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GLI ANGELI: CHI SONO E COSA FANNO?

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GLI ANGELI: CHI SONO E COSA FANNO?

Chi sono gli angeli?

“Gli angeli sono creature puramente spirituali, incorporee, invisibili e immortali, esseri personali dotati di intelligenza e di volontà. Essi, contemplando incessantemente Dio a faccia a faccia, Lo glorificano, Lo servono e sono i suoi messaggeri nel compimento della missione di salvezza per tutti gli uomini” (Compendio del CCC, 60).
“In tutto il loro essere, gli angeli sono servitori e messaggeri di Dio. Per il fatto che «vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli» (Mt 18, 10), essi sono «potenti esecutori dei suoi comandi, pronti alla voce della sua parola» (Sal 103, 20).
In quanto creature puramente spirituali, essi hanno intelligenza e volontà: sono creature personali e immortali. Superano in perfezione tutte le creature visibili. Lo testimonia il fulgore della loro gloria” (CCC, 329-330).
Sant’Agostino dice a loro riguardo: «“Angelus” officii nomen est, [...] non naturae. Quaeris nomen huius naturae, spiritus est; quaeris officium, angelus est: ex eo quod est, spiritus est, ex eo quod agit, angelus – La parola “angelo” designa l’ufficio, non la natura. Se si chiede il nome di questa natura, si risponde che è spirito; se si chiede l’ufficio, si risponde che è angelo: è spirito per quello che è, mentre per quello che compie è angelo» (Sant’Agostino, Enarratio in Psalmum 103, 1, 15: CCL 40, 1488).

L’esistenza degli angeli è una verità di Fede?
Certamente. “L’esistenza degli esseri spirituali, incorporei, che la Sacra Scrittura chiama abitualmente angeli, è una verità di Fede. La testimonianza della Scrittura è tanto chiara quanto l’unanimità della Tradizione” (CCC, 328).

Che cosa fanno gli angeli nell’Antico Testamento?
L’Antico testamento descrive vari interventi degli angeli nella vita del Popolo d’Israele:
Ad esempio:
la lotta con l’angelo di Giacobbe (Gn 32, 25-29);
la scala percorsa dagli angeli, sognata da Giacobbe (Gn 28, 12);
i tre angeli ospiti di Abramo (Gn 18);
l’intervento dell’angelo che ferma la mano di Abramo che sta per sacrificare Isacco;
l’angelo che porta il cibo al profeta Elia nel deserto;
Pressante è poi l’invito che leggiamo nel Salmo 148 (Lode cosmica): “Lodate il Signore dai cieli, lodatelo nell’alto dei cieli. Lodatelo, voi tutti suoi angeli, lodatelo, voi tutte sue schiere… Lodino tutti il nome del Signore, perché al suo comando ogni cosa è stata creata (Sal 148, 1-5).

E il Nuovo Testamento come parla degli angeli?
Anche il Nuovo Testamento parla frequentemente degli angeli. Si veda ad esempio:
l’annuncio, da parte degli angeli, ai pastori della nascita di Cristo;
l’angelo che compare in sogno a Giuseppe, suggerendogli di fuggire con Maria e il Bambino;
gli angeli che adorano e servono Gesù dopo le tentazioni nel deserto;
l’angelo che annunciò alla Maddalena e alle altre donne, la Risurrezione di Cristo;
la liberazione di S. Pietro, dal carcere e dalle catene a Roma;
l’Apocalisse.
In particolare è toccante l’affer-mazione di Gesù circa gli angeli, a difesa dei piccoli: “Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli” (Mt 18, 10).

Qual è la relazione fra Gesù Cristo e gli angeli?
“Cristo è il centro del mondo angelico. Essi sono i suoi angeli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli [...]» (Mt 25, 31).
Sono suoi perché creati per mezzo di Lui e in vista di Lui: «Poiché per mezzo di Lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: troni, dominazioni, principati e potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di Lui e in vista di Lui» (Col 1, 16).
Sono suoi ancor più perché li ha fatti messaggeri del suo disegno di salvezza: «Non sono essi tutti spiriti incaricati di un ministero, inviati per servire coloro che devono ereditare la salvezza?» (Eb 1, 14).
Essi, fin dalla creazione e lungo tutta la storia della salvezza, annunciano da lontano o da vicino questa salvezza e servono la realizzazione del disegno salvifico di Dio (…).
Dall’incarnazione all’ascensione, la vita del Verbo incarnato è circondata dall’adorazione e dal servizio degli angeli. Quando Dio «introduce il Primogenito nel mondo, dice: lo adorino tutti gli angeli di Dio» (Eb 1, 6). Il loro canto di lode alla nascita di Cristo non ha cessato di risuonare nella lode della Chiesa: «Gloria a Dio…» (Lc 2, 14). Essi proteggono l’infanzia di Gesù, servono Gesù nel deserto, lo confortano durante l’agonia, quando Egli avrebbe potuto da loro essere salvato dalla mano dei nemici come un tempo Israele. Sono ancora gli angeli che evangelizzano la Buona Novella dell’incarnazione e della risurrezione di Cristo. Al ritorno di Cristo, che essi annunziano, saranno là, al servizio del suo giudizio” (CCC, 331-333).

Che cosa significa la frase evangelica: “Vedrete gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo” (Gv 1,51)?
Origene, antico sacerdote e teologo vissuto tra il 185 e il 253 d.C., così illustra tale frase:
“Gli angeli scendono perché Cristo era sceso per primo; essi temevano di scendere prima che l’avesse ordinato il Signore delle potenze celesti e di tutte le cose (Col 1, 16). Ma quando hanno visto il Principe delle schiere celesti dimorare sulla terra, allora, per questa via aperta, sono usciti dietro al loro Signore, obbedendo alla volontà di colui che li ha ripartiti come custodi di coloro che credono nel suo nome, (…).
Per questo, quando nacque Cristo, c’era «una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio» (Lc 2, 18)” (Origene, Omelie su Ezechiele I, 7; SC 352, 71-73).

In che modo gli angeli sono presenti nella vita della Chiesa?
“Tutta la vita della Chiesa beneficia dell’aiuto misterioso e potente degli angeli. Nella liturgia, la Chiesa si unisce agli angeli per adorare il Dio tre volte santo; invoca la loro assistenza (così nell’In paradisum deducant te angeli… – In paradiso ti accompagnino gli angeli – nella liturgia dei defunti, o ancora nell’«Inno dei cherubini» della liturgia bizantina), e celebra la memoria di alcuni angeli in particolare (san Michele, san Gabriele, san Raffaele, gli angeli custodi). Dal suo inizio fino all’ora della morte la vita umana è circondata dalla loro protezione e dalla loro intercessione” (CCC, 334-336).
“La Chiesa si unisce agli angeli per adorare Dio, invoca la loro assistenza e di alcuni celebra liturgicamente la memoria” (Compendio del CCC , 61).

In che modo i fedeli, imitando gli angeli, possono adorare Dio?
Adorare significa rendere culto a Cristo Signore realmente presente con il Suo Corpo nel Tabernacolo. Tale culto di adorazione (o di latria) è riservato esclusivamente a Dio solo, come termine di onore, di riconoscimento della sua superiorità e della nostra sottomissione.
L’adorazione eucaristica scaturisce:
dalla celebrazione dell’Eucaristia: il sacrificio della S. Messa è veramente l’origine e il fine del culto che viene reso all’Eucaristia fuori della S. Messa, il quale è pertanto intimamente legato alla celebrazione eucaristica, è il suo naturale prolungamento ed è ad essa ordinato;
dalla fede nella presenza reale del Signore: essa porta naturalmente alla manifestazione esterna, pubblica e privata di questa stessa fede;
dalla certezza che il Signore è con noi sempre: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28, 20).
L’adorazione del Santissimo Sacramento può essere sia personale che comunitaria, nelle sue varie forme, compresa l’esposizione del Santissimo Sacramento, nell’ostensorio o nella pisside, in forma prolungata o breve. Essa, raccomandata dalla Chiesa a Pastori e fedeli, è altamente espressiva del legame esistente tra la celebrazione del Sacrificio del Signore (che in se stessa è il più grande atto d’adorazione della Chiesa) e la sua presenza permanente nell’Ostia consacrata.
Adorare Gesù Cristo presente nell’Eucaristia fuori della Messa, anche come riparazione, è una conseguenza della nostra fede nel mistero celebrato. L’adorazione pertanto va intesa come preparazione alla S. Messa, come l’attitudine celebrativa dei santi misteri e come ringraziamento per il dono dell’Eucaristia.

