essi sono invitati con le altre creature del cielo e della terra a benedire il Signore: “Lodate il Signore dai cieli, lodatelo nell’alto dei cieli. Lodatelo, voi tutti suoi angeli, lodatelo, voi tutte sue schiere… Lodino tutti il nome del Signore, perché al suo comando ogni cosa è stata creata”.
Nel nuovo Testamento (Col. 1.16) si dice: “per mezzo di Cristo sono state create tutte le cose nei cieli e sulla terra”. Quindi anche gli angeli sono stati creati e se pure la tradizione è incerta sul tempo e nell’ordine di questa creazione, essa è ritenuta dai Padri indubitabile; certamente prima dell’uomo, perché alla cacciata dal paradiso terrestre di Adamo ed Eva, era presente un angelo, posto poi a guardia dell’Eden, per impedirne il ritorno dei nostri progenitori.

Spiritualità
La spiritualità degli angeli, è stato oggetto di considerazioni teologiche fra i più grandi Padri della Chiesa; s. Giustino e s. Ambrogio attribuivano agli angeli un corpo, non come il nostro, ma luminoso, imponderabile, sottile; s. Basilio e s. Agostino furono esitanti e si espressero non chiaramente; s. Giovanni Crisostomo, s. Gerolamo, s. Gregorio Magno, asserirono invece l’assoluta spiritualità; il già citato Concilio Lateranense IV, quindi il Magistero della Chiesa, affermò che gli Angeli sono spirito senza corpo.
L’angelo per la sua semplicità e spiritualità è immortale e immutabile, privo di quantità non può essere localmente presente nello spazio, però si rende visibile in un luogo per esplicare il suo operato; non può moltiplicarsi entro la stessa specie e s. Tommaso d’Aquino afferma che tante sono le specie angeliche quanti sono gli stessi angeli, l’uno diverso dall’altro.
Nella Bibbia si parla di angeli come di messaggeri ed esecutori degli ordini divini; nel Nuovo Testamento essi appaiono chiaramente come puri spiriti.
Nella credenza ebraica essi furono talvolta avvicinati a esseri materiali, ai quali si offriva ospitalità, che essi ricambiavano con benedizioni, promesse di prosperità, ecc.

Intelligenza e volontà
L’Angelo in quanto essere spirituale non può essere sprovvisto della facoltà dell’intelligenza e della volontà; anzi in lui debbono essere molto più potenti, in quanto egli è puro di spirito; sulla prontezza e infallibilità dell’intelligenza angelica, come pure sull’energia, la tenace volontà, la libertà superiore, il grande Dottore Angelico, s. Tommaso d’Aquino, ha scritto ampiamente nella sua “Summa Theologica”, alla quale si rimanda per un approfondimento.

Elevazione
La Sacra Scrittura suggerisce più volte che gli Angeli godono della visione del volto di Dio, perché la felicità alla quale furono destinati gli spiriti celesti, sorpassa le esigenze della natura ed è soprannaturale.
E nel Nuovo Testamento frequentemente viene stabilito un paragone fra uomini, santi e angeli, come se la meta cui sono destinati i primi, altro non sia che una partecipazione al fine già conseguito dagli angeli buoni, i quali vengono indicati come ‘santi’, ‘figli di Dio’, ‘angeli di luce’ e che sono ‘innanzi a Dio’, ‘al cospetto di Dio o del suo trono’; tutte espressioni che indicano il loro stato di beatitudine; essi furono santificati nell’istante stesso della loro creazione.

Caduta
Il Concilio Lateranense IV, definì come verità di fede che molti Angeli, abusando della propria libertà caddero in peccato e diventarono cattivi.
San Tommaso affermò che l’Angelo poté commettere solo un peccato d’orgoglio, lo spirito celeste deviò dall’ordine stabilito da Dio e non accettandolo, non riconobbe al disopra della sua perfezione, la supremazia divina, quindi peccato d’orgoglio cui conseguì immediatamente un peccato di disobbedienza e d’invidia per l’eccellenza altrui.
Altri peccati non poté commetterli, perché essi suppongono le passioni della carne, ad esempio l’odio, la disperazione. Ancora s. Tommaso d’Aquino specifica, che il peccato dell’Angelo è consistito nel volersi rendere simile a Dio.
La tradizione cristiana ha dato il nome di Lucifero al più bello e splendente degli angeli e loro capo, ribellatosi a Dio e precipitato dal cielo nell’inferno; l’orgoglio di Lucifero per la propria bellezza e potenza, lo portò al grande atto di superbia con il quale si oppose a Dio, traendo dalla sua parte un certo numero di angeli.
Contro di lui si schierarono altri angeli dell’esercito celeste capeggiati da Michele, ingaggiando una grande e primordiale lotta nella quale Lucifero con tutti i suoi, soccombette e fu precipitato dal cielo; egli divenne capo dei demoni o diavoli nell’inferno e simbolo della più sfrenata superbia.
Il nome Lucifero e la sua identificazione con il capo ribelle degli angeli, derivò da un testo del profeta Isaia (14, 12-15) in cui una satira sulla caduta di un tiranno babilonese, venne interpretata da molti scrittori ecclesiastici e dallo stesso Dante (Inf. XXIV), come la descrizione in forma poetica della ribellione celeste e della caduta del capo degli angeli.
“Come sei caduto dal cielo, astro del mattino, figlio dell’aurora! Come sei stato precipitato a terra, tu che aggredivi tutte le nazioni! Eppure tu pensavi in cuor tuo: Salirò in cielo, al di sopra delle stelle di Dio innalzerò il mio trono… salirò sulle nubi più alte, sarò simile all’Altissimo. E invece sei stato precipitato nell’abisso, nel fondo del baratro!”

