Archive pour le 26 octobre, 2015

L’arche de Noé et l’alliance cosmique

L'arche de Noé et l'alliance cosmique dans immagini sacre 15%20NOAH%20AND%20ARK

http://www.artbible.net/1T/Gen0601_Noah_flood/pages/15%20NOAH%20AND%20ARK.htm

Publié dans:immagini sacre |on 26 octobre, 2015 |Pas de commentaires »

«CHI È IL MIO PROSSIMO?» (Lc. 10,29)

http://www.atma-o-jibon.org/italiano6/letture_patristiche_w.htm#LA SCOPERTA DI CRISTO

«CHI È IL MIO PROSSIMO?» (Lc. 10,29)

San Severo d’Antiochia *

Severo fu patriarca di Antiochia dal 512 al 518. L’imperatore Giustiniano I lo depose a motivo della sua opposizione alla formula del Concilio di Calcedonia (451) che affermava che Cristo èuno in due nature. Da allora Severo visse in Egitto, dove morì nel 538. La sua importante opera letteraria è stata pubblicata soltanto in parte. Studi recenti hanno provato che il monofisismo di Severo d’Antiochia deriva più da una confusione di vocabolario che da un errore vero e proprio. Chi è il mio prossimo? Tutti gli uomini. Leggendo questa bella pagina si comprende meglio la ragione profonda di questa «prossimità»: da un lato ogni uomo ha bisogno di essere sanato perché la natura umana, nella sua indigenza, non sussiste senza l’aiuto degli altri. D’altra parte, l’amore stesso rende ciascuno di noi «prossimo» all’altro.

Fa’ questo e vivrai (Lc. 10,28). Quando però il dottore della Legge, prendendo a pretesto il desiderio di istruirsi, interrogò di nuovo Gesù, gli pose questa domanda: « Chi dobbiamo considerare come quel prossimo che la Legge comanda a tutti di amare come se stessi?» Allora il nostro Salvatore diede questa risposta sotto forma di parabola: «Un uomo andava da una città a un’altra. Assalito dai briganti, fu preso, spogliato dei suoi vestiti e ferito. Era ormai tutto una piaga e giaceva mezzo morto. Lo vide un sacerdote, volse altrove lo sguardo e se ne andò. Anche un levita lo vide, ma non se ne prese cura: anziché commuoversi e provare dolore, non si fermò davanti a questo spettacolo che pure avrebbe dovuto suscitare in lui grandissima compassione. Alla fine un samaritano, che passava per quella strada, si trovò davanti a quell’uomo disteso a terra: non lo guardò solo con gli occhi, ma lo fissò con la preoccupazione misericordiosa del cuore. Inginocchiandosi davanti a lui, curò le sue piaghe con i rimedi convenienti: vi versò sopra vino e olio e le fasciò con amorosa diligenza. Lo mise poi su un asino e lo condusse a un albergo, dove chiese che fosse trattato con grande sollecitudine». Dimmi ora, dottore della Legge, senza scrutarmi con quello sguardo cattivo, chi è il prossimo per te? Ma per colui che aveva bisogno di essere assistito, chi è mai divenuto il prossimo se non l’uomo che si è dimostrato tale per il suo comportamento? Tu pensi spesso, nella tua ignoranza, che il tuo prossimo sia colui che condivide la tua stessa reli9ione o la tua stessa nazionalità. lo invece dico e definisco come prossimo chi partecipa alla tua stessa natura ed è uomo come te. Come vedi, infatti, colui che se ne andava a testa alta a motivo della sua dignità di sacerdote, e l’altro che si vantava del suo titolo di levita e compiva le funzioni del ministero sacerdotale secondo la Legge, tutti e due ostentavano, come fai anche tu, di conoscere i comandamenti divini. E tuttavia non pensarono neppure lontanamente che quel poveretto che apparteneva alla loro razza ed era là nudo, coperto di gravissime ferite, steso a terra quasi sul punto di morire, era un uomo come loro: lo disprezzarono come se fosse una pietra o un pezzo di legno abbandonato. Il samaritano invece, che non conosceva i comandamenti della Legge e che da voi è considerato pazzo e ignorante – perché addirittura un saggio ha parlato così: Gli abitanti della montagna di Samaria, i Filistei e il popolo stupido che abita a Sichem (Eccli. 50,28) – il samaritano riconobbe la natura umana e comprese chi è il prossimo. Così colui che voi giudici considerate tanto lontano, si è fatto vicinissimo per chi aveva bisogno di rimedio. Non restringere dunque in una meschinità giudaica e in una misura limitata la definizione di «prossimo»; non pensare che solo gli uomini della tua razza siano il tuo prossimo: il prossimo infatti è ogni persona su cui si riversa il tuo spirito di carità.

