ASSIRI E BABILONESI
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ANTICO MEDIO ORIENTE
ASSIRI E BABILONESI
Le origini, Il diluvio, Gli scavi
I SUMERI
Ur, Ammurabi, La fine
GLI ASSIRI
La civiltà assiri
Le origini
Se risaliamo fino a 6000 anni fa, tutto il territorio dove poi sarebbero sorte Babilonia e Baghdad, fino a Samara, era ancora coperto dalle acque.
Mille anni più tardi, intorno al 3000 a.C., il paese sito tra le foci dei due fiumi era coperto dalla foresta vergine e da selve di canne e di bambù.
Il paese era più piccolo dell’attuale: i due grandi fiumi Tigri ed Eufrate sfociavano ancora nel Golfo Persico separatamente e il mare si addentrava per circa 150 chilometri in quello che oggi è il sud dell’Iraq.
La vegetazione lussureggiante attirò numerose popolazioni, che già erano insediate nella zona circostante da tempi più remoti, e delle quali non sappiamo quasi nulla.
Tra i nuovi arrivati ci furono i Sumeri, che presero dimora nella parte mediorientale della Mesopotamia, allo sbocco dei due fiumi.
L’origine di questo popolo è avvolta nel mistero. Da alcuni indizi si può pensare che provenissero dalle montagne, forse dalla Persia. Ciò che sappiamo è che già nel 3000 a.C. avevano creato nel nuovo paese una civiltà basata sul baratto e in seguito sul commercio. E sempre nel paese dei Sumeri sorsero alcune città tra le più antiche del mondo, tra cui per esempio Ur dei Caldei, la patria di Abramo secondo la Bibbia.
Tuttavia di questo primo periodo non restano molte testimonianze storiche. Oggi è accertato che tutte le città numeriche di quell’epoca furono distrutte o gravemente colpite verso il 3000 a.C. o forse prima ancora da una spaventosa inondazione.
Il diluvio
E’ sempre stata conosciuta la leggenda del diluvio, tramandata dalla Bibbia. Ma nel 1872 uno studioso dei caratteri cuneiformi semiti, decifrando delle tavolette di argilla provenienti dalla biblioteca di Assurbanipal a Ninive, si trovò di fronte ad una versione babilonese del diluvio.
L’eroe della leggenda assiro – babilonese è Ziusutra, o Upanatistim, l’ultimo dei più antichi re di Babilonia. Ziusutra era protetto dal dio Ea, che, volendo salvare l’umanità dallo sterminio, gli consigliò di costruire una gran nave e di salirvi con tutta la famiglia e una coppia di animali di ogni specie vivente sulla terra.
Quando si imbarca gli elementi si scatenano e i fiumi e gli oceani si gonfiano e il mondo intero è oppresso da pesanti nuvolaglie nere. Persino gli dei rimangono immobili, tremanti di paura. Al settimo giorno la tempesta si placa. Utanapistim attende ancora una settimana e poi libera un piccione, che torna indietro, poi una rondine, che torna a sua volta, e infine un corvo, che si posa sulla terra finalmente liberata e non torna più. Così Utanapistim esce dalla nave e offre un sacrificio di ringraziamento al suo dio.
Questa non è l’unica versione babilonese del diluvio: se ne conoscono almeno sei e molte versioni sono più antiche rispetto alla versione ebraica.
Gli scavi
Ma una sorpresa ancora più grande l’umanità l’ebbe nel 1929.
Wooley stava conducendo una campagna di scavi a Ur, l’antica città di Abramo.
Lo scavo, profondo dai 10 ai 12 metri, rivela diversi strati di detriti e resti di abitazioni, che rappresentano una evoluzione ininterrotta di parecchi secoli.
Man mano che lo scavo procede, si sentono ben poche differenze nello stile della ceramica. Evidentemente la civiltà sumera si tramanda con continuità da parecchi secoli. Finalmente, avanzando in profondità, terminano a un tratto le tracce di civiltà. Il fondo dello scavo è formato da argilla, che può essersi formata solo come deposito alluvionale. Woolley pensa ai depositi dell’Eufrate, che sono lì vicino.
Ma poi, con calcoli più accurati, si accorge che il livello dello strato di argilla è più alto di parecchi metri dal livello dell’Eufrate e del mare. Ordina di scavare ancora.
Lo strato di argilla è spesso tre metri. E infine, sotto questo strato di argilla, trova di nuovo rovine e suppellettili, questa volta di uno stile completamente diverso.
