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Russian icon of the Old Testament Trinity by Andrey Rublev, between 1408-25

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LA VIA DELL’AMORE CI CONDUCE A DIO: IL COMMENTO DI MONS. BRUNO FORTE ALLE PAROLE DEL PAPA SUL MISTERO DELLA TRINITÀ

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LA VIA DELL’AMORE CI CONDUCE A DIO: IL COMMENTO DI MONS. BRUNO FORTE ALLE PAROLE DEL PAPA SUL MISTERO DELLA TRINITÀ

Posted on 9 giugno 2009

Da: RADIO VATICANA

Dagli atomi alle galassie, dalle particelle minuscole all’universo, “tutto proviene dall’amore, tende all’amore, e si muove spinto dall’amore”: è una delle belle immagini che Benedetto XVI ha utilizzato ieri all’Angelus nella Solennità della Santissima Trinità. Usando un’analogia suggerita dalla biologia, il Papa ha inoltre affermato che “l’essere umano porta nel proprio “genoma” la traccia profonda della Trinità, di Dio-Amore”. Una considerazione sulla quale si sofferma l’arcivescovo di Chieti-Vasto, Bruno Forte, intervistato da Alessandro Gisotti: R. – L’ispirazione profonda delle parole di Papa Benedetto sulla Trinità è certamente la teologia agostiniana. Sappiamo quanto Joseph Ratzinger ami Sant’Agostino, quanto vi abbia lavorato; e nel “De Trinitate” ci sono pagine straordinarie in cui Agostino presenta la Trinità alla luce della contemplazione del mistero dell’amore. In altre parole, Agostino dice: “Vides Trinitatem si caritatem vides” – vedi la Trinità se vedi l’amore. Dunque, l’amore dove ci sono sempre i due – l’amante e l’amato – e il loro vincolo di unità è la chiave per entrare, sia pure con la modestia delle nostre capacità e restando in punta di piedi sulla soglia, nel mistero divino di un Dio che è l’eterno amante, il Padre, e l’eterno amato, il Figlio e il loro vincolo d’amore, lo Spirito. Questo messaggio forte, con il linguaggio della scienza e della biologia, che Papa Benedetto ha voluto darci parlando della Trinità inscritta nel genoma umana, cioè nella vocazione stessa dell’uomo a essere se stesso e ad esserlo nell’amore. D. – Siamo nell’Anno dell’astronomia e il Papa ieri ha sottolineato che l’Universo proviene e tende verso l’amore: sembra riecheggiare Dante: “L’amor che move il sole e l’altre stelle” … R. – Questo è certamente un’eco presente nella profonda cultura teologica, letteraria, spirituale di Papa Benedetto. E naturalmente, in questa contemplazione della rete di rapporti che regge l’universo e che è fondamentalmente una rete di sinergie, dunque di relazioni d’amore – potremmo dire – c’è il seguire ancora la via agostiniana delle “vestigia Trinitatis”. Agostino si concentrerà poi in modo speciale sulla psicologia dell’uomo e dunque vedrà la Trinità attraverso un’analisi dell’intelligenza, della memoria, dell’amore. Benedetto estende questa lettura dell’impronta trinitaria nell’essere umano all’armonia e alla sinergia che reggono tutte le forze dell’universo. D. – Per spiegare l’inspiegabile mistero della Trinità, Benedetto XVI ha fatto riferimento a ciò che è immediatamente comprensibile, sperimentabile da ogni uomo: l’amore … R. – Credo che questa via sia la via privilegiata per entrare nel mistero della Trinità. Come tale ce l’ha presentata ieri Papa Benedetto e credo che questo sia molto bello perché abbia anche un forte impatto catechetico-pastorale. E in questo, Papa Benedetto, libero, naturalmente, rispetto ad Agostino, dai vincoli dell’influenza del pensiero essenzialistico del mondo antico, si apre ad una prospettiva più personalistica ed esistenzialistica e ci aiuta a contemplare la Trinità lungo la via dell’amore in maniera semplice e profonda. Credo che sia un apporto bello al kerygma, all’annuncio del Dio-amore che è l’annuncio del Dio-Trinità.