* Homilia LXXXIX: P.G. 23 – pp. 370-372.

 

AMARE I NEMICI PERCHÈ DIVENTINO FRATELLI – SANT’AGOSTINO

http://kairosterzomillennio.blogspot.it/2011/05/amare-i-nemici-perche-diventino.html

AMARE I NEMICI PERCHÈ DIVENTINO FRATELLI

 DAI « TRATTATI SULLA PRIMA LETTERA DI GIOVANNI » DI SANT’AGOSTINO, VESCOVO.  (1, 9-12

In questo lo conosciamo se osserveremo i suoi comandamenti. Quali comandamenti? Chi dice di conoscerlo e non osserva i suoi comandamenti è menzognero e in lui non c’è verità. Ma tu torni a chiedere: quali comandamenti? Giovanni ti dice: Chi osserverà la sua parola, veramente in lui è perfetto l’amore di Dio (1 Gv 2, 3-5). Vediamo se questo comandamento non sia l’amore. Ci domandavamo quali fossero questi comandamenti e Giovanni ci risponde: Chi osserverà la sua parola, veramente in lui è perfetto l’amore di Dio. Esamina il Vangelo e vedi se non è questo precisamente quel comandamento. Dice il Signore: Vi dò un comandamento nuovo, che vi amiate a vicenda (Gv 13, 34). A questo segno noi conosciamo di essere in lui, se in lui saremo perfetti (1 Gv 2, 5). Egli parla di perfetti nell’amore. Ma qual’è la perfezione dell’amore? E’ amare anche i nemici ed amarli perché diventino fratelli. Il nostro amore infatti non deve essere carnale. E’ buona cosa chiedere per un altro la salute del corpo; ma se questa mancasse, non deve scapitarne la salute dell’anima. Se auguri al tuo amico la vita, fai bene. Se ti rallegri per la morte del tuo nemico, fai male. Forse la vita che auguri all’amico è inutile, mentre quella morte del nemico di cui ti rallegri, può essere a lui utile. Non è certo se questa nostra vita sia utile o inutile, mentre è indubbiamente utile la vita presso Dio. Ama i tuoi nemici con l’intento di renderli fratelli; amali fino a farli entrare nella tua cerchia. Cosí ha amato colui che, pendendo sulla croce, disse: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno (Lc 23, 34). Non che abbia detto: Padre, costoro abbiano una vita lunga; loro che mi uccidono abbiano a vivere; ma ha detto: Perdona loro perché non sanno quello che fanno. Egli li volle preservare da una morte perpetua con una preghiera piena di misericordia e di forza. Molti tra essi credettero e fu loro perdonato di aver versato il sangue di Cristo. Quando si mostrarono crudeli, versarono quel sangue; quando credettero, lo bevvero. In questo noi conosciamo che siamo in lui, se in lui saremo perfetti. Il Signore ci ammonisce ad essere perfetti quando ci parla del dovere di amare i nemici: Siate dunque perfetti, come è perfetto il vostro Padre celeste (Mt 5, 48). Chi dunque dice di rimanere in lui, deve camminare come lui camminò (1 Gv 2, 6). In quale modo, o fratelli? Che ammonizione è questa? Colui che dice di rimanere in lui – cioè in Cristo – deve camminare come lui camminò. Che ci ammonisca forse di camminare sul mare? No, evidentemente. Ci ammonisce invece di camminare nella via della giustizia. Quale via? L’ho ricordato. Egli, quando era inchiodato alla croce, camminava proprio su questa via, che è la strada della carità. Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno. Se dunque imparerai a pregare per il tuo nemico, camminerai sulla strada del Signore. [E' il comandamento nuovo, perché riguarda l'uomo nuovo.]  Dilettissimi, non vi scrivo un comandamento nuovo, ma un comandamento antico, che avevate fin dall’inizio. Quale antico comandamento intende ricordare? Quello che avevate fin dall’inizio. Esso è vecchio in quanto già l’avevate udito. Altrimenti sarebbe in contraddizione col Signore che disse: Vi dò un comandamento nuovo: che vi amiate a vicenda. Ma perché lo chiama comandamento vecchio? Non perché riguarda il vecchio uomo. Perché allora? Perché è: Quello che avevate fin dall’inizio. Il comandamento vecchio è la parola che avete udito (1 Gv 2, 7). Vecchio dunque perché già l’udiste. Ma Giovanni