Ci sono altri modi per adorare il Signore?
Oltre alle forme di adorazione, di cui si è già parlato, occorre ricordare che il nostro amore all’Eucaristia si può esprimere in altre forme, con le quali adoriamo il Signore, quali:
l’adorazione perpetua, quella delle Quaranta Ore o in altre forme, che investono un’intera comunità parrocchiale o religiosa, o un’associazione eucaristica, e forniscono l’occasione per numerose espressioni di pietà eucaristica;
la semplice visita al Santissimo Sacramento riposto nel tabernacolo: breve incontro con Cristo suggerito dalla fede nella sua presenza e caratterizzato dall’orazione silenziosa;
la benedizione eucaristica, che ordinariamente conclude le processioni e adorazioni eucaristiche, quando c’è il sacerdote o il diacono. Poiché la benedizione con il Santissimo Sacramento non è una forma di pietà eucaristica a sé stante, deve essere preceduta da una breve esposizione, con un tempo conveniente di preghiera e silenzio. E’ pertanto vietata l’esposizione fatta unicamente per impartire la benedizione;
le processioni eucaristiche per le vie della città terrena: esse aiutano i fedeli a sentirsi popolo di Dio che cammina con il suo Signore, proclamando la fede nel Dio con noi e per noi. Ciò vale soprattutto per la processione eucaristica per eccellenza, quella del Corpus Domini. Nelle processioni tutto deve concorrere a far risaltare la dignità e la riverenza verso il Santissimo: il comportamento, l’addobbo delle vie, l’omaggio dei fiori, i canti e le preghiere devono essere una manifestazione di fede nel Signore e di lode a Lui;
i congressi eucaristici: essi, segno di fede e di carità, si possono considerare come una “statio” cioè una sosta d’impegno e di preghiera, a cui una comunità invita la Chiesa universale o una Chiesa locale invita le altre Chiese della medesima regione o della stessa nazione o del mondo intero, per approfondire insieme qualche aspetto del mistero eucaristico e prestare ad esso un omaggio di pubblica venerazione.

Chi sono gli Arcangeli?
Nella fede cristiana, fra gli angeli si identificano anche tre Arcangeli. Infatti nella Bibbia, e in particolare nel libro di Tobia, si legge che gli Arcangeli sono coloro che siedono alla presenza di Dio, ne contemplano la gloria e lo lodano incessantemente. La Chiesa cattolica riconosce tre arcangeli:
Michele: etimologicamente significa «Chi è come Dio?», “Grandezza di Dio”, “Il Grande Dio” o “Simile a Dio”. È l’Arcangelo della luce e del fuoco; è a capo delle schiere celesti. È lui che scaraventò Lucifero lontano dal Paradiso. Per questo, nell’iconografia cristiana viene raffigurato come un giovane forte, giovane e bello, con indosso un’armatura. Viene identificato come il protettore della Chiesa Cattolica Romana, nonché santo patrono della nazione ebraica. La liturgia dei defunti lo vuole accompagnatore delle anime.
Gabriele: il suo nome etimologicamente significa “Forza di Dio”, in quanto si suppone che abbia combattuto con Giacobbe rompendogli il femore (cfr. Gn cap. 32). Si presentò a Zaccaria come «colui che sta al cospetto di Dio» (Lc 1, 19). Apparve alla Vergine Maria, annunciandole la nascita di Gesù (Annunciazione). Per questo è considerato a capo degli ambasciatori, nonché l’Angelo della Rivelazione. Nell’iconografia cristiana viene raffigurato come un giovane elegante, maestoso, abbigliato di ricche vesti. Frequentemente viene anche ritratto in ginocchio di fronte alla Madonna con le braccia incrociate sul petto o con in mano una pergamena, uno scettro o un giglio.
Raffaele: il suo nome significa “Divino Guaritore”, o “Dio Guarisce”, “Salvezza di Dio”, è citato nel libro di Tobia, ed accompagnò Tobiolo nel viaggio in Mesopotamia per recuperare il denaro del padre, liberò Sara da un demonio e favorì il matrimonio di questa con Tobiolo. È spesso considerato come l’angelo custode per eccellenza, il capo degli Angeli custodi, l’Angelo della Provvidenza che vigila su tutta l’umanità. Viene spesso raffigurato, nell’iconografia cristiana, insieme al giovane Tobia e al suo cane, che l’accompagna fedelmente e costantemente. E’ identificato come il protettore dei pellegrini, di coloro cioè che compiono un pellegrinaggio verso un luogo religioso o meglio ancora sono in cammino verso Dio. Viene raffigurato per questo come un viandante che viaggia col bastone ed i sandali, la borraccia dell’acqua e la bisaccia a tracolla.
La Chiesa celebra la festa di questi tre Arcangeli il 29 settembre.

Che cosa fanno gli angeli custodi?
Nel libro dell’Esodo, così leggiamo: “Così dice il Signore: «Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato.
Abbi rispetto della sua presenza, ascolta la sua voce e non ribellarti a lui » (Es 23, 20-21).
«Ogni fedele ha al proprio fianco un angelo come protettore e pastore, per condurlo alla vita» (San Basilio Magno, Adversus Eunomium, 3, 1: SC 305, 148).
“Dal suo inizio fino all’ora della morte, la vita umana è circondata dalla loro protezione e dalla loro intercessione” (CCC, 336).
Leggiamo nel Libro dei Salmi: «Egli (Dio) darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi» (Sal 90, 11).
San Bernardo così commenta questa frase biblica: “Queste parole quanta riverenza devono suscitare in te, quanta devozione recarti, quanta fiducia infonderti! Riverenza per la presenza, devozione per la benevolenza, fiducia per la custodia. Sono presenti, dunque, e sono presenti a te, non solo con te, ma anche per te. Sono presenti per proteggerti, sono presenti per giovarti. (…) Amiamo affettuosamente gli angeli di Dio, come quelli che saranno un giorno i nostri coeredi, mentre nel frattempo sono nostre guide e tutori, costituiti e preposti a noi dal Padre. (…) Non possono essere sconfitti né sedotti e tanto meno sedurre, essi che ci custodiscono in tutte le nostre vie. Sono fedeli, sono prudenti, sono potenti. Perché trepidare? Soltanto seguiamoli, stiamo loro vicini e restiamo nella protezione del Dio del cielo” (San Bernardo, abate, Discorso 12 sul Salmo 9, opera omnia, ed. cisterc. 4 [1966] 458-462).
Il culto degli Angeli custodi compare dal sec. XVI come festa a sé presso molte Chiese. Nel calendario romano viene introdotto nel 1615.
Quali preghiere la Chiesa ci invita a rivolgere a Dio attraverso gli angeli custodi?
Nel giorno liturgico degli angeli custodi (2 ottobre), la Chiesa così prega nella Celebrazione Eucaristica:
“O Dio, che nella tua misteriosa provvidenza mandi dal cielo i tuoi Angeli a nostra custodia e protezione, fa’ che nel cammino della vita siamo sempre sorretti dal loro aiuto per essere uniti con loro nella gioia eterna.
Accogli, Signore, i doni che ti offriamo in onore dei santi Angeli; la loro protezione ci salvi da ogni pericolo e ci guidi felicemente alla patria del cielo.
O Padre, che in questo sacramento ci doni il pane per la vita eterna, guidaci, con l’assistenza degli Angeli, nella via della salvezza e della pace. Per Cristo nostro Signore”.
La tradizione popolare cristiana ci ha tramandato questa semplice, ma bella preghiera all’angelo custode:
 “Angelo di Dio, che sei il mio custode, illumina, custodisci, reggi e governa me, che ti fui affidato dalla pietà celeste. Amen”.