BENEDETTO XVI – Sarà sempre necessario Fabio Zavattaro “La prova più forte che siamo fatti ad immagine della Trinità è questa: solo l’amore ci rende felici, perché viviamo in relazione, e viviamo per amare e per essere amati. Usando un’analogia suggerita dalla biologia, diremmo che l’essere umano porta nel proprio genoma la traccia profonda della Trinità, di Dio-Amore”. Come si fa a non partire proprio da questa frase per iniziare una riflessione sulle parole di Papa Benedetto pronunciate all’Angelus domenicale. Nel giorno in cui la chiesa celebra la festa della Santissima Trinità, Benedetto XVI è tornato a toccare uno dei temi che gli sono più cari, quello di Dio-amore, al quale ha dedicato la sua enciclica Deus Caritas est. Alle 20mila persone presenti in piazza San Pietro, ha detto: “tutto proviene dall’amore, tende all’amore, e si muove spinto dall’amore” che è Dio, “Dio è tutto e solo amore, amore purissimo, infinito ed eterno”. La festa di Pentecoste, celebrata l’ultima domenica di maggio, ricorda il Papa, apre a tre altre solennità liturgiche, e cioè la Santissima Trinità, il Corpus Domini e la festa del Sacro Cuore. In queste tre ricorrenze liturgiche ritroviamo l’intero mistero della fede cristiana; ciascuna è un aspetto “dell’unico mistero della salvezza”, che in un certo senso riassume “tutto l’itinerario della rivelazione di Gesù, dall’incarnazione alla morte e risurrezione fino all’ascensione e al dono dello Spirito Santo”. Così nella festa della Trinità, Cristo ci rivela che “Dio è amore non nell’unità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza: è creatore e Padre misericordioso; è Figlio unigenito, eterna sapienza incarnata, morto e risorto per noi; è finalmente Spirito Santo che tutto muove, cosmo e storia, verso la piena ricapitolazione finale”. Il Padre è amore, il Figlio è amore, lo Spirito è amore: “non vive in una splendida solitudine, ma è piuttosto fonte inesauribile di vita che incessantemente si dona e si comunica”. Bella anche l’immagine del donarsi e del comunicarsi che Benedetto XVI usa per ricordare come l’amore di Dio sia fonte inesauribile di vita. Dice: “lo possiamo in qualche misura intuire osservando sia il macro-universo: la nostra terra, i pianeti, le stelle, le galassie; sia il micro-universo: le cellule, gli atomi, le particelle elementari. In tutto ciò che esiste è impresso il nome della Santissima Trinità, perché tutto proviene dall’amore, tende all’amore, e si muove spinto dall’amore, naturalmente con gradi diversi di consapevolezza e di libertà”. Nel Dio amore, ricorda il Papa citando le parole di Paolo nell’Aeropago di Atene “viviamo, ci muoviamo ed esistiamo”. Scrive il Papa nell’enciclica Deus Caritas est, l’amore deve essere comunicato agli altri, perché Dio ci ricolma del suo amore e questo “è un messaggio di grande attualità e di significato molto concreto” in un mondo in cui “al nome di Dio a volte viene collegata la vendetta o perfino il dovere dell’odio e della violenza”. Amore, dunque, che “sarà sempre necessario, anche nella società più giusta. Non c’è nessun ordinamento statale giusto che possa rendere superfluo il servizio dell’amore. Chi vuole sbarazzarsi dell’amore si dispone a sbarazzarsi dell’uomo in quanto uomo. Ci sarà sempre sofferenza che necessita di consolazione e di aiuto. Sempre ci sarà solitudine. Sempre ci saranno anche situazioni di necessità materiale nelle quali è indispensabile un aiuto nella linea di un concreto amore per il prossimo”. La Chiesa attenta alle gioie e speranze, alle tristezze e alle angosce degli uomini di oggi, dei poveri, come recita la Gaudium et spes, vuole essere vicina all’uomo non solo dal punto di vista materiale ma anche da quello spirituale. È chiamata a offrire la testimonianza della comunione, diceva il Papa nell’omelia pronunciata a Genova il 18 maggio dello scorso anno. “Questa realtà non viene dal basso ma è un mistero che ha, per così dire, le radici in cielo: proprio in Dio uno e trino. E’ Lui, in se stesso, l’eterno dialogo d’amore che in Gesù Cristo si è comunicato a noi, è entrato nel tessuto dell’umanità e della storia per condurle alla pienezza. Ed ecco allora la grande sintesi del Concilio Vaticano II: la Chiesa, mistero di comunione, è in Cristo come un sacramento, cioè segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano”. Vengono alla mente le parole pronunciate a Savona il 17 maggio dello scorso anno: “È qui tutta l’essenza del cristianesimo, perché è l’essenza di Dio stesso. Dio è uno in quanto è tutto e solo amore, ma proprio essendo amore è apertura, accoglienza, dialogo; e nella sua relazione con noi, uomini peccatori, è misericordia, compassione, grazia, perdono. Dio ha creato tutto per l’esistenza e la sua volontà è sempre soltanto vita.        

