Archive pour le 24 juin, 2016

26 GIUGNO 2016 | 13A DOMENICA T. ORDINARIO – ANNO C | OMELIA

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26 GIUGNO 2016 | 13A DOMENICA T. ORDINARIO – ANNO C | OMELIA

Per cominciare Questa domenica si parla di « vocazione ». Quella di Eliseo, che il Signore chiama a succedere al profeta Elia nella sua stessa missione. E quella di alcuni anonimi che incontrano Gesù, che si sta dirigendo verso Gerusalemme, e gli chiedono di mettersi al suo seguito.

La parola di Dio 1 Re 19,16b.19-21. Il Signore dice a Elia di chiamare Eliseo, perché prenda il suo posto nella missione di profeta in Israele. Eliseo risponde positivamente e organizza una festa per congedarsi dai suoi. Galati 5,1.13-18. Ritornano in questo brano i temi cari a Paolo: la chiamata alla libertà dei cristiani, la centralità dell’amore come pienezza della legge e il camminare nello spirito e non nella carne. Luca 9,51-62. Gesù si avvia verso Gerusalemme e lo fa « a muso duro », pur sapendo che lo aspetta la prova suprema. I suoi lo precedono e Gesù lungo la strada viene avvicinato da alcuni che chiedono di seguirlo.

Riflettere Per il vangelo di Luca questo è un capitolo chiave. Gesù lascia la Galilea e sale a Gerusalemme. Si tratta di superare un dislivello di 800 metri, ma è una salita più spirituale e simbolica, che fisica. Gesù si dirige « con ferma decisione » verso la grande città: sa perché ci va e ci vuole andare. Là morirà e risorgerà, là si compirà fino in fondo la missione per cui è venuto. Gesù e i suoi passano attraverso il territorio dei samaritani, ma essi non vogliono accoglierlo, proprio perché va a Gerusalemme. Gesù non si indigna, come fanno i due fratelli Giacomo e Giovanni (« figli del tuono », secondo Marco 3,17), che non hanno la stessa tolleranza e vorrebbero punire severamente la città. Così come ha fatto Elia, che ha fatto scendere il fuoco sui falsi profeti di Baal. Gesù invece passa altrove. Quasi a dire che in fondo sono i samaritani a perdere un’opportunità. Lo stesso comportamento lo consiglierà ai suoi discepoli: « Se qualcuno non vi accoglie e non dà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dei vostri piedi » (Mt 10,14). Tutte le letture parlano di chiamate vocazionali: Paolo invita i Galati a una vita vissuta nello spirito e nella libertà; Elia chiama Eliseo alla sua successione nel ruolo di profeta; nei tre dialoghi del vangelo, Gesù invita qualcuno a seguirlo. Vengono presentate per così dire in parallelo la chiamata di Eliseo e quelle del vangelo, ma con notevoli differenze. Elia permette a Eliseo di salutare i suoi prima di partire e di fare festa con gli amici. Eliseo distrugge l’aratro e uccide un paio di buoi per far festa con la sua gente, esprimendo con questo gesto la rottura con il passato e la definitività della sua scelta di vita. Gesù appare più esigente di Elia. Chiede a chi vuole seguirlo prima di tutto di abbandonare ogni sicurezza umana, come ha fatto lui. Poi a chi vorrebbe ancora prendere tempo per congedarsi dalla famiglia e dagli amici, dice: « Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio ». Per indicare in modo quasi brutale la radicalità della sua chiamata e la prontezza che deve avere la risposta. E vuole che lo si faccia senza ripensamenti e pentimenti: « Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio… ».

Attualizzare Le letture ci presentano cinque chiamate, se includiamo quella dei samaritani, che rifiutano Gesù per il suo presunto legame con il tempio giudaico di Gerusalemme. Le chiamate al seguito di Gesù sono sicuramente prima di tutto invito a una vita non banale, a una vita di servizio, al seguito di una missione speciale. A vivere nella libertà e a condurre una vita secondo lo spirito e non secondo la carne, come dice Paolo. Nessun dubbio che la vita cristiana, e qualsiasi vita che si ispiri al vangelo, deve avere queste caratteristiche. Allora la nostra vita trova un senso pieno e la riuscita. Le risposte sono diseguali: Eliseo dà una risposta pronta e definitiva, anche se prende tempo per fare le cose senza traumatizzare i suoi parenti e gli amici. I tre che chiedono di mettersi al seguito di Gesù invece appaiono meno determinati. Fanno un po’ pensare a chi nello stesso tempo vuole e non vuole, o a chi spera di sentirsi di dire di no. È forse questa l’occasione per riflettere con un po’ di serietà (qualcuno ha parlato di « pudore ») sulla vita cristiana. Molti si dicono cristiani, si professano cristiani, ma poi vivono senza coerenza la loro « vocazione » e la loro chiamata al seguito di Gesù. Dobbiamo chiederci una buona volta se ci siamo messi davvero per questa strada difficile verso Gerusalemme, che è la strada percorsa da lui. Gesù chiede ai suoi di essere disponibili, disponibili subito e questo comporta necessariamente distacco, libertà da condizionamenti. È la disponibilità di chi viene afferrato da un amore grande, di chi si innamora senza pentimenti. Di fronte alle conseguenze della chiamata alla vita cristiana siamo invitati a non barare, perché per molte cose – quelle che più ci stanno a cuore, a volte più effimere o molto meno determinanti ai fini di una vita da realizzare questa disponibilità e prontezza l’abbiamo. In realtà, « Sono in molti a dire sì a Dio. Ma dopo gli affari, i soldi, il prestigio; dopo le persone, le cose. Quando c’è tempo. Ma questo è un Dio che sta ai margini della vita. Non entra nel gioco delle scelte quotidiane » (mons. Enrico Masseroni). « È Gesù che ci chiama; non bisogna lasciar cadere il suo invito; è terribile pensare che egli possa chiamarci e poi proseguire senza di noi, perché noi non abbiamo avuto il coraggio di rispondergli: Eccomi! » (Raniero Cantalamessa). Penso che sia inevitabile riflettere anche sui condizionamenti della famiglia, che talvolta diventa impedimento a una vocazione libera, a una disponibilità coraggiosa: per il volontariato, per una vocazione sacerdotale o religiosa, per una chiamata missionaria, per una scelta che comporti dei rischi. Naturalmente le ragioni e gli impedimenti della famiglia possono purificare le intenzioni e mettere alla prova la serietà di una chiamata, e far capire quale sia il livello di libertà di una vocazione. Quando è vera, rende la persona capace di superare molti condizionamenti.

Missionaria in Patagonia « Nella solitudine di una vallata alpina ho incontrato un’anziana mamma, provata da una vecchiaia sofferente. La figlia è missionaria laica in Patagonia: ogni quattro anni, quando rientra in visita ai familiari e propone alla mamma di fermarsi più a lungo per assisterla, si sente dire: « Riparti tranquilla, non privarmi della felicità di stare con te nella pampa, fra i tuoi indios che hanno bisogno della tua presenza molto più di me. Da quando tu sei al di là dell’Oceano, ho capito che cosa significa amare veramente. Riesco ad accettare le lunghe ore della mia giornata seguendoti, passo a passo, e parlando con te attraverso la preghiera. Ho scoperto una possibilità di vita che non immaginavo. Anche se dovessi morire, tu mi sarai accanto, molto di più che se avessimo trascorso questi anni insieme »" (Mariapia Bonanate).

Don Umberto DE VANNA sdb

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