Il Primicerio
della Basilica dei Santi Ambrogio e Carlo in Roma
Monsignor Raffaello Martinelli
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NB: per approfondire l’argomento, ecco alcuni documenti pontifici:
Catechismo della Chiesa Cattolica, 326-336; 350-352; 391-393; 1023-1029.
Compendio del CCC, 59-61.

Publié dans:angeli |on 14 mai, 2012 |Pas de commentaires »

ANGELI: FIGURE SOVRUMANE, MA NON DIVINE (Giianfranco Ravasi)

dal sito:

http://digilander.libero.it/davide.arpe/AngeliNondiviniRavasi.htm

ANGELI: FIGURE SOVRUMANE, MA NON DIVINE

da “Bibbia: domande scomode” a cura di Gianfranco Ravasi  

Nel calendario liturgico il 2 ottobre reca la memoria degli Angeli custodi, una celebrazione piuttosto recente all’interno della liturgia cattolica (l’introduzione nel calendario romano ha la data del 1615). Pochi giorni prima, il 29 settembre, si è avuta invece la festa degli arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele: la data fu scelta sulla base dell’antico martirologio del VI secolo che in quel giorno commemorava la dedicazione, avvenuta nel V secolo, di una basilica in onore di san Michele sulla via Sala­ria a Roma. Ecco, noi vorremmo, in modo molto sintetico, illustrare questa figura biblica di forte rilievo e dai contorni piuttosto variegati.
Infatti, dalla prima pagina della Bibbia con i «Cherubini dalla fiamma della spada folgorante», posti a guardia del giardino dell’Eden (Gen 3,24) fino alla folla angelica che popola l’Apocalisse, le Sacre Scritture sono animate dalla presenza di queste figure sovrumane ma non divine, la cui realtà era nota anche alle culture circostanti a Israele, sia pure con moda­lità differenti. Il nome stesso ebraico, mal’ak, e greco, ànghelos, ne denota la funzione: significa, infatti, “messaggero”. Da qui si riesce a intuire la missione e, per usare un’espressione del filosofo Massimo Cacciari, la “necessità” (L ‘angelo necessario è il titolo di una sua opera) di questa figura biblica, affermata ripetutamente dalla tradizione giudaica e cristiana, confermata dal magistero della Chiesa nei documenti conciliari (a partire dal Credo di Nicea del IV secolo) e papali e accolta nella liturgia e nella pietà popolare. Il compito dell’angelo è sostanzialmente quello di salvaguardare la trascendenza di Dio, ossia il suo essere misterioso e “altro” rispetto al mondo e alla storia, ma al tempo stesso di renderlo vicino a noi comunicando la sua parola e la sua azione, proprio come fa il “messaggero”. E per questo che in alcuni casi l’angelo nella Bibbia sembra quasi ritirarsi per lasciare spazio a Dio che entra in scena direttamente. Così nel racconto del roveto ardente ad apparire a Mosè tra quelle fiamme è innanzitutto “l’angelo del Signore”, ma subito dopo è «Dio che chiama dal roveto: Mosè, Mosè!» (cf Esodo 3,2-4). La funzione dell’angelo è, quindi, quella di rendere quasi visibili e percepibili in modo mediato la volontà, l’amore e la giustizia di Dio, come si legge nel Salterio: «L’angelo del Signore si accampa attorno a quelli che lo temono e li salva. [...] Il Signore darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi; sulle loro mani ti porteranno, perché non inciampi nella pietra il tuo piede» (34,8; 91,11-12). Si ha qui l’immagine tradizionale dell”’angelo custode”, bene raffigurata nell’angelo Azaria­Raffaele del libro di Tobia. Il compito dell’angelo è, quindi, quello del mediatore tra l’infinito di Dio e il finito dell’uomo e questa funzione la espleta anche per il Cristo. Come scriveva il teologo Hans Urs von Balthasar, «gli angeli circondano l’intera vita di Gesù, appaiono nel presepe come splendore della discesa di Dio in mezzo a noi; riappaiono nella risurrezione e nell’ascensione come splendore della ascesa in Dio». La loro è ancora una volta la missione di mettersi vicini all’umanità per svelare il mistero della gloria divina presente in Cristo in un modo che non ci accechi come sarebbe con la luce divina diretta. L’angelo è un segno dell’Unico che dev’essere adorato, Dio; è solo un indice puntato verso l’unico mistero, quello divino; è un mediatore al servizio dell’unico perfetto Mediatore tra Dio e gli uomini, Cristo Signore: «A quale degli angeli — si chiede la Lettera agli Ebrei (1,5) — Dio ha detto: Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato?»
È, quindi, pericolosa la deriva cui ha condotto il movimento di New Age con l’immissione di elementi magico-esoterici e di “misteriose presenze” nella concezione degli angeli. L’angelo può, infatti, per questa via sconfinare parados­salmente in demonio. Il tema della caduta degli angeli, in verità, è molto caro alla tradizione giudaica e cristiana soprattutto popolare, ma ha una presenza solo allusiva nella Bibbia: ad esempio, c’è la Lettera di Giuda che parla di «angeli che non conservarono lo loro dignità ma lasciarono la propria dimora» (v. 6); oppure ci si può riferire alla Seconda Lettera di Pietro che presenta «gli angeli che avevano peccato, precipitati negli abissi tenebrosi dell’inferno» (2,4). Ciò che è netta è l’affermazione biblica della presenza oscura di Satana che cerca proprio di spezzare quel dialogo di vita e di amore tra Dio e l’umanità che l’angelo, invece, favorisce e sostiene.

Gianfranco Ravasi, Angeli: figure sovrumane, ma non divine in Vita Pastorale, periodici S. Paolo n. 10/2006 p. 56.

Publié dans:angeli, Arcangeli, CAR. GIANFRANCO RAVASI |on 16 novembre, 2011 |Pas de commentaires »

I PAPI E GLI ANGELI (PARTE II)

dal sito:

http://www.zenit.org/article-26591?l=italian

I PAPI E GLI ANGELI (PARTE II)

Intervista a don Marcello Stanzione, autore di un libro sull’argomento

di Antonio Gaspari

ROMA, venerdì, 6 maggio 2011 (ZENIT.org).- Giovanni Paolo II è il Pontefice che in tutta la storia della Chiesa è intervenuto più volte per parlare degli Angeli. E ‘ quanto sostiene don Marcello Stanzione, Presidente dell’Associazione Milizia di San Michele Arcangelo.
La prima parte dell’intervista è stata pubblicata il 5 maggio.
Quali sono stati i Pontefici che hanno nutrito una devozione più profonda per gli Angeli, e qual è il significato teologico della presenza degli Angeli nella storia e nella dottrina cattolica?

