11 GIUGNO 2017 | 10A DOMENICA: LA SS. TRINITÀ – A | OMELIA

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11 GIUGNO 2017 | 10A DOMENICA: LA SS. TRINITÀ – A | OMELIA

Nel nome del Padre, Figlio e Spirito Santo

Per cominciare
Il Dio dei cristiani è un solo Dio, in tre persone. È questo uno dei misteri della nostra fede e ci crediamo perché ci è stato rivelato da Gesù. Gesù ci rivela anche che Dio è Trinità per noi, per amore, per la nostra salvezza.
La parola di Dio
Esodo 34,4b-6.8-9. Mosè sale sul monte Sinai per incontrarsi con Dio, ricevere la legge e per chiedergli di essere il Dio del suo popolo. Iahvè si presenta pieno di misericordia e di pietà e Mosè gli chiede di perdonare la durezza del loro cuore e di camminare davanti a loro.
2 Corinzi 13,11-13. Paolo saluta cristianamente i Corinzi, nel nome del Signore Gesù, nel nome di Dio che è Padre e nella comunione dello Spirito Santo. E li invita al coraggio, all’unità, alla fraternità: « Salutatevi con il bacio santo », dice loro.
Giovanni 3,16-18. Gesù è il Figlio di Dio e il Padre lo ha inviato tra noi per salvarci. È l’ardita rivelazione di Gesù a Nicodemo nel loro colloquio notturno.

Riflettere
Il brano di Giovanni ci propone un passaggio del dialogo notturno di Gesù con Nicodemo, un « maestro d’Israele », un fariseo membro del sinedrio.
Con il tempo, chissà per quali altre vicende, Nicodemo si schiererà dalla parte di Gesù fino a difenderlo pubblicamente tra i suoi colleghi (Gv 7,50-51), e al momento della deposizione dalla croce di Gesù, sarà lui insieme a Giuseppe d’Arimatea a occuparsi della sua sepoltura, uscendo allo scoperto, se non addirittura manifestandosi suo seguace (cf Gv 19,39).
Nicodemo fa fatica a capire ciò che dice Gesù. Gesù gli propone un profondo cambiamento di vita, una vera rinascita « dall’alto ». E poi gli rivela la sua identità di messia atteso e annunciato, centro della fede dei credenti, segno dell’amore di Dio-Padre verso ogni uomo. Un amore che molti non accolgono, perché non amano la verità, e che verrà suggellato dalla sua passione e morte che dovrà affrontare. Per questo la salvezza di ogni uomo si gioca soltanto nell’adesione a lui.
Qualcuno ha scritto giustamente che questo brano « è un vangelo nel vangelo », nel senso che riassume tutti i grandi temi legati alla vicenda e alla missione di Gesù.
« Dio ha tanto amato il mondo », dice Gesù. Egli, il Padre, che è amore, ama senza limiti e, come ama il Figlio, così ama ogni persona umana, l’umanità intera, a cui dona la salvezza.
Il suo amore si è fatto persona umana, si è reso visibile. In Gesù, il Figlio, ha raccontato il suo amore e ha rivelato i suoi progetti sull’umanità.
Noi infatti possiamo parlare di Dio e del suo mistero trinitario solo perché il Padre stesso ha scelto di entrare in relazione con il mondo, di dimorare con il suo popolo e di camminare al suo fianco, rivelandosi per mezzo del Figlio.
Dio, come afferma il teologo Hans Urs von Balthasar, in qualche modo « rinuncia a essere Dio solo per se stesso », per aprirsi nell’amore alla sua creazione. È il mistero profondo della rivelazione di Dio che crea per amore e si rivela per amore in Gesù.
« Da dare il suo Figlio, unigenito… », dice ancora Gesù. Non è una biografia qualsiasi quella di Gesù. Egli nella sua vita rivela un amore smisurato, al fine di rendere esplicito l’amore del Padre, di renderlo trasparente e ottenere una risposta di amore per fare dell’umanità un popolo di figli nel Figlio: « Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me » (Gv 12,32).
Il Figlio, dice ancora Gesù a Nicodemo, non è venuto per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. L’amore del Padre, la sua volontà salvifica, diventa trasparente nel Figlio incarnato.
« Chi crede nel Figlio non è condannato » (Gv 3,18). Perché la salvezza passa attraverso l’accoglienza del Figlio. Chi accoglie il Figlio accoglie il Padre che lo ha mandato. Accogliere o rifiutare il Figlio è accogliere o rifiutare l’amore del Padre, accogliere o rifiutare la sua « alleanza » e i suoi progetti.
Nei versetti conclusivi (Gv 3,19-21), riprendendo un tema a lui caro, l’evangelista Giovanni ripete che è una scelta tra luce e tenebre, tra verità e menzogna.
Giovanni pone l’attenzione anche sul dono dello Spirito, che ha il compito di aprire il cuore di ogni uomo nei confronti del Figlio Gesù, per scorgere in lui la rivelazione del volto amabile del Padre.
L’amore del Padre non è destinato a rimanere chiuso nell’uomo, come un tesoro personalissimo, ma privato. Paolo invita all’amore i nuovi cristiani dicendo: « Salutatevi a vicenda con il bacio santo ». Il mistero della Trinità, che testimonia l’amore profondissimo tra le tre Persone, sta a fondamento della comunione tra gli uomini. La conoscenza del mistero d’amore di Dio spinge i cristiani a diventare « un cuor solo e un’anima sola », diventando anch’essi testimoni, rivelazione, di un amore donato.