L’esercito celeste
La figura dell’Angelo come simbolo delle gerarchie celesti, in genere appare fin dai primi tempi del cristianesimo, collocandosi in prosecuzione della tradizione ebraica e come trasformazione dei tipi precristiani delle Vittorie e dei Geni alati, che avevano anche la funzione mediatrice, tra le supreme divinità e il mondo terrestre.
Attraverso l’insegnamento del “De celesti hierarchia” dello pseudo Dionigi l’Areopagita, essi sono distribuiti in tre gerarchie, ognuna delle quali si divide in tre cori.
La prima gerarchia comprende i serafini, i cherubini e i troni; la seconda le dominazioni, le virtù, le potestà; la terza i principati, gli arcangeli e gli angeli.
I cori si distinguono fra loro per compiti, colori, ali e altri segni identificativi, sempre secondo lo pseudo Areopagita, i più vicini a Dio sono i serafini, di colore rosso, segno di amore ardente, con tre paia di ali; poi vengono i cherubini con sei ali cosparse di occhi come quelle del pavone; le potestà hanno due ali dai colori dell’arcobaleno; i principati sono angeli armati rivolti verso Dio e così via.
Più distinti per la loro specifica citazione nella Bibbia, sono gli Arcangeli, i celesti messaggeri, presenti nei momenti più importanti della Storia della Salvezza; Michele presente sin dai primordi a capo dell’esercito del cielo contro gli angeli ribelli, apparve anche a papa s. Gregorio Magno sul Castel S. Angelo a Roma, lasciò il segno della sua presenza nel Santuario di Monte S. Angelo nel Gargano; Gabriele il messaggero di Dio, apparve al profeta Daniele; a Zaccaria annunciante la nascita di s. Giovanni Battista, ma soprattutto portò l’annuncio della nascita di Cristo alla Vergine Maria; Raffaele è citato nel Libro di Tobia, fu guida e salvatore dai pericoli del giovane Tobia, poi non citato nella Bibbia, c’è Uriele, nominato due volte nel quarto libro apocrifo di Ezra, il suo nome ricorre con frequenza nelle liturgie orientali, s. Ambrogio lo poneva fra gli arcangeli, accompagnò il piccolo s. Giovanni Battista nel deserto, portò l’alchimia sulla terra.

L’angelo nell’arte
Ricchissima è l’iconografia sugli angeli, la cui condizione di esseri spirituali, senza età e sesso, ha fatto sbizzarrire tutti gli artisti di ogni epoca, nel raffigurarli secondo la dottrina, ma anche con il proprio estro artistico.
Gli artisti, specie i pittori, vollero esprimere nei loro angeli un sovrumano stato di bellezza, avvolgendoli a volte in vesti sacerdotali o in classiche tuniche, a volte come genietti dell’arte romana, quasi sempre con le ali e con il nimbo (nuvoletta); dal secolo IV e V li ritrassero in aspetto giovanile, efebico, solo nell’epoca barocca apparirà il tipo femminile.
Gli angeli furono raffigurati non solo in atteggiamento adorante, come nelle magnifiche Natività o nelle Maestà medioevali, ma anche in atteggiamento addolorato e umano nelle Deposizioni, vedasi i gesti di disperazione per la morte di Gesù, degli angeli che assistono alla deposizione dalla croce, nel famoso dipinto di Giotto “Compianto di Cristo morto” (Cappella degli Scrovegni, Padova).
Poi abbiamo angeli musicanti e che cantano in coro, che suonano le trombe (tubicini); gli angeli armati in lotta con il demonio; angeli che accompagnano lo svolgersi delle opere di misericordia, ecc.