Don Marcello: Tutti i Papi ovviamente sono stati devoti degli spiriti celesti. In questa mia intervista voglio però limitarmi solamente a quelli più recenti. Papa Pio XI (Achille Ratti, 1922-I939) rivelò a un gruppo di pellegrini che, all’inizio e al termine di ogni giornata, invocava il proprio Angelo custode, sottolineando che di frequente ripeteva tale invocazione Angelica durante le attività quotidiane specialmente quando c’erano grossi problemi. Ma da dove nasceva questa profonda devozione di Pio XI all’Angelo custode? Il Papa rivelò che, fin da bambino, aveva compreso, grazie ai suoi illuminati genitori ed educatori, i meravigliosi pensieri di San Bernardo da Chiaravalle riguardo al rispetto fiducioso e all’amore da nutrire verso l’Angelo custode. Pio XI raccomandava la devozione Angelica particolarmente ad alcune categorie come i missionari, i nunzi apostolici, gli insegnanti e gli scout. In un bel discorso del 1923 agli esploratori cattolici il Pontefice dichiarò:  “…sempre agli esploratori noi raccomandiamo la devozione agli Angeli. L’esploratore è spesso abbandonato alle sue sole forze, ai soli suoi mezzi. Non dimentichi allora che egli ha una guida celeste, che l’Angelo di Dio veglia su di lui. Tale pensiero gli darà il coraggio e la fiducia di un aiuto prezioso ». Anche i collaboratori più stretti di Pio XI furono sempre edificati dal profondo amore del Papa verso gli Angeli. Il cardinale Carlo Confalonieri, nella sua biografia “Pio XI visto da vicino”, così scrive: “Era devotissimo degli Angeli custodi, del suo personale in primo luogo, e di quelli che riteneva preposti agli uffici ecclesiastici e alle varie circoscrizioni territoriali. Quando doveva compiere qualche delicata missione, pregava il suo Angelo di preparare e facilitare la strada, predisponendo gli animi. Anzi, in circostanze di particolare difficoltà, pregava pure l’Angelo dell’altro interlocutore, perché illuminasse e rabbonisse il sua protetto. Entrando nel territorio della Diocesi di Milano, si era inginocchiato a baciare la terra che il Signore gli affidava e aveva invocato la protezione dell’Angelo della Diocesi ».
Anche Papa Pio XII (Eugenio Pacelli ,1939-1959) parlò spesso della missione degli Angeli nella vita della Chiesa. Il Pastor Angelicus, come era chiamato, era parti­colarmente devoto dell’ArcAngelo Michele che, nel 1949, costituì Patrono e Protettore dei radiologi e radioterapeuti e anche celeste Patrono di tutta l’amministrazione italiana della Pubblica sicurezza, in quanto l’ArcAngelo guerriero è dotato di divina fortezza contro le potestà delle tenebre. Nell’anno santo del 1950 Papa Pacelli, con l’enciclica Humani generis ribadì la dottrina tradizionale sugli Angeli, deplo­rando che alcuni arrivino a mettere in discussione il loro essere creaturale personale, riducendoli a figure mitiche e vaporose. I1 3 ottobre 1959, il Papa rivolse una meravigliosa allocuzione a un folto gruppo di cattolici americani, nella quale, dopo aver ricordato le bellezze della realtà visibile, passò a quelle invisi­bili, popolate dagli Angeli. « Essi erano nelle città che avete visitato… erano i vostri compagni di viag­gio ».
Poiché talvolta si limita il compito degli Spiriti celesti a un ministero di difesa sul piano fisico, il Papa ricorda che gli Angeli hanno cura anche della nostra santificazione, essi sono maestri di ascesi e di mistica. Pio XII in conclusione invitava quei pellegrini a mantenere una certa familiarità con gli Angeli, che si adoperano con costante sollecitudine per la salvezza umana perché: “A Dio piacendo passerete un’eternità di gioia con gli Angeli: imparate fin da ora a conoscerli”.
Ancora di più Papa Giovanni XXIII (Angelo Roncalli 1959-1963), il cui nome di battesimo era dedicato agli Spiriti beati, era assai devoto all’Angelo custode. Mons. Loris Capovilla, suo segretario particolare, ha riferito un episodio assai significativo a riguardo. Giovanni XXIII aveva iniziato alla domenica a recitare dal balcone del palazzo apo­stolico la preghiera dell’Angelus, seguita dall’invocazione all’Angelo custode e dall’Eterno riposo ai defunti. Il segretario ricorda che un prelato fece rilevare a1 Papa che forse si poteva non fare l’invocazione all’Angelo, in quanto l’affidamento di ogni essere umano a uno spirito celeste non era un dogma definito dalla dottrina cattolica. A questa osservazione, Papa Giovanni, con una punta di umorismo, commentò: “Bravo questo teologo. Per fare un piacere a lui io dovrei fare un dispetto al mio Angelo custode”. 
A diciotto anni, il futuro Papa, nel suo diario di seminarista, aveva scritto: “Un Angelo del cielo nientemeno, mi sta sempre accanto ed insieme è rapito in una continua estasi amorosa con il suo Dio. Che delizia al solo pensarci! Io dunque sono sempre sotto gli occhi di un Angelo che mi guarda, che prega per me, che veglia accanto al mio letto mentre dormo… ».  
Mons. Roncalli, quando era nunzio in Francia, in una lettera alla nipote suora confidò il suo amore agli Spiriti celesti:  “Che consolazione sentircelo ben vicino questo celeste guardiano, questa guida dei nostri passi, questo testimone anche delle più intime azioni. Io recito ‘l’Angele Dei’ almeno cinque volte al giorno e sovente converso spiritualmente con lui, sempre però con calma e in pace. Quando debbo visitare qualche personaggio importante per trattare gli affari della Santa Sede, lo impegno a mettersi d’accordo con l’Angelo custode di questa persona altolocata, perché influisca sulle sue disposizioni. È una piccola devozione che mi insegnò più di una volta il Santo Padre Pio XI ». In cinque anni di pontificato il « Papa buono” commentò, non meno di 40 volte, i compiti degli Angeli custodi, raccomandandone sempre la devozione. Papa Giovanni è passato alla storia perché ha indetto il Concilio Ecumenico Vaticano II; ebbene, in una confidenza fatta ad un vescovo canadese, il Papa attribuì l’idea del Concilio a un’ispirazione che Dio gli aveva dato nella preghiera, tramite il suo Angelo custode.
Paolo VI (G.B. Montini, 1963-1978) è stato il Papa che ha portato avanti e concluso le fasi del Concilio. Quanto al fatto che il Vaticano II abbia parlato poco degli Angeli e dei demoni, ciò è avvenuto perché il suo scopo era soprattutto ecclesiologico pastorale e non dogmatico; comunque il Concilio non manca di menzionare gli Angeli in quanto venerati dai cristiani (Lumen Gentium, 50); ricordando che gli Spiriti celesti saranno con Cristo quando egli tornerà nella gloria (Lumen Gentium, 49) e lascia intravedere come la Madonna sia stata esaltata al di sopra di essi (Lumen Gentium, 61).
È necessario fare un’osservazione di contestualizzazione storica in quanto, durante gli anni del Concilio, in ambiente teologico cattolico la problematica sugli Angeli e i demoni non era così attuale come poi lo sarà dopo il 1966-67. Nella dichiarazione sul « Nuovo Catechismo Olandese » la commissione cardinalizia, nominata, nel 1967, da Paolo VI, affermava che l’esistenza degli Angeli è una verità di fede: « Bisogna che il Catechismo dichiari che Dio ha creato, oltre al mondo sensibile nel quale viviamo, anche il regno dei puri Spiriti che chiamiamo Angeli ». I membri della commissione vaticana rinviavano al I° capitolo della costituzione Dei Filius del Concilio Vaticano I e ai numeri 49 e 50 della costituzione Lumen Gentium del Vaticano II. Paolo VI, in una famosa lettera al cardinale Alfring, primate d’Olanda, segnalò fra le indispensabili aggiunte da introdurre nel Catechismo olandese, la dottrina dell’esistenza degli Angeli fondata sui Vangelo e la Tradizione della Chiesa. Nella « Professione dà fede », del 30 giugno 1968, per la chiusura dell’anno della fede, il Papa nominò a due riprese gli Angeli, all’inizio: “Noi crediamo in un solo Dio, Padre, Figlio, Spirito Santo, Creatore delle cose visibili e delle cose invisibili quali sono i puri spiriti, chiamati altresì Angeli ».
Al termine della professione, il sommo pontefice evoca le anime che contemplano Dio in cielo dove, in gradi diversi, sono: « Associate agli Angeli Santi nel governo divino ».
Il pontificato di Papa Montini, fu molto sofferto per le contestazioni da parte di alcuni teologi alla dottrina tradizionale della Chiesa, ma il Papa nella famosa allocuzione del 15 novembre 1972, riguardo agli Angeli affermò decisamente: « Esce dal quadro dell’insegnamento biblico ed ecclesiastico chi si rifiuta di riconoscerli significativi per la comprensione della storia della salvezza umana e quindi esistenti nel senso inteso dalla tradizione della Chiesa ».
Giovanni Paolo I (Albino Luciani 1912-1978) guidò la Chiesa per solamente 33 giorni (morì nella notte fra il 28 e il 29 settembre, festa dei tre ArcAngeli) ma, quando era patriarca di Venezia affermò che gli Angeli sono: « I grandi sconosciuti del nostro tempo » e aggiunse: « Sarebbe invece opportuno ricordarli più spesso come ministri della provvidenza nel governo degli uomini ».
Papa Giovanni Paolo II, è il pontefice che, nella bimillenaria storia della Chiesa, ha parlato più di tutti gli altri Papi degli Angeli, ai quali ha dedicato un ciclo delle catechesi del mercoledì dell’estate del 1986. Per questo motivo Giovanni Paolo II verrà più volte citato.
Il Papa polacco affermò: “Oggi, come nei tempi passati, si discute con maggiore o minore sapienza su questi esseri spirituali. Bisogna riconoscere che la confusione a volte è grande, con il conseguente rischio di far passare come fede della Chiesa sugli Angeli ciò che alla fede non appartiene, o viceversa, di tralasciare qualche aspetto importante della verità rivelata ».
Giovanni Paolo II intervenne quindi per dire la verità autentica sugli Angeli perché, in tal modo, la Chiesa: “Crede di recare un grande servizio all’uomo. L’uomo nutre la convinzione che in Cristo, Uomo-Dio è Lui (e non gli Angeli) a trovarsi al centro della divina rivelazione. Ebbene, l’incontro religioso con il mondo degli esseri puramente spirituali, diventa preziosa rivelazione del suo essere non solo corpo ma anche spirito, e della sua appartenenza ad un progetto di salvezza veramente grande ed efficace entro una comunità di esseri personali che per l’uomo e con l’uomo servono il disegno provvidenziale di Dio ».

