L’interesse dei grandi media per il viaggio del Pontefice in Brasile e la Conferenza di Aparecida
dal sito:
http://www.zenit.org/italian/ data pubblicazione: 2007-05-09
L’interesse dei grandi media per il viaggio del Pontefice in Brasile e
la Conferenza di Aparecida Intervista a José Maria Mayrink, giornalista de “O Estado de S. Paulo”
INDAIATUBA, mercoledì, 9 maggio 2007 (ZENIT.org).- Alla vigilia dell’arrivo di Benedetto XVI in Brasile, ZENIT ha conversato con José Maria Mayrink, una nota firma del giornalismo brasiliano, per discutere sull’interesse suscitato da questa visita nei grandi media. Vincitore del Premio Esso di Giornalismo – il più importante della categoria – José Maria Mayrink, del gruppo “O Estado de S. Paulo”, copre
la CNBB (Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile) da 40 anni. In questa intervista, parla della visita del Papa nel Paese e della Conferenza di Aparecida dal punto di vista dei media.
Qual è la sua percezione dell’interesse dei grandi media per il viaggio del Papa in Brasile?
José Maria Mayrink: Il grande interesse è in relazione al Papa, ma il fulcro del viaggio di Benedetto XVI non è il passaggio per San Paolo, ma
la V Conferenza dell’Episcopato Latinoamericano e del Caribe, ad Aparecida. Finora, tuttavia,
la Conferenza è in secondo piano, perché quando se ne parla è nel contesto della presenza del Papa ad Aparecida. Tutto, quindi, ruota intorno al Papa, il che è comprensibile, perché è lui il grande personaggio di tutto questo, nonostante la grande importanza che avrà
la V Conferenza.
Pensa che i grandi media si stiano rapportando bene a Papa Benedetto XVI? O il Pontefice è una novità più grande di quanto immaginassero?
José Maria Mayrink: Il Papa è una novità, ma il modo con cui ci si rapporta a lui riguarda più che altro la curiosità. La gran parte della stampa, dei media, sta provando a capire e sta ancora cercando un profilo del Papa. Da ciò deriva questa curiosità a ogni livello: nel sapere come verrà, chi incontrerà, ciò che dirà, come si vestirà, quale sarà il suo stile e inevitabilmente c’è un paragone con Giovanni Paolo II.
La grande stampa sottolinea temi precisi, come alcuni aspetti della morale cattolica, e il Papa, invece, a quanto sembra, verrà con un messaggio più ampio e con un grande carico di spiritualità. Pensa che la grande stampa faccia attenzione a questo?
José Maria Mayrink: Forse la grande stampa sta aspettando che il Papa parli di questioni di morale cattolica e, ad esempio, affronti temi che sono all’ordine del giorno, come l’aborto, l’eutanasia, l’unione civile di omosessuali, la teologia della liberazione. Ma è possibile, secondo quanto mi ha detto il Cardinale Geraldo Majella, che parli in difesa della vita, il che comprende la questione dell’aborto, la sessualità, l’eutanasia, senza entrare specificamente in ciascuno di questi punti. Anche se menzionasse uno, o più di uno di questi punti, ciò avverrebbe in senso complessivo, nel contesto della difesa della vita. E’ anche possibile che dia un orientamento sulla teologia della liberazione, ma lasci ai Vescovi ad Aparecida il compito di approfondire la questione, le cui conclusioni approverà in seguito.
La stampa deve essere cauta per comprendere il messaggio di Benedetto XVI nel suo insieme, per non correre il rischio di frammentazioni e interpretazioni decontestualizzate. Non è così?
José Maria Mayrink: Il rischio di frammentazione esiste. Nel caso di Benedetto XVI, si tratta di un grande teologo, che sostiene posizioni già avanzate a livello teologico dal Concilio Vaticano II, del quale è stato esperto, come sacerdote e professore di teologia. C’è quindi questa contrapposizione del teologo competente e rispettato con l’ex Prefetto della Congregazione per
la Dottrina della Fede. Si ricorda sempre questa sua funzione di Prefetto della Congregazione che in precedenza era chiamata Sant’Uffizio. Per questo, sembra che Ratzinger si identifichi sempre con il grande inquisitore, il che non è vero. Anche persone che si sono confrontate con lui come Prefetto distinguono le cose. Ci si aspettava, il che di fatto si sta confermando, che egli, come Papa, avrebbe avuto un atteggiamento più pastorale che come Prefetto, dove, per la sua funzione, aveva il compito di vigilare sulla difesa della fede e della dottrina. Penso che questa immagine possa cambiare un po’, il che dipenderà dai discorsi che pronuncerà qui in Brasile. Ci sarà un discorso un po’ più intellettuale, che il grande popolo non comprenderà, all’apertura della V Conferenza.
Il popolo analizzerà il Papa molto a livello visivo, paragonandolo a Giovanni Paolo II, ma sono geni differenti, modi diversi di presentarsi. Benedetto XVI non ha la stessa età che aveva Giovanni Paolo II quando venne per la prima volta in Brasile. Giovanni Paolo II aveva 60 anni, era gioviale, parlava e improvvisava frasi in Portoghese e non aveva ancora subito l’attentato e le operazioni relative. Per temperamento, Papa Benedetto XVI è più contenuto, ma può attirare le persone anche per questa immagine.
Tre eventi saranno definitivi da questo punto di vista, a mio parere. In primo luogo l’incontro con i giovani, nello Stato di Pacaembu, che probabilmente avrà grandi ripercussioni; in secondo luogo,
la Messa nel Campo di Marte, in cui canonizzerà Frei Galvão.
La Messa potrà portare un milione di persone nel Campo di Marte, secondo quanto si prevede. A questo si aggiunge il fatto che canonizzerà Frei Galvão, un santo della città di San Paolo, dove si trova sepolto. Anche se è vissuto tra il XVIII e il XIX secolo, è vicino alle persone per la sua storia e per come questa viene resa nota. C’è anche il fatto che si tratta del primo santo nato in Brasile.
In quali aspetti i media devono stare attenti per fare una buona copertura del viaggio del Papa in Brasile e anche della V Conferenza?
José Maria Mayrink: La preoccupazione di realizzare una buona copertura esiste nella redazione. Nel giornale “O Estado de S. Paulo”, in cui io lavoro, si riunisce per questa copertura un’équipe di più di 20 giornalisti. Sono 60 gli accreditati, contando anche fotografi, autisti, ecc.. Abbiamo avuto una riunione con un teologo, per mostrare non solo l’importanza che ha Aparecida e la rilevanza della visita del Papa, ma anche questioni pratiche relative alla terminologia da usare. Spiegare che
la Conferenza di Aparecida non è del CELAM, ma dell’episcopato dell’America Latina e del Caribe. Spiegare che si dice canonizzazione e non santificazione. In questi giorni sono attesi circa 3.000 giornalisti accreditati. La gran parte di loro coprirà la visita del Papa. Una piccola percentuale rimarrà per
la Conferenza di Aparecida, ma questa Conferenza, si vedrà in seguito, entrerà nella storia come quelle di Medellín, Puebla e Santo Domingo.
