Archive pour le 6 octobre, 2015

Day 7 Shabbat, the rest of God and man

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CREAZIONE O EVOLUZIONE: COME SI CONCILIANO BIBBIA E SCIENZA?

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CREAZIONE O EVOLUZIONE: COME SI CONCILIANO BIBBIA E SCIENZA?

Una replica ad una precedente risposta sui primi capitoli del Genesi. Risponde padre Athos Turchi, docente di filosofia alla facoltà Teologica dell’Italia Centrale

Percorsi: BIBBIA – SPIRITUALITÀ E TEOLOGIA
29/01/2014

Nella risposta alla domanda sullo sviluppo della discendenza di Adamo ed Eva, in Toscana Oggi del 5 gennaio scorso, si sostiene che i primi capitoli del Genesi, dedicati alla creazione del mondo e dell’uomo, costituiscono una narrazione che intende comunicarci il «perché» dell’esistenza di tutte le cose e di tutte le creature, e non il «come» quell’esistenza si sia prodotta, compito quest’ultimo della scienza e della storia.
Allora, però, si pone un’altra domanda che interpella alla radice la riflessione teologica: Come si concilia il «mito» biblico della creazione con la consolidata acquisizione scientifica dell’evoluzione cosmica e umana?
Giuseppe Mandorli

Che sia una «consolidata acquisizione scientifica l’evoluzione cosmica e umana» è tutto da dimostrare, che ci sia una certa evoluzione è indubbio, ma che questa parola dica parecchio di più che non semplice trasformazione o sviluppo, è tutto da verificare. Che un seme diventi albero è evidente, ma che un minerale diventi vivente cioè che dalla non-vita scaturisca la vita… sarei curioso di vederla questa evoluzione.
Karl Popper dice che la scienza è di principio falsificabile, non falsificata ancora di fatto. In altri termini un dato assoluto, certo, consolidato, incontrovertibile, non è mai scientifico, ma solo momentaneamente non ancora falsificato, il che significa che non c’è scienza certa e sicura, ma solo buone teorie non ancora falsificate.
Perciò lascerei perdere le «consolidate acquisizioni», e teniamoci solo il fatto che la scienza è alla ricerca di tali origini, quando poi dirà qualcosa di più razionale e logico, la prenderemo in considerazione.
Il «mito» biblico della creazione dell’uomo e della donna e dello sviluppo dell’umanità, come aveva indicato Belli, si può paragonare a ciò che in logica si dice «definizione» di una cosa, che invece di farla con parole è fatta con un racconto. Gesù usa questa modalità con le parabole che sono l’esplicazione visiva, immaginifica, materiale di una realtà diversa ma che presenta il medesimo contenuto significativo. Per es. il Padre sta al figlio prodigo come Dio sta al peccatore; il cercatore di perle sta alla super perla come l’uomo cercator di salvezza sta al Cristo; il pescatore sta alla rete piena di pesci come la predicazione dell’apostolo sta all’umanità; il seminatore sta alla semina come il Cristo discente sta alla folla. Gesù in altri termini non definisce mai il Regno di Dio con parole e con concetti astratti, razionali o con logiche circonlocuzioni, ma usa esempi diretti e visivi, mostrando che tra la parabola e quanto vuol dire c’è una similitudine