L’angelo nella Bibbia
Specifici episodi del Vecchio e Nuovo Testamento, indicano la presenza degli Angeli: la lotta con l’angelo di Giacobbe (Genesi 32, 25-29); la scala percorsa dagli angeli, sognata da Giacobbe (Genesi, 28, 12); i tre angeli ospiti di Abramo (Genesi, 18); l’intervento dell’angelo che ferma la mano di Abramo che sta per sacrificare Isacco; l’angelo che porta il cibo al profeta Elia nel deserto.
L’annuncio ai pastori della nascita di Cristo; l’angelo che compare in sogno a Giuseppe, suggerendogli di fuggire con Maria e il Bambino; gli angeli che adorano e servono Gesù dopo le tentazioni nel deserto; l’angelo che annunciò alla Maddalena e alle altre donne, la resurrezione di Cristo; la liberazione di s. Pietro, dal carcere e dalle catene a Roma; senza dimenticare la cosmica e celeste simbologia angelica dell’Apocalisse di s. Giovanni Evangelista.

L’Angelo Custode
Infine l’Angelo Custode, l’esistenza di un angelo per ogni uomo, che lo guida, lo protegge, dalla nascita fino alla morte, è citata nel Libro di Giobbe, ma anche dallo stesso Gesù, nel Vangelo di Matteo, quando indicante dei fanciulli dice: “Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli”.
La Sacra Scrittura parla di altri compiti esercitati dagli angeli, come quello di offrire a Dio le nostre preghiere e sacrifici, oltre quello di accompagnare l’uomo nella via del bene.

Il nome di ‘angelo’ nel discorrere corrente, ha assunto il significato di persona di eccezionale virtù, di bontà, di purezza, di bellezza angelica e indica perfezione.

Autore: Antonio Borrelli

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Il nuovo Calendario universale della Chiesa ha conservato, a questa data, non la festa, ma la memoria degli Angioli Custodi.
Abbiamo già parlato, il 5 maggio, dell’unico Santo che ripete, nei calendari, il nome di Angelo, il carmelitano Martire in Sicilia. Ma tra i moltissimi fedeli che ripetono questo nome così diffuso non mancheranno quelli che preferiscono celebrare il loro onomastico nel giorno dedicato proprio agli Angioli, non di nome ma di fatto.
Un tempo questa festa veniva celebrata il 29 settembre, insieme con quella di San Michele, custode e protettore per eccellenza. Tre giorni fa, a quella data, abbiamo ricordato i tre Arcangeli principali, e diciamo così prototipi, ognuno con il loro nome: Michele, Gabriele e Raffaele.
L’uso di una festa particolare dedicata agli Angioli Custodi si diffuse nella Spagna nel ’400, e nel secolo successivo in Portogallo, più tardi ancora in Austria. Nel 1670, il Papa Clemente X ne fissò la data al 2 ottobre.
La devozione per gli Angioli è più antica di quella per i Santi: prese particolare importanza nel Medioevo quando i monaci solitari ricercarono la compagnia di queste invisibili creature e le sentirono presenti nella loro vita di silenzioso raccoglimento.
Dopo il concilio di Trento, la devozione per gli Angioli fu meglio definita e conobbe nuova diffusione. Nella vita attuale, però, gli uomini trascurano sempre di più la propria angelica compagnia, e non avvertono ormai la presenza di un puro spirito, testimone costante dei pensieri e delle azioni umane.
Di solito si parla dell’Angiolo Custode soltanto ai bambini, e per questo anche l’iconografia si è fissata sulla figura dell’Arcangiolo Raffaele, che guida e conduce il giovane Tobiolo.
Gli adulti, invece, dimenticano facilmente il loro adulto testimone e consigliere, il loro invisibile compagno di viaggio, il muto testimone della loro vita. E anche questo aumenta il senso della desolazione e addirittura dell’angoscia che caratterizza il nostro tempo, nel 4uale si sono lasciate cadere, come infantili fantasie, tante consolanti e sostenitrici verità di fede.
R infatti verità di fede che ogni cristiano, dal Battesimo, riceve il proprio Angiolo Custode, che lo accompagna, lo ispira e lo guida, per tutta la vita, fino alla morte, esemplare perfetto della condotta che si dovrebbe tenere nei riguardi di Dio e degli uomini.
L’Angiolo Custode è dunque il luminoso specchio sul quale ogni cristiano dovrebbe riflettere la propria condotta giornaliera.
Per questo la Chiesa ha dettato una delle più belle preghiere che dice: « Angiolo di Dio, che sei il mio custode, illumina, custodisci, reggi e governa me, che ti fui affidato dalla pietà celeste. Così sia ».

