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di Sandro Magister: Dal Brasile risuona una parola tagliente più di una spada

una prima, ma importante lettura dei discorsi del Papa quella del giornalista Sandro Magister, ve la propongo, mentre io rileggo per una seconda volta il discorso alla allesblea del CELAM (Conferenza Episcopale Latino Americana), dal sito: 

http://chiesa.espresso.repubblica.it/dettaglio.jsp?id=140861

Dal Brasile risuona una parola tagliente più di una spada


Una parola che è una persona: Gesù. Lo stesso al quale Benedetto XVI ha dedicato il libro della sua vita. Per il papa il futuro della Chiesa in America latina e nel mondo è legato all’obbedienza a Lui. E ha sentito il dovere di ricordarlo ai vescovi di Sandro Magister 
 

ROMA, 15 maggio 2007 – Tra i dodici discorsi, omelie, messaggi, saluti pronunciati da Benedetto XVI nei quattro giorni del suo viaggio in Brasile, il più atteso era il discorso inaugurale della quinta conferenza dell’episcopato latinoamericano e dei Caraibi, ad Aparecida. Ma il discorso che sarà ricordato in futuro, come il più rivelatore degli obiettivi del papa, è stato un altro. È stato quello da lui rivolto ai vescovi del Brasile nella cattedrale di San Paolo, al termine dei vespri di venerdì 11 maggio .

È il discorso riprodotto più sotto.

Il papa lo comincia con parole « più taglienti di una spada »: le parole del Nuovo Testamento sull’obbedienza perfetta al Padre di Gesù, salvatore di tutti proprio perché obbediente in tutto, fino alla croce. I vescovi – afferma – sono semplicemente « legati » a questa obbedienza: la loro missione è predicare la verità, battezzare, « salvare le anime una ad una » nel nome di Gesù.

« Questa, e non altra, è la finalità della Chiesa », sottolinea Benedetto XVI. Quindi, dove latita la verità della fede cristiana e dove i sacramenti non sono celebrati « manca l’essenziale anche per la soluzione degli urgenti problemi sociali e politici ».

Le consegne date dal papa ai vescovi brasiliani nel seguito del discorso discendono tutte da questo fondamento. Il chiaro intento di Benedetto XVI è di ricentrare su Gesù vero Dio e vero uomo la vita della Chiesa latinoamericana: una Chiesa che a suo giudizio, negli ultimi decenni, s’è troppo decentrata sul terreno sociopolitico, sotto l’influsso della teologia della liberazione.

Per Benedetto XVI, una forte evangelizzazione è la vera risposta agli attacchi alla famiglia, ai delitti contro la vita, all’abbandono del cattolicesimo a vantaggio dei nuovi culti « evangelical » e pentecostali. Anche il celibato del clero vacilla quando « la struttura della totale consacrazione a Dio comincia a perdere il suo significato più profondo ». E anche ai poveri va offerto « il balsamo divino della fede, senza trascurare il pane materiale ».

Evangelizzare significa insegnare la verità cristiana integrale, come sintetizzata nel Catechismo. Significa celebrare i sacramenti, specialmente
la Confessione e l’Eucaristia:
la Confessione non collettiva ma individuale perché « il peccato costituisce un fatto profondamente personale » e l’Eucaristia con fedeltà alle norme perché essa « non è mai proprietà privata di qualcuno, né del celebrante né della comunità ».

Ai vescovi, il papa chiede di vigilare sulla produzione teologica, di curare la formazione dei preti, di praticare l’ecumenismo senza dimenticare che « l’unica Chiesa di Cristo sussiste nella Chiesa cattolica, governata dal successore di Pietro e dai Vescovi in comunione con lui ».

In ciascuna di queste consegne date da Benedetto XVI ai vescovi del Brasile è facile intuire le situazioni che le provocano: dallo sfrenato spontaneismo liturgico alle violazioni diffuse del celibato sacerdotale. Il papa non si è dilungato nel descrivere tali situazioni. Esattamente come non ha pronunciato nessuna parola esplicita – contrariamente alle attese di molti – sulla teologia della liberazione. Anche a un’analisi del successo dei culti pentecostali egli ha dedicato solo minimi cenni. E non ha incontrato nessuno dei leader di questi culti, nemmeno nel fuggevole saluto programmato a San Paolo con i capi di altre confessioni cristiane e religioni.

Viceversa, Benedetto XVI ha centrato tutta la sua predicazione sul fondamento da cui è partito nel discorso ai vescovi: Gesù. Ha fatto cioè la stessa opera di concentrazione sull’essenziale che caratterizza la sua enciclica « Deus caritas est » e il suo libro « Gesù di Nazaret ».

Le analisi e le linee d’azione le affida ai vescovi e ai delegati della conferenza continentale da lui inaugurata ad Aparecida il 13 maggio. A loro ha semplicemente indicato l’obiettivo.

Ad esempio, a proposito del « proselitismo aggressivo » dei culti pentecostali, egli non ha proposto una contro-propaganda dello stesso tipo. Ha detto invece, nell’omelia della messa di domenica 13 maggio:

 »
La Chiesa non fa proselitismo. Essa si sviluppa piuttosto per ‘attrazione’. Come Cristo ‘attira tutti a sé’ con la forza del suo amore, culminato nel sacrificio della Croce, così
la Chiesa compie la sua missione nella misura in cui, associata a Cristo, compie ogni sua opera in conformità spirituale e concreta alla carità del suo Signore ».

È un messaggio che Benedetto XVI rivolge non solo al Brasile o all’America latina, ma alla Chiesa di tutto il mondo.

« Questa, e non altra, è la finalità della Chiesa… » di Benedetto XVI – San Paolo del Brasile, 11 maggio 2007

Amati fratelli nell’episcopato!

« Pur essendo Figlio di Dio, imparò tuttavia l’obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono » (cfr Ebrei 5, 8-9).

1. Il testo che abbiamo appena ascoltato nella lettura breve dei Vespri odierni contiene un profondo insegnamento. Anche in questo caso constatiamo che
la Parola di Dio è viva e più tagliente di una spada a doppio taglio, penetra fino alla giuntura dell’anima, procurandole sollievo e stimolando i suoi servitori fedeli (cfr Ebrei 4, 12). [...]

2. Il Brasile accoglie con la sua tradizionale ospitalità i partecipanti alla V conferenza dell’episcopato latinoamericano. [...] Si tratta di un grande evento ecclesiale che si situa nell’ambito dello sforzo missionario che l’America Latina dovrà assumersi, proprio a partire da qui, dal suolo brasiliano. È per questo che ho voluto rivolgermi inizialmente a voi, vescovi del Brasile, evocando quelle parole dense di contenuto della Lettera agli Ebrei: « Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono ».

Esuberanti nel loro significato, questi versetti parlano della compassione di Dio per noi, espressa nella passione del suo Figlio; e parlano della sua obbedienza, della sua libera e cosciente adesione ai disegni del Padre, esplicitata in modo speciale nella preghiera nel monte degli Ulivi: « Non sia fatta la mia, ma la tua volontà » (Luca 22,42).

Così, è Gesù stesso che ci insegna che la vera via di salvezza consiste nel conformare la nostra volontà a quella di Dio. È precisamente ciò che chiediamo nella terza invocazione della preghiera del Padre Nostro: che sia fatta la volontà di Dio come in cielo così in terra, poiché laddove regna la volontà di Dio, lì è presente il Regno di Dio. Gesù ci attira con la sua volontà, con la volontà del Figlio, ed in questo modo ci guida verso la salvezza. Andando incontro alla volontà di Dio, con Gesù Cristo, apriamo il mondo al Regno di Dio.

Noi vescovi siamo convocati per manifestare questa verità centrale, poiché siamo legati direttamente a Cristo, Buon Pastore. La missione che ci è affidata, come maestri della fede, consiste nel ricordare, come lo stesso Apostolo delle Genti scriveva, che il nostro Salvatore « vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità » (1 Timoteo 2,4-6).

Questa, e non altra, è la finalità della Chiesa: la salvezza delle anime, una ad una. Il Padre perciò ha inviato il suo Figlio, e « come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi », è detto in San Giovanni (Giovanni 20, 21).

Da qui, il mandato di evangelizzare: « Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo » (Matteo 28,19-20). Sono parole semplici e sublimi, nelle quali sono indicati l’obbligo di predicare la verità della fede, l’urgenza della vita sacramentale, la promessa dell’aiuto continuo di Cristo alla sua Chiesa.

Queste sono realtà fondamentali e si riferiscono all’istruzione nella fede e nella morale cristiana, così come alla pratica dei sacramenti. Laddove Dio e la sua volontà non sono conosciuti, dove non esiste la fede in Gesù Cristo, e nella sua presenza nelle celebrazioni sacramentali, manca l’essenziale anche per la soluzione degli urgenti problemi sociali e politici. La fedeltà al primato di Dio e della sua volontà, conosciuta e vissuta in comunione con Gesù Cristo, è il dono essenziale che noi Vescovi e sacerdoti dobbiamo offrire alla nostra gente (cfr Populorum Progressio, 21).

3. Il ministero episcopale ci spinge così al discernimento della volontà salvifica, nella ricerca di una pastorale che educhi il popolo di Dio a riconoscere ed accogliere i valori trascendenti, in fedeltà al Signore e al Vangelo.

È vero che i tempi presenti risultano difficili per
la Chiesa e molti dei suoi figli sono tribolati. La vita sociale sta attraversando momenti di smarrimento sconcertante. Viene attaccata impunemente la santità del matrimonio e della famiglia, cominciando dal fare concessioni di fronte a pressioni capaci di incidere negativamente sui processi legislativi; si giustificano alcuni delitti contro la vita nel nome dei diritti della libertà individuale; si attenta contro la dignità dell’essere umano; si diffonde la ferita del divorzio e delle libere unioni.

Più ancora: quando, in seno alla Chiesa, è messo in questione il valore dell’impegno sacerdotale come affidamento totale a Dio attraverso il celibato apostolico e come totale disponibilità a servire le anime, e si dà la preferenza alle questioni ideologiche e politiche, anche partitiche, la struttura della totale consacrazione a Dio comincia a perdere il suo significato più profondo.

Come non sentire tristezza nella nostra anima? Ma abbiate fiducia:
la Chiesa è santa e incorruttibile (cfr Efesini 5, 27). Diceva Sant’Agostino:  »
La Chiesa vacillerà, se vacilla il suo fondamento; ma potrà forse Cristo vacillare? Visto che Cristo non vacilla,
la Chiesa rimarrà intatta fino alla fine dei tempi » (Enarrationes in Psalmos, 103, 2, 5; PL 37, 1353).

Tra i problemi che affliggono la vostra sollecitudine pastorale c’è, senza dubbio, la questione dei cattolici che abbandonano la vita ecclesiale.

Sembra chiaro che la causa principale, tra le altre, di questo problema possa essere attribuita alla mancanza di un’evangelizzazione in cui Cristo e la sua Chiesa stiano al centro di ogni formulazione.