ci mostra che si tratta anche di un comandamento nuovo, quando dice: Ancora vi scrivo un comandamento nuovo. Non un altro comandamento ma quel medesimo che chiamò vecchio ed è ad un tempo vecchio e nuovo. Perché? Ciò si è verificato in lui ed in voi. Avete udito perché esso viene detto vecchio: perché già lo conoscevate. Perché allora viene detto nuovo? Perché: le tenebre se ne sono andate ed ormai splende la luce vera (1 Gv 2, 8; cf. Gv 13, 34). Da ciò deriva che si tratta di un comandamento nuovo: le tenebre riguardano l’uomo vecchio, la luce l’uomo nuovo. Che dice l’apostolo Paolo? Spogliatevi dell’uomo vecchio e rivestitevi dell’uomo nuovo (Col 3, 9-10). Che dice ancora? Un tempo voi foste tenebre, ora siete luce nel Signore (Ef 5, 8). [Amare il fratello è camminare nella luce, cioè in Cristo.]  Chi dice di essere nella luce – ecco che si rivela tutto il suo pensiero – chi dice di essere nella luce ed odia il fratello è ancora nelle tenebre (1 Gv 2, 9). Ahimé, o fratelli, fin quando vi dovremo dire: Amate i nemici (Mt 5, 44)? Guardatevi almeno dall’odiare il fratello, che è cosa peggiore. Se voi amate soltanto i fratelli, perfetti non sarete, ma se li odiate, che siete mai? Dove siete? Ciascuno guardi nel suo cuore; non tenga odio contro il fratello, per qualche dura parola che ha ricevuto; per litigi terreni, non dobbiamo diventare terra. Chi odia il fratello, non può dire di camminare nella luce. Anzi, non dica di camminare in Cristo. Chi dice di essere nella luce e odia il suo fratello è ancora avvolto nelle tenebre. Poniamo che un pagano diventi cristiano. Capitemi: quando era pagano, era nelle tenebre; ora è diventato cristiano. Sia lode al Signore, dicono tutti, e si congratulano e ripetono le parole augurali dell’Apostolo: Un giorno foste nelle tenebre; ora invece siete nella luce del Signore. Colui che adorava gli idoli, ora adora Dio; adorava cose da lui fatte, adora adesso chi fece lui. E’ cambiato. Sia lode a Dio; tutti i cristiani se ne rallegrano. Perché? Perché adesso egli è adoratore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e detesta i demoni e gli idoli. Giovanni prende a cuore questo individuo e, nonostante la festa che tutti gli fanno, nutre qualche preoccupazione per lui. O fratelli, accettiamo volentieri questa sollecitudine materna. Non senza motivo nostra madre ha delle apprensioni per noi, anche quando gli altri si congratulano con noi e questa madre è la carità. Essa è nel cuore di Giovanni, quando fa queste raccomandazioni. E perché le fa se non perché teme per qualcosa che è in noi, pur se gli altri ci fanno congratulazioni? Che cosa teme? Chi dice di essere nella luce. Che significano queste parole? Significano: colui che dice di essere cristiano e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre. Qui non occorrono spiegazioni, ma c’è da gioire se la cosa non s’avvera, c’è da piangere se essa si avvera. [Se possederai la carità, non potrai separarti né da Cristo né dalla Chiesa.]  Chi ama il suo fratello, resta nella luce, e in lui non c’è scandalo (1 Gv 2, 10; cf. Gv 13, 34). Vi scongiuro in nome di Cristo: è Dio che ci nutre, ristoreremo i nostri corpi in nome di Cristo, come già abbiamo fatto un poco, ed ancora faremo; che la mente abbia il suo cibo. Questo affermo, non perché debba ancora parlare a lungo; il testo della lettura sta per finire: ma facciamo in modo che il tedio non diminuisca la nostra attenzione per queste cose che hanno grandissima importanza. Chi ama suo fratello, resta nella luce ed in lui non c’è scandalo. Chi sono coloro che patiscono o danno scandalo? Coloro che trovano motivo di scandalo in Cristo e nella Chiesa. Chi trova motivo di scandalo in Cristo, è come colui che viene scottato dal sole, mentre colui che trova motivo di scandalo nella Chiesa, è come colui che viene scottato dalla luna. Dice il salmo: Di giorno il