Archive pour le 24 juillet, 2015

La moltiplicazione dei pani

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Publié dans:immagini sacre |on 24 juillet, 2015 |Pas de commentaires »

PAPA FRANCESCO – PAROLE CHIAVE

http://w2.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2015/documents/papa-francesco-cotidie_20150611_parole-chiave.html

PAPA FRANCESCO – PAROLE CHIAVE

MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA DOMUS SANCTAE MARTHAE

Giovedì, 11 giugno 2015

(da: L’Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLV, n.131, 12/06/2015)

In cammino verso Dio e verso gli altri, nel servizio e nella povertà. Così si potrebbe sintetizzare la meditazione di Papa Francesco nel corso della messa celebrata a Santa Marta giovedì 11 giugno. Nel commentare il brano di Matteo (10, 7-13) nel quale «Gesù invia i suoi discepoli ad annunciare il vangelo, la nuova notizia, il vangelo di salvezza», il Pontefice ha infatti sottolineato come si possano estrapolare «tre parole chiave per capire bene quello che Gesù vuole dai suoi discepoli» e «da tutti noi che seguiamo lui». Le tre parole sono: «cammino, servizio e gratuità».
Innanzitutto Gesù invia «a un cammino». Un cammino che, beninteso, non è una semplice «passeggiata». Quello di Gesù, ha spiegato Francesco, «è un invio con un messaggio: annunciare il vangelo, uscire per portare la salvezza, il vangelo della salvezza». E questo è «il compito che Gesù dà ai suoi discepoli». Perciò chi «rimane fermo e non esce, non dà quello che ha ricevuto nel battesimo agli altri, non è un vero discepolo di Gesù». Infatti «gli manca la missionarietà», gli manca «l’uscire da se stesso per portare qualcosa di bene agli altri».
C’è poi, ha approfondito il Papa, anche un altro «percorso del discepolo di Gesù», ovvero «il percorso interiore», quello del «discepolo che cerca il Signore tutti i giorni, nella preghiera, nella meditazione». E non è secondario, ha sottolineato Francesco: «Anche quel percorso il discepolo deve farlo perché se non cerca sempre Dio, il vangelo che porta agli altri sarà un vangelo debole, annacquato, senza forza».
Quindi c’è un «doppio cammino che Gesù vuole dai suoi discepoli». Questo racchiude la «prima parola» messa in evidenza dal Vangelo di oggi: «camminare, cammino».
C’è poi la seconda: «servizio». Ed è strettamente legata alla prima. Occorre infatti, ha detto il Papa, «camminare per servire gli altri». Si legge nel vangelo: «Strada facendo predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demoni». Qui si ritrova il «dovere del discepolo: servire». A tale riguardo il Pontefice è stato molto chiaro: «Un discepolo che non serve agli altri non è cristiano».
Punto di riferimento di ogni discepolo deve essere ciò che «Gesù ha predicato in quelle due colonne del cristianesimo: le beatitudini e poi il “protocollo” sul quale noi saremo giudicati», cioè quello indicato da Matteo al capitolo 25. Questa deve essere la «cornice» del «servizio evangelico». Non ci sono scappatoie: «Se — ha detto il Papa — un discepolo non cammina per servire, non serve per camminare. Se la sua vita non è per il servizio, non serve per vivere, come cristiano».
Proprio su questo aspetto si trova, in molti, la «tentazione dell’egoismo». C’è infatti chi dice: «Sì, io sono cristiano, per me sono in pace, mi confesso, vado a messa, compio i comandamenti». Ma, ha obiettato il Pontefice, il servizio agli altri dov’è? Dov’è «il servizio a Gesù nell’ammalato, nel carcerato, nell’affamato, nel nudo»? Eppure proprio questo è ciò «che Gesù ci ha detto che dobbiamo fare perché lui è lì». Ecco quindi la seconda parola chiave: il «servizio a Cristo negli altri».
C’è conseguenzialità anche nella «terza parola di questo brano», che è «gratuità». Camminare, nel servizio, nella gratuità. Si legge infatti: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date». Un particolare fondamentale, tanto da spingere il Signore a chiarirlo bene, nel caso «i discepoli non avessero capito». Egli spiega loro: «Non procuratevi oro, né argento, né denaro nelle vostre cinture, né sacca di viaggio, né due tuniche». Vale a dire, ha puntualizzato Francesco, che «il cammino del servizio è gratuito perché noi abbiamo ricevuto la salvezza gratuitamente», Nessuno di noi «ha comprato la salvezza, nessuno di noi l’ha meritata»: l’abbiamo per «pura grazia del Padre in Gesù Cristo, nel sacrificio di Gesù Cristo».
Perciò, ha detto il Papa, «è triste quando si trovano cristiani che dimenticano questa parola di Gesù: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”». Ed è triste quando a dimenticarsi della gratuità sono «comunità cristiane», «parrocchie», «congregazioni religiose» o «diocesi». Quando ciò accade, ha messo in guardia il Pontefice, è perché dietro «c’è l’inganno» di presumere «che la salvezza viene dalle ricchezze, dal potere umano».
Papa Francesco ha quindi riassunto così la sua riflessione: «Tre parole. Cammino, ma cammino come un invio per annunciare. Servizio: la vita del cristiano non è per se stesso, è per gli altri, come è stata la vita di Gesù». E in terzo luogo, «gratuità». Così, ha detto, potremo riporre la nostra speranza in Gesù, il quale «ci invia così una speranza che non delude mai». Invece, «quando la speranza è nella propria comodità nel cammino o la speranza è nell’egoismo di cercare le cose per sé» e non per servire gli altri, oppure «quando la speranza è nelle ricchezze o nelle piccole sicurezze mondane, tutto questo crolla. Il Signore stesso lo fa crollare».
Da qui l’invito finale del Pontefice a proseguire la celebrazione eucaristica: «Facciamo questo cammino verso Dio con Gesù sull’altare, pe poi camminare verso gli altri nel servizio e nella povertà, soltanto con la ricchezza dello Spirito Santo che lo stesso Gesù ci ha dato».