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Immagini sugli Angeli nell’Arte : (Gianfranco Ravasi)

dal sito:

http://www.fralenuvol.it/albero/sapere/angeli/scritture/angeli_bibbia

Immagini sugli Angeli nell’Arte

di Gianfranco Ravasi

Dalla prima pagina delle Scritture Sacre coi “Cherubini dalla fiamma della spada folgorante”, posti a guardia del giardino dell’Eden (Genesi 3,24), fino alla folla angelica che popola il cielo dell’Apocalisse, tutti i libri della Bibbia sono animati dalla presenza di queste figure sovrumane, ma non divine, che già occhieggiavano nelle religioni circostanti al mondo ebraico e cristiano. Proprio i Cherubini, che saranno destinati a proteggere l’Arca dell’Alleanza (Esodo 25,18-21), sono noti anche nel nome (karibu) all’antica Mesopotamia, simili quasi a sfingi alate, dal volto umano e dal corpo zoomorfo, posti a tutela delle aree sacre templari e regali, mentre i Serafini della vocazione di Isaia (6,1-7), nella loro radi- ce nominale, rimandano a qualcosa di serpentiniforme e ardente.
L’Angelo, “trasparenza” del divino
Ma lasciamo questo intreccio marginale – coltivato, però, con entusiasmo dalle successive tradizioni apocrife e popolari – tra mitologia e angelologia per individuare, in modo sia pure molto semplificato, il vero volto dell’Angelo secondo le Scritture. V’è subito da segnalare un dato statistico: il vocabolo mal’ak, in ebraico “messaggero”, tradotto in greco come ‘Anghelos (donde il nostro “angelo”) risuona nell’Antico Testamento ben 215 volte e diventa persino il nome (o lo pseudonimo) di un profeta, Malachia, che in ebraico significa “angelo del Signore”. Certo, come prima si diceva a proposito di Cherubini e Serafini, non mancano elementi di un retaggio culturale remoto che la Bibbia ha fatto suoi: la Rivelazione ebraico-cristiana si fa strada nei meandri della storia e nelle coordinate topografiche di una regione appartenente all’antico Vicino Oriente e ne raccoglie echi e spunti tematici e simbolici. I “figli di Dio”, ad esempio, nella religione cananea, indigena della Palestina, erano dèi inferiori che facevano parte del consiglio della corona della divinità suprema del pantheon, ‘El (o in altri casi Ba’al, il dio della fecondità e della vita). Israele declassa questi “figli di Dio”, che qua e là appaiono nei suoi testi sacri (Genesi 6,1-4; Giobbe 1,6 e Salmi 29,1), al rango di Angeli che assistono il Signore, il cui nome sacro, unico e impronunziabile, è JHWH. Anche “il Satana”, cioè 1′avversario (in ebraico è un titolo comune e ha l’articolo), in Giobbe appare come un pubblico ministero angelico della corte divina (1,6-12). L’Angelo biblico, perciò, conserva tracce divine. Anzi diventa non di rado – soprattutto quando è chiamato mal’ak Jhwh, “Angelo del Signore” – una rappresentazione teofanica, ossia un puro e semplice rivelarsi di Dio in modo indiretto. Come scriveva uno dei più famosi biblisti del Novecento, Gerhard von Rad, “attraverso 1′Angelo è in realtà Dio stesso che appare agli uomini in forma umana”. E’ per questo che talvolta 1′Angelo biblico sembra entrare in una dissolvenza e dal suo volto lievitano i lineamenti del Re celeste che lo invia. Infatti in alcuni racconti l’Angelo e Dio stesso sono intercambiabili. Nel roveto ardente del Sinai a Mosè appare innanzitutto “l’Angelo del Signore” ma, subito dopo, la narrazione continua così: ”Il Signore vide che Mosè si era avvicinato e Dio lo chiamò dal roveto” (Esodo 3,2.4). Questa stessa identificazione può essere rintracciata nel racconto che vede protagonisti Agar, schiava di Abramo e di Sara, e suo figlio Ismaele dispersi nel deserto (Genesi 16,7.13) in quello del sacrificio di Isacco al monte Moria (Genesi 22,11-17), nella vocazione di Gedeone (Giudici 6,12.14) e così via.
Lasciamo ai nostri lettori più esigenti la verifica all’interno dei passi biblici citati. In questa funzione di “trasparenza” del divino, 1′Angelo può acquistare anche fisionomie umane per rendersi visibile. Così nel capitolo 18 della Genesi – divenuto celebre nella ripresa iconografica di Andrej Rublev – gli Angeli si presentano davanti alla tenda di Abramo come tre viandanti; uno solo di loro annunzia la promessa divina; nel prosieguo del racconto (19,1) diventano “due Angeli”, ritornano poi a essere “tre uomini” per ritrasformarsi in Angeli (19,15), mentre è uno solo a pronunziare le parole decisive per Lot, nipote di Abramo (19,17-22). E’ ancora sotto i tratti di un uomo misterioso che si cela 1′Angelo della lotta notturna di Giacobbe alle sponde del fiume Jabbok (Genesi 32,23- 33), ma il patriarca è convinto di “aver visto Dio faccia a faccia”. Dobbiamo, allora, interrogarci sul significato di questa personificazione “angelica” di Dio che appare in non poche pagine bibliche come espressione della sua benedizione ma anche del suo giudizio (si pensi all’Angelo sterminatore dei primogeniti egiziani nell’Esodo che il libro della Sapienza reinterpreta come la stessa Parola divina). Se non leggiamo materialmente o “fondamentalisticamente” (cioè in modo letteralistico) quei passi, ma cerchiamo di coglierne il significato genuino sotto il velo delle modalità espressive, ci accorgiamo che in questi casi l’Angelo biblico racchiude in sè una sintesi dei due tratti fondamentali del volto di Dio. Da un lato, infatti, il Signore è per eccellenza 1′Altro, cioè colui che è diverso e superiore rispetto all’uomo, è – se usiamo il linguaggio teologico – il Trascendente. D’altra parte, però, egli è anche il Vicino, 1′Emmanuele, il Dio – con – noi, presente nella storia dell’uomo. Ora, per impedire che questa vicinanza ‘impolveri’ Dio, lo imprigioni nel mondo come un oggetto sacro, 1′autore biblico ricorre all’Angelo. Egli, pur venendo dall’area divina, entra nel mondo degli uomini, parla e agisce visibilmente come una creatura. Ma il messaggio che egli porta con sè è sempre divino. In altri termini 1′Angelo è spesso nella Bibbia una personificazione dell’efficace parola di Dio che annunzia e opera salvezza e giudizio. La visione della scala che Giacobbe ha a Betel è in questo senso esemplare: “Gli angeli di Dio salivano e scendevano su una scala che poggiava sulla terra mentre la sua cima raggiungeva il cielo” (Genesi 28,12). L’Angelo raccorda cielo e terra, infinito e finito, eternita e storia, Dio e uomo.
