Archive pour le 5 avril, 2016

Salmo 86 5

Salmo 86 5 dans immagini sacre Salmo865-vi
http://fotoalbum.virgilio.it/piccole-dolomiti.info/turismo-religioso/salmi/salmo865.html

Publié dans:immagini sacre |on 5 avril, 2016 |Pas de commentaires »

LA PREGHIERA DI GESÙ O PREGHIERA DEL CUORE NELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA

http://www.monasterovirtuale.it/la-patristica/la-preghiera-del-cuore.html

LA PREGHIERA DI GESÙ O PREGHIERA DEL CUORE NELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA

La formula La preghiera di Gesù si dice in questo modo: Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio abbi pietà di me, peccatore. In origine, la si diceva senza la parola peccatore; questa è stata aggiunta più tardi alle altre parole della preghiera. Tale parola esprime la coscienza e la confessione del nostro stato di peccato

Istituita da Cristo Dopo l’ultima cena, il Signore Gesù Cristo diede ai suoi discepoli dei comandamenti e dei precetti sublimi e definitivi; fra questi, la preghiera nel suo Nome. Egli ha presentato questo tipo di preghiera come un dono nuovo e straordinario, d’inestimabile valore. Gli apostoli conoscevano già in parte la potenza del Nome di Gesù: per suo mezzo guarivano le malattie incurabili, sottomettevano i demoni, li dominavano, li legavano e li cacciavano. E’ questo Nome potente e meraviglioso che il Signore comanda di utilizzare nelle preghiere, promettendo che agirà con particolare efficacia. « Qualunque cosa chiederete al Padre nel mio Nome », dice ai suoi apostoli, « la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio Nome, io la farò » (Gv 14,13-14). « In verità, in verità vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio Nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio Nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena » (Gv 16,23-24).

La pratica degli apostoli Nei Vangeli, negli Atti e nelle Lettere noi vediamo la fiducia senza limiti che gli apostoli avevano nel Nome del Signore Gesù e la loro infinita venerazione nei suoi confronti. E’ per suo mezzo che essi compivano i segni più straordinari. Certamente non troviamo nessun esempio che ci dica in che modo essi pregassero facendo uso del Nome del Signore, ma è certo che lo facevano. E come avrebbero potuto agire diversamente, dal momento che tale preghiera era stata loro consegnata e comandata dal Signore stesso, dal momento che questo comando era stato loro dato e confermato a due riprese? Se la Scrittura tace a questo proposito, è unicamente perché questa preghiera era di uso comune: non v’era dunque nessuna necessità di menzionarla espressamente, dato che era ben nota e che la sua pratica era generale.

Un’antica regola Che la preghiera di Gesù sia stata largamente conosciuta e praticata risulta chiaramente da una disposizione della chiesa che raccomanda agli analfabeti di sostituire tutte le preghiere scritte con la preghiera di Gesù. L’antichità di tale disposizione non lascia spazio a dubbi. In seguito, essa fu completata per tener conto della comparsa all’interno della chiesa di nuove preghiere scritte. Basilio il Grande ha steso quella regola di preghiera per i suoi fedeli; così, certuni gliene attribuiscono la paternità. Senz’altro, però, essa non è stata né creata né istituita da lui: egli si è limitato a mettere per iscritto la tradizione orale, esattamente come ha fatto per la stesura delle preghiere della liturgia. Quelle preghiere, che esistevano a Cesarea già fin dai tempi apostolici, non erano scritte, ma si trasmettevano in forma orale, allo scopo di proteggere quel grande atto liturgico dai sacrilegi dei pagani.

