Archive pour le 27 octobre, 2015

Assumption of the Blessed Virgin Mary

Assumption of the Blessed Virgin Mary dans immagini sacre Assumption%20Fra%20Angelico

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Publié dans:immagini sacre |on 27 octobre, 2015 |Pas de commentaires »

LA SAPIENZA UMANA NEI DETTI DI GESÙ – Rinaldo Fabris

http://www.finesettimana.org/pmwiki/index.php?n=Db.Sintesi?num=113

LA SAPIENZA UMANA NEI DETTI DI GESÙ

sintesi della relazione di Rinaldo Fabris Verbania Pallanza, 7 dicembre 1996

La modalità più comune di sapere sapienziale è la piccola sentenza ritmica, nella forma del proverbio, espressione non tanto dell’erudizione quanto dell’amore intelligente. Gesù si colloca all’interno della tradizione popolare della sapienza. Appare estraneo alla sapienza colta, coltivata a corte o presso il tempio. L’immagine di un Gesù profeta apocalittico arrabbiato non corrisponde a quanto i vangeli ci trasmettono. Più veritiera è quella di saggio, sapiente, maestro. Gesù « maestro » Marco ci presenta Gesù, dopo l’annuncio programmatico del Regno, come un maestro che insegna con autorità (Mc 1,21-22), un’autorità che non gli deriva da titoli di scuola conseguiti. Gesù è un autodidatta, un sapiente carismatico. Gesù è un terapeuta itinerante, ex falegname, che suscita lo stupore, la meraviglia e anche la reazione stizzita dei suoi compaesani (Mc 6,2-3). Gesù, al pari di ogni altro essere umano (una malintesa fede nella divinità di Gesù ha messo in ombra questo aspetto) compie tutto il percorso di formazione umana. Il suo sapere è legato alla sua esperienza. La cultura di Gesù è una cultura popolare, di carattere pratico e induttivo, propria di un artigiano che lavora con le mani. Gesù mostra una grande capacità di leggere in profondità le esperienze umane. Luca retroproietta nella vicenda storica delle origini la figura del maestro che insegna con autorità e sapienza (Lc 2,39-40; 46-47). proverbi e sentenze sapienziali Si trovano soprattutto nel discorso sul monte di Matteo e in quello più breve ambientato in pianura di Luca. armonia tra interno/esterno La trasparenza tra interno/esterno costituisce uno dei temi più affascinanti dei vangeli, con l’immagine dell’occhio e della luce o del parlare che viene dalla pienezza del cuore. Sulla stessa linea si colloca la critica alla purità rituale, esteriore, in favore di una purità interiore, della qualità delle relazioni con gli altri e con Dio. coerenza e sincerità Gesù colpisce per la sua libertà e coerenza. Critica i farisei che pretendono di guidare gli altri senza avere una luce interiore (ciechi guide di ciechi); critica chi scopre la pagliuzza nell’occhio del fratello ma non la trave nel proprio. Si tratta di sentenze che fanno riflettere. ascoltare e mettere in pratica Gesù invita a costruire la propria vita su un solido fondamento, come una casa costruita sulla roccia, nell’ascoltare e nel mettere in pratica le sue parole. valutazione e uso dei beni L’interesse per la salute, per il corpo, per l’uso dei beni è un problema sapienziale che ha a che fare con il senso del vivere. Gesù invita a riflettere sull’investimento affettivo: sul cuore che segue il luogo del tesoro e sulla dedizione totale a qualcuno (non si possono servire due padroni). Gesù invita non a disprezzare i beni (Mt 6,25.27-28) ma a disporli secondo una corretta gerarchia. I beni più importanti, come la salute o la vita, sono beni gratuiti. Vivendoli secondo questa prospettiva si fa esperienza religiosa, si coglie il senso del vivere: vivere con senso di gratitudine, senza crearsi inutili problemi (ad ogni giorno basta la sua pena). enigmi sapienziali L’enigma, una sentenza paradossale o oscura, è un invito a riflettere. La esperienza religiosa non si identifica con un semplice stato emotivo, ma neppure col ragionamento. La tradizione sapienziale privilegia la capacità di riflettere, fa appello alla ragione, ma immergendola in un clima affettivo. La sapienza non è la fredda filosofia o teologia, non è puro stato emotivo, ma è una riflessione partecipe della vita. Rispondendo alle critiche rivolte ai suoi discepoli perché non digiunano, Gesù afferma che in tempo di nozze si fa festa, che il vestito nuovo non ha bisogno di toppe, che il vino giovane ha bisogno di otri nuovi. È la chiara affermazione della novità di Gesù: gioia e festa non conciliabili con vecchi modi di pensare e di agire. Come i bambini che giocano alla festa di nozze o al funerale così è capricciosa la gente che critica Giovanni perché troppo severo e Gesù perché fa festa. Gesù, a chi lo critica perché non si è sposato, dice che ci sono eunuchi per il regno dei cieli. Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è concesso: la sapienza nasce dalla riflessione sulla vita, ma è anche dono di Dio, è lasciarsi illuminare da Dio che parla attraverso la vita. similitudini sapienziali L’esperienza religiosa deve essere vista per poter essere riconosciuta, come la lucerna deve essere messa in alto. Occorre stare attenti al vecchio rappresentato da Erode e dai farisei (il lievito che corrompe, Mc 8,15). L’immagine del cammello e della cruna sono usate per parlare della difficoltà di un ricco ad entrare nel regno dei cieli. detti e similitudini del quarto vangelo Anche nel quarto vangelo, disseminate qua e là, si trovano espressioni che mostrano il gusto di Gesù per la sentenza che fa riflettere sul senso del vivere, come quelle sul tempio ricostruito in tre giorni, sullo spirito che è come il vento (il modo libero dell’agire di Dio), sui tempi nuovi in cui addirittura chi semina fa tutt’uno con chi miete, sul chicco che deve morire per portare molto frutto, sul legame affettivo tra pastore e gregge, immagine di quello tra Gesù e i discepoli, sulla partenza e sulla morte premessa per una nuova e più profonda relazione (Gv 16,21-22). conclusione Gesù riflette sui fatti della vita per cogliere il senso della propria vita e missione, per fare intravedere l’agire di Dio: è un riflettere come un andare dentro le cose per coglierne il senso davanti a Dio. Il vangelo, la buona notizia del nuovo rapporto tra Dio e gli uomini, è amore intelligente, è sapienza.

