Archive pour la catégorie 'Angelus Domini'

Benedetto XVI: le sofferenze sono occasione di conversione (Angelus 7 marzo)

dal sito:

http://www.zenit.org/article-21629?l=italian

Benedetto XVI: le sofferenze sono occasione di conversione

Intervento in occasione dell’Angelus nella III domenica di Quaresima

CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 7 marzo 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il discorso che Benedetto XVI ha pronunciato questa domenica in occasione della preghiera mariana dell’Angelus, recitata insieme ai fedeli e ai pellegrini presenti in piazza San Pietro.

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Cari fratelli e sorelle,

la liturgia di questa terza domenica di Quaresima ci presenta il tema della conversione. Nella prima lettura, tratta dal Libro dell’Esodo, Mosè, mentre pascola il gregge, vede un roveto in fiamme, che non si consuma. Si avvicina per osservare questo prodigio, quando una voce lo chiama per nome e, invitandolo a prendere coscienza della sua indegnità, gli comanda di togliersi i sandali, perché quel luogo è santo. « Io sono il Dio di tuo padre – gli dice la voce – il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe »; e aggiunge: « Io sono Colui che sono! » (Es 3,6a.14). Dio si manifesta in diversi modi anche nella vita di ciascuno di noi. Per poter riconoscere la sua presenza è però necessario che ci accostiamo a lui consapevoli della nostra miseria e con profondo rispetto. Diversamente ci rendiamo incapaci di incontrarlo e di entrare in comunione con Lui. Come scrive l’apostolo Paolo, anche questa vicenda è raccontata per nostro ammonimento: essa ci ricorda che Dio si rivela non a quanti sono pervasi da sufficienza e leggerezza, ma a chi è povero ed umile davanti a Lui.

Nel brano del Vangelo odierno, Gesù viene interpellato circa alcuni fatti luttuosi: l’uccisione, all’interno del tempio, di alcuni Galilei per ordine di Ponzio Pilato e il crollo di una torre su alcuni passanti (cfr Lc 13,1-5). Di fronte alla facile conclusione di considerare il male come effetto della punizione divina, Gesù restituisce la vera immagine di Dio, che è buono e non può volere il male, e mettendo in guardia dal pensare che le sventure siano l’effetto immediato delle colpe personali di chi le subisce, afferma: « Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo » (Lc 13,2-3). Gesù invita a fare una lettura diversa di quei fatti, collocandoli nella prospettiva della conversione: le sventure, gli eventi luttuosi, non devono suscitare in noi curiosità o ricerca di presunti colpevoli, ma devono rappresentare occasioni per riflettere, per vincere l’illusione di poter vivere senza Dio, e per rafforzare, con l’aiuto del Signore, l’impegno di cambiare vita. Di fronte al peccato, Dio si rivela pieno di misericordia e non manca di richiamare i peccatori ad evitare il male, a crescere nel suo amore e ad aiutare concretamente il prossimo in necessità, per vivere la gioia della grazia e non andare incontro alla morte eterna. Ma la possibilità di conversione esige che impariamo a leggere i fatti della vita nella prospettiva della fede, animati cioè dal santo timore di Dio. In presenza di sofferenze e lutti, vera saggezza è lasciarsi interpellare dalla precarietà dell’esistenza e leggere la storia umana con gli occhi di Dio, il quale, volendo sempre e solo il bene dei suoi figli, per un disegno imperscrutabile del suo amore, talora permette che siano provati dal dolore per condurli a un bene più grande.

Cari amici, preghiamo Maria Santissima, che ci accompagna nell’itinerario quaresimale, affinché aiuti ogni cristiano a ritornare al Signore con tutto il cuore. Sostenga la nostra decisione ferma di rinunciare al male e di accettare con fede la volontà di Dio nella nostra vita.

Benedetto XVI: « il presepio è una scuola di vita »

dal sito: 

http://www.zenit.org/article-20714?l=italian

Benedetto XVI: « il presepio è una scuola di vita »

Discorso introduttivo alla preghiera dell’Angelus in piazza San Pietro

CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 13 dicembre 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il discorso che Benedetto XVI ha pronunciato questa domenica in occasione della preghiera mariana dell’Angelus, recitata insieme ai fedeli e ai pellegrini presenti in piazza San Pietro.

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Cari fratelli e sorelle!

Siamo ormai alla terza domenica di Avvento. Oggi nella liturgia riecheggia l’invito dell’apostolo Paolo: « Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti … il Signore è vicino! » (Fil 4,4-5). La madre Chiesa, mentre ci accompagna verso il santo Natale, ci aiuta a riscoprire il senso e il gusto della gioia cristiana, così diversa da quella del mondo. In questa domenica, secondo una bella tradizione, i bambini di Roma vengono a far benedire dal Papa le statuine di Gesù Bambino, che porranno nei loro presepi. E, infatti, vedo qui in Piazza San Pietro tanti bambini e ragazzi, insieme con i genitori, gli insegnanti e i catechisti. Carissimi, vi saluto tutti con grande affetto e vi ringrazio di essere venuti. È per me motivo di gioia sapere che nelle vostre famiglie si conserva l’usanza di fare il presepe. Però non basta ripetere un gesto tradizionale, per quanto importante. Bisogna cercare di vivere nella realtà di tutti i giorni quello che il presepe rappresenta, cioè l’amore di Cristo, la sua umiltà, la sua povertà. È ciò che fece san Francesco a Greccio: rappresentò dal vivo la scena della Natività, per poterla contemplare e adorare, ma soprattutto per saper meglio mettere in pratica il messaggio del Figlio di Dio, che per amore nostro si è spogliato di tutto e si è fatto piccolo bambino.

La benedizione dei « Bambinelli » – come si dice a Roma – ci ricorda che il presepio è una scuola di vita, dove possiamo imparare il segreto della vera gioia. Questa non consiste nell’avere tante cose, ma nel sentirsi amati dal Signore, nel farsi dono per gli altri e nel volersi bene. Guardiamo il presepe: la Madonna e san Giuseppe non sembrano una famiglia molto fortunata; hanno avuto il loro primo figlio in mezzo a grandi disagi; eppure sono pieni di intima gioia, perché si amano, si aiutano, e soprattutto sono certi che nella loro storia è all’opera Dio, il Quale si è fatto presente nel piccolo Gesù. E i pastori? Che motivo avrebbero di rallegrarsi? Quel Neonato non cambierà certo la loro condizione di povertà e di emarginazione. Ma la fede li aiuta a riconoscere nel « bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia », il « segno » del compiersi delle promesse di Dio per tutti gli uomini « che egli ama » (Lc 2,12.14), anche per loro!

