4 GIUGNO 2017 | 8A DOM.: PENTECOSTE – A | OMELIA

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4 GIUGNO 2017 | 8A DOM.: PENTECOSTE – A | OMELIA

VIENI SPIRITO SANTO, VIENI

Per cominciare Nel giorno della Pentecoste nasce la chiesa. Discende sugli apostoli lo Spirito Santo: le porte si spalancano, Pietro, che si era manifestato vile nel momento della prova, ora si fa coraggioso testimone della risurrezione di Cristo. Molti accolgono la sua parola e vengono battezzati e in quel giorno si aggregarono a loro « circa tremila persone » (At 2,41).

La parola di Dio Atti 2,1-11. Questa prima lettura, presente nei tre anni della liturgia, presenta il misterioso evento della Pentecoste, così come lo descrive Luca. L’ »improvviso fragore dal cielo, quasi un vento che si abbatte impetuoso », rimanda al Sinai, quando Iahvè strinse la prima alleanza con il suo popolo. Ma anche al superamento di Genesi 11: come la torre di Babele ha confuso le lingue e ha disperso le genti, così la Pentecoste crea comunicazione e comunione tra genti diverse per lingue e cultura. 1 Corinzi 12,3b-7.12-13. Paolo riconosce la ricchezza dei carismi che si sono manifestati nella comunità cristiana di Corinto, ma è anche preoccupato che questi siano usati per l’ »utilità comune », dal momento che sono tutti a servizio della stessa chiesa, corpo di Cristo. Giovanni 20,19-23. Leggiamo in questo brano il racconto della Pentecoste secondo Giovanni. Gesù alita sugli apostoli e dona loro lo Spirito. Uno Spirito che dà agli apostoli il potere di rimettere i peccati, che è un grande dono a servizio della comunità. Una comunità che si consolida proprio nella riconciliazione.

Riflettere La Pentecoste era una festa ebraica, ed esisteva prima che gli apostoli ricevessero lo Spirito Santo. La prima lettura ci ricorda il momento in cui, « mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste » gli apostoli e i discepoli vengono coinvolti in un’esperienza che li trasforma profondamente. La festa di Pentecoste, sette settimane dopo la Pasqua, era molto sentita dagli ebrei, perché era la festa della mietitura, del raccolto. Ma con il tempo venne ad assumere sempre più il carattere di festa religiosa: si ricordava in modo speciale l’alleanza ricevuta da Mosè sul Sinai, e il tempo in cui aveva ricevuto dalle mani di Iahvè la torah. Era una delle tre solennità in cui gli ebrei si recavano in pellegrinaggio al tempio di Gerusalemme. Per i cristiani è la festa della nascita della chiesa. Gli apostoli si trasformano da paurosi e traditori, in uomini coraggiosi e in testimoni entusiasti del fatto della risurrezione di Gesù, annunciatori del suo vangelo. I fatti e i fenomeni così come vengono raccontati sono pieni di simboli e fanno sicuramente riferimento alla prima alleanza sul monte Sinai: si sente un forte vento; si posano su di loro come lingue di fuoco e si mettono a parlare in altre lingue. C’è tanta gente di nazioni e di lingue diverse che ascoltano e comprendono le parole di Pietro. È esattamente il fenomeno opposto a quello della torre di Babele: là, come una maledizione, ci fu la prima confusione delle lingue e la divisione tra le genti. Qui una nuova comunione tra una moltitudine di genti diverse. Il verificarsi di questi fenomeni straordinari è abbastanza sorprendente, perché nel vangelo, anche quando i fenomeni sono eccezionali (come una moltiplicazione di pani che coinvolge e sfama migliaia di persone), il racconto si fa piano, quasi ordinario. Paolo nella seconda lettura ricorda in particolare che lo Spirito Santo consacra la nostra originalità – i nostri « carismi » – e li mette a servizio della chiesa. « Dio ha bisogno degli uomini, Dio ha bisogno di te », come dice il canto, ma ognuno opera « per il bene comune », così come le diverse membra di un corpo, pur avendo ognuna la sua specifica funzione, sono tutte a servizio della persona.

