Archive pour le 6 avril, 2016

Icon of Saint Francis of Assisi

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Publié dans:immagini sacre |on 6 avril, 2016 |Pas de commentaires »

SIGNORE FA’ DI ME UNO STRUMENTO DELLA TUA PACE

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SIGNORE FA’ DI ME UNO STRUMENTO DELLA TUA PACE

La preghiera detta “di S.Francesco” e la sua vera storia. Breve nota da un articolo di Roberto Beretta

Il testo che presentiamo on-line è tratto dall’articolo di Roberto Beretta, Gli apocrifi del Poverello, pubblicato su Avvenire del mercoledì 9 gennaio 2002, p.23. L’articolo commentava due volumi allora appena pubblicati sugli scritti di Francesco d’Assisi. Abbiamo volutamente omesso i riferimenti a queste due opere, per limitarci ai dati storici che l’autore proponeva sulla cosiddetta “Preghiera semplice di S.Francesco”. Mettere a disposizione questa piccola nota on-line vuole essere uno stimolo ad un confronto più serrato con il Francesco della storia, uomo segnato da una profonda fede cristologica e da una profonda adesione alla Chiesa del suo tempo, anche nel suo spessore gerarchico e sacramentale.

L’Areopago …Tutti conoscono la cosiddetta “Preghiera semplice” – quella che suona: “Signore, fa’ di me uno strumento della tua pace. Dove è odio, fa’ che io porti l’amore…” – e quasi tutti ne allegano la paternità all’autore del “Cantico delle creature”. Gli storici, peraltro, e gli addetti ai lavori hanno sempre saputo invece che tale suggestiva orazione è tutt’altro che francescana: infatti ha un secolo d’anzianità al massimo e non è stata neppure composta da un frate minore; l’attribuzione al Poverello si deve al fatto accidentale che essa fu stampata una volta sul retro di un santino di Francesco d’Assisi…

Certo: la “Preghiera semplice” è un inno alla pace, all’amore, insomma alle virtù cristiane che ben corrispondono all’immagine di san Francesco divulgata popolarmente. Ma si tratta comunque di uno stereotipo: è corretto alimentarlo senza ricorrere alle fonti originali? Padre Willibrord-Christian van Dijk, un cappuccino che ha studiato la vicenda della “Preghiera semplice” per 40 anni, ha notato per esempio la stranezza di attribuire a un “santo che passa per essere un grande mistico cristiano un testo che non s’indirizza a Gesù Cristo e nemmeno lo nomina, né vi si trova alcuna citazione evangelica o biblica”. Osservazione pertinente, visto che tutte le preghiere autentiche di Francesco sono nient’altro che centoni di frasi desunte dalle Scritture e/o dalla liturgia… San Francesco non è un “archetipo” astratto, bensì un personaggio storico; e come tale merita di essere trattato anche nell’esame dei suoi scritti. Con metodo rigoroso, infatti, lo studioso francese arriva a risultati pressoché definitivi sull’origine della “Preghiera semplice”: la sua più antica stampa conosciuta risale al dicembre 1912, quando l’orazione comparve sulla pia rivista parigina La Clochette (“La campanella”), bollettino mensile della Lega della Santa Messa: era anonima, ma forse attribuibile al direttore del periodico stesso, il prete poligrafo normanno Esther Auguste Bouquerel. Di lì a poco la strofetta fu ripresa da un’altra rivista francese e quindi, nel 1916, sulla prima pagina dell’Osservatore romano, che la lanciò internazionalmente come invocazione per la pace. L’abbinamento col saio del grande Assisate avviene dopo il 1918, quando il cappuccino padre Etienne Benoit stampa il testo dell’orazione sul retro di un’immaginetta destinata al suo terz’ordine e recante in facciata la figura del Fondatore: “Questa preghiera riassume meravigliosamente la fisionomia esterna del vero figlio di san Francesco”, scrive il religioso. E’ un santino dunque l’origine della falsa attribuzione francescana, che però diventa esplicita per la prima volta nel 1927 in una pubblicazione protestante: i cattolici infatti rifiuteranno tale abusiva paternità almeno fino agli anni Cinquanta. Segue un incredibile successo internazionale.

PAPA FRANCESCO – IL VANGELO DELLA MISERICORDIA

http://w2.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2016/documents/papa-francesco_20160406_udienza-generale.html

