http://www.donbosco-torino.it/ita/Domenica/02-annoB/14-15/Omelie/8-Ordinario/27a-Domenica-B-2015/10-27a-Domenica-B-2015-UD.htm
4 OTTOBRE 2015 | 27A DOMENICA – TEMPO ORDINARIO B | OMELIA
Per cominciare
La parola di Dio di questa domenica ci mette di fronte a un argomento particolarmente sentito dalla nostra società, quello del rapporto di coppia e della famiglia. Affrontiamo questo argomento con grande rispetto, ma anche affidandoci alla parola autorevole ed esigente di Gesù.
La parola di Dio
Genesi 2,18-24. Una delle pagine più suggestive della Bibbia ci presenta l’origine della vita sociale e dell’amore. Dio ha creato il primo uomo, che si sente solo. Ma Dio gli crea una compagna simile a lui e gliela presenta. Adamo esprime la propria gioia nella prima poesia dell’umanità.
Ebrei 2,9-11. Oggi inizia la lettera agli ebrei che leggeremo fino al termine dell’anno liturgico. In questo brano Paolo afferma che solo chi è passato da tutte le prove della vita può entrare nella gloria e può mettersi a capo della salvezza degli altri. Così è stato di Gesù, reso perfetto attraverso la sua passione e morte. Gesù non si vergogna di chiamare fratelli gli uomini che è venuto a salvare ed è solidale con loro, perché con la sua sofferenza ha imparato come sia difficile seguire la volontà del Padre (Eb 5,7-9).
Marco 10,2-16. In viaggio verso Gerusalemme, dove affronterà la passione, Gesù viene messo alla prova dai farisei su una questione scottante riguardante il matrimonio. La risposta di Gesù è sorprendente e fa riferimento alle intenzioni del creatore all’inizio dell’umanità, quando l’uomo e la donna sono usciti dalle mani di Dio.
Riflettere..
o Ancora una volta qualcuno pone delle questioni a Gesù per metterlo alla prova. In questo caso il tema in discussione è quello del divorzio. È curioso che i farisei lo interroghino su questo argomento, perché la legislazione di Mosè al riguardo non lasciava dubbi: per tutti il divorzio era pacificamente accettato. Gesù ha già espresso in modo netto la sua opinione in altre occasioni. Per esempio tra i vari passi del discorso della montagna, accanto al divieto di giurare e a quello di vendicarsi, si trova anche la proibizione di divorziare (cf Mt 5,31-32).
o In questa circostanza la domanda posta a Gesù ha alle spalle una grossa discussione rabbinica. Gli domandano: « È lecito a un marito ripudiare la propria moglie? ». Ma in realtà la questione pratica era sul motivo per cui si poteva divorziare. Mosè infatti (cf Dt 24,1) aveva permesso il divorzio qualora l’uomo avesse trovato nella donna qualcosa di sconveniente. E al tempo di Gesù si discuteva su questo « sconveniente »: secondo la scuola di rabbi Shammai, si ammetteva il divorzio solo in caso di adulterio o una grave infedeltà coniugale; mentre la scuola di rabbi Hillel sosteneva che poteva essere sufficiente qualsiasi cosa, anche solo un pranzo mal preparato o l’aver trovato una donna più gradevole.
o Gesù non si lascia coinvolgere nella discussione schierandosi per una scuola rabbinica o l’altra, sposta invece completamente i termini della discussione. Afferma che la facoltà di ripudiare la moglie, che gli ebrei avevano ottenuto da Mosè, era stata concessa per la loro durezza di cuore (sklerokardía): non era una proposta positiva di Dio, un suo comando, ma una facoltà concessa a peccatori in considerazione della loro insensibilità.
o Gesù approfitta poi immediatamente della opportunità che gli viene offerta per riaffermare in modo chiaro quale sia il progetto di Dio sulla coppia, così come appare nelle prime pagine della Bibbia. Chiarisce anzitutto che il divorzio esisteva dal tempo di Mosè, che aveva però soltanto cercato di regolarlo con una legge apposita: « Quando un uomo ha preso una donna e ha vissuto con lei da marito, se poi avviene che ella non trovi grazia ai suoi occhi, perché egli ha trovato in lei qualche cosa di vergognoso, scriva per lei un libello di ripudio e glielo consegni in mano e la mandi via dalla casa » (Dt 24,1). Una decisione che probabilmente intendeva in prima istanza difendere soprattutto la donna, sempre la più indifesa, che con un documento in mano avrebbe potuto risposarsi.