Ecco, cari amici, in che cosa consiste la vera gioia: è il sentire che la nostra esistenza personale e comunitaria viene visitata e riempita da un mistero grande, il mistero dell’amore di Dio. Per gioire abbiamo bisogno non solo di cose, ma di amore e di verità: abbiamo bisogno di un Dio vicino, che riscalda il nostro cuore, e risponde alle nostre attese profonde. Questo Dio si è manifestato in Gesù, nato dalla Vergine Maria. Perciò quel Bambinello, che mettiamo nella capanna o nella grotta, è il centro di tutto, è il cuore del mondo. Preghiamo perché ogni uomo, come la Vergine Maria, possa accogliere quale centro della propria vita il Dio che si è fatto Bambino, fonte della vera gioia.

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[Il Papa ha poi salutato i pellegrini in diverse lingue. In Italiano ha detto:]

Mentre ringrazio il Centro Oratori Romani, che ha organizzato la manifestazione dei « Bambinelli », desidero anche ricordare che oggi nella Diocesi di Roma ricorre la « Giornata per le nuove chiese ». Infatti, nella nostra città, vi sono comunità che non dispongono di un adeguato luogo di culto, dove abita il Signore con noi, e di strutture per le attività formative. Rinnovo pertanto a tutti l’invito a contribuire, affinché possano essere presto realizzati i centri pastorali necessari. Grazie della vostra generosità!

Questa settimana mi sono giunte tristi notizie da alcuni Paesi dell’Africa circa l’uccisione di quattro missionari. Si tratta dei Sacerdoti Padre Daniel Cizimya, Padre Louis Blondel e Padre Gerry Roche e di Suor Denise Kahambu. Sono stati fedeli testimoni del Vangelo, che hanno saputo annunciare con coraggio, anche a rischio della propria vita. Mentre esprimo vicinanza ai familiari e alle comunità che sono nel dolore, invito tutti ad unirsi alla mia preghiera perché il Signore li accolga nella Sua Casa, consoli quanti ne piangono la scomparsa e porti, con la Sua venuta, riconciliazione e pace.

Saluto infine con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i fedeli provenienti da Montevarchi, Empoli, Arezzo e dalla parrocchia romana di Santa Edith Stein; i bambini della Scuola « Ravasco » di Pescara e i ragazzi di Palma Campania; il gruppo della Polizia Municipale di Agropoli, quello dell’Ospedale « San Giuseppe e Melorio » di Santa Maria Capua Vetere e l’associazione « Cambio-Passo » di Canicattì; come pure i partecipanti al corteo che rievoca alcune tradizioni storico-religiose italiane. A tutti auguro una buona domenica.

Benedetto XVI: “quanto è bella e consolante la comunione dei santi!” (Solennità di tuti i santi)

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http://www.zenit.org/article-20154?l=italian

Benedetto XVI: “quanto è bella e consolante la comunione dei santi!”

Discorso all’Angelus nella Solennità di Tutti i Santi

CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 2 novembre 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato questa domenica, Solennità di Tutti i Santi, da Benedetto XVI prima della preghiera l’Angelus recitata con i fedeli e i pellegrini convenuti in piazza San Pietro.

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Cari fratelli e sorelle!

L’odierna domenica coincide con la solennità di Tutti i Santi, che invita la Chiesa pellegrina sulla terra a pregustare la festa senza fine della Comunità celeste, e a ravvivare la speranza nella vita eterna. Ricorrono quest’anno 14 secoli da quando il Pantheon – uno dei più antichi e celebri monumenti romani – fu destinato al culto cristiano e intitolato alla Vergine Maria e a tutti i Martiri: « Sancta Maria ad Martyres ». Il tempio di tutte le divinità pagane veniva così convertito alla memoria di coloro che, come dice il Libro dell’Apocalisse, « vengono dalla grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello » (Ap 7,14). Successivamente, la celebrazione di tutti i martiri è stata estesa a tutti i santi, « una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua » (Ap 7,9) – come si esprime ancora san Giovanni. In questo Anno Sacerdotale, mi piace ricordare con speciale venerazione i santi sacerdoti, sia quelli che la Chiesa ha canonizzato, proponendoli come esempio di virtù spirituali e pastorali; sia quelli – ben più numerosi – che sono noti al Signore. Ognuno di noi conserva la grata memoria di qualcuno di essi, che ci ha aiutato a crescere nella fede e ci ha fatto sentire la bontà e la vicinanza di Dio.

Domani, poi, ci attende l’annuale Commemorazione di tutti i fedeli defunti. Vorrei invitare a vivere questa ricorrenza secondo l’autentico spirito cristiano, cioè nella luce che proviene dal Mistero pasquale. Cristo è morto e risorto e ci ha aperto il passaggio alla casa del Padre, il Regno della vita e della pace. Chi segue Gesù in questa vita è accolto dove Lui ci ha preceduto. Mentre dunque facciamo visita ai cimiteri, ricordiamoci che lì, nelle tombe, riposano solo le spoglie mortali dei nostri cari in attesa della risurrezione finale. Le loro anime – come dice la Scrittura – già « sono nelle mani di Dio » (Sap 3,1). Pertanto, il modo più proprio ed efficace di onorarli è pregare per loro, offrendo atti di fede, di speranza e di carità. In unione al Sacrificio eucaristico, possiamo intercedere per la loro salvezza eterna, e sperimentare la più profonda comunione, in attesa di ritrovarci insieme, a godere per sempre dell’Amore che ci ha creati e redenti.

Cari amici, quanto è bella e consolante la comunione dei santi! E’ una realtà che infonde una dimensione diversa a tutta la nostra vita. Non siamo mai soli! Facciamo parte di una « compagnia » spirituale in cui regna una profonda solidarietà: il bene di ciascuno va a vantaggio di tutti e, viceversa, la felicità comune si irradia sui singoli. E’ un mistero che, in qualche misura, possiamo già sperimentare in questo mondo, nella famiglia, nell’amicizia, specialmente nella comunità spirituale della Chiesa. Ci aiuti Maria Santissima a camminare spediti sulla via della santità, e si mostri Madre di misericordia per le anime dei defunti.