Le persone più vulnerabili al proselitismo aggressivo delle sette – che costituisce motivo di giusta preoccupazione – e incapaci di resistere agli assalti dell’agnosticismo, del relativismo e del laicismo sono in genere i battezzati non sufficientemente evangelizzati, facilmente influenzabili perché possiedono una fede fragile e, a volte, confusa, vacillante ed ingenua, anche se conservano una religiosità innata.

Nell’enciclica « Deus caritas est », ho ricordato che « all’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva » (n. 1). È necessario, pertanto, avviare l’attività apostolica come una vera missione nell’ambito del gregge costituito dalla Chiesa in Brasile, promovendo un’evangelizzazione metodica e capillare in vista di un’adesione personale e comunitaria a Cristo. Si tratta infatti di non risparmiare sforzi per andare alla ricerca dei cattolici che si sono allontanati e di coloro che conoscono poco o niente Gesù Cristo, attraverso una pastorale dell’accoglienza che li aiuti a sentire
la Chiesa come un luogo privilegiato dell’incontro con Dio e mediante un itinerario catechistico permanente.

Si richiede, in una parola, una missione evangelizzatrice che interpelli tutte le forze vive di questo gregge immenso. Il mio pensiero pertanto va ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose ed ai laici che si prodigano, molte volte con difficoltà immense, per la diffusione della verità evangelica. Molti di loro collaborano o partecipano attivamente nelle associazioni, nei movimenti e nelle altre nuove realtà ecclesiali che, in comunione con i loro pastori ed in conformità con gli orientamenti diocesani, portano la loro ricchezza spirituale, educativa e missionaria nel cuore della Chiesa, come preziosa esperienza e proposta di vita cristiana.

In questo sforzo evangelizzatore, la comunità ecclesiale si distingue per le iniziative pastorali, inviando soprattutto nelle case delle periferie urbane e dell’interno i suoi missionari, laici o religiosi, cercando di dialogare con tutti in spirito di comprensione e di delicata carità. Tuttavia, se le persone incontrate vivono in una situazione di povertà, bisogna aiutarle come facevano le prime comunità cristiane, praticando la solidarietà perché si sentano veramente amate.

La gente povera delle periferie urbane o della campagna ha bisogno di sentire la vicinanza della Chiesa, sia nell’aiuto per le necessità più urgenti, sia nella difesa dei suoi diritti e nella promozione comune di una società fondata sulla giustizia e sulla pace. I poveri sono i destinatari privilegiati del Vangelo, ed il vescovo, formato ad immagine del Buon Pastore, deve essere particolarmente attento a offrire il balsamo divino della fede, senza trascurare il « pane materiale ». Come ho potuto mettere in risalto nell’enciclica « Deus caritas est »,  »
la Chiesa non può trascurare il servizio della carità, così come non può tralasciare i sacramenti e
la Parola » (n. 22).

La vita sacramentale, specialmente attraverso
la Confessione e l’Eucaristia, assume qui un’importanza di prima grandezza.

A voi pastori spetta il compito principale di assicurare la partecipazione dei fedeli alla vita eucaristica e al sacramento della Riconciliazione; dovete vigilare perché l’accusa e l’assoluzione dei peccati siano ordinariamente individuali, così come il peccato costituisce un fatto profondamente personale (cfr Esort. ap. postsinodale Reconciliatio et Paenitentia, 31, III). Soltanto l’impossibilità fisica o morale esime il fedele da questa forma di confessione, potendo lui in questo caso ottenere la riconciliazione con altri mezzi (cfr can. 960; cfr Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 311). È opportuno, perciò, inculcare nei sacerdoti la pratica della disponibilità generosa ad accogliere i fedeli che ricorrono al sacramento della misericordia di Dio (cfr Lett. ap. Misericordia Dei, n. 2).

4. Ripartire da Cristo in tutti gli ambiti della missione, riscoprire in Gesù l’amore e la salvezza che il Padre ci dà, mediante lo Spirito Santo: tale è la sostanza, la radice della missione episcopale che fa del vescovo il primo responsabile della catechesi diocesana.

Spetta a lui, infatti, la direzione superiore della catechesi, circondandosi di collaboratori competenti e degni di fiducia. È ovvio, pertanto, che i suoi catechisti non sono semplici comunicatori di esperienze di fede, ma devono essere autentici araldi, sotto la guida del loro pastore, delle verità rivelate. La fede è un cammino condotto dallo Spirito Santo che si compendia in due parole: conversione e sequela. Queste due parole-chiave della tradizione cristiana indicano chiaramente che la fede in Cristo implica una prassi di vita fondata sul duplice comandamento dell’amore di Dio e del prossimo, ed esprimono anche la dimensione sociale della vita.

La verità suppone una conoscenza chiara del messaggio di Gesù trasmessa grazie ad un linguaggio inculturato comprensibile, ma necessariamente fedele alla proposta del Vangelo.

Nei tempi attuali è urgente una conoscenza adeguata della fede, com’è ben riepilogata nel Catechismo della Chiesa Cattolica, con il suo Compendio. Fa parte della catechesi essenziale anche l’educazione alle virtù personali e sociali del cristiano, così come l’educazione alla responsabilità sociale. Precisamente perché fede, vita e celebrazione della sacra liturgia come fonte di fede e di vita sono inseparabili, è necessaria una più corretta applicazione dei principi indicati dal Concilio Vaticano II, riguardanti
la Liturgia della Chiesa, incluse le disposizioni contenute nel Direttorio per i Vescovi (cfr nn. 145-151), con il proposito di restituire alla Liturgia il suo carattere sacro. È con questa finalità che il mio Venerabile Predecessore sulla Cattedra di Pietro, Giovanni Paolo II, ha voluto rinnovare « un caldo appello perché, nella Celebrazione eucaristica, le norme liturgiche siano osservate con grande fedeltà… La liturgia non è mai proprietà privata di qualcuno, né del celebrante né della comunità nella quale si celebrano i santi misteri » (Lett. enc. Ecclesia de Eucharistia, 52).

Riscoprire e apprezzare l’ubbidienza alle norme liturgiche da parte dei Vescovi, come « moderatori della vita liturgica della Chiesa », significa rendere testimonianza della Chiesa stessa, una ed universale, che presiede nella carità.

5. Bisogna fare un salto di qualità nella vita cristiana del popolo, perché possa testimoniare la sua fede in maniera limpida e chiara. Questa fede, celebrata e partecipata nella liturgia e nella carità, nutre e rinvigorisce la comunità dei discepoli del Signore, mentre li edifica come Chiesa missionaria e profetica. L’episcopato brasiliano possiede una struttura di grande portata, i cui statuti sono stati recentemente rivisti per la loro migliore attuazione ed una più esclusiva dedizione al bene della Chiesa. Il papa è venuto in Brasile per chiedere che, al seguito della Parola di Dio, tutti i venerabili fratelli nell’episcopato sappiano essere portatori di eterna salvezza per tutti coloro che obbediscono a Cristo (cfr Ebrei 5,10).

Noi pastori, sulla scia dell’impegno assunto come successori degli Apostoli, dobbiamo essere fedeli servitori della Parola, senza visioni riduttive né confusioni nella missione che ci è affidata. Non basta osservare la realtà a partire dalla fede personale; è necessario lavorare con il Vangelo alla mano ed ancorati all’autentica eredità della Tradizione Apostolica, senza interpretazioni motivate da ideologie razionalistiche.

Così, « nelle Chiese particolari spetta al vescovo conservare ed interpretare
la Parola di Dio e giudicare con autorità ciò che risulta essere o non essere in conformità con essa » (Congregazione per
la Dottrina della Fede, Istruzione sulla vocazione ecclesiale del teologo, n. 19). Egli, come Maestro di fede e di dottrina, potrà contare sulla collaborazione del teologo che, « nella sua dedizione al servizio della verità, dovrà, per rimanere fedele alla sua funzione, tenere conto della missione propria del Magistero e con esso collaborare » (ibid., n. 20). Il dovere di conservare il deposito della fede e di mantenere la sua unità richiede una stretta vigilanza, in modo tale che esso sia « conservato e trasmesso fedelmente, e che le posizioni particolari siano unificate nell’integrità del Vangelo di Cristo » (Direttorio per il Ministero Pastorale dei Vescovi, n. 126).

Ecco quindi l’enorme responsabilità che assumete come formatori del popolo, specialmente dei vostri sacerdoti e religiosi. Sono loro i vostri fedeli collaboratori. Conosco l’impegno con il quale cercate di formare le nuove vocazioni sacerdotali e religiose. La formazione teologica e nelle discipline ecclesiastiche richiede un aggiornamento costante, ma sempre in accordo con l’autentico magistero della Chiesa.

Faccio appello al vostro zelo sacerdotale ed al senso di discernimento delle vocazioni, anche per sapere completare la dimensione spirituale, psico-affettiva, intellettuale e pastorale nei giovani maturi e disponibili al servizio della Chiesa. Un buono ed assiduo accompagnamento spirituale è indispensabile per favorire la maturazione umana, ed evita il rischio di deviazioni nel campo della sessualità. Tenete sempre presente che il celibato sacerdotale costituisce un dono « che
la Chiesa ha ricevuto e vuole conservare, convinta che esso è un bene per lei e per il mondo » (Direttorio per il Ministero e
la Vita dei Presbiteri, n. 57).

Vorrei raccomandare alla vostra sollecitudine anche le comunità religiose che si inseriscono nella vita della vostra diocesi. Esse offrono un contributo prezioso, poiché « vi sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito » (1 Corinti 12,4).
La Chiesa non può non manifestare gioia ed apprezzamento per tutto quello che i religiosi vanno realizzando attraverso le università, le scuole, gli ospedali ed altre opere ed istituzioni.

6. Conosco la dinamica delle vostre assemblee e lo sforzo per definire i diversi piani pastorali in modo che diano la priorità alla formazione del clero e degli operatori della pastorale. Alcuni di voi hanno incoraggiato movimenti di evangelizzazione per facilitare il raggruppamento dei fedeli in una certa linea d’azione. Il successore di Pietro conta su di voi, perché la vostra preparazione poggi sempre sulla spiritualità di comunione e di fedeltà alla sede di Pietro, affinché sia sicuro che l’azione dello Spirito non sia vana. Infatti, l’integrità della fede, insieme alla disciplina ecclesiale, è e sempre sarà un tema che richiederà attenzione e impegno da parte di tutti voi, soprattutto quando si tratta di trarre le conseguenze dal fatto che esiste « una sola fede ed un solo battesimo ».

Come sapete, tra i diversi documenti che si occupano dell’unità dei cristiani si trova il Direttorio per l’Ecumenismo, pubblicato dal pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. L’ecumenismo, ossia la ricerca dell’unità dei cristiani diventa in questo nostro tempo, nel quale si verifica l’incontro delle culture e la sfida del secolarismo, un compito sempre più urgente della Chiesa cattolica.