Fonte:  
 Archivio Parrocchia  

Publié dans:Arcangeli |on 1 octobre, 2009 |Pas de commentaires »

29 settembre: Santi Michele, Gabriele e Raffaele Arcangeli

dal sito:

http://www.santiebeati.it/dettaglio/21625

Santi Michele, Gabriele e Raffaele Arcangeli

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PER LA PRESENTAZIONE DEI SINGOLI ARCANGELI METTO IL LINk:

MICHELE:

http://www.santiebeati.it/dettaglio/21600

GABRIELE

http://www.santiebeati.it/dettaglio/21650

RAFFAELE

http://www.santiebeati.it/dettaglio/21700

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29 settembre

Il Martirologio commemora insieme i santi arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele. La Bibbia li ricorda con specifiche missioni: Michele avversario di Satana, Gabriele annunciatore e Raffaele soccorritore.
Prima della riforma del 1969 si ricordava in questo giorno solamente san Michele arcangelo in memoria della consacrazione del celebre santuario sul monte Gargano a lui dedicato.

Martirologio Romano: Festa dei santi Michele, Gabriele e Raffaele, arcangeli. Nel giorno della dedicazione della basilica intitolata a San Michele anticamente edificata a Roma al sesto miglio della via Salaria, si celebrano insieme i tre arcangeli, di cui la Sacra Scrittura rivela le particolari missioni: giorno e notte essi servono Dio e, contemplando il suo volto, lo glorificano incessantemente.

Il 29 di settembre la Chiesa commemora la festa liturgica dei santi Arcangeli:

> San MICHELE
> San GABRIELE
> San RAFFAELE

Michele (Chi è come Dio?) è l’arcangelo che insorge contro Satana e i suoi satelliti (Gd 9; Ap 12, 7; cfr Zc 13, 1-2), difensore degli amici di Dio (Dn 10, 13.21), pretettore del suo popolo (Dn 12, 1).
Gabriele (Forza di Dio) è uno degli spiriti che stanno davanti a Dio (Lc 1, 19), rivela a Daniele i segreti del piano di Dio (Dn 8, 16; 9, 21-22), annunzia a Zaccaria la nascita di Giovanni Battista (Lc 1, 11-20) e a Maria quella di Gesù (Lc 1, 26-38).
Raffaele (Dio ha guarito), anch’egli fra i sette angeli che stanno davanti al trono di Dio (Tb 12, 15; cfr Ap 8, 2), accompagna e custodisce Tobia nelle peripezie del suo viaggio e gli guarisce il padre cieco.
La Chiesa pellegrina sulla terra, specialmente nella liturgia eucaristica, è associata alle schiere degli angeli che nella Gerusalemme celeste cantano la gloria di Dio (cfr Ap 5, 11-14; Conc. Vat. II, Costituzione sulla sacra liturgia, «Sacrosanctum Concilium», 8).
Il 29 settembre il martirologio geronimiano (sec. VI) ricorda la dedicazione della basilica di san Michele (sec. V) sulla via Salaria a Roma.

Publié dans:Arcangeli |on 28 septembre, 2009 |Pas de commentaires »

Papa Benedetto, per un’ordinazione episcopale i Santi Arcangeli (29.9.2007)

dal sito:

http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/homilies/2007/documents/hf_ben-xvi_hom_20070929_episc-ordinations_it.html