[DOPO L’ANGELUS]

Sono trascorsi esattamente dieci anni da quando alti rappresentanti della Federazione Luterana Mondiale e della Chiesa cattolica, il 31 ottobre 1999, ad Augsburg, firmarono la Dichiarazione Congiunta sulla Dottrina della Giustificazione. Ad essa aderì poi, nel 2006, anche il Consiglio Metodista Mondiale. Quel documento attestò un consenso tra luterani e cattolici su verità fondamentali della dottrina della giustificazione, verità che ci conducono al cuore stesso del Vangelo e a questioni essenziali della nostra vita. Da Dio siamo accolti e redenti; la nostra esistenza si iscrive nell’orizzonte della grazia, è guidata da un Dio misericordioso, che perdona il nostro peccato e ci chiama ad una nuova vita nella sequela del suo Figlio; viviamo della grazia di Dio e siamo chiamati a rispondere al suo dono; tutto questo ci libera dalla paura e ci infonde speranza e coraggio in un mondo pieno di incertezza, inquietudine, sofferenza. Nel giorno della firma della Dichiarazione Congiunta, il Servo di Dio Giovanni Paolo II la definì « una pietra miliare sulla non facile strada della ricomposizione della piena unità tra i cristiani » (Angelus, 31 ottobre 1999). Questo anniversario è dunque un’occasione per ricordare la verità sulla giustificazione dell’uomo, testimoniata insieme, per riunirci in celebrazioni ecumeniche e per approfondire ulteriormente tale tematica e le altre che sono oggetto del dialogo ecumenico. Spero di cuore che questa importante ricorrenza contribuisca a far progredire il cammino verso l’unità piena e visibile di tutti i discepoli di Cristo.

Publié dans:Angelus Domini, Papa Benedetto XVI |on 3 novembre, 2009 |Pas de commentaires »

Papa Benedetto: Discorso introduttivo all’Angelus per la Giornata Missionaria Mondiale

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Benedetto XVI: la Chiesa deve annunciare il Vangelo

Discorso introduttivo all’Angelus per la Giornata Missionaria Mondiale

ROMA, domenica, 18 ottobre 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo le parole pronunciate questa domenica da Benedetto XVI ad introduzione della preghiera dell’Angelus recitata insieme ai fedeli e pellegrini giunti in piazza San Pietro.

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Cari fratelli e sorelle!

Oggi, terza domenica di ottobre, si celebra la Giornata Missionaria Mondiale, che costituisce per ogni comunità ecclesiale e per ciascun cristiano un forte richiamo all’impegno di annunciare e testimoniare il Vangelo a tutti, in particolare a quanti ancora non lo conoscono. Nel Messaggio, che ho scritto per questa occasione, mi sono ispirato a un’espressione del Libro dell’Apocalisse, che a sua volta riecheggia una profezia di Isaia: « Le nazioni cammineranno alla sua luce » (Ap 21,24). La luce di cui qui si parla è quella di Dio, rivelata dal Messia e riflessa sul volto della Chiesa, rappresentata come la nuova Gerusalemme, città meravigliosa dove risplende in pienezza la gloria di Dio. E’ la luce del Vangelo, che orienta il cammino dei popoli e li guida verso la realizzazione di una grande famiglia, nella giustizia e nella pace, sotto la paternità dell’unico Dio buono e misericordioso. La Chiesa esiste per annunciare questo messaggio di speranza all’intera umanità, che nel nostro tempo « conosce stupende conquiste, ma sembra aver smarrito il senso delle realtà ultime e della stessa esistenza » (Giovanni Paolo II, Enc. Redemptoris missio, 2).

Nel mese di ottobre, specialmente in questa Domenica, la Chiesa universale pone in rilievo la propria vocazione missionaria. Guidata dallo Spirito Santo, essa sa di essere chiamata a proseguire l’opera di Gesù stesso annunciando il Vangelo del Regno di Dio, che « è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo » (Rm 14,17). Questo Regno è già presente nel mondo come forza di amore, di libertà, di solidarietà, di rispetto della dignità di ogni uomo, e la Comunità ecclesiale sente premere nel cuore l’urgenza di lavorare, affinché la sovranità di Cristo si realizzi pienamente. Tutte le sue membra ed articolazioni cooperano a tale progetto, secondo i diversi stati di vita e i carismi. In questa Giornata Missionaria Mondiale voglio ricordare i missionari e le missionarie – sacerdoti, religiosi, religiose e laici volontari – che consacrano la loro esistenza a portare il Vangelo nel mondo, affrontando anche disagi e difficoltà e talvolta persino vere e proprie persecuzioni. Penso, tra gli altri, a don Ruggero Ruvoletto, sacerdote fidei donum, recentemente ucciso in Brasile, al Padre Michael Sinnot, religioso, sequestrato pochi giorni fa nelle Filippine. E come non pensare a quanto sta emergendo dal Sinodo dei Vescovi per l’Africa in termini di estremo sacrificio e di amore a Cristo e alla sua Chiesa? Ringrazio le Pontificie Opere Missionarie, per il prezioso servizio che rendono all’animazione e alla formazione missionaria. Invito inoltre tutti i cristiani a un gesto di condivisione materiale e spirituale per aiutare le giovani Chiese dei Paesi più poveri.

Cari amici, quest’oggi, 18 ottobre, è anche la festa di san Luca evangelista che, oltre al Vangelo, ha scritto gli Atti degli Apostoli, per narrare l’espandersi del messaggio cristiano fino ai confini del mondo allora conosciuto. Invochiamo la sua intercessione, insieme con quella di san Francesco Saverio e di santa Teresa di Gesù Bambino, patroni delle missioni, e della Vergine Maria, affinché la Chiesa possa continuare a diffondere la luce di Cristo tra tutti i popoli. Vi chiedo, inoltre, di pregare per l’Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi, che in queste settimane si sta svolgendo qui, in Vaticano.

[Il Papa ha poi salutato i pellegrini in diverse lingue. In Italiano ha detto:]

Rivolgo un cordiale saluto ai Chierici Regolari della Madre di Dio, venuti per la conclusione del IV centenario della morte del loro Fondatore, san Giovanni Leonardi. Cari fratelli, con voi ci sono anche gli alunni di tutti i Collegi di Propaganda Fide, accompagnati dal Cardinale Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, come pure i rappresentanti dei Farmacisti, dei quali san Giovanni Leonardi è Patrono. Vi esorto tutti a seguirlo sulla via della santità e ad imitare il suo zelo missionario. Accolgo con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare la Comunità Cenacolo, che da tanti anni aiuta i giovani, specialmente quelli caduti nel baratro delle droghe, a ritrovare la via della vita incontrando Gesù Cristo. Saluto inoltre i partecipanti al convegno sul Motu proprio Summorum Pontificum, svoltosi in questi giorni a Roma, l’Associazione Nazionale Piccoli Comuni d’Italia, la Banda musicale « Valletiberina » e la sezione di Pontedera dell’Associazione Nazionale Carabinieri. A tutti auguro una buona domenica.