I primi monaci La regola di preghiera del monaco consiste essenzialmente nell’assiduità alla preghiera di Gesù. E’ sotto questa forma che tale regola viene data, in maniera generale, a tutti i monaci. In questa regola si parla della preghiera di Gesù allo stesso modo in cui si parla della preghiera domenicale, del salmo 50 e del simbolo della fede, cioè come di cose universalmente conosciute e accettate. Quando Antonio il Grande, che visse fra il III e il IV secolo, esorta i discepoli ad esercitarsi con il più grande zelo nella preghiera di Gesù, ne parla come di qualcosa che non ha bisogno del minimo chiarimento. Le spiegazioni relative a questa preghiera apparvero più tardi, a mano a mano che se ne perdeva la conoscenza viva. Così, un insegnamento dettagliato sulla preghiera di Gesù fu dato dai Padri del XIV e XV secolo, allorché la sua pratica prese a scomparire anche fra i monaci.

Testimonianze indirette Nei documenti dei primi secoli del cristianesimo pervenuti fino a noi, la preghiera nel Nome di Gesù non è trattata a parte, ma solo in connessione con altri temi. Nella Vita di Ignazio Teoforo, vescovo di Antiochia, che ricevette la corona del martirio a Roma sotto l’imperatore Traiano, leggiamo quanto segue: “Mentre lo si conduceva per essere consegnato alle bestie feroci, egli aveva incessantemente il Nome di Gesù Cristo sulle labbra; allora i pagani gli chiesero per quale motivo pronunciasse continuamente quel Nome. Il santo rispose che aveva il Nome di Gesù Cristo impresso nel cuore e che non faceva altro che confessare con la bocca colui che sempre portava nel cuore. » Il santo martire Ignazio fu davvero, sia nel nome che nella vita, un ‘Teoforo’ (nome che in greco significa ‘Portatore di Dio’), perché portava sempre nel cuore il Cristo-Dio, impresso dalla meditazione continua del suo spirito. Ignazio fu discepolo del santo apostolo ed evangelista Giovanni ed ebbe nella sua infanzia il privilegio di vedere il Signore Gesù Cristo.

La chiesa primitiva Non v’è dubbio che l’evangelista Giovanni insegnò la preghiera di Gesù a Ignazio e che questi, in quel periodo fiorente del cristianesimo, la praticava al pari di tutti gli altri cristiani. In quel tempo tutti i cristiani imparavano a praticare la preghiera di Gesù: anzitutto per la grande importanza di questa preghiera, quindi per la rarità e il costo elevato dei libri sacri ricopiati a mano e per il numero ridotto di quanti sapevano leggere e scrivere (gran parte degli apostoli erano analfabeti), infine perché questa preghiera è di facile uso.

Declino progressivo Uno scrittore del V secolo, Esichio di Gerusalemme, si lamenta già che la pratica di questa preghiera è andata fortemente in declino fra i monaci. Col tempo, tale declino si accentuerà ulteriormente; così, i santi Padri con i loro scritti si sforzarono di incoraggiare questa pratica. L’ultimo in ordine di tempo a scrivere su questa preghiera fu il beato staretz Serafim di Sarov. Lo staretz non redasse lui stesso le Istruzioni, che apparvero sotto il suo nome, ma esse furono messe per iscritto, a partire dal suo insegnamento orale, da uno dei monaci che stavano sotto la sua direzione; esse portano chiaramente il segno di un’ispirazione divina.  Ai nostri giorni, la pratica della preghiera di Gesù è quasi abbandonata da coloro che fanno vita monastica.

Il potere del Nome La forza spirituale della preghiera di Gesù risiede nel Nome del Dio-Uomo, il nostro Signore Gesù Cristo. Benché siano molti i passi della sacra Scrittura che proclamano la grandezza del Nome divino, tuttavia il suo significato fu spiegato con grande chiarezza dall’apostolo Pietro dinanzi al sinedrio che lo interrogava per sapere « con quale potere o in nome di chi » egli avesse procurato la guarigione a un uomo storpio fin dalla nascita. « Allora Pietro, pieno di Spirito santo, disse loro: ‘Capi del popolo e anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato a un uomo infermo e in qual modo egli abbia ottenuto la salute, la cosa sia nota a voi tutti e a tutto il popolo d’Israele: nel Nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi sano e salvo. Questo Gesù è la pietra che, scartata da voi, costruttori, è diventata testata d’angolo. In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati »‘ (At 4,7-12) Una tale testimonianza viene dallo Spirito santo: le labbra, la lingua, la voce dell’apostolo non erano che strumenti dello Spirito. Un altro strumento dello Spirito santo, l’apostolo dei gentili, fa una dichiarazione simile. Egli dice: « Infatti, chiunque invocherà il Nome del Signore sarà salvato » (Rm 10,13). « Gesù Cristo umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il Nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel Nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra » (Fil 2,8-10).

