LE CALAMITÀ NATURALI SONO UN AVVERTIMENTO DI DIO ALL’UOMO?
http://www.novena.it/il_teologo_risponde/teologo_risponde_67.htm
In Dialogo il Teologo Risponde
a cura della Facoltà Teologica dell’Italia Centrale
LE CALAMITÀ NATURALI SONO UN AVVERTIMENTO DI DIO ALL’UOMO?
(propongo questo articolo, ma non sono molto convinta, io tendo a pensare e a domandarmi se il dolore, la sofferenza e la morte sono un bene o un male, per dire brevemente)
Le devastazioni che avvengono in quasi tutto il mondo (terremoti, inondazioni…) possono essere avvertimenti di Dio per i nostri comportamenti fuori dalla legge del Creatore? Sono casuali? O possono essere il… «risultato» di quello che la Madonna, nelle sue apparizioni, ci mostra con le sue lacrime per non essere, noi, coerenti al nostro credo?
Gino Galastri
Risponde padre Athos Turchi, docente di filosofia teoretica
Se il lettore mi permette faccio una premessa. Come credente ritengo che Dio possa fare qualsiasi cosa, e ritengo che la Madonna, come madre di Dio, possa in qualsiasi modo essere partecipe di quanto Dio compie per il bene dell’umanità. Tuttavia non avendo alcuna esperienza personale di questi miracoli, apparizioni, annunci, ecc. né da parte di Dio né della Madonna, ritengo di non averne competenza, per cui se la domanda richiede una interpretazione mistica, o anche di teologia del soprannaturale, non sono la persona adatta. Se invece ci si accontenta di una riflessione più razionale e umana, possiamo provarci.
Le devastazioni: terremoti, inondazioni, siccità e quant’altro, avvengono in ragione di fenomeni e cause naturali, alle quali gli uomini possono più o meno influire per il bene o per il male. Evidentemente non sono casuali in senso assoluto, perché altrimenti per esempio potrebbe piovere anche se non vi fosse una nuvola nella volta del cielo. Invece piove sempre quando ci sono nubi. Perciò nei fenomeni naturali c’è sempre una certa «logica» e causalità, anche se a volte a noi è sconosciuta.
Che Dio faccia accadere queste cose per avvertire, o punire, o correggere l’uomo mi sembra esagerato. Un Dio che dalle parole di Cristo dice di amare e voler salvare l’umanità usasse questi metodi, a me sembra fuori luogo: è come se una mamma per correggere il figlio lo lapidasse.
Allora come mettere insieme le cose? Seguo l’esempio della madre: la mamma ha cura del figlio, e quando questi per sconsideratezza si procura un danno, la mamma lo soccorre subito, e spesso gli dice (mentre lo soccorre) «ti sta bene! Così impari». Ecco a me sembra che l’uomo debba impare a riflettere, a migliorarsi, a ritornare a Dio proprio dalle cose che gli accadono. La vita umana deve essere un percorso di maturazione, e non tanto una lotta tra Dio e l’uomo. Dio come dice Gesù segue l’uomo in questo percorso, lo aiuta con la grazia della fede e della speranza, gli fascia le ferite del non senso della vita: che altro si vuole. Ma dice sempre Gesù, Egli rispetta fino in fondo le scelte umane, le conseguenze che esse portano (buone o cattive che siano), e lascia che il «suo» mondo faccia la sua naturale evoluzione: si ricordi la parabola del figliol prodigo.
Se poi Dio, per motivi suoi personali, vuole interferire nelle cose del mondo e umane in maniera miracolistica o portentosa, lo può fare. Ma se fosse una cosa abituale, è del tutto inutile che abbia mandato il Figlio a fare quel che ha fatto. E tra l’altro i Vangeli ci dicono che spesso si sentiva una voce che diceva: questi è colui nel quale mi sono compiaciuto. Gli esegeti dicono che si traduce: lì c’è tutto quello che volevo fare, è il massimo di quanto potessi fare per l’umanità. Dunque a Gesù dobbiamo fermarci.
Perciò io lascerei le cose come stanno senza fantasticarci più di tanto. Se poi Dio e la Madonna per qualche motivo intervengono nella storia umana: ce lo dica la chiesa.
Agli uomini invece è data l’intelligenza e la capacità di riflettere su quanto accade, di saper valutare il mondo e le cose in rapporto al senso della vita umana e divina sia per crescere nel bene, sia perché possano considerare quanto importante è la presenza divina nel percorso storico. In altri termini: se le cose del mondo sono viste dal basso, o umanamente, allora non si capiscono, e perciò abbiamo il bisogno di sentire, vedere, toccare il Sacro. Se invece le cose si guardano dal punto di vista di Dio, secondo me tornano bene, anche se non sempre ci possano piacere. Poi possiamo con più sincerità e intelligenza invocare Dio: «Passi questo calice… Tuttavia sia fatta la tua, e non la mia volontà» (Lc, 22,42).
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