 

19 LUGLIO 2015 | 16A DOMENICA – TEMPO ORDINARIO B | OMELIA

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19 LUGLIO 2015 | 16A DOMENICA – TEMPO ORDINARIO B | OMELIA

17A DOMENICA – TEMPO ORDINARIO 2015

Per cominciare
Oggi viene proposto uno dei miracoli più scenografici di tutto il vangelo. Una inaspettata abbondanza di pane e pesci per migliaia di persone, che è il segno più eloquente del realizzarsi del regno di Dio. La gente capisce che Gesù è il messia atteso, ma lui si ritira in disparte, per non essere proclamato re.

La parola di Dio
2 Re 4,42-44. Un uomo dà ad Eliseo venti pani d’orzo e grano novello, e il profeta a nome di Dio gli dice di distribuirli alla gente. Sono pochi, ma ne mangeranno cento persone e ne avanzeranno.
Efesini 4,1-6. Continua la lettera agli Efesini. Paolo, che si dichiara prigioniero a motivo del Signore, li esorta all’unità, alla carità, a rispondere degnamente alla chiamata vocazionale ricevuta.
Giovanni 6,1-15. Gesù moltiplica pane e pesci per 5.000 persone. È questo uno dei miracoli che più è rimasto impresso negli apostoli. Dopo questo miracolo, Gesù si scopre e si rivela con chiarezza, ma la folla non lo capisce e lo rifiuta.

Riflettere…
o Domenica scorsa abbiamo lasciato la folla entusiasta della parola di Gesù, che lo segue fino a dimenticarsi di mangiare. Gesù non vuole farli partire digiuni e per loro moltiplica il pane.
o Questo miracolo è rimasto profondamente impresso nella memoria della chiesa primitiva. È infatti raccontato in dettaglio da Giovanni, ma anche due volte da Matteo e da Marco e una volta da Luca: in tutto sei volte.
o Il vangelo di Giovanni continua idealmente l’episodio descritto da Marco la settimana scorsa. Ancora una volta Gesù è seguito da una grande folla, per la quale sente compassione. Prima forse era Gesù che cercava la folla, ora è la folla che cerca con avidità lui.
o Non ci sono precise indicazioni di tempo su questa giornata straordinaria, se non che era vicina la Pasqua e questo accenno preannuncia il miracolo che collega Gesù a Mosè, che nel deserto sfamò il popolo con la manna.
o A differenza dei sinottici, in Giovanni è Gesù che prende l’iniziativa e prova « compassione » per questa folla che lo ha seguito a lungo, senza stancarsi e che ora ha sicuramente fame.
o Gesù provoca gli apostoli e li sfida a dar da mangiare a questa enorme massa di persone. Ma 200 denari non sarebbero bastati. 200 denari equivalgono a 200 giornate di lavoro, una cifra che gli apostoli non potevano avere. E poi dove trovare il panettiere per 5000 persone? È lo stesso disorientamento che aveva preso gli sposi a Cana: non c’è più vino!
o Sin dalle prime battute si capisce come andrà a finire. Di fatto Andrea sembra intuire le intenzioni di Gesù e dice che c’è un ragazzo che ha cinque pane d’orzo e due pesci. E sarà proprio la generosità di questo ragazzo che offrirà a Gesù la materia prima per il miracolo.
o Gesù fa sedere sull’erba la gente. Giovanni dice che c’era molta erba in quel luogo, e il fatto lascia trasparire un significato messianico. I sinottici aggiungono che si compongono per la distribuzione gruppi di cinquanta e di cento.
o Gesù appare come il nuovo Mosè. Anche Mosè aveva diviso gli ebrei in gruppo, e aveva dato da mangiare quaglie e manna a volontà. Ora Gesù dona a tutti pane e pesci.
o È Gesù stesso che distribuisce i pani, dopo aver reso grazie con la formula di rito: « Benedetto sii tu, Iahvè nostro Dio, re dell’universo, che fai crescere il pane della terra ».
o L’abbondanza è simile a quella descritta nella prima lettura, dove si dice che grazie al gesto generoso di un anonimo, venti pani d’orzo basteranno per cento persone. Qui per la parola di Gesù, là per quella di Eliseo, la folla ha pane a volontà e vengono raccolti gli avanzi.
o In Giovanni si tratta di 12 canestri. Il numero è simbolico: è il numero delle tribù d’Israele e dei 12 apostoli. Quanto agli avanzi, fanno pensare ad altra gente che ha bisogno di essere sfamata in ogni tempo.
o La gente evidentemente è colpita dal miracolo. Ma non pensa a qualcosa di magico, bensì coglie al volo il significato messianico di quest’abbondanza e afferma che Gesù è il messia e vuole farlo re. Ma Gesù ancora una volta si ritira tutto solo sul monte.
o Il racconto del miracolo, almeno nel passo che ci viene proposto quest’oggi, è ancora lontano dal far pensare direttamente all’eucaristia. Ma ci sono già tutte le premesse. Gesù ha posto un segno che in qualche misura è stato ricevuto. Ma quando si farà più esplicito, ci sarà la rottura tra Gesù e questa folla che pure è stata affascinata da lui e lo ha seguito in quel modo.