PAPA FRANCESCO – IL VANGELO DELLA MISERICORDIA

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 6 aprile 2016

13. IL VANGELO DELLA MISERICORDIA

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Dopo aver riflettuto sulla misericordia di Dio nell’Antico Testamento, oggi iniziamo a meditare su come Gesù stesso l’ha portata al suo pieno compimento. Una misericordia che Egli ha espresso, realizzato e comunicato sempre, in ogni momento della sua vita terrena. Incontrando le folle, annunciando il Vangelo, guarendo gli ammalati, avvicinandosi agli ultimi, perdonando i peccatori, Gesù rende visibile un amore aperto a tutti: nessuno escluso! Aperto a tutti senza confini. Un amore puro, gratuito, assoluto. Un amore che raggiunge il suo culmine nel Sacrificio della croce. Sì, il Vangelo è davvero il “Vangelo della Misericordia”, perché Gesù è la Misericordia! Tutti e quattro i Vangeli attestano che Gesù, prima di intraprendere il suo ministero, volle ricevere il battesimo da Giovanni Battista (Mt 3,13-17; Mc 1,9-11; Lc 3,21-22; Gv 1,29-34). Questo avvenimento imprime un orientamento decisivo a tutta la missione di Cristo. Infatti, Egli non si è presentato al mondo nello splendore del tempio: poteva farlo. Non si è fatto annunciare da squilli di trombe: poteva farlo. E neppure è venuto nelle vesti di un giudice: poteva farlo. Invece, dopo trent’anni di vita nascosta a Nazaret, Gesù si è recato al fiume Giordano, insieme a tanta gente del suo popolo, e si è messo in fila con i peccatori. Non ha avuto vergogna: era lì con tutti, con i peccatori, per farsi battezzare. Dunque, fin dall’inizio del suo ministero, Egli si è manifestato come Messia che si fa carico della condizione umana, mosso dalla solidarietà e dalla compassione. Come Lui stesso afferma nella sinagoga di Nazaret identificandosi con la profezia di Isaia: «Lo Spirito del Signore è sopra di me, per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore» (Lc 4,18-19). Tutto quanto Gesù ha compiuto dopo il battesimo è stato la realizzazione del programma iniziale: portare a tutti l’amore di Dio che salva. Gesù non ha portato l’odio, non ha portato l’inimicizia: ci ha portato l’amore! Un amore grande, un cuore aperto per tutti, per tutti noi! Un amore che salva! Lui si è fatto prossimo agli ultimi, comunicando loro la misericordia di Dio che è perdono, gioia e vita nuova. Gesù, il Figlio inviato dal Padre, è realmente l’inizio del tempo della misericordia per tutta l’umanità! Quanti erano presenti sulla riva del Giordano non capirono subito la portata del gesto di Gesù. Lo stesso Giovanni Battista si stupì della sua decisione (cfr Mt 3,14). Ma il Padre celeste no! Egli fece udire la sua voce dall’alto: «Tu sei il Figlio mio, l’amato, in te mi sono compiaciuto» (Mc 1,11). In tal modo il Padre conferma la via che il Figlio ha intrapreso come Messia, mentre scende su di Lui come una colomba lo Spirito Santo. Così il cuore di Gesù batte, per così dire, all’unisono con il cuore del Padre e dello Spirito, mostrando a tutti gli uomini che la salvezza è frutto della misericordia di Dio. Possiamo contemplare ancora più chiaramente il grande mistero di questo amore volgendo lo sguardo a Gesù crocifisso. Mentre sta per morire innocente per noi peccatori, Egli supplica il Padre: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34). E’ sulla croce che Gesù presenta alla misericordia del Padre il peccato del mondo: il peccato di tutti, i miei peccati, i tuoi peccati, i vostri peccati. E lì, sulla croce, Lui li presenta al Padre. E con il peccato del mondo tutti i nostri peccati vengono cancellati. Nulla e nessuno rimane escluso da questa preghiera sacrificale di Gesù. Ciò significa che non dobbiamo temere di riconoscerci e confessarci peccatori. Quante volte noi diciamo: “Ma, questo è un peccatore, ha fatto quello e quello…”, e giudichiamo gli altri. E tu? Ognuno di noi dovrebbe domandarsi: “Sì, quello è un peccatore. E io?”. Tutti siamo peccatori, ma tutti siamo perdonati: tutti abbiamo la possibilità di ricevere questo perdono che è la misericordia di Dio. Non dobbiamo temere, dunque, di riconoscerci peccatori, confessarci peccatori, perché ogni peccato è stato portato dal Figlio sulla Croce. E quando noi lo confessiamo pentiti affidandoci a Lui, siamo certi di essere perdonati. Il sacramento della Riconciliazione rende attuale per ognuno la forza del perdono che scaturisce dalla Croce e rinnova nella nostra vita la grazia della misericordia che Gesù ci ha acquistato! Non dobbiamo temere le nostre miserie: ognuno di noi ha le proprie. La potenza d’amore del Crocifisso non conosce ostacoli e non si esaurisce mai. E questa misericordia cancella le nostre miserie. Carissimi, in questo Anno Giubilare chiediamo a Dio la grazia di fare esperienza della potenza del Vangelo: Vangelo della misericordia che trasforma, che fa entrare nel cuore di Dio, che ci rende capaci di perdonare e guardare il mondo con più bontà. Se accogliamo il Vangelo del Crocifisso Risorto, tutta la nostra vita è plasmata dalla forza del suo amore che rinnova.

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