Publié dans:Angelus Domini, Papa Benedetto XVI |on 19 octobre, 2009 |Pas de commentaires »

Benedetto XVI: “la sapienza non ha bisogno di imporsi con la forza”

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Benedetto XVI: “la sapienza non ha bisogno di imporsi con la forza”

Intervento in occasione dell’Angelus domenicale

CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 20 settembre 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo le parole pronunciate da Benedetto XVI questa domenica, in occasione dell’Angelus, rivolgendosi ai pellegrini riuniti nel cortile interno del Palazzo apostolico di Castel Gandolfo.

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Carissimi fratelli e sorelle!

Quest’oggi, per la consueta riflessione domenicale, prendo spunto dal passo della Lettera di Giacomo che ci viene proposto nell’odierna Liturgia (3,16-4,3), e mi soffermo, in particolare, su una espressione che colpisce per la sua bellezza e per la sua attualità. Si tratta della descrizione della vera sapienza, che l’Apostolo contrappone alla falsa. Mentre quest’ultima è « terrestre, materiale e diabolica », e si riconosce dal fatto che provoca gelosie, contese, disordini e ogni sorta di cattive azioni (cfr 3,16), al contrario, « la sapienza che viene dall’alto anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera » (3,17). Un elenco di sette qualità, secondo l’uso biblico, da cui risaltano la perfezione dell’autentica sapienza e gli effetti positivi che essa produce. Come prima e principale qualità, posta quasi a premessa delle altre, san Giacomo cita la « purezza », cioè la santità, il riflesso trasparente – per così dire – di Dio nell’animo umano. E come Dio dal quale proviene, la sapienza non ha bisogno di imporsi con la forza, perché detiene il vigore invincibile della verità e dell’amore, che si afferma da sé. Perciò è pacifica, mite e arrendevole; non usa parzialità, né tanto meno ricorre a bugie; è indulgente e generosa, si riconosce dai frutti di bene che suscita in abbondanza.

Perché non fermarsi a contemplare ogni tanto la bellezza di questa sapienza? Perché non attingere dalla fonte incontaminata dell’amore di Dio la sapienza del cuore, che ci disintossica dalle scorie della menzogna e dell’egoismo? Questo vale per tutti, ma, in primo luogo, per chi è chiamato ad essere promotore e « tessitore » di pace nelle comunità religiose e civili, nei rapporti sociali e politici e nelle relazioni internazionali. Ai nostri giorni, forse anche per certe dinamiche proprie delle società di massa, si constata non di rado un carente rispetto della verità e della parola data, insieme ad una diffusa tendenza all’aggressività, all’odio e alla vendetta. « Per coloro che fanno opera di pace – scrive san Giacomo – viene seminato nella pace un frutto di giustizia » (Gc 3,18). Ma per fare opere di pace bisogna essere uomini di pace, mettendosi alla scuola della « sapienza che viene dall’alto », per assimilarne le qualità e produrne gli effetti. Se ciascuno, nel proprio ambiente, riuscisse a rigettare la menzogna e la violenza nelle intenzioni, nelle parole e nelle azioni, coltivando con cura sentimenti di rispetto, di comprensione e di stima verso gli altri, forse non risolverebbe tutti i problemi della vita quotidiana, ma potrebbe affrontarli più serenamente ed efficacemente.

Cari amici, ancora una volta la Sacra Scrittura ci ha condotto a riflettere su aspetti morali dell’umana esistenza, ma a partire da una realtà che precede la stessa morale, cioè dalla vera sapienza. Domandiamo a Dio con fiducia la sapienza del cuore, per intercessione di Colei che ha accolto in grembo e generato la Sapienza incarnata, Gesù Cristo, nostro Signore. Maria, Sede della Sapienza, prega per noi!

[DOPO L’ANGELUS]

Per le numerose situazioni di conflitto che esistono nel mondo, ci giungono, quasi quotidianamente, tragiche notizie di vittime sia tra i militari che tra i civili. Sono fatti a cui mai possiamo abituarci e che suscitano profonda riprovazione, nonché sconcerto nelle società che hanno a cuore il bene della pace e della civile convivenza. In questi giorni, la notizia del gravissimo attentato in Afghanistan ad alcuni militari italiani mi ha provocato profondo dolore. Mi unisco con la preghiera alla sofferenza dei familiari e delle comunità civili e militari e, al tempo stesso, penso con eguali sentimenti di partecipazione agli altri contingenti internazionali, che anche di recente hanno avuto vittime e che operano per promuovere la pace e lo sviluppo delle istituzioni, così necessarie alla coesistenza umana; a tutti assicuro il mio ricordo davanti al Signore, con un particolare pensiero alle care popolazioni civili, e per tutti invito ad elevare a Dio la nostra preghiera. Desidero qui anche rinnovare il mio incoraggiamento alla promozione della solidarietà tra le Nazioni per contrastare la logica della violenza e della morte, favorire la giustizia, la riconciliazione, la pace e sostenere lo sviluppo dei popoli partendo dall’amore e dalla comprensione reciproca, come ho scritto recentemente nella mia Enciclica Caritas in veritate (n. 72).

Da sabato prossimo, 26 settembre, a lunedì 28, a Dio piacendo, compirò un viaggio apostolico nella Repubblica Ceca. Sosterò nella capitale Praga, ma mi recherò anche a Brno, in Moravia, e a Stará Boleslav, luogo del martirio di san Venceslao, patrono principale della Nazione. La Repubblica Ceca si trova geograficamente e storicamente nel cuore dell’Europa, e dopo essere passata attraverso i drammi del secolo scorso, ha bisogno, come l’intero Continente, di ritrovare le ragioni della fede e della speranza. Sulle orme del mio amato predecessore Giovanni Paolo II, che visitò quel Paese per ben tre volte, anch’io renderò omaggio agli eroici testimoni del Vangelo, antichi e recenti, e incoraggerò tutti ad andare avanti nella carità e nella verità. Ringrazio fin d’ora quanti mi accompagneranno con la preghiera in questo viaggio, perché il Signore lo benedica e lo renda fruttuoso.

Publié dans:Angelus Domini, Papa Benedetto XVI |on 20 septembre, 2009 |Pas de commentaires »

Papa Benedetto – Angelus 2.3.08

02/03/2008, dal sito:

http://www.zenit.org/article-13676?l=italian

 

Benedetto XVI: “lasciamoci guarire da Gesù” 

 

Intervento in occasione dell’Angelus domenicale 

 

CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 2 marzo 2008 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito le parole pronunciate questa domenica da Benedetto XVI in occasione della recita della preghiera mariana dell’Angelus insieme ai fedeli e ai pellegrini riuniti in Piazza San Pietro in Vaticano. 

