Archive pour le 29 juillet, 2015

Jesus the carpenter

 Jesus the carpenter dans immagini sacre

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DELLA CREAZIONE – DALLE POESIE DI SAN GIOVANNI DELLA CROCE,

http://disf.org/giovanni-della-croce-poesie-creazione

DELLA CREAZIONE

Autori rinascimentali e moderni

San Giovanni della Croce – 1591

DALLE POESIE DI SAN GIOVANNI DELLA CROCE, OPERE (1959)

Fra le poesie del mistico spagnolo san Giovanni della Croce (1542-1591), proponiamo questo testo, dedicato alla creazione, come esempio di prospettiva cristocentrica rinascimentale. Ricollegandosi al pensiero di alcuni Padri, Atanasio di Alessandria (295-373) e Massimo il Confessore (580-662) in particolare, ed in continuità con l’intuizione di Giovanni Duns Scoto (1265-1308) circa il rapporto fra il Verbo incarnato e la creazione, san Giovanni della Croce immagina un mistico sposalizio fra il Verbo e il creato, premessa dello sposalizio fra il Verbo e l’essere umano (incarnazione), fra il Verbo e la Chiesa (presenza sacramentale). L’umanità di Gesù Cristo preesiste misteriosamente alla creazione, che Dio Padre inaugura per Amore del Figlio, allo scopo di consegnarla in dono a lui, come condizione di possibilità della sua umanità glorificata. Siamo di fronte ad una prospettiva cristocentrica, comune anche ad altri autori, secondo la quale l’intero “allestimento” della creazione è orientato non soltanto alla comparsa dell’uomo, ma anche all’incarnazione del Verbo-Figlio, che assume la natura umana quale frutto della paziente attesa dell’intero creato.
8
«Una sposa che t’ami o mio dolcissimo
Figliolo, ti vo’ dar,
che tua mercè s’abbelli, e così meriti
sempre con noi restar.

Vo’ che seduta al desco mio medesimo,
sappia qual bene ho in Te,
e che rapita da tue eccelse grazie
goda anch’essa con me».

«Deh! si faccia, o mio Padre, disse il Figlio,
si faccia pur così;
e a colei che tra tutte il tuo consiglio
in mia sposa aggradì,

La mia vaghezza e il mio chiaror medesimo
in dote sua darò,
affinché Te conosca e da Te sappia
venire il ben ch’io ho.

Reclinar la faro sovra i miei omeri,
e d’amor arderà,
sublimate in un santo eterno gaudio
per somma tua bontà».

9
«Facciasi dunque, disse il Padre allora,
come Tu meriti». E raggiante e bello
tosto dal nulla balzò il mondo fuora.

Era un superbo e ben adorno ostello
tutto in sapienza per la sposa eretto,
in due spazi diviso: ricco quello

che in alto s’apre per incanto eletto;
popolato quell’altro ch’è più in basso
d’un ordine di cose men perfetto.

E poi, perché la sposa, passo passo
conosce lo sposo e il suo valore,
essendo per natura in sé più crasso,

di sotto pose l’uomo; e nel fulgore
di quello più in sublime collocate,
degli Angeli costrusse le dimore.

Quantunque l’un dall’altro separato,
un corpo solo tra di loro si fanno,
congiunti assieme in così dolce stato

dall’alto amor che senza invidia e affanno
incentra entrambi nello stesso Sposo:
quelli di sopra in quanto che già l’hanno,

e quei di sotto in quanto che un ascoso
senso li accerta che li avranno anch’essi.
A questi intanto con un suon gioioso

Parla l’Eterno, ed ai loro cuor oppressi:
«Giorno, dice, verrà che il vostro stato
i’ degnerò dei miei soave amplessi.

Più alcuno allor vi sprezzarà: l’usato
splendor deposto, fatto a voi simile
sulla terra con voi sarò ospitato.

Un uomo allora sarà Dio; e umile
l’uom vedrà seco conversare Iddio
sopra la terra non più bassa e vile.

Appagando per giunta un voto mio,
sino alla fine, sotto oscuro veio,
in ricordo lasciarmi a voi desìo.

E quando poi fra lo splendor del cielo
tutti potremo ritrovarci stretti?
Capo alla Sposa come i’ son, anelo

di unirle i figli, i membri suoi, gli eletti.
Allora serrata sul mio ardente cuore,
l’inonderò dei miei divini affetti.

Poi, presentata al sommo pio Fattore,
Ei lieta la farà di sua amicizia.
Come il Padre il Figliuolo e il Santo Amore

Vive l’un nell’altro e si delizia,
Così, in quei Tre sommerso ogni desìo,
vivrà per tutti i secoli in letizia
la stessa vita che si vive Iddio».

Padre Nazareno dell’Addolorata O.C.D (a cura di), San Giovanni della Croce, Opere, Postulazione Generale dei Carmelitani Scalzi, Roma 1959, pp. 986-989

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LA SAPIENZA UMANA NEI DETTI DI GESÙ – di Rinaldo Fabris

http://www.finesettimana.org/pmwiki/index.php?n=Db.Sintesi?num=113

LA SAPIENZA UMANA NEI DETTI DI GESÙ

sintesi della relazione di Rinaldo Fabris
Verbania Pallanza, 7 dicembre 1996

La modalità più comune di sapere sapienziale è la piccola sentenza ritmica, nella forma del proverbio, espressione non tanto dell’erudizione quanto dell’amore intelligente.
Gesù si colloca all’interno della tradizione popolare della sapienza. Appare estraneo alla sapienza colta, coltivata a corte o presso il tempio.
L’immagine di un Gesù profeta apocalittico arrabbiato non corrisponde a quanto i vangeli ci trasmettono. Più veritiera è quella di saggio, sapiente, maestro.