Il volto “ personale” dell’Angelo
Ma gli Angeli sono anche qualcosa di più di una semplice immagine di Dio. E’ necessario, perciò, percorrere altre pagine bibliche. Ebbene, in altri testi antico o neotestamentari gli Angeli appaiono nettamente con una loro entità e identità e non come rappresentazione simbolica dello svelarsi e dell’agire di Dio. E’ necessaria, però, una nota preliminare. Soprattutto nell’Antico Testamento, non si parla mai di “purissimi spiriti” come noi siamo soliti definire gli Angeli, perché per i Semiti era quasi impossibile concepire una creatura in termini solo spirituali, separata dal corpo (Dio stesso è raffigurato antropomorficamente).
Essi, perciò, hanno connotati e fisionomie con tratti concreti e umani. Ed è soprattutto nella letteratura biblica successiva all’esilio babilonese di Israele (dal VI secolo a.C. in poi) che 1′Angelo acquista un’identità propria sempre più spiccata. Evochiamone alcuni desumendoli dalla narrazione biblica. Iniziamo con la storia esemplare di Tobia jr. che parte verso la meta di Ecbatana, ove 1′attenderanno le nozze con Sara, accompagnato da un giovane di nome Azaria. Egli ignora che, sotto le spoglie di questo ebreo che cerca lavoro, si cela un Angelo dal nome emblematico, Raffaele, in ebraico “Dio guarisce”. Egli, infatti, non solo preparerà un filtro magico per esorcizzare il demonio Asmodeo che tiene sotto il suo malefico influsso la promessa sposa di Tobia, Sara, ma anche appronterà una pozione oftalmica per far recuperare la vista a Tobia sr., il vecchio padre accecato da sterco caldo di passero. Come è facile intuire, il racconto “fine e amabile” di Tobia – secondo la definizione di Lutero che ne raccomandava la lettura alle famiglie cristiane – è percorso da elementi fiabeschi, ma la certezza dell’esistenza di un “Angelo custode” del giusto è indiscussa. discorso finale che egli rivolge ai suoi beneficati nel capitolo 12 del libro di Tobia, al momento dello svelamento, è significativo: Raffaele-Azaria ha introdotto 1′uomo nel segreto del re divino e 1′b rivelato come quello di un Dio d’amore (“quando ero con voi, io non stavo con voi per mia iniziativa, ma per la volontà di DIO” confessa in Tobia 12,18).
L’idea di un Angelo che non lascia solo il povero e il giusto per le strade del mondo, ma gli cammina a fianco è, d’altronde, reiterata nella preghiera dei Salmi: “L’angelo del Signore si accampa attorno a quelli che lo temono e li salva (…). Il Signore darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi; sulle loro mani ti porteranno perché non inciampi nella pietra il tuo piede” (Salmi .34, 91,11-12).
Nel libro di Giobbe appare anche 1′Angelo intercessore che placa la giustizia divina educando 1′uomo alla fedeltà e incamminandolo sulle vie della salvezza: “Se 1′uomo incontra un angelo un intercessore tra i mille, che gli sveli il suo dovere, che abbia compassione di lui e implori: Scampalo, Signore, dal discendere nella fossa della morte perché io gli ho trovato un riscatto!, allo la carne dell’uomo ritroverà la freschezza della giovinezza e tornerà ai giorni dell’adolescenza” (Giobbe 33,23-25).
Un’altra figura angelica “personale” di grande rilievo per entrambi i Testamenti è, con Michele (“chi è come Dio?”), Angelo combattente, Gabriele (“uomo di Dio” o “Dio si è mostrato forte” o “uomo fortissimo”). Nel libro di Daniele egli entra in scena nel funzioni di Angelo “interprete”, perché consegna e decifra ai fedeli gli enigmi della Rivelazione divina, spesso affidata ai sogni. Si leggano appunto i capitoli 7-12 del libro apocalittico di Daniele, che è mo lto simile a una sciarada storico- simbolica, i cui fili aggrovigliati vengono dipanati da Gabriele, 1′Angelo che – come vedremo – sarà presente anche alla soglia del Nuovo Testamento. Nella tradizione giudaica, soprattutto in quella della letteratura apocalittica apocrifa dei secoli III-I a.C., egli si affaccia dal cielo per abbracciare con sguardo tutti gli eventi del mondo così da poterne riferire a Dio. E presiede le classi angeliche dei Cherubini e delle Potestà e ha in pratica la gestione dell’intero palazzo celeste. Gli Angeli si moltiplicheranno in particolare nel racconto biblico dell’epoca dei Maccabei, combattenti per la libertà di Israele sotto il regime siro-ellenistico nel II secolo a.C. Questa proliferazione è naturalmente lo specchio di un’epoca storica e della convinzione di combattere una battaglia giusta e santa, avallata da Dio stesso che ne produce 1′esito positivo attraverso la sua armata celeste. Ma v’è anche la netta certezza che 1′Angelo faccia parte delle verità di fede secondo una sua precisa identità e funzione. Così, al ministro siro Eliodoro, che vuole confiscare il tesoro del tempio di Gerusalemme, si fanno incontro prima un cavaliere rivestito d’armatura aurea e poi “due giovani dotati di grande forza splendidi per bellezza e con vesti meravigliose” che lo neutralizzano e lo convincono a riconoscere il primato della volontà divina ( 2Maccabei 3,24-40). Durante un violento scontro tra Giuda Maccabeo e i Siri “apparvero dal cielo ai nemici cinque cavaliere splendidi su cavalli dalle briglie d’oro: essi guidavano gli Ebrei e, prendendo in mezzo a loro Giuda, lo ripararono con le loro armature rendendolo invulnerabile” (2 Maccabei 10,29-30). Altre volte è un solitario “cavaliere in sella, vestito di bianco, in atto di agitare un’arma tura d’oro”, a guidare Israele alla battaglia (2 Maccabei 11,8). E non manca neppure una vera e propria squadriglia angelica composta da “cavalieri che correvano per 1′aria con auree vesti, armati di lance roteanti e di spade sguainate” (2 Maccabei 5,2).Al di là della retorica marziale di queste pagine v’è la sicurezza di una presenza forte che, come si diceva nei Salmi già citati, si accampa accanto agli oppressi e ai fedeli per tutelarli e salvarli.