Publié dans:Bruno Forte, TRINITÀ (SS) |on 20 mai, 2016 |Pas de commentaires »

22 MAGGIO 2016 | 8A DOMENICA: SS. TRINITÀ – ANNO C | OMELIA

http://www.donbosco-torino.it/ita/Domenica/03-annoC/annoC/2016/05-Ordinario_C/Omelie/08a-S-Trinita/12-08a-Trinita-C_2016-UD.htm

22 MAGGIO 2016 | 8A DOMENICA: SS. TRINITÀ – ANNO C | OMELIA

Per cominciare Oggi la chiesa non celebra una festa legata a un episodio della vita di Gesù, ma entra nel cuore del mistero di Dio e ci fa riflettere sulla Trinità. In realtà, tutte le domeniche dell’anno sono dedicate al Padre, al Figlio e allo Spirito. Ma oggi la liturgia ci permette di dedicare questa giornata a riflettere su questo che è uno dei misteri principali della nostra fede.

La parola di Dio Proverbi 8,22-31. La Sapienza di cui si parla in questo brano dell’antico testamento, è Dio stesso e in particolare, dopo l’incarnazione, è Gesù, Figlio di Dio e Sapienza di Dio, presente nel cuore del mondo fin dall’inizio della creazione. Romani 5,1-5. Paolo parla dei temi a lui cari: giustificazione, pace, fede, grazia, prove e speranza… Nel suo argomentare fa continuo riferimento alla Trinità: al Padre, al Signore Gesù e allo Spirito Santo. Giovanni 16,12-15. L’evangelista Giovanni sottolinea la promessa di Gesù: manderà lo Spirito, che renderà gli apostoli capaci di accogliere i progetti del Padre e tutta la verità che proviene dall’esperienza di Gesù.

Riflettere Il dodicenne Gesù dice che deve occuparsi « delle cose del Padre suo » (Lc 2,49). È così che comincia a rivelare di essere Figlio di Dio e afferma nello stesso tempo che Iahvè-Dio è suo Padre. La Trinità è stata rivelata da Gesù. È lui che ha parlato di Dio come del Padre suo, che ha rivelato e promesso lo Spirito Santo. Gesù dice senza giri di parole che lui e il Padre sono una cosa sola, che chi vede lui vede il Padre, che essi manderanno lo Spirito Santo, che procede da entrambi. La predicazione degli apostoli, sotto la spinta dello Spirito Santo, non ha avuto incertezze ad annunciare la piena divinità di Gesù, e a parlare con uguale chiarezza del Padre e del Figlio. All’affacciarsi delle prime eresie, la teologia ha dovuto impegnarsi nell’approfondimento di questa difficile verità. Si misurarono con gli eretici, tra gli altri, Giustino, Atenagora, Origene, Tertulliano. Ma questa verità di fede è stata scomoda da spiegare in ogni tempo. Sant’Agostino diceva: « La Trinità onnipotente chi la comprenderà? È rara l’anima che parla di lei sapendo di che cosa parla ». E Ilario di Poitiers, che pure ha scritto cinque libri su questo argomento, diceva: « Per quanto riguarda il parlare della Trinità, io mi dichiaro non solo troppo debole, ma muto. Solo perché costretto potrei decidermi a farlo ». È nel 325 al Concilio di Nicea che la chiesa afferma come verità di fede la divinità di Gesù, per confutare l’eretico Ario che la negava. Quanto alla Trinità, la chiesa giunse definitivamente alla concezione ortodossa nel 381, durante il concilio di Costantinopoli. La Trinità rimane comunque una verità difficile da accogliere. Una verità scomoda per cristiani comuni, che vivono il loro quotidiano e la loro spiritualità facendo riferimento semplicemente a Dio. Ed è una verità da contemplare, con la fede e l’amore, più che da approfondire come dottrina. « Dio non è il dogma che mi tiene in chiesa, ma la relazione che mi tiene in vita » (Pierangelo Sequeri). Non la comprenderemo mai pienamente: capiremo il mistero di Dio amandolo « con tutto il cuore, con tutta l’anima » (Lc 10,25). Possiamo accettarlo con sicurezza soprattutto per la parola di Gesù.