OMELIA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI

Basilica Vaticana
Sabato, 29 settembre 2007

Cari fratelli e sorelle,

Celebriamo questa Ordinazione episcopale nella festa dei tre Arcangeli che nella Scrittura sono menzionati per nome: Michele, Gabriele e Raffaele. Questo ci richiama alla mente che nell’antica Chiesa – già nell’Apocalisse – i Vescovi venivano qualificati « angeli » della loro Chiesa, esprimendo in questo modo un’intima corrispondenza tra il ministero del Vescovo e la missione dell’Angelo. A partire dal compito dell’Angelo si può comprendere il servizio del Vescovo. Ma che cosa è un Angelo? La Sacra Scrittura e la tradizione della Chiesa ci lasciano scorgere due aspetti. Da una parte, l’Angelo è una creatura che sta davanti a Dio, orientata con l’intero suo essere verso Dio. Tutti e tre i nomi degli Arcangeli finiscono con la parola « El », che significa « Dio ». Dio è iscritto nei loro nomi, nella loro natura. La loro vera natura è l’esistenza in vista di Lui e per Lui. Proprio così si spiega anche il secondo aspetto che caratterizza gli Angeli: essi sono messaggeri di Dio. Portano Dio agli uomini, aprono il cielo e così aprono la terra. Proprio perché sono presso Dio, possono essere anche molto vicini all’uomo. Dio, infatti, è più intimo a ciascuno di noi di quanto non lo siamo noi stessi. Gli Angeli parlano all’uomo di ciò che costituisce il suo vero essere, di ciò che nella sua vita tanto spesso è coperto e sepolto. Essi lo chiamano a rientrare in se stesso, toccandolo da parte di Dio. In questo senso anche noi esseri umani dovremmo sempre di nuovo diventare angeli gli uni per gli altri – angeli che ci distolgono da vie sbagliate e ci orientano sempre di nuovo verso Dio. Se la Chiesa antica chiama i Vescovi « angeli » della loro Chiesa, intende dire proprio questo: i Vescovi stessi devono essere uomini di Dio, devono vivere orientati verso Dio. « Multum orat pro populo » – « Prega molto per il popolo », dice il Breviario della Chiesa a proposito dei santi Vescovi. Il Vescovo deve essere un orante, uno che intercede per gli uomini presso Dio. Più lo fa, più comprende anche le persone che gli sono affidate e può diventare per loro un angelo – un messaggero di Dio, che le aiuta a trovare la loro vera natura, se stesse, e a vivere l’idea che Dio ha di loro.
Tutto ciò diventa ancora più chiaro se ora guardiamo le figure dei tre Arcangeli la cui festa la Chiesa celebra oggi. C’è innanzitutto Michele. Lo incontriamo nella Sacra Scrittura soprattutto nel Libro di Daniele, nella Lettera dell’Apostolo san Giuda Taddeo e nell’Apocalisse. Di questo Arcangelo si rendono evidenti in questi testi due funzioni. Egli difende la causa dell’unicità di Dio contro la presunzione del drago, del « serpente antico », come dice Giovanni. È il continuo tentativo del serpente di far credere agli uomini che Dio deve scomparire, affinché essi possano diventare grandi; che Dio ci ostacola nella nostra libertà e che perciò noi dobbiamo sbarazzarci di Lui. Ma il drago non accusa solo Dio. L’Apocalisse lo chiama anche « l’accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusa davanti a Dio giorno e notte » (12, 10). Chi accantona Dio, non rende grande l’uomo, ma gli toglie la sua dignità. Allora l’uomo diventa un prodotto mal riuscito dell’evoluzione. Chi accusa Dio, accusa anche l’uomo. La fede in Dio difende l’uomo in tutte le sue debolezze ed insufficienze: il fulgore di Dio risplende su ogni singolo. È compito del Vescovo, in quanto uomo di Dio, di far spazio a Dio nel mondo contro le negazioni e di difendere così la grandezza dell’uomo. E che cosa si potrebbe dire e pensare di più grande sull’uomo del fatto che Dio stesso si è fatto uomo? L’altra funzione di Michele, secondo la Scrittura, è quella di protettore del Popolo di Dio (cfr Dn 10, 21; 12, 1). Cari amici, siate veramente « angeli custodi » delle Chiese che vi saranno affidate! Aiutate il Popolo di Dio, che dovete precedere nel suo pellegrinaggio, a trovare la gioia nella fede e ad imparare il discernimento degli spiriti: ad accogliere il bene e rifiutare il male, a rimanere e diventare sempre di più, in virtù della speranza della fede, persone che amano in comunione col Dio-Amore. Incontriamo l’Arcangelo Gabriele soprattutto nel prezioso racconto dell’annuncio a Maria dell’incarnazione di Dio, come ce lo riferisce san Luca (1, 26 – 38). Gabriele è il messaggero dell’incarnazione di Dio. Egli bussa alla porta di Maria e, per suo tramite, Dio stesso chiede a Maria il suo « sì » alla proposta di diventare la Madre del Redentore: di dare la sua carne umana al Verbo eterno di Dio, al Figlio di Dio. Ripetutamente il Signore bussa alle porte del cuore umano. Nell’Apocalisse dice all’ »angelo » della Chiesa di Laodicea e, attraverso di lui, agli uomini di tutti i tempi: « Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me » (3, 20). Il Signore sta alla porta – alla porta del mondo e alla porta di ogni singolo cuore. Egli bussa per essere fatto entrare: l’incarnazione di Dio, il suo farsi carne deve continuare sino alla fine dei tempi. Tutti devono essere riuniti in Cristo in un solo corpo: questo ci dicono i grandi inni su Cristo nella Lettera agli Efesini e in quella ai Colossesi. Cristo bussa. Anche oggi Egli ha bisogno di persone che, per così dire, gli mettono a disposizione la propria carne, che gli donano la materia del mondo e della loro vita, servendo così all’unificazione tra Dio e il mondo, alla riconciliazione dell’universo. Cari amici, è vostro compito bussare in nome di Cristo ai cuori degli uomini. Entrando voi stessi in unione con Cristo, potrete anche assumere la funzione di Gabriele: portare la chiamata di Cristo agli uomini.

