http://www.bibbiaonline.it/sito/argomese/Il%20tempo%20nel%20Qohelet.htm
C’È UN TEMPO PER OGNI COSA (stralcio, è molto lungo)
Pino Pulcinelli
Quanto ad afferrrare il punto di intersezione tra l’eterno e il tempo,
si tratta di un’occupazione da santo,
non tanto un’occupazione ma qualcosa che è donato e ricevuto,
in un morire d’amore durante la vita,
nell’ardore, nell’abnegazione e nell’abbandono di sé.
Thomas S. Eliot, da: Quattro Quartetti
“Non ho tempo”
Il tempo: lo so finché non mi domandi cos’è…
Ma la Bibbia, parola ispirata da Dio, cosa ci dice sul tempo?
DIO HA FATTO BELLA OGNI COSA A SUO TEMPO:
LA RIFLESSIONE DEL QOHELET (3,1-15)
Affinando lo sguardo…
Eternità e gioia di vivere
“Godersi la vita”, dono di Dio
“NON HO TEMPO”
Il più grande tiranno di cui specialmente noi occidentali subiamo l’oppressione è il tempo: oggi più che mai tutto si misura con l’orologio, le ore lavoro, il part-time, la pausa pranzo, il tempo che è denaro, ma anche il tempo da dedicare agli amici, alla famiglia, ai figli…
Ed è strano – e per certi versi nuovo – questo fenomeno: con l’aiuto delle macchine e della tecnologia in generale, l’uomo riesce a fare sempre più cose in meno tempo, aumenta la velocità degli spostamenti delle persone, delle merci e delle informazioni, aumentano i ritmi di produzione… insomma, si risparmia un sacco di tempo…
Tempo prezioso quello risparmiato, “spendibile” sotto la voce magica: “tempo libero”.
Ma ecco che per una sorta di maleficio questo “spazio” vuoto rischia di ridiventare subito pieno, anzi, intasato di altre cose, altrettanto o a volte addirittura più stressante del tempo passato a travailler…
Ecco perché si continua a dire – forse più di prima – « Non ho tempo », “non so a chi dare il resto”, “mi ci vorrebbe un giorno di 48 ore! »
Insomma, in questo modo la vita può essere davvero quella cosa che ti succede mentre sei impegnato a fare qualcos’altro. La difficoltà viene forse anche dal fatto che si ha paura di fermarsi, di lasciare che dalla pausa e dalla riflessione sorgano domande scomode, questioni irrisolte e insabbiate…
Credo che a ognuno di noi capiti di avvertire questo malessere, di sentire un po’ di nostalgia per una vita diversa, anche se poi magari non riesce ad immaginarsela concretamente, una vita in cui il tempo non sia più tiranno, ma a servizio, a disposizione dell’uomo e delle sue relazioni vere.
Scriveva E. Levinas: “La dialettica del tempo è la dialettica stessa della relazione con gli altri”.
Per la “sanità” dell’uomo e delle sue relazioni è sempre più necessario che all’ottica angusta e soffocante del “tutto e subito” si contrapponga la chiaroveggente saggezza di chi – imparando dalla natura stessa delle cose – pazientemente sa costruire le relazioni, aspettando i tempi di ciascuno e cogliendo sempre più la verità e la bellezza dei momenti dati.
Se volessimo racchiudere in uno slogan la necessità di una vera umanizzazione del tempo, al “non ho tempo” di un’esistenza sempre più frammentata e accelerata, andrebbe sostituito il « ho tempo per te »: il rapporto con il “Tu” vissuto in gratuità, qualifica il mio tempo e fa in modo che esso diventi prezioso e assuma una dimensione di eternità.
D’altra parte non bisogna diventar vecchi per fare la scoperta in parte paradossale che il tempo – pur essendo misurabile e quantificabile dalle leggi fisiche – è parimenti una categoria psicologica, condizionata cioè dalla percezione soggettiva, per cui un minuto può sembrare non passi mai e invece gli anni volino come un soffio…
È il tempo altresì che prova la verità di certi impegni presi una volta per tutte, come quelli di uno stato di vita definitivo: “tu sei sacerdote per sempre”; oppure : “prometto di esserti fedele sempre, di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita… per sempre”.