 

Cari fratelli e sorelle, 

in queste domeniche di Quaresima, attraverso i testi del Vangelo di Giovanni, la liturgia ci fa percorrere un vero e proprio itinerario battesimale: domenica scorsa, Gesù ha promesso alla Samaritana il dono dell’ »acqua viva »; oggi, guarendo il cieco nato si rivela come « la luce del mondo »; domenica prossima, risuscitando l’amico Lazzaro, si presenterà come « la risurrezione e la vita ». Acqua, luce, vita: sono simboli del Battesimo, sacramento che « immerge » i credenti nel mistero della morte e resurrezione di Cristo, liberandoli dalla schiavitù del peccato e donando loro la vita eterna. 

Soffermiamoci brevemente sul racconto del cieco nato (Gv 9,1-41). I discepoli, secondo la mentalità comune del tempo, danno per scontato che la sua cecità sia conseguenza di un peccato suo o dei suoi genitori. Gesù invece respinge questo pregiudizio e afferma: « Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio » (Gv 9,3). Quale conforto ci offrono queste parole! Esse ci fanno sentire la viva voce di Dio, che è Amore provvido e sapiente! Di fronte all’uomo segnato dal limite e dalla sofferenza, Gesù non pensa ad eventuali colpe, ma alla volontà di Dio che ha creato l’uomo per la vita. E perciò dichiara solennemente: « Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato… Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo » (Gv 9,5). E subito passa all’azione: con un po’ di terra e di saliva fa del fango e lo spalma sugli occhi del cieco. Questo gesto allude alla creazione dell’uomo, che la Bibbia racconta con il simbolo della terra plasmata e animata dal soffio di Dio (cfr Gn 2,7). « Adamo » infatti significa « suolo », e il corpo umano in effetti è composto di elementi della terra. Guarendo l’uomo, Gesù opera una nuova creazione. Ma quella guarigione suscita un’accesa discussione, perché Gesù la compie di sabato, trasgredendo, secondo i farisei, il precetto festivo. Così, alla fine del racconto, Gesù e il cieco si ritrovano entrambi « cacciati fuori » dai farisei: uno perché ha violato la legge e l’altro perché, malgrado la guarigione, rimane marchiato come peccatore dalla nascita. 

Al cieco guarito Gesù rivela che è venuto nel mondo per operare un giudizio, per separare i ciechi guaribili da quelli che non si lasciano guarire, perché presumono di essere sani. E’ forte infatti nell’uomo la tentazione di costruirsi un sistema di sicurezza ideologico: anche la stessa religione può diventare elemento di questo sistema, come pure l’ateismo, o il laicismo, ma così facendo si resta accecati dal proprio egoismo. Cari fratelli, lasciamoci guarire da Gesù, che può e vuole donarci la luce di Dio! Confessiamo le nostre cecità, le nostre miopìe, e soprattutto quello che la Bibbia chiama il « grande peccato » (cfr Sal 18,14): l’orgoglio. Ci aiuti in questo Maria Santissima, che generando Cristo nella carne ha dato al mondo la vera luce. 

[DOPO L'ANGELUS:]

 

Con profonda tristezza seguo la drammatica vicenda del rapimento di Mons. Paulos Faraj Rahho, arcivescovo di Mossul dei Caldei, in Iraq. Mi unisco all’appello del Patriarca, il Cardinale Emmanuel III Delly, e dei suoi collaboratori, affinché il caro Presule, oltretutto in precarie condizioni di salute, sia prontamente liberato. Elevo, in pari tempo, la mia preghiera di suffragio per le anime dei tre giovani uccisi, che erano con lui al momento del rapimento. Esprimo, inoltre, la mia vicinanza a tutta la Chiesa in Iraq ed in particolare alla Chiesa caldea, ancora una volta duramente colpite, mentre incoraggio i Pastori e i fedeli tutti ad essere forti e saldi nella speranza. Si moltiplichino gli sforzi di quanti reggono le sorti del caro popolo iracheno, affinché grazie all’impegno e alla saggezza di tutti ritrovi pace e sicurezza, e non venga ad esso negato il futuro a cui ha diritto. 

Purtroppo in questi ultimi giorni la tensione tra Israele e la Striscia di Gaza ha raggiunto livelli assai gravi. 

Rinnovo il mio pressante invito alle Autorità, sia israeliane che palestinesi, perché si fermi questa spirale di violenza, unilateralmente, senza condizioni: solo mostrando un rispetto assoluto per la vita umana, fosse anche quella del nemico, si potrà sperare di dare un futuro di pace e di convivenza alle giovani generazioni di quei popoli che, entrambi, hanno le loro radici nella Terra Santa. Invito tutta la Chiesa a elevare suppliche all’Onnipotente per la pace nella terra di Gesù e a mostrare solidarietà attenta e fattiva ad entrambe le popolazioni, israeliana e palestinese. 

Nel corso della settimana la cronaca italiana ha appuntato la sua attenzione sulla triste fine di due bambini, noti come Ciccio e Tore. Una fine che ha profondamente colpito me come tante famiglie e persone. Vorrei cogliere l’occasione per lanciare un grido a favore dell’infanzia: prendiamoci cura dei piccoli! Bisogna amarli e aiutarli a crescere. Lo dico ai genitori, ma anche alle istituzioni. Nel lanciare questo appello, il mio pensiero va all’infanzia di ogni parte del mondo, particolarmente a quella più indifesa, sfruttata e abusata. Affido ogni bambino al cuore di Cristo, che ha detto: « Lasciate che i bambini vengano a me! » (Lc 18,16) 

Publié dans:Angelus Domini, ZENITH |on 2 mars, 2008 |Pas de commentaires »

Benedetto XVI spiega cosa significa entrare in Quaresima

10/02/2008, dal sito:
http://www.zenit.org/article-13452?l=italian 

 

Benedetto XVI spiega cosa significa entrare in Quaresima 

 

CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 10 febbraio 2008 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il testo dell’intervento pronunciato questa domenica da Benedetto XVI in occasione della recita della preghiera mariana dell’Angelus insieme ai fedeli e ai pellegrini riuniti in Piazza San Pietro in Vaticano. 

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Cari fratelli e sorelle! 