San Raffaele ci viene presentato soprattutto nel Libro di Tobia come l’Angelo a cui è affidata la mansione di guarire. Quando Gesù invia i suoi discepoli in missione, al compito dell’annuncio del Vangelo vien sempre collegato anche quello di guarire. Il buon Samaritano, accogliendo e guarendo la persona ferita giacente al margine della strada, diventa senza parole un testimone dell’amore di Dio. Quest’uomo ferito, bisognoso di essere guarito, siamo tutti noi. Annunciare il Vangelo, significa già di per sé guarire, perché l’uomo necessita soprattutto della verità e dell’amore. Dell’Arcangelo Raffaele si riferiscono nel Libro di Tobia due compiti emblematici di guarigione. Egli guarisce la comunione disturbata tra uomo e donna. Guarisce il loro amore. Scaccia i demoni che, sempre di nuovo, stracciano e distruggono il loro amore. Purifica l’atmosfera tra i due e dona loro la capacità di accogliersi a vicenda per sempre. Nel racconto di Tobia questa guarigione viene riferita con immagini leggendarie. Nel Nuovo Testamento, l’ordine del matrimonio, stabilito nella creazione e minacciato in modo molteplice dal peccato, viene guarito dal fatto che Cristo lo accoglie nel suo amore redentore. Egli fa del matrimonio un sacramento: il suo amore, salito per noi sulla croce, è la forza risanatrice che, in tutte le confusioni, dona la capacità della riconciliazione, purifica l’atmosfera e guarisce le ferite. Al sacerdote è affidato il compito di condurre gli uomini sempre di nuovo incontro alla forza riconciliatrice dell’amore di Cristo. Deve essere « l’angelo » risanatore che li aiuta ad ancorare il loro amore al sacramento e a viverlo con impegno sempre rinnovato a partire da esso. In secondo luogo, il Libro di Tobia parla della guarigione degli occhi ciechi. Sappiamo tutti quanto oggi siamo minacciati dalla cecità per Dio. Quanto grande è il pericolo che, di fronte a tutto ciò che sulle cose materiali sappiamo e con esse siamo in grado di fare, diventiamo ciechi per la luce di Dio. Guarire questa cecità mediante il messaggio della fede e la testimonianza dell’amore, è il servizio di Raffaele affidato giorno per giorno al sacerdote e in modo speciale al Vescovo. Così, spontaneamente siamo portati a pensare anche al sacramento della Riconciliazione, al sacramento della Penitenza che, nel senso più profondo della parola, è un sacramento di guarigione. La vera ferita dell’anima, infatti, il motivo di tutte le altre nostre ferite, è il peccato. E solo se esiste un perdono in virtù della potenza di Dio, in virtù della potenza dell’amore di Cristo, possiamo essere guariti, possiamo essere redenti.

« Rimanete nel mio amore », ci dice oggi il Signore nel Vangelo (Gv 15, 9). Nell’ora dell’Ordinazione episcopale lo dice in modo particolare a voi, cari amici. Rimanete nel suo amore! Rimanete in quell’amicizia con Lui piena di amore che Egli in quest’ora vi dona di nuovo! Allora la vostra vita porterà frutto – un frutto che rimane (Gv 15, 16). Affinché questo vi sia donato, preghiamo tutti in quest’ora per voi, cari fratelli. Amen.

Publié dans:Arcangeli, Papa Benedetto XVI |on 28 septembre, 2008 |Pas de commentaires »

di Sandro Magister : Per una rinnovata lettura del Corano: la lezione di un grande islamologo (4 giugno 2007)

questo articolo di Magister è un po’ lungo lo pubblico metà oggi e metà domani, dal sito: 

http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/145581

 

  

Per una rinnovata lettura del Corano: la lezione di un grande islamologo

 

 Michel Cuypers applica al libro sacro dell’islam i metodi già applicati alla Bibbia. I risultati sono stupefacenti. Ad esempio, i versetti più bellicosi del Corano non « abrogano » affatto quelli più tolleranti e pacifici, come invece pretendono i fautori della guerra santa

di Sandro Magister 

 

ROMA, 4 giugno 2007 – I 38 autorevoli musulmani che lo scorso ottobre firmarono la « Lettera aperta a Sua Santità papa Benedetto XVI » a commento della sua lezione del 12 settembre a Ratisbona, sono saliti a 100.