MARIA E I PADRI DELLA CHIESA

http://www.preghiereagesuemaria.it/sala/maria%20e%20i%20padri%20della%20chiesa.htm

MARIA E I PADRI DELLA CHIESA

Don Juan Carlos Casté, EP

(stralcio, ossia ho messo solo la parte che riguarda più strettamente Maria)

La devozione alla Santissima Vergine Maria si sviluppa a partire dai primissimi tempi del Cristianesimo. Furono i Padri della Chiesa che gettarono le pietre fondamentali per la costruzione del grande edificio della mariologia. Dopo l’Ascensione di No­stro Signore, più precisamente a partire da Pentecoste, è cominciata la grande epopea della diffusione del Vangelo nel mondo intero. Nel medesimo tempo in cui an­nunciavano ai popoli la Buona Novella della Redenzione e della Per­sona divina e umana del Signore Ge­sù, gli Apostoli e i primi discepoli dif­fondevano anche l’amore, la tenerez­za e la devozione a Colei che era sta­ta scelta dall’Altissimo per essere la Madre del Redentore, la Vergine dalla quale Egli era nato in forma mira­colosa, che Lo aveva accompagnato per tutta la vita.

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La mariologia nei Padri della Chiesa Come prima abbiamo affermato, la devozione alla Santissima Ver­gine Maria è cominciata con la stessa Chiesa e si è sviluppata fin dai pri­missimi tempi del Cristianesimo. Sono stati, infatti, i Santi Padri a gettare le pietre fondamentali per la costruzione del grande edificio della mariologia. Nei loro scritti si trovano in germe gli elementi dottrinali che – svilup­patisi nel corso dei secoli con la spe­culazione teologica e con il sensus fi­delium, sotto l’ispirazione dello Spiri­to Santo – hanno facilitato più tar­di la proclamazione dei diversi dog­mi mariani, come quello dell’Immacolata Concezione (1854) e dell’Assunzione della Madonna in Cielo, in corpo e anima (1950). Il linguaggio predicato dai Padri della Chiesa brilla per la profondità teologica e per l’amore alla Santissi­ma Vergine Maria. ‘Ea raison ne fait que parler, c’est l’amour qui chante », disse un intellettuale francese. Gli scritti dei Santi Padri fanno le due cose: oltre a solidi monumenti dottrinali, sono veri canti di queste grandi anime a Colei che fu considerata « degna » di essere la Madre di Dio. Vediamo, ora, alcuni dei più importanti testi mariologici dei primi secoli del Cristianesimo, come pure le circostanze in cui i loro autori li concepirono.