o Poi Gesù prosegue dicendo che Dio ha voluto l’umanità composta di uomini e donne e spiega perché ha voluto che fosse così: essi sono come due facce della stessa medaglia: l’uomo è fatto per la donna e la donna per l’uomo. Essi hanno scolpito in se stessi, nella loro personalità, e in modo anche più chiaro e visibile nel corpo, il riferimento all’altro.
o La loro reciproca attrattiva è tale da far superare i legami del sangue: « L’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne ».
o Essi hanno bisogno l’uno dell’altra per completarsi; di per sé, presi singolarmente, ciascuno di loro è come una domanda senza risposta.
o Nella unione dei due vi è il completamento del piano di Dio. Dio ha pensato all’unica umanità divisa in uomini e donne, ma chiede che essi si ricompongano in unità. Essi devono capire che il loro essere uomo o donna è un grande richiamo alla relazione, dal momento che da soli non saranno capaci del miracolo più grande: donare la vita.
o « L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto ». Con questa affermazione, Gesù si pone al di sopra di Mosè. Riafferma con tutta la sua autorità la concezione del matrimonio come la si trova all’origine dell’umanità. Ma il suo diventa anche un insegnamento nuovo: l’unione dell’uomo e della donna è un valore da conquistare, un obiettivo a cui tendere, per il quale occorre avere l’animo aperto e la disponibilità a mettersi alla scuola di Dio.
o Le affermazioni di Gesù vanno talmente contro la mentalità ebraica di quel tempo, che, entrati in casa, i discepoli lo interrogano ancora su questo argomento. Matteo precisa addirittura che hanno esclamato: « Se questa è la situazione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi » (Mt 19,10).
Attualizzare
* È quasi superfluo ricordare che oggi il matrimonio è in crisi. Si vanno moltiplicando le coppie spontanee, che non vogliono riconoscimenti istituzionali. Viviamo in una società in cui il divorzio è legale e consolidato, si parla del riconoscimento delle unioni di fatto, delle convivenze, anche tra persone dello stesso sesso.
* Alla radice di questo fenomeno c’è sicuramente anche una maggior consapevolezza della serietà degli impegni matrimoniali. « Io non credo nel matrimonio. È troppo difficile amare, onorare e obbedire », ha dichiarato un’attrice dai molti divorzi. Ma c’è anche l’abitudine a vivere sul provvisorio, a rifiutare impegni definitivi.
* C’è da aggiungere la mancanza di coraggio, l’incertezza dell’amore reciproco. Manca quindi la possibilità di programmare con precisione il futuro, perché l’amore è inventivo, ha alla base la fantasia e la speranza. Oggi si ha proprio paura di questo. aMa l’amore non è una trappola inventata da Dio per creare problemi agli uomini. C’è qualcosa di più bello di un amore cercato, coltivato, condiviso? Cosa c’è oggi nella testa di tanti giovani che non riescono più a innamorarsi, che hanno paura di soffrire e non vogliono legarsi in modo esclusivo a una persona? Non è proprio dell’amore dire « per sempre »? e « non ti voglio perdere? ».
* Il matrimonio rimane comunque un’unione che ha alla base un amore senza misura. Chi si sposa lascia padre, madre, casa… proprio come Cristo ha chiesto a chi vuole diventare suo discepolo. Il matrimonio darà stabilità, sicurezza e peso sociale a questo amore. Di fronte a tutti essi saranno uno dell’altro per tutta la vita.
* È bello poter contare in ogni circostanza almeno sulla fedeltà assoluta di una persona, che non mi abbandonerà mai, qualunque cosa capiti, come dice la formula del matrimonio: « Io accolgo te… e con la grazia di Cristo prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita ».
* La vita deve nascere dall’amore. Nel momento in cui due persone decidono di donare la vita, devono esaminarsi sulla solidità del loro amore. Un amore che deve essere forte nel momento della decisione, ma che deve offrire sufficienti garanzie per poter accompagnare i figli nella vita.
* In questo senso decidere di sposarsi e di metter su famiglia significa maturare, diventare maggiorenni nell’amore, decidere di costruire qualcosa di socialmente significativo.