Hanno detto di essa i Monaci che l’hanno praticata È preghiera pura la « preghiera dell’ardore », fitta di orazioni « veloci e veementi, pure e fervide come carboni di fuoco »,  un grido potente (Eb 5,7) che sale dal profondo del cuore, congiunto all’umiltà che [procede] dalla potenza della gioia », da cui « l’uomo è umiliato nei suoi pensieri fino agli abissi » (Isacco di Ninive: Sui santi fremiti) « Un’orazione ardente, nota a pochissimi e da pochissimi sperimentata,  ineffabile ». Tale esperienza, come a noi è stata trasmessa da quei pochi che, tra gli antichissimi padri sono sopravvissuti, così pure da noi essa non viene proposta, se non a pochissimi, realmente sitibondi di accoglierla. (Giovanni Cassiano, Conferenze ai monaci).  

Publié dans:PREGHIERA DEL CUORE (SULLA) |on 5 avril, 2016 |Pas de commentaires »

GESÙ CRISTO FONTE UNIVERSALE DI SALVEZZA

  http://www.collevalenza.it/Riviste/2001/Riv0401/Riv0401_04.htm

GASTONE BELLABARBA

GESÙ CRISTO FONTE UNIVERSALE DI SALVEZZA

Introduzione: i pericoli del relativismo religioso 1.  La Dichiarazione “Dominus Jesus”. Alcuni contenuti dottrinali 2.  La Chiesa cattolica e le altre Chiese cristiane 3.  La salvezza riguarda anche le religioni non cristiane? 4.  Lo spirito ecumenico del Concilio Vaticano II e l’evangelizzazione del terzo millennio

Conclusioni: l’universalità della Chiesa di Cristo e il mistero della salvezza (Seguito)

3. La salvezza riguarda anche le religioni non cristiane? Il dibattito teologico sul come la salvezza possa realizzarsi nelle religioni non cristiane è tuttora aperto. Il Concilio Vaticano II si limitò ad affermare che Dio la dona “attraverso vie a lui note” (Decr. Ad gentes, n.7). “Per coloro i quali non sono formalmente membri della Chiesa, la salvezza di Cristo è accessibile in virtù di una grazia che, pur avendo una misteriosa relazione con la Chiesa, non li introduce formalmente in essa, ma illumina in modo adeguato alla loro situazione interiore e ambientale. Questa grazia proviene da Cristo, è frutto del suo sacrificio ed è comunicata dallo Spirito Santo” (Lett. Enc. Redemptoris Missio, n.10). L’insegnamento del Papa espresso nella “Redemtoris missio” è illuminante: “Quanto lo Spirito opera nel cuore degli uomini e nella storia dei popoli, nelle culture e nelle religioni, assume un ruolo di preparazione evangelica” (ibidem, n.29). Ne derivano alcune importanti conseguenze: “Via alla salvezza è il bene presente nelle religioni, ma non le religioni in quanto tali”; “Tutto ciò che di buono esiste nelle religioni va riconosciuto e valorizzato” perché “il bene e il vero, ovunque si trovi, proviene dal Padre ed è opera dello Spirito”. Con la venuta di Gesù Cristo Salvatore, Dio ha voluto che la Chiesa da lui fondata fosse lo strumento per la salvezza di tutta l’umanità. Questa verità di fede nulla toglie al fatto che la Chiesa consideri le religioni del mondo con sincero rispetto secondo quanto di “bene” esse esprimono, ma non riguardo ai contenuti dottrinali in quanto la Chiesa esclude radicalmente quella mentalità indifferentista impostata a un relativismo religioso che porta a ritenere che “una religione vale l’altra”. La Chiesa, come esigenza dell’amore a tutti gli uomini, “annuncia ed è tenuta ad annunciare, incessantemente Cristo che è ‘la via, la verità e la vita’ (Gv 14,6), in cui gli uomini trovano la pienezza della vita religiosa e nel quale Dio ha riconciliato a sé tutte le cose” (Dich. Nostra aetate, n.2 ). Gesù ha affidato alla Chiesa di diffondere il suo Vangelo tra tutti gli uomini, dicendo agli Apostoli: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte le cose che ho comandate a voi. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo” (Mt 28,18-20). Gesù esprime così il suo essere centro unico e universale di salvezza per tutta l’umanità attraverso la Chiesa da lui fondata che ha il compito di evangelizzare il mondo nel nome di Dio, Uno e Trino, e di indicare a tutte le genti e a tutti i popoli la via della verità e della salvezza che risiede in Gesù Cristo Figlio Unigenito di Dio Padre, incarnato, morto e risorto per la vittoria sul peccato e sulla morte e, donare la salvezza e la vita eterna a tutti i figli di Dio Padre divenuti fratelli in Cristo.