Attualizzare È il giorno del compleanno della chiesa, nata da una nuova alleanza stipulata dal sangue di Gesù e dalla discesa dello Spirito Santo. C’è tanto entusiasmo tra gli apostoli. Migliaia le conversioni. Com’è cambiato Pietro che solo alcuni giorni prima aveva detto di non conoscere nemmeno Gesù! Nel racconto degli Atti degli apostoli tutto è immagine, spettacolarità: qualcuno ha parlato dello spot di Dio, della sua agenzia di pubblicità… « Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita », diciamo a ogni messa festiva. Ma in realtà lo Spirito Santo è ancora il grande dimenticato nella vita dei cristiani. Eppure nella storia della salvezza è protagonista: quando si parla di Spirito Santo avviene sempre qualcosa di straordinario: scende in Maria e il Figlio di Dio si fa uomo, si posa su Gesù nel battesimo e ha inizio la sua vita pubblica. È in forza dello Spirito di Dio che Gesù risorge. A Pentecoste lo Spirito trasforma un manipolo di paurosi in testimoni coraggiosi e nasce la chiesa. È Spirito di novità: Gesù parla a Nicodemo di rinascita nello Spirito, Ezechiele parla dello Spirito che riporta la vita nelle ossa spente degli ebrei (37,5). È Spirito di unità: come lo Spirito è l’amore che tiene uniti il Padre e il Figlio, così è l’amore che tiene uniti i cristiani. In questo senso è l’opposto di ciò che è capitato ai costruttori della Torre di Babele: se là c’è stata la confusione delle lingue e l’impossibilità di comunicare, nel giorno di Pentecoste ci si comprende, pur parlando lingue diverse ed essendo popoli diversi. Nasce una nuova comunità unita, pur avendo radici diverse, idee diverse, culture diverse… È Spirito missionario. Lo Spirito non chiude gli apostoli nel cenacolo, per custodire nel cuore i bei ricordi di ciò che avevano vissuto con Gesù, ma li spinge alla missione, ad andare addirittura ai pagani, correndo tutti i rischi del caso, organizzando un nuovo modo di vivere l’alleanza. È Spirito di unità pur tra molti carismi: a ciascuno viene data una particolarità dello Spirito per l’utilità comune. È Spirito creativo: la creazione geme nelle doglie del parto e l’uomo deve fare nuova ogni cosa: lo Spirito è l’imprevedibilità di Dio. È Spirito di perdono e di riconciliazione: « Ricevete lo Spirito Santo: a chi rimetterete i peccati, saranno rimessi… ». Lo Spirito è il dono della vicinanza di Dio, che abita nell’uomo grazie allo Spirito. Lo Spirito è, per i credenti, al centro del proprio cammino personale ed è l’anima della chiesa, che lo rende presente nella parola, nel magistero, nei sacramenti. Una chiesa che senza lo Spirito non sarebbe che un’istituzione benefica tra le tante, mentre al soffio dello Spirito diventa il prolungamento dell’incarnazione di Gesù.

La corrente che porta l’acqua alla foce Parlando della Trinità, san Gregorio Nazianzeno la paragona a un corso d’acqua: il Padre è la sorgente, il Figlio il fiume e lo Spirito Santo la corrente che fa scorrere l’acqua e le fa raggiungere la foce. La sorgente e l’acqua hanno un nome, la corrente no, ma tutto il movimento dell’acqua dipende dallo Spirito. Così accade all’interno della Trinità e nella storia della chiesa.

Per preparasi alla Pentecoste Santa Luisa de Marillac, fondatrice, insieme a san Vincenzo de’ Paoli, delle Figlie della Carità, aveva un attaccamento speciale alla festa di Pentecoste. Scrive alle sue suore: « È vero, questo tempo di preparazione mi è molto caro. In questo giorno in cui Dio diede a Mosè la sua legge scritta, in questo medesimo giorno, sotto la legge della grazia, ha dato alla sua chiesa la legge del suo amore, che dava insieme all’uomo la capacità di praticarla. Per questo ho pensato di domandare il permesso di disporci a questa festività astenendoci dalla santa Comunione durante questi undici giorni in cui la santa Vergine, gli apostoli e le sante donne sono rimaste separate dal loro Maestro ». Da (fonte autorizzata): Umberto DE VANNA sdb

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