* Nonostante le difficoltà che l’istituzione matrimoniale attraversa, non è vero che nel passato la famiglia fosse caratterizzata da un amore più grande, da una unione più profonda. Basta pensare alla rigida distinzione dei ruoli, alla subordinazione della donna, alla mancanza di dialogo sia all’interno della coppia, sia con i figli. Oggi la famiglia è al centro di tutto il travaglio culturale della nostra epoca, ma tutto ciò dovrebbe indurre a maggior consapevolezza e più maturità.
* Per i credenti il matrimonio è sacramento. Ogni sacramento rende sempre presente un fatto salvifico. In questo caso il fatto salvifico è proprio l’amore, un amore che trova Dio già nel suo sorgere, ma che ne ha accompagnato anche la crescita e il consolidamento.
* Il sacramento chiederà alla coppia di diventare segno di un amore senza misura. Chiederà di amarsi come Cristo ha amato l’uomo e la chiesa, fino a dare la sua vita. « Amatevi perché il mondo creda », ha detto Gesù. I due sposi amandosi testimoniano che l’amore è possibile, che l’unità tra le persone, il superamento dell’individualismo, l’apertura agli altri, l’amore fedele senza pentimenti e ritrattazioni è possibile.
* In questo senso, pur nella comprensione verso tanti casi dolorosi presenti nella nostra società, che tutti siamo chiamati ad accogliere con rispetto e apertura di cuore nelle nostre comunità ecclesiali, tuttavia nessuna possibilità di divorzio per i credenti: « Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei. E se lei ripudia il marito e sposa un altro, commette adulterio » (Mc 10,11-12), ha detto esplicitamente Gesù, mettendo tra l’altro uomo e donna su un piano di assoluta parità. « Coloro che sono bene istruiti nella fede cattolica sanno che Dio ha istituito il matrimonio, e come l’unione viene da Dio, così il divorzio viene dal diavolo » (sant’Agostino).
* Che fare allora quando il matrimonio è in crisi? Ai cristiani non rimane che il dovere di riconvertirsi al progetto originario di Dio sulla coppia, e lavorare per ricucire l’amore a brandelli. E se nulla fosse possibile, perché uno dei due rifiuta ogni riconciliazione, il cristiano dovrebbe diventare un segno visibile e coraggioso della propria fedeltà, così come Dio è fedele verso il peccatore, anche quando si allontana da lui.
* Per questo non ci si può stupire se il valore della fedeltà matrimoniale sia una realtà difficile anche per i credenti. È possibile se la coppia si apre realmente anche come coppia a una vita di fede vera, a un inserimento ecclesiale che permetta all’amore reciproco di crescere nell’esercizio del servizio comunitario.
Un solo corpo e un solo spirito
« Tu, o donna, non riesci a sopportare tuo marito? « Ma è un tipo rozzo e incolto! », ti giustifichi. Però una volta ne eri molto innamorata: forse che il marito lo si deve scegliere da capo continuamente? Ma anche tu, marito, lascia da parte sentimenti arroganti e modi aspri quando tua moglie ti viene incontro premurosa. Caccia lo sdegno, quando tua moglie teneramente ti esorta alla bontà. Non sei un padrone, ma un marito; non hai preso una schiava, ma una moglie. Ricambia le sue attenzioni, ricambia amore con amore. Dio all’inizio creò la coppia, Adamo ed Eva, cioè marito e moglie; poi comandò che entrambi fossero un solo corpo e vivessero in un solo spirito (cf Gn 2,21-22; Mt 19,6). Perché vuoi lacerare un unico corpo? Perché vuoi dividere un unico spirito? » (sant’Ambrogio).
Si può ricominciare
« È sera. Tutto è silenzio. Solo Marco piange e non vuol dormire. È ormai un mese che ci hai lasciati e ancora non mi do pace. Mi sembra di vederti, là sulla porta, con la valigia in mano. « Non posso più restare », ci hai detto. « Tu e Marco mi limitate, mi impedite di realizzarmi come donna. Non voglio passare la mia vita a soddisfare i vostri bisogni. Ho delle esigenze anch’io! ». In quelle parole ma ancor prima nel tuo cuore hai distrutto il nostro passato, i nostri sogni, la nostra vita a due, poi a tre. Che vuoto dentro di me, in questa casa, in questa vita! Mi manchi, mi manca il tuo sorriso, la tua mano, la tua presenza. Avrò sbagliato, avrai sbagliato, ma si può sempre ricominciare » (Paola Dessanti).
Fonte autorizzata : Umberto DE VANNA