SAN FRANCESCO E LE LIBERTÀ

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SAN FRANCESCO E LE LIBERTÀ

 - Libertà dall’immagine: poter non essere nessuno per essere sé stessi. 1 Ts 2,4; Gv 5,39-44. S. Francesco e i ladroni: l’araldo di Dio. Non c’è schiavitù più grande di quella dalla stima delle persone e dal successo personale. Ci si trova condannati ad essere ciò che gli altri vogliono che noi siamo, non si può sopportare la disapprovazione: bisogna continuamente vendersi e anche se si intravede una via diversa, basta che essa sia poco battuta e che ci esponga al ridicolo per preferire l’infelicità approvata socialmente alla libertà disapprovata. Lo schiavo deve leccare i piedi del padrone per potere avere la vita, anche per un posto di terz’ordine, siamo tutti Fantozzi. Se non sei bella o brava devi metterti alla corte di qualcuno più stimato di te, almeno brille di luce riflessa! Chi è sicuro di sé non ha neanche bisogno di sbandierarlo, chi sa, in quanto esperienza reale e non semplicemente cognitiva, che Cristo lo ama infinitamente non ha più la dipendenza assoluta dall’approvazione degli altri, può permettersi di essere disprezzato senza perdere la sua pace.Amm 20. – Libertà dal tempo per credere nella resurrezione. 2 Cor 4,13-18.I patetici tentativi degli egiziani per conservare i cadaveri ed illudersi di non morire mai. Ti devi sbrigare a fare tutte le cose che devi: devi divertirti perché l’estate passa in fretta, devi conquistarti presto un posto al sole perchè di laureati dopo i 30 anni non ne vuol sapere nessuno, sfrutta il corpo perché la giovinezza passa presto, non vedi già qualche segno di invecchiamento? Divertiti ora che il tempo corre. Come un povero a cui fossero dati dei soldi ma insieme gli viene detto che vivrà solo un mese: si butterà a spendere e a fare tutto anche se non gli va, con una frenesia che gli renderà ancora più infelice quel tempo, passato nell’ansia di non perdere neanche un istante. Chi crede in Cristo è come un re che non ha bisogno di affrettarsi, non ha bisogno di mascherare con angoscia i segni del tempo facendosi ridere appresso. Se io lo uso per il Signore, questo corpo mi verrà ridato bellissimo ed eterno, posso quindi vivere da re, libero dalla paura. Il successo è effimero. Questo non ha niente a che fare con l’odio di sé e l’auto flagellazione. Non c’è più la schiavitù della salute che è un gran bene ma non è la cosa più importante, ci sono cose per cui vale la pena perdere anche la salute. Questa è l’esperienza di Francesco che per fare la volontà di Dio non si garantisce prima condizioni sanitarie adeguate ma la fa punto e basta, pieno di gioia. Muore giovane ma felice, così s. Paolo. – Libertà dai determinismi interni per poter amare: la perfetta letizia. Il lebbroso. Libertà di morire per poter vivere. Rm 7,15-25. C’è qualche cosa che mi blocca nel mio desiderio di amore: le persone che mi disgu­stano, quelle che non sopporto, che attacco anche se non vorrei, e aiutare le quali significherebbe una sensazione di morte profonda, una repulsione che sale dal profondo delle viscere. Quello è il sintomo della realtà più terribile che è nascosta in noi, l’incapacità di amare veramente. Quello che crediamo amore è solo ricerca di gratificazione e di affetto. Ci vuole un amore che sia più forte della morte e della paura che sento dentro. Massimiliano Kolbe, il soldato tedesco con gli ebrei. Ci sono situazioni, e sono molte in cui non ho scelta: o muoio o uccido. Senza Cristo sono costretto ad uccidere, perché non ho la forza di morire per chi mi ama, tanto meno per chi non mi ama. Quando qualcuno mi attacca, io vedo i suoi punti deboli, le cose che potrei rinfacciargli umiliandolo e uccidendolo. Solo Cristo può darmi la forza di tacere e di lasciarmi umiliare pur di non uccidere. E dopo la sensazione é meravigliosa e pulita, ben diversa dalla squallida consapevolezza di essermi vendicato. – Libertà dalla paura del fato per vivere nella fede. Le Parche in Grecia (Cloto, Lachesi e Atropo), una tesse il filo, una lo avvolge al fuso e un’altra lo taglia quando è arrivata la fine dell’uomo; sono coloro che decidono della vita dell’uomo, quando piace al fato, che recidono il filo del soffio vitale. L’angoscia di quest’incer­tezza sovrasta tutta la cultura antica, non c’è senso, non c’è ragione né significato nell’agire del fato, è così e basta. Rm 8,21-38. Non devo più vivere nell’ansia di ciò che succederà, perché tutto concorre al bene di coloro che amano Dio. – Libertà dal fuggire da sé per accettare la verità. Gv 8,31-47. Hegel. Invece di seguire la bussola quello che cerchiamo di fare noi è di cambiare la bussola in modo che indichi la strada che vogliamo fare per tutt’altre ragioni. C’è in noi una enorme resistenza ad ammettere quello che realmente siamo, perché quello che siamo ci spaventa tantissimo. La difesa non è solo conscia come quella di chi non vuole credere che i frati siano casti per il semplice fatto che non è casto lui, ma è anche inconscia, cioè tendiamo a modificare la realtà per non metterci in discussione senza neanche accorgercene. Rimane un profondissimo disagio, una situazione di malessere che attribuiamo volentieri a qualcos’altro. Noi siamo fatti per la verità e soffriamo tantissimo quando distorciamo tutto ma lo facciamo perché pensiamo che l’accettare la verità su noi stessi sarebbe la morte, che nessuno mi amerebbe se non facessi finta