In conseguenza, però, della moltiplicazione di sempre nuove denominazioni cristiane e, soprattutto di fronte a certe forme di proselitismo, frequentemente aggressivo, l’impegno ecumenico diventa un lavoro complesso. In tale contesto, è indispensabile una buona formazione storica e dottrinale, che abiliti al necessario discernimento ed aiuti a capire l’identità specifica di ognuna delle comunità, gli elementi che dividono e quelli che aiutano nel cammino verso la costruzione dell’unità.

Il grande campo comune di collaborazione dovrebbe essere la difesa dei valori morali fondamentali, trasmessi dalla tradizione biblica, contro la loro distruzione in una cultura relativistica e consumistica; e ancora, la fede in Dio Creatore ed in Gesù Cristo, suo Figlio incarnato. Inoltre, vale sempre il principio dell’amore fraterno e della ricerca di comprensione e di avvicinamenti reciproci; ma anche la difesa della fede del nostro popolo, confermandolo nella gioiosa certezza che l’ »unica Christi Ecclesia… subsistit in Ecclesia catholica, a successore Petri et Episcopis in eius communione gubernata » (« l’unica Chiesa di Cristo… sussiste nella Chiesa cattolica, governata dal successore di Pietro e dai Vescovi in comunione con lui » – Lumen Gentium, 8).

In tale senso si procederà verso un dialogo ecumenico franco, per il tramite del consiglio nazionale delle Chiese cristiane, impegnandosi al pieno rispetto delle altre confessioni religiose, desiderose di rimanere in contatto con
la Chiesa cattolica che è in Brasile.

7. Non costituisce affatto una novità la constatazione che il vostro paese convive con un disavanzo storico di sviluppo sociale, le cui tracce estreme sono il vasto contingente di brasiliani che vivono in situazione di indigenza ed una disuguaglianza nella distribuzione del reddito, che arriva a livelli molto elevati.

A voi, venerabili fratelli, come gerarchia del popolo di Dio, spetta promuovere la ricerca di soluzioni nuove e colme di spirito cristiano. Una visione dell’economia e dei problemi sociali, dalla prospettiva della dottrina sociale della Chiesa, porta a considerare le cose sempre dal punto di vista della dignità dell’uomo, che trascende il semplice gioco dei fattori economici. Bisogna, quindi, lavorare instancabilmente a favore della formazione dei politici, come anche di tutti i brasiliani che hanno un determinato potere di decisione, grande o piccolo che sia, ed in genere di tutti i membri della società, in modo tale che assumano pienamente le proprie responsabilità e sappiano dare un volto umano e solidale all’economia.

È necessario formare nelle classi politiche ed imprenditoriali un genuino spirito di veracità e di onestà. Coloro che assumono un ruolo di leadership nella società devono cercare di prevedere le conseguenze sociali, dirette ed indirette, a breve e lungo termine, delle proprie decisioni, agendo secondo criteri di massimizzazione del bene comune, invece di cercare profitti personali.

8. A Dio piacendo, carissimi fratelli, troveremo altre opportunità per approfondire le questioni che interpellano la nostra congiunta sollecitudine pastorale. Questa volta ho voluto, certamente non in maniera esaustiva, esporre i temi più rilevanti che si impongono alla mia considerazione di pastore della Chiesa universale.

Vi partecipo il mio affettuoso incoraggiamento, che è al tempo stesso una fraterna e sentita supplica: perché proseguiate e lavoriate sempre, come già andate facendo, nella concordia, avendo per vostro fondamento una comunione che nell’Eucaristia trova il suo momento culminante e la sua sorgente inesauribile.

Vi affido tutti a Maria Santissima, Madre di Cristo e Madre della Chiesa, mentre di cuore imparto a ciascuno di voi ed alle vostre rispettive comunità la benedizione apostolica.

Publié dans:Approfondimenti |on 16 mai, 2007 |Pas de commentaires »

I vescovi latinoamericani: l’incontro con il Papa uno straordinario momento di fraternità e comunione ecclesiale

dal sito della Radio vaticana: 

14/05/2007 14.39.45

I vescovi latinoamericani: l’incontro con il Papa, uno straordinario momento di fraternità e comunione ecclesiale 

Un momento di grande fraternità e di intensa comunione ecclesiale: così i vescovi latinoamericani hanno definito l’incontro con il Papa e l’inaugurazione della Conferenza di Aparecida. Ascoltiamo in proposito il commento del vescovo di Petrópolis Filippo Santoro, al microfono di Alessandro Gisotti:

 
R.- Un’impressione straordinaria, molto positiva, perché indica in pratica l’agenda della V Conferenza di Aparecida. Per esempio, quando all’inizio parla del rapporto tra Vangelo e cultura, dell’inculturazione nel senso vero del termine, legato al fatto dell’Incarnazione. E poi, ancora, quando recupera l’opzione preferenziale per i poveri, a partire dall’opzione di Dio che sceglie di incarnarsi, di farsi povero, come fatto non sociologico, ma come fatto – prima di tutto – antropologico e cristologico. E dopo, l’aspetto mirabile è tutto il discorso fatto sulla realtà: che cos’è la realtà. Perché è un luogo comune di certi teologi latinoamericani che la teologia occidentale e quella ortodossa, si occupa di principi astratti e di idee e invece la teologia latinoamericana parte dalla realtà. E allora, lui ha fatto la domanda: “Ma qual è la realtà? » La realtà a partire da quello che è il suo significato, perché senza significato non abbiamo la realtà. E’, quindi, una sutura tra la cristologia e il giudizio sulla realtà. Secondo me, questo è un punto ricchissimo perché indica un nuovo metodo o approfondisce il metodo della Conferenza generale di Santo Domingo, dando enfasi ad una prospettiva nuova che parte dall’esperienza della fede e quindi abborda i problemi sociali come ha fatto anche il Santo Padre: non ha lasciato fuori nessun problema! Un altro aspetto molto bello è stato l’incontro tra il Vangelo e le culture: i popoli che lo aspettavano e poi quel giudizio che voler prescindere dall’annuncio di Cristo nei popoli latinoamericani non è un progresso, è un regresso.

 
D. – Il Papa è stato anche molto chiaro sul ruolo della Chiesa di fronte alla questione sociale …

 
R. – Sì: è stato chiarissimo. Posti questi fondamenti, ha invitato ad una presenza e ad un lavoro.
  

 

Il cilma di fervore che regna ad Aparecida …

 dal sito della Radio Vaticana

Il cilma di fervore che regna ad Aparecida e gli echi della visita del Papa alla « Fazenda da Esperanca » nel commento di padre Federico Lombardi 

A pochi minuti dall’inizio degli ultimi impegni ufficiali di Benedetto XVI in Brasile, sono dunque già molti gli avvenimenti che hanno permesso alla popolazione locale, ma anche di tutto il continente latinoamericano, di apprezzare più da vicino la persona di Benedetto XVI e la forza dei suoi insegnamenti. Al microfono di Alessandro De Carolis, la testimonianza del direttore della Sala Stampa vaticana, e nostro direttore generale, padre Federico Lombardi:

R. – Ad Aparecida, si respira un clima estremamente cordiale ed entusiasta. Bisogna rendersi conto che qui ci troviamo nella capitale religiosa cattolica del Brasile, perché il Santuario è un luogo non solo immenso come dimensioni, ma anche grandissimo come influsso e come devozione, poiché attira persone da tutte le parti di questo grandissimo Paese. E veramente, qui attorno, con il Papa che si muove per le vie di Aparecida in occasione degli eventi – per esempio, ieri sera, andando alla celebrazione del Rosario con i religiosi, con le famiglie – si nota un entusiasmo estremamente grande. Direi che ci stiamo probabilmente avvicinando al culmine spirituale ed emotivo di questa visita, dopo tutti gli eventi precedenti che sono stati bellissimi ma, in un certo senso, hanno caricato anche di intensità un popolo che ha imparato a conoscere il Santo Padre attraverso gli incontri, gli appuntamenti del viaggio e anche le trasmissioni radiotelevisive. Ecco: si avverte il crescere, ora dopo ora, di questo affetto e di questa intensità di preghiera e di festa.

D. – Uno dei momenti che certamente ha caricato di intensità il vertice del viaggio è stata la visita di Benedetto XVI alla Fazenda da Esperança, sia per le parole di sostegno e di amore che il Papa ha rivolto ai giovani, sia anche per quel forte monito indirizzato ai trafficanti di droga…

R. – Sì, certamente. Ma direi che il cuore del discorso, dell’atteggiamento del Papa è stato quello dell’annuncio dell’amore cristiano, quello contenuto nella Deus caritas est, Dio è amore, il tema dell’enciclica di Benedetto XVI. Un tema che poi si traduce nella pratica e si manifesta nell’esperienza cristiana, nella creatività della Chiesa che affronta i grandi problemi della società di oggi e in particolare i bisogni della gioventù quando si trova in difficoltà, attraverso una motivazione di amore gratuito che è immensamente più efficace di ogni organizzazione sociale o sanitaria che sia priva di questa carica interiore dell’amore. E il messaggio della Fazenda da Esperança è stato rivolto non solo ai giovani della Fazenda ma, come diceva il Papa stesso, a tutte le organizzazioni, a tutte le iniziative che – con uno spirito analogo – tentano di affrontare e di risolvere con fiducia, riaprendo un futuro, i gravi problemi della società di oggi. Certo, il monito c’è stato, però io direi che era assolutamente dominante lo spirito dell’amore e della fiducia nella possibilità di ricreare futuro che l’amore ha.


D. – Oltre ai giovani, altre priorità pastorali per il Brasile ma anche per l’America Latina sono state, per così dire, anticipate dal Papa nel discorso che due giorni fa ha tenuto con i vescovi brasiliani. Quali echi si sono avuti di quell’intervento?


R. – E’ stato un intervento molto ampio, quindi va riletto e rimeditato anche dai vescovi stessi nel loro insieme: ne parlavo con il nuovo presidente della Conferenza episcopale, dom Geraldo, che appunto desidera farne oggetto di riflessione e di discussione con i suoi confratelli. Uno dei temi messi in rilievo è quello di un rinnovato annuncio capace di arrivare alla gente e di attrarla, anche in alternativa alla diminuzione di adesioni alla Chiesa in favore delle sètte: è una cosa che qui si sente molto. In Brasile, si vedono i canali televisivi animati anche da tele-predicatori di diverse sètte evangeliste, e questo confonde certamente la fede del popolo. Credo dunque che questo sia uno dei punti importanti, oltre che, naturalmente, l’impegno cristiano per la soluzione di gravissimi problemi sociali di disuguaglianza e di povertà, sui quali
la Chiesa brasiliana ha però già una grande e bellissima tradizione ed impegno. Quindi, riassumendo, direi: sètte religiose, gioventù, progresso umano, sociale e spirituale e giustizia sono le grandi piste lungo le quali
la Chiesa brasiliana camminerà.
 