di significato che è apprensibile a chi sa capire. Dunque il mito della creazione dell’uomo che vuol dire? Nel primo racconto del capitolo 1° di Genesi sembra che il redattore voglia definire l’uomo per genere e differenza specifica, come fa la filosofia. Il genere è il mondo creato, al quale l’uomo appartiene, la differenza sta nel fatto che è un essere razionale e amato da Dio: l’uomo è «molto» buono. La filosofia fa così: il genere è ciò a cui l’oggetto appartiene, la differenza specifica distingue l’oggetto dalle altre cose a esso simili.
Nel secondo racconto sempre di Genesi, dal capitolo 2° in poi, sembra che il redattore voglia perfezionare la definizione cercando di esplicare cosa sia l’uomo in se stesso dandone una descrizione significativa, ossia dicendo anche perché è nel modo come noi siamo. Così ci dice che l’uomo è un essere perfetto e questa perfezione è comunicazione di se stesso, e perché possa comunicare lo «sdoppia» in maschio e femmina, spiegando qui perché c’è l’uomo e la donna, poi rivela il loro stato ideale quando nudi e senza vergogna vivevano nel paradiso (= felicità), ma a causa del peccato sortì l’opposizione e la vergogna. Inoltre il redattore ci vuol dire che l’uomo è un essere fecondo capace di riprodurre se stesso nei figli, e che i figli nascono con lo stesso problema dei genitori ossia nella lontananza da Dio, e che questa ribellione a Dio prosegue nelle generazioni successive, al punto che Dio scorcia la vita perché avevano troppo tempo per compiere il male, e diversifica le lingue perché non si coalizzi nel male. Così via, finché al capitolo 12° si parla di Abramo, l’amico di Dio, e si entra nella storia concreta. Come si vede il mito delle origini dell’uomo va fino a tutto il capitolo 11° con un linguaggio e un racconto verosimile e forse anche con qualche riferimento arcaico reale, ma il contenuto indica il senso essenziale, esistenziale e storico dell’uomo. Questo è l’uomo, ci vuol dire il redattore, che vale per tutti i tempi, luoghi e in qualsiasi modo possa essere venuto all’esistenza.
Per cui quello è l’uomo com’è in se stesso, nel ruolo che ha in questo mondo e nella sua esistenza storica, poi che sia nato qui o lì, da questo o da quello, staremo a vedere, ma il senso, la verità, ciò che l’uomo-umanità è, il redattore di Genesi ce l’ha descritto in quei capitoli. È un racconto che possiamo chiamarlo «trascendentale» rispetto alla storicità umana, nel senso che in qualsiasi momento si pensi l’uomo è e rimane sempre quello che il redattore di Genesi ci ha descritto: quello è l’uomo- verità, è l’umanità in sé e per sé che trascende ogni concreta realizzazione storica e temporale.
Insomma il mito della creazione è una lunga parabola nella quale si disvela il senso, il valore, la verità e la ragione d’essere dell’umanità, dell’uomo e della donna, della generazione e del male, della vita umana e della sua storia. Come ogni parabola ha agganci reali e verosimili, perché non è un racconto di fantascienza, ma l’intento principale è l’esplicazione di quanto c’è di più reale, concreto ed essenziale in noi stessi come singoli e come genere umano.