Mercoledì scorso, con il digiuno e il rito delle Ceneri, siamo entrati nella Quaresima. Ma che significa « entrare in Quaresima »? Significa iniziare un tempo di particolare impegno nel combattimento spirituale che ci oppone al male presente nel mondo, in ognuno di noi e intorno a noi. Vuol dire guardare il male in faccia e disporsi a lottare contro i suoi effetti, soprattutto contro le sue cause, fino alla causa ultima, che è satana. Significa non scaricare il problema del male sugli altri, sulla società o su Dio, ma riconoscere le proprie responsabilità e farsene carico consapevolmente. A questo proposito risuona quanto mai urgente, per noi cristiani, l’invito di Gesù a prendere ciascuno la propria « croce » e a seguirlo con umiltà e fiducia (cfr Mt 16,24). La « croce », per quanto possa essere pesante, non è sinonimo di sventura, di disgrazia da evitare il più possibile, ma opportunità per porsi alla sequela di Gesù e così acquistare forza nella lotta contro il peccato e il male. Entrare in Quaresima significa pertanto rinnovare la decisione personale e comunitaria di affrontare il male insieme con Cristo. La via della Croce è infatti l’unica che conduce alla vittoria dell’amore sull’odio, della condivisione sull’egoismo, della pace sulla violenza. Vista così, la Quaresima è davvero un’occasione di forte impegno ascetico e spirituale fondato sulla grazia di Cristo. 

Quest’anno l’inizio della Quaresima provvidenzialmente coincide con il 150° anniversario delle apparizioni di Lourdes. Quattro anni dopo la proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione da parte del beato Pio IX, Maria si mostrò per la prima volta l’11 febbraio del 1858 a santa Bernadette Soubirous nella grotta di Massabielle. Seguirono altre successive apparizioni accompagnate da eventi straordinari, e alla fine la Vergine Santa si congedò rivelando alla giovane veggente, nel dialetto locale: « Io sono l’Immacolata Concezione ». Il messaggio che la Madonna continua a diffondere a Lourdes richiama le parole che Gesù pronunciò proprio all’inizio della sua missione pubblica e che noi riascoltiamo più volte in questi giorni di Quaresima: « Convertitevi e credete al Vangelo », pregate e fate penitenza. Accogliamo l’invito di Maria che fa eco a quello di Cristo e chiediamoLe di ottenerci di « entrare » con fede nella Quaresima, per vivere questo tempo di grazia con gioia interiore e generoso impegno. 

Alla Vergine affidiamo anche i malati e quanti se ne prendono amorevole cura. Si celebra infatti domani, memoria della Madonna di Lourdes, la Giornata Mondiale del Malato. Saluto con tutto il cuore i pellegrini che si raduneranno nella Basilica di San Pietro, guidati dal Cardinale Lozano Barragán, Presidente del Pontificio Consiglio della Salute. Purtroppo non potrò incontrarli perché questa sera inizierò gli Esercizi Spirituali, ma nel silenzio e nel raccoglimento pregherò per loro e per tutte le necessità della Chiesa e del mondo. A quanti vorranno ricordarmi al Signore, dico fin d’ora il mio grazie sincero.

Publié dans:Angelus Domini, Papa Benedetto XVI, ZENITH |on 11 février, 2008 |Pas de commentaires »

Benedetto XVI: tutti devono “amare e servire la vita” – Angelus 3.2.2008

04/02/2008, dal sito:
http://www.zenit.org/article-13387?l=italian 

Benedetto XVI: tutti devono “amare e servire la vita” 

Discorso introduttivo alla preghiera dell’Angelus 

CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 4 febbraio 2008 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso introduttivo di Benedetto XVI alla preghiera mariana dell’Angelus recitata con i fedeli ed i pellegrini convenuti questa domenica in Piazza San Pietro. 

Cari fratelli e sorelle! 

Quest’oggi, vorrei affidare alla vostra preghiera varie intenzioni. In primo luogo, ricordando che ieri, festa liturgica della Presentazione del Signore, abbiamo celebrato la Giornata della Vita Consacrata, vi invito a pregare per coloro che Cristo chiama a seguirlo più da vicino con una speciale consacrazione. A questi nostri fratelli e sorelle, che si dedicano al totale servizio di Dio e della Chiesa con i voti di povertà, castità e obbedienza, va la nostra gratitudine. La Vergine Santa ottenga molte e sante vocazioni alla vita consacrata, che costituisce una ricchezza inestimabile per la Chiesa e per il mondo. 

Un’altra intenzione di preghiera ce l’offre la Giornata per la vita, che si celebra oggi in Italia, e che ha come tema Servire la vita. Saluto e ringrazio quanti sono convenuti qui, in Piazza San Pietro, per testimoniare il loro impegno a difesa e promozione della vita e per ribadire che « la civiltà di un popolo si misura dalla sua capacità di servire la vita » (Messaggio della CEI per la XXX Giornata nazionale per la vita). Ognuno, secondo le proprie possibilità, professionalità e competenze, si senta sempre spinto ad amare e servire la vita, dal suo inizio al suo naturale tramonto. E’ infatti impegno di tutti accogliere la vita umana come dono da rispettare, tutelare e promuovere, ancor più quando essa è fragile e bisognosa di attenzioni e di cure, sia prima della nascita che nella sua fase terminale. Mi unisco ai Vescovi italiani nell’incoraggiare quanti, con fatica ma con gioia, senza clamori e con grande dedizione, assistono familiari anziani o disabili, e a coloro che consacrano regolarmente parte del proprio tempo per aiutare quelle persone di ogni età la cui vita è provata da tante e diverse forme di povertà. 

Preghiamo anche perché la Quaresima, che avrà inizio mercoledì prossimo con il Rito delle Ceneri – che io celebrerò come ogni anno nella Basilica di Santa Sabina all’Aventino – sia un tempo di autentica conversione per tutti i cristiani, chiamati ad una sempre più autentica e coraggiosa testimonianza della propria fede. Affidiamo queste intenzioni di preghiera alla Madonna. Da ieri fino all’intero giorno dell’11 febbraio, memoria della Beata Vergine di Lourdes e 150° anniversario delle Apparizioni, è possibile ricevere l’indulgenza plenaria, applicabile ai defunti, alle solite condizioni – Confessione, Comunione e preghiera secondo le intenzioni del Papa – e sostando in orazione dinanzi ad un’immagine benedetta della Madonna di Lourdes esposta alla pubblica venerazione. Per gli anziani e gli ammalati ciò è possibile mediante il desiderio del cuore. Maria, Madre e Stella della Speranza, illumini i nostri passi e ci renda sempre più fedeli discepoli di Gesù Cristo. 

[Dopo l'Angelus parlando in italiano:] 

Vi invito ad unirvi ai fratelli e alle sorelle del Kenya – alcuni dei quali sono qui presenti in Piazza San Pietro – nella preghiera per la riconciliazione, la giustizia e la pace nel loro Paese. Assicurando a tutti la mia vicinanza, auspico che gli sforzi di mediazione attualmente in atto possano avere successo e condurre, grazie alla buona volontà e alla collaborazione di tutti, ad una rapida soluzione del conflitto, che ha già provocato troppe vittime. 