Sant’Ignazio di Antiochia Discepolo dell’Apostolo Giovanni, Ignazio fu il terzo Vescovo di Àntiochia, suc­cedendo all’Apostolo Pie­tro e a Sant’Evodio. Come narrano gli Atti degli Apo­stoli, sorse in questa cele­bre città una florida comu­nità cristiana, e in questa `per la prima volta i discepo­li furono chiamati Cristiani » (At 11, 26). Dopo aver ret­to la sua diocesi per quasi 40 anni, Sant’Ignazio fu cattu­rato, portato a Roma e dato in pasto alle fiere, nell’Anfi­teatro Flavio, nell’anno 107. Nelle sue lettere, si sen­te l’amore ardente di un santo che fa frequenti allusioni alla Vergine Ma­ria: « Gesù, nostro Dio, l’Unto, fu por­tato da Maria nel Suo grembo, secon­do il piano salvifico di Dio; era in ve­rità del lignaggio di Davide, genera­to, senza dubbio, per opera dello Spi­rito Santo. Egli fu dato alla luce e fu battezzato alfine di santificare l’acqua con i Loro patimenti. » Nella stessa Lettera agli Efesini, così si esprime: « Uno solo è il medico corporale e spirituale, generato e non generato, Dio nato in carne, nella mor­te vita vera, nato da Maria e da Dio, primo passibile e poi impassibile, Gesù Cristo Nostro Signore ».

Sant’Ireneo di Lione Ireneo nacque con ogni probabilità a Smirne (oggi Izmir, in Tirchia), tra gli anni 135 e 140. Nella sua giovi­nezza, frequentò la scuola del Vesco­vo San Policarpo, il quale a sua volta era stato discepolo dell’Apostolo Giovanni. Quando si trasferì dall’Asia Mi­nore in Gallia? Non si sa, ma questo trasferimento deve aver coinciso con i primi sviluppi della comunità cristiana di Lione: lui si trova­va lì, già presbitero, nell’an­no 177. Lottò contro l’ere­sia gnostica, ma la sua ope­ra oltrepassa di gran lunga la confutazione di questa eresia. Si può dire che egli nasce come il primo grande teologo della Chiesa, come il creatore della teologia si­stematica. Egli stesso parla del sistema della teologia, ossia, della coerenza inter­na di tutta la Fede. Ecco l’interessante pa­rallelo tracciato da questo insigne Padre della Chiesa tra Eva e la Santissima Ver­gine Maria: « Per mezzo dell’Angelo, fu annunciato convenien­temente alla Vergine Maria, già soggetta al potere di un uomo, che il Signore sareb­be venuto da lei e che la sua creazione, che é alimentata da Lui, l’avrebbe condotta a Lui stesso; che, con l’obbe­dienza nell’albero, avrebbe ricapitolato la disubbidien­za avuta nell’albero; e che avrebbe riparato la seduzione per la quale fu malignamente sedotta quel­la vergine Eva, che era già destinata a un uomo. « Dunque, come questa fu sedotta dalla parola di un Angelo, per allonta­narsi da Dio, disobbedendo alla Sua parola, così Quella fu istruita dalla parola dell’Angelo, in modo da porta­re Dio, obbedendo alla Sua parola. E se Eva aveva disobbedito a Dio, Ma­ria Si chinò al suo potere per obbe­dirLo, così la Vergine Maria divenne l’avvocata della prima vergine, Eva. « E come il genere umano fu lega­to alla morte per mezzo di una vergine, così ne fu liberato per mezzo di una Vergine. Infatti: la disobbedien­za di una vergine fu controbilanciata dall’ obbedienza di una Vergine. Ol­tre a questo, fu riparato il peccato del primo uomo con la retta condotta del Primogenito, e la prudenza del serpen­te fu vinta dalla semplicità della colomba, che ha sciolto i legami che ci tenevano legati alla morte». In un altro passo, afferma: « Coloro che considerano Gesù un semplice uomo nato da Giuseppe [ ...] negando Emanuele che nacque dalla Vergine, sono privati del suo dono, che è la vita eterna; non accogliendo il Verbo, fon­te di incorruttibilità, permangono nella loro carne mortale e sono tributari del­la morte perché non ricevono l’antidoto della vita». »