Attualizzare
* Il pane: occupa un posto importante nel vangelo. Gesù lo moltiplica e sfama migliaia di persone; tentato dal diavolo, si rifiuta di trasformare le pietre in pane; nelle parabole parla del lievito che fermenta tutta la pasta, dell’uomo che chiede di notte del pane all’amico. Nel Padre nostro ci invita a chiedere « il nostro pane quotidiano ». Gesù significativamente prenderà un pezzo di pane per rimanere per sempre fra noi.
* Il senso del miracolo è chiaramente questo: il tempo messianico è giunto in mezzo a voi. Ecco l’abbondanza che aspettavate, quella che è stata annunciata dai profeti: pane e pesci per tutti, simbolo di un tempo in cui il benessere diventerà quotidiano. Si realizzano le parole del profeta Isaia: « Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati » (25,6).
* Gesù non spinge questa folla abbandonata a se stessa e alla ricerca di un punto di riferimento alla ribellione, né contro il potere politico dei romani, né contro l’oppressione della legge e di chi ne detta le regole. Ma parla loro dell’amore di Dio, della libertà, della solidarietà, premesse per cominciare una società radicalmente nuova. Perché Gesù si propone di costruire dal basso il popolo nuovo, da gente umile come questa.
* L’abbondanza che segue il miracolo indica proprio questo amore traboccante di Dio verso l’uomo, amore che non ha limiti e che non si ferma neanche di fronte allo straordinario pur di manifestarsi.
* Gesù li cono9sce bene, è vissuto fino a ieri nei loro villaggi. Le sue parole giungono al loro cuore e la moltiplicazione del pane e dei pesci dà autorità a ciò che dice, anche se (lo vedremo le prossime domeniche) « lo conoscono troppo bene » per accogliere fino in fondo le sue parole.
* Per l’evangelista Giovanni la moltiplicazione del pane e dei pesci è un « segno » importante, preludio dell’eucaristia e collegato alla Pasqua, sia per il vocabolario usato, ben diverso da quello sbrigativo dei sinottici, sia perché è Gesù stesso che passa a servire personalmente i singoli gruppi.
* Per cinque domeniche, a partire da questa, ci verrà proposto il dialogo che seguirà questo miracolo, percepito dalle folle e dallo stesso Gesù come straordinario. Gesù si meraviglierà della loro incapacità di giungere alla fede e li inviterà a « prendere o lasciare ».
* Come sentirci oggi coinvolti in questo miracolo? Anzitutto questo prodigio, come quello di Eliseo, sono possibili soltanto grazie alla generosità di un uomo e di un ragazzo anonimi. Ognuno di noi è chiamato a mettere a disposizione di Dio quel poco che ha e il Signore interviene moltiplicando a dismisura il nostro dono. Del resto, ogni cristiano sa che i grandi miracoli partono spesso da gesti umili. Anche un bicchiere d’acqua e un pezzo di pane dati con generosità non andranno perduti nella prospettiva del regno.
* Ricordiamo poi, come affermano i grandi spiriti che hanno scelto nella loro vita la solidarietà, che la storia comincerà quando tutti gli uomini avranno un pezzo di pane. Il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci parte da un gesto di compassione di Gesù, ed è un forte richiamo a vivere solidali. Si sa che nel mondo milioni di bambini muoiono ogni anno di fame, eppure « a Milano vengono buttati 400 quintali di pane al mese. E nessuno li vuole » (Corriere della Sera); in Inghilterra un terzo della spesa finisce nella spazzatura. Ciascuno di noi è chiamato a farsi pane, a condividere il pane per i fratelli. « Credo sia più facile moltiplicare il pane, che non distribuirlo. C’è tanto di quel pane sulla terra che a condividerlo basterebbe per tutti » (David Maria Turoldo). Scrive Enzo Bianchi nel suo libro Il pane di ieri: « Pane che basta a tutti solo quando è spezzato e condiviso ».
* La popolazione mondiale in questo momento è di 7 miliardi. Gran parte vive e muore in condizioni di vera e propria fame permanente. Anche noi ci chiediamo come dar da mangiare a una popolazione immensa che cresce continuamente. In realtà ci sono pochi milioni di persone – noi, i paesi occidentali – che consumano complessivamente gran parte delle risorse della terra. Come dice la Gaudium et spes: « Mai il genere umano ebbe a disposizione tante ricchezze, e tuttavia una gran parte degli uomini è ancora tormentata dalla fame e dalla miseria » (4). « Mentre folle immense mancano ancora dello stretto necessario, alcuni – anche nei paesi meno sviluppati – vivono nell’opulenza e dissipano i beni » (63). « Dio ha destinato la terra e tutto quello che essa contiene all’uso di tutti gli uomini e popoli, così che i beni creati debbono… essere partecipati a tutti, avendo come guida la giustizia e compagna la carità » (69).
* La nostra chiesa è nata dalla povertà semplice e libera di Gesù e degli apostoli. Nei primi secoli si è diffusa soprattutto tra i ceti popolari e ha manifestato una straordinaria e organizzata solidarietà. Un modo di vivere e di manifestarsi che dovrebbe caratterizzare le nostre comunità cristiane in ogni tempo, nella sostanza e nella visibilità, per essere credibili nel loro annuncio.