La malvagità, con il suo carico di dolore, sembra non conoscere limiti nell’Iraq, come ci dicono le tristissime notizie di questi giorni. Elevo di nuovo la mia voce in favore di quella popolazione duramente provata e per essa invoco la pace di Dio. 

Nel mio Messaggio per la recente Giornata Mondiale della Pace ho sottolineato il fatto che è nella famiglia che si apprende il lessico della convivenza civile e si scoprono i valori umani. Le festività del capodanno lunare vedranno riunite nella gioia, nei prossimi giorni, le famiglie di vari Paesi asiatici. Auguro a tutti loro ogni bene e prosperità ed auspico che sappiano conservare e valorizzare queste belle e fruttuose tradizioni di vita familiare, a beneficio delle loro rispettive Nazioni e di quei Paesi in cui si trovano attualmente a vivere. 

Nella Diocesi di Roma inizia oggi la « Settimana diocesana della vita e della famiglia », che culminerà domenica prossima, presso il Santuario della Madonna del Divino Amore, con la celebrazione della « Festa diocesana della famiglia ». Incoraggio tutti i genitori a riscoprire la grandezza e la bellezza della missione educativa. Sì, educare è molto impegnativo ma entusiasmante! Fate sperimentare ai vostri figli, fin dalla più tenera età, quella vicinanza che testimonia l’amore, donate voi stessi, affinché a loro volta si aprano agli altri e al mondo con serenità e generosità. Anima dell’educazione sia sempre la fiducia in Dio, che « dà speranza al nostro futuro »! 

Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare alle numerose Figlie della Carità, venute in occasione della Beatificazione della loro consorella Giuseppina Nicòli, che proprio stamani è stata celebrata a Cagliari. Saluto inoltre il folto gruppo di ragazzi e ragazze « GEN 3″ del Movimento dei Focolari, i cresimandi di Galzignano Terme e di Saccolongo, in diocesi di Padova, e quelli di Lazise, presso Verona, i fedeli provenienti da Perugia e dalla parrocchia romana di San Mauro, la Corale Sacro Cuore di Gesù di Bellizzi e i partecipanti al convegno promosso dalle Facoltà di Medicina e Chirurgia delle Università romane in occasione della Giornata della Vita. A tutti auguro una buona domenica. 

Publié dans:Angelus Domini, Papa Benedetto XVI, ZENITH |on 5 février, 2008 |Pas de commentaires »

Benedetto XVI: l’evangelizzazione passa per il cammino ecumenico (Angelus 20.1.08)

20/01/2008, dal sito:

http://www.zenit.org/article-13199?l=italian

 Benedetto XVI: l’evangelizzazione passa per il cammino ecumenico 

Discorso introduttivo alla preghiera dell’Angelus 

CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 20 gennaio 2008 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso introduttivo di Benedetto XVI alla preghiera mariana dell’Angelus recitata con i fedeli ed i pellegrini convenuti questa domenica in Piazza San Pietro.   

Cari fratelli e sorelle! 

Due giorni fa abbiamo iniziato la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, durante la quale cattolici, ortodossi, anglicani e protestanti, coscienti che le loro divisioni costituiscono un ostacolo all’accoglienza del Vangelo, implorano insieme dal Signore, in modo ancora più intenso, il dono della piena comunione. Questa provvidenziale iniziativa nacque cento anni fa, quando Padre Paul Wattson diede avvio all’ »Ottavario » di preghiera per l’unità di tutti i discepoli di Cristo. Per questo oggi sono presenti in Piazza San Pietro i figli e le figlie spirituali del Padre Wattson, i Frati e le Suore dell’Atonement, che saluto cordialmente e che incoraggio a proseguire nella loro speciale dedizione alla causa dell’unità. Abbiamo tutti il dovere di pregare e di operare per il superamento di ogni divisione tra i cristiani rispondendo all’anelito di Cristo « Ut unum sint« . La preghiera, la conversione del cuore, il rafforzamento dei vincoli di comunione formano l’essenza di questo movimento spirituale, che ci auguriamo possa condurre presto i discepoli di Cristo alla comune celebrazione dell’Eucaristia, manifestazione della loro piena unità. 

Il tema biblico di quest’anno è denso di significato: « Pregate continuamente » (1 Ts 5,17). San Paolo si rivolge alla comunità di Tessalonica, che viveva al suo interno contrasti e conflitti, per richiamare con forza alcuni atteggiamenti fondamentali, tra i quali spicca appunto la preghiera incessante. Con questo suo invito, egli vuole far comprendere che dalla nuova vita in Cristo e nello Spirito Santo proviene la capacità di superare ogni egoismo, di vivere insieme in pace e in unione fraterna, di portare ognuno, di buon grado, i pesi e le sofferenze degli altri. Non dobbiamo mai stancarci di pregare per l’unità dei cristiani! Quando Gesù, durante l’ultima Cena, pregò affinché i suoi « siano una cosa sola », aveva in mente una finalità precisa: « perché il mondo creda » (Gv 17,21). La missione evangelizzatrice della Chiesa passa dunque per il cammino ecumenico, il cammino dell’unità di fede, della testimonianza evangelica e dell’autentica fraternità 

Come ogni anno, mi recherò venerdì prossimo, 25 gennaio, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura per concludere, con i Vespri solenni, la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani. Invito i romani e i pellegrini a unirsi a me ed ai cristiani delle Chiese e Comunità ecclesiali che prenderanno parte alla celebrazione per invocare da Dio il dono prezioso della riconciliazione tra tutti i battezzati. La santa Madre di Dio, della quale oggi si ricorda l’apparizione ad Alfonso Ratisbonne nella chiesa di sant’Andrea delle Fratte, ottenga dal Signore per tutti i suoi discepoli l’abbondanza dello Spirito Santo, in modo che insieme possiamo raggiungere la perfetta unità ed offrire così la testimonianza di fede e di vita di cui il mondo ha urgente bisogno. 