I loro nomi e le loro qualifiche sono riportate in calce alla « Lettera », in un grande rilancio che ne ha fatto « Islamica Magazine », il trimestrale edito negli Stati Uniti e stampato in Giordania che ne ha curato per primo la pubblicazione.

I 100 appartengono a decine di nazioni e alle diverse correnti del pensiero islamico, sunniti e sciiti: evento rarissimo. Tra essi c’è Aref Ali Nayed, del quale www.chiesa ha già pubblicato in anteprima due saggi a commento della lezione di Ratisbona, e che di nuovo interviene nel dossier dedicato da « Islamica Magazine » alle tesi su fede, ragione e violenza esposte da Benedetto XVI a Ratisbona.

Lo scorso 11 maggio Nayed ha tenuto una « lectio » a Roma, al Pontificio Istituto di Studi Arabi e di Islamistica, sul tema della « compassione » come primo attributo di Dio nella teologia islamica. In passato, Nayed – che ha un incarico all’università di Cambridge ed è musulmano osservante « di scuola Asharita in teologia, Malikita in giurisprudenza e Shadhilita-Rifai nell’orientamento spirituale” – è stato anche docente del PISAI, per due anni.

Ad ascoltare la sua lezione, tra il pubblico, c’erano rappresentanti delle ambasciate degli Stati Uniti, della Russia e di altri paesi. E c’era il direttore di « Islamica Magazine », Sohail Nakhooda, giordano.

L’indomani, 12 maggio, accompagnato da padre Miguel Angel Ayuso Guixot, preside del PISAI, Nayed ha avuto colloqui in segreteria di stato vaticana.

Uno dei punti critici che rendono difficile la comprensione tra cristiani e musulmani è l’interpretazione del Corano. La « Lettera dei 100″ non affronta direttamente la questione, pur avendola sullo sfondo.

A nuove interpretazioni del Corano si dedicano invece da tempo alcuni validi studiosi sia musulmani che cristiani.

In campo musulmano la ricerca avviene sotto traccia e sinora con incidenza minima sulle letture dominanti.

In campo cristiano gli studi sono più alla luce del sole. Ma esigerebbero molta più attenzione di quella che ottengono.

Un’importante intervista su questo tema è apparsa sul n. 4 del 2007 della rivista « Il Regno », edita a Bologna dai religiosi dehoniani.

L’intervistato è Michel Cuypers, 65 anni, belga, piccolo fratello di Gesù, la comunità religiosa fondata nel secolo XX da Charles de Foucauld.

Cuypers ha trascorso dodici anni in Iran, dapprima in un lebbrosario a Tabriz, poi studiando la lingua e la letteratura persiana a Teheran. Ha conseguito il dottorato in letteratura persiana all’Università di Teheran nel 1983. Poi ha studiato l’arabo in Siria e in Egitto e nel 1989 si è trasferito al Cairo, dove risiede.

È ricercatore presso l’Istituto Domenicano per gli Studi Orientali, fondato al Cairo mezzo secolo fa dai domenicani islamologi Georges Anawati, Jacques Jomier e Serge Beaurecueil.

Dal 1994 Cuypers ha interamente concentrato i suoi studi sulla composizione del testo del Corano, adottando il metodo dell’analisi retorica. I suoi articoli e saggi vengono sempre più apprezzati anche da studiosi musulmani. È uscito da pochi giorni, in Francia, un suo libro dedicato all’analisi di un capitolo del Corano: « Il banchetto. Una lettura della sura al-Ma’ida », con prefazione dell’eminente studioso musulmano Mohamed-Ali Amir-Moezzi.

L’intervista pubblicata da « Il Regno », originalmente in francese, ha per autore Francesco Strazzari. Eccola: 

Publié dans:Arcangeli, Sandro Magister |on 22 novembre, 2007 |Pas de commentaires »

buona notte

buona notte dans Arcangeli Yellow%20sunflower

http://www.photosforsouls.com/nature16.html

Santi Arcangeli: Michele, Gabriele, Raffaele

Santi Arcangeli: Michele, Gabriele, Raffaele dans Arcangeli

http://santiebeati.it/immagini/?mode=view&album=21600&pic=21600.JPG&dispsize=Original&start=0

Publié dans:Arcangeli |on 29 septembre, 2007 |Pas de commentaires »

29 SETTEMBRE – SANTI ARCANGELI MICHELE, GABRIELE E RAFFAELE

dal sito: 

http://www.maranatha.it/Festiv2/festeSolen/0929Page.htm 

 