Publié dans:Approfondimenti |on 13 mai, 2007 |Pas de commentaires »

La fede in Dio Amore, autentica ricchezza dell’America Latina, afferma il Papa

dal sito:

http://www.zenit.org/italian Data pubblicazione: 2007-05-13 

La fede in Dio Amore, autentica ricchezza dell’America Latina, afferma il Papa  Nella Messa di inaugurazione della V Conferenza dell’Episcopato nel Santuario di Aparecida 

APARECIDA, domenica, 13 maggio 2007 (ZENIT.org).- L’autentica ricchezza dell’America Latina consiste nella “fede in Dio Amore”, ha assicurato Benedetto XVI questa domenica nella Santa Messa di inaugurazione della V Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano e dei Caraibi. Di fronte ai circa 150.000 pellegrini che riempivano la spianata del Santuario di « Nossa Senhora da Conceição Aparecida », il Papa ha lanciato un appello al Continente ad impegnarsi in una nuova evangelizzazione.

“Ecco il tesoro inestimabile di cui è ricco il Continente latinoamericano, ecco il suo patrimonio più prezioso: la fede in Dio Amore, che in Cristo Gesù ha rivelato il suo volto”, ha constatato nell’omelia.

Durante
la Santa Messa, il Papa ha consegnato spiritualmente ai cattolici latinoamericani, che costituiscono quasi la metà dei fedeli della Chiesa cattolica nel mondo, la sua prima Enciclica “Deus Caritas est” (Dio è amore) “con la quale ho voluto indicare a tutti ciò che è essenziale nel messaggio cristiano”.


La Chiesa si sente discepola e missionaria di questo Amore: missionaria solo in quanto discepola, cioè capace di lasciarsi sempre attrarre con rinnovato stupore da Dio, che ci ha amati e ci ama per primo”, ha sottolineato.

Il tema scelto per
la Conferenza di Aparecida, “Discepoli e missionari di Gesù Cristo perché i nostri popoli in Lui abbiano vita”, vuole aiutare a prendere coscienza della propria identità di cristiani e dei propri doveri nei riguardi della vita ecclesiale e del mondo.

Parlando in un Paese che negli ultimi anni ha assistito al rapido proliferarsi di alcune sette fondamentaliste, il Vescovo di Roma ha quindi voluto assicurare che: “
La Chiesa non fa proselitismo”.

“Essa si sviluppa piuttosto per ‘attrazione’: come Cristo ‘attira tutti a sé’ con la forza del suo amore, culminato nel sacrificio della Croce, così
la Chiesa compie la sua missione nella misura in cui, associata a Cristo, compie ogni sua opera in conformità spirituale e concreta alla carità del suo Signore”, ha aggiunto.

“Voi credete in Dio Amore: questa è la vostra forza, che vince il mondo, la gioia che nulla e nessuno potrà togliervi, la pace che Cristo vi ha conquistato con la sua Croce! E’ questa fede che ha fatto dell’America il ‘Continente della speranza’ », ha affermato, accennando a uno dei temi centrali di questa riunione di Vescovi.

“Non un’ideologia politica, non un movimento sociale, non un sistema economico; è la fede in Dio Amore, incarnato, morto e risorto in Gesù Cristo, l’autentico fondamento di questa speranza che tanti frutti magnifici ha portato, dall’epoca della prima evangelizzazione fino ad oggi”, ha proseguito.

Benedetto XVI ha infine ricordato che già Giovanni Paolo II aveva chiamato ad una nuova evangelizzazione nel Continente americano: “Io ve lo confermo e, con le parole di questa Quinta Conferenza, vi dico: siate fedeli discepoli, per essere coraggiosi ed efficaci missionari”.

Dalla V Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano, che si chiuderà il 31 maggio prossimo, si spera che venga uno slancio che aiuti a ripartire da Cristo per una ripresa religiosa, ma anche nel campo della giustizia, della verità, della solidarietà, del progresso e della pace.

In special modo, ci si attende che, per la prima volta nella storia, verrà lanciata una grande missione continentale.

 

Publié dans:Approfondimenti |on 13 mai, 2007 |Pas de commentaires »

Papa: istruire nella fede e nella morale, nell’attuale momento di “smarrimento sconcertante”

Dal sito Asia News: 

 

» 11/05/2007 18:10
BRASILE – VATICANO
Papa: istruire nella fede e nella morale, nell’attuale momento di “smarrimento sconcertante”
Ai 400 vescovi del Brasile, Benedetto XVI indica le priorità del loro ministero. A partire dalla difesa del matrimonio e della famiglia, attaccati anche attraverso alcune leggi.
La Chiesa è chiamata ad uno sforzo missionario, a promuovere iniziativa pastorali a favore dei poveri e dei diseredati e iniziative sociali nella logica della dottrina sociale.

 

San Paolo (AsiaNews) – Evangelizzare, istruire nella fede e nella morale cristiana, andare alla ricerca di coloro che si sono allontanati dalla Chiesa, promuovere iniziative pastorali a favore dei poveri e dei diseredati e iniziative sociali nella logica della dottrina sociale, difendere matrimonio e famiglia. Sono i compiti del vescovo in questo momento di “smarrimento sconcertante” che la vita sociale sta attraversando, quali sono stati delineati questa sera da Benedetto XVI in una lunga riflessione rivolta agli oltre 400 vescovi del Brasile, con i quali ha celebrato i Vespri nella “Catedral da Sé”, chiesa metropolitana della città di San Paolo dedicata a Nostra Signora dell’Annunciazione. E’ stato l’ultimo appuntamento della terza giornata del viaggio del Papa, che questa sera lascia San Paolo per recarsi ad Aparecida. 

Il Papa ha tracciato quasi un repertorio dei compiti del vescovo, in questo tempo nel quale “viene attaccata impunemente la santità del matrimonio e della famiglia, cominciando dal fare concessioni di fronte a pressioni capaci di incidere negativamente sui processi legislativi; si giustificano alcuni delitti contro la vita nel nome dei diritti della libertà individuale; si attenta contro la dignità dell’essere umano; si diffonde la ferita del divorzio e delle libere unioni” e, all’interno della Chiesa, si discute il valore del celibato o si aderisce a visioni partitiche. 

E’ un compito che comincia dallo “sforzo missionario che l’America Latina dovrà assumersi, proprio a partire da qui, dal suolo brasiliano”. “La missione che ci è affidata, come maestri della fede – ha sottolineato – consiste nel ricordare, come lo stesso apostolo delle Genti scriveva, che il nostro Salvatore «vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità» (1 Tm 2,4-6). Questa, e non altra, è la finalità della Chiesa: la salvezza delle anime, una ad una. Il Padre perciò ha inviato il suo Figlio, e «come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi», è detto in San Giovanni (Gv 20, 21). Da qui, il mandato di evangelizzare”. 

Se l’annuncio è il primo compito, ci sono poi la preoccupazione per il popolo di Dio – compresi coloro che, per l’aggressività delle sette protestanti, si sono allontanati dalla Chiesa – e naturalmente per i sacerdoti e, quindi, le vocazioni. 

“Bisogna fare un salto di qualità nella vita cristiana del popolo, perché possa testimoniare la sua fede in maniera limpida e chiara. Questa fede, celebrata e partecipata nella liturgia e nella carità, nutre e rinvigorisce la comunità dei discepoli del Signore, mentre li edifica come Chiesa missionaria e profetica”. 

Ciò comporta una particolare cura nella formazione dei fedeli. “Le persone più vulnerabili al proselitismo aggressivo delle sette – che costituisce motivo di giusta preoccupazione – e incapaci di resistere agli assalti dell’agnosticismo, del relativismo e del laicismo sono in genere i battezzati non sufficientemente evangelizzati, facilmente influenzabili perché possiedono una fede fragile e, a volte, confusa, vacillante ed ingenua, anche se conservano una religiosità innata”. E “si tratta di non risparmiare sforzi per andare alla ricerca dei cattolici che si sono allontanati e di coloro che conoscono poco o niente Gesù Cristo”. 

Nel quadro dello “sforzo evangelizzatore”, Benedetto XVI ha collocato le “iniziative pastorali” che la comunità si assume, “inviando soprattutto nelle case delle periferie urbane e dell’interno i suoi missionari, laici o religiosi, cercando di dialogare con tutti in spirito di comprensione e di delicata carità”. Si tratta poi di manifestare solidarietà e aiuto verso chi è povero, “sia nell’aiuto per le necessità più urgenti, sia nella difesa dei suoi diritti e nella promozione comune di una società fondata sulla giustizia e sulla pace”. 

Resta, infine, la speciale attenzione da dedicare al sacerdozio. Così, Benedetto XVI segnala la particolare gravità del fatto che “quando in seno alla Chiesa, è messo in questione il valore dell’impegno sacerdotale come affidamento totale a Dio attraverso il celibato apostolico e come totale disponibilità a servire le anime, e si dà la preferenza alle questioni ideologiche e politiche, anche partitiche, la struttura della totale consacrazione a Dio comincia a perdere il suo significato più profondo”.  Anche per questo, il Papa fa appello, infine, “al vostro zelo sacerdotale ed al senso di discernimento delle vocazioni, anche per sapere completare la dimensione spirituale, psico-affettiva, intellettuale e pastorale nei giovani maturi e disponibili al servizio della Chiesa. Un buono ed assiduo accompagnamento spirituale è indispensabile per favorire la maturazione umana, ed evita il rischio di deviazioni nel campo della sessualità. Tenete sempre presente che il celibato sacerdotale costituisce un dono «che
la Chiesa ha ricevuto e vuole conservare, convinta che esso è un bene per lei e per il mondo» (Direttorio per il Ministero e
la Vita dei Presbiteri,
n. 57)”. 