Origene di Alessandria Una delle maggiori intelligenze dell’antichità cristiana è Origene, fi­glio del martire San Leonida, cate­chista. In tutta la sua vita, egli ebbe un ardente desiderio del martirio e si può dire che questo gli fu concesso, poiché nel 250, durante la persecuzione di Decio, fu catturato e torturato cru­delmente, morendo, tre anni dopo, a causa di que­sti tormenti. Origene incorse in alcu­ni errori dottrinali che pre­giudicarono la sua fama, ma conviene chiarire che essi, alla sua epoca, non erano stati condannati dal Magistero, pertanto, erano ancora materia di libera di­scussione nell’ambiente te­ologico. Morì con l’aureo­la di confessore della Fe­de. Papa Benedetto XVI ha fatto un caloroso elogio di questo « grande maestro della Fede », nell’Udien­za Generale del 25.aprile 2007: « Origene di Alessan­dria è realmente una delle personalità determinanti per tutto lo sviluppo del pensie­ro cristiano ». Scrittore di grande profondità cristologica, e, allo stesso tempo, uno dei pri­mi a dichiarare che la Ma­dre di Gesù fu sempre Vergine: « Gesù Cristo, Colui che è venuto al mondo, è nato dal Padre prima di ogni creatura. Dopo aver coadiuvato, co­me ministro del Padre, nella creazione dell’universo – `tutto fu fatto da Lui, e senza di Lui niente è stato fatto’ (Gv 1, 3) , Si umiliò negli ultimi giorni, Si fece uomo, Si incarnò (cfr Fl 2, 7-8), senza smettere di essere Dio. Assunse un corpo simile al nostro e fu differente da noi solamente in quanto nato dalla Vergine e dallo Spirito Santo ». Riflettendo sulla visita della Ma­donna a Sua cugina Santa Elisabet­ta, l’alessandrino tesse dei bei com­menti: « Penetrando nelle orecchie di Elisabetta, la voce del saluto di Ma­ria arrivò anche allo stesso Giovanni, che esultò. E la madre, parlando co­me per bocca del figlio e come profe­tessa, esclamò ad alta voce: `Benedetta sei Tu tra le donne e benedetto è il frut­to del Tuo ventre’ (Lc 1, 42). Ora pos­siamo comprendere nella sua pienezza il significato dell’affrettato viaggio di Maria fino alla regione montagnosa, così come della Sua entrata nella ca­sa di Zaccaria e del Suo saluto a Eli­sabetta. Tutto questo è successo in mo­do che Maria rendesse Giovanni (seb­bene ancora nel grembo materno) par­tecipe del potere che aveva ricevuto da Colui a cui aveva concepito. Giovan­ni, a sua volta, avrebbe fatto sua ma­dre partecipe del dono di profezia da lui ricevuto. È molto significativo che tali doni siano concessi in una regio­ne montagnosa, perché nulla di gran­de può essere ottenuto dalle persone che, per la loro insignificanza, devono esser designate come valli… ».

Sant’Ippolito di Roma Presbitero romano, certamente di origine orientale, che visse nel III se­colo, Sant’Ippolito afferma che il Si­gnore Gesù è nato dallo Spirito San­to e dalla Santissima Vergine Ma­ria: « Ma il Signore non avrebbe potu­to peccare, poiché fuori era formato, in quanto natura umana, di legni incor­ruttibili, che significa: con l’intervento della Vergine e dello Spirito Santo, ed era rivestito dentro e fuori dal Verbo di Dio, come oro purissimo ».