Publié dans:angeli, CAR. GIANFRANCO RAVASI |on 26 mars, 2011 |Pas de commentaires »

CRESCE LA DEVOZIONE PER GLI ANGELI CUSTODI

dal sito:

http://www.zenit.org/article-21311?l=italian

CRESCE LA DEVOZIONE PER GLI ANGELI CUSTODI

Intervista al fondatore dell’Associazione Milizia di San Michele Arcangelo

di Antonio Gaspari

CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 8 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Seppure l’esistenza, la presenza e la realtà degli angeli custodi sia espressa chiaramente nelle Sacre Scritture e nella tradizione millenaria della Chiesa, la devozione agli angeli, soprattutto nel periodo post-conciliare è stata banalizzata e addirittura respinta.
Nel mondo secolarizzato gli angeli sono addirittura diventati oggetto di spiritualismo, irenismo e la loro banalizzazione ha preso piede anche all’interno dei movimenti « new age ».
Per far conoscere la realtà angelica, il loro ruolo nella realtà, nella tradizione e nella devozione cattolica, don Marcello Stanzione, parroco dell’Abbazia di santa Maria Nova nel comune di Campagna (SA) ha rifondato l’Associazione Milizia di San Michele Arcangelo, e ogni anno organizza un convegno internazionale e pubblica libri sull’argomento.
Uno dei suoi ultimi volumi si intitola proprio « Invito alla devozione degli angeli custodi » (Edizioni Villadiseriane).
Per approfondire la conoscenza degli angeli custodi e della loro devozione, ZENIT lo ha intervistato.
Chi sono gli angeli custodi? Esistono veramente?
Don Marcello: Sono una particolare categoria di creature di Dio, spiriti incorporei che hanno il compito di proteggere singolarmente ogni individuo. Ci sono diverse categorie di angeli che hanno differenti mansioni. Per esempio gli angeli del Padre, gli angeli del Figlio, gli angeli dello Spirito Santo e gli angeli della Madonna. Vi sono poi, ad esempio, gli angeli che reggono gli elementi del cosmo. Gli angeli esistono veramente perché lo afferma Gesù Cristo, lo ribadisce il Magistero della Chiesa, tutta la Tradizione teologia e, a livello logico-razionale, sono uno degli anelli della Creazione, insieme al regno minerale, vegetale, animale ed umano.
Eppure dopo il Concilio Vaticano II, soprattutto nel Catechismo scritto dalla Chiesa olandese si negava l’esistenza degli angeli custodi. Che cosa dicono le Sacre Scritture a proposito? E la Tradizione?
Don Marcello: Come ho sempre ribadito, l’infiltrazione teologica post- conciliare di alcuni professori « del Reno » che hanno protestantizzato la teologia cattolica ha portato alla marginalizzazione, se non addirittura, all’irrisione di alcuni temi specifici del cattolicesimo come ad esempio il Purgatorio e gli angeli, sia dei buoni che dei cattivi. Quasi ogni pagina della Bibbia parla degli angeli che non sono metafore ma persone reali, dotate di anima e di intelligenza. La Tradizione che conta è quella dei santi e gli angeli sono presenti in quasi tutte le agiografie dei mistici più importanti (San Giovanni della Croce, Santa Teresa d’Avila, santa Francesca Romana, san Pio da Pietrelcina, santa Faustina Kowalska, san Josémaria Escrivà de Balaguer…).
Perché il Signore ha creato gli angeli custodi? Quali sono i loro compiti?
Don Marcello: Siccome la vita sulla terra è esposta a gravi pericoli, sia per il corpo che per l’anima, e tutte le persone importanti hanno una scorta o delle guardie del corpo, siccome noi siamo importantissimi per Dio, il Signore ci ha messo a fianco uno Spirito celeste che, come dice la famosa preghiera « Angele Dei » ci illumina, ci custodisce, ci regge e ci conduce alla salvezza del Paradiso.
Come e quando è nata la festa degli angeli custodi?
Don Marcello: Il Vescovo di Rodez François d’Estaing aveva una particolare devozione verso gli angeli custodi e, dopo molte prove, contrasti e sofferenze, riuscì a far approvare dal papa Leone X, nel 1518, la Festa degli angeli Custodi da solennizzare il 2 ottobre che, allora, era il primo giorno libero dopo la Festa di San Michele.
In che modo ogni persona può e deve riferirsi al suo angelo custode?
Don Marcello:  San Bernardo, nel XII secolo,a riguardo degli Spiriti celesti,  parla di « riverenza per la persona; devozione per la benevolenza; fiducia per la custodia ».
Può indicarci qualche gruppo o associazione cattolica promotrice della devozione agli angeli e alla pratica della pietà angelica?
Don Marcello: In Francia vi è l’Associazione dei Santi angeli Custodi, con sede centrale a Lione, ed è animata, fin dal 1891 dai Chierici regolari di San Viatore. Essa edita una rivista periodica mensile intitolata L’Angelo Custode, per averla si può scrivere a 21, montée saint.Laurent 60005 Lyon (F). vi è poi l’Opus Angelorum, fondato il 26 aprile 1949, in Austria da Gabriella Bitterlich. La sede italiana è a Roma in Via Antonio Musa, 8. Telefono 06-8968450 oppure 06-44251479. Vi è poi, la Confraternita di San Michele Arcangelo al Monte Gargano, attualmente guidata dai Padri Micaeliti polacchi. Infine, a Roma, vi è la Pia Unione di San Michele Arcangelo, che ha la propria sede presso la Collegiata di Sant’Angelo in Pescheria, al Portico di Ottavia, attualmente guidata dai Padri Caracciolini. Per chi volesse informazioni sulla Milizia di san Michele Arcangelo di cui sono l’Assistente Spirituale, può scrivere a Parrocchia Santa Maria La Nova 84022 Campagna (SA).

Publié dans:angeli |on 1 octobre, 2010 |Pas de commentaires »

Giovanni Paolo II : « la verità sull’esistenza degli angeli » (udienza 1986)

avevo cercato qualche cosa sugli angeli perché ai francesi piacciono, li amano, ho trovato una bella preghiera, ma non il testo in italiano, ho trovato, invece questa bella catechesi di Papa Giovanni Paolo II,  dal sito:

http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/audiences/1986/documents/hf_jp-ii_aud_19860806_it.html

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 6 agosto 1986

1. Nelle recenti catechesi abbiamo visto come la Chiesa, illuminata dalla luce proveniente dalla Sacra Scrittura, ha professato lungo i secoli la verità sullesistenza degli angeli come esseri puramente spirituali, creati da Dio. Lo ha fatto fin dallinizio con il simbolo niceno-costantinopolitano e lo ha confermato nel Concilio Lateranense IV (1215), la cui formulazione è ripresa dal Concilio Vaticano I nel contesto della dottrina sulla creazione: Dio creò insieme dal nulla fin dallinizio del tempo luna e laltra creatura, quella spirituale e quella corporea, cioè langelica e la terrena, e quindi creò la natura umana come ad entrambi comune, essendo costituita di spirito e di corpo (DS 3002). Ossia: Dio creò fin dal principio entrambe le realtà: quella spirituale e quella corporale, il mondo terreno e quello angelico. Tutto ciò egli creò insieme (simul) in ordine alla creazione delluomo, costituito di spirito e di materia e posto secondo la narrazione biblica nel quadro di un mondo già stabilito secondo le sue leggi e già misurato dal tempo (deinde).

2. Assieme allesistenza, la fede della Chiesa riconosce certi tratti distintivi della natura degli angeli. Il loro essere puramente spirituale implica prima di tutto la loro non materialità e la loro immortalità. Gli angeli non hanno corpo (anche se in determinate circostanze si manifestano sotto forme visibili in ragione della loro missione a favore degli uomini) e quindi non sono soggetti alla legge della corruttibilità che accomuna tutto il mondo materiale. Gesù stesso, riferendosi alla condizione angelica, dirà che nella vita futura i risorti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli (Lc 20, 36).