  

 

Publié dans:Approfondimenti |on 12 mai, 2007 |Pas de commentaires »

Rilanciare l’evangelizzazione in America Latina mettendo al centro Cristo e la sua Chiesa: così il Papa ai vescovi brasiliani

dal sito: 

http://www.radiovaticana.org/it1/Articolo.asp?c=133237

Rilanciare l’evangelizzazione in America Latina mettendo al centro Cristo e la sua Chiesa: così il Papa ai vescovi brasiliani

Benedetto XVI si è trasferito, ieri sera, ad Aparecida, in vista dell’apertura, domani, della V Conferenza generale dell’Episcopato dell’America Latina e dei Caraibi. Fra circa due ore, il Papa visiterà la comunità di recupero Fazenda da Esperança. Poi, nel pomeriggio, guiderà la recita del Rosario nel grande Santuario mariano di Aparecida e, in tale contesto, incontrerà i sacerdoti e i religiosi del Brasile. Si è, dunque, conclusa la prima parte del viaggio apostolico in Brasile, quella dedicata alla Chiesa di San Paolo. Prima di partire in elicottero per Aparecida, il Pontefice ha incontrato i vescovi brasiliani nella Catedral da Sé di San Paolo. Qui, nell’ambito della celebrazione dei Vespri, ha pronunciato un’omelia, sui contenuti della quale ci riferisce il nostro inviato in Brasile, Alessandro Gisotti:

(Canti)
Un intervento lungo e appassionato sulle grandi sfide della Chiesa del Brasile e dell’America Latina: è quello offerto, ieri sera, da Benedetto XVI nella Catedral da Sé ai presuli del Paese con più cattolici al mondo. Il Papa ha subito messo l’accento sull’importanza della Conferenza di Aparecida, un grande evento ecclesiale, che sottolinea “lo sforzo missionario che l’America Latina dovrà assumersi”. Quindi, si è soffermato sul primo compito dei vescovi:


A missão que nos é confiada, como Mestres da fé…
“La missione che ci è affidata come Maestri della fede”, la finalità della Chiesa, ha detto, altro non è che “la salvezza delle anime”. E ha ribadito l’obbligo di “predicare la verità della fede, l’urgenza della vita sacramentale”. Ha, così, messo l’accento sulle realtà fondamentali della morale cristiana e della pratica dei sacramenti. “Laddove Dio e la sua volontà non sono conosciuti”, ha avvertito, “manca l’essenziale anche per la soluzione degli urgenti problemi sociali e politici”. Ecco allora che la “fedeltà al primato di Dio e della sua volontà” diventa il “dono essenziale” che vescovi e sacerdoti devono offrire ai fedeli.


È verdade que os tempos de hoje são difíceis para a Igreja…
“È vero – ha riconosciuto – che i tempi presenti risultano difficili per
la Chiesa” e molti dei suoi figli. La vita sociale, ha costatato con amarezza, “sta attraversando momenti di smarrimento sconcertante. Viene attaccata impunemente la santità del matrimonio e della famiglia, cominciando dal fare concessioni di fronte a pressioni capaci di incidere negativamente sui processi legislativi”. D’altro canto, ha affermato, “si giustificano alcuni delitti contro la vita nel nome dei diritti della libertà individuale”, mentre “si attenta contro la dignità dell’essere umano”, e “si diffonde la ferita del divorzio e delle libere unioni”. Quando, poi, “in seno alla Chiesa – ha costatato – è messo in questione il valore dell’impegno sacerdotale come affidamento totale a Dio attraverso il celibato apostolico e come totale disponibilità a servire le anime, e si dà la preferenza alle questioni ideologiche e politiche, anche partitiche, la struttura della totale consacrazione a Dio comincia a perdere il suo significato più profondo”. Di fronte a questa “tristezza”, però, il Papa ha rinnovato la sua esortazione ad avere fiducia nella Chiesa.


Entre os problemas que afligem a vossa solicitude pastoral…
“Tra i problemi che affliggono la vostra sollecitudine pastorale – ha proseguito – c’è, senza dubbio, la questione dei cattolici che abbandonano la vita ecclesiale”. Il Papa ha indicato “la causa principale” di questo problema nella “mancanza di un’evangelizzazione” che metta al centro Cristo e la sua Chiesa. Ed ha affermato che “le persone più vulnerabili al proselitismo aggressivo delle sette” ed anche “incapaci di resistere agli assalti dell’agnosticismo, del relativismo e del laicismo sono in genere i battezzati non sufficientemente evangelizzati”. Sono persone, ha costatato, “facilmente influenzabili, perché possiedono una fede fragile e, a volte, confusa, vacillante ed ingenua, anche se conservano una religiosità innata”. Di qui, l’urgenza per
la Chiesa del Brasile di “avviare l’attività apostolica come una vera missione” promovendo “un’evangelizzazione metodica e capillare”. Il Papa ha esortato i presuli a “non risparmiare sforzi per andare alla ricerca dei cattolici che si sono allontanati e di coloro che conoscono poco o niente Gesù Cristo”. Serve, ha detto, “una pastorale dell’accoglienza che li aiuti a sentire
la Chiesa come un luogo privilegiato dell’incontro con Dio”. Una missione evangelizzatrice che coinvolga tutte le forze vive della Chiesa.

Neste esforço evangelizador, a comunidade eclesial…
“In questo sforzo evangelizzatore – ha evidenziato il Papa – la comunità ecclesiale si distingue per le iniziative pastorali, inviando soprattutto” nelle periferie urbane e dell’interno i suoi missionari “cercando di dialogare con tutti in spirito di comprensione e di delicata carità”. Quando le “persone incontrate vivono in una situazione di povertà – ha proseguito – bisogna aiutarle come facevano le prime comunità cristiane, praticando la solidarietà perché si sentano veramente amate”. Il Pontefice ha ribadito che “la gente povera delle periferie urbane o della campagna ha bisogno di sentire la vicinanza della Chiesa” anche “nella difesa dei suoi diritti e nella promozione comune di una società fondata sulla giustizia e sulla pace”. I poveri, ha rammentato, “sono i destinatari privilegiati del Vangelo” per questo i pastori non devono trascurare di offrire loro il pane materiale.


Recomeçar a partir de Cristo em todos os âmbitos da missão.
“Ripartire da Cristo in tutti gli ambiti della missione, riscoprire in Gesù l’amore e la salvezza che il Padre ci dà, mediante lo Spirito Santo”: questa, è stata la riflessione del Pontefice, “è la sostanza, la radice della missione episcopale”. La fede, ha ribadito, “è un cammino condotto dallo Spirito Santo” che si compendia nella conversione e nella sequela. D’altro canto, “la verità suppone una conoscenza chiara del messaggio di Gesù”. Il linguaggio inculturato sia, dunque, comprensibile, “ma necessariamente fedele alla proposta del Vangelo”. Di qui, l’urgenza di “una conoscenza adeguata della fede”. Benedetto XVI ha indicato l’importanza dell’educazione “alle virtù personali e sociali del cristiano”. Poi, ha rivolto il suo pensiero alla Liturgia, che, ha ribadito, “non è mai proprietà privata di qualcuno, né del celebrante né della comunità nella quale si celebrano i Santi Misteri”. Il Papa ha sottolineato che “riscoprire e apprezzare l’ubbidienza alle norme liturgiche da parte dei vescovi”, “significa rendere testimonianza alla Chiesa stessa”. Parole corredate da una viva esortazione:


É necessário um salto de qualidade na vivência cristã…
“Bisogna fare un salto di qualità nella vita cristiana del popolo – ha avvertito il Papa – perché possa testimoniare la sua fede in maniera limpida e chiara”. Una fede, “celebrata e partecipata nella liturgia e nella carità”, che nutra e rinvigorisca “la comunità dei discepoli del Signore”. Ancora, ha invitato i vescovi ad “essere fedeli servitori della Parola, senza visioni riduttive né confusioni nella missione” loro affidata. “Non basta osservare la realtà a partire dalla fede personale – ha aggiunto – è necessario lavorare con il Vangelo alla mano ed ancorati all’autentica eredità della Tradizione Apostolica, senza interpretazioni motivate da ideologie razionalistiche”. Ha, così, rivolto il suo pensiero alla pastorale vocazionale. Un buono ed assiduo “accompagnamento spirituale – ha rilevato – è indispensabile per favorire la maturazione umana, ed evita il rischio di deviazioni nel campo della sessualità”. Ed ha ribadito che il celibato sacerdotale costituisce un dono che
la Chiesa ha ricevuto per il bene suo e del mondo.


O Sucessor de Pedro conta convosco…
“Il Successore di Pietro conta su di voi – ha assicurato il Papa – perché la vostra preparazione poggi sempre sulla spiritualità di comunione e di fedeltà alla Sede di Pietro”, ed ha aggiunto che “l’integrità della fede, insieme alla disciplina ecclesiale, è e sempre sarà, un tema che richiederà attenzione e impegno da parte” dei vescovi. Benedetto XVI ha voluto anche richiamare l’importanza dell’ecumenismo, soprattutto di fronte a certe “forme di proselitismo, frequentemente aggressivo”. Il grande compito comune di collaborazione, ha sottolineato, “dovrebbe essere la difesa dei valori morali fondamentali, trasmessi dalla tradizione biblica, contro la loro distruzione in una cultura relativistica e consumistica”. Ed ha ribadito la volonta di procedere sul cammino ecumenico. Infine, il Pontefice parlando della povertà che affligge molti brasiliani, ha sottolineato che, di fronte ai problemi economici e sociali, bisogna sempre seguire
la Dottrina Sociale della Chiesa, incentrata sulla dignità dell’uomo. Di qui, l’invito a lavorare “instancabilmente a favore della formazione dei politici” in modo tale che “assumano pienamente le proprie responsabilità e sappiano dare un volto umano e solidale all’economia”.


Nel suo discorso, il Papa non ha poi mancato di rivolgere un saluto particolare a mons. Geraldo Lyrio Rocha, nuovo presidente dell’episcopato brasiliano, che ha rivolto l’indirizzo di omaggio al Papa ringraziandolo per il contributo dato per il progetto in favore dell’Amazzonia. A mons. Rocha, Benedetto XVI ha augurato un proficuo lavoro nel consolidare “sempre più la comunione tra i vescovi” promuovendo l’azione pastorale comune in tutto il grande territorio brasiliano. Un’annotazione di cronaca: anche ieri, a sorpresa, il Papa si è affacciato dal Monastero Sao Bento per benedire i fedeli che lo hanno chiamato più volte con l’ormai celebre coretto Bento! Bento! Benedetto, Benedetto! 

Omelia di Benedetto XVI per la canonizzazione di fra Antônio de Sant’Ana Galvão

dal sito:

http://www.zenit.org/italian/

Data pubblicazione: 2007-05-11  Omelia di Benedetto XVI per la canonizzazione di fra Antônio de Sant’Ana Galvão  SAN PAOLO, venerdì, 11 maggio 2007 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito l’omelia pronunciata questo venerdì mattina da Benedetto XVI nel presiedere al « Campo de Marte », a San Paulo,
la Santa Messa e il Rito di Canonizzazione del Beato fra Antônio de Sant’Ana Galvão, O.F.M., presbitero, fondatore del Monastero delle Concezioniste « Recolhimento da Luz » (1739-1822), primo Santo nativo del Brasile. 
* * * 

Signori Cardinali,
Signor Arcivescovo di San Paolo
e Vescovi del Brasile e dell’America Latina,
Distinte Autorità,
Sorelle e Fratelli in Cristo!
« Benedirò il Signore in ogni tempo, / sulla mia bocca sempre la sua lode » (Sal 32,2).
1. Rallegriamoci nel Signore, in questo giorno in cui contempliamo un’altra meraviglia di Dio che, per la sua ammirevole provvidenza, ci permette di gustare un vestigio della sua presenza in questo atto di donazione d’Amore costituito dal Santo Sacrificio dell’Altare. Sì, non possiamo non lodare il nostro Dio. Lodiamolo tutti quanti, popoli del Brasile e dell’America, cantiamo al Signore le sue meraviglie, perché grandi cose ha fatto per noi. Oggi,
la Divina Sapienza ci consente di incontrarci intorno al suo altare, in atteggiamento di lode e di ringraziamento per averci concesso la grazia della Canonizzazione di Fra Antonio di Sant’Anna Galvão.