4. Lo spirito ecumenico del Concilio Vaticano II e l’evangelizzazione del terzo millennio Dopo il peccato originale di Adamo ed Eva, Dio Padre preannuncia il piano salvifico (Gn 3,15) e la vittoria di Gesù Cristo su Satana, principe del mondo, per la riconciliazione, la salvezza dell’intera umanità. Così, nella maturità dei tempi, Dio Padre invia il Verbo perché realizzi il piano della salvezza e quindi il Regno di Dio Padre. Il mistero della salvezza che si manifesta attraverso la Chiesa e abbraccia l’intera Creazione, diventa storia della redenzione mediante Cristo e lo Spirito Santo che danno forma alle diverse espressioni della fede che hanno come unico centro universale la Chiesa di Cristo che ha ricevuto la missione di battezzare, evangelizzare tutte le genti e annunciare e realizzare il Regno di Dio attraverso l’opera vivificante dello Spirito Santo e di Gesù Eucaristico. È sotto la guida dello Spirito Santo che la Chiesa ha realizzato la svolta ecumenica del Concilio Vaticano II e dato impulso al Grande Giubileo del 2000 come preparazione alla nuova evangelizzazione del terzo millennio. Così si è aperta per la Chiesa di Cristo una nuova stagione ricca di prospettive in una società razionalizzata, secolarizzata, globalizzata dove dilagano le nuove povertà materiali e spirituali che esprimono i diffusi malesseri presenti nel mondo all’alba del terzo millennio. Di fronte a queste nuove povertà e malesseri economici, demografici, sociali, culturali, spirituali, religiosi, la Chiesa di Cristo ha il compito di diffondere gli antitodi per la difesa della vita, della dignità della persona umana, per lo sviluppo dell’amore, della carità, della solidarietà, del perdono, della misericordia e su queste basi di amore e di verità intensificare il dialogo interreligioso per portare Cristo e Maria, Madre di Dio e Madre nostra, in tutti i cuori così da diffondere l’evangelizzazione e portare l’umanità alla salvezza.

