Colossesi 3, 12

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IL CUORE – SIMBOLI BIBLICI
Il termine cuore si riferisce principalmente alla persona nella sua totalità e non soltanto al cuore come sede dei sentimenti e dell’affetto. Il cuore è il luogo da dove scaturiscono pensieri, sentimenti intimi, progetti, razionalità, autenticità, comportamenti.
Nella Bibbia, infatti, con il cuore si pensa, si ascolta, si decide, si ama, si giudica, si ricorda, ci si relaziona. Il cuore può essere puro (cfr. Mt 5,8) e cercare Dio o doppio (cfr. Sal 12,3) che provoca comportamenti cattivi. Gesù esprime lapidariamente questa concezione con l’espressione: «Dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore» (Lc 12,34). Anna, la madre del profeta Samuele esprime la gioia che inonda tutta la sua persona con le parole: «Il mio cuore esulta nel Signore» (cfr.1 Sam 2,1). Anche Dio, che è pienamente coinvolto nella storia del suo popolo, ha un cuore che lo determina positivamente: «Il mio cuore si commuove dentro di me» (Os 11,8).
Il cuore, in quanto interiorità, è spesso offuscato dall’apparenza esteriore, ma Dio lo vede senza inganno: «Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l’ho scartato, perché non conta quel che vede l’uomo: infatti, l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore» (1 Sam 16,7). Il salmista prega: «Scrutami, o Dio, e conosci il mio cuore, provami e conosci i miei pensieri» (Sal 138, 23). Il libro del Deuteronomio raccomanda di ricordare nel cuore e di meditare ciò che Dio ha fatto per il popolo (4,39) per non inorgoglire il cuore e dimenticare Dio. Invita a fissare i suoi precetti nel cuore (cfr. Dt 6,4.6; 8, 14-17). Molti passi biblici, in particolare i testi profetici ricordano che la fedeltà a Dio si realizzerà quando egli porrà nel loro intimo ‘un cuore nuovo’ capace di riconoscere Dio e di servirlo (cfr. Ger 31,33). La persona dal cuore vivo è incapace d’ipocrisia. Il salmista chiede a Dio di liberarlo dall’orgoglio del cuore che lo porterebbe a cercare cose superiori alle sue forze, ingannandosi (Sal 131,1). Il libro dei Proverbi consiglia di affidarsi a Dio con tutto il cuore più che alla propria intelligenza (cfr. Prov 3,5). Gesù proclama beati coloro il cui cuore è puro, rivolto, cioè, unicamente a Dio da cui dipende (Mt 5, 8) e rimprovera coloro avendo indurito il cuore non possono credere in lui. Dopo la sua risurrezione rimprovera la loro incredulità e durezza di cuore (Mc 16,1).
Gesù nel Nuovo Testamento spiega che il male come anche il bene hanno origine nel cuore: «Dal di dentro, infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza» (cfr. Mc 7,21-13). I pensieri nascono dal cuore e poi si formulano nella mente: «Perché pensate cose cattive nei vostri cuori» (Mc 2,26; cfr. Lc 1,51; Sal 140,3). Gesù si autodefinisce mite e umile di cuore (cfr. Mt 11,25-30) perché il suo essere profondo è incapace di imporsi con la violenza e le relazioni che egli stabilisce donano riposo e ristoro.
Da Sapere
Nei racconti dell’infanzia, Luca per tre volte afferma che Maria ‘conservava nel cuore queste cose’ e le meditava, indicando in lei la serva fedele che non dimentica le parole e gli eventi di Dio, anzi lasciandole depositare nel suo profondo (cuore) ha realizzato nella vita la parola di Dio ricevuta e amata (cfr. Lc 1, 66; 2,19; 2,61).
I verbi della fede sono collegati con la docilità del cuore come questi esempi evidenziano: amare (Dt 6,5); ricordare (Dt 4,9); ascoltare (cfr.1Re 3,8); osservare (Sal 119,34); cercare (Sal 27,8; 119,10); servire (Gs 22,5); lodare (Sal 86,12 ); convertirsi (Gl 2,13); custodire fedelmente (Sal 119, 68), valutare con saggezza (cfr. Sal 90,12).