Voglio ringraziare per le affettuose parole dell’Arcivescovo di San Paolo, Mons. Odilo Scherer, che s’è fatto voce di voi tutti e del suo predecessore, Mons. Claudio Hummes, che in modo tanto meticoloso si è impegnato nella Causa di Fra Galvão. Ringrazio per la presenza di ognuno e di ognuna di voi, sia degli abitanti di questa grande città sia di coloro che sono venuti da altre città e nazioni. Mi rallegro perché, attraverso i mezzi di comunicazione, le mie parole e le espressioni del mio affetto possono entrare in ogni casa e in ogni cuore. Siatene certi: il Papa vi ama, e vi ama perché Gesù Cristo vi ama.

In questa solenne Celebrazione eucaristica è stato proclamato il Vangelo nel quale Gesù, in atteggiamento di interiore trasporto, proclama: « Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli » (Mt 11,25). Mi sento perciò felice perché l’elevazione di Fra Galvão agli altari rimarrà per sempre incorniciata nella liturgia che quest’oggi
la Chiesa ci offre. Saluto con affetto tutta la comunità francescana e, in modo speciale, le monache concezioniste che, dal Monastero della Luce, dalla Capitale dello Stato di San Paolo, irradiano la spiritualità ed il carisma del primo brasiliano elevato alla gloria degli altari.

2. Rendiamo grazie a Dio per i continui benefici ottenuti mediante il forte influsso evangelizzatore che lo Spirito Santo ha impresso in tante anime attraverso Fra Galvão. Il carisma francescano, evangelicamente vissuto, ha dato frutti significativi attraverso la sua testimonianza di ardente adoratore dell’Eucaristia, di prudente e sapiente guida delle anime che lo cercavano e di grande devoto dell’Immacolata Concezione di Maria, della quale si considerava « figlio e schiavo perpetuo ». Dio ci viene incontro, « cerca di conquistarci – fino all’Ultima Cena, fino al Cuore trafitto sulla croce, fino alle apparizioni del Risorto e alle grandi opere mediante le quali Egli, attraverso l’azione degli Apostoli, ha guidato il cammino della Chiesa nascente » (Lettera Enc. Deus caritas est, 17). Egli si rivela attraverso la sua Parola, nei Sacramenti, specialmente nell’Eucaristia. La vita della Chiesa, perciò, è essenzialmente eucaristica. Il Signore, nella sua amorevole provvidenza, ci ha lasciato un segno visibile della sua presenza.

Quando contempliamo nella Santa Messa il Signore, innalzato dal sacerdote, dopo
la Consacrazione del pane e del vino, oppure quando lo adoriamo con devozione esposto nell’Ostensorio, rinnoviamo la nostra fede con profonda umiltà, come faceva Fra Galvão in « laus perennis« , in costante atteggiamento di adorazione. Nella Sacra Eucaristia è contenuto tutto il bene spirituale della Chiesa, ossia, lo stesso Cristo nostra Pasqua, il Pane vivo che è disceso dal Cielo vivificato dallo Spirito Santo e vivificante perché dà
la Vita agli uomini. Questa misteriosa e ineffabile manifestazione dell’amore di Dio per l’umanità occupa un luogo privilegiato nel cuore dei cristiani. Essi devono poter conoscere la fede della Chiesa, attraverso i suoi ministri ordinati, per l’esemplarità con cui compiono i riti prescritti, che indicano sempre nella liturgia eucaristica il centro di tutta l’opera di evangelizzazione. I fedeli, a loro volta, devono cercare di ricevere e venerare il Santissimo Sacramento con pietà e devozione, desiderando accogliere il Signore Gesù con fede, e sapendo ricorrere, ogni volta che sarà necessario, al Sacramento della riconciliazione per purificare l’anima da ogni peccato grave.

3. Significativo è l’esempio di Fra Galvão per la sua disponibilità al servizio del popolo, ogni qualvolta veniva interpellato. Consigliere di fama, pacificatore delle anime e delle famiglie, dispensatore della carità specialmente verso i poveri e gli infermi. Era molto ricercato per le confessioni, perché zelante, saggio e prudente. Una caratteristica di colui che ama veramente è il non voler che l’Amato venga offeso; la conversione dei peccatori era, perciò, la grande passione del nostro Santo. Suor Helena Maria, che è stata la prima « religiosa » destinata a dar inizio al « Recolhimento de Nossa Senhora da Conceição« , ha testimoniato quello che Fra Galvão aveva detto: « Pregate perché Dio nostro Signore sollevi i peccatori con il suo braccio forte dal miserabile abisso delle colpe in cui si trovano« . Possa questo delicato ammonimento servirci di stimolo per riconoscere nella Divina Misericordia il cammino verso la riconciliazione con Dio e con il prossimo e per la pace delle nostre coscienze.

4. Uniti con il Signore nella suprema comunione dell’Eucaristia e riconciliati con Lui e con il nostro prossimo, saremo così portatori di quella pace che il mondo non riesce a dare. Potranno gli uomini e le donne di questo mondo trovare la pace, se non saranno coscienti della necessità di riconciliarsi con Dio, con il prossimo e con sé stessi? Di alto significato è stato, in questo senso, quello che l’Assemblea del Senato di San Paolo scrisse al Ministro Provinciale dei Francescani alla fine del secolo XVIII, definendo Fra Galvão un « uomo di pace e di carità ». Che cosa ci chiede il Signore? « Amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amati« . Ma subito dopo aggiunge: « Portate frutto, e che il vostro frutto rimanga » (cfr Gv 15,12.16). E quale frutto ci chiede, se non quello di sapere amare, ispirandoci all’esempio del Santo di Guaratinguetá?

La fama della sua immensa carità non conosceva limiti. Persone di tutta la geografia nazionale andavano da Fra Galvão, che tutti accoglieva paternamente. Vi erano poveri, infermi nel corpo e nello spirito, che imploravano il suo aiuto. Gesù apre il suo cuore e ci rivela il centro di tutto il suo messaggio redentore: « Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici » (Ibid., v. 13). Lui stesso amò fino a dare la propria vita per noi sulla Croce. Anche l’azione della Chiesa e dei cristiani nella società deve possedere questa stessa ispirazione. Le iniziative di pastorale sociale, se sono orientate verso il bene dei poveri e degli infermi, portano in sé stesse questo sigillo divino. Il Signore conta su di noi e ci chiama amici, perché soltanto a coloro che amiamo in questo modo siamo capaci di dare la vita offerta da Gesù mediante la sua grazia. Come sappiamo,
la V Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano avrà come tema fondamentale: « Discepoli e missionari di Gesù Cristo, perché in Lui i nostri popoli abbiano la vita« . Come non vedere, allora, la necessità di ascoltare con fervore rinnovato la chiamata, per poter rispondere generosamente alle sfide che
la Chiesa in Brasile e nell’America Latina è chiamata ad affrontare?

5. « Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò« , dice il Signore nel Vangelo (Mt 11, 28). Questa è la raccomandazione finale che Egli ci rivolge. Come non vedere qui il sentimento paterno e insieme materno di Dio per tutti i suoi figli? Maria,
la Madre di Dio e Madre nostra, si trova particolarmente legata a noi in questo momento. Fra Galvão affermò con voce profetica la verità dell’Immacolata Concezione. Ella,
la Tota Pulchra,
la Vergine Purissima, che ha concepito nel suo seno il Redentore degli uomini ed è stata preservata da ogni macchia originale, vuole essere il sigillo definitivo del nostro incontro con Dio, nostro Salvatore. Non c’è frutto della grazia nella storia della salvezza che non abbia come strumento necessario la mediazione di Nostra Signora.

Di fatto, questo nostro Santo si è donato in modo irrevocabile alla Madre di Gesù fin dalla sua giovinezza, desiderando appartenerle per sempre e scegliendo
la Vergine Maria come Madre e Protettrice delle sue figlie spirituali. Carissimi amici e amiche, che bell’esempio da seguire ci ha lasciato Fra Galvão! Come suonano attuali per noi, che viviamo in un’epoca così piena di edonismo, le parole scritte nella formula della sua consacrazione: « Toglimi piuttosto la vita, prima che io offenda il tuo benedetto Figliuolo, mio Signore!« . Sono parole forti, di un’anima appassionata, parole che dovrebbero far parte della normale vita di ogni cristiano, sia esso consacrato o meno, e risvegliano desideri di fedeltà a Dio sia dentro che fuori del matrimonio. Il mondo ha bisogno di vite limpide, di anime chiare, di intelligenze semplici, che rifiutino di essere considerate creature oggetto di piacere. È necessario dire no a quei mezzi di comunicazione sociale che mettono in ridicolo la santità del matrimonio e la verginità prima del matrimonio.

È proprio ora che ci è data nella Madonna la miglior difesa contro i mali che affliggono la vita moderna; la devozione mariana è la sicura garanzia di protezione materna e di tutela nell’ora della tentazione. E quale non sarà questa misteriosa presenza della Vergine Purissima, quando invocheremo la protezione e l’aiuto della Senhora Aparecida? Deponiamo nelle sue mani santissime la vita dei sacerdoti e dei laici consacrati, dei seminaristi e di tutti coloro che sono chiamati alla vita religiosa.

6. Cari amici, consentitemi di finire ripensando alla Veglia di Preghiera di Marienfeld, in Germania: dinanzi ad una moltitudine di giovani, ho voluto qualificare i santi della nostra epoca come veri riformatori. E ho aggiunto: « Soltanto dai Santi, soltanto da Dio viene la vera rivoluzione, il cambiamento decisivo del mondo » (Omelia, 25/08/2005). Questo è l’invito che rivolgo oggi a tutti voi, dal primo all’ultimo, in questa Eucaristia senza confini. Dio disse: « Siate santi, come io sono santo » (Lv 11,44). Rendiamo grazie a Dio Padre, a Dio Figlio, a Dio Spirito Santo, dai quali ci vengono, per intercessione della Vergine Maria, tutte le benedizioni del cielo; dai quali ci viene questo dono che, insieme alla fede, è la più grande grazia che possa essere concessa ad una creatura: il fermo desiderio di raggiungere la pienezza della carità, nella convinzione che la santità non solo è possibile ma anche necessaria ad ognuno nel proprio stato di vita, per svelare al mondo il vero volto di Cristo, nostro amico! Amen! 