Sant’Ilario di Poitiers Insigne Padre della Chiesa d’Oc­cidente e « una delle grandi figure di Vescovi del secolo IV », come afferma Papa Benedetto XV1,’ fu Sant’Ila­rio di Poitiers. Di fronte agli ariani, che consideravano il Figlio di Dio co­me una semplice creatura, Ilario con­sacrò tutta la sua vita alla difesa del­la Fede nella divinità di Gesù Cristo, Dio come il Padre, che Lo generò fin dall’eternità. Non contiamo su dati sicuri sulla maggior parte della vita di Ilario. Le fonti antiche dicono che nacque a Poi­tiers in Francia, probabilmente ver­so l’anno 310. Di famiglia abbiente, ri­cevette una formazione letteraria che può esser riconosciuta con chiarezza nei suoi scritti. Pare che non sia stato educato in ambiente cristiano. Egli stesso ci para di un cammino di ricerca della veri­tà, che lo ha portato poco a poco al ri­conoscimento di Dio creatore e di Dio incarnato, ucciso per darci la vita eter­na. Battezzato intorno all’anno 345, fu eletto Vescovo della sua città natale nel 353 o 354. Negli anni seguenti, Ila­rio scrisse la sua prima opera, il Com­mento al Vangelo di Matteo. Si tratta del più antico commento in latino che si conosce di questo Vangelo. Nel 356 fu esiliato in Asia Minore, dall’Impe­ratore Costanzo. Morì nel 365. I suoi scritti contengono numero­si e devoti riferimenti alla Madonna. Sul concepimento e il parto virginale di Maria, afferma: « E fuori discussione che Lei non concepì per opera di un uomo, nel da­re alla luce, ma dalla Sua carne formò la carne [del Figlio], che Si sviluppò senza l’umiliazione dell’unione carnale della nostra natura. Fu madre di un es­sere perfetto, senza sperimentare dan­no alcuno alla sua integrità». Aggiunge, spiegando un pas­so della prima lettera di San Pa­olo ai Corinzi: « Il beato Apostolo esprime perfettamente il suo pensie­ro sull’ ineffabile mistero della nasci­ta del corpo [di Cristo] quando dice: ‘Il primo uomo tratto dalla terra è di terra, il secondo uomo viene dal cie­lo’ (I Cor 15, 47). Quando Lo chiama uomo, vuole indicare la Sua nasci­ta dalla Vergine che, svolgendo quel­lo che è proprio di una madre nel con­cepimento e nella nascita di un uomo, ha rispettato la legge naturale propria del sesso. Quando poi l’Apostolo di­ce: `Il secondo uomo viene dal Cielo, attesta la Sua origine, poiché Egli sce­se nel seno della Vergine quando scese su di Lei lo Spirito Santo. Per questo [Cristo], visto che è uomo e proviene dal Cielo, ha la Sua nascita dalla Ver­gine e il Suo concepimento dallo Spi­rito. E lo stesso Apostolo che si espri­me in questa maniera! ».

Hanno difeso la verità senza timore Toccò ai Santi Padri vivere in un’ epoca bellissima, ma difficile. Bel­lissima perché essi videro con i pro­pri occhi come il gregge di Gesù Cri­sto, la Chiesa da Lui fondata, si diffu­se con rapidità vertiginosa, nonostan­te le persecuzioni. Allo stesso tempo difficile, perché cominciarono a sor­gere le eresie. Essi ebbero la missio­ne di difendere la Chiesa da quei se­minatori di zizzania che furono gli eresiarchi. Difesero la verità senza timore. Per questo il loro linguaggio ha, molte volte, una spiccata nota di polemica, di veemenza, una certa rudezza anche, ma di innegabile bellezza e virilità! Nei loro scritti e omelie, si sente qualcosa che sa di aurora, di raggi di sole nascente. Non è ancora il chiaro­re del mezzogiorno, ma piuttosto la prima luce. Per così dire, si sente l’eco della voce del Signore. Commentan­do le lettere di Sant’Ignazio di Antio­chia, Benedetto XVI ha affermato: « Leggendo questi testi, si sente il vigore della Fede della generazione che anco­ra aveva conosciuto gli Apostoli». » Questo slancio iniziale, tutto pie­no dello Spirito Santo, diede impul­so, configurò e solidificò la dottrina cristiana per sempre. (Tratto da: ‘Araldi del Vangelo’)

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