Mentre i vasi dello strato superiore erano lavorati al tornio, questi sono ancora modellati a mano. E non c’è traccia di metallo.
Woolley ha trovato i resti di una civiltà molto più antica, distrutta all’improvviso da una inondazione così granda da depositare tre metri di argilla !
Scavando in altri punti della Mesopotamia si è cercato di valutare l’estensione del disastro. Secondo le stime la catastrofe ha ingoiato a nord – ovest del Golfo Persico un territorio largo 160 chilometri e lungo 630 chilometri. Dai reperti trovati nello strato inferiore si può datare la catastrofe tra il 4000 a.C. e il 3000 a.C.
I SUMERI
Ur
L’origine dei Sumeri è avvolta nel mistero. Probabilmente venivano dalle montagne, forse dalla Persia. Il primo re che ci è rivelato dalle iscrizioni è re Mesannapadda di Ur, vissuto probabilmente verso il 2500 a.C.
Già allora Ur, capitale del regno, era una città importante, e non un povero villaggio di capanne d’argilla. I quartieri residenziali avevano un aspetto simile a una cittadina orientale dei nostri tempi, con viuzze strette e case ampie e comode che s’innalzavano per diversi piani.
Il tempio maggiore sorgeva al centro della città: la sua base, o ziggurat, misurava circa 50 metri per 60 metri e si alzava su tre piani per 23 metri di altezza. Su questa base si alzava un primo piano alto 17 metri co quattro terrazze ai lati, e si alzava un piano successivo di altezza corrispondente. All’ultimo piano si alzava un piccolo tempio di un’unica sala, dedicato a Nannar, dio lunare protettore di Ur.
Dal piano terra tre scalee di cento gradini portavano al primo piano, convergendo in un ingresso monumentale. Da quel punto la scalinata proseguiva fino alla cima. Per le stesse scale si poteva accedere alle terrazze, ornate di fiori e alberi, secondo quello che diverrà un vero e proprio sistema di “giardini pensili”, applicato poi per altri 1500 anni sia ai templi sia ai palazzi.
I Sumeri crearono tutta una rete di agenzie commerciali in Persia, Asia Minore e altre terre. Si andò anche organizzando uno stato unitario fino alla Siria, all’Asia Minore, al Mar Nero, e forse questo stato regnò anche su Cipro.
I Sumeri disponevano di armi di rame contro avversari che erano ancora all’età della pietra. Venne poi un periodo di decadenza, e di invenzioni e di rivoluzioni interne che durarono fino a quando il regno non venne nuovamente unificato verso il 1750 a.C. da Hammurabi, che scelse Babele o Babilonia come capitale del regno.
Ammurabi
Ammurabi è senz’altro il più famoso degli antichi re babilonesi. La stele di Ammurabi, rinvenuta nella antica città persiana di Susa, è un masso di diorite coperto di iscrizioni cuneiformi, che contiene il codice più antico del mondo che ci sia pervenuto.
Originariamente Ammurabi l’aveva collocato nel tempio del dio Sole a babele, da dove venne asportato nel XVII secolo come trofeo di guerra. Il codice è importantissimo non solo perché si prefigge di impedire che “il forte possa opprimere il debole”, ma anche perché la sua lettura ci mostra uno spaccato della vita sociale, dei costumi, e della mentalità dell’epoca.
La poligamia era ammessa solo se la prima moglie era sterile. Ammurabi corresse con la nuova legge i codici precedenti, temperando e limitando il potere assoluto che aveva l’uomo sulla moglie e sui figli. Inoltre le leggi di Ammurabi contengono numerose disposizioni economiche e sociali. Sono fissati i salari dei lavoratori, sono previste indennità per gli infortuni del lavoro, esistono norme per i contratti di società, è fissato il tasso di interesse (da 20 al 33,33 %), si regolamentano i depositi bancari. Vengono anche stabiliti dei prezzi massimi per i generi di prima necessità, come grano, olio, datteri e lana.
Dalle leggi si desume l’esistenza di tre classi sociali: gli uomini liberi, gli schiavi (prigionieri di guerra o cittadini ridotti in schiavitù per debiti) e una classe intermedia che riunisce gli schiavi liberati e i cittadini in servitù temporanea per debiti.
