Archive pour le 8 octobre, 2015

Day 6 Animals with man and woman

Day 6 Animals with man and woman dans immagini sacre 20%20JVOTI%20SAHI%20INTEGRITY%20OF%20CREATION

http://www.artbible.net/1T/Gen0126_Animals_Manwoman/pages/20%20HEINRICH%20CAMPENDONK%20DER%20SECHSTE%20TAG.htm

Publié dans:immagini sacre |on 8 octobre, 2015 |Pas de commentaires »

PRIMA LA BONTÀ ERA NASCOSTA (DA SAN BERNARDO DI CHIARAVALLE)

http://www.gliscritti.it/

PRIMA LA BONTÀ ERA NASCOSTA (DA SAN BERNARDO DI CHIARAVALLE)

Scritto da Redazione de Gliscritti: 29 /12 /2011

DAI « DISCORSI » DI SAN BERNARDO, ABATE (Disc. 1 per l’Epifania, 1-2; PL 133, 141-143)

Si sono manifestate la bontà e l’umanità di Dio Salvatore nostro (cfr. Tt 2, 11). Ringraziamo Dio che ci fa godere di una consolazione così grande in questo nostro pellegrinaggio di esuli, in questa nostra miseria. Prima che apparisse l’umanità, la bontà era nascosta: eppure c’era anche prima, perché la misericordia di Dio è dall’eternità. Ma come si poteva sapere che è così grande? Era promessa, ma non si faceva sentire, e quindi da molti non era creduta. Molte volte e in diversi modi il Signore parlava nei profeti (cfr. Eb 1, 1). Io – diceva – nutro pensieri di pace, non di afflizione (cfr. Ger 29, 11). Ma che cosa rispondeva l’uomo, sentendo l’afflizione e non conoscendo la pace? Per questo gli annunziatori di pace piangevano amaramente (cfr. Is 33, 7) dicendo: Signore, chi ha creduto al nostro annunzio? (cfr. Is 53, 1). Ma ora almeno gli uomini credono dopo che hanno visto, perché la testimonianza di Dio è diventata pienamente credibile (cfr. Salmo 92, 5). Per non restare nascosto neppure all’occhio torbido, Egli ha posto nel sole il suo tabernacolo (cfr. Salmo 18, 6). Ecco la pace: non promessa, ma inviata; non differita, ma donata; non profetata, ma presente. Dio Padre ha inviato sulla terra un sacco, per così dire, pieno della sua misericordia; un sacco che fu strappato a pezzi durante la passione perché ne uscisse il prezzo che chiudeva in sé il nostro riscatto; un sacco certo piccolo, ma pieno, se ci è stato dato un Piccolo (cfr. Is 9, 5) in cui però « abita corporalmente tutta la pienezza della divinità » (Col 2, 9). Quando venne la pienezza dei tempi, venne anche la pienezza della divinità. Venne Dio nella carne per rivelarsi anche agli uomini che sono di carne, e perché fosse riconosciuta la sua bontà manifestandosi nell’umanità. Manifestandosi Dio nell’uomo, non può più esserne nascosta la bontà. Quale prova migliore della sua bontà poteva dare se non assumendo la mia carne? Proprio la mia, non la carne che Adamo ebbe prima della colpa. Nulla mostra maggiormente la sua misericordia che l’aver egli assunto la nostra stessa miseria. Signore, che è quest’uomo perché ti curi di lui e a lui rivolga la tua attenzione? (cfr. Salmo 8, 5; Eb 2, 6). Da questo sappia l’uomo quanto Dio si curi di lui, e conosca che cosa pensi e senta nei suoi riguardi. Non domandare, uomo, che cosa soffri tu, ma che cosa ha sofferto lui. Da quello a cui egli giunse per te, riconosci quanto tu valga per lui, e capirai la sua bontà attraverso la sua umanità. Come si è fatto piccolo incarnandosi, così si è mostrato grande nella bontà; e mi è tanto più caro quanto più per me si è abbassato. Si sono manifestate – dice l’Apostolo – la bontà e l’umanità di Dio nostro Salvatore (cfr. Tt 3, 4). Grande certo è la bontà di Dio e certo una grande prova di bontà egli ha dato congiungendo la divinità con l’umanità.

LA MORTE DI SAN SERGIO (dalla ‘Vita’ di Epifanio il saggio)

http://kairosterzomillennio.blogspot.it/2012/09/san-sergio-di-radonez.html

SAN SERGIO DI RADONEZ – LA MORTE

per la vita di San Sergio al sito:
http://www.santiebeati.it/dettaglio/71950

LA MORTE DI SAN SERGIO
(dalla ‘Vita’ di Epifanio il saggio)