Il Papa ai giovani brasiliani: siate amici di Gesù, non sperperate la vostra vita ma vivetela intensamente per gli altri nella gioia della fede

dal sito della Radio Vaticana:

http://www.radiovaticana.org/it1/Articolo.asp?c=133087

Il Papa ai giovani brasiliani: siate amici di Gesù, non sperperate la vostra vita ma vivetela intensamente per gli altri nella gioia della fede

Straordinario incontro ieri sera quello del Papa con i giovani allo stadio Pacaembu, a San Paolo. Benedetto XVI li ha invitati a non spendere la loro vita invano ma a diventare testimoni gioiosi di Cristo presso i loro coetanei. Il servizio del nostro inviato Alessandro Gisotti:

 
(Canti)

 
Siate amici di Gesù e, forti di questa amicizia, testimoniate la bellezza del Vangelo ai ragazzi che si sono persi e vivono senza speranza. E’ questa la grande missione che Benedetto XVI ha affidato ai giovani dell’America Latina, nella straordinaria serata del Pacaembu. Un incontro dalle mille emozioni, vissute intensamente dai giovani e dal Santo Padre, fin dall’arrivo allo stadio, preceduto dalla benedizione del Memoriale dell’America Latina. La cerimonia ha offerto momenti toccanti come le testimonianze dei giovani sulle proprie speranze e difficoltà. E momenti di grande impatto scenografico quali la proiezione di immagini di paesaggi della natura brasiliana, durante l’esecuzione del Cantico delle Creature. Spettacolare anche il palco del Papa: un’immensa colomba, simbolo di pace e dello Spirito Santo, adagiata su una curva dello stadio. Nel suo indirizzo d’omaggio, l’arcivescovo di San Paolo, mons. Odilo Pedro Scherer, ha ringraziato il Papa per aver scelto i giovani per il suo primo incontro in terra brasiliana. Dal canto suo, mons. Eduardo Pinheiro da Silva, responsabile della pastorale giovanile dell’episcopato brasiliano ha espresso l’auspicio che proprio il Brasile sia la sede della prossima GMG.

 
(Cori dei ragazzi)

 
“Si vede e si sente, il Papa è presente”, hanno intonato i ragazzi in uno spontaneo inno di gioia. Cori che hanno preceduto l’attesissimo discorso di Papa Benedetto, interrotto decine di volte dall’applauso dei giovani. Il Pontefice ha subito incoraggiato i ragazzi brasiliani e di tutta l’America Latina con parole affettuose, ma li ha anche esortati ad essere loro stessi apostoli dei giovani. Grande la voglia del Santo Padre di incontrarli, tanto che all’inizio del suo discorso, ha affermato che sorvolando il territorio brasiliano all’arrivo già pensava all’incontro allo stadio di Pacaembu. Quando poi, ha citato il suo amato predecessore, Karol Wojtyla, lo stadio è esploso in un grido commovente: “Santo! Santo!”

 
(Grido giovani)

 
Il Signore, ha detto il Papa, ci sprona a dilatare i nostri cuori, “affinché in essi ci sia sempre più amore, bontà, comprensione per i nostri simili e per i problemi che coinvolgono non solo la convivenza umana, ma anche l’effettiva preservazione e la custodia dell’ambiente naturale, di cui tutti facciamo parte”.

 
“Nossos bosques têm mais vida”…
“I nostri boschi hanno più vita”, ha avvertito Papa Benedetto, “non lasciate che si spenga questa fiamma di speranza”. Ed ha sottolineato che “la devastazione ambientale dell’Amazzonia e le minacce alla dignità umana delle sue popolazioni esigono un maggior impegno nei più diversi ambiti di azione”. Dopo questo appello, il Papa ha offerto ai giovani una lunga e appassionata riflessione sul passo del Vangelo di Matteo, che narra dell’incontro tra un giovane e Gesù. “In questo giovane – ha detto – vedo tutti voi, giovani del Brasile e dell’America Latina”. Il Pontefice si è soffermato sulla domanda fondamentale per ogni cristiano: “Cosa fare per raggiungere la vita eterna?”. Una domanda, ha detto, alla quale solo Gesù può dare una risposta, perché “è l’unico che riesce a mostrare il senso della vita presente e a conferirle un contenuto di pienezza”.

 
Jesus nos garante que só Deus é bom…
“Gesù ci assicura che solo Dio è buono”, ha sottolineato il Papa aggiungendo che “essere aperto alla bontà significa accogliere Dio”. Proprio Gesù, ha spiegato, “ci invita a vedere Dio in tutte le cose e in tutti gli avvenimenti, anche laddove la maggioranza vede soltanto assenza di Dio”. “Se riuscissimo a vedere tutto il bene che esiste nel mondo e, ancor più, a sperimentare il bene che proviene da Dio stesso – ha rilevato – non cesseremmo mai di avvicinarci a Lui, di lodarlo e ringraziarlo”. Quindi, ha ribadito che per essere sulla strada di Dio non basta conoscere i comandamenti, ma bisogna testimoniarli:

 
Os anos que vós estais vivendo são os anos…
“Gli anni che state vivendo – ha affermato – sono gli anni che preparano il vostro futuro. Il «domani» dipende molto dal come state vivendo l’«oggi» della giovinezza”. Quindi, li ha esortati a non permettere che la vita “passi invano”, a non sperperarla, ma a vivere “con entusiasmo, con gioia”, e “soprattutto con senso di responsabilità”. Ha, così, indicato le grandi problematiche che affligono la gioventù di oggi dalla “paura di fallire per non aver scoperto il senso della vita” alla “minaccia della violenza”. E ancora, “la deplorevole proliferazione delle droghe”. Di qui, la grande responsabilità dei giovani che hanno incontrato Cristo, che “hanno trovato la via vera”:

 
Sois jovens da Igreja. Por isso Eu vos envio…
“Voi siete i giovani della Chiesa”, ha affermato il Papa. “Vi invio perciò verso la grande missione di evangelizzare i ragazzi e le ragazze che vanno errando in questo mondo”, “Siate gli apostoli dei giovani”. Il Santo Padre li ha invitati a camminare con loro, a fare la “stessa esperienza di fede, di speranza e di amore”, perché si realizzino pienamente nell’incontro con Cristo. Parole corredate da una viva esortazione:

 
Podeis ser protagonistas de uma sociedade nova…
“Potete essere protagonisti di una società nuova”, ha detto Benedetto XVI, rispettando i valori morali universali, ma anche attraverso “un impegno personale di formazione umana e spirituale di importanza vitale”. Ed ha aggiunto: “Un uomo o una donna non preparati alle sfide reali poste da un’interpretazione corretta della vita cristiana del proprio ambiente saranno facile preda di tutti gli assalti del materialismo e del laicismo, sempre più attivi a tutti i livelli”. Il Papa ha messo l’accento sulla famiglia “centro irradiante di pace e gioia”, e sulla difesa della vita, dal suo inizio fino al declino naturale. Ancora, li ha invitati a santificare il lavoro, a promuovere una “società più giusta e più fraterna adempiendo i doveri nei confronti dello Stato”, non lasciandosi “trasportare dall’odio e dalla violenza”. E li ha messi in guardia dalla “smisurata ambizione di ricchezza e di potere” che “porta alla corruzione personale e altrui”. “La frode e l’inganno”, è stato il suo richiamo, non possono mai essere giustificate:

 
Definitivamente, existe um imenso panorama de ação…
“Esiste, in ultima analisi – ha detto – un immenso panorama di azione nel quale le questioni di ordine sociale, economico e politico acquisiscono un rilievo particolare”, nell’ispirazione al Vangelo e alla Dottrina Sociale della Chiesa. Il Papa ha enumerato alcune grandi sfide per i giovani di oggi: “La costruzione di una società più giusta e solidale, riconciliata e pacifica, l’impegno a frenare la violenza”. E poi, “le iniziative di promozione della vita piena, dell’ordine democratico e del bene comune”. Benedetto XVI ha chiesto un impegno particolare dei giovani per “eliminare certe discriminazioni esistenti nelle società latinoamericane”. Ha, poi, dedicato una parte del suo discorso al Sacramento del Matrimonio ed ha invitato i giovani a rispettarsi reciprocamente, “anche nell’innamoramento e nel fidanzamento” sottolineando che la castità può essere un “baluardo” delle speranze future.

Procurai resistir com fortaleza às insídias …
“Cercate – è stata l’esortazione del Papa – di resistere con fortezza alle insidie del male esistente in molti ambienti, che vi spinge ad una vita dissoluta, paradossalmente vuota, facendovi smarrire il dono prezioso della vostra libertà e della vostra vera felicità”. Il Papa ha anche sottolineato l’importanza della vita di fede e di preghiera ed ha espresso parole di particolare apprezzamento per i consacrati “che si donano totalmente Dio”. Di qui, l’auspicio che lo Spirito Santo “risvegli nel cuori di tanti giovani” l’amore per seguire Gesù. Poi, ritornando sul passo del Vangelo di Matteo, il Papa ha rammentato che quel giovane invitato da Cristo a partecipare alla sua missione di salvezza, se ne andò triste e abbattuto. Il giovane, dunque, nell’ora della grande opzione, “non ebbe il coraggio di scommettere tutto su Gesù Cristo”. Di qui, il caloroso e sentito appello del Papa a “non sperperare” la propria gioventù. “Non cercate di fuggire da essa”, ha detto il Papa ai ragazzi del Pacaembu, “vivetela intensamente, consacratela agli alti ideali della fede e della solidarietà umana”.

 
Vós, jovens, não sois apenas o futuro da Igreja…
“Voi, giovani – ha detto – non siete soltanto il futuro della Chiesa e dell’umanità”. Al contrario, ha aggiunto, “voi siete il presente giovane della Chiesa e dell’umanità. Siete il suo volto giovane”. “
La Chiesa – ha detto ancora – ha bisogno di voi” “per manifestare al mondo il volto di Gesù Cristo, che si delinea nella comunità cristiana. Senza questo volto giovane,
la Chiesa si presenterebbe sfigurata”. Infine, l’invito del Papa a seguire con attenzione
la Conferenza di Aparecida e a “collaborare per edificare un mondo di giustizia e di pace”.

 
(Canti finali)

 
Una serata davvero indimenticabile, dunque, a conclusione di una giornata ricca di incontri particolarmente significativi. Nella mattinata, il Papa aveva incontrato il presidente Lula da Silva. Il colloquio, nel Palazzo dos Bandeirantes, si è svolto in un clima di grande cordialità. Al termine dell’incontro, avvenuto in forma strettamente privata, si è svolta la cerimonia dei timbri. Il presidente ha annullato un francobollo realizzato in occasione della visita del Papa, che raffigura Benedetto XVI e il Santuario di Aparecida. Il primo di due milioni di esemplari è stato donato dal presidente al Santo Padre. Prima di lasciare il Palazzo dos Bandeirantes, il Papa ha avuto anche un breve colloquio con il governatore dello Stato di San Paolo, José Serra.