di essere quello che non sono. E’ come il terrore di un subacqueo che sa di non potere scendere oltre un tanto, perché l’abisso è enorme e le bombole non bastano; ci sono dei momenti di luce in cui vediamo dentro noi stessi e ci prende come il panico del vuoto: se entro là dentro chi mi tira più fuori? L’amore di Cristo che non ti ama per la tua bontà perché tu non sei buono, ma ti ama in ogni caso, e questo è l’ossigeno che ti permette di scoprire la verità su di te e di non fuggire: ed è bellissimo e liberatorio. La libertà è scoprire che sei un poveraccio e che Dio ti ama lo stesso, che non devi fare i salti mortali per nascondere a te stesso la verità con teorie, filosofie e artifici, ma puoi ammetterla senza paura. – Libertà dalla paura del mondo. Non solo la stima, ma il mondo può togliermi anche la vita fisica effettivamente, questo pure mi costringe a vendermi per salvare la pelle come s. Pietro che dopo pianse amaramente. – Libertà dalla divisione e dalla mormorazione. Francesco fuggiva la mormorazione e fuggiva l’anticattolicesimo perché riteneva che non si può abbracciare il lebbroso senza abbracciare la Chiesa e abbracciare la Chiesa senza abbracciare il lebbroso. Francesco riteneva che la perfetta letizia si compie quando la Chiesa ti considera un inetto e ti caccia via. Se tu nella persecuzione non perdi la fede ma accogli questi fatti come un segno dell’amore di Dio hai trovato la perla nel campo della vera libertà: quella che come Cristo si fa dono e offerta fuori dalle mura di Gerusalemme, ma muore, in diversi modi per Gerusalemme. Per i santi infatti è l’amore dell’uomo di Dio. il senso di Chiesa è dunque, per Francesco, la misura della tua libertà. Una perla che solo Cristo dona  e solo lo Spirito fa comprendere. – Liberi per servire, servire per essere liberi Definitività. Gal 5,13 – L’esperienza del cristiano è effettivamente un’esperienza di libertà, in tutti i significati che abbiamo già detto. Molte persone però che fanno quest’esperienza e sono tutto sommato buoni cristiani non capiscono un’altra cosa, che Cristo di libera perché tu ti faccia di nuovo servo e volontariamente, la libertà non ti è data perché tu ti gingilli a fare esperienze, anche di servizio, ma perché questa libertà tu la rimetti liberamente nelle mani del Padre per fare la Sua volontà e per accollarti tutti i fratelli che ti mette vicino. Il servizio ha questa caratteristica: se io sono servo, non lo sono quando voglio io, ma quando vuole il mio padrone, ha una caratteristica di definitività, vuol dire che il padrone deve poter contare su di me sempre e in qualsiasi situazione, per sempre. Questa caratteristica è valida per tutti i battezzati in quanto tali e non solo per coloro che sono consacrati in una forma specifica. A seconda della propria vocazione si svolgerà in modalità diverse. Arriva un momento in cui questo legame volontario assume un carattere di irreversibilità, altrimenti non è amore. Ufficialità. Vi siete mai chiesti perché i religiosi fanno la professio­ne solenne, non basterebbe decidere nel proprio cuore senza tanta pubblicità? Perché la nostra natura tende a deresponsabilizzarsi, arriva il momento in cui vorremmo fare i fatti nostri, i farfalloni spirituali, quindi ci vuole qualcosa che ci inchiodi al nostro posto per poter resistere al canto delle sirene. Se qualcuno dicesse che vuole sposare una ragazza ma senza dire niente a nessuno tutti penserebbero che c’è qualcosa che non va. Infatti la Chiesa dispensa dalle pubblicazioni ma non dal fatto che ci deve essere un ministro sacro se non in casi molto gravi e comunque bene che non dispensi mai dalla presenza dei testimoni, cioè ci deve essere sempre una forma di legittimazione sociale di ciò che si fa. Non è mai una cosa fatta solo nel proprio cuore. Questo tipo di amore è quello che animava s. Paolo, che animava Gesù quando si è consegnato a noi per morire. Tu sai di potere contare su Gesù per sempre in qualsiasi situazione, è una certezza che ti riempie di pace e di gioia; ora il Signore ti chiede di essere tu la stessa pace e gioia per qualcun altro, ti chiede di dire a qualcun altro:«Tu potrai contare su di me per sempre, io sarò con te in ogni situazione.» Questo è il rischio di molti che hanno fatto un bel cammino spirituale, pregano, aiutano alla Caritas, vanno in chiesa, ai luoghi di pellegrinaggio, cambiano continuamente luoghi di missione, sono farfallieri nella direzione spirituale…ma alla fine ti lasciano con un dubbio di fondo: ma questo nella vita alla fine che vuol fare? E’ vero che ci vuole il tempo, il discernimento, la crescita, ma tutto questo è una preparazione per un viaggio che alla fine deve cominciare, se no diventi ridicolo! Come uno che perde giorni e giorni a fare bagagli e poi non parte mai. La Totalità è un’altra caratteristica di quest’amore e di questa scelta è la totalità, cioè deve investire tutti gli aspetti della vita e non solo alcuni, non è una cosa part-time, non ci devono essere angolini privati in cui mi riservo spazi miei, settori in cui la scelta fatta non entra oppure dei tempi di vacanza dalla scelta stessa.

Definitività, Ufficialità e Totalità dunque…

          per tutti i battezzati, sposi e consacrati….

                          per una libertà che liberi in Cristo!

Publié dans : San Francesco d'Assisi |le 12 janvier, 2016 |Pas de Commentaires »

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