Don Bosco moltiplica le pagnotte
Il 22 ottobre 1860 sulla prima porta a sinistra della chiesa di san Francesco di Sales di Torino-Valdocco, avvenne un fatto straordinario. Ne fu testimone Francesco Dalmazzo, arrivato per studiare con Don Bosco a 15 anni. Aveva grande volontà, ma salute debole. Don Bosco non avrebbe voluto accoglierlo tra quei ragazzi poveri. Di fatto dopo qualche giorno disse a Don Bosco: « Io le voglio bene, ma se continuo a stare qui mi ammalerò. Se permette, scrivo a mia mamma di venire a riprendermi ». Così fece. Ma la mattina in cui doveva partire, volle ancora confessarsi da Don Bosco. Mentre attendeva per le confessioni, mentre si confessava e durante il ringraziamento alla confessione, vide tornare tre volte i garzoni del pane che dissero a Don Bosco che pane per la colazione non ce n’era più.
Don Bosco prima li mandò dal panettiere Magra; saputo poi che il panettiere non voleva più dare a credito, disse di raccogliere tutto il pane che c’era all’Oratorio, che sarebbe venuto a distribuirlo lui stesso alla porta. Francesco capì che forse stava per capitare qualcosa di straordinario. Uscendo per primo, fece cenno a sua madre che l’aspettava con la valigia di avere pazienza ancora un po’. « Quando arrivò Don Bosco – è la sua testimonianza giurata al processo per la canonizzazione di Don Bosco – presi una pagnotta per primo, guardai nel cesto e vidi che conteneva da una quindicina a una ventina di pagnottelle. Quindi mi collocai inosservato proprio dietro Don Bosco, sopra il gradino, con tanto di occhi aperti. Don Bosco iniziò la distribuzione. I giovani gli sfilavano davanti, contenti di ricevere il pane da lui, e gli baciavano la mano, mentre egli a ciascuno diceva una parola, dava un sorriso. Tutti gli alunni, circa 400, ricevettero la loro pagnotta. Finita la distribuzione, volli riesaminare la cesta del pane: nel canestro c’era la stessa quantità di pagnotte di prima. Restai sbalordito. Corsi difilato da mia mamma e le dissi: « Non vengo più a casa. Qui si mangia poco, ma Don Bosco è un santo ». « Questa fu la sola causa che mi indusse a restare all’Oratorio e a farmi salesiano ». Francesco Dalmazzo divenne sacerdote, fu per otto anni direttore nell’istituto salesiano di Torino-Valsalice, e fu il primo procuratore generale della congregazione salesiana presso la Santa Sede.

Fonte autorizzata : Umberto DE VANNA

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