[DOPO L’ANGELUS] 

Desidero anzitutto salutare i giovani universitari, i professori e voi tutti che siete venuti oggi così numerosi in Piazza San Pietro per partecipare alla preghiera dell’Angelus e per esprimermi la vostra solidarietà; un pensiero di saluto va anche ai molti altri che si uniscono a noi spiritualmente. Vi ringrazio di cuore, cari amici; ringrazio il Cardinale Vicario che si è fatto promotore di questo momento di incontro. Come sapete, avevo accolto molto volentieri il cortese invito che mi era stato rivolto ad intervenire giovedì scorso all’inaugurazione dell’anno accademico della « Sapienza – Università di Roma ». Conosco bene questo Ateneo, lo stimo e sono affezionato agli studenti che lo frequentano: ogni anno in più occasioni molti di essi vengono ad incontrarmi in Vaticano, insieme ai colleghi delle altre Università. Purtroppo, com’è noto, il clima che si era creato ha reso inopportuna la mia presenza alla cerimonia. Ho soprasseduto mio malgrado, ma ho voluto comunque inviare il testo da me preparato per l’occasione. All’ambiente universitario, che per lunghi anni è stato il mio mondo, mi legano l’amore per la ricerca della verità, per il confronto, per il dialogo franco e rispettoso delle reciproche posizioni. Tutto ciò è anche missione della Chiesa, impegnata a seguire fedelmente Gesù, Maestro di vita, di verità e di amore. Come professore, per così dire, emerito che ha incontrato tanti studenti nella sua vita, vi incoraggio tutti, cari universitari, ad essere sempre rispettosi delle opinioni altrui e a ricercare, con spirito libero e responsabile, la verità e il bene. A tutti e a ciascuno rinnovo l’espressione della mia gratitudine, assicurando il mio affetto e la mia preghiera. 

Saluto ora i responsabili, dirigenti, docenti, genitori e alunni delle scuole cattoliche, convenuti in occasione della Giornata della scuola cattolica, che la Diocesi di Roma celebra quest’oggi. Nell’educazione alla fede dei ragazzi e dei giovani, un compito importante è affidato anche alla scuola cattolica: vi incoraggio, pertanto, a continuare nel vostro lavoro che pone al centro il Vangelo, con un progetto educativo che punta alla formazione integrale della persona umana. Nonostante le difficoltà che incontrate, proseguite dunque con coraggio e fiducia in questa vostra missione, coltivando una costante passione educativa e un generoso impegno a servizio delle nuove generazioni. 

[Il Papa ha poi salutato i pellegrini in diverse lingue. In Italiano ha detto:] 

Saluto infine con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare il gruppo romano della Gioventù Ardente Mariana e la delegazione della Polizia Municipale di Modugno, venuta in occasione della memoria del patrono San Sebastiano. A tutti auguro una buona domenica. 

Publié dans:Angelus Domini, Papa Benedetto XVI |on 21 janvier, 2008 |Pas de commentaires »

Stamattina a Piazza San Pietro – un abbraccio al Papa di più di 200.000 persone

 

Sono arrivata da Via della Conciliazione, dalla metà della strada verso San Pietro la strada era già affollata di persone che andavano verso la Piazza che era strapiena, tutto tranquillo, anzi un particolare silenzio avvolgeva la Piazza, c’erano, sì, striscioni con scritte di solidarietà al Papa, così come state pensate e sentite dai vari gruppi, c’erano gli studenti della Sapienza e delle Università Pontificie, c’erano anche i politici e sindacati, ma sapevamo che c’erano, in realtà si sono mescolati agli altri nella piazza, non c’è stata politica; 

 

c’erano anche numerosi stranieri da varie parti del mondo, accanto a me due francesi-francesi (con un ottimo accento) ci siamo scambiati qualche parola e, all’Angelus, hanno recitato la preghiera in latino insieme a noi, come tutti; 

 

come ho detto, nonostante la piazza piena di gente, c’era un silenzio inatteso, perlomeno che io non mi aspettavo, non c’era nessuno che gridava, neanche per dire: « viva il Papa » pochi, la maggior parte ha atteso con un certo silenzio le parole del Papa, ha atteso di vedere la sua persona, dalla piazza il Papa affacciato alla finestra appare come un puntino bianco, quando si è affacciato tutti insieme abbiamo alzato le braccia per un lunghissimo, silenzioso, affettuoso, applauso; 

 

il Papa ha parlato subito di questi giorni di preghiera per l’unità dei cristiani e commenta in breve il tema scelto per la Settimana di quest’anno, « Pregate continuamente » (1 Ts 5,17),   insistendo sulla preghiera, insistendo sull’unità, possibile; applausi ancora, silenziosi, affettuosi, poi l’Angelus recitato in latino da un gran numero di persone; 

solo dopo, con semplicità ed affetto parla di quanto accaduto: “Come sapete avevo accolto molto volentieri il cortese invito che mi era stato rivolto ad intervenire giovedì scorso all’inaugurazione dell’anno accademico della ‘Sapienza – Università di Roma’. Conosco bene questo Ateneo, lo stimo e sono affezionato agli studenti che lo frequentano: ogni anno in più occasioni molti di essi vengono ad incontrarmi in Vaticano, insieme ai colleghi delle altre Università. Purtroppo, com’è noto, il clima che si era creato ha reso inopportuna la mia presenza alla cerimonia. Ho soprasseduto mio malgrado, ma ho voluto comunque inviare il testo da me preparato per l’occasione”; 

come già, nel suo intervento scritto, inviato all’università,  spiega cosa dovrebbe essere l’università: “All’ambiente universitario, che per lunghi anni è stato il mio mondo, mi legano l’amore per la ricerca della verità, per il confronto, per il dialogo franco e rispettoso delle reciproche posizioni »; 

per quanto ha detto il Papa all’Angelus, rimando al testo ufficiale scritto che, spero, arrivi domani sul sito Vaticano o altro sicuro; 

c’è qualcosa che vorrei aggiungere, il clima che si respirava, un attesa non solo di quanto avrebbe detto, ma della sua presenza, infatti, dopo aver parlato dell’unità dei cristiani, ad un certo punto, non ricordo bene quando, il Papa è stato in silenzio qualche minuto, pochissimi minuti, tuttavia, normalmente quando il Papa tace, la piazza applaude, grida « viva il papa » o « Benedetto, Benedetto », ma c’è stato silenzio in quei pochi minuti, c’era attesa, c’era lo sguardo rivolto verso di lui,  forse, per la prima volta, o la prima a Piazza San Pietro, c’era  - perlomeno questa la mia interpretazione dei sentimenti delle persone presenti – quello che dovremmo vivere meglio come cristiani, c’era come una sorta di « meraviglia », quella meraviglia che dovremmo sempre provare davanti ai doni che Dio continuamente ci fa, il dono di essere insieme stamattina tutti concordi, il dono di essere « Chiesa »,  il dono di avere « Pietro » tra di noi, come era scritto su molti striscioni, il dono di avere un Padre, un « Santo Padre » come Papa Benedetto; 

come ho scritto posto il testo dell’ « Angelus » non appena arriva da fonte sicura; 

 

Gabriella 

Roma, 20 gennaio 2008, ore 18,30;

Publié dans:Angelus Domini, Papa Benedetto XVI |on 20 janvier, 2008 |Pas de commentaires »
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