L’ANIMA – CARD. G. RAVASI (Sapienza 9-15)
http://www.lodp.org/2012/11/25/lanima-card-g-ravasi/
L’ANIMA – CARD. G. RAVASI
Pubblicato il 25 novembre 2012
Un corpo corruttibile appesantisce l’anima e la tenda d’argilla grava la mente dai molti pensieri. Sapienza 9-15.
” Secondo il pensiero biblico l’anima non è altro che la persona vivente nella sua carne. L’uomo è l’essere vivente nella sua totalità e non l’anima separata e distinta dal corpo.” Queste e simili frasi sono comuni in tutti i testi che trattano la concezione della persona umana secondo le Scritture (la cosiddetta ” Antropologia Biblica”). Ed effettivamente se noi contempliamo l’uomo così come appare nelle pagine sacre, lo scopriamo simile ad un microcosmo compatto, un essere unitario e vitale, nel quale non si può separare anima e carne, come farà la cultura Greca, convinta che il corpo sia la tomba dell’anima. Non per nulla essa esalterà l’immortalità dell’anima spirituale, mentre la concezione biblica opterà per la risurrezione dell’essere umano integrale e la Pasqua di Cristo ne è la suprema attestazione. Certo non mancano neanche nella Bibbia frasi che riflettono la visione greca, come appare spesso nel libro della Sapienza, composto in epoca greco-romana, che esalta l’immortalità dell’anima giusta, e che ad esempio offre frasi di questo genere: ” Un corpo corruttibile appesantisce l’anima e la tenda d’argilla grava la mente dai molti pensieri” (9-15). Tuttavia il sottofondo ideale di questo libro e il filo continuo della Bibbia è una costante rappresentazione dell’unità psicofisica della persona. Certo, questo non significa che non si riconosca nella creatura una presenza trascendente oltre alla rùah, che è lo spirito vitale posseduto anche dagli animali. Si parla infatti di una nishmat-hajjim, una sorta di “respiro di vita” che è “esclusivo di Dio e degli uomini” e che è insufflato in essi dal Creatore. Ora questa realtà è definita dalla Bibbia come una “fiaccola del Signore che scruta tutti i segreti recessi del cuore” (Prv, 20-27). L’immagine, molto orientale vuole descrivere quella che noi chiamiamo la coscienza, capace di penetrare nel segreto dell’interiorità umana personale. Questa è in pratica – secondo la Bibbia – che è quindi non solo alla radice dell’autocoscienza, ma anche della consapevolezza morale. Se passiamo al Nuovo Testamento, troviamo passi che a prima vista sembrino opporre anima e corpo. “Non temete quelli che uccidono il corpo ma non hanno il potere di uccidere l’anima. Temete quelli che hanno il potere di fare perire anima e corpo nella Geenna” (Mt. 10-28). Tuttavia è facile comprendere che non siamo nell’orizzonte culturale Greco, per il fatto che Gesù parla”uccidere e far perire l’anima”, un assurdo per la concezione dell’anima spirituale. Cristo, allora qui e altrove si veda (Mt 16. 25-26), intende considerare con la parola “anima”( in greco psjchè) la vita trascendente e piena, “l’intimità divina” offerta alla creatura attraverso la grazia. La suprema sciagura, non è dunque la morte fisica, ma il perdere la comunione vitale con Dio, radice della nostra risurrezione e della vita eterna con lui. E’ ciò che San Paolo puntualizzerà introducendo un nuovo termine, pnèuma, “spirito”. L’uomo nella sua realtà creaturale – dice l’Apostolo – è un corpo “psichico” ossia dotato della psychè, l’anima vitale, ma Dio gli dona il suo stesso spirito che lo rende “corpo spirituale”. La prima qualità dell’essere umano (“psichico”) lo vota alla morte, e solo con lo Spirito Divino a noi donato che entriamo nell’eternità e nella gloria del Risorto (1 Cor 15. 42-44).

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