Archive pour la catégorie 'Angelus Domini'

DI MONS. GIANFRANCO RAVASI “LUCE”

dal sito:

http://www.novena.it/ravasi/2006/122006.htm

DI MONS. GIANFRANCO RAVASI “LUCE”

La luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce.  (Giovanni 3,19 )«Dio disse: Sia lucel E la luce fu» (Genesi 1,3).

 Da questa irradiazione che squarcia la tenebra del nulla si dipana per tutta
la Bibbia un filo luminoso che ne pervade tutte le pagine. «Dio è luce», dichiara san Giovanni nella sua Prima Lettera (1,5), svelando così un valore simbolico altissimo di questa realtà fisica. Cristo si presenta come «luce del mondo», mentre il celebre prologo del quarto Vangelo lo dipinge nel suo ingresso nella storia e nel mondo come «la luce vera che illumina ogni uomo». E a Nicodemo Gesù confermerà che «la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere» (Gv 3,19-20).

La luce è in tutte le religioni un simbolo divino perché riassume in sé due aspetti fondamentali di Dio: egli è trascendente, e la luce è appunto esterna a noi e ci supera; ma egli è anche presente nella storia umana e nella creazione, proprio come la luce che ci avvolge, ci riscalda, ci pervade e ci rivela. Per questo anche il fedele diventa luminoso: si pensi al volto di Mosè irradiato di luce, dopo essere stato in dialogo col Signore sulla vetta del Sinai. Anche il cristiano è invitato da Cristo (che sul monte della Trasfigurazione apparirà abbagliante di luce) a essere una lucerna posta sul lucerniere perché rischiari le tenebre circostanti: «Voi siete la luce del mondo… Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini» (Matteo 5,14-16).

Anche lo spazio e la storia umana sono intrisi di luce quando sono visitati da Dio. Pensiamo, ad esempio, all’era messianica cantata da Isaia: «Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce, su coloro che abitavano in una terra tenebrosa una luce rifulse» (9,1). La terra è bagnata dalla luce simbolica di Dio, lo è soprattutto la città santa: «Alzati, Gerusalemme, rivestiti di luce, perché viene la luce, la gloria del Signore brilla su dite. Ecco, le tenebre ricoprono la terra e una nebbia fitta avvolge le nazioni; ma su te risplende il Signore, la sua gloria rifulge su te. Allora i popoli cammineranno alla tua luce e i re allo splendore della tua aurora» (60,1-3).

In quest’ultima strofa isaiana. come in molte altre pagine bibliche, vediamo profilarsi il contrasto tra luce e tenebra. fl buio è la negazione dell’essere, della vita, del bene, della verità. Per questa ragione gli inferi, che sono l’antipodo della luce celeste, sono immersi nell’oscurità, sono «il paese delle tenebre e delle ombre mortali, il paese della caligine e dell’opacità, dell’oscurità e del caos, in cui la stessa luce è tenebra fonda» (Giobbe 10,2 1-22). Eppure lo sguardo di Dio riesce a perforare anche l’oscurità: «Nemmeno le tenebre per te sono oscure e la notte è chiara come il giorno, per te le tenebre sono come la luce» (Salmo 139,12).

La Gerusalemme celeste, meta ultima della storia, non avrà più né tenebra né luci come il sole e le lampade, perché su di essa sfolgorerà un nuovo sole e una nuova luce: «Non vi sarà più notte e non ci sarà più bisogno di luce di lampada né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà e regneranno nei secoli dei secoli» (Apocalisse 22,5).

LE PAROLE PER CAPIRE

SINEDRIO - Termine greco che indica un “consesso” e che è stato adottato per designare il consiglio supremo che reggeva la comunità ebraica. Comprendeva 70 membri più il presidente, che era il sommo sacerdote in carica, I seggi erano divisi secondo tre classi: gli ex sommi sacerdoti e l’alto clero; gli “anziani”, ossia i capi politici; gli “scribi”, cioè i dottori della legge. Gesù fu processato davanti al Sinedrio, presieduto da Caifa. Nicodemo era probabilmente un sinedrita, così come lo era Giuseppe d’Arimatea.

SERPENTE - Considerato in Oriente un simbolo sessuale di fertilità, entra in scena nel racconto del peccato di Genesi 3, ove forse incarna l’idolatria, anche se poi il libro della Sapienza lo identificherà col diavolo, Il serpente di bronzo del deserto, un simbolo dell’efficaci salvifica di Dio contro il veleno, diventa nel Vangelo di Giovanni un emblema di Cristo crocifisso  che salva dal male. 

Publié dans:Angelus Domini, con voi |on 18 juillet, 2007 |Pas de commentaires »

Riportiamo di seguito il testo integrale delle parole del Santo Padre prima della recita dell’Angelus Domini

 dal sito:

http://www.korazym.org/news1.asp?Id=24220

 

Riportiamo di seguito il testo integrale delle parole del Santo Padre prima della recita dell’Angelus Domini

Cari fratelli e sorelle,

ringrazio il Signore che anche quest’anno mi offre la possibilità di trascorrere alcuni giorni di riposo in montagna, e sono grato a quanti mi hanno accolto qui, a Lorenzago, in questo panorama incantevole a cui fanno da sfondo le cime del Cadore e dove è venuto più volte anche il mio amato Predecessore Giovanni Paolo II. Un ringraziamento speciale rivolgo al Vescovo di Treviso e a quello di Belluno-Feltre, e a tutti coloro che in vario modo contribuiscono ad assicurarmi un soggiorno sereno e proficuo. Davanti a questo spettacolo di prati, di boschi, di vette protese verso il cielo, sale spontaneo nell’animo il desiderio di lodare Dio per le meraviglie delle sue opere, e la nostra ammirazione per queste bellezze naturali si trasforma facilmente in preghiera.

Ogni buon cristiano sa che le vacanze sono tempo opportuno per distendere il fisico ed anche per nutrire lo spirito attraverso spazi più ampi di preghiera e di meditazione, per crescere nel rapporto personale con Cristo e conformarsi sempre più ai suoi insegnamenti. Quest’oggi, ad esempio, la liturgia ci invita a riflettere sulla celebre parabola del buon samaritano (cfr Lc 10,25-37), che introduce nel cuore del messaggio evangelico: l’amore verso Dio e l’amore verso il prossimo. Ma chi è il mio prossimo? – chiede l’interlocutore a Gesù. E il Signore risponde ribaltando la domanda, mostrando, attraverso il racconto del buon samaritano, che ciascuno di noi deve farsi prossimo di ogni persona che incontra. « Va’ e anche tu fa’ lo stesso! » (Lc 10,37). Amare, dice Gesù, è comportarsi come il buon samaritano. Noi sappiamo, del resto, che Buon Samaritano per eccellenza è proprio Lui: pur essendo Dio, non ha esitato ad abbassarsi sino a farsi uomo e a dare la vita per noi.

L’amore è dunque il « cuore » della vita cristiana; infatti solo l’amore, suscitato in noi dallo Spirito Santo, ci rende testimoni di Cristo. Ho voluto riproporre quest’importante verità spirituale nel Messaggio per
la XXIII Giornata Mondiale della Gioventù, che verrà reso noto venerdì prossimo, 20 luglio: « Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni » (At 1,8). Questo il terra su cui, cari giovani, vi invito a riflettere nei prossimi mesi, per prepararvi al grande appuntamento che avrà luogo a Sydney, in Australia, tra una anno, proprio in questi giorni di luglio. Le comunità cristiane di quell’amata Nazione stanno attivamente lavorando per accogliervi e sono loro grato per gli sforzi organizzativi che stanno compiendo. Affidiamo a Maria, che domani invocheremo come Vergine del Monte Carmelo, il cammino di preparazione e lo svolgimento del prossimo incontro della gioventù del mondo intero, al quale vi invito, cari amici di ogni Continente, a partecipare numerosi
.
 

Publié dans:Angelus Domini |on 15 juillet, 2007 |Pas de commentaires »
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