Attualizzare
Conoscere Dio è una delle aspirazioni più profonde dell’umanità. Ogni civiltà ha espresso a modo suo una concezione religiosa e un proprio riferimento a una qualche divinità.
Il cristiano sa che una prima rivelazione dell’esistenza e della grandezza di Dio è la creazione. Il mondo è specchio di Dio. Scrive Paolo: « Ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha manifestato a loro. Infatti le sue perfezioni invisibili, ossia la sua eterna potenza e divinità, vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute. Essi dunque non hanno alcun motivo di scusa » (Rm 1,19-20).
La nostra intelligenza ci porta a Dio. Tutto ciò che esiste non si spiega da solo: qualcuno ha programmato il computer della nostra vita, deve esistere un Creatore che sostiene ogni cosa. Se c’è un giardino pieno di fiori coloratissimi e ben coltivati, c’è sicuramente un giardiniere che lo cura. « È logico servirsi di un orologio, negando nello stesso tempo l’esistenza dell’orologiaio? », afferma l’intellettuale anticlericale Voltaire, che se la prende addirittura con gli atei e indica loro il cielo pieno di stelle. « Questo meraviglioso ordine che scorgiamo nel cielo », diceva anche Newton, « non può che essere opera di un Essere onnipotente e onnisciente ».
È piuttosto l’ateo a credere in molte cose inspiegabili: crede nella casa, ma non nell’architetto; crede nel quadro, ma non nel pittore; crede nel figlio, ma non nel padre che lo ha messo al mondo.
Se poi consideriamo la natura nel suo insieme e le leggi che la regolano, dall’acqua che gela a zero gradi, alla cometa Halley, che puntualmente ricompare ogni 76 anni, diventa inspiegabile questo comportamento « intelligente » da parte di corpi tutto sommato bruti e senza cervello. È come se un uomo gettasse una dozzina di dadi e tutti insieme si voltassero sul sei per un miliardo di volte: non sarebbe possibile, senza una mente che programmi quel fenomeno!
Eppure la creazione è un segno convincente, ma ancora imperfetto di Dio. Il suo amore trova scogli difficili da superare nelle varie forme di sofferenza che ogni persona sperimenta, dalla malattia alle tragedie delle inondazioni e dei terremoti, che travolgono migliaia di persone e cose.
La vera rivelazione di Dio è il Figlio Gesù, che manifesta nei confronti di tutti quelli che incontra un’apertura e un amore senza misura. Egli accoglie e perdona, guarisce e piange con chi soffre ed è solidale con ogni persona in difficoltà.
È il Figlio che rivela pienamente l’amore del Padre, che fa « nascere da acqua e Spirito » (Gv 3,5) e manda su quelli che l’hanno seguito lo Spirito Santo, per renderli idonei a continuare la sua opera di rivelazione e di salvezza.

Quel segno di Croce
Giocatori e atleti che prima di scendere in campo si segnano senza pudore davanti a migliaia e milioni di spettatori allo stadio e alla televisione. Che cosa fanno? Sono diventati improvvisamente uomini religiosi? O la loro è solo scaramanzia? O addirittura superstizione? Oppure è un atto di fede implicito in quella che è la più chiara e semplice manifestazione della Trinità? Perché il segno di croce è riferimento a Gesù nel momento del suo supremo atto di amore, ma ci si segna precisamente nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. C’è qualcosa di più esplicito? Forse il loro è davvero espressione di un barlume di fede in Qualcuno o in qualcosa di superiore… Ma in questo caso siamo ancora molto lontani da una vera fede, che ha come centro il Dio cristiano, che è solo così: Padre, Figlio e Spirito.

Preghiamo la Trinità con Madre Teresa di Calcutta
« O Dio del cuore, tu che hai creato e dato la vita a tutti noi, facci crescere in amore per te e l’uno per l’altro. Hai mandato il tuo Figlio Gesù Cristo per rivelarci che ti prendi cura di noi tutti e che tu ci ami. Donaci il tuo Santo Spirito, affinché susciti in noi una fede forte, abbastanza forte per capire con profonda comprensione la vita degli altri popoli, in modo da saper scorgere in ogni bicchiere d’acqua, offerto all’assetato, un bicchiere d’acqua offerto all’amato tuo Figlio ».

Dio si è mostrato in Gesù Cristo
« Per noi Dio non è un’ipotesi distante, non è uno sconosciuto che si è ritirato dopo il « big bang ». Dio si è mostrato in Gesù Cristo. Non volto di Gesù Cristo vediamo il volto di Dio. Nelle sue parole sentiamo Dio stesso parlare con noi » (Benedetto XVI, Lettera ai Seminaristi).

Da (fonte autorizzata): Umberto DE VANNA sdb

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