LE DONNE DI SAN BENEDETTO

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LE DONNE DI SAN BENEDETTO

Fratel MichaelDavide (Semeraro) O.S.B.

dal « Preludio »:

« …e si guarda con attenzione ci si rende conto che, analogamente agli altri tre libri, anche la vita di Benedetto è accompagnata da varie figure femminili e nella medesima proporzione, una decina in tutto. »

l’autore ne presenta quattro, riporto il testo della terza (belli tutti):

TERZA TAPPA:

E L’ACQUA

SORELLA SPOSA: LA FORZA NELLA DEBOLEZZA
TERZA TAPPA: E L’ACQUA

SORELLA SPOSA: LA FORZA NELLA DEBOLEZZA

Prologo
Dopo la nutrice e la tentatrice ecco dunque la sorella Scolastica, la soror mystica. Dopo una remota preparazione finalmente la figura di questa donna di Dio si staglia davanti a Benedetto in tutta la sua statura. Di lei non ci interessa tanto la realtà storica, in senso biografico, quanto piuttosto il ruolo simbolico nel cammino mistico del suo santo fratello.
Nel corso del presente capitolo si cercherà di approfondire il ruolo di guida e di maestra che la monaca viene ad assumere nei confronti di suo fratello. Ella rappresenta l’occasione di giungere a un più alto grado di perfezione in quanto esige l’accoglienza della debolezza, della carne, della relazione umana come anticipo e preparazione alla vita eterna.
I simboli che già sono apparsi precedentemente raggiungeranno ora la pienezza del loro significato. La paura dell’altro e la paura della morte saranno superate in una sintesi pasquale di coincidentia oppositorum di gioioso passaggio verso la vita. Perché questo avvenga bisogna passare radicalmente alla logica dell’amore la cui potenza è, appunto, onnipotente.
Il desiderio di Dio viene condiviso e la gioia del cielo viene con-desiderata in modo cosi forte da attendere l’uno accanto all’altra il giorno della risurrezione della carne. La preghiera non fa che rendere presente nel tempo del pellegrinaggio ciò che sarà alla fine trasformato in pienezza di luce e in comunione perfetta di un’unità ritrovata.
Di quest’unificazione in divenire sono segno i vari elementi naturali che si incontrano e si intersecano tra loro per offrire una sintesi piena di forza. L’invito e il monito di Scolastica è di sperimentare tutte le forme e le fasi deII’amore fino a quella sponsalità che sarà piena nelle nozze del Regno di Dio. Fatto ciò, questa donna scomparirà con la stessa discrezione con cui è apparsa.

Egli aveva una sorella di nome Scolastica, che fin dall’infanzia si era anche lei consacrata al Signore. Essa aveva l’abitudine di venirgli a fare visita, una volta all’anno, e l’uomo di Dio le scendeva incontro, non molto fuori della porta, in un possedimento del Monastero.
Un giorno, dunque, venne e il suo venerando fratello le scese incontro con alcuni discepoli. Trascorsero la giornata intera nelle lodi di Dio ed in santi colloqui, e quando cominciava a calare la sera, presero insieme un po’ di cibo. Si trattennero ancora a tavola e col prolungarsi dei santi colloqui, l’ora si era protratta più del consueto.
Ad un certo punto la pia sorella gli rivolse questa preghiera: « Ti chiedo proprio per favore: non lasciarmi per questa notte, ma fermiamoci fino al mattino, a pregustare, con le nostre conversazioni, le gioie del cielo… « . Ma egli le rispose: « Ma cosa dici mai, sorella? Non posso assolutamente pernottare fuori del monastero ».
La serenità del cielo era totale: non si vedeva all’orizzonte neanche una nube.
Alla risposta negativa del fratello, la religiosa poggiò sul tavolo le mano a dita conserte, vi poggiò sopra il capo, e si immerse in profonda orazione. Quando sollevò il capo dalla tavola si scatenò una tempesta di lampi e tuoni insieme con un diluvio d’acqua, in tale quantità che né il venerabile Benedetto, né i monaci ch’eran con lui, poterono metter piedi fuori dell’abitazione.
La santa donna, reclinando il capo tra le mani, aveva sparso sul tavolo un fiume di lagrime, per le quali l’azzurro del cielo si era trasformato in pioggia. Neppure ad intervallo di un istante il temporale seguì alla preghiera: ma fu tanta la simultaneità tra la preghiera e la pioggia, che ella sollevò il capo dalla mensa insieme ai primi tuoni: fu un solo e identico momento sollevare il capo e precipitare la pioggia.
L’uomo di Dio capì subito che in mezzo a quei lampi, tuoni, e spaventoso nubifragio era impossibile far ritorno al monastero e allora, un po’ rattristato, cominciò a lamentarsi con la sorella: « Che Dio onnipotente ti perdoni, sorella benedetta; ma che hai fatto? ». Rispose lei: « Vedi, ho pregato te e non mi hai voluto dare retta; ho pregato il mio Signore e lui mi ha ascoltato. Adesso esci pure, se gliela fai: e me lasciami qui e torna al tuo monastero ».
Ormai era impossibile proprio uscire all’aperto e lui che di sua iniziativa non l’avrebbe voluto, fu costretto a rimaner lì contro la sua volontà. E così trascorsero tutti la notte vegliando e si riempirono l’anima di sacri discorsi, scambiandosi a vicenda esperienze di vita spirituale.
Il giorno seguente tutti e due, fratello e sorella, fecero ritorno al proprio monastero.
Tre giorni dopo Benedetto era in camera a pregare. Alzando gli occhi al cielo, vide l’anima di sua sorella che, uscita dal corpo, si dirigeva in figura di colomba, verso le misteriose profondità dei cieli.
Ripieno di gioia, per averla vista così gloriosa, rese grazie a Dio onnipotente con inni e canti di lode, poi andò a partecipare ai fratelli la sua dipartita. Ne mandò poi subito alcuni, perché trasportassero il suo corpo nel monastero e lo seppellissero nel sepolcro che egli aveva già preparato per sé.
Avvenne così che neppure la tomba poté separare quelle due anime, la cui mente era stata un’anima sola in Dio. (D II, 33-34).

 

Publié dans : S Benedetto, STUDI |le 9 juillet, 2015 |Pas de Commentaires »

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