sole non ti brucerà né di notte la luna (Sal 120, 6) e significa: se avrai mantenuto la carità, non soffrirai scandalo né a motivo di Cristo, né a motivo della Chiesa. Non abbandonerai Cristo né la Chiesa. Chi abbandona la Chiesa, come può essere nel Cristo, se non appartiene alle sue membra? Come può essere nel Cristo, se non fa parte del suo corpo? Subiscono lo scandalo dunque quelli che abbandonano o Cristo o la Chiesa. Da che cosa desumiamo che il salmo dicendo: Di giorno il sole non ti brucerà, né di notte la luna, vuole che nel termine « bruciatura » si veda indicato lo scandalo? Innanzi tutto fai attenzione alla similitudine; come colui che viene scottato dice: non riesco a tollerare, non sopporto, e perciò si allontana; cosí coloro che non sopportano alcune cose nella Chiesa e si allontanano dal nome di Cristo o della Chiesa, patiscono scandalo. Osservate infatti quale scandalo hanno subito, come scottati dal sole, quegli uomini carnali ai quali Cristo predicava di dare la sua carne dicendo: Chi non mangerà la carne del Figlio dell’uomo e non berrà il suo sangue, non avrà in sé la vita. Circa una settantina di persone dissero: Che discorso duro è questo? e si allontanarono da lui; rimasero i dodici. Quelli furono tutti scottati dal sole e se ne andarono, non riuscendo a sopportare la forza della parola di Cristo. Rimasero dunque i dodici. E perché non credessero di fare un favore a Cristo credendo in lui, quando invece era Cristo a compiere per loro un beneficio, ai dodici rimasti il Signore disse: Volete andare anche voi? Sappiate infatti che non voi siete indispensabili per me, ma io per voi. Ma essi, che non erano stati scottati dal sole, risposero per bocca di Pietro: Signore, tu hai parole di vita eterna: dove potremo noi andare? (Gv 6, 54 61 68 69). E chi sono quelli che vengono scottati dalla Chiesa, come dalla luna nel corso della notte? Quelli che han fatto scisma. Ascoltate la parola stessa dell’Apostolo: Chi è ammalato e non lo sono anch’io? Chi patisce scandalo e io non ne brucio? (2 Cor 11, 29). Come avviene che non c’è scandalo in colui che ama i fratelli? Perché chi ama i fratelli sopporta tutto per l’unità, perché l’amore fraterno consiste nell’unità della carità. Supponiamo che ti offenda uno qualunque che è cattivo, o che tu giudichi cattivo o anche soltanto immagini tale: abbandoni forse per questo tanti altri che sono buoni? Ma che carità fraterna è quella che si mostra in questi Donatisti? Accusano i Cristiani di Africa e perciò abbandonano l’universa terra. Non c’è forse santo alcuno nel mondo? E questi, senza neanche essere ascoltati, furono da voi abbandonati. Ma se amate i fratelli, non ci sarebbe scandalo in voi. Ascolta la voce del salmo: Quanta pace a chi ama la tua legge e non c’è scandalo per lui (Sal 118, 165). Annunzia gran pace a coloro che amano la legge di Dio e perciò soggiunge che non c’è scandalo per loro. Coloro infatti che si scandalizzano perdono la pace. E chi (è detto nel salmo) non patisce scandalo o non lo fa? Chi ama la legge di Dio. Ecco, esso è nella carità. Obietterà qualcuno: si tratta di chi ama la legge di Dio e non di chi ama i fratelli. Ascolta allora ciò che dice il Signore: Un comando nuovo io vi dò, di amarvi gli uni e gli altri. La legge non è forse un comando? E come non si patisce scandalo se non sopportandosi scambievolmente? Dice l’apostolo Paolo: Ci sopportiamo l’un l’altro nell’amore, cercando di mantenere l’unità di spirito in un legame di pace (Ef 4, 2-3). E che questa sia la legge di Cristo lo si deduce dalle parole stesse dell’Apostolo che questa legge raccomanda: Portate, dice, l’uno il peso dell’altro e cosí adempirete la legge di Cristo (Gal 6, 2).

PUERI CANTORES SACRE' ... |
FIER D'ÊTRE CHRETIEN EN 2010 |
Annonce des évènements à ve... |
Unblog.fr | Annuaire | Signaler un abus | Vie et Bible
| Free Life
| elmuslima31