Ascensione del Signore

28 MAGGIO 2017 | 7A DOM.: ASCENSIONE DI GESÙ – A | OMELIA
ASCENSIONE DI GESU’ AL CIELO
Per cominciare
« Gesù è risorto dai morti e siede alla destra di Dio nei cieli », dice Paolo agli Efesini. E li invita a conoscere più profondamente Dio che si rivela in Gesù. Il vangelo di Matteo afferma che « alcuni dubitavano » anche durante le apparizioni di Gesù risorto. In realtà l’ascensione è il raggiungimento della fede piena da parte degli apostoli, che si rendono finalmente conto della identità divina di Gesù.
La parola di Dio
Atti 1,1-11. È l’inizio del libro degli Atti. I primi cinque versetti costituiscono il « prologo »: Luca riprende la narrazione dove l’aveva lasciata nel suo vangelo: Gesù risorto si mostra vivo, prima di salire al cielo. Gli altri versetti presentano il racconto dell’Ascensione di Gesù e la promessa dello Spirito Santo.
Efesini 1,17-23. Paolo riassume con grande partecipazione gli avvenimenti della risurrezione e ascensione di Gesù, che costituiscono la grande speranza a cui Dio ci ha chiamati. E prega perché i cristiani siano illuminati da Dio per comprendere che Gesù siede alla destra di Dio, e occupa la posizione più grande che si possa immaginare nel presente e nel futuro.
Matteo 28,16-20. Convocati in Galilea, gli apostoli ricevono da Gesù risorto il compito di ammaestrare e battezzare tutte le nazioni, e di diffondere il suo progetto evangelico di vita. E li rassicura che si troverà al loro fianco « fino alla fine del mondo ».
Riflettere
A differenza di Marco e Luca, il vangelo di Matteo non presenta l’ascensione. Ma si conclude con il mandato agli apostoli da parte del Risorto, a cui « è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra ». « Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli », dice loro Gesù, « insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato » (Mt 28,16-20). È la missione di Gesù che continua nei suoi apostoli, a cui egli conferisce i suoi stessi poteri.
Gesù che siede alla destra di Dio è la glorificazione e la riconciliazione definitiva dell’uomo con Dio. Gesù è il nuovo Adamo che torna al Padre dopo aver santificato, riscattato, purificato l’umanità con la sua morte in croce.
Gesù scompare visibilmente agli occhi degli apostoli, ma non abbandona l’uomo al suo destino. Inizia una presenza nuova, diversa, ma reale: nella chiesa, nei sacramenti, nel fratello che amiamo come lui e come fosse lui.
Credere nell’ascensione non significa pensare che Gesù d’ora in poi abiti in un « astro lontano », da cui potrebbe raggiungere la terra con qualche viaggio straordinario da astronauta; significa che è davvero vivo per noi e operante nel nostro mondo attraverso la nuova realtà della sua risurrezione.
Gesù è presente nei fratelli che soffrono: « Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? » (At 9,4); è presente nei poveri e negli infelici: « Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare… » (Mt 25,31-46).
L’Ascensione è festa di fede. Siamo figli di Dio e il destino di Gesù è il nostro destino. « La vita è un paradiso, e tutti siamo in un paradiso, ma non vogliamo riconoscerlo: ché, se avessimo volontà di riconoscerlo, domani stesso si instaurerebbe in tutto il mondo il paradiso » (Fedor Dostoevskij).
« Perché state a guardare il cielo? », dicono i due angeli agli apostoli. Gesù tornerà un giorno e la terra dovrà essere preparata ad accoglierlo.
L’Ascensione è la festa della potenza di Dio, ma anche del valore della nostra vita quotidiana. La fedeltà di Gesù ha preparato la sua glorificazione; la nostra fedeltà prepara anche la nostra glorificazione. È festa dunque di impegno, di una presenza viva nel mondo, di motivazioni nuove, di accettazione delle sfide che la vita ci propone. « C’è qualcosa di peggio che avere un’anima cattiva », dice Peguy: « è avere un’anima da tutti i giorni ». L’ascensione ci infonde motivazioni nuove, una speranza che riposa nelle promesse di Dio
Attualizzare
John Kennedy da ragazzo voleva fare il giornalista, poi disse di aver scelto di fare il presidente degli Stati Uniti perché non intendeva raccontare soltanto le vicende importanti degli altri, ma voleva lui stesso essere protagonista di avvenimenti che altri avrebbero potuto raccontare di lui.
Era un ragazzo e non pensava che una cosa non nega necessariamente l’altra, anzi che si completano a vicenda. Così è stato del comando di Gesù agli apostoli: « Andate, ammaestrate tutte le genti. Fate discepoli tutti i popoli ». Leggendo i vangeli e il libro degli Atti ci si può convincere dell’entusiasmo che gli apostoli ci hanno messo per raccontare, scrivere e testimoniare le vicende e le parole di Gesù.
È noto che ogni evangelista presenta i fatti in una prospettiva originale, un po’ diversa dagli altri, funzionale alla sua finalità teologica. I racconti dell’ascensione in particolare sono pieni di simboli suggestivi, di tempo e di spazio.
Nel reportage di Luca compaiono uomini in vesti bianche, una nube che sottrae Gesù che sale al cielo… riferimenti ad antiche teofanie. Il biblista Ravasi dice che questi simboli non sono che una nuova, grande dichiarazione di fede nel Cristo risorto.
Luca chiude il suo vangelo con il racconto più lungo e più solenne dell’ascensione, e apre la sua seconda opera, gli Atti, con lo stesso racconto. Per Luca infatti l’ascensione è il vertice della Pasqua e quasi la spiegazione di quel prodigio che fu la risurrezione di Gesù.
L’ascensione non riduce la Pasqua di Gesù solo a un miracolo straordinario, quasi un ritorno alla vita di un cadavere, ma afferma che con la Pasqua è Dio che entra nel cuore dell’umanità e glorifica l’uomo Gesù.
È così che la fede dei discepoli, sempre incerta e dubbiosa, legata fino all’ultimo a prospettive terrene e nazionalistiche, nel momento dell’ascensione diventa finalmente piena.
L’ascensione è senza dubbio il momento in cui negli apostoli la fede in Gesù si fa più esplicita. Ora finalmente vedono l’uomo Gesù, un uomo straordinario, autorevole e sorprendente, ma anche debole e sconfitto, sedere con la sua umanità alla destra di Dio, Dio egli stesso.
Per questo andare in tutto il mondo a parlare e a scrivere di lui più che un comando è un’esigenza entusiasmante, come è stato per gli apostoli, che – come dice Luca – dopo averlo adorato se ne tornarono a Gerusalemme « pieni di gioia ».
Credere nell’Aldilà
« Secondo voi, che cosa c’è dopo la morte nell’Aldilà? ». La domanda è stata fatta da un’agenzia di sondaggi, la CSA, a 1024 francesi dai 18 anni in su. Le risposte:
- qualcosa, ma non so cosa 38%
- non c’è niente, il nulla 25%
- un’altra vita nell’aldilà 22%
- la reincarnazione 11%
- non risponde 4%
Cristo non ha mani
ha soltanto le nostre mani
per fare il suo lavoro oggi.
Cristo non ha piedi
ha soltanto i nostri piedi
per guidare gli uomini sui suoi sentieri.
Cristo non ha labbra
ha soltanto le nostre labbra
per raccontare di sé agli uomini di oggi.
Cristo non ha mezzi
ha soltanto il nostro aiuto
per condurre gli uomini a sé.
Noi siamo l’unica bibbia
che i popoli leggono ancora,
siamo l’unico messaggio di Dio
scritto in opere e parole.