Gesù « maestro »
Marco ci presenta Gesù, dopo l’annuncio programmatico del Regno, come un maestro che insegna con autorità (Mc 1,21-22), un’autorità che non gli deriva da titoli di scuola conseguiti. Gesù è un autodidatta, un sapiente carismatico.
Gesù è un terapeuta itinerante, ex falegname, che suscita lo stupore, la meraviglia e anche la reazione stizzita dei suoi compaesani (Mc 6,2-3).
Gesù, al pari di ogni altro essere umano (una malintesa fede nella divinità di Gesù ha messo in ombra questo aspetto) compie tutto il percorso di formazione umana. Il suo sapere è legato alla sua esperienza.
La cultura di Gesù è una cultura popolare, di carattere pratico e induttivo, propria di un artigiano che lavora con le mani. Gesù mostra una grande capacità di leggere in profondità le esperienze umane.
Luca retroproietta nella vicenda storica delle origini la figura del maestro che insegna con autorità e sapienza (Lc 2,39-40; 46-47).

proverbi e sentenze sapienziali
Si trovano soprattutto nel discorso sul monte di Matteo e in quello più breve ambientato in pianura di Luca.
armonia tra interno/esterno
La trasparenza tra interno/esterno costituisce uno dei temi più affascinanti dei vangeli, con l’immagine dell’occhio e della luce o del parlare che viene dalla pienezza del cuore.
Sulla stessa linea si colloca la critica alla purità rituale, esteriore, in favore di una purità interiore, della qualità delle relazioni con gli altri e con Dio.
coerenza e sincerità
Gesù colpisce per la sua libertà e coerenza.
Critica i farisei che pretendono di guidare gli altri senza avere una luce interiore (ciechi guide di ciechi); critica chi scopre la pagliuzza nell’occhio del fratello ma non la trave nel proprio. Si tratta di sentenze che fanno riflettere.
ascoltare e mettere in pratica
Gesù invita a costruire la propria vita su un solido fondamento, come una casa costruita sulla roccia, nell’ascoltare e nel mettere in pratica le sue parole.
valutazione e uso dei beni
L’interesse per la salute, per il corpo, per l’uso dei beni è un problema sapienziale che ha a che fare con il senso del vivere.
Gesù invita a riflettere sull’investimento affettivo: sul cuore che segue il luogo del tesoro e sulla dedizione totale a qualcuno (non si possono servire due padroni).
Gesù invita non a disprezzare i beni (Mt 6,25.27-28) ma a disporli secondo una corretta gerarchia. I beni più importanti, come la salute o la vita, sono beni gratuiti. Vivendoli secondo questa prospettiva si fa esperienza religiosa, si coglie il senso del vivere: vivere con senso di gratitudine, senza crearsi inutili problemi (ad ogni giorno basta la sua pena).

enigmi sapienziali
L’enigma, una sentenza paradossale o oscura, è un invito a riflettere.
La esperienza religiosa non si identifica con un semplice stato emotivo, ma neppure col ragionamento. La tradizione sapienziale privilegia la capacità di riflettere, fa appello alla ragione, ma immergendola in un clima affettivo.
La sapienza non è la fredda filosofia o teologia, non è puro stato emotivo, ma è una riflessione partecipe della vita.
Rispondendo alle critiche rivolte ai suoi discepoli perché non digiunano, Gesù afferma che in tempo di nozze si fa festa, che il vestito nuovo non ha bisogno di toppe, che il vino giovane ha bisogno di otri nuovi. È la chiara affermazione della novità di Gesù: gioia e festa non conciliabili con vecchi modi di pensare e di agire.
Come i bambini che giocano alla festa di nozze o al funerale così è capricciosa la gente che critica Giovanni perché troppo severo e Gesù perché fa festa.
Gesù, a chi lo critica perché non si è sposato, dice che ci sono eunuchi per il regno dei cieli. Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è concesso: la sapienza nasce dalla riflessione sulla vita, ma è anche dono di Dio, è lasciarsi illuminare da Dio che parla attraverso la vita.

similitudini sapienziali
L’esperienza religiosa deve essere vista per poter essere riconosciuta, come la lucerna deve essere messa in alto.
Occorre stare attenti al vecchio rappresentato da Erode e dai farisei (il lievito che corrompe, Mc 8,15).
L’immagine del cammello e della cruna sono usate per parlare della difficoltà di un ricco ad entrare nel regno dei cieli.

detti e similitudini del quarto vangelo
Anche nel quarto vangelo, disseminate qua e là, si trovano espressioni che mostrano il gusto di Gesù per la sentenza che fa riflettere sul senso del vivere, come quelle sul tempio ricostruito in tre giorni, sullo spirito che è come il vento (il modo libero dell’agire di Dio), sui tempi nuovi in cui addirittura chi semina fa tutt’uno con chi miete, sul chicco che deve morire per portare molto frutto, sul legame affettivo tra pastore e gregge, immagine di quello tra Gesù e i discepoli, sulla partenza e sulla morte premessa per una nuova e più profonda relazione (Gv 16,21-22).

conclusione
Gesù riflette sui fatti della vita per cogliere il senso della propria vita e missione, per fare intravedere l’agire di Dio: è un riflettere come un andare dentro le cose per coglierne il senso davanti a Dio.
Il vangelo, la buona notizia del nuovo rapporto tra Dio e gli uomini, è amore intelligente, è sapienza.

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