29 SETTEMBRE
SANTI ARCANGELI 
MICHELE, GABRIELE E RAFFAELE

Festa
 

Michele, nome ebraico che vuol dire « Chi è come Dio? » viene ricordato nel libro di Daniele del popolo eletto (Dan 10,13 e 12,1). La lettera di san Giuda (v. 9) lo presenta in lotta contro Satana per il corpo di Mosè. Anche l’Apocalisse (12,7) ricorda il combattimento di Michele e dei suoi angeli contro il drago. La liturgia dei defunti lo vuole accompagnatore delle anime. Molto venerato dagli Ebrei divenne presto assai popolare nel culto cristiano. Il 29-IX cade l’anniversario della dedicazione di una chiesa in suo onore sulla via Salaria (sec. V). 
Gabriele «forza di Dio», si presentò a Zaccaria come «colui che sta al cospetto di Dio» (Lc 1,19). Portare l’annuncio di Dio è il compito che gli riconosce Daniele (8,16; 9,21): annunziò infatti la nascita del Battista e di Gesù Cristo (Lc 1,5-22.26-38).
Raffaele,
«Dio ha curato», compare nel libro di Tobia come accompagnatore nel viaggio del giovane Tobia e come portatore di salvezza al vecchio padre cieco.
 
San Luca mostra sovente l’intervento degli angeli nelle origini della Chiesa perché con la venuta di Cristo l’umanità è entrata nell’èra definitiva in cui Dio è vicino all’uomo e il cielo è unito alla terra. Essi vengono da Dio «inviati in servizio, a vantaggio di coloro che devono essere salvati» (Ebr 1,14). La nostra «azione di grazie», l’ Eucaristia, è una «concelebrazione» (cf LG 50) in cui ci uniamo agli Angeli nel triplice canto: «Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell’universo». 


L’appellativo «angelo» designa l‘ufficio, non la natura 

Dalle «Omelie sui vangeli» di san Gregorio Magno, papa
(Om. 34, 8-9; PL 76, 1250-1251)

 E’ da sapere che il termine «angelo» denota l’ufficio, non la natura. Infatti quei santi spiriti della patria celeste sono sempre spiriti, ma non si possono chiamare sempre angeli, poiché solo allora sono angeli, quando per mezzo loro viene dato un annunzio. Quelli che recano annunzi ordinari sono detti angeli, quelli invece che annunziano i più grandi eventi son chiamati arcangeli.
Per questo alla Vergine Maria non viene inviato un angelo qualsiasi, ma l’arcangelo Gabriele. Era ben giusto, infatti, che per questa missione fosse inviato un angelo tra i maggiori, per recare il più grande degli annunzi.
A essi vengono attribuiti nomi particolari, perché anche dal modo di chiamarli appaia quale tipo di ministero è loro affidato. Nella santa città del cielo, resa perfetta dalla piena conoscenza che scaturisce dalla visione di Dio onnipotente, gli angeli non hanno nomi particolari, che contraddistinguono le loro persone, ma quando vengono a noi per qualche missione, prendono anche il nome dall’ufficio che esercitano.
Così Michele significa: Chi è come Dio?, Gabriele: Fortezza di Dio, e Raffaele: Medicina di Dio.
Quando deve compiersi qualcosa che richiede grande coraggio e forza, si dice che è mandato Michele, perché si possa comprendere, dall’azione e dal nome, che nessuno può agire come Dio. L’antico avversario che bramò, nella sua superbia, di essere simile a Dio, dicendo: Salirò in cielo (cfr. Is 14, 13-14), sulle stelle di Dio innalzerò il trono, mi farò uguale all’Altissimo, alla fine del mondo sarà abbandonato a se stesso e condannato all’estremo supplizio. Orbene egli viene presentato in atto di combattere con l’arcangelo Michele, come è detto da Giovanni: «Scoppiò una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago» (Ap 12, 7).
A Maria è mandato Gabriele, che è chiamato Fortezza di Dio; egli veniva ad annunziare colui che si degnò di apparire nell’umiltà per debellare le potenze maligne dell’aria. Doveva dunque essere annunziato da «Fortezza di Dio» colui che veniva quale Signore degli eserciti e forte guerriero.
Raffaele, come abbiamo detto, significa Medicina di Dio. Egli infatti toccò gli occhi di Tobia, quasi in atto di medicarli, e dissipò le tenebre della sua cecità. Fu giusto dunque che venisse chiamato «Medicina di Dio» colui che venne inviato a operare guarigioni.

 

Publié dans:Arcangeli |on 29 septembre, 2007 |Pas de commentaires »
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