 
Sempre ieri, Benedetto XVI ha pranzato con i vertici della Conferenza episcopale brasiliana. Al termine del pranzo, il Papa ha ringraziato i presuli per l’accoglienza ricevuta dal popolo brasiliano. Il Santo Padre ha affermato che fin dall’inizio del suo Pontificato, era sua intenzione visitare l’America Latina e in particolare il Brasile e il Messico. Si è, dunque, detto felice che il primo viaggio in terra brasiliana sia motivato dalla canonizzazione di Frei Galvão e dall’apertura della Conferenza di Aparecida. Alla fine dell’incontro conviviale, il Pontefice ha donato ai vescovi 200 mila dollari per il progetto a favore dell’Amazzonia, iniziativa che sta particolarmente a cuore all’Episcopato brasiliano.

 
Il secondo giorno del Papa in Brasile si è, infine, caratterizzato per un incontro di carattere ecumenico ed interreligioso, al Monastero São Bento. All’evento, hanno preso parte i rappresentanti delle altre confessioni cristiane, tra cui il pastore Carlos Moeller, presidente del CONIC, il Consiglio nazionale delle Chiese cristiane del Brasile ed i leader della comunità ebraica e musulmana brasiliana. A sorpresa, poi, il Papa si è affacciato, ieri, ben quattro volte dal Monastero São Bento per benedire la folla di fedeli. Uno di questi saluti lo ha rivolto in italiano:

 
“Grazie per la vostra presenza, per il vostro entusiasmo. Un grande abbraccio a voi tutti!”

 
Da San Paolo, Alessandro Gisotti, Radio Vaticana

Riguardo al dono del Papa per l’Amazzonia, ricordiamo che, a conclusione della loro 45.ma Assemblea, i vescovi brasiliani, lo scorso 8 maggio, in linea con la pastorale che promuovono dal 1972, sono tornati a rilevare l’importanza dell’Amazzonia non solo come un fattore ecologico di vitale importanza per la vita sul pianeta, ma anche per l’urgenza di difendere le popolazioni amazzoniche. In questo spirito, l’Episcopato, spiega in una dichiarazione speciale, il progetto « Vita e missione » (Solidarietà con l’Amazzonia).
La Commissione episcopale per l’Amazzonia, creata nel 2002, avrà il compito di coordinare le molteplici attività e le prossime iniziative in questo campo. 

 

Intervista a Clodovis Boff – «Così è cambiata la teologia della liberazione»»

ancora dal sito on line di Avvenire:  

Intervista a Clodovis Boff

«Così è cambiata la teologia della liberazione»» 

Luigi Geninazzi  Insieme con il fratello Leonardo è uno dei più noti esponenti della teologia della liberazione. Padre Clodovis Boff è stato missionario in Amazzonia, ha insegnato in varie città del Brasile e attualmente fa la spola tra l’Università cattolica di Curitiba e l’istituto Marianum di Roma dove tiene un corso su «Maria nella dimensione sociale». Alla vigilia della Quinta Conferenza del Celam ha scritto un interessante articolo per
la Reb,
la Revista ecclesiastica brasileira, dove afferma che
la Chiesa latino-americana deve partire dall’esperienza di fede e non dall’analisi sociale. È lo spunto per un dialogo pieno di sorprese.Padre Clodovis, quel che lei ha scritto non è forse un cambiamento radicale rispetto alla teologia della liberazione?

«Sì, è un cambiamento ma non così radicale. Voglio ricordare che le comunità di base in America Latina sono partite dall’esperienza di fede ma poi, durante il cammino, avendo incontrato la drammaticità della situazione sociale, hanno un po’ dimenticato il loro punto di partenza. Ecco, bisogna tornare all’origine, alla fonte dell’impegno sociale».Lei si definisce ancora come un teologo della liberazione?
«Non m’interessano le etichette. Io intendo la teologia della liberazione non come una realtà a sé stante ma come una corrente di pensiero all’interno della tradizione della Chiesa che ha avuto il merito di riproporre un aspetto fondamentale, quello dell’impegno sociale che nasce dalla fede. Più che di teologia della liberazione, io preferisco parlare della teologia cristiana che assume e svolge coerentemente la dimensione liberatrice dell’uomo che è intrinseca al messaggio evangelico. Questa dimensione è stata pienamente riconosciuta dal magistero pontificio. Né Giovanni Paolo II né il suo prefetto per
la Congregazione della fede l’hanno mai condannata».Mi permetta: ci sono state due Istruzioni dell’allora cardinale Ratzinger contro la teologia della liberazione…

«Le Istruzioni del 1984 e del 1986 segnalavano due punti critici della teologia della liberazione: la politicizzazione della fede e l’assunzione, con il metodo marxista, di una concezione materialista della storia. Ma il progetto di fondo non è stato condannato».Cosa s’aspetta dalla prossima visita di Benedetto XVI in Brasile?
«Mi aspetto il rafforzamento dell’identità cattolica del popolo brasiliano, sempre più sottoposto alle sfide della secolarizzazione e dell’avanzata delle sette pentecostali».Il fenomeno delle sette mostra che i poveri sui quali puntava la teologia della liberazione hanno scelto invece la teologia del successo e della prosperità. Non è paradossale?

«Lo è, purtroppo. A furia di parlare del cambiamento delle strutture in una prospettiva di lungo periodo abbiamo tralasciato di rispondere ai bisogni immediati della gente. Ha ragione Papa Ratzinger quando nell’enciclica Deus caritas est invita a riscoprire il valore della carità sociale».Suo fratello Leonardo dice che questo Papa è difficile da amare. È così che la pensano i brasiliani?
«Ma no, il Papa rappresenta un’identità fortissima in cui si riconosce la stragrande maggioranza dei brasiliani. È un rapporto affettivo, quasi viscerale. Poi, è vero – ride padre Clodovis –, c’è qualcuno che lo critica, come mio fratello Leonardo. Ma si tratta di una piccola minoranza».E lei cosa pensa di questo Papa?

«Penso che sia arrivato al momento giusto. C’era bisogno del suo richiamo, semplice e forte, a riscoprire l’identità cattolica e la centralità della persona di Cristo. Viviamo un momento di smarrimento, anche dentro
la Chiesa messa a dura prova dalla sfida della modernità. Benedetto XVI mette le cose in chiaro».
Padre Clodovis, perché il suo nome non compare tra i teologi della liberazione che hanno firmato un documento di solidarietà con Jon Sobrino, oggetto di una Notifica della Congregazione per la dottrina della fede?
«Ci sono problemi che vanno affrontati a livello dottrinale e non possono essere risolti con proclami di solidarietà. Qui non è in discussione la persona di Sobrino, che io stimo, ma il contenuto di alcune sue affermazioni teologiche che vanno chiarite e rettificate». 

  

Publié dans:Approfondimenti |on 10 mai, 2007 |Pas de commentaires »

Benedetto XVI: «ll Brasile custode di valori autenticamente cristiani»

dal sito on line di « Avvenire »: 

PIETRO E IL MONDO 

Benedetto XVI: «ll Brasile custode di valori autenticamente cristiani» 

Dai Nostri Inviati A San Paolo
Luigi Geninazzi E Salvatore Mazza  

Difendere la vita, sempre. Promuovere la persona umana e i valori morali. Impegnarsi per la famiglia, «cellula base della società», per i giovani, per le minoranze. Sono questi i cardini dell’identità cristiana per l’America Latina che l’episcopato del Continente intende ribadire nella V Conferenza del Celam, che si aprirà il prossimo 13 maggio ad Aparecida.
È quanto ha affermato ieri Benedetto XVI, appena atterrato all’aeroporto Guarulhos di San Paolo del Brasile nel discorso pronunciato nella cerimonia di benvenuto, alla presenza del presidente della Repubblica Lula, che l’aveva accolto con un calorosissimo indirizzo di saluto. «È con « immensa allegria » che il Brasile ha accolto Benedetto XVI al suo primo viaggio in America Latina», ha detto il capo dello Stato brasiliano. Lula è stato il primo a stringere le mani al Papa subito dopo il suo arrivo all’aeroporto internazionale di San Paolo. Il Boeing 777 dell’Alitalia è atterrato alle quattro in punto (le nove di sera in Italia), con mezz’ora d’anticipo sul previsto. Dopo averlo salutato calorosamente ai piedi della scaletta dell’aereo, Lula, in elegante completo blu e accompagnato dalla moglie, ha preso più volte a braccetto il Papa prima d’iniziare la cerimonia ufficiale di benvenuto. «Santità, il Brasile l’accoglie a braccia aperte» ha detto il presidente-operaio che ha inteso rivolgersi al Papa «come leader del Paese e come cristiano». Nel suo discorso di benvenuto Lula ha ricordato «l’importanza della presenza della Chiesa cattolica in Brasile» e quasi a voler troncare le polemiche della vigilia sui suoi contrasti con le autorità religiose riguardo ai problemi di etica sociale, ha dichiarato: «Santità, stia sicuro che condividiamo la sua preoccupazione di rafforzare l’istituto della famiglia, come pilastro fondamentale della società». Ha evitato qualsiasi accenno alla questione dell’aborto, che in Brasile resta proibito ma che alcuni nel suo governo vorrebbero liberalizzare, ed ha sottolineato «la grande coo perazione con il Vaticano nella campagna contro la povertà». Nella sua risposta, ringraziati i suoi ospiti per l’accoglienza e messo in evidenza il «posto molto speciale» occupato del Brasile «nel cuore del Papa», Benedetto XVI ha sottolineato come «per provvidenziale manifestazione della bontà del Creatore questo Paese dovrà servire da culla per le proposte ecclesiali che, se Dio vorrà, potranno dare un rinnovato vigore e slancio missionario a questo continenti». Del resto, ha detto ancora «so che l’anima di questo popolo, così come tutta l’America Latina, custodisce valori radicalmente cristiani che mai saranno cancellati». E «ho la certezza – ha aggiunto – che durante
la Conferenza… questa identità sarà rinforzata promuovendo il rispetto della vita dal momento del suo concepimento fino al suo declino naturale, come esigenza propria della natura umana; farà anche della promozione della natura umana l’asse della solidarietà, soprattutto con i poveri e gli abbandonati».
La Chiesa infatti «vuole soltanto indicare i valori morali di ogni situazione e formare i cittadini perché possano decidere coscientemente e liberamente; in questo senso non mancherà di insistere sull’impegno che dovrà essere preso per assicurare il consolidamento della famiglia, come cellula base della società; della gioventù… e infine, ma non da ultimo, difendendo e promuovendo i valori soggiacenti in tutti gli strati sociali, soprattutto nelle popolazioni indigene». Conclusa la cerimonia il Papa si è recato in elicottero al Campo di Marte dove ha ricevuto il saluto delle autorità locali della città di San Paolo. Qui, in papamobile, sotto un cielo gonfio di nuvole, ha attraversato la città fino al monastero di Sao Bento, rivolgendo un saluto alla folla in attesa fin dal pomeriggio, incurante del freddo e della pioggia di questo autunno australe. 

 

Publié dans:Approfondimenti |on 10 mai, 2007 |Pas de commentaires »
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