“(…) Il Santo visse molti anni continuamente mortificandosi con privazioni e lavoro incessante. Egli compì molti straordinari miracoli e raggiunse un’età avanzata, senza mai mancare al suo posto nel servizio divino; più crebbe la sua vecchiaia, più forte crebbe il suo fervore, per niente indebolito dall’età. Fu avvertito dall’approssimarsi della sua fine sei mesi avanti (…). Poi, il grande asceta cominciò a perdere le forze e nel settembre cadde seriamente malato. Vedendo approssimarsi la sua fine, riunì (…) il suo gregge e sciolse una finale esortazione. Fece loro promettere di rimanere saldi nell’ortodossia per assicurare l’amicizia fra gli uomini; di esser puri di corpo e di anima; di amare con verità; di evitare ogni male e ogni carnale concupiscenza; di esser moderati nel mangiare e nel bere; soprattutto di vestire umilmente; di non dimenticare di amare il prossimo; evitare le controversie e non porre valore negli onori e nelle lodi di questa vita, ma aspettare piuttosto la ricompensa da Dio nella gioia del cielo e nell’eterna beatitudine. Dopo averli istruiti in molte cose, concluse: ‘Io sono, per volere di Dio, vicino a lasciarvi ed io vi affido all’Onnipotente Iddio e all’Immacolata Vergine Madre di Dio, affinché essi siano per voi un rifugio e una rocca di difesa contro le insidie dei vostri nemici’. Quando la sua anima fu vicina a lasciare il suo corpo, egli partecipò del Santissimo Corpo e Sangue. Tenuto nelle braccia dei suoi discepoli e levando le mani al cielo con una preghiera sul labbro, rese la sua pura, santa anima al Signore, nell’anno 6900 (1392) il 25 di settembre, probabilmente all’età di 78 anni. Dopo la sua morte un ineffabile, grato odore emanò dal corpo del santo.
L’intera fraternità si riunì intorno a lui; piangendo e singhiozzando i monaci posero nel feretro il corpo di colui che in vita era stato così nobile e infaticabile; e lo accompagnarono con salmi e orazioni funebri. Il volto del Santo, diversamente dagli altri morti, splendeva del lume di vita come un angelo di Dio, a testimonianza della purezza della sua anima e del premio di Dio per tutte le sue fatiche. Il suo corpo trovò il riposo nel monastero da lui fondato. Molti furono i miracoli che ebbero luogo alla sua morte e dopo; e avvengono ancora dando forza ai deboli, liberando dalle astuzie e malizie dei demoni, dando la vista ai ciechi. Il santo non desiderò rinomanza durante la sua vita né nella morte, ma per il potere dell’Onnipotente Iddio egli fu glorificato. Gli angeli furono presenti al suo passaggio ai cieli aprendo a lui le porte del paradiso e conducendo verso la bramata beatitudine nella pace dei giusti, colui che sempre aveva cercato la gloria della Santissima Trinità”[2].

 

Dal libro Nella comunione dei santi di D. Barsotti

“Epifanio, in pagine di meraviglioso candore, ci narra la vita del santo; l’umile semplicità di questa vita ci sembra in verità una rivelazione di pura bellezza. Sergio è un’icona di Dio.
La breve biografia di Sergio è un prezioso testo di ascetica monastica: la si può considerare veramente un trattato di spiritualità, tanto più efficace perché non è astratto ma vivo, proponendo con la dottrina l’esempio del santo e in questo esempio delineando anche il cammino dell’anima verso la perfezione fino a quella anticipazione della vita paradisiaca sulla quale insistono, nella loro pura semplicità, le ultime pagine.
Se volessimo riassumere brevemente questa dottrina, ci sembrerebbe di chiarirla meglio ponendola a confronto con quella che chiaramente è esposta in altre vite monastiche: Epifanio considera la vita ascetica come una lotta accanita contro il demonio che in questa lotta si avvale prima, come alleata, della concupiscenza carnale (“Il diavolo s’ingegnava di ferirlo coi dardi della concupiscenza, ma il santo vigilante contro questi attacchi del nemico, disciplinava il suo corpo ed esercitava l’anima assoggettandola con le privazioni: ed in questo era protetto dalla grazia del Signore”), poi dei monaci stessi che gli mostrano la loro ostilità.
Come l’unione con Dio ristabilisce la comunità umana, così l’unione con Dio è il ritorno per l’uomo alla vita del paradiso terrestre quando tutto è fraterno con l’uomo. Ma il cammino che porta a questa mèta di unità con gli uomini e con la creazione importa la lotta contro le potenze, il combattimento. L’ascesi non è solo esercizio di virtù, è impegno di redenzione per l’uomo, e l’uomo non si libera dalla schiavitù delle potenze che in quanto ritorna ad essere re di una creazione rinnovata, capo di una umanità che, in lui e per lui, viene nuovamente benedetta da Dio.
Ma la vittoria sul demonio, in cui consiste la perfezione monastica stessa, fa soprattutto il monaco partecipe della vita divina nella sua potenza coi miracoli e con la liberazione dagli ossessi e fa il monaco compagno degli angeli nella preghiera e degno di visioni celesti, dopo averlo fatto padre di numerosa famiglia. Il monaco non dovrebbe aspirare a una missione di paternità spirituale – sembra insinuare lo scrittore – né dovrebbe essere elevato all’ordine gerarchico se non fosse designato a tanta dignità dai doni dello Spirito Santo.
È implicito anche, almeno ci sembra, l’insegnamento che non la vita eremitica, ma la vita cenobitica, l’unione di carità tra i fratelli, sia l’ideale più perfetto della vita cristiana – e in questo preporre la vita cenobitica alla vita eremitica non c’è solo un’influenza della dottrina ascetica di san Basilio, ma anche un sano atteggiamento di opposizione alle intemperanze e all’anarchismo della spiritualità orientale (…)”[3].

PUERI CANTORES SACRE' ... |
FIER D'ÊTRE CHRETIEN EN 2010 |
Annonce des évènements à ve... |
Unblog.fr | Annuaire | Signaler un abus | Vie et Bible
| Free Life
| elmuslima31