Le leggi di Ammurabi sono almeno di cinque secoli più antiche di quelle di Mosé, con le quali presentano sorprendenti analogie, ma a differenza di queste hanno un carattere strettamente giuridico, senza significati religiosi. Le pene sono commisurate al danno causato, senza tenere generalmente in conto l’intenzione di nuocere. A volte possono sembrare crudeli, ma rappresentano pur sempre un enorme progresso per quell’epoca. Inoltre il legislatore si preoccupa di assistere i socialmente deboli: le leggi curano molto la protezione delle vedove, degli orfani, dei minori nei confronti di genitori tirannici, delle donne di fronte ai corruttori.
Soprattutto il codice badava ad assicurare che fosse impossibile farsi giustizia da se stessi. Chi voleva vendicarsi di persona perdeva il diritto alla giustizia dei tribunali.
Questo codice di Ammurabi conservava ancora la sua importanza molto tempo dopo il crollo dell’impero babilonese, anzi ebbe una rinascenza nel diritto persiano. Sopravvisse poi nel diritto mussulmano e forse nel diritto romano.
La fine
Anche i Babilonesi finirono a un certo punto per infiacchirsi, come tutti i popoli di cultura godenti di un certo benessere. Le terre fertili, col tempo, venero sempre più accaparrate dalla Corona, dai templi e dai maggiori capitalisti, diminuì il numero di contadini liberi e la condizione degli agricoltori diventò sempre più una condizione di servitù della gleba. Il paese si indebolì sempre più subendo diverse sconfitte da parte dei popoli vicini, fino a passare sotto il dominio politico di un altro popolo vicino, gli Assiri. Tuttavia Babele restò il centro della vita culturale di tutto il paese del Tigri e dell’Eufrate ancora per oltre un millennio.
GLI ASSIRI
La civiltà assira
La civiltà assira è più recente di quella numerica e si sviluppa per una arco di tempo di circa sei – sette secoli. Mentre la civiltà sumerica si sviluppò nel sud del paese (Babele e ancora più a sud verso il Golfo Persico), la terra di origine degli assiri si trova spostata verso nord – nord ovest, verso l’odierna Baghdad (Assur e Ninive).
I codici di legge assiri più antichi risalgono al XIII secolo a.C., posteriori di quasi mezzo millennio a quelli babilonesi, eppure sono nettamente meno evoluti e molto più crudeli.
Gli Assiri stessi erano uomini d’armi, piuttosto che di lettere, ed erano considerati una calamità dalle nazioni circostanti. Per soggiogare i paesi vinti deportavano in Assiria le classi dirigenti dei paesi conquistati e popolavano di coloni assiri i territori conquistati. I vinti venivano umiliati e torturati.
Il più famoso re di questa stirpe di guerrieri fu Assurbanipal, che regnò nel VII secolo a.C. I Greci, che lo chiamavano Sardanapalo, descrissero questo re come rammollito ed effeminato, attingendo a leggende tramandate dai persiani. In realtà Assurbanipal fu un cacciatore appassionato ed un guerriero possente e crudele come i predecessori. Tuttavia fu anche uomo di cultura, architetto e promotore delle scienze e delle lettere. Fece costituire una vastissima collezione di testi cuneiformi su tavolette di argilla. In alcune di queste tavolette le iscrizioni sono così fitte e minute da richiedere per la lettura una lente di ingrandimento. Nelle iscrizioni il re si vantava di saper decifrare i testi più antichi dei sumeri e dichiara suo passatempo favorito la lettura di tavolette “più antiche del diluvio” …
Senz’altro gli va riconosciuto il merito di aver salvato dalla distruzione le creazioni spirituali della cultura babilonese, anche se il suo periodo non portò particolari innovazioni culturali. Buona parte della nostra conoscenza sulla storia, la letteratura e la vita della Mesopotamia la dobbiamo al grande archivio che aveva costruito.
Il regno assiro crollò pochi anni dopo la morte di Assurbanipal, sotto il suo secondo successore, Sarakos, ad opera dei Medi. Nel 612 a.C. essi occuparono Ninive, e per non cadere nelle loro mani il re cercò la morte tra le fiamme. L’odio accumulato nei confronti degli Assiri era talmente forte che i vincitori si presero una tremenda vendetta: uomini, donne e bambini furono sterminati. Ninive, Assur, i templi, i palazzi furono dati alle fiamme e cancellati dalla faccia della terra. Da un momento all’altro l’impero assiro fu precipitato nel, nulla.
La distruzione di Ninive fu così completa che quando un esercito greco passò duecento anni più tardi da quelle parti (tra gli ufficiali c’era lo storico Senofonte), non trovò traccia alcuna della città, sebbene ne conoscesse l’ubicazione.