3. In quanto creature di natura spirituale, gli angeli sono dotati di intelletto e di libera volontà, come luomo, ma in grado a lui superiore, anche se sempre finito, per il limite che è inerente a tutte le creature. Gli angeli sono quindi esseri personali e, in quanto tali, sono anchessi a immagine e somiglianza di Dio. La Sacra Scrittura si riferisce agli angeli adoperando anche appellativi non solo personali (come i nomi propri di Raffaele, Gabriele, Michele), ma anche collettivi (come le qualifiche di Serafini, Cherubini Troni, Potestà, Dominazioni, Principati), così come opera una distinzione tra angeli e arcangeli. Pur tenendo conto del linguaggio analogico e rappresentativo del testo sacro, possiamo dedurre che questi esseri-persone, quasi raggruppati in società, si suddividono in ordini e gradi, rispondenti alla misura della loro perfezione e ai compiti loro affidati. Gli autori antichi e la stessa liturgia parlano anche dei cori angelici (nove, secondo Dionigi lAreopagita). La teologia, specialmente quella patristica e medievale, non ha rifiutato queste rappresentazioni cercando invece di darne una spiegazione dottrinale e mistica, ma senza attribuirvi un valore assoluto. San Tommaso ha preferito approfondire le ricerche sulla condizione ontologica, sullattività conoscitiva e volitiva e sulla elevazione spirituale di queste creature puramente spirituali, sia per la loro dignità nella scala degli esseri, sia perché in loro poteva meglio approfondire le capacità e le attività proprie dello spirito allo stato puro, traendone non poca luce per illuminare i problemi di fondo che da sempre agitano e stimolano il pensiero umano: la conoscenza, lamore, la libertà, la docilità a Dio, il raggiungimento del suo regno.

4. Il tema cui abbiamo accennato potrà sembrare lontano oppure meno vitale alla mentalità delluomo moderno. Eppure la Chiesa, proponendo con franchezza la totalità della verità su Dio Creatore anche degli angeli, crede di recare un grande servizio alluomo. Luomo nutre la convinzione che in Cristo, Uomo Dio, è lui (e non gli angeli) a trovarsi al centro della divina rivelazione. Ebbene, lincontro religioso con il mondo degli esseri puramente spirituali diventa preziosa rivelazione del suo essere non solo corpo ma anche spirito, e della sua appartenenza a un progetto di salvezza veramente grande ed efficace, entro una comunità di esseri personali che per luomo e con luomo servono il disegno provvidenziale di Dio.

5. Notiamo che la Sacra Scrittura e la Tradizione chiamano propriamente angeli quegli spiriti puri che nella fondamentale prova di libertà hanno scelto Dio, la sua gloria e il suo regno. Essi sono uniti a Dio mediante lamore consumato che scaturisce dalla beatificante visione, faccia a faccia, della santissima Trinità. Lo dice Gesù stesso: Gli angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli (Mt 18, 10). Quel vedere sempre la faccia del Padre è la manifestazione più alta delladorazione di Dio. Si può dire che essa costituisce quella liturgia celeste, compiuta a nome di tutto luniverso, alla quale incessantemente si associa la terrena liturgia della Chiesa, specialmente nei suoi momenti culminanti. Basti qui ricordare latto col quale la Chiesa, ogni giorno e ogni ora, nel mondo intero, prima di dare inizio alla preghiera eucaristica nel cuore della santa Messa, si richiama agli angeli e agli arcangeli per cantare la gloria di Dio tre volte Santo, unendosi così a quei primi adoratori di Dio, nel culto e nellamorosa conoscenza dellineffabile mistero della sua santità.

6. Sempre secondo la rivelazione, gli angeli, che partecipano alla vita della Trinità nella luce della gloria, sono anche chiamati ad avere la loro parte nella storia nella salvezza degli uomini, nei momenti stabiliti dal disegno della divina Provvidenza. Non sono essi tutti spiriti incaricati di un ministero inviati per servire coloro che devono entrare in possesso della salvezza?, domanda lautore della Lettera agli Ebrei (Eb 1, 14). E questo crede e insegna la Chiesa, in base alla Sacra Scrittura dalla quale apprendiamo che compito degli angeli buoni è la protezione degli uomini e la sollecitudine per la loro salvezza. Troviamo queste espressioni in diversi passi della Sacra Scrittura, come ad esempio nel Salmo 90 già più volte citato: Egli darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi. Sulle loro mani ti porteranno perché non inciampi nella pietra il tuo piede (Sal 90, 11-12). Gesù stesso, parlando dei bambini e ammonendo di non dar loro scandalo, si richiama ai loro angeli (Mt 18, 10); attribuisce inoltre agli angeli la funzione di testimoni nel supremo giudizio divino sulla sorte di chi ha riconosciuto o ha rinnegato il Cristo: Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio delluomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio (Lc 12, 8-9). Queste parole sono significative perché se gli angeli prendono parte al giudizio di Dio, sono interessati alla vita delluomo. Interesse e partecipazione che sembrano ricevere una accentuazione nel discorso escatologico, nel quale Gesù fa intervenire gli angeli nella parusia, ossia nella definitiva venuta di Cristo alla fine della storia (cf. Mt 24, 31; 25, 31. 41).

7. Tra i libri del Nuovo Testamento, sono specialmente gli Atti degli apostoli che ci fanno conoscere alcuni fatti che attestano la sollecitudine degli angeli per luomo e per la sua salvezza. Così, quando langelo di Dio libera gli apostoli dalla prigione (cf. At 5, 18-20)e prima di tutto Pietro, che era minacciato di morte dalla mano di Erode. (cf. At 12, 5-10) O quando guida lattività di Pietro nei riguardi del centurione Cornelio, il primo pagano convertito (cf. At 10, 3-8; 11, 12-16), e analogamente lattività del diacono Filippo lungo la via da Gerusalemme a Gaza. (cf. At 8, 26-29)

Da questi pochi fatti citati a titolo esemplificativo, si comprende come nella coscienza della Chiesa abbia potuto formarsi la persuasione sul ministero affidato agli Angeli in favore degli uomini. Perciò la Chiesa confessa la sua fede negli angeli custodi, venerandoli nella liturgia con una festa apposita, e raccomandando il ricorso alla loro protezione con una preghiera frequente, come nellinvocazione dell’“Angelo di Dio. Questa preghiera sembra fare tesoro delle belle parole di san Basilio: Ogni fedele ha accanto a sé un angelo come tutore e pastore, per portarlo alla vita (Adversus Eunomium, III,1; si veda anche san Tommaso, Summa Theologiae, I, q. 11, a. 3).

8. È infine opportuno notare che la Chiesa onora con culto liturgico tre figure di angeli, che nella Sacra Scrittura sono chiamati per nome. Il primo è Michele arcangelo (cf. Dn 10, 13. 20; Ap 12, 7; Gd 9). Il suo nome esprime sinteticamente latteggiamento essenziale degli spiriti buoni. Mica-El significa infatti: Chi come Dio?. In questo nome si trova dunque espressa la scelta salvifica grazie alla quale gli angeli vedono la faccia del Padre che è nei cieli. Il secondo è Gabriele: figura legata soprattutto al mistero dellincarnazione del Figlio di Dio. (cf. Lc 1, 19-26) Il suo nome significa: la mia potenza è Dio oppure potenza di Dio, quasi a dire che, al culmine della creazione, lincarnazione è il segno supremo del Padre onnipotente. Infine il terzo arcangelo si chiama Raffaele. Rafa-El significa: Dio guarisce. Egli ci è fatto conoscere dalla storia di Tobia nellAntico Testamento (cf. Tb 12, 15 ss), così significativa circa laffidamento agli angeli dei piccoli figli di Dio, sempre bisognosi di custodia, di cura e di protezione.

A ben riflettere si vede che ciascuna di queste tre figure – Mica-El, Gabri-El, Rafa-El – riflette in modo particolare la verità contenuta nella domanda sollevata dallautore della Lettera agli Ebrei: Non sono forse essi tutti spiriti incaricati di un ministero, inviati per servire coloro che devono entrare in possesso della salvezza? (Eb 1, 14).

Publié dans:angeli, Papi |on 27 septembre, 2008 |Pas de commentaires »
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