IL TEMPO: LO SO FINCHÉ NON MI DOMANDI COS’È…
La domanda sul tempo ha sempre affascinato i filosofi; Platone ha trattato specialmente il suo rapporto con l’eterno, Aristotele quello con lo spazio. Agostino d’Ippona divenuto cristiano, da grande pensatore qual era, non ha riflettuto sul tempo in una delle tante sue opere, ma in quella più personale e esistenziale, le Confessioni, dedicando a questo tema praticamente tutto il Libro XI.
Cos’è il tempo? Chi saprebbe spiegarlo in forma piana e breve? – si chiede Agostino – Chi saprebbe formarsene anche solo il concetto nella mente, per poi esprimerlo a parole? Eppure, quale parola più familiare e nota del tempo ritorna nelle nostre conversazioni? …
Cos’è dunque il tempo? Se nessuno m’interroga, lo so; se volessi spiegarlo a chi m’interroga, non lo so. Questo però posso dire con fiducia di sapere: senza nulla che passi, non esisterebbe un tempo passato; senza nulla che venga, non esisterebbe un tempo futuro; senza nulla che esista, non esisterebbe un tempo presente… (XI, 14.17).
Anche gli scienziati, dal loro punto di vista, si sono posti ripetutamente il problema senza essere in grado di giungere ad una risposta che sia pienamente soddisfacente. La Teoria della Relatività Generale elaborata da Einstein ha comunque immesso definitivamente nella fisica la coordinata temporale tra quelle spaziali, con implicazioni determinanti per la cosmologia: sia lo spazio che il tempo hanno un inizio (G. Battistoni); questo avvalorerebbe a sua volta la teoria del Big Bang con i suoi risvolti creazionisti.
MA LA BIBBIA, PAROLA ISPIRATA DA DIO, COSA CI DICE SUL TEMPO?
Per la visione biblica, la storia – quella che nell’ottica di fede è sempre historia salutis – scaturisce dall’incontro tra Dio e l’uomo, tra un tempo dato e un tempo ricevuto; è incontro tra il temporale e l’eterno: questo è l’ambito delle relazioni che costituiscono la sostanza della vita.
Non è possibile qui passare in rassegna tutti i brani dove nella Bibbia viene tematizzato il tempo nel suo scorrere, il tempo dato all’uomo, il momento favorevole e adatto alle sue scelte – anche soltanto l’elenco del vocabolario utilizzato in questo campo semantico sarebbe lunghissimo – diciamo unicamente che esso attraversa tutti gli scritti in quanto espressione di una esperienza spirituale di un Dio sovrano della storia che si manifesta nei tempi concreti e limitati dell’uomo nella sua vicenda terrena.
Se ci limitiamo al Primo Testamento, potremmo sintetizzare dicendo che il tempo dell’uomo è nelle mani di Dio: “nelle tue mani, Signore, sono i miei tempi” (Sal 31,16); per questo sale da lui la preghiera: “insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore” (Sal 90,12).
Sul concetto di tempo hanno riflettuto principalmente i testi di tipo sapienziale; è un ritornello tipico quello che “ogni cosa ha il suo tempo”: un albero porta frutto “a suo tempo” (Sal 1,3); “Tu fai spuntare la costellazione a suo tempo” (Gb 38,32); “una parola a suo tempo com’è deliziosa” (Pr 15,23); ma è soprattutto il Siracide che tenta una sintesi teologica sul tempo, affermando che Dio si mostra come provvidenza, predisponendo ogni cosa a suo tempo per il bene dell’uomo, e che di conseguenza è prerogativa dell’uomo saggio l’accorgersi di tutto questo (Sir 39,16.33-34):
16 Quanto sono belle tutte le opere del Signore, e ciascuno dei suoi ordini si realizza a suo tempo.
Non deve dirsi: « perché questo? perché quello? » Perché ogni cosa avrà la sua soluzione a suo tempo (cf. v. 21.31).
33 le opere del Signore sono tutte buone, egli provvede a suo tempo ad ogni necessità.
34 Non deve dirsi: «Questo è peggiore di quello», perché tutto sarà riconosciuto giusto a suo tempo.
La sua è una visione che può apparire troppo semplice e ottimistica a chi si trova nella prova o nello sconforto, in una situazione in cui non vede più il senso delle cose e il male sembra prevalere; forse è indirettamente anche una risposta di tipo apologetico a chi, sempre tra gli scrittori ebraici, con maggiore realismo prende atto della complessità insita nella realtà, e della incapacità dell’uomo di venirne a capo completamente. L’autore a cui alludiamo è il Qohelet.
visione d’insieme” (P. Sacchi).