Attualizzare Dunque il nostro Dio non è un Dio solitario. « Non è bene che l’uomo sia solo », ha detto il Creatore dando vita al primo uomo. Ma con la stessa certezza noi possiamo affermare: « Non è bene che Dio sia solo », o meglio: « Non sarebbe bene che Dio fosse solo ». Perché Dio è amore, come dice l’evangelista Giovanni, e quindi non può essere un Dio solitario, autosufficiente, chiuso in se stesso. Il nostro Dio è Padre e Figlio, due persone che si amano in modo divino, come solo loro possono e sanno amare, e il loro amore diventa persona: lo Spirito Santo. Dio, che è amore, non vive in un mondo distaccato, inaccessibile, chiuso. È puro dono, amore, piena apertura verso l’altro. Questo significa dire che Dio è Trinità. Dio è Trinità, ed è, per così dire, « famiglia ». E coinvolge anche noi in questo mondo di amore, essendo stati creati a immagine e somiglianza sua. Dio è amore, e solo chi ama conosce Dio, come dice ancora Giovanni. Ogni volta che ci amiamo, ogni volta che ci apriamo alla « relazione », in qualche modo ci comportiamo da Dio, e rendiamo presente la Trinità. Qualcuno ha scritto con acutezza scherzosa che noi siamo « lo spazio pubblicitario di Dio, lo spot della Trinità », nel senso che noi, quando amiamo, rendiamo presente Dio nelle tre Persone, l’amore che li lega e li spinge a manifestarsi. Concludiamo con un riferimento a Maria, la madre di Gesù, e per questo madre di Dio, che è stata coinvolta come nessun altro nel mistero della Trinità. Il mese di maggio a lei dedicato ci ha fatto rivivere la sua centralità nella storia della salvezza. Maria è la « serva » del Padre (la « disponibile », come i grandi collaboratori di Dio dell’antico testamento), è madre di Gesù, ed è la sposa dello Spirito Santo.

Lode alla Trinità che governa la storia (di Giovanni Paolo II) Gloria a te, o Padre, Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe! Tu hai mandato i tuoi servi, i profeti, a proclamare la tua parola di amore fedele e a chiamare il tuo popolo al pentimento. Sulle sponde del fiume Giordano, hai suscitato Giovanni il Battista, una voce che grida nel deserto, inviato per tutta la regione del Giordano, a preparare la via del Signore. Gloria a te, o Cristo, Figlio di Dio! Su di te lo Spirito è disceso come una colomba. Sopra di te si sono aperti i cieli, e si è udita la voce del Padre: « Questi è il mio Figlio, il Prediletto! ». Gloria a te, o Spirito Santo, Signore e datore di vita! Per la tua potenza la Chiesa è battezzata, scendendo con Cristo nella morte e risorgendo insieme a lui a nuova vita. Per tuo potere, siamo liberati dal peccato per diventare i figli di Dio, il glorioso Corpo di Cristo. Per tuo potere, ogni paura è vinta, e viene predicato il Vangelo dell’amore in ogni angolo della terra, per la gloria di Dio, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, a lui ogni lode oggi e in tutti i secoli a venire. Amen.

Don Umberto DE VANNA sdb

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