Athos Turchi

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UN « ASSEDIO » AL TESTO BIBLICO, CHE DEVE CONTINUARE di GIANFRANCO RAVASI

http://www.stpauls.it/vita00/0899vp/0899vp28.htm

IL « GRANDE CODICE » DELLA NOSTRA CULTURA E DELLA NOSTRA FEDE

UN « ASSEDIO » AL TESTO BIBLICO, CHE DEVE CONTINUARE

di GIANFRANCO RAVASI

Vita Pastorale n. 8-9 agosto/settembre 1999 – Home Page «I cattolici hanno un grande rispetto per la Bibbia e questo rispetto lo dimostrano standone il più lontano possibile. Partendo per un lungo e forse decennale viaggio all’interno di tutta la Bibbia, spiegandone tutte le pagine, anche le più oscure e dimenticate, Famiglia Cristiana vuole smentire la dichiarazione che lo scrittore francese Paul Claudel aveva fatto nel 1946. Certo, il concilio Vaticano II ha avvicinato di molto la Sacra Scrittura ai fedeli nella liturgia e nella catechesi; le edizioni della Bibbia, i commenti, le introduzioni si sono moltiplicati. Eppure pochi sono riusciti a leggere integralmente e a meditare tutte quelle pagine, e forse la Bibbia che hanno in casa è rimasta su uno scaffale. Noi ora vorremmo tentare questa sfida: offrire anno per anno e in sezioni successive, tutta la Bibbia da leggere tutta».
Così si apriva il primo fascicolo della Bibbia per la famiglia: era l’ottobre 1993 e iniziava quell’avventura che sarebbe durata meno di quanto allora si prevedesse. Infatti quel «viaggio» ipotizzato come « decennale » si è concluso nell’arco cronologico, ben più biblico, di sette anni ed è ora possibile contemplarlo dall’alto nella sua trama ormai conclusa e cristallizzata in dieci tomi, in migliaia di pagine e di immagini, in milioni di parole. Ma lo scopo di quell’impresa non si esauriva nell’elaborazione di un’ulteriore edizione commentata alle S. Scritture, per altro originale e ricchissima nella sua impostazione. Si era, infatti, deciso di non variare la carta dei fascicoli ma di lasciare quella della rivista così da impedire che i fogli, una volta rilegati, migrassero su uno scaffale per impolverarsi nel fluire dei mesi e degli anni.
La meta di quell’impresa, che condussi in compagnia di un plotone di generosi e intelligenti collaboratori, era proprio quella di costringere a leggere, a « scavare » il testo sacro: il moto era appunto « Tutta la Bibbia per tutti ». È per questo che ora, giunti all’approdo, vorremmo rilanciare quell’appello. Rilegati in volume, quei fascicoli devono ritornare ad essere uno strumento di conoscenza del «grande Codice» della nostra cultura occidentale ma anche e soprattutto della nostra fede. La Bibbia è analoga al Cristo, è Verbo incarnato, cioè parola divina che si è fatta parole umane, presenza eterna che agisce nella storia, l’infinito che si adatta alla prigione dello spazio geografico.
Questa struttura radicale della Bibbia richiede, perciò, una paziente operazione di avvicinamento. Per scoprire la Rivelazione divina, è indispensabile conoscere il rivestimento umano che è necessariamente datato, legato a una vicenda storica, a una lingua, a coordinate socio-culturali a noi estranee e remote. È per questo che nella Bibbia per la famiglia la « narrazione » che cerca di ritrascrivere per noi oggi il testo antico, le migliaia di note, le stesse immagini, le « oasi » teologiche allegate a ogni porzione di testo biblico offerto hanno lo scopo di far brillare il seme fecondo, il fuoco e la luce, il miele e l’assenzio della Parola.
I pastori hanno, così, tra le mani lo strumento per avere una puntuale ed essenziale esegesi dei brani biblici delle liturgie domenicali. I catechisti potranno ricorrere a questo oceano di informazioni e di approfondimenti per illustrare il senso profondo della Scrittura. I genitori potranno, attraverso le suggestive pagine dedicate ai bambini, impedire che il racconto sacro rimanga solo affidato a stereotipi e persino a miti, ma diventi anche per i loro figli un primo ingresso in un giardino di simboli e di verità. La lettura di gruppo potrebbe essere sostenuta proprio dalla versione così limpida, dalla parafrasi che l’accompagna, dalle note che fanno emergere e sciolgono i nodi testuali più complessi o più significativi o più problematici.
I giovani e tutti coloro che hanno una scolarità alta potranno nelle « oasi » trovare risposte articolate a interrogazioni, a richieste e a ricerche, risposte che spesso sono offerte solo in volumi di difficile accesso, oscuri nel linguaggio e di orizzonte troppo vasto. Ma anche la persona semplice troverà cibo per l’anima e per la mente attraverso la lettura sia dei libri biblici apparentemente aridi e ardui sia degli altri scritti sacri ricchi e profondi, e sarà condotta per mano da un linguaggio limpido e pacato. La stessa lectio divina troverà la sostanza genuina per far sbocciare la contemplazione e l’impegno esistenziale, senza correre il rischio di deviare verso spiritualismi generici e inconsistenti o di piegare la Parola alle proprie concezioni, impedendole di guidarci, purificarci e liberarci.
E persino chi è lontano dalla fede, oltre a ritrovare le proprie radici umane e culturali attraverso la voce degli scrittori che chiudono con la loro testimonianza ogni porzione di testo biblico spiegato, scoprirà l’attualità permanente e universale di quel messaggio. Partendo per quell’avventura, si scriveva allora che si voleva condurre «un vero e proprio assedio amoroso al testo biblico perché vengano scoperte tutte le sue bellezze, i suoi segreti, la sua luminosa verità, sorgente di vita». Giunti al termine della pubblicazione della Bibbia per la famiglia la speranza è che quell’ »assedio » inizi e si sviluppi in tutti coloro che cominciano ora a leggere la Bibbia o la vogliono rileggere o desiderano sceglierne una parte o, semplicemente, cogliere un fiore da quei 73 libri ispirati nei quali si distende la lunga lettera che Dio ha scritto all’umanità. Come affermava il grande Pascal, «la Bibbia ha passi adatti a consolare ogni situazione umana ma ha anche passi adatti a inquietare ogni situazione umana».

Vita Pastorale n. 8-9 agosto/settembre 1999

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