Conclusioni: l’universalità della Chiesa di Cristo e il mistero della salvezza Il piano divino della salvezza è la risposta di Dio Padre e Creatore al peccato originale che rappresenta la trasgressione, la superbia dell’uomo contro il Signore Iddio. Una risposta di amore e di misericordia che offre ai figli peccatori la redenzione, la salvezza attraverso il sacrificio della Croce di Gesù Cristo che con la sua gloriosa risurrezione sconfigge i1 peccato e la morte, e apre le porte alla vita eterna nel Regno santo di Dio, Uno e Trino. I contenuti fondamentali della dottrina cattolica sono l’incarnazione, la morte, la risurrezione di Gesù Cristo che, nella maturità dei tempi, viene inviato dal Padre per la salvezza dell’intera umanità. E nella missione terrena il Figlio di Dio, incarnato nel seno della Vergine ed Immacolata Maria per opera dello Spirito Santo, costituisce la Chiesa per l’evangelizzazione del mondo e la salvezza dell’umanità. La Chiesa di Cristo è la custode del mistero della salvezza e le sue porte sono sempre aperte all’amore, alla misericordia, al perdono, come tabernacolo universale di Dio vivente che chiama tutti a sé per vincere Satana e popolare di Angeli e di Santi la Gerusalemme celeste. La Dichiarazione “Dominus Jesus”, firmata dal cardinale Joseph Ratzinger (Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede) ha definito i principali contenuti dottrinali della Chiesa cattolica riguardo al rapporto con le altre Chiese e religioni in ordine alla verità e alla salvezza negando che “tutte le religioni siano vie ugualmente valide di salvezza”, così rispondendo ai teologi e a quanti sostengono il relativismo religioso. Monsignor Tarcisio Bertone (segretario della Congregazione), che ha partecipato alla conferenza stampa di presentazione del documento “Dominus Jesus”, ha chiarito che anche se la Dichiarazione, in quanto tale, non gode della prerogativa dell’infallibilità, gli insegnamenti che contiene sono “patrimonio di fede della Chiesa”, in quanto “infallibilmente proposti dal Magistero in precedenti atti”. Come prevedibile, la Dichiarazione ha suscitato dure reazioni da parte degli esponenti delle altre Chiese e religioni non cristiane in quanto si è temuto che la Dichiarazione costituisse un freno allo spirito ecumenico, che procede secondo un cammino irto di difficoltà, e una sorta di “fondamentalismo” poiché vi si intravvede una affermazione di esclusività della Chiesa cattolica in ordine alla verità e alla salvezza. Il cardinale australiano Edward Cassidy, massimo collaboratore del Papa per il dialogo con le Chiese cristiane e con l’Ebraismo, dissente dal “linguaggio” e dai “modi” della Dichiarazione “Dominus Jesus” pur confermando che i contenuti dottrinali sono quelli della teologia manifestata nei documenti del Concilio Vaticano II. Tuttavia, riguardo alla forma, la Dichiarazione sembra rappresentare una ulteriore difficoltà rispetto al dialogo ecumenico che si è sviluppato dal Concilio in poi. Il cardinale E.Cassidy spera comunque che il progetto di incontro giubilare ebraicocattolico in programma per il 3 ottobre 2000 al Laterano, disdetto dalle Comunità ebraiche, possa realizzarsi una volta maturato il tempo per chiarire bene le divergenze che si sono venute a creare. Il Papa, in occassione del XIII Incontro interreligioso, organizzato nella capitale portoghese (Lisbona) dalla comunità di S. Egidio con la partecipazione di 250 personalità di dieci religioni (e conclusosi il 26-9-2000), ha inviato al Cardinale E. Cassidy un messaggio di compiacimento per la conclusione dell’incontro rilanciando il dialogo ecumenico a tutto campo, quindi “impegno prioritario” pur senza “ignorare le differenze”. Questo terreno teologico aprirà certamente un acceso dibattito fra i cristiani e i non cristiani nella sperazza che l’ecumenismo non sia messo in discussione, come affermato dal Papa. Un punto fermo per tutti rimane comunque quello che “Cristo è una realtà che cambia la storia, anche per chi non lo riconosce”. Per quanto riguarda i contrasti, le incomprensioni, le difficoltà di dialogo affidiamoci all’opera santifica dello Spirito Santo che diffonde i suoi doni e la sua grazia secondo la volontà e i disegni di Dio Padre.

 

Publié dans:meditazioni/ riflessioni |on 5 avril, 2016 |Pas de commentaires »

PUERI CANTORES SACRE' ... |
FIER D'ÊTRE CHRETIEN EN 2010 |
Annonce des évènements à ve... |
Unblog.fr | Annuaire | Signaler un abus | Vie et Bible
| Free Life
| elmuslima31