OMELIA XIV DOMENICA DEL T.O
5 LUGLIO – XIV DOMENICA DEL T.O. | OMELIA
14A DOMENICA – TEMPO ORDINARIO 2015
Per cominciare La chiesa oggi chiama tutti a essere profeti coraggiosi e audaci, senza farsi prendere dallo scoraggiamento se si viene rifiutati e senza paura per i propri limiti. Così si sono comportati i grandi profeti dell’antico testamento, così hanno fatto Paolo e lo stesso Gesù, profeta del Padre.
La parola di Dio Ezechiele 2,2-5. il racconto della vocazione del profeta Ezechiele, scelto per una missione difficile tra gli ebrei in esilio. Dice Iahvè: « Ascoltino o non ascoltino, sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro ». 2 Corinzi 12,7-10. Nonostante il suo zelo e la sua passione apostolica, l’apostolo Paolo riconosce le proprie debolezze e i propri limiti. Ma il Signore gli dice di non temere, perché la sua forza si manifesta pienamente proprio attraverso la sua debolezza. Marco 6,1-6. Gesù insegna nella sinagoga di Nazaret, tra i suoi compaesani. Essi, pur ammirati da ciò che dice e dai miracoli che fa, non accolgono la sua testimonianza, perché conoscono lui e la sua famiglia e questo è per loro motivo di scandalo. Ma Gesù si meraviglia per la piccolezza della loro fede.
Riflettere…
o Nel primo e secondo capitolo del libro di Ezechiele, il profeta ha una visione straordinaria e fantasiosa della divinità. Dio gli manifesta la sua gloria in un turbine di fuoco. Ezechiele sente la voce di un uomo che lo manda a quelli della sua terra, figli testardi e dal cuore indurito. È la narrazione della vocazione del profeta, che si trova con la sua gente in terra di esilio. o Nel capitolo successivo, il Signore al momento di mandarlo gli fa mangiare il rotolo di un libro, che Ezechiele trova per la sua bocca « dolce come il miele ». Il Signore lo prepara in questo modo ma, quasi per consolarlo delle difficoltà che incontrerà, gli dice di non preoccuparsi, l’importante è che sappiano che in mezzo a loro c’è un profeta. o Ezechiele il profeta viene chiamato per più di 80 volte « figlio dell’uomo », termine che sarà caro a Gesù per definire se stesso, dichiarando nello stesso tempo la sua incarnazione e la sua vocazione di messia-profeta. o Ezechiele può contare sull’assistenza e la forza di chi lo manda. Gli dice Iahvè: « Ecco, io ti do una faccia indurita quanto la loro faccia e una fronte dura quanto la loro fronte. Ho reso la tua fronte come diamante, più dura della selce. Non li temere. Non impressionarti davanti a loro » (Ez 3,8-9). Ed Ezechiele non rifiuta la missione ricevuta, né cerca di evitarla, come fa invece Geremia, che si scusa dicendo di essere troppo giovane per un compito così difficile. o Nella seconda lettura Paolo dichiara con realismo e umiltà i propri limiti e le proprie debolezze. Ma sente di avere con sé la potenza di Cristo, che si manifesta meglio proprio nella sua debolezza. « Quando sono debole », dice Paolo, « è allora che sono più forte ». o Il vangelo presenta lo strano e impressionante episodio del rifiuto della predicazione di Gesù da parte dei suoi compaesani. o Gesù viene rifiutato non tanto perché il suo messaggio non sia convincente e valido. L’evangelista Luca, nel passo parallelo, riferisce che « nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui » (4,20). Essi riconoscono la sua sapienza e l’autorevolezza del messaggio che proclama; ma sono diffidenti e si domandano da dove provengano. o Rifiutano di dargli fede. Sono semplicemente incuriositi, ma incapaci di fare il salto e di riconoscere la vita nuova che ora fa di Gesù un profeta. Mentre loro sono disorientati, perché conoscono bene la sua parentela, le sue umili radici. o A riflettere bene, la loro difficoltà ad accogliere Gesù è più grande della nostra. Noi di Gesù conosciamo molto di più, soprattutto la sua risurrezione e la storia filtrata dalla fede degli apostoli e da duemila anni di storia della chiesa. Essi invece sono colti dalla novità e dalla rottura che rappresenta la nuova vita di Gesù, quella che è iniziata con il battesimo di Giovanni. E tuttavia Gesù « si meraviglia della loro incredulità ». o Sta di fatto che quello di Nazaret è un clamoroso caso di fallimento dell’attività profetica di Gesù. È il messia e lo fa capire. Si stacca apertamente dalla vita vissuta finora. Ciò che dice e i prodigi che compie sono significativi, convincenti, apprezzabili, ma non fino al punto da far scattare la fede tra i suoi compaesani. Gesù lo dice chiaro: « Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua ». o È il mistero dell’incarnazione che si manifesta in tutto il suo realismo. « Venne tra i suoi e i suoi non l’hanno accolto » (Gv 1,11).
Attualizzare
* Come è avvenuto per Ezechiele e agli altri grandi profeti dell’antico testamento, ogni cristiano è un testimone e un profeta in forza del battesimo e la chiamata alla vita cristiana. I cristiani sono inviati dallo Spirito, così come ha fatto con Pietro e gli altri apostoli dopo la Pentecoste. È lo Spirito che li ha riempiti di certezza e ha infuso su di loro l’entusiasmo. * È profeta non solo chi ha una vocazione specifica orientata a un ministero, ma chiunque abbia preso sul serio Cristo e la sua parola. Il Signore chiama tutti, giovani e anziani, persone di alta cultura e gente del popolo: ognuno ha una vocazione specifica nell’ambiente in cui vive, tra coloro che frequenta. * Il Signore ai profeti non chiede risultati: domanda semplicemente di parlare nel suo nome, non altro. I risultati non dipendono più dal profeta. Nessuno può far penetrare a forza la parola di Dio: l’accoglie chi vuole e la responsabilità della risposta positiva o del rifiuto diventa di costui, oppure rimbalza su Dio, che può aprire il cuore di chi ascolta. * Così, quando un cristiano, un testimone, un profeta hanno fatto ciò che possono, hanno fatto tutto. Questa anche la convinzione di Paolo, che sa che la sua predicazione poggia prima di tutto sulla potenza di Cristo, e non sulle sue forze. * Per questo un profeta non può disprezzare nessuno, non può essere arrogante di fronte a chi alcune cose non le capisce o non le accetta. Non solo, perché anche lui si ritrova debole, anche la sua fede non è sempre così ferma. * Ma come insegna Paolo, nessuno dovrebbe spaventarsi dei propri limiti, delle proprie inadeguatezze. Tanto è vero che Paolo è stato di una generosità e di uno zelo senza misura. Mentre oggi la profezia dei cristiani è troppo debole, troppo poco visibile. « Quando suona la campana, suona per te », ha detto Martin Luther King. La campana suona ogni giorno per chi ha ricevuto il dono della fede. * Il Signore nella storia si è servito spesso di persone semplici e umili per fare cose grandi. La testimonianza cristiana non è riservata ai santi da altare, agli eroi, ai superdotati. Anche chi fa fatica a vivere di fede e di amore, chi si sente schiacciato dal proprio temperamento e dai propri difetti, chi è ammalato o bloccato da chissà quali difficoltà è chiamato ad annunciare – così come gli è possibile nella sua condizione – una verità che lo ha affascinato. Perché è proprio del dono di Dio ricevuto, l’esigenza di passarlo ad altri. * Al funerale di Madre Teresa di Calcutta, le sue suore al momento dell’offertorio hanno portato tra le offerte una matita. Madre Teresa si sentiva una matita nelle mani di Dio, un piccolo strumento con il quale Dio poteva scrivere nel cuore degli uomini. Diceva: « Se Dio avesse trovato uno strumento più piccolo di me se ne sarebbe servito ». * La storia della chiesa ci dice che anche i santi hanno avuto limiti e difetti. Abbiamo già ricordato Paolo, ma non mancano molti altri esempi, anche clamorosi. La perfezione non è possibile a nessuno. È noto, per esempio, che san Giovanni Maria Vianney, il santo parroco di Ars, aveva difficoltà nello studio, aveva un temperamento particolare, dovuto anche a certi stati d’animo e a scelte ascetiche che oggi non tutti accetterebbero. Ma ha trasformato il cuore degli abitanti della sua piccola parrocchia, e al suo confessionale giungevano da tutta la Francia. * Il messaggio da trasmettere non è propriamente nostro e ci supera, ma possiamo metterci del nostro, soprattutto la gioia nel trasmetterlo. « Chi non sa sorridere, non apra un negozio », dice un detto popolare. La stessa cosa la devono ricordare i cristiani: il sorriso è contagioso e accompagna con naturalezza il messaggio di gioia del vangelo. * Ma si direbbe che non c’è niente di più difficile che parlare di Gesù agli uomini d’oggi. C’è troppa indifferenza, troppa ignoranza religiosa di base e quindi impreparazione a ricevere un certo tipo di messaggio. Anche se in molte persone il vuoto delle proposte può lasciare nostalgia verso qualcosa che dia respiro alla vita. Gesù può certamente esercitare un fascino senza misura in ogni tempo. « Se un uomo come Gesù è vissuto, allora vale la pena che noi viviamo » (Dietrich Bonhoeffer). La sua parola, solo sua parola, può dare all’uomo di ogni tempo il senso finale della vita. * Dobbiamo essere profeti, ma anche « ascoltare » i profeti. Quelli che ci precedono nella virtù e nell’entusiasmo. Ma anche quelli che si presentano in tutti i loro limiti, sacerdoti, consacrati o laici. Senza scandalizzarci – come hanno fatto quelli di Nazaret – perché li conosciamo bene, troppo bene, magari anche nelle loro inadeguatezze fisiche e morali. * La profezia scuote sempre ed è spesso accompagnata dal sapore del nuovo. La profezia quasi sempre anticipa i tempi e ha il profumo del futuro. Con la sua predicazione Gesù si è presentato profondamente nuovo e questo ha scandalizzato la sua gente. Gesù ha proclamato qualcosa che usciva dagli schemi e rompeva con le tradizioni più consolidate e pietrificate… Così appare spesso il profeta. Che proprio per questo va incontro a non poche opposizioni, spesso anche da persone tremendamente per bene.
La profezia di Gesù « Gesù ha dato la sua vita per la giustizia. Ha cercato il dialogo con i potenti, oppure ha rappresentato per loro un elemento di disturbo. Si è schierato dalla parte dei poveri, dei sofferenti, dei peccatori, dei pagani, degli stranieri, degli oppressi, degli affamati, dei carcerati, degli umiliati, dei bambini e delle donne. Chi si comporta così dà fastidio. Chi interviene al fianco degli uomini, e li riunisce rendendoli consapevoli, diventa pericoloso agli occhi dei potenti. I cristiani che adottano « l’opzione a favore dei poveri » di Gesù devono ancor oggi aspettarsi persecuzioni » (Carlo Maria Martini